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DECIMA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, sesto della serie decima, contiene il materiale relativo al quarto ministero De Gasperi dalla sua formazione, il 31 maggio 1947, fino alla vigilia della sua ricomposizione per l'ingresso nel governo, e nello schieramento parlamentare che lo sosteneva, del partito socialdemocratico e del partito repubblicano, che si ebbe il 15 dicembre in coincidenza con lo spirare dei novanta giorni dall'entrata in vigore del trattato di pace, entro i quali le truppe d'occupazione alleate dovevano definitivamente lasciare il territorio italiano. Il materiale relativo alla seconda fase, quella detta quadripartita (15 dicembre 1947-22 maggio 1948), del quarto ministero De Gasperi sarà contenuto nel volume settimo e ultimo della serie.

Gli argomenti principali cui la documentazione qui raccolta si riferisce si possono dividere in due grandi temi: il trattato di pace e la ricollocazione internazionale del paese. Al primo tema si riconduce anzitutto la ratifica del trattato da parte dell'Italia e delle quattro grandi potenze. L'art. 90 prevedeva specificamente la ratifica italiana del trattato e condizionava la sua entrata in vigore a quella dei Grandi: una clausola usuale nei trattati di pace la cui applicazione non può dipendere dal buonvolere dei vinti. La ratifica italiana aveva quindi soprattutto il valore politico di responsabile accettazione dell 'eredità della sconfitta lasciata dal fascismo conseguentemente alla tesi dei vincitori che la guerra andava comunque imputata allo Stato italiano. La documentazione su questo tema, riprodotta qui con larghezza, si rivela di notevole importanza per comprendere meglio il significato del dibattito sulla ratifica del trattato che si svolse nel luglio all ' Assemblea costituente. Ci sono poi i problemi connessi all'entrata in vigore del trattato (il 15 settembre) che si identificano in quello della sorte definitiva delle colonie prefasciste, che sarebbe stata decisa dai Grandi entro un anno da tale data, e in quello della nascita del Territorio Libero di Trieste, che sarebbe avvenuta all'atto della nomina del governatore da parte dell 'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Con uguale larghezza si sono documentati gli sforzi della diplomazia italiana in vista della riunione a Londra (3 ottobre-22 novembre) dei sostituti dei ministri degli esteri delle quattro grandi potenze che avrebbero esaminato il problema coloniale, e le consultazioni che si svolgono intorno al problema di Trieste. L'ultima data legata al trattato di pace è quella del 15 dicembre nella quale sarebbe cessata la presenza militare degli Alleati in Italia con la partenza degli ultimi e ormai quasi simbolici contingenti delle truppe d 'occupazione. Ciò che faceva ricadere sulle spalle del governo la responsabilità di garantire la sicurezza del paese. ln questo caso il problema non era tanto costituito dai pericoli esistenti alla frontiera orientale, al di fuori della quale rimanevano i reparti anglo-americani stanziati nella zona A del costituendo Territorio Libero di Trieste, quanto dalle preoccupazioni per possibili complicazioni della situazione politica interna del paese. Su questo argomento la documentazione reperita è scarsa e certo inferiore a quanto risulta da quella americana nota da molto tempo, cosa naturale non essendo un problema di politica estera. Meno noto invece è ch'esso sia stato all'origine della nuova formula quadripartita di governo. Si riconduce infine al trattato di pace l'applicazione dell'accordo De Gasperi-Gruber contenuto nell ' allegato IV, per quelle parti che richiedevano consultazione o intesa con l' Austria . In proposito , ampiamente riprodotto è il materiale relativo alla revisione delle opzioni che fu messa a punto nell'autunno. Più limitatamente presente è da ultimo la documentazione circa il pagamento delle riparazioni e la riduzione dell'armamento navale, dato il minore rilievo che tali questioni ebbero in quei mesi .

Al limite con l'altro tema generale, la ricollocazione internazionale del paese, si pone il problema dell'ammissione nell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Infatti, secondo il governo italiano il preambolo del trattato di pace conteneva l'impegno dei vincitori di accogliere la domanda presentata dall'Italia. L 'ingresso nell 'O.N.U. era non solo considerato il raggiungimento almeno parziale di un obiettivo perseguito già dall ' indomani della sottoscrizione dell'armistizio militare del 3 settembre 1943, quando si era chiesto di divenire alleati dell ' allora coalizione bellica delle Nazioni Unite, ma gli si attribuiva anche un preciso valore politico. La presenza all'O.N.U., oltre a sancire moralmente il superamento della sconfitta-ché a ricordarla sul piano giuridico provvedevano gli artt. 53 e 107 del suo Statuto -avrebbe consentito di partecipare direttamente alle decisioni intorno alla nomina del governatore del Territorio Libero di Trieste e pure a quelle sulla sorte delle colonie quando fossero divenute di competenza dell'O.N.U. ossia nel caso, assai probabile , che i Grandi non avessero trovato un accordo entro il 15 settembre 1948. Si credeva infine, forse memori dell'art. 19 dello Statuto della vecchia Società delle Nazioni, che l'O.N .U. potesse essere la sede per avviare la revisione del trattato di pace , confortati in questo dall'opinione di molti paesi latino-americani amici . Il materiale relativo a tutti questi aspetti del problema è stato inserito nel volume con larghezza pari all'importanza ch'esso ebbe allora.

La parte centrale dell'altro grande tema, il reinserimento internazionale del paese, è costituita dalla documentazione sul piano Marshall. L' invito a partecipare alla seconda conferenza di Parigi, dove il ministro degli esteri italiano si recò il 15 luglio , per la prima volta ufficialmente, non più per chiedere ascolto sul trattato di pace bensì per discutere con altri rappresentanti un problema di comune interesse, i succ cessivi lavori della conferenza, il seguito delle discussioni in autunno negli Stati Uniti della missione Campilli, sono stati documentati ampiamente. Uguale attenzione è stata data al materiale concernente il progetto di unione doganale itala-francese, di cui si possono qui vedere chiaramente le origini e gli sviluppi. E ancora sul piano dei rapporti bilaterali si è pubblicata tutta la documentazione sul viaggio di Sforza a Londra (28-31 ottobre), una visita da lungo tempo prevista ma che si realizzò solo dopo l'entrata in vigore del trattato di pace. Quanto ai due paesi maggiori della scena internazionale corposa è la corrispondenza con Washington, divenendo sempre più amichevoli e intensi i rapporti con gli Stati Uniti, mentre le relazioni con l'Unione Sovietica attraversano un periodo di stasi nonostante gli sforzi di Brosio, i cui dispacci di contenuto politico sono stati quasi tutti inseriti nel volume. Non si è infine trascurata, anche se è stata molto selezionata, la documentazione sui rapporti con i paesi latino-americani, mentre è stato dato adeguato spazio alla corrispondenza delle sedi interessate al tema della «guerra fredda» , la divisione del mondo che assumeva allora un profilo sempre più accentuato.

2. -La documentazione su questi temi e sugli altri minori che formano l'intero arco della politica estera italiana del periodo, proviene quasi esclusivamente dai fondi dell'Archivio storico del Ministero . In particolare dalla serie degli Affari politici, da quella degli Affari economici, che non ha però offerto, essendo poco ordinata , tutto il materiale che doveva contenere, e dalla raccolta dei telegrammi ordinari e segreti , utilizzando per questi ultimi , come in precedenza, gli originali che sono, in partenza, quelli direttamente firmati (e a volte corretti) dal ministro , e in arrivo quelli non parafrasati. I fondi della Segreteria generale e del Gabinetto sono divenuti nel 1947 magra cosa per effetto dell'ormai completo ritorno della trattazione degli affari alle direzioni generali competenti per materia . Un discreto apporto, soprattutto per la corrispondenza telegrafica date le lacune e le imperfezioni della raccolta ministeriale, è venuto dai fondi delle quattro ambasciate maggiori, Washington, Parigi , Londra e Mosca , che potranno offrire un contributo ancora maggiore alla ricerca quando saranno ordinati. Si è potuto anche utilizzare, per la disponibilità dell'amb. Joseph Nitti, il fondo della rappresentanza a Vienna, che ha consentito di colmare qualche lacuna sui rapporti con l'Austria. Altra documentazione si è rinvenuta nell'Archivio centrale dello Stato che conserva una parte dell ' archivio privato del conte Sforza. L'altra parte, che si trova ancora presso gli eredi, è stata consultata a Strasburgo per gentile concessione della contessa Anna Sforza . L'interessamento dell ' amb. Fausto Bacchetti ha consentito di attingere all'archivio privato di Manlio Brosio ancora, ad eccezione del diario, presso la sua abitazione torinese . Del materiale proveniente dagli archivi esterni al Ministero si è data come di consueto l'indicazione della provenienza. - 3. -Una parte del materiale qui pubblicato era conosciuta attraverso gli esiti delle ricerche compiute negli archivi pubblici e privati da vari studiosi appena lo

ha consentito la normativa archivistica o gli eredi lo hanno permesso. Nondimeno la documentazione presentata in questo volume conserva larghi margini di novità sia per la riproduzione integrale dei singoli documenti sia per la sua completezza panoramica in rapporto ai vari problemi della politica estera italiana del tempo; ed integra largamente quanto era noto attraverso la documentazione straniera. Oltre ai due già citati contengono materiale relativo all'Italia anche altri volumi americani del 1947 (Foreign Relations of the United States, 1947, vol. I, Genera!; The United Nations, Washington, United States Government Printing Office, 1973 ; vol. II, Coun cil o.f Foreign Ministers; Germany ami Austria, id. 1972; vol. IV, Eastern Europe; The Soviet Union, id. 1972) e quello dei documenti australiani (Docurnents on Australian Foreign Policy , 1937-49, vol. XII, 1947, Canberra, Australian Government Publishing Service, 1995). Quanto alle testimonianze dei protagonisti maggiori e minori, sono riprodotti brani di documenti o accenni ad essi in CARLO SFORZA, Cinque anni a Pala:zo Chigi: La politica estera italiana dal 1947 al 195 l, Roma, Atlante, 1952; ALBERTO TARCHIANI, Dieci anni tra Roma e Washington, Verona, Mondadori, 1955; EGIDIO ORTONA, Anni d'America, vol. I, La ricostruzione: 1944-1951 , Bologna, Il Mulino, 1984; MANLIO BROSIO, Diari di Mosca, 1947-1951, a cura di Fausto Bacchetti , Bologna, Il Mulino, 1986 ; ADSTANS (Paolo Canali), Alcide De Gasperi nella politica estera italiana ( 1944-1953 ), Verona, Mondadori, 1953 e la già citata raccolta De Gwperi scrive.

4. La preparazione di questo volume è stata resa possibile dalla collaborazione solerte dell'Ufficio della Commissione. Hanno prestato la loro opera per la ricerca archivistica le dott. Antonella Grossi, Francesca Grispo, Ada Roberti, Ersilia Fabbricatore e per un breve periodo anche la dott. Marina Tomaselli. Alle stesse si deve anche la predisposizione redazionale del materiale scelto. Inoltre Antonella Grossi ha provveduto alla preparazione dell 'indice-sommario, Francesca Grispo della tavola metodica ed Ersilia Fabbricatore dell 'indice dei nomi. A loro e al dott. Piercarlo Pisa si deve anche la correzione delle bozze. Intìne alla signora Fiorella Giordano si deve il coordinamento con il Poligrafico per la stampa del volume. Esprimo a tutti il mio più vivo ringraziamento per la collaborazione ricevuta, che per le dott. Grossi e Grispo è stata anche una costante e preziosa assistenza al mio lavoro di curatore del volume.

Desidero per ultimo ricordare il prezioso apporto che mi ha dato il collega della Commissione amb. Guglielmo Folchi per il materiale relativo al piano Ma rshall. Mi ha offerto liberalmente il risultato delle sue ricerche archivistiche consentendomi di alleviare alquanto, almeno in un settore, il mio compito. Gliene sono assai grato.

PIETRO PASTORELLI


DOCUMENTI
1

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 7225/148 . Buenos Aires, 31 magg io 1947, ore 15,28 (p er. ore 9,15 del JO giugno). Mio telegramma n . 116 1•

Questo ministro degli affari esteri mi ha detto aver ricevuto da quasi tutte Repubbliche latino-americane risposte favorevoli nota iniziativa invitare Italia inoltrare domanda ammissione O .N.U.

Poichè domanda è stata già presentata (telegramma ministeriale 7819/c .)2 ho suggerito che iniziativa si sviluppi in azione comune Repubbliche anzidette per fiancheggiare e appoggiare domanda it aliana . Prego telegrafa rmi se costà si concorda. In caso positivo potrei torn are in argomento con ministro degli affari esteri per concretare modalità valendomi anche suggerimenti che in merito V.E. ritenesse opportuno farmi avere 3 .

2

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, FABIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7217/98-99. Budapest, 31 maggio 1947, ore 19, 30 (p er. ore 8,45 del I" giugn o) .

Seguito telegramma n. 97 1 .

Da ulteriori informazioni ricevute ri sulta che ufficio ex presidente Consiglio è stato perquisito da autorità sovietiche che hanno arrestato suo segreta rio particolare e sottoposto interrogatorio ministro esteri e segretario generale partito piccoli proprietari .


La stampa centro ha riportato notizia dimissioni Nagy senza commenti mentre quella social-comunista ha aggiunto che trattasi ultima fase liquidazione complotto e che compromissione predetti è risultata da deposizioni ex segretario generale partito piccoli proprietari tuttora trattenuto in arresto dai russi.

Entro oggi verrebbe decisa formazione nuovo Governo che poggerebbe formalmente su stesse basi antecedente ma che per quanto concerne rappresentanti partito piccoli proprietari comprenderebbe in prevalenza elementi fiducia partito comunista.

Quale probabile nuovo presidente del Consiglio viene considerato oggi ministro difesa nazionale Dinnyés del partito piccoli proprietari che in recente discorso, contrariamente avviso espresso da direzione suo partito, si è dichiarato favorevole nazionalizzazione, da qualche tempo richiesta da partito comunista e che è stata una delle cause prossime della crisi se non un espediente per provocarla.

Dicesi che verrà sostituito anche ministro esteri e si fa a tale riguardo nome attuale ministro d'Ungheria a Roma.

In seno al partito socialdemocratico manifestansi apprensioni circa ulteriore sviluppo crisi data assoluta preponderanza che sta per essere conseguita in definitiva da comunisti nel Governo e si sollecitano nuove elezioni.

1 1 Del l 0 maggio, vedi serie decima, vol. V. 2 Del 21 maggio, con esso Fransoni aveva informato dell 'avvenuta presentazione dell a doma nda di ammissione all'O.N. U . da pa rte del G overno italiano. 3 Per la risposta vedi D. 27. 2 l Non pubblicato .
3

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALLE AMBASCIATE AD ANKARA, BRUXELLES, MOSCA, PARIGI E WASHINGTON, ALLE LEGAZIONI A COPENAGHEN, L' AJA, OSLO, PRAGA E STOCCOLMA E ALLA RAPPRESENTANZA A LONDRA

T. 8582/c. Roma, 2 giugno 1947, ore 17.

Commissione economica europea, che ha iniziato suoi lavori a Ginevra mese corrente e che dovrà assorbire Commissione europea trasporti interni, Commissione europea carbone e Comitato europeo economico di emergenza, inizierà il 5 luglio

p.v. sua seconda sessione.

Secondo quanto comunica consolato generale Ginevra sembra che Commissione inviterà Stati europei non (dico non) membri O.N.U. partecipare suoi lavori a titolo consultivo soltanto a decorrere terza sessione prevista per novembre.

Dato grande interesse che questione riveste per nostro Paese, e considerata nostra effettiva partecipazione ai tre comitati predetti, prego svolgere opportuni passi presso codesto Governo affinché dia istruzioni propri delegati promuovere ammissione Italia anche soltanto a titolo consultivo permanente a lavori seconda sessione Commissione. V.E. (V.S.) troverà modo illustrare a codesto Governo che scopi e compiti Commissione economica europea, oggi in fa se organizzativa, sono troppo importanti perché membro comunità europea come Italia -che rappresenta un mercato di consumo 45 milioni abitanti e una produzione annua di venti miliardi di kilowattore -possa disinteressarsene o esserverne esclusa; come pure vorrà far presente che apporto che Governo italiano potrà dare ai lavori della Commissione, anche in fase preparatoria, non dovrebbe essere sottovalutato.

Prego V.E. telegrafarmi esito passi 1•

4

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 8585/318. Roma, 2 giugno 1947, ore 15,45.

Con telegramma n. 8582/c. 1 ho incaricato V.E. far passi presso Dipartimento di Stato per ottenere invito partecipare lavori seconda sessione Commissione economica europea. Analoghi passi saranno effettuati presso tutti governi membri Commissione.

Poichè questione ha per noi rilevante importanza, anche se lavori prossima sessione luglio saranno ancora in fase organizzativa, e poichè azione da noi iniziata possa avere concreti risultalti, è necessario che uno Stato membro prenda iniziativa proponendo in seno Commissione nostra ammissione.

Prego V.E. voler sondare con massima urgenza se codeste autorità sono disposte prendere predetta iniziativa, facendo presente interesse annesso da Governo italiano non essere assente da organismo che è destinato coordinare vita economica europea2 .

S.

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7263/475. Londra, 2 giugno 1947, ore 23 (per. ore 9,20 del 3).

Mio 474 1•

Dopo odierno colloquio con Jebb riepilogo per chiarezza situazione quale si presenta oggi: seguito nota proposta inglese Consiglio supplenti per colonie è ora formato nelle persone ambasciatore Douglas per l'America, ambasciatore Massigli per Francia, ambasciatore Zarubin per Russia, Jebb per l'Inghilterra.




2 Per la risposta vedi D. 7.


5 I Del le giugno, informava del prossimo colloquio con Jebb sulla questione delle colonie.

Suo compito prima della ratifica trattato avrà carattere unicamente procedurale dovendosi: a) decidere ordine lavori; b) istituire una o più commissioni d'inchiesta; c) designare membri inquirenti; d) determinare se loro compito debba limitarsi constatazione fatti o estendersi a formulazione proposte.

Ad oggi, data primo incontro supplenti non è stata stabilita. È dubbio possa verificarsi giorno 6 corrente perché fra l'altro ambasciatore Zarubin è partito per Parigi in relazione richiamo Mosca Bogomolov.

Jebb riconferma che nella fase lavori precedenti ratifica trattato non vi è luogo a nostro intervento se non per rinnovare per iscritto richiesta affiancamento nostro esperto a commissione; il che peraltro continuo a ritenere difficilmente ottenibile.

Sulla sostanza della questione noi saremo interpellati dopo avvenuta ratifica a mente paragrafo 2 annesso Il trattato.

Dato che i quattro ministri esteri non si riuniranno prima di novembre, la consultazione dei governi interessati verrà effettuata dai supplenti i quali peraltro devono ancora decidere se detta consultazione debba precedere o seguire i lavori della Commissione d'inchiesta. Governo inglese è favorevole consultazione italiana.

Questo è quanto oggi risulta di positivo. Assicuro che seguo questione avvisando tempestivamente codesto ministero ogni notizia fondatamente accertata.

3 1 Per le risposte di Carandini, Brosio e Tarchiani vedi rispettivamente DD. 15, 81 e 7. Quaroni rispose con il T. 7783/330 del 13 giugno comunicando l'intenzione francese di appoggiare la candidatura italiana. 4 l Vedi D. 3.
6

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNTO. Roma, 2 giugno 1947.

Si ha l'onore di proporre che V.E. dia lettura al Consiglio dei ministri dell'accluso telegramma direttole dall'on. Lombardo da Washington il 28 maggio u.s. (prima cioè della soluzione della crisi) 1•

È noto che nel secondo semestre di quest'anno noi abbisognamo di un aiuto americano valutabile in 150 milioni di dollari in più di quelli del post-U.N.R.R.A. (circa 100 milioni). È noto altresì che pel triennio '48-'51 noi ci accingiamo a domandare un·miliardo di dollari quale prestito di ricostruzione. Il che non esclude però che abbisognamo per detti anni anche di altri aiuti esteri per saldare la nostra bilancia dei pagamenti.

Questa è e sarà deficitaria. Importiamo grano e materie prime: esportiamo prodotti molti dei quali possono considerarsi di lusso o per lo meno non necessari. Il turismo, quello di lusso, è in crisi in tutti i Paesi; in molti si proibisce inviare all'estero le rimesse degli emigranti; e i noli marittimi, attivi a nostro favore prima della guerra, saranno per molti anni a noi sfavorevoli.

Infine è scomparso il mercato tedesco, che poteva considerarsi la macchina la quale ci trasformava i nostri cavolfiori in carbone e in acciaio.


Questo passivo della bilancia dei pagamenti, difficile a valutarsi, ma che non può stimarsi inferiore per l'anno prossimo a 500 milioni di dollari, non può che esser coperto attraverso finanziamenti esteri: altrimenti, né lavoreremo né mangeremo.

Gli aiuti non si ottengono che attraverso la fiducia. Tralasciando quelle considerazioni d'ordine politico cui l'on. Lombardo accenna, non può non riconoscersi -e ciò il suo predecessero e V.E. hanno fatto presente in varie occasioni ai colleghi di Gabinetto -che taluni punti sono da considerarsi essenziali.

Piano di politica economica generale; piano di restrizione dei consumi; piano di risanamento del bilancio; piano delle importazioni di materie prime ed alimenti dai vari Paesi e quindi della ripartizione, verso ciascuno di essi, delle nostre capacità produttive ed esportative: quindi piano generale di produzione e di consumo; ecco gli elementi, i piloni sui quali costruire il ponte della fiducia e del credito esteri.

Ogni richiesta di prestiti prima che si dia all'estero la sensazione che ci siamo incamminati su questa via sembre destinata a sicuro insuccesso.

6 1 Vedi serie decima, vol. V.
7

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. RISERVATO PERSONALE 7331-7332/399-400. Washington, 3 giugno 1947 1•

Ho avuto oggi cordiale colloquio con Clayton appena rimesso da infermità sopraggiuntagli a Washington.

Mi ha espresso viva soddisfazione per composizione crisi ministeriale da parte presidente De Gasperi e partecipazione V.E. nuovo Gabinetto. A mia domanda circa suo ritorno in Europa e attesa visita a Roma, mi ha detto che, ove non fosse· trattenuto da discussioni parlamentari, partirà sabato 7 corrente per Ginevra. Subito dopo suo arrivo colà telegraferà a Dunn per decidere data suo viaggio in Italia che vorrebbe fare presto, forse anche verso metà giugno. L'ho vivamente incoraggiato esponendo motivi che rendono sua visita specialmente utile per più estesa partecipazione americana a ricostruzione italiana.

Abbiamo poi discusso dettagliatamente possibilità rendere più efficaci noti provvedimenti americani in corso specie grant in aid, usufruendo anche di parte stanziamento dollari pro Austria e Grecia per acquisti in Italia merci e prodotti utili per assistenza a quegli Stati. Altro aiuto potrebbe consistere nell'acquisto in Italia notevoli quantitativi prodotti agricoli per zona americana della Germania da parte delle autorità militari su loro appositi cospicui stanziamenti.

Gli ho inoltre suggerito, sollecito nuovo sostanziale versamento su suspense accounts.

Al riguardo mi ha assicurato avrebbe subito sollecitato Ministero della guerra. Tali provvedimenti e prestiti Import Export, secondo tecnici Dipartimento di Stato,


potrebbero formare un totale sufficiente ad aiutarci superare seconda metà anno 1947. Per anno venturo saranno necessari altri provvedimenti.

Ho parlato infine a Clayton nostro previsto deficit due milioni e mezzo tonnellate grano fino raccolto 1948 e necessità iniziare presto relative spedizioni. Pur rilevando che previsione era forse esagerata e che ingente quantitativo richiestogli sembrava difficilmente ottenibile anche per deficienza trasporti, ha assicurato che questione veniva esaminata.

Infatti da altre fonti Dipartimento di Stato ho appreso che tecnici studiavano possibilità inviare Italia entro quest'anno 7-800 mila tonnellate e avvicinarsi per quanto possibile predette nostre previsioni.

Suoi telegrammi 8582 e 3182 . In colloquio con Clayton gli ho vivamente raccomandato che delegazione americana prenda iniziativa per farci invitare prossima seconda sessione della Commissione economica europea. Egli mi ha detto che prese già iniziativa e fece tutto quanto poteva per nostra ammissione alla prima sessione e che non riuscì per l'opposizione alla partecipazione di osservatori che sarebbe stata mossa soprattutto dall'U.R.S.S. Ha assicurato che tenterà nuovamente col massimo impegno e che qualora, come egli ritiene, l'opposizione permanga ad una immediata ammissione all'inizio della seconda sessione, continuerà ad insistere affinché nostri osservatori possano intervenire almeno durante sessione.

Clayton era tutt'altro che soddisfatto dell'andamento lavori della Commissione: «Si perde il tempo in discussioni inutili e sterili per il continuo e sistematico sabotaggio». Sicché, egli concluse, «gli eventuali assenti non perderanno nulla». Mi ha infine ripetuto che ciò nonostante farà del suo meglio per soddisfare il nostro legittimo desiderio. È quindi da ritenere assicurata iniziativa americana.

Continuerò seguire opportunamente la questione 3 .

7 l Spedito il 4 giugno alle ore 10,49 e pervenuto alle ore 16,45.
8

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 7333/402. Washington, 3 giugno 1947, ore 24 (per. ore 16,45 del 4).

Mio telegramma di ieri 1 . Vandenberg ha ieri notte improvvisamente deciso iniziare oggi 3 discussione plenaria Senato su ratifica trattati di pace.

In presenza solo una trentina senatori discussione è stata da lui aperta con discorso di oltre un'ora e mezza, nel quale ha posto speciale rilievo situazione Ungheria definendo sostituzione Nagy «rovesciamento Governo eletto da popolo» e


accennando ad una possibile azione per intervento O.N.U. Ha anche sottolineato impossibilità per U.S.A. attendere ancora a lungo desiderabile cooperazione ed assenso

U.R.S.S. circa paci Germania ed Austria ed organizzazione di una «Europa integrale» e soprattutto per urgente stabilizzazione situazione Europa occidentale e centrale.

Ciò nonostante Vanderberg ha ribadito urgenza ratificare quattro trattati ad evitare «confusione» derivante da incerte condizioni Paesi interessati e pericolosi dubbi su buona fede U.S.A. in negoziazioni detti trattati.

Egli si è particolarmente diffuso su trattato con Italia osservando tra l'altro che perdurare incertezza su pace potrebbe rendere più difficile ricostruzione italiana e che risultavagli popolo italiano desiderava immedita ratifica. A prova suo asserto ha dato lettura una lettera indirizza tagli da Gasperini dell'Ansa di New Y ork nella quale questi afferma constargli che, in contrasto con azione degli italo-americani, popolo italiano desidera che trattato sia quanto più sollecitamente approvato. Vandenberg ha infine accennato speranza miglioramento termini trattato eventualmente a mezzo O.N.U .

Senatore Wherry del Nebraska "Whip" della maggioranza repubblicana, una delle maggiori personalità parlamentari presenti, ha preso direzione opposizione alla ratifica con vari argomenti specie in materia riparazioni ad U.R.S .S. e Jugoslavia. Altri sette senatori -vari dei quali democratici -hanno mosso obiezioni vario genere al nostro trattato. Senatore Ridings del Maryland ha dichiarato voler proporre in caso approvazione trattato che atto ratifica Senato contenga misure per revisione. Senatore del Rhode Island ha proposto che l'Italia venga subito ammessa O.N.U. Un solo senatore ha dichiarato brevemente propria adesione tesi Vandenberg. Discussione continuerà domani. Senatori Wherry ed Eastland del Mississipì hanno in seduta di oggi preannunciato discorsi domani contro nostro trattato .

Riservomi inviare appena possibile atti parlamentari. Ritelegraferò dopo seduta domani 2 .

7 2 Vedi DD. 3 e 4. 3 Vedi D. 15, nota 2. 8 l Con T. 7265/395 del 2 giugno Tarchiani riferiva in merito alle discussioni sulla ratifica del trattato di pace, con particolare riferimento alle pressioni esercitate da ambienti ungheresi filo-americani.
9

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI AD ANKARA, PRUNAS, E A PARIGI , QUARONl, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. PER CORRIERE 8610/c. Roma, 3 giugno 1947.

Ricevendo in udienza di congedo incaricato d 'affari Guidotti che torna ad Atene l'ho incaricato di fare al ministro ellenico degli esteri la dichiarazione verbale di cui comunico a V.E. il tenore:

«Il ministro Sforza ha molto gradito il suo saluto personale e lo ricambia con ogni cordialità.


Ha preso atto con la più viva soddisfazione di quanto io gli ho riferito sul favorevole sviluppo delle relazioni italo-greche, un problema che egli ha sempre presente al suo spirito e al quale dedica una costante attenzione.

Nel suo aspetto politico questo problema si pone sul piano della cooperazione mediterranea. Il ministro Sforza è del parere che il Mediterraneo sia destinato a riprendere rapidamente il suo posto quale uno dei centri maggiori della civiltà mondiale. In questo mare confluiscono infatti, ancora una volta, gli interessi dei più gra ndi Stati del mondo: e la sorte dell'Europa e del mondo intero dipende in gran parte dalla misura in cui questi interessi potranno essere composti. Quegli Stati che come la Grecia, l'Italia, la Turchia, i Paesi arabi, hanno la somma dei loro interessi nel Mediterraneo, si che la loro stessa esistenza, può dirsi legata al mantenimento della stabilità politica e della pace in questo mare, sono chiamati ad una funzione di primo piano. Soltanto se saranno d'accordo potranno costituire il necessario elemento di equilibrio ; ed è perciò nell'interesse di tutti che essi approfondiscano e rendano più intimi i loro rapporti economici , culturali e politici.

L'accordo commerciale recentemente conchiuso ad Atene, che il ministro Sforza ha seguito con vigile attenzione, è un primo passo importante verso questa meta. Ad esso debbono seguire, nel suo pensiero, accordi atti a concretare una politica di cooperazione anche nel campo culturale e politico.

Il ministro pensa che ella ha troppa pratica degli affari di Stato per non essere convinto con lui che ogni iniziativa da parte dell'Italia, prima della ratifica e prima della sua ammissione nell 'O.N.U., sarebbe prematura. Ma subito dopo il problema potrebbe essere utilmente studiato d'accordo, con il proposito di realizzare armoniosamente questi propositi ».

8 2 Vedi D . 16.
10

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALLE AMBASCIATE A MOSCA, PARIGI E WASHINGTON E ALLA RAPPRESENTANZA A LONDRA

TELESPR . 892/C. SEGR . POL. R oma. 3 giugno 1947.

Come noto a codesta ambasciata, sin dal gennaio c.a. 1 questo ministero ebbe a preoccuparsi di seguire la questione relativa al futuro dei nostri territori africani nella nuova fase in cui tale questione era destinata ad entrare sulla base dell'art. 23 del trattato di pace e dell'annesso XI al trattato medesimo.

A tal fine istruzioni venivano impartite a codesta ambasciata affinché si insistesse presso i quattro Governi interessati per ottenere una pratica collaborazione dell 'Italia ai lavori della Conferenza, e per ottenere che un esperto italiano fosse messo in grado di illustrare, in ognuno dei quattro territori, il nostro punto di vista alla Commissione di inchiesta, e di fornirle tutti quegli elementi di giudizio, utili ai fini

IO 1 Vedi serie decima , vol. IV, D. 636.

lO

che ci proponiamo di raggiungere, e che, in mancanza di tal nostra partecipazione, avrebbero potuto rimanere o essere intenzionalmente lasciati in ombra.

Le risposte che ci pervennero non furono sostanzialmente né concordi né soddisfacenti2 , pur riconoscendosi da tutti e quattro i Governi giustificata la nostra richiesta di poter far valere le nostre ragioni sulla questione. Tale richiesta trova del resto il suo fondamento nell'annesso XI del trattato , capoverso 2, in cui è tra l'altro esplicitamente affermato che dovranno anche essere «presi in considerazione i punti di vista degli altri Governi interessati» e tra questi riteniamo ovviamente che il più interessato sia appunto il Governo italiano.

Nell 'imminenza della riunione dei Quattro nella capitale britannica , si prega pertanto l'ambasciata a Londra di voler presentare al Lancaster House l' unita nota e si prega l'ambasciata stessa, nonchè le ambasciate a Washington, Parigi e Mosca di voler presentare copia di detta nota rispettivamente al Dipartimento di Stato, al Quai d 'Orsay e al Narkomindiel , opportunamente illustrandola .

La nota allegata contiene la richiesta di carattere generale del Governo italiano di collaborare con la Conferenza dei supplenti per le decisioni di carattere politico sul problema dei territori italiani d ' Africa . Si intende che tale richiesta non annulla né esclude una nostra possibile cooperazione nel campo tecnico ad esempio con la Commissione degli esperti che la Conferenza nominerà in base al cap. 4 dell'annesso XI del trattato .

Conviene poi sottolineare che, specie quando fosse entrato in vigore il trattato di pace, noi ci attendiamo a che sia posto finalmente termine al sistema sinora seguito dei vari e propri Diktat. Tali sistemi non potrebbero che ingenerare la più giustificata sfiducia nei metodi di collaborazione internazionale, ove dovessero perpetuarsi. Il nostro Paese si attende che i propri rappresentanti possano d 'ora innanzi discutere e negoziare nelle questioni di nostro interesse e che siano su tali questioni raggiunte delle conclusioni concordate.

ALLEGATO

IL GOVERNO ITALIANO AL COMITATO DEI SUPPLENTI DEI MINISTRI DEGLI ESTERI

Roma, 2 giugno 1947.

Come noto l'art. 23 del trattato firmato a Parigi il IO febbraio u.s. prevede al paragrafo 3 che la sorte definitiva dei territori italiani in Africa sarà determinata nel periodo di un anno a partire dalla data di entrata in vigore del trattato medesimo e secondo i principi contenuti nella dichiarazione riprodotta all 'annesso XI del trattato .

Tale dichiarazione a sua volta prevede al pa ragrafo 2 che nel determinare la sorte dei territori suddetti saranno anche «presi in considerazione i punti di vista degli altri governi interessati».

IO 2 Vedi serie decima, vol. IV , DD. 642, 650, 653. 3 Il testo della nota fu spedito a Londra con T. 8583/259 del 2 giugno, con istruzioni di consegnarlo prima della riunione del Comitato prevista per il 6.

Poiché, pendendo l'entrata in vigore del trattato di pace, è stata indetta una riunione dei supplenti dei quattro ministri degli affari esteri per dare inizio alla procedura prevista nell'art. 23 e nell'annesso XI del trattato, il Governo italiano ritiene di dover sin da ora avanzare formale richiesta di esprimere i propri punti di vista in merito alla questione di cui trattasi in maniera da concorrere tempestivamente alla soluzione della questione stessa.

L'interesse del popolo italiano alla definitiva sistemazione dei territori in questione è per tutti di tale evidenza ed è stato tante volte illustrato verbalmente e in appositi memorandum al Consiglio dei ministri degli affari esteri e alla Conferenza di Parigi, che il Governo italiano ritiene superfluo ritornare ad illustra rlo.

11

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA , COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 5677/846 . Vienna, 3 giugno 1947 (per. il 9) .

Come ho avuto occasione di far rilevare più volte personalmente a questo ministro degli affari esteri dott. Gruber , gli accordi itala-austriaci di Parigi possono avere un senso solo in quanto essi siano portati a compimento con quella stessa buona fede con cui furono concepiti.

Ero al corrente ed ho avuto occasione di far rilevare a codesto ministero in varie occasioni che gli ambienti tirolesi intendevano servirsi dell'accordo in parola unicamente come di un mezzo per il raggiungimento dei loro scopi che continuano ad essere il distacco dell 'Alto Adige dall'Italia e la sua «riannessione» alla Repubblica austriaca.

Le informazioni contenute nell'unito rapporto n. 3293 in data 25 maggio u.s. in cui il capo dell ' Ufficio di collegamento in lnnsbruck ha riferito circa il recente viaggio del ministro Gruber nel Tirolo , viaggio che ha formato argomento del telespresso n. 800 in data 23 maggio u.s. di questo Ufficio 1 , mi lasciano pensare che questo ministro degli esteri condivida le idee degli ambienti tirolesi per i quali gli accordi di Parigi del settembre scorso sono da considerare soltanto una tappa verso il raggiungimento di quella che rimane una delle rivendicazioni basiliari della politica austriaca.

Tale condiscendenza da parte di questo ministro degli esteri potrebbe anche essere messa in relazione al suo desiderio di evitare ulteriori complicazioni, partico'Iarmente cogli ambienti tirolesi, su di un argomento che non ha mancato di recargli molte noie anche nei circoli del suo partito. Dico questo in considerazione non solo del desiderio più volte da lui espressomi di raggiungere una completa intesa con l'Italia, una volta messa da parte la questione alto-atesina, ma perchè, anche nel recente colloquio 2 che ho avuto con lui, il dott. Gruber ha riaffermato che, risolta la questione del rientro degli optanti, tutti i problemi finora sorti o che fossero per sorgere fra i due Paesi potranno essere definiti in una atmosfera di amicizia e di collaborazione .



2 Il 28 maggio: vedi serie decima , vol. V.

Pertanto anche se questa politica, per così dire, di sotterranea rivendicazione dell'Alto Adige non si voglia attribuire a specifiche direttive del ministro Gruber, non si può dimenticare che non solo la sua buona volontà di accordarsi col nostro Paese verrebbe in ogni caso ad agire contro corrente, ma anche che la sua presenza al Ballhaus è temporanea. D'altra parte l'intenzione austriaca e tirolese non è quella di sabotare l'intesa De Gasperi-Gruber, bensì quella di applicarla ad esclusivo vantaggio austriaco, considerando che la nostra condiscendenza e la nostra lealtà nell'applicazione dell'intesa possono essere sfruttate, confidando in una nostra presunta ingenuità.

Codesto ministero conosce, attraverso la Prefettura di Bolzano, quale sia l'attività della Volkspartei in Alto Adige e sa come si usino tutti i mezzi per riprendere in ogni campo le posizioni perdute. La lotta per la riconquista delle loro posizioni economiche si svolge in Alto Adige, da parte degli elementi alloglotti, con abbondanza di mezzi pecuniari, la cui prima origine converrebbe fra l'altro di appurare. Quali siano i propositi degli elementi tirolesi è stato sufficientemente chiarito dai miei precedenti rapporti: ne è d'altra parte esauriente prova il progetto Jakoncig, noto anche a codesto ministero. Col presente corriere trasmetto ulteriori segnalazioni in materia, la più importante delle quali è la decisione della Lega alto-atesina di Innsbruck, già da me preannunciata fino dal marzo u.s., di provocare il rimpatrio clandestino in massa degli optanti emigrati.

Dinanzi a questo modo di procedere, mi sembra opportuno che, anche da parte nostra, si prenda posizione, dinanzi agli austriaci, facendo loro comprendere che noi non siamo dupes dalle loro intenzioni.

Quando, alcuni mesi or sono, una vivace campagna austriaca, sincronizzata con le discussioni di Londra circa l'inclusione dell'accordo De Gasperi-Gruber nel trattato per l'Austria, accusò l'Italia di eludere o di rinviare l'esecuzione degli accordi, le dichiarazioni del presidente del Consiglio e di codesto ministero ristabilirono l'esatta verità. Riterrei che una analoga presa di posizione in materia degli optanti sia attualmente necessaria. Sarebbe utile cioè che al Governo di Vienna giungesse una parola, che faccia intendere:

l) che la dichiarazione degli optanti di riprendere la cittadinanza italiana non deve essere considerata il mezzo più facile per rientrare in Alto Adige e per continuarvi un'attività di rivendicazioni politiche, ma deve essere concreta espressione del desiderio di uniformare la propria condotta a lealtà verso l'Italia e dell'intento di collaborare ad un riavvicinamento fra i due Paesi vicini;

2) che il Governo italiano ha inteso, con la leale applicazione dell'accordo De Gasperi-Gruber, chiudere definitivamente la questione alto-atesina e che non gli sarebbe possibile consentire un ulteriore sfruttamento di essa ai fini della politica internazionale.

Tutto ciò a prescindere dalle misure che le autorità italiane converrebbe disponessero immediatamente al fine di evitare l'afflusso clandestino degli alto-atesini nella provincia di Bolzano ed il loro insediamento colà a titolo definitivo, insediamento reso possibile non soltanto dalla collaborazione degli elementi allogeni locali, ma anche dalla compiacenza degli uffici italiani.

ALLEGATO

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO IN INNSBRUCK, BORIN, AL RAPPRESENTANTE A VIE NNA, COPPINI

R. RISERVATO 3293. Innsbruck, 25 maggio 1947.

La visita del ministro Gruber ad Innsbruck era stata predisposta in coincidenza col raduno folcloristico di Mayrhofen al quale, come è noto, doveva partecipare una larga rappresentanza altoatesina; ciò soprattutto per dar modo al ministro austriaco di svolgere una più larga consultazione desiderata dalla popolazione allogena della Provincia di Bolzano circa i problemi in discussione: opzioni ed autonomia.

Era previsto infatti che un delegato per ogni gruppo partecipante gli fosse presentato e gli esponesse brevemente il punto di vista dei compagni, sia per dimostrare al dott. Gruber la unanime concordia sui problemi in discussione, sia per poter ottenere da quest'ultimo tranquillanti assicurazioni sulla soluzione di essi.

Tale incontro predisposto dall'Ufficio federale per l'Alto Adige ad Innsbruck, aveva perciò un triplice scopo: fornire, oltre ai dati tecnici raccolti dall'ufficio stesso, elementi ed argomenti al ministro, attraverso una specie di consultazione popolare diretta; ottenere, con la breve allocuzione esortativa del dott. Gruber una sempre maggiore compattezza intorno al Partito popolare altoatesino, che conduce la battaglia politica in Alto Adige; confermare l'attenzione e l'appoggio del Governo austriaco alla condotta di essa.

Contemporaneamente a questo aspetto corale e propagandistico dell'incontro erano state predisposte anche una serie di conversazioni tra il ministro e gli esponenti qualificati del movimento altoatesino; quest'ultimo, a tal fine, aveva inviato ad Innsbruck il signor Volgger ed il signor Tinzl rappresentante il primo del Partito popolare e personalità di rilievo all'interno di esso per il suo atteggiamento costantemente radicale; prefetto di Bolzano, il secondo, durante l'occupazione della Provincia da parte della Germania.

La scelta di questi due uomini da parte dell'Ufficio federale per condurre le conversazioni con il ministro austriaco è particolarmente significativa perché il Tinzl figura come l'esperto dei problemi locali nel loro aspetto tecnico-giuridico-amministrativo, mentre l'altro personifica la volontà politica del Volkspartei nella sua formulazione più intransigente.

Le conversazioni con i due rappresentanti altoatesini sembra si siano svolte alla presenza del signor Kneussel, capo dell'Ufficio federale e del dott. Thalhammer che in tale ufficio è l'organo di collegamento con il partito in Alto Adige, nonché il coordinatore delle direttive politiche che muovono da Innsbruck in sintonia con Bolzano; esse hanno avuto come argomento principale il problema delle opzioni e quello dell'autonomia.

Il signor Volgger ha esposto molto minutamente i particolari della visita della delegazione del Partito a Roma, le conversazioni ivi avute con il presidente del Consiglio, i contatti con il movimento autonomista trentina. Il programma comune con la democrazia cristiana trentina e con i partiti politici, nonché i rapporti con la Prefettura di Bolzano sono stati pure oggetto di lunghe conversazioni.

In sostanza l'espositore ha fatto una accurata relazione della situazione politica che egli giudica molto ottimisticamente, non tanto dal punto di vista delle garanzie offerte dal Governo italiano, (garanzie che il partito popolare altoatesino non considera particolarmente vincolanti, sia per la resistenza che certi organi ed ambienti offrono alle aspirazioni allogene, sia per la possibilità che in sede di costituzione o di governo trionfino elementi che vengono qui genericamente indicati di destra o nazionalisti), quanto per la situazione interna dell'Alto Adige. Il signor Volgger ritiene infatti di avere fra i sostenitori della politica del suo partito, il movimento autonomista trentina (ASAR), nonché certi elementi della democrazia cristiana locale che ripetono continuamente sondaggi e proposte di accordo sulla base della comune ideologia politica. Egli pensa che simili forze , anche se propugnanti l'autonomia regionale trentina, possano servire di utile affiancamento per ottenere una autonomia, la più ampia possibile. Ravvisa la soluzione del punto di disaccordo sulla estensione territoriale di essa in un compromesso per cui nel quadro di una autonomia regionale trentina si attuerebbe una separazione amministrativa tra le due provincie di Trento e Bolzano, ciascuna con organi propri, che tutelerebbe le particolari caratteristiche ed esigenze della popolazione dell'Alto Adige.

Per quanto riguarda l'atteggiamento del Comitato di liberazione nazionale e dei partiti che Io compongono, sembra che il Volgger si sia espresso in termini entusiastici circa le discordie che li agitano e la loro «ignoranza dei veri fini della lotta politica che si combatte in Alto Adige». Ha sottolineato pure in particolare il fatto che essi inquadrano solo il 15%, della popolazione italiana e che il restante è disorientato, sfiduciato e desideroso di arrivare comunque ad un accordo con il Volkspartei che ritiene il prossimo dominatore incontrastato della regione; unica preoccupazione del gruppo italiano mantenere determinati uffici c possibilità economiche di vita, anche se subordinata alla maggiore potenzialità del gruppo allogeno.

Il dott. Volgger ha concluso la sua lunga esposizione facendo i più larghi elogi della Prefettura di Bolzano nella quale il partito popolare vede solo persone bene intenzionate ed estremamente comprensive.

In definitiva la direzione del partito non vede, una volta raggiunta l'autonomia, ostacoli apprezzabili allo sviluppo della sua attività politica e considera il raggiungimento di questo primo scopo come seriamente attendibile, dato lo schieramento delle forze. In vista di tale programma ritiene perciò auspicabile il rientro del maggior numero degli optanti; a cominciare da adesso, per rafforzare la supremazia numerica del gruppo etnico allogeno. A tal fine il partito dispone di una attrezzatura assistenziale di primissimo ordine e gli optanti che rientrano possono contare sull'appoggio incondizionato di esso.

II dott. Tinzl si è invece soffermato ad illustrare il progetto di autonomia quale potrebbe risultare dall 'eventuale compromesso tra l'aspirazione altoatesina all 'autonomia per il noto territorio e quella regionale e ne ha sottolineato alcuni aspetti tecnici soprattutto per quanto riguarda la questione dell'indipendenza in tale ambito del potere normativo dell'assemblea altoatesina.

Sulle opzioni ha detto che qualora non si potesse eliminare il grave inconveniente delle commissioni per la revisione bisogna assolutamente ottenere che di esse facciano parte anche elementi optanti per la Germania e che vengano abolite le categorie previste nel progetto italiano per le quali non è ammessa la domanda di riaquisto della cittadinanza. A tale riguardo egli ha però soggiunto che in via subordinata tale criterio può essere accettato solo per coloro che si trovino ancora all'estero al momento della revisione delle opzioni . Sembra comunque che il punto sul quale egli ritiene particolarmente importante ottenere le più sicure garanzie da parte italiana riguardi l'inamovibilità dalla zona di coloro che non vengano comunque riconosciuti come cittadini italiani. A tale richiesta si sono associati particolarmente il Volgger ed il dott. Thalhammer sottolineando in particolare i vantaggi di ordine politico derivanti da tale garanzia.

Sono state poi esaminate alcune questioni secondarie, quali l'organizzazione dell'assistenza e l'assorbimento ed il collocamento dell'optante che rientra, nonché la propaganda da svolgersi ora nell'ambito della collettività altoatestina.

II ministro Gruber ha precisato, a sua volta , lo stato attuale delle trattative con il Governo italiano, nonché i principi a cui esse si ispirano ed ha assicurato che la maggior cura sarebbe stata quella di risolvere, nel senso prospettato ed auspicato, il problema delle opzioni che egli considera basilare perché da esso dipendono i rapporti di forza tra i gruppi etnici in Alto Adige a cui anche gli sviluppi futuri dell 'autonomia sono subordinati .

Per questo afferma di avere già da tempo accettato e fatto proprio il punto di vista formulato anche dall'Ufficio federale Alto Adige per un ritorno degli altoatesini nella zona prima ancora della revisione delle opzioni. Ritiene anzi opportuno incoraggiare tale fatto che presenta tra l'altro riflessi spontanei e soddisfa il desiderio intimo degli emigrati. Il problema dell'autonomia non deve essere drammatizzato ; egli crede nella concomitanza ed associazione spontanea di forze parallele e per questo non dubita di arrivare ad una soluzione soddisfacente. In fondo anche il compromesso accennato può ritenersi tale da appagare molte aspirazioni. Per quello che riguarda la politica da eseguire nella provincia, il ministro Gruber, a conclusione del colloquio ed in base a quanto riferito, sembra abbia consigliato ai suoi collaboratori il rafforzamento di ogni accordo con quelle forze che si dimostrino in linea con la loro politica di «cloroformizzare» l'opinione pubblica italiana in Alto Adige ed i relativi partiti attraverso una politica di formale distensione e perseguire invece sul piano pratico ed individuale una politica di forza e di intimidazione. Non fidarsi della Prefettura di Bolzano, ma esercitare su di essa ogni possibile pressione fingendo dì cedere o di irrigidirsi a seconda delle circostanze. Ritiene trattarsi di organo sensibile, pronto ad agire su Roma nel senso voluto .


11 partito popolare deve in fase di conversazioni italo-austriache mantenere un atteggiamento tranquillo e misurato ; soltanto qualora queste urtassero in serie difficoltà passare ad un 'azione più decisa, nettamente offensiva su tutti i fronti ed ostruzionista. Gli ordini perverranno attraverso l'Ufficio federale.

Risulta anche che il ministro Gruber avrebbe esaminato insieme all 'Ufficio federale l'atteggia mento dei rappresentanti italiani in Austria rispetto al problema altoatesino, ma sul tale punto non ho potuto avere indicazioni esaurienti . Sembra però che il giudizio sia stato piuttosto negativo per quanto rigu arda la possibilità di imporre tout court il punto di vista austriaco e che prossimi cambiamenti siano auspicati.

Sempre in occasione della visita del ministro ad Innsbruck il dott. Jakoncig ha fatto sapere al ministro Gruber che avrebbe desiderato conoscere il suo pensiero sui problemi della ben nota iniziativa (zona franca di Innsbruck ed unione doganale con l'Alto Adige); il ministro gli ha fatto rispondere di essere spiacente di non poterlo ricevere per motivi abbastanza evidenti, ma che per altro condivide completamente tali progetti e ne solleciterà pertanto presso il Governo federale l'esame e l'eventuale a ttuazione ; lo pregava comunque di essere molto discretto al riguardo per non suscitare nei vicini allarme e negli occupanti la sensazione che attraverso tali progetti si voglia giungere ad intese più vaste e politicamente più impegnative.

11 1 Non pubblicato.
12

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA 1

L. PERSONALE. Londra, 3 giugno 1947.

Le accompagno la lettera ufficiale 2 in cui le chiedo di essere sollevato dal mio ufficio . Creda, ma lei lo sa, che sono realmente giunto al limite estremo delle mie possibilità. Mi duole di crearle questo imbarazzo nel momento in cui troppi


12 l In A.C.S., Carte Sforza. 2 Non rinvenuta.

altri pesi gravano sulle sue spalle. Sono molto lieto che lei sia rimasto al timone della nostra politica estera, quantunque non le nascondo che la nuova soluzione governativa mi lascia molto perplesso e per il presente e per l'avvenire . In questa precaria situazione ben vorrei continuare a darle la mia, se non altro allenata, collaborazione . Ma le ragioni che me lo impediscono sono più forti di ogni mia buona volontà .

So che la mia sostituzione le crea un problema di scelta. Nella ipotesi che le tornasse, per qualsiasi ragione, difficile sostituirmi immediatamente dopo la mia partenza, penso che, a meno di eventi imprevedibili e che non mi paiono probabili in questa torbida stasi estiva , i nostri interessi non sarebbero pregiudicati qui da una breve incaricatura di affari. Il ministro Migone ha egregiamente disimpegnato un simile incarico l'estate e l'autunno scorsi durante la mia lunga assenza a Parigi e New York. Questa è una ipotesi che affaccio per sua tranquillità , perché conosco Migone e me ne fido in pieno.

Per quanto riguarda la sua visita qui, il persistente silenzio american o circa la ratifica del trattato incomincia ad impensierirmi. Tarchiani mi scrive che non vi è nessuna sicura indicazione circa l'epoca di una ratifica insabbiata nelle lente procedure del Senato ed in una non chiara direzione di propositi. Se la ratifica americana non interviene nei prossimi quindici giorni e se veramente i termini della nostra Assemblea costituente non sono prorogabili, che cosa succede? Solo il nuovo Parlamento potrà ratificare, e quando? Qui sono preoccupati di questa eventualità , ma sono digiuni di ogni indicazione attendibile sulle intenzioni di Washington.

Devo quindi ritenere che la sua visita o avviene subito dopo la chiusura dei lavori della Costituente e a ratifica avvenuta, o dovrà essere rimandata all'autunno.

Ad ogni modo questa sera pranzo con Bevin e sentirò, privatamente, che cosa ne pensa.

Le sarò molto grato se, per mia tranquillità, mi vorrà dare atto della mia richiesta di richiamo e se vorrà assicurarmi di aver compreso ed apprezzato le ragioni che mi determinano ad invocarlo.

La collaborazione che ho potuto brevemente prestarle resterà anche per me fra i più cari ricordi di questa mia straordinaria esperienza. Grazie per la sua benevolenza e mi creda con profonda e affettuosa amicizia 3 .


4 mattina

Riapro per aggiungere che ho parlato ieri sera a lungo con Bevin su questioni nostre generali senza poter toccare, data la presenza di estranei alle questioni nostre, l'argomento della sua visita. Ho combinato con Bevin un incontro al Forcing Office per venerdì 4 . Avrò allora campo di tutto indagare e chiarire.

Bevin si è affettuosamente interessato ai casi nostri e mi pare nella migliore disposizione di spirito nei nostri confronti . È molto preoccupato del ritardo nella


12 3 Per la rispos ta vedi DD. 30 e 35. 4 Vedi D. 23.

ratifica americana, paventando che ciò renda impossibile la nostra ratifica in tempo utile per la nostra ammissione all 'O .N .U. La stessa inquietudine hanno dimostrato Noei-Baker e Jebb presenti.

Bevin mi ha assicurato che l'Italia sta, nei suoi disegni, sulla grande direttrice Londra-Mediterraneo-Estremo Oriente che ha costituito la spina dorsale del suo discorso al Congresso laburista. Il completo consenso alla sua politica estera datogli dal Congresso del partito lo mette in forte posizione sia verso la Russia (che negava l'esistenza di tale consenso), sia verso l'America (che si domandava fino a qual punto il consenso stesso spalleggiasse e garantisse la sua politica). Bevin era felice per quello che, se non succedono imprevedibili difficoltà di attuazione, si profila come un colossale successo inglese in India. Scusi la fretta . Le riferirò dopo il colloquio di venerdì.

13

IL CAPO DELLA MISSIONE AL CAIRO, DE ASTIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7335/111. Il Cairo, 4 giugno 1947, ore 13,22 ( per. ore 16,40 ) .

Nelle mie visite di congedo a questo presidente del Consiglio e sottosegretario di Stato per gli affari esteri mi è stato ripetuto fermo intendimento normalizzare rapidamente rapporti italo-egiziani, attivando trattative di pace e di collaborazione specie relazioni culturali, tecniche e commerciali.

Presidente del Consiglio ha espresso in questi ambienti parlamentari desiderio che accordo di Parigi venga possibilmente approvato dal Parlamento nell'attuale sess10ne .

14

IL MINISTRO A STOCCOLMA, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7378175. Stoccolma, 4 giugno 1947, ore 19,55 (per. ore 11,30 del 5).

Telegramma di V.E. n. 8582 circolare 1•

Nel colloquio avuto oggi con questo ministro esteri egli si è dichiarato personalmente favorevole ammissione Italia a lavori seconda sessione Commissione economica europea. Si è riservato esaminare questione insieme signor Myrdal segretario esecutivo della Commissione predetta che travasi attualmente Stoccolma e darmi al più presto definitiva risposta mia richiesta.


14 1 Vedi D. 3.
15

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7367/478. Lon dra, 4 giugno 1947, ore 21 (per. ore 11,30 del 5 ).

Telegramma circolare di V.E . n . 8582 1 .

Per quanto favorevole ritenendo che ciò risponda anche all'interesse inglese , Foreing Office non crede sarà possibile ottenere nostra ammissione titolo consultivo all a seconda sessione Commissione economica europea tanto più che tale ammissione implicherebbe ingresso altri otto Paesi non membri Nazioni Unite. D 'altra parte funzionario competente ha fatto presente che sessione luglio -che completa lavori dell a prima -sarà brevissima e dedicata massimamente questioni procedurali Egli ritiene che assorbimento da parte Commissione europea delle Agenzie specializzate a cui già partecipiamo, sempre a titolo consultivo, dovrà coincidere con nostra ammissione stesso titolo alla Commissione europea sempre che nostra ammissione alle Nazioni Unite non abbia nel frattempo risolto questione .

Quanto precede collima con quanto Confalonieri, tuttora a Londra , mi ha verbalmente fatto presente ed ha riferito a tempo debito a codesto Ministero affari esteri spiegando origine difficoltà che si incontrano in materia2 .

16

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGE:'<TE 7387/404 . Washington, 4 giugno 1947, ore 21,29 (per. ore 17,30 del 5 ) . Seguito telegramma 402 1•

È oggi proseguita Senato discussione plenaria su ratifica trattati di pace.

Ha parlato lungamente a favore ratifica senatore Barkley capo minoranza democratica , il quale, dopo aver ribadito noti argomenti circa necessit à tutelare continuità politica estera americana, ha soprattutto insistito su asserito desiderio pronta approvazione trattato da parte Governo e popolo italiano. Secondo lui mancanza ratifica favorisce disordini in Italia e renderebbe precario attuale nostro Governo democratico a vantaggio estremisti.



2 Questo telegramma veniva ritrasmesso a Washington, anche in risposta al D. 7, con le seguenti istruzioni : «V .E. potrà comunque informare Clayton (se non ancora pa rtit o per Gin evra) del predetto atteggiamento in glese, rimettendosi allo stesso circa opportunità e possibilità di un passo a mericano a Londra tendente modificare dispo sizioni Governo britannico in senso a noi favorevole» (T. 8902/329 del 9 giugno). 16 l Vedi D. 8.

Hanno pronunciato discorsi contro ratifica nostro trattato senatore democratico Eastland del Mississipi e repubblicani Bridges e Wherry. Quest'ultimo ha efficacemente posto in rilievo messaggio nostra Asseblea costituente (che Vandenberg ha inserito all'ultima ora in atti parlamentari), nonché frase conclusiva nota recente risposta di V.E. a Don Sturzo, quali prove reali atteggiamento Governo e popolo italiano nei confronti ratifica.

Vari senatori hanno fatto varie dichiarazioni di simpatia per Italia. Tra l'altro senatore Johnson del Colorado ha chiesto perché U.S.A. non concluderebbero pace separata con Italia quando parlasi invece sempre più insistentemente paci separate con zona anglo-franco-americana Germania e con Austria.

Vandenberg gli ha subito opposto difficoltà regolare in tal caso nostre questioni territoriali, che a quanto da lui continuamente affermato solo intervento Stati Uniti riuscì rendere meno gravose possibili per l' Italia. Domani si concluderà votazione: prima votazione avverrà mozione presentata ieri sera da senatore Fullbright per rinviare decisione sul nostro trattato pace fino al 25 geunaio 1948 ossia quando Congresso riprenderà lavori dopo ferie. Secondo calcoli Vandenberg e noto senatore Connally mozione verrà respinta a grande maggioranza . Si procederà quindi votazione finale su disegno di legge ratifica. Secondo Connally voti contrari non supereranno dozzina , dati grande impegno e pressioni dell 'Amministrazione e dei dirigenti Senato per immediata ratifica.

:telegraferò2 .

15 l Vedi D . 3.
17

L' INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, FABIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7372/1 ol. Budapest , 4 giugno 1947, ore 22,40 ( per. ore 13,30 del 5 ).

Crisi politica interna si è subitaneamente aggravata in seguito espatrio clandestino presidente dell'Assemblea nazionale Varga, che però non ha dimissionato, e con ritiro Balzi!, già segretario generale partito piccoli proprietari e sottosegretario di Stato presidenza del Consiglio, da vita politica . Risulta poi coinvolto in noto complotto anche borgomastro Budapest. Si ritiene inoltre che ministri Ungheria Washington , Parigi e Berna , chiamati conferire in relazione ultimi avvenimenti, non si presenteranno e rassegneranno dimissioni. Esponenti partito comunista e socialista e anche presidente partito piccoli proprietari hanno in vari discorsi aspramente deplorato contegno ex presidente Consiglio dei ministri ed ex presidente Assemblea nazionale , esigendo ulteriore epurazione: suddette personalità verranno private cittadinanza ungherese onde poter annullare loro mandato parlamentare.


Impressione generale è che manovre comuniste promosse autorità occupazione onde costituire Governo di loro assoluta fiducia disposto assecondare piena attuazione programma predetto partito e si riscontra in attuale situazione analogia con quella determinatasi in questo Stato dopo 19 marzo l 944.

Predetto avvenimento ha provocato profonda impressione in questi circoli economici anche in relazione notizia sospensione crediti americani e si è verificato ulteriore crollo titoli industriali.

16 2 Vedi D. 19.
18

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 7364/298-299. Parigi, 4 giugno 1947, ore 23,10 (per. ore 9 del 5 ).

Governo britannico ha informato Governo francese avere ricevuto da noi nota circa spostamenti frontiere da linea spartiacque (telespresso ministeriale 5/1957) 1 . Ha aggiunto che analoga nota era stata da noi inviata Washington e Mosca e che Governo britannico voleva consultarsi con Governo francese per risposta da dare a noi.

Per incarico Bidault Couve mi ha detto che Governo francese era rimasto sorpreso che essendo in corso conversazioni dirette fra i due Paesi per risolvere questione frontiere noi ci fossimo rivolti a tutti principali firmatari trattato di pace sollevando così questione revisione trattati attraverso organi ufficiali. Governo francese riteneva che noi dovevamo scegliere fra le due procedure: o conversazioni dirette con la Francia, o richiesta revisione sulla via internazionale: ma non poteva accettare che noi trattassimo contemporaneamente della questione per due tramiti differenti.

Gli ho osservato che la nota si riferiva a questione che nulla aveva a che fare con precedenti conversazioni Couve-Arpesani. Si trattava peggioramenti fatti ulteriormente in sede fissazione sulla carta frontiera: nostra comunicazione segretariato aveva per scopo fissare documentazione su questione che non era stata esplicitamente dibattuta Conferenza a complemento nostra documentazione già esistente segretariato per precedenti modifiche frontiera . Che intenzione Governo italiano ed in particolare V.E. era appunto trattare direttamente con Francia.

Couve non si è contentato queste mie assicurazioni e mi ha detto che Governo francese desidera avere dichiarazione esplicita su procedura che noi intendiamo seguire.

Per quanto reali possibilità ottenere revisione trattato via organi internazionali debba considerarsi attualmente come nulla, dichiarazione del genere di quella


18 t Del 9 a prile, vedi serie decima , vol. V.

richiesta da Governo francese non mi sembra precluderei in fatto questa via, sia pure teorica, poiché potremo sempre tornarci quando conversazioni dirette dovessero mostrarsi praticamente negative2 .

19

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7406~7428/406-412. Washington , 5 giugno 1947, ore 10,35 (per. ore 18 del 6 ).

Seguito telegramma n. 404 1•

Conformemente previsioni mozione Fullbright per rinviare ratifica è stata respinta in votazione odierna Senato con 67 voti contrari e 23 favorevoli . Risultato ha scoraggiato opposizione già depressa e subito dopo nostro trattato pace è stato approvato con 79 voti favorevoli e l Ocontrari quasi tutti di senatori Middlewest e dell'Ovest.

Subito dopo sono stati approvati trattati di pace romeno, bulgaro e ungherese senza votazione nominale.

Malgrado che, fin da quando Amministrazione e dirigenti del partito democratico e repubblicano si erano impegnati a fondo nella discussione della ratifica del trattato, il suo esito fosse previsto, l'opposizione è stata insistentemente perseguita fino alla votazione della mozione Fullbright, avvenuta oggi, col conseguimento dello sperato effetto di porre in evidenza all'opinione pubblica americana l'inconsistenza e l'ingiustizia del trattato, in maniera da preparare in tal modo l'atmosfera per la revisione eventuale.

Secondo quanto mi risulta, questi ambienti francesi ed inglesi erano molto preoccupati , fino al mutato atteggiamento di Taft (vedi mio telegramma 395)2, a causa dell'atteggiamento di molti senatori in senso ostile al trattato.

Di nuovo ho interessato Dipartimento di Stato per una dichiarazione di questo Governo che coincidesse con la proclamazione della firma della ratifica (vedansi i telegrammi di questa ambasciata 362 e 352) 3 . A tale riguardo mi sono stati confermati propositi più favorevoli.

In via confidenziale sono stato inoltre informato che i Quattro, ad iniziativa inglese, hanno deciso di depositare a Parigi contemporaneamente la propria ratifica prima della fine del mese. In questi ambienti, infatti, si ritiene che il Parlamento francese potrà nei prossimi giorni dare la sua approvazione alla ratifica e che anche l'U.R.S.S. si accinge a ratificare.

A questo Dipartimento di Stato, inoltre, risulta che da parte inglese si premerebbe per la ratifica italiana. Essi, infatti, hanno nuovamente chiesto agli americani il loro appoggio per i loro passi in tal senso.




2 Vedi D. 8, nota l.


3 Del 16 e 13 maggio, vedi serie decima , vol. V.

18 2 Per la risposta vedi D. 37. 19 l Vedi D . 16.
20

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A W ASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 8708/322 . Roma, 5 giugno 194 7, ore 16,40.

Suo 394 1•

Istruzioni le sono state inviate con telespresso n. 892 del 3 u.s. 2 Noi chiediamo di collaborare in sede tecnica (inchiesta in loco) e in sede politica (lavori supplenti). Insistiamo però perché si ponga ormai termine al sistema delle semplici «ascoltazioni» del nostro punto di vista di cui sino ad ora non è stato tenuto alcun conto, per far luogo a vera e propria collaborazione nella ricerca di una soluzione che non sia a noi imposta, ma con noi concordata. Tale mutamento nei sistemi di procedura è essenziale, specie se nel frattempo sarà stato ratifìcato trattato, se si vuole che popolo italiano abbia fiducia nei nuovi metodi di collaborazione internazionale e nelle effettive intenzioni degli Alleati nei suoi riguardi . È ovvia importanza questione anche dal punto di vista politico interno.

Quanto alla sostanza del problema noi chiediamo, come noto, mandato singolo affìdato all'Italia sui quattro territori.

21

L' INCARICATO D'AFFARI A.I. A BUCAREST, CASTRONUOVO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 893/465. Bucarest, 5 giugno 1947 (per. il 26).

Seguito mio telespresso n. 8511431 del 28 maggio u.s. 1•

Una vecchia regola della scherma insegna che l'attacco è la migliore difesa. E il sig. Tataresco, abile schermidore politico, non se ne è dimenticato. Messo in difficoltà dalle puntate sempre più insidiose dei partiti di sinistra , ha risposto con una mossa molto abile . Circa una settimana fa egli ha presentato agli esponenti



2 Vedi D. IO.


delle varie correnti politiche in seno al Governo un lungo memoriale nel quale, in forma assai decisa, ha in sostanza fatto sue le tesi sin qui sostenute dall 'opposizione. Nell 'esposto -secondo quanto ho appreso da ottima fonte -si ricorda che l'articolo 3 del trattato di pace impone alla Romania il rispetto delle libertà democratiche, e che il mancare a tale impegno potrebbe ostacolare l'ammissione della Romania all'O.N.U., poichè --come afferma coraggiosamente il documento -l'appoggio della Russia e delle Nazioni a lei fedeli non basterebbe a bilanciare l'ostilità delle altre Potenze, che dispongono in seno all'Assemblea di una salda maggioranza. Occorre quindi -prosegue -dare piena applicazione al predetto articolo e a tale scopo metter fine agli arresti arbitrari, rivedere la posizione dei detenuti politici, migliorare senza indugio il loro trattamento, sottoporli se del caso a solleciti e regolari processi, altrimenti liberarli ; allentare la censura sulla stampa; intervenire perchè cessino le pressioni esercitate da estremisti sugli industriali e sugli uomini d'affari; evitare le troppo frequenti violazioni alla proprietà, al domicilio privato, al segreto bancario ed epistolare; concedere infine un trattamento più umano agli allogeni tedeschi di Transilvania, ecc.

Si tratta come si vede di una vera requisitoria, che potrebbe portare la firma dello stesso Maniu, come questi ha ammesso recentemente. Ed è chiaro lo scopo che essa si proponeva. Infatti, o i partiti di sinistra avrebbero respinto in blocco le richieste di Tataresco, e allora questi avrebbe lasciato il Governo con l'aureola di difensore e martire delle libertà civiche, ovvero avrebbero accordato delle concessioni, e in questo caso la posizione del predetto, sia in seno al governo che di fronte all'opinione pubblica, sarebbe stata assai rafforzata.

Nei giorni scorsi il memoriale di Tataresco è stato l'argomento del giorno negli ambienti politici, e una crisi sembrava imminente. Erano giunti in aereo a Bucarest l'ambasciatore romeno a Londra, Franasovici, quello a Belgrado, Vianu, il ministro a Praga, Grigorescu , e l'ex ministro dell'economia Bejan , tutti fedeli di Tataresco, da questi convocati d' urgenza per sostenerlo in seno al suo partito -nel quale, sembra, non mancavano i dissensi -e in vista di eventuali sostituzioni nella compagine ministeriale. Ma alla fine della scorsa settimana è sopravvenuto un fatto nuovo: la crisi ungherese, che ha evidentemente indotto Tataresco a più miti consigli. D 'al tronte gli stessi partiti di sinistra non giudicavano fosse opportuno forzare adesso la situazione e conferirgli la palma del martirio.

Si è così giunti a un compromesso: Tataresco resta al Governo con i suoi seguaci e anzi, secondo quanto annuncia il suo organo Drapelul, accompagnerà a Belgrado e a Sofia il presidente Groza (mio telespresso n. 807/410 del 16 maggio)2 , ciò che sinora non era previsto. D 'altra parte il suo memoriale verrà considerato, sembra, «nul et non avenu» .. . Franasovici, Vianu e Grigorescu tornano alle loro sedi , e la stampa indipendente annuncia con sollievo che la crisi è finita, che siamo in fase di distensione. Ma si ha l'impressione che la crisi sia piuttosto rimandata. Permane infatti l'incompatibilità tra la linea politica che il partito più influente intende seguire e gli interessi che Tataresco rappresenta. Resta a vedere quanto l'attuale distensione potrà durare.


20 l Con T. 7255/394 del 2 giugno, Tarchia ni riferiva di un a conversazione avuta con Utter, membro american o della Commissione d'inchiesta per le colonie, in vista della probabile riunion e del Co mitato dei supplementi a Lo ndra il 6 giugno. Tarchiani aveva sostenuto la necessità della presenza di esperti italiani nella Commissione per i sopra lluoghi nelle varie colonie, mentre il Dipartimento di Stato e ra favorevok unicamente alla possibilità per l'Ita lia di esprimere le proprie vedute all'interno della Commisswne. C on success ivo T. 7427/4 13 del 5 giugno. T archiani riferiva che i sovietici avrebbero probabilmente adottato s ulla que stione una tattica dilatori a. rin viando l'entrata in vigore del tratta to di pace. 21 1 Non pubblicato. 21 2 Non pubblicato.
22

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 7456-7493/418-419-420. Washington, 6 giugno 1947, ore 22,33 (per. ore 7,30 del/'8).

Dopo dichiarazione ieri di Truman su necessità assistenza americana Paesi esteri, importante discorso pronunciato da segretario di Stato all'Università di Harvard (cui testo risulta trasmesso da agenzie) è oggi qui posto in massimo risalto e riscuote generale approvazione. Si è sottolineato qui particolarmente seguenti punti:

l) Necessità dare nuova sostanziale assistenza per prossimi tre-quattro anni a Europa in alimenti e essenziali merci americane allo scopo impedire gravissime conseguenze del peggioramento condizioni economico-sociali e politiche Europa.

2) Politica americana non è diretta contro qualsiasi Paese o dottrina ma contro fame, disperazione e caos. Suo proposito è consentire stabilità libere istituzioni.

3) Ogni governo che intenda cooperare compito ricostruzione europea troverà piena collaborazione Governo U.S.A. Qualsiasi governo che manovra per bloccare ripresa altri Paesi non può attendersi aiuti americani. Governi, partiti o gruppi politici che cercano perpetuare miseria umana per trarre profitto incontreranno opposizione U.S.A.

4) Futura assistenza economica America non deve essere palliativo isolato ma cura del male. Occorre pertanto un certo accordo ed un programma comune tra Paesi europei interessati per ovviare necessità situazione. Iniziativa deve partire da Europa. U.S.A. aiuteranno amichevolmente nell'elaborato programma europeo e lo appoggeranno per quanto praticamente possono.

Discorso segretario di Stato è molto importante passo innanzi verso realizzazione proposte espresse da questi circoli dirigenti dopo infruttuosa chiusura Conferenza di Mosca (richiamo punti 2 e 3 telegramma 312 dal 25 aprile u.s.) 1•

Esso segue noto discorso Acheson, dichiarazioni Stassen, campagna della stampa mentre anche Wallace si è ripetutamente espresso per ingentissimi aiuti americani tutti Paesi naturalmente con finalità politiche ben diverse. Crisi ungherese ha ora accentuato in questa opinione pubblica realizzazione necessità larga assistenza a Paesi amici Europa occidentale soprattutto per ovvi motivi politici ma anche per poter mantenere attuale ritmo produzione e alto tenore vita americani minacciati da miseria acquirenti europei: interessante sintomo sono state ripetute affermazioni circa necessità aiutare economicamente Italia in discussioni Senato per ratifica trattato.

Marshall passa adesso da indicazioni fino ad ora tecniche a suggerimenti pratici corrispondenti a desiderio Stati Uniti. Secondo prime informazioni da buona fonte, discorso segretario di Stato è anche un monito a Governo inglese. Qui infatti si vorrebbe che Londra prendesse


sollecite iniziative per accordi con altri Paesi europei e per procedere a redazione programma comune; ma Governo inglese dimostrerebbe scarso desiderio impegnarsi in tale compito. E cio oltre che per ovvi motivi politica europea, per riluttanza ad accodarsi a U.S.A. per lungo periodo. Mentre Governo canadese, interessato da qui, starebbe svolgendo a Londra azione persuasiva, Marshall avrebbe voluto anche precisare all'Inghilterra che ove essa bloccasse direttive politiche americane verrebbero rifiutati ulteriori aiuti quando essa, fra un certo tempo, sarebbe costretta richederli. Visita Truman nel Canadà prossima settimana dovrebbe costituire anche nuova pressione su Governo britannico.

Sarei grato ricevere telegrammi informazioni nostra ambasciata a Londra.

22 1 Vedi serie decima, vol. V.
23

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 7461/489. Londra, 6 giugno 1947, ore 23 (per. ore IO del 7).

Riassumo punti essenziali dichiarazioni oggi fattemi da Bevin: a) Dopo avvenuta ratifica americana si augura che nostra ratifica non tardi consentendo per noi favorevoli sviluppi politici che da essa dipendono. b) La dichiarazione di Marshall ad Harvard, di cui egli non era stato preavvisato e sulla quale ha chiesto chiarimenti, può costituire evento di portata decisiva per avvenire europeo. Se la dichiarazione deve essere presa alla lettera, cosa che egli si riserva di appurare, Governo britannico appoggerà in pieno la nuova politica americana. Egli è sempre stato convinto che la resurrezione europea deve essere affrontata ed assicurata in blocco. È però preoccupato che Europa non diventi una palla da giuoco fra America e Russia poichè continua ad essere persuaso che quest'ultima con pazienza e fermezza possa essere condotta ad una finale forma di collaborazione. Mi ha dato visione di un comunicato allora preparato dal Foreign Office in cui si dà c~ldo benvenuto ed appoggio alla dichiarazione di Marshall considerandola nuovo approccio ai problemi ricostruzione europea e incoraggiamento a Gran Bretagna e Stati europei a provvedere vigorosamente allo loro ricostruzione nella consapevolezza che loro sforzi saranno appoggiati da U.S.A. Comunicato però conclude che nel tempo stesso Gran Bretagna continua trattative per accordo commerciale con Russia il quale, se concluso, concorrerà a restaurare un equilibrio nell'Europa spezzata dalla guerra. c) Nuovo orientamento risultante da mossa americana può dare all'incontro con V.E. ampiezza e portata superiore a quelle che egli aveva previste. Egli era pronto fissare una data molto prossima, ma deve ora riservarsi di misurare la nuova situazione e di trame conseguenze sul piano generale e per quanto ci riguarda. Fisserà quindi appena possibile epoca incontro. d) Circa problema coloniale Gabinetto non ha ancora deciso precisa politica inglese. Per quanto riguarda Libia Governo inglese era, in massima, favorevole

lasciare a noi Tripolitania passando ai Senussi Cirenaica. America si è opposta a questa soluzione proponendo trusteeship generale a cui egli è contrario. Egli ha in mente alcune soluzioni che possono ragionevolmente avvicinare gli interessi nostri e inglesi, ma non può esprimersi prima che il Gabinetto si sia pronunziato. Dopo nostra ratifica e avviamento lavori supplenti potrà abbordare con V.E. tema di una solidale politica verso il mondo arabo da me additatagli come nostro leale movente. In complesso su questo argomento ha mantenuto solita prudente riserva. Sola chiara indicazione risultante è stata che, una volta salvaguardati interessi inglesi alla Cirenaica in relazione ritiro dall'Egitto, non ci sarebbe opposizione a nostra permanenza in Tripolitania . Per Eritrea ha constatato difficoltà create da pretese Etiopia. Per Somalia solito più elastico atteggiamento.

e) Ha intenzione discutere con V.E. argomento, che egli coltiva con particolare amore, possibile inclusione nuove risorse idriche AJto Adige in un piano generale di utilizzazione internazionale delle possibilità idro-elettriche delle Alpi (Francia, Svizzera, Italia, Austria, Jugoslavia) per il quale ci invita predisporre studi per la parte che ci riguarda. Considera simile piano, che mi ha detto potrebbe essere finanziato da Svizzera, come un grande passo verso soluzione problema confini ed affiatamento Nazioni interessate ai fini unificazione europea.

f) Giudica avvenimenti ungheresi come «grave colpo» ed attende conoscere fatti per decidere atteggiamento britannico. g) È gravemente preoccupato situazione interna francese.

h) Nonostante tutte difficoltà momento considera che si stia preannunziando nella situazione internazionale una schiarita che gli suggerisce maggiori speranze. Ha manifestato la più convinta fede nel nostro avvenire.

24

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 4864/1365. Washington, 6 giugno 1947 1•

Ho trasmesso con telespresso a parte i numerosi ritagli degli articoli che sono apparsi in questi ultimi tempi sulla stampa americana in merito al problema degli aiuti all'Europa per i prossimi anni. Accludo ora al presente rapporto il testo del discorso pronunciato ieri dal segretario di Stato Marshall alla Harvard University, discorso che pone in termini drammatici di fronte all'opinione pubblica americana la questione delle necessità economiche europee precisando che «per i prossimi tre

o quattro anni tali necessità di generi alimentari e di altri prodotti essenziali principalmente degli Stati Uniti -supereranno talmente le capacità di pagamento da rendere necessario inviare altri sostanziali aiuti, altrimenti l'Europa subirà un deterioramento economico, politico e sociale di estrema gravità».


Il discorso di Marshall ha avuto luogo a poca distanza da quello pronunciato a Cleveland dal sottosegretario di Stato Acheson, in cui altre argomentazioni non meno pessimistiche sono state svolte in merito alla situazione europa.

I due discorsi fanno parte di una campagna che l'Amministrazione americana ha deciso di iniziare per proporre alla prossima sessione del Congresso nuovi stanziamenti. In questo il Governo è costantemente sostenuto dalla stampa che , attraverso i più importanti scrittori e corrispondenti politici, nelle ultime settimane quasi giornalmente esprime la più seria preoccupazione dei circoli dirigenti americani sui pericoli di un collasso economico europeo.

Partecipano a tale campagna, con proposte che possono differire nei dettagli ma che nella sostanza riprendono lo stesso tema con precisa unanimità di intenti, Walter Lippman, Sumner Welles , Anne McCormick, Joseph Alsop e altri noti «colonnisti». È anche da notarsi a questo proposito la proposta formulata dal noto governatore Stassen, che intende presentarsi candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali, il quale ha addirittura fatto presente la opportunità che il lO% della produzione americana nei prossimi anni venga accantonato per l'estero a titolo gratuito .

L'attenzione di tali circoli si è concentrata sul problema soprattutto a seguito delle notizie che sono state accuratamente registrate in questi ultimi tempi, in merito al progressivo depauperamento delle risorse in oro e in valuta pregiata che va verificandosi in Francia (dove gli investimenti all'estero e le risorse predette avrebbero subito un drenaggio di circa un miliardo di dollari), in Gran Bretagna (dove il prestito americano viene utilizzato a un ritmo ben superiore a quello originariamente previsto), in Italia (la cui assoluta mancanza di valuta è stata copiosamente illustrata), nelle zone di occupazione tedesca , e negli altri Paesi.

Ovviamente tale campagna e le argomentazioni che vengono con essa svolte costituiscono un corollario della «Truman Doctrine» e hanno anzi tratto dalla nuova dottrina il migliore incentivo. Anche se le finalità politiche dei futuri aiuti vengono sottaciute o accennate in sordina nei discorsi uffici ali è evidente che il Governo americano intende al più presto costituirsi i mezzi necessari per arginare con l'arma economica l'espansionismo sovietico . D 'altra parte altre considerazioni di puro ordine economico entrano anche in gioco nella valutazione del problema: gli Stati Uniti hanno negli anni del dopoguerra esportato per circa sedici miliardi di dollari all'anno (nell 'anteguerra tali esportazioni si aggiravano sui quattro miliardi) . In quest'anno le importazioni non supereranno gli otto miliardi. Finora le esportazioni in eccesso sono state finanziate con mezzi eccezionali (programmi militari, U.N .R.R.A, prestiti, liquidazioni di risorse in valuta da parte dei Paesi interessati). Se venissero a mancare negli anni avvenire tali mezzi di finanziamento, è indubbio che l'enorme macchina di produzione che la guerra ha creato in questo Paese vedrebbe di colpo limitarsi in gravissima misura le sue possibilità di sbocco, con conseguente crisi di depressione. È anche convinzione di questi circoli dirigenti che una eventuale depressione negli Stati Uniti creerebbe condizioni favorevoli per un potenziamento dell'espansione sovietica. È facile trarre da ciò le conclusioni: è necessario che gli Stati Uniti si impongano nuovi sacrifici per mantenere elevato il livello della propria produzione e della propria capacità esportatrice, dando la possibilità ai mercati di assorbimento di potenziare i propri acquisti.

Un nuovo elemento è però intervenuto nelle considerazioni che sono alla base del nuovo sforzo americano. Esso può essere rilevato nell'ultima parte del discorso di Marshall, in cui si suggerisce che siano gli stessi Paesi europei, o almeno alcuni di essi, a coordinare le proprie necessità ed a presentarsi in un blocco organizzato affinché gli eventuali aiuti possano essere resi più efficaci e possano utilmente armonizzarsi. È ovvio che attraverso il coordinamento economico europeo, se mai esso potrà essere raggiunto, il Governo americano potrebbe automaticamente conseguire una formula tale da costituire una buona piattaforma per il rassodamento delle posizioni politiche americane in Europa. È indubbio comunque che sono in corso di attivo studio presso l'Amministrazione i provvedimenti che potranno eventualmente essere proposti al Congresso: soprattutto si parla con insistenza di un nuovo civilian lend-lease che verrebbe elaborato sulle traccia del /end-lemie militare adottato durante il periodo bellico. Il tema è «come il lend-lease è servito per vincere la guerra, il nuovo lend-lease deve servire a vincere la pace».

Questi, a grandi linee, sono i propositi che vanno sempre più manifestandosi da parte di questo Governo. Non mi nascondo che la campagna cosi iniziatasi non sarà né facile, né di breve durata, in vista della resistenza del Congresso a nuove spese e date certe tendenze, pur sempre ispirate a nostalgie isolazionistiche, di alcuni membri delle due Camere (come i recenti dibattiti sul grant-in-az'd hanno dimostrato). D ' altra parte una proposta di così ampia portata e richiedente così ingenti sacrifici finanziari non potrà verosimilmente essere formulata prima che il Congresso si aggiorni per le vacanze estive: la prossima sessione è d'altro canto prevista per il prossimo gennaio. Non sono però mancati già accenni su questa stampa e in questi circoli sulla necessità in cui si troverà il presidente di convocare una speciale sessione in autunno, appunto per esaminare tali nuove necessità di stanziamenti.

Resta ora a vedere quali suggerimenti verranno dati da questo Governo perché possa concordarsi tra i Paesi europei un «piano di necessità», nè è da escludersi che come è avvenuto per il grant-in-aid qualche iniziativa venga incanalata via Nazioni Unite. Ma è anche certo che gli Stati Uniti saranno riluttanti e forse anche decisamente contrari a deferire a qualsiasi altro organismo la concreta attuazione dei piani di assistenza, il cui peso dovrà in definitiva esser pur sempre sostenuto dal contribuente americano.

Non mancherò di tenere al corrente V.S. degli ulteriori sviluppi che l'importante problema potrà avere.


25 .

IL SEGRETARIO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A WASHINGTON, MALFATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA 1

L. PERSONALE. Washington, 6 giugno 1947.

Le trattative della missione economica italiana si avviano ormai verso la loro conclusione. Dai telegrammi dell'an. Lombardo saranno noti a V.E. l'andamento dei lavori ed i risultati che si stanno per raggiungere. Le trattative si svolgono ormai


25 I In A.C.S., Carte Sforza.

in un'atmosfera assai cordiale; però spesso è stato necessario l'energico intervento dell'on. Lombardo presso Mr. Thorp (Assistant Secretary of State for Economie Affairs) per uscire da sterili discussioni e avviarsi verso soluzioni più concrete.

Da parte americana si era molto ben disposti nei nostri confronti al momento dell'arrivo della missione Lombardo. Si verificò poi la crisi governativa italiana e l'incidente Togliatti. Soprattutto il secondo fatto rischiò di avere gravi conseguenze sull'esito delle trattative. Gli americani però, con notevole senso di equilibrio, limitarono la diffusione dell'articolo in questione evitando così gravi ripercussioni sull'opinione pubblica. Lentamente si è risalita la china, con molto lavoro e numerosi contatti. Oggi ormai le trattative per le questioni più spinose sono giunte a un buon punto e si prevede che tra una quindicina di giorni saranno ultimate, con un discreto risultato.

Non conviene però farsi soverchie illusioni sugli aiuti che otterremo dagli Stati Uniti; è molto difficile per il Governo americano ottenere dal Congresso i mezzi finanziari per aiutarci. Inoltre, poco tempo fa Marshall si è impegnato a non fare ulteriori richieste di fondi per la sessione in corso. Dunque l'unica via aperta per il Governo americano è quella dei prestiti politici, e soltanto in quel caso il presidente Truman convocando i capi del Congresso alla Casa Bianca può nutrire speranza di ottenere i necessari crediti.

Però, oltre alle immancabili difficoltà di politica interna che non mancherebbero di sorgere in Italia per la questione dei prestiti politici , anche da parte americana la cosa non è così facile. Il primo ostacolo è che la nostra situazione economica viene considerata da parte americana con maggiore ottimismo che da noi stessi, (come venne menzionato nel comunicato di Marshall), spesso in netta opposizione al pessimismo di alcuni nostri esperti tecnici.

Il nuovo Governo italiano, anche se visto qui con simpatia perché i comunisti ne sono esclusi, desta serie preoccupazioni circa la sua debolezza in seno all' Assemblea costituente e le difficoltà che incontrerà quanto prima nelle trattative con l'onnipotente Confederazione generale del lavoro.

Il Dipartimento di Stato contava molto sulla partecipazione al quarto Governo di De Gasperi del P.S.L.I. , insieme ad elementi provenienti dai partiti di sinistra, non comunisti, che avrebbero collaborato al nuovo governo come indipendenti, assumendo la direzione di determinati dicasteri tecnici.

In questi mesi avviene indubbiamente un profondo mutamento nella politica estera americana, in quanto essa tende sempre più a identificarsi con quella che viene comunemente chiamata la «dottrina di T.ruman». Questa nuova formul a della politica estera americana risulta basata su due concetti principali: il primo è l'opportunità per la Nazione americana di spendere oggi alcuni miliardi di dollari per rimettere in piedi l'economia europea, piuttosto di essere costretti in un prossimo domani a spendere in una terza guerra la metà del reddito nazionale. Il secondo concetto, destinato a limitare il valore del primo, è che l'aiuto americano potrà andare soltanto a governi da cui i comunisti sono esclusi, il Congresso essendo disposto a votare importanti_crediti soltanto per motivi politici (e qui abbiamo l'influenza della politica interna su quella estera, come così spesso avviene nella storia degli Stati Uniti).

In senso generale, il Governo americano, in questo campo in anticipo sulla sua opinione pubblica, è attualmente favorevole a governi basati su democristiani e

socialisti, ritenendo che sono i soli governi capaci di ricostruire l'economia dei Paesi dell'Europa occidentale con la necessaria giustizia sociale. È degno di nota constatare come gli Stati Uniti, pur essendo al cento per cento per la free enterprise a casa loro , sono nettamente in favore di una economia pianificata per i Paesi europei, e ciò soprattutto in considerazione del fatto che conoscono le scarse risorse di cui possono disporre gli altri Paesi. Gli americani ritengono che la mancanza di programmi e piani induca e giustifichi gli sprechi che potrebbero essere sostenuti da un Paese come gli Stati Uniti , ma sarebbero esiziali per altri. Una seria pianificazione viene considerata come l'unico mezzo che permetta una rapida ricostruzione delle economie distrutte dalla guerra , permettendo contemporaneamente di attuare quelle indispensabili riforme sociali senza le quali la democrazia è una parola priva di significato.

Si può aggiungere che in questo nuovo indirizzo della politica estera americana si ritrovino le due direttive fondamentali che hanno fatto la forza degli Stati Uniti . Se c'è da una parte la difesa d'interessi, che possiamo quasi considerare come «imperiali», c'è anche il sincero desiderio di affermare l'esistenza del sistema democratico per il mondo, mediante concreti aiuti economici. Non per altro essi discendono nello spirito dei Pilgrim Fathers. Da noi purtroppo , in molti , c'è spesso la tendenza a tener presente il primo elemento, trascurando del tutto il secondo .

Questa nuova evoluzione della politica estera americana, se attuata con generosità, intelligenza e fermezza sarà probabilmente un elemento decisivo per la vita dei regimi democratici nei Paesi dell'Europa occidentale. Occorre però sempre tenere presente che se tale tentativo dovesse fallire per l'incapacità delle forze democratiche ad essere all'altezza del loro compito, gli Stati Uniti non esiteranno , in un secondo tempo, ad appoggiare delle forze molto meno democratiche, pur di evitare l'avvento di governi comunisti.

Ho creduto opportuno segnalare a V.E. quanto sopra ; si tratta di impressioni assolutamente personali , ma che sono basate su osservazioni di fatti concreti .

P. S. Mi riservo poi di riferire a voce a V.E. sulle difficoltà incontrate dall'on . Lombardo nell'espletamento della sua missione , difficoltà che non si riferiscono però alla parte americana.

24 l Manca l' indicazione della data di arrivo.
26

L'INCARICATO D'AFFARI AL CAIRO, ARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7494/113. Il Cairo, 7 giugno 1947, ore 18,42 (per. ore 7,30 dell'B).

Mi è stato oggi inviato da questo ministro degli affari esteri nota con la quale ufficialmente comunica decisione Consiglio dei ministri della ripresa delle relazioni diplomatiche con nostro Paese , pregando informarne Governo italiano. Da parte Ministero viene espressa soddisfazione per decisione intesa a rinnovare amicizia tradizionale che ha sempre ispirato rapporti fra i due Paesi. Questo ministero esteri , con altre note, chiede gradimento per la nomina di Abdul Rahman Hakky bey quale ministro d'Egitto a Roma: il predetto ricopre attualmente la carica di ministro nel Libano e Siria. Riservomi inviare curriculum vitae del predetto ministro, che ho già provveduto a richiamare.

Stante quanto precede permettomi far presente opportunità che, fin da ora , gradimento per Fracassi venga richiesto, onde consentirgli iniziare sua missione Egitto quale ministro plenipotenziario accreditato regolarmente, essendo stato per lui chiesto e ottenuto, a suo tempo, benestare quale capo della rappresentanza italiana in Egitto.

27

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI

TELESPR. RISERVATISSIMO 31/484. Roma, 7 giugno 1947.

A telegramma di V.E. del 31 maggio u.s. 1•

Facendo seguito al mio telegramma odierno 2 , desidero portare a conoscenza deli'E.V . -perché ne venga opportunamente informato il Governo argentino gli sviluppi che hanno condotto questo ministero a decidere la presentazione della domanda di ammissione dell'Italia nell 'Organizzazione delle Nazioni Unite senza attendere l'esito dell 'iniziativa che codesto Governo si era così amichevolmente dichiarato disposto a svolgere a favore del nostro Paese.

A tale scopo è peraltro necessaria una premessa circa due articoli dello statuto dell'Organi zzazione delle Nazioni Unite, e precisamente degli articoli 53 e 107 che, relegando gli Stati ex nemici in una posizione di particolare sfavore, sono da considerarsi di importanza fondamentale per il nostro Paese che -dalla loro applicazione -potrebbe soffrire gravissime conseguenze.

Come V.E. avrà certamente rilevato , il nostro P aese si trova espo sto -sulla base degli articoli 53 e 107 -a possibili atti di aggressione e azioni di forza senza che il Consiglio di sicurezza delle N.U., che purè l'organo preposto alla tutela del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, possa sindacarne la legittimità. Ora , mentre tale minaccia appare relativamente poco pericolosa fino a quando si trovino in Italia truppe di occupazione alleate, essa potrebbe diventa re estremamente preoccupante il giorno in cui -entrato in vigore il trattato di pace -la difesa dell ' Italia rimarrà affidata esclusivamente al nostro esercito i cui effettivi sono stati ridotti ad un limite di molto inferiore a quello che sarebbe strettamente indispensabile, e ciò tanto più dal momento in cui il trattato stesso ci costringe a lasciar prive di fortificazioni le frontiere e le coste.


27 1 Vedi D . l. 2 T. s.n.d. 8775/146, preannunciava l'invio di queste istruzioni .

È precisamente questa grave preoccupazione che ha indotto il Governo a presentare senz'altro la domanda di ammissione alle N.U., nella speranza che --una volta divenuti membri dell 'Organizzazione -potremo godere di maggiori garanzie. La presentazione della domanda ancor prima che il trattato di pace sia stato ratificato , è stata suggerita dalla legittima presunzione che la ratifica non abbia a tardare e dalla necessità di non lasciar scadere il termine (15 luglio) perché le domande siano prese in considerazione dal Consiglio di sicurezza e perché questo possa raccomandarne l'accetta zione all'Assemblea generale.

V.E. vorrà esporre tali argomenti a codesto Governo , nell a forma che riterrà più opportuna, rinnovandogli le espressioni della riconoscenza con cui il Governo italiano ha preso atto della iniziativa che ha confermato una volta di più i sentimenti di fattiva amicizia dell'Argentina verso l' Italia. Comunque, dato che la domanda di ammissione è stata presentata, è evidente che l'iniziativa argentina non abbia più ragione d'essere , a meno che ess a non venga diretta --come sarebbe nostro vivo desiderio -verso altri obbiettivi, che sono pure strettamente connessi con l'ammissione dell'Italia nell ' O.N.U., e che vengono qui di seguito prospettati all ' E.V.

Come ho sopra rilevato , non si può certo escludere a priori -benché qualche affidamento in merito sembra essere stato dato all 'ambasciatore d' Italia a Washington da fun zionari del Dipartimento di Stato americano e all'ambasciatore d ' Italia a Varsavia da quel ministro degli esteri -che gli articoli 53 e 107 (e specialmente il primo) continuino ad essere applicabili agli Stati ex nemici anche dopo la loro ammissione nell ' O.N.U. Si trasmette qui accluso (ali. n. l), per opportuna conoscenza dell'E. V., un appunto redatto da questo servizio in merito ai suddetti articoli, nonché il parere espresso al riguardo dall'Ufficio del contenzioso diplomatico (ali. n. 2) 3 .

In qu este condizioni e tenuto presente che la lettera degli articoli in questione può prestarsi ad interpretazioni contrastanti , è evidentemente nostro precipuo interesse di giungere ad ottenere -in una forma o in un'altra -un esplicito riconoscimento della inapplicabilità degli articoli stessi agli Stati ex nemici che divengano membri dell'Organizzazione o per lo meno a quelli, fra gli Stati ex nemici, che hanno fornito durante il periodo di cobelligeranza un valido contributo alla vittoria degli Alleati. A prescindere dagli argomenti politici , che mi astengo dall'enumerare, non mancano argomenti giuridici per sostenere una simile tesi: principali fra essi l'art. 2 paragrafo l che stabilisce «l'uguaglianza sovrana degli Stati membri>>, e l'inammissibilità che in una Organizzazione quale quella della Nazioni Unite possa esistere una categoria di membri cui sia riservata una posi zione di particolare sfavore rispetto a tutti gli altri .

V.E. vorrà pertanto , nella forma che riterrà più opportuna, adoperarsi a ffinché codesto Governo decida di volgere l'iniziativa a nostro favore già intrapresa, verso un altro scopo che pure è di particolare interesse per il nostro Paese: e cioè il formarsi, negli Stati sud e centro-americani , della convinzione che occorra far riconoscere dai competenti organi dell 'O.N. U. -in sede di interpretazione (e non


di modifica dello statuto, che sarebbe oggi irrealizzabile) · ~l'automatica decadenza degli articoli 53 e l 07 nei confronti degli Stati ex nemici che divengano membri dell'Organizzazione4 .

P . S. Le trasmetto questo dispaccio preparato dagli uffici, perchè il corriere parte fra un ' ora. Ma conto su di lei perchè di questa cosa parli con serena dignità e sicurezza, e più che altro per provare a codesto Governo che saremo grati se solleverà tali punti, come suo pensiero, come per eccesso di amicizia per no1.

27 3 Rispe tti vamente del 19 marzo e del 22 aprile, vedi serie decima , vol. V.
28

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

L. 934 . R oma, 7 giugno 1947.

Ho ricevuto la sua lettera del 21 maggio 1 e non ho nulla da osse rvare in merito alla elencazione da lei inviata a Sargent. Eventuali altre ques tioni le verranno segnalate tempestivamente. La prego tuttavia, nel frattempo, di voler mantenere vive le nostre richieste cercando anche possibilmente di approfondire quelle tra esse che appaiono meno suscettibili di rapida soluzione affinché, al momento della mia visita , esse possano essere affrontate con piena conoscenza di causa , e in condizioni di preparazione tali da consentire con minori difficoltà il raggiungimento dell'accordo. Ciò ri entra del resto nella prassi diplomatica per cui le questioni da discutersi in occasione di visite del genere vengono preliminarmente non soltanto concordate di comune intesa ma altresì esaminate e avvia te a soluzione attraverso normali tramiti diplomatici, anche perché nel corso della visita e sia pure con l'ausilio dei tecnici, non vi è generalmente la possibilità né il tempo di sviscerare ogni singola questione. Occorre, a nostro parere, che da parte britannica si sappia per allora non soltanto quello che noi chiediamo, ma sin dove si è disposti a venirci incontro; parlando con Bevin cercherò a mia volta di dimostragli la necessità di tenere il massimo conto delle nostre esigenze e di indurre l'uomo politico alla maggiore possibile comprensione e a spingersi oltre le concessioni che la sua burocrazia sarà disposta a fare. È evidente l'importanza, anche dal punto di vista politico interno italiano che inevitabilmente si riflette sui nostri rapporti internazionali, della maggiore o minore comprensione che da parte britannica si dimostrerà nei nostri rigu ardi. Da qui l'importanza e insieme la delicatezza del mio incontro con Bevin; se da tale incontro non dovesse



sortire un concreto risultato, sarebbe da temersi che ne uscirebbe minorata in Italia la popolarità di una politica di intesa con la Gran Bretagna (da tutti oggi auspicata), e coloro che la perseguono finirebbero col rimanere isolati di fronte alla pubblica opinione.

Per ognuna delle questioni elencate nella sua lettera a Sargent mi riservo pertanto di farle pervenire nei prossimi giorni delle concrete proposte da sottoporre al Foreign Office 2 .

In relazione a quanto precede, desidero informarla che oggi stesso chiederò al Consiglio dei ministri l'autorizzazione a presentare all'Assemblea costituente il disegno di legge per l'approvazione del trattato di pace e che mi metterò d'accordo con il presidente Terracini perché la relativa procedura da seguire poi in seno all'Assemblea sia la più rapida possibile. Ne deriva pertanto che appare oggi tanto più necessario procedere con speditezza alla preparazione del mio viaggio a Londra. Come ella può immaginare, io non potrò fermarmi costà molti giorni e sia dunque per il tempo disponibile, sia per seguire la normale prassi diplomatica, come ho sopra detto, è indispensabile che la preparazione delle varie questioni venga portata, prima del mio arrivo, al punto da rendere possibile ogni soluzione ed il raggiungimento dei relativi accordi nel breve corso delle conversazioni di carattere politico che avrò con Bevin. So benissimo che ella sta adoperandosi in tal senso nel migliore dei modi e nella sua appassionata opera ripongo tutta la mia fiducia; voglio nel contempo dirle che può pienamente contare in ogni momento sull ' ulteriore collaborazione che ella volesse chiedere a questo ministero allo scopo di cui sopra, e per quanto concerne la documentazione e lo studio dei varì problemi e per eventuale tempestivo invio costà di funzionari specialmente al corrente di qualche specifica questione.

27 4 Con T. 8 191/l66 del 21 giugno Arpesani riferiva di aver intrattenuto il mini stro degli esteri e il presidente Peròn nel senso delle istruzioni ricevute e di ave r rimesso a Bramu glia un promemoria redatto in base a l presente telespresso. Copia del promemoria fu invia ta a Roma con Telespr. 26311743 del 1° luglio. 28 1 Non pubblicata.
29

IL RAPPRESENTANTE AD ATENE, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7531/109. Atene, 8 giugno 1947, ore 11,30 (per. ore 20) .

Oggi 1 ho trasmesso a Tsaldaris il noto messaggio2•

Egli ha mostrato di pienamente intendere il pensiero politico deii'E.V., apprezzandone il realismo ed ha espresso il parere che su questa linea dovranno essere sviluppate le relazioni italo-greche. Ha aggiunto che sarebbe lieto di riprendere quel contatto personale con V.E. del quale, sin dei tempi di Corfù, ha mantenuto un ricordo così grato: egli spererebbe di poter realizzare tale desiderio in occasione di una sua andata prossima negli Stati Uniti.




2 Vedi D. 9.

28 2 Vedi D. 69. 29 1 Il giorno 7.
30

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. PERSONALE 8865/263. Roma, 8 giugno 194 7, ore 16.

Lettera di V. E. del 3 1•

Con rincrescimento accolgo sue dimis sioni . Segue dispaccio2 esprimentele alto apprezzamento Governo della Repubblica per opera sua. Con tale di spaccio le chiedo solo ella rimanga Londra sino fine luglio per usufruire sua collaborazione per mia visita entro tale data. Essa sarà possibile Consiglio dei ministri avendo ieri aderito mia proposta presentare ratifica pur riservando la necessaria formale approvazione collegiale al disegno di legge per subito dopo voto di fiducia ; ciò per rispetto alla sovranità dell'Assemblea.

Mia visita dovendo essere breve occorre che i vari problemi siano spinti mass imo punto di maturazione e di previa intesa. La prego quindi telegrafarmi subito se ritenga opportuno invio costì paio di tecnici per contatto confidenziale con Foreign Office per prepa ra zione sotto direzione di V.E . della visita. Non è per me che mi preoccupo del pericolo che essa rischi di ap parire accademica, ma solo della disillusione per un Paese come nostro cui occorre mostrare un a sicura nuova via3 .

31

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 7652/051. Ankara, 8 giugno l 947 (per. l'11).

Costante e quasi monotona ripetizione di una tattica sempre ugua le per la sca lata comunista al potere in tutti i Paesi so tto controllo sovietico è in questi ambienti qualificata come prova di quella qualunque souplesse e adattabilità ai tempi, che sono difficili, e alle circostanze, che sono gravi, che pur dovrebbero essere tenuti in calcolo se e quando effettivamente si vogli a ottundere e distrarre reazioni opinione pubblica internazionale. Tattica dunque per lo meno incurante dell'altrui giudizio, che risponde in termini violenti e virulenti alla del resto perentoria politica Truman .

Questo ambasciatore degli Stati Uniti , che ho trovato per la prima volta preoccupato per l'avvenire, mi dice ritenere che, piuttosto che rispondere ai piani nord americani di assistenza alla Grecia e alla Turchia, programma sovietico do



1 Vedi D. 35.


3 Per la risposta vedi D. 38.

vrebbe invece essere sopra tutto interpretato alla luce delle prossima ratifica dei trattati di pace, e, salvo i distaccamenti necessari a mantenere le comunicazioni con l'Austria, del conseguente sgombero delle truppe russe dai Balcani.

Stiano le cose così o altrimenti, ciò che mi par si possa con sicurezza affermare, è che atteggiamento nordamericano non fa detlettere Mosca dalla sua linea di condotta politica e chi sperava in una qualche flessione o cedimento, almeno per ora, SI mganna.

Comunque, è certamente qui opinione prevalente che la mossa comunista si giustifichi col deliberato proposito di rapidamente eliminare ogni opposizione maggiore o minore o di parallelamente consolidare, anche attraverso forme federative, regimi sicuri che pensano mantenersi in sella anche quando mancherà il puntello militare sovietico. Operazioni comuniste si svolgono infatti appunto e sopra tutto in quei Paesi, come l'Ungheria e la Romania, ove i regimi esistenti, anche perché non legati dal comune vincolo slavo, non danno quelle garanzie di fedeltà e di sicurezza, che sembrano a Mosca il necessario postumo dell'occupazione.

Wilson aggiungeva che avvenimenti balcanici sono comunque destinati a dissipare i residui dubbi dell'opinione americana e a vieppiù ancorare negli Stati Uniti la persuasione non esservi altro mezzo e modo di sistemare i rapporti coi Russi che quello della violenza, verso il quale il mondo si sta sfortunatamente e progressivamente incamminando.

Questo segretario generale esteri mi faceva d'altra parte notare che sembrano molto probabilmente compromessi per molti anni in Europa orientale quei regimi di democrazia agraria che, senza intluenza e pressioni esterne, sarebbero indubbiamente stati il naturale risultato di una regolare evoluzione interna. Ciò che lascia presumere non esservi in questi ambienti eccessiva fiducia che gli Americani vogliano, per il momento, andare molto più in là delle reazioni verbali, per quanto accese e violente.

30 l Vedi D. 12.
32

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7586/309. Parigi, 9 giugno 1947, #re 15,10 (per. ore 10 del 10).

Prima reazione francese a proposta Marshall per organizzazione Europa molto favorevole. Francesi che sòno stati i primi e finora soli ad aver un piano organico ricostruzione mostrano certa tendenza voler prendere iniziativa.

Mentre mi riservo farle conoscere appena possibile con maggiori dettagli quali siano intenzioni francesi mi permetto suggerire opportunità che anche da parte nostra si precisi atteggiamento favorevole iniziativa americana.

Da parte francese si è inclini proporre che di tali lavori coordinazione sia incaricata Commissione europea, della quale noi non facciamo parte. Sarebbe quindi necessario che contemporaneamente nostra adesione piano Marshall noi facessimo

presente Washington necessità che ratifica o non ratifica ci venga assegnato in questa sfera posto conveniente.

In attesa più precise istruzioni a questo riguardo mi propongo intrattenere Governo francese in via preliminare 1•

33

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T. PERSONALE 8898/89. Roma, 9 giugno 1947, ore 18.30.

Mia lettera 2 corrente 1•

Ove Vyshinsky le accennasse, anche in via del tutto personale, che il Governo sovietico vedrebbe con occhio favorevole l'abbinamento della ripresa degli scambi commerciali con l'inizio anche parziale delle forniture in conto riparazioni, mi parrebbe opportuno che V.S. trovi modo di svincolare i due problemi in attesa che qui si prenda una decisione d'insieme su tutto il problema delle

. . .

nparazwm.

Sono benissimo d'accordo con lei che bisognerà mostrare non a parole ma con i fatti ai russi nostra ferma intenzione di migliorare sempre più nostri rapporti con essi.

34

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7571/424. Washington, 9 giugno 1947, ore 20 (per. ore 9 del 10).

Trasmetto seguente telegramma dell'on. Lombardo:

«Ho visto oggi Clayton in cordiale colloquio. Ho prospettato sottosegretario affari economici situazione ec~nomica italiana con particolare riferimento bilancia pagamenti e situazione alimentare. Clayton si è reso perfettamente conto problema per noi fondamentale sistemazione bilancia pagamenti e gravità nostra situazione alimentare. Ho trovato in Clayton notevole comprensione per nostri problemi economici e un sincero desiderio trovare rapidamente una via per darci concreti aiuti».



32 l Questo telegramma fu parzialmente ritrasmesso a Londra e Parigi con il D. 52. Per la risposta di Sforza vedi D. 45. 33 l Non rinvenuta.
35

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI 1

L. S.N . Roma, 9 giugno 1947.

Accettando le dimissioni di V.E., mi è grato esprimerle la calda approvazione del Governo della Repubblica per l'azione da lei svolta con dignità e chiaroveggenza durante la sua delicata missione.

Ho mostrato la sua lettera del 3 corrente2 non solo al presidente del Consiglio ma anche al presidente della Repubblica che mi commette di significarle il suo alto compiacimento per l'opera da lei svolta.

V.E. renderà un ultimo servizio al Paese durante la sua ambasceria in Gran Bretagna convenendo che la sua partenza abbia luogo non entro la prima quindicina di luglio, rendendo per tal modo possibile tanto la realizzazione della mia visita con lei presente a Londra quanto una più completa maturazione delle intese che desideriamo concludere col Governo britannico nell'interesse dei due Paesi e della pace. Ciò tanto più che il mio soggiorno a Londra e per conseguenza un mio negoziare diretto col signor Bevin non potrebbero essere che molto brevi.

Come le ho telegrafato ieri 3 , il Consiglio dei ministri concordò avant'ieri, nella sua prima riunione, nelle mie vedute circa l'opportunità di una rapidissima presentazione all'Assemblea costituente del disegno di legge circa la ratifica del trattato di pace, riservandosi per altro, per riguardo all'Assemblea che in materia è sovrana, di non formulare ufficialmente l'assenso del Consiglio che subito dopo quel voto di fiducia che dovrebbe chiudere la discussione sulle dichiarazioni del Governo; il che avverrebbe tra sei o sette giorni.

L'on. De Gasperi si associa, nell'interesse della cosa pubblica, alla mia preghiera che ella resti a Londra alla testa dell'ambasciata sino alla fine di luglio.

36

IL CONSOLE GENERALE A GERUSALEMME, SILIMBANI, AL CAPO DELL'UFFICIO PRIMO DEGLI AFFARI POLITICI, LANZA

L. 0962/Al . Gerusalemme , 9 giugno 1947 ( per. il 18) .

Come ho fatto cenno nel mio telegramma n. 34 del 28 maggio 1 in occasione della festa nazionale transgiordanica, ho fatto visita al primo mii1istro e ministro degli affari esteri Samir Pascià col quale ho avuto un primo colloquio sulle questioni che ci interessano.



2 Vedi D. 12.

J Vedi D. 30.


Massima cortesia, deferenza e simpatia verso l'Italia, vivo desiderio di stabilire normali relazioni diplomatiche.

Ho iniziato il colloquio esprimendo considerazioni di carattere generale sulla opportunità e sull'interesse reciproco di stabilire tali rapporti, ricordando la semplice procedura seguita per il Libano e la Siria , Paesi già sotto regime mandatario i quali hanno di recente raggiunto , come la Transgiordania, la loro indipendenza .

Samir Pascià ha desiderato espormi il suo punto di vista sulla posizione giuridica della Transgiordania nei confronti dell'Italia durante la guerra ed al momento della firma del trattato di pace in cui il Paese era divenuto Stato indipendente. Sebbene soggetto a mandato britannico, la Transgiordania aveva acquisito una certa personalità ed autonomia, sotto la direzione dell'emiro Abdullah. Senza il contributo della sua volontà essa ha dovuto però seguire l'Inghilterra ed il suo territorio è venuto a trovarsi praticamente in stato di guerra con l'Italia. La Transgiordania ha conseguentemente dovuto prendere misure difensive, sequestrare beni italiani, internare cittadini italiani, mettere a disposizione della Gran Bretagna le proprie forze armate. Samir Pascià ritiene, per conseguenza, che la posizione giuridica dei due Paesi debba essere chiaramente definita mediante un atto formale, come uno scambio di dichiarazioni o di note col quale, senza accenni al passato, porre in rilievo il reciproco desiderio di stabilire rapporti di amicizia e quindi il proposito di istituire relazioni diplomatiche e consolari. Ciò dovrebbe precedere, a suo avviso, lo stabilimento di regolari rapporti onde il terreno sia sgombro da ogni intralcio o residuo.

Ho risposto incominciando con l'esporre il nostro punto di vista secondo il quale l'Italia non si è mai ritenuta in istato di guerra con i Paesi già sottoposti a mandato e che a stretto rigore la Gran Bretagna non aveva il diritto di sequestrare i beni italiani in territorio di mandato.

Avevo da poco iniziato ad esporre queste mie considerazioni e fatto un primo accenno all'eventuale accreditamento del nostro ministro al Cairo, quando il colloquio ha dovuto essere sospeso dovendo Samir Pascià recarsi dal re. Samir Pascià mi ha espresso allora il vivo desiderio di riprendere il colloquio con più calma e maggior tempo dopo pochi giorni . Per varie ragioni ciò non è stato possibile e sabato scorso egli ha dovuto partire con re Abdullah per Bagdad ove resteranno una settimana . Al suo ritorno continueremo la conversazione, verranno precisati i vari punti ed avrò cura di riferire dettagliatamente.

Dal colloquio avuto e dalle notizie raccolte ho tratto i seguenti dati ed impressioni:

l) Le disposizioni del re, del Governo e della popolazione di Transgiordania sono vivamente e sinceramente favorevoli all'Italia. Da pochi giorni abbiamo iniziato lo studio di una possibilità di collaborazione economica nel campo minerario, industriale ed idraulico con la creazione di una società mista e l'invio di tecnici italiani.

2) Il piccolo Paese (300 mila abitanti!) ed il suo sovrano (del quale conosci la dinamicità) desiderano moltissimo stabilire relazioni diplomatiche con gli Stati europei ottenendo così un implicito riconoscimento del nuovo Regno. Non sono certo in grado di scambiare rappresentanti, se non con i Paesi arabi vicini, e per le relazioni diplomatiche con i diversi Paesi si servono molto del Ministero esteri e dei rappresentanti dell'Iraq. Vorrebbero addirittura che una legazione avesse stabile sede ad Amman, ma ho fatto loro comprendere che queste cose si fanno ... col tempo ed in condizioni migliori. Comunque escludono nel modo piu reciso di avere accreditati -come sai e come, dal loro punto di vista, è comprensibile -consoli generali residenti in Palestina, per evidenti ragioni politiche e di prestigio. Non gradiscono -per i noti motivi -i ministri residenti in Siria, quelli nel Libano e, da qualche tempo, anche quelli accreditati in Egitto. La scarsa cordialità e l'antipatia per gli atteggiamenti di questo ultimo Paese, si vanno accentuando. Non potendo avere un ministro proprio ad Anm1an , meglio di tutti e direi quasi esclusiva mente, sarebbe gradito quello di Bagdad.

3) Giustamente, nella tua lettera 2 , ponevi in rilievo l'opportunità di avere presto un nostro ministro a Bagdad e accennavi talune difficoltà esistenti. lo non mi permetto di interferire in questioni che non mi riguardano se non di riflesso, ma in una recente conversazione avuta col console generale dell'Iraq a Gerusalemme (l'emiro Hussein Nasser, cugino del suo sovrano e che ha sposato una figlia di re Abdullah) ho toccato l'argomento delle relazioni fra i nostri Paesi, esprimendo generici voti personali, e mi sembra di aver trovato terreno favorevole ed interessato . L'emiro Hussein ha scritto personalmente ai suoi amici ed a personaggi di Casa reale per conoscere l'atmosfera esistente e per dire loro che l'Iraq deve sentirsi onorato di ristabilire rapporti con un grande e nobile Paese di antica civiltà, come l'Italia , anche se i suoi governanti hanno commesso errori. Se per questa strada si potesse predisporre un favorevole cammino non sarebbe opportuno per noi addivenire alla nomina di un ministro a Bagdad da accreditare poi ad Amman? E nel frattempo conferirmi, con una semplice lettera, l'incarico, a titolo personale e non come console generale d 'Italia in Palestina, di mantenere temporanei contatti con il Governo transgiordanico e tutelare gli interessi italiani?

Fra non molto, lo speriamo vivamente, dovremo trattare la questione della restituzione dei beni ed in Transgiordania abbiamo due ottimi ospedali missionari che costituiscono una nobilissima ed efficacissima nostra ambasceria.

Ho ritenuto utile ed opportuno scriverti questa lettera personale, approfittando del viaggio di mia moglie in Italia per ragioni di famiglia, perché tu possa essere al corrente della situazione e farmi pervenire, via aerea , graditissime tue indicazioni .

Naturalmente tutta questa materia formerà oggetto di dettagliato rapporto che sto preparando per il prossimo corriere .

35 l In A.C.S. , Carte Sforza. 36 1 Non pubblicato.
37

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N .D. 8959/262. Roma. 10 giugno 1947, ore 13,45.

Suoi 298-299 1•

Risposta data da V.E. a Couve circa impostazione questione di cui a telegrammi in riferimento esprime esattamente nostro punto di vista . Pur concordando circa trattative dirette con Governo francese in materia, va ribadita correttezza


nostra posizione trattandosi nel caso specifico di interpretazione ed applicazione di norme del trattato e non di revisione della frontiera, oggetto delle note trattative 2 .

36 2 Non rinvenuta. 37 l Vedi D. 18.
38

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .D. 7644/491. Londra, 10 giugno 1947. ore 23 ,40 ( per. ore 9,30 dell 'li ) .

Ringraziola suo 263 1 e assicuro che fino estremo termine possibile mi terrò sua disposizione. Se dovessi eventualmente trattenermi fine luglio mi riservo chiederle autorizzazione mio viaggio Roma per sistemare più urgenti necessità.

Dopo colloquio con Bevin sono in contatto con organi esecutivi Foreign Office per stabilire definitivamente se e fino a che punto sua visita possa risolversi nei risultati da lei attesi . Ho fatto presente , come mia personale convinzione, che visita stessa potrà apparire accademica ed anche risultare controproducente quando non avesse a concludersi materiata di tangibili risultati non solo per alcune essenziali questioni che ci interessano immediatamente ma anche per quanto riguarda il nostro attivo reingresso nella politica internazionale.

Foreign Office, che mostra il massimo interesse alla cosa pur non nascondendosi difficoltà superare incertezze imposte da situazione, sta studiando ogni eventuale possibilità riservandosi di sottopormi concreta precisazione fra una settimana .

Dopo di che , d ' accordo anche in questo con Foreign Office , le telegraferò onde ella possa giudicare della convenienza politica di effettuare la visita in queste condizioni. Sarà quello il momento di scegliere eventuali esperti per questioni particolari sembrandomi che quelle essenziali dipendono più che altro dal suo personale intervento.

39

L'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, PESCATORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 8154/016. Copenaghen, l O giugno 1947 (per. il 21).

Telegramma di V.E. n . 8582/c. 1•

Ho illustrato a ministro Naerum, capo servizi politico-economici questo ministero esteri, considerazioni di cui al telegrama di V.E. Come è noto ministro Naerum è anche presidente Commissione economica europea.


Mi ha detto che ordine del giorno per riunione 5 luglio non è ancora diramato ma che quasi certamente non saranno discussi prossima riunione che problemi di ordine interno ed organizzativo. Commissione europea carbone continuerà funzionare fino alla fine corrente anno. Personalmente, ha aggiunto, sono favorevole a che Paesi non membri O.N.U. partecipino titolo consultivo lavori Commissione. Per riunione 5 luglio non è prevista tale partecipazione non essendovi in discussione materia che potrebbe interessarli direttamente. Ho insistito su nostre particolari ragioni delle quali ha detto rendersi conto. Non potrei, ha aggiunto, farmi promotore ammissione Italia titolo consultivo per riunione 5 luglio; ove voi insisteste e proposte in tal senso venissero avanzate da altri, per mia parte terrò presente vostro desiderio, non potendo tuttavia nella mia qualità di presidente assumere iniziative e preventivi impegni al riguardo.

37 2 Per il seguito vedi D. 62. 38 l Vedi D. 30. 39 1 Vedi D. 3.
40

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTISSIMO 7673/318. Parigi. 11 giugno 194 7, ore 19,30 (per. ore 8 del 12) .

Suo 262 1•

Ritengo che V.E. approvando risposta da me data a Couve de Murville intenda appunto autorizzarmi dirgli , a nche a nome suo e del Governo italiano, che noi intendiamo trattare per tutto quello che concerne questioni frontiere direttamente ed esclusivamente con Governo fra ncese e non (ripeto non) attraverso organi ufficiali Conferenza perché, come ho telegrafato, trattasi condizione sine qua non per continuare negoziati. Dato che dovrò vedere Couve domani 12 corrente nel pomeriggio qualora mia interpretazione non corrisponda pensiero V.E. prego volermi telefonare domani mattina2 .

41

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .D . 7677/322-323. Parigi, 11 giugno 1947, ore 22 (per. ore 8 del 12).

Da conversazioni e contatti avuti in questi giorni ho avuto impressione che da parte francese si teme che noi si voglia rimandare per le lunghe ratifica e che



2 In un appunto del 12 giugno Fransoni ann otava: « In risposta al suo telegramma 318, ho stamane telefonato all 'ambasciatore Quaroni informandolo dell ' approvazione del ministro alla sua progetta ta comunicazione a Couve. Ho pregato Quaroni di chiarire con l'occasione a Couve che naturalmente l'impegno riguarda la presente fase delle trattative dirette sia per eventua li vere e proprie modifiche al trattat o sia per la interpretazione di alcune cla usole; come per esempio nel caso in oggetto. Era peraltro ovvio che ove non si raggiungesse un a sol uzio ne concordata, resta per l'Italia la fac oltà riconosciut agli dall'art. 86 per quanto riguarda l'interpretazione del trattato». Vedi anche D. 46.

discussione trattato pace all'Assemblea si risolva in manifestazione revisionismo a cui più o meno apertamente si associerebbe Governo stesso.

Mentre notizie pubblicate da stampa circa imminenza discussione Assemblea hanno servito in certa misura dissipare impressioni circa ratifica, quelle relative manifestazione revisionistica si sono recentemente intensificate, ritengo anche in base a rapporti intervenuti da codesta ambasciata Francia.

È parimenti mia impressione (che ritengo bene fondata) che da parte francese si stia preparando piano azione per reagire a eventuale nostra manifestazione di questo genere. Non posso prevedere quali ne saranno ultimi sviluppi, ma prima reazione sarà certamente (analogamente a quello che è accaduto per firma) svalutazione fatto ratifica in vista tutte questioni la cui soluzione dipende da entrata in vigore trattato pace, prim a fra que ste nostra ammissione O.N.U.

Secondo informazioni che ho potuto raccogliere qui consultazioni a questo riguardo ha nno avuto luogo fra Par igi e Londra e non potrei escludere che da parte Governo inglese ci sia certa tendenza ad adottare analoga linea condotta.

Ad impressione che si può avere da Parigi, principio revisione trattato pace (eccezione fatta per clausole territoriali) ha già fatto tale progresso anche fra i francesi che per principio vi sono meno favorevoli di tutti, che essa può già considerarsi come fatto acquisito: ma essa sarà tanto più facile realizzare quanto meno noi ne parleremo.

Manifestazione revisionistica nella quale per forza di cose non si potrebbe fare astrazione da fattore territoriale, per reazioni che essa provocherebbe, anche negli Stati Uniti, non avrebbe per risultato che diminuire considerevolmente se non addirittura annullare per lungo periodo possibilità effettive revisioni .

Mi rendo conto che in vista difficoltà politica interna atteggiamento revisionistico da parte Governo italiano potrebbe facilitare superamento momentaneo nostra crisi interna. Ma ritengo mio dovere attirare seria attenzione V.E. e Governo italiano su ripercussioni estremamente dannose che esso può avere per settore internazionale dal quale oggi meno che mai possiamo astrarre 1•

40 l Vedi D. 37.
42

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR. 1366/236. M osca, 11 giugno 1947 ( per. il 16 ) .

La sua lettera del 4 giugno 1 , la cui importanza non mi è sfuggita, è stata da me attentamente meditata.

Non mi sarà difficile evitare impegni sul tema delle riparazioni , nel caso che Vyshinsky ritornasse in argomento: perché i miei approcci, oltreché personali, erano stati abbastanza cauti e circondati da riserve, per consentirmi ogni libertà di tratta


tiva. Purtroppo, tuttavia, penso che non si porrà il problema, perché Vyshinsky non mi ha ancora risposto , né probabilmente mi risponderà.

Per qualche tempo almeno, non credo che i nostri rapporti coll'U. R .S.S. faranno sensibili progressi. Ancora venerdì 6 giugno ho preso occasione del fatto che doveva riunirsi in quei giorni la Commissione per le colonie a Londra, per tornare da Malik, ricordandogli la nostra richiesta di essere presenti e sentire gli umori. Soprattutto, mi interessava comprendere, se possibile, le reazioni sovietiche dopo la crisi governativa e la formazione del nuovo Governo, ed assicurarlo che la permanenza del presidente De Gasperi e soprattutto del conte Sforza costituiva una garanzia di continuità in una politica estera di piena buona volontà nei riguardi dell'Unione Sovietica.

Ho preso naturalmente l'occasione per ricordare le aperture da noi ripetutamente fatte per una trattativa economica utile ai due Paesi, il cui significato politico sarebbe stato evidente; non gli ho più fatto cenno di riparazioni.

Debbo dire che pur nell'atmosfera personalmente cordiale dell'incontro, non vi è stato nulla nelle parole e nell 'atteggiamento di Malik che potesse essere interpretato come un segno di avvicinamento : non il minimo affidamento per la Commissione delle colonie, e per quel che riguarda trattative economiche, praticamente Malik la sciò cadere il discorso, e fece intendere che l'atmosfera politica generale non è adatta. In sostanza, alle dichi arazioni di buona volontà si risponde da parte russa colla solita formula, che i sovietici preferiscono i fatti alle parole; e quando si replica che la proposta di collaborazione economica colla nostra industria e col nostro lavoro è un fatto positivo , subentra il silenzio.

La sensazione precisa, che si ricava dai contatti personali non meno che dalle manifestazioni di stampa, è che i russi ---più che mai dopo la formazione del nuovo Governo ---ci ritengono ormai entrati decisamente nell'orbita americana, e non credono valga la pena, per il momento, di fare atti di riavvicinamento con noi. Rimangono in una situazione di diffidente attesa, disposti a interpretare più in male che in bene i nostri atteggiamenti: la questione non mai sopita dei prigionieri , di cui riferisco con lettera separata2 , ne è un esempio, e di sensibile importanza.

Hanno essi tutti i torti? Sarebbe difficile dirlo .

Prendiamo, ad esempio , il problema delle riparazioni. Senza dubbio, quando avevo lancia to la mia sonda con Vyshinsky , mi ero reso perfettamente conto delle obiezioni che avrebbero potuto prospettarsi, se la cosa avesse camminato, c tuttora ne intendo pienamente la serietà. Di tutte, mi pare la meno convincente sia quella relativa a non creare un precedente nei riguardi degli jugoslavi e dei greci: le loro possibilità politiche nei nostri confronti sono troppo diverse da quelle dei russi .

Indubbiamente, l'obiezione americana è grave; ma non significa essa proprio quella dipendenza , che i russi temono? In fin dei conti, non solo l'obbligo delle riparazioni , ma la stessa esecuzione anticipata di questo obbligo è prevista in un trattato eh 'essi hanno sottoscritto e ratifica to. Se noi, ottenendo contropartite, in modo da equilibrare in ogni caso e da ridurre possibilmente l'insieme dei nostri obblighi, dessimo esecuzione a l tratta to, quale obiezione seria potremmo avere da parte americana, che non si risolvesse in un vero e proprio invito a non eseguire gli impegni assunti?


Tocco così l'altro motivo: che consiste nel guadagnare tempo, sperando nell'avvenire, in modo che situazioni nuove ci consentano di liberarci in tutto o in parte dall 'onere delle riparazioni. Non credo che la cosa sia così facile coi russi: per essi, l'impegno delle riparazioni è di fondamentale importanza, e non sono certo disposti a derogare nei riguardi nostri, sacrificando una questione di principio che è per loro vitale. In linea più generale ancora qualsiasi politica di revisione del trattato sarà vista dalla Russia con estrema diffidenza; e se noi vorremo davvero riprendere con l'U.R .S.S. buone relazioni, credo che dovremo anzitutto ratificare e poi dimostrare la buona volontà di eseguire.

Trattare sulle riparazioni non vuoi dire necessariamente anticipare il pagamento delle riparazioni ; vi sono lavorazioni industriali che esigono lungo tempo per la predisposizione e l'esecuzione, e nulla vieterebbe di parlarne in anticipo, in vista di una esecuzione da effettuare alla scadenza del termine previsto dal trattato; d'altra parte, la connessione fra riparazioni e accordo economico generale potrebbe essere ta le, per ragione di prezzi e di occupazione della mano d'opera, da costituire un reale vantaggio ; scartare tutto ciò a priori mi parrebbe pericoloso. In fin dei conti, gli Stati Uniti stanno ora segnando ai nostri confini un tratto della loro frontiera politica; ma i russi vi hanno ormai la loro frontiera naturale, e questa è più duratura di quella.

Ciò che espongo, signor ministro , è piuttosto accademico, per le ragioni accennate all'inizio della mia lettera; se davvero si presentasse una possibilità di trattativa, naturalmente terrei conto del suo suggerimento; ma penso che in quel momento, a seconda delle circostanze, la cosa meriterebbe eventualmente di essere discussa a fondo.

41 1 Per la risposta vedi D . 48. 42 1 Si riferisce probabilmente alla lettera del 2 giugno. non rinvenuta. 42 2 Non rinvenuta .
43

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, BROSIO, E A PARIGI, QUARONI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N. D. 9089/C. Roma, 12 giugno 1946 , ore 16.

Ambasciata in Washington è stata confidenzialmente informata 1 che, su iniziativa inglese, i Quattro avrebbero deciso di depositare contemporaneamente loro ra tifiche a Parigi prima della fine del mese.

Interesserebbe evidentemente accertare effettivo fondamento notizia, tenendo peraltro presente opportunità evitare che una domanda diretta, anche se fatta in via riservata, possa provocare una risposta diretta intesa forzare una nostra rapida ratifica strozzando discussione Assemblea. Dopo ratifica americana tale passo sarebbe oltre tutto superfluo2 .



2 Con T . s. n.d. 7865/50 1 del 14 giugno C11·andini riferiva la conferma di Jebb che << Quattro Grandi, dietro proposta Dipartimento di Stato, desiderano depositare contemporaneamente le loro ratifiche a Parigi al più presto, possibilmente ai primi di lugli o, sempre che siano nel frattempo intervenute la ratifica it a liana e quelle dei Paesi sa telliti >>. Ta le tel egramma veniva ritrasmesso a Parigi, Washington e Mosca con T. 9300/c. del 16 giugno.

43 l Vedi D. 19.
44

IL RAPPRESENTANTE A VI ENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . 7756/189. Vienna, l 2 giugno 1947. ore 17,1 O ( per. ore 8 del 13 ) .

Mio telegramma 162 1•

Ho avuto oggi prima conversazione confidenziale con questo direttore generale affari politici circa progetto su revisione opzione. Ministro Leitmeier che nei giorni scorsi si era recato ad Innsbruck per conferire con esponenti tirolesi ed altoatesini mi ha dichiarato che nostre conversazioni dovevano avere carattere preparatorio ed esplicativo prima che Gruber, che vuoi vedermi nei prossimi giorni, mi consegni sue osservazioni su nuovo progetto.

Poiché prossimo corriere avrà luogo solo fra due settimane, riassumo osservazioni sostanziali Leitmeier:

l) Circa articolo 5, da parte austriaca, pur ritenendo giusta lista casi previsti per inibizione riacquisto cittadinanza, si chiede che parere negativo Commissione non sia adottato in base a semplice fatto che persona rivestì carica indicata ma solo quando tale carica o funzione fosse stata esercitata con spirito fazioso ed antitaliano; si propone perciò che all'articolo 5 comma, dopo elencazione cariche o mansioni sia aggiunta frase «e che abbiano mostrato faziosità»; analogamente si vorrebbe che il cappello dell'articolo 5 fosse modificato con l'espressione «che possono essere escluse eccetera».

2) Circa articolo 12 si osserva da parte austriaca che dal progetto di legge non risulta alcuna garanzia che emigrati riacquisteranno cittadinanza italiana e che praticamente non esiste alcun termine entro il quale ministro dell ' interno debba pronunziarsi dopo parere Commissione.

Ho ampiamente obiettato circa osservazione relativa articolo 5 insistendo soprattutto su fatto che dirigenti alto-atesini avevano accettato formulazione predetto ivi compresa quella del paragrafo l .

Circa articolo 12 ho dichiarato che in materia di cittadinanza non era possibile che legge vincolasse decisione ministro dell'interno in seguito parere di una Commissione che non ha carattere né giurisdizionale né amministrativo. Eventualmente decisione negativa del ministro dell'interno resta del resto collegata al preventivo parere del Consiglio di Stato . D'altra parte ho rinnovato dichiarazione che è intenzione Governo italiano agire con massima liberalità, come lo prova decisione non adottare misure contro emigrati clandestini rimpatriati.

Ministro Leitmeier mi ha suggerito allora se non fosse possibile, per coprire posizione Governo austriaco da attacchi dei partiti e degli elementi tirolesi , di far giungere a Vienna assicurazione che direttive italiane nei riguardi degli emigrati saranno ispirate appunto da massima liberalità, pur restando fermi principi inibizione per casi contemplati nell ' articolo 5.


44 l Del 28 maggio, vedi seri e decima , vo l. V.
45

IL MINISTRO DEGLI ESTERI SFORZA, ALLE AMBASCIATE A BRUXELLES, PARIGI E WASHINGTON E ALLA RAPPRESENTANZA A LONDRA

T. S.N.D. 9114/c. Roma, 12 giugno 1947, ore 19.

(Solo per Parigi) Suo telegramma 309 1 .

(Solo per Londra) Suo telegramma 489 2 .

(Per tutti) Con messaggio radio stanotte ho dichiarato che eravamo grati come italiani e come europei a Marshall per la larghezza di idee che ispirò suo discorso di Harvard, discorso che può divenire massimo contributo alla pace del mondo.

Italia pronta cooperare con tutte le sue forze morali a tale ordine di idee. Informo anzi V.E. che una settimana fa ex primo ministro belga van Zeeland venne . espressamente Roma per chiedere mia adesione alla formazione di un movimento per un'unione europea senza nessuna delle punte antirusse dello schema di Churchill. Gli risposi che ero favorevolissimo purché gruppo italiano vi fosse dall'inizio sullo stesso piano degli altri gruppi promotori .

(Solo per Bruxelles) Desiderando inviare qualcuno continuare conversazione privata con van Zeeland prego V.E. telegrafarmi se egli rimane per ora Bruxelles.

(Solo per Parigi, Londra e Washington) Iniziativa parvemi seria anche perché van Zeeland assicurò essere già ben vista da Marshall e Bevin. Prego V.E. informarsi confidenzialmente quando assicurerà costì nostra calda solidarietà con idee di Marshall.

Segue altro telegramma con differente ordine di istruzioni3 .

(Solo per Londra) Prego V. E. dire Bevin che ho constatato con gioia ma senza sorpresa sua reazione al discorso di Harvard4 .

46

L' AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 7755/328. Parigi. 12 giugno 1947, ore 21,10 (per. ore 8 del 13 ) .

Ho fatto a Couve la comunicazione di cui al mio telegramma 318 1•



2 Vedi D. 23.


3 Vedi D. 52.


4 Per le risposte vedi DD. 55. 59, 49, 64 e 54.


Ho aggiunto che, mentre eravamo d'accordo per discutere esclusivamente con Quai d'Orsay anche l'interpretazione del trattato per quanto riguarda la linea di frontiera , dovevamo fare riserva, in caso di mancato accordo, di fare ricorso all'art. 86 del trattato (telegramma di V.E. n. 262)2 .

Couve mi ha risposto che una possibilità di di ssenso di interpretazione non poteva sussistere dato che il tracciato che faceva fede era quello riportato sulla carta geografica. Gli risultava che il Foreign Office aveva dato o si disponeva a dare analoga risposta al nostro passo. Prego farmi conoscere se questo è esatto3 .

45 l Vedi D. 32. 46 l Vedi D. 40.
47

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR . 1381/240. Mosca, 12 giugno 1947'

L'Jsvestia di ieri -Il giugno -ha pubblicato un articolo sotto il titolo « La penetrazione del capitale americano in Africa», che invio al Ministero per opportuna conoscenza.

L'articolo è dedicato, come lascia comprendere il titolo, a un attacco contro l'imperialismo americano nella sua forma di penetrazione economica e finanziaria nel Mediterraneo e in genere nelle colonie europee dell'Africa. Prende lo spunto dal recente messaggio di Truman alla Grecia e alla Turchia e sottolinea con la solita ricchezza di dati e di cifre la graduale soprapposizione degli Stati Uniti alle Potenze europee in Africa, e ciò non solo nel caso dell'Egitto o del Congo belga o delle colonie francesi ma anche nel caso del Sud Africa finora incontrastato feudo economico dell'Inghilterra; gli Stati Uniti con la loro formidabile potenza finanziaria starebbero dando l'assalto alle ricchezze minerarie che si trovano in tutte queste zone, fra le altre l'uranio.

Ma non è questa per noi la parte più interessante dell'articolo , che ripete motivi già affiorati spesso nella stampa sovietica. Attiro invece l'attenzione del Ministero su ciò che esso dice dell'Italia e delle colonie italiane, lo credo veramente di grande importanza per comprendere l'atteggiamento di questo Paese nei nostri confronti. Ne riproduco letteralmente, qui di seguito la traduzione :

« L' intensificarsi dell'attività americana nel Mediterraneo ha anche avuto ripercussioni in Italia. La formazione del nuovo Governo mano-partito di



3 Fransoni rispose con il T. s.n.d. 9934/302 del 28 giugno: « Foreign Office ha risposto di considerare che il testo dettagliato dell'annesso Il preva le sul testo dell'art. 2 e pertanto nostra richiesta non avrebbe basi giuridiche. Ha suggerito intesa diretta con francesi . Quanto le disse Couve è errato perché articolo I" espressamente stabilisce che in caso divergenza fra testo e carte fa fed e il testo».


De Gasperi che è chiamato il Governo del prestito americano fu preceduto da una specie di " dieci giorni africani" in Roma durante cui una conferenza sulle questioni degli interessi italiani in Africa ha avuto luogo e l'Assemblea costituente ha ratificato il trattato italo-egiziano concluso a Parigi nel settembre del 1946.

In questo trattato relativo alla compensazione per le perdite causate all'Egitto come risultato delle operazioni militari che ebbero luogo sul suo territorio e alla derequisizione della proprietà italiana in Egitto, l' Italia vorrebbe vedere l'inizio di un nuovo cammino per lei in Africa . È impossibile di pensare a nuovi successi in Africa -ha dichiarato il ministro degli esteri Carlo Sforza all 'Assemblea costituente -se l'Egitto che è la speranza e il centro della Lega Araba viene ignorato. Sforza aggiunse che gli italiani in Egitto erano pronti a rinnovare la loro antica attività e che in genere essi credono nella ripresa dell'attività italiana nel Mediterraneo.

La nuova edizione dei piani italiani nel Mediterraneo non avrebbe potuto vedere la luce se a Roma non contassero sull'appoggio di circoli stranieri e se definiti circoli politici in Italia, rappresentati dal Corriere della Sera, non fossero convinti che gli Stati Uniti considerano l'Italia come la chiave del Mediterraneo».

Questa posizione è esattamente agli antipodi di quella che la stampa sovietica aveva sull'argomento al tempo della Conferenza di Parigi.

Allora venivano sottolineati gli innegabili meriti acquistati dall ' Italia nell'amministrazione delle vecchie colonie e si sosteneva l'opportunità che l'Italia fosse presente nel trusteeship della Libia e in genere delle colonie italiane pre-fasciste. In realtà non si nascondeva qui allora la preoccupazione che la Libia cadesse sotto il controllo britannico e si pensava che, non potendo ottenere il trusteeship per la Russia, fosse utile sostenere il progetto di un trusteeship dell 'Italia. In certo qual senso questa soluzione avrebbe voluto dire girare l'ostacolo e porre un freno al pericolo anglo-americano nel Mediterraneo. L'esito del plebiscito era considerato qui un grande successo per le forze «democratiche>> ed evidentemente si sperava che in breve tempo queste forze avrebbero disfatto i reazionari eliminandone ogni possibile influenza sul Governo.

Oggi invece si pensa che anche manifestazioni di carattere non certo nazionalistico come il Congresso relativo agli interessi dell' Italia in Africa, alla quale ha dato la sua adesione lo stesso partito comunista con un discorso di Grieco (conosciuto dal Governo sovietico se non altro per averne consegnato io stesso il testo a Malik nel corso della mia ultima conversazione con lui) denotano una vera e propria ripresa delle forze di destra e reazionarie sotto l'influenza della politica americana. A tale influenza è fatta risalire altresì ogni nostra speranza di potere in avvenire avere una qualsiasi attività (economica) nel Mediterraneo.

Ho creduto bene di sottolineare questa presa di posizione sovietica perché è logico supporre che nella prossima discussione circa le nostre colonie i sovietici non assumeranno certo un atteggiamento molto favorevole alle aspirazioni che siamo venuti formulando in questi ultimi tempi ufficialmente e nella stampa. Questo articolo viene in conclusione a confermare quell'impressione che avevo riportato per il prolungato silenzio opposto ai vari passi da noi fatti negli ultimi mesi presso questo Ministero esteri in materia di ex colonie.


48 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T . S.N.D . 9125/270. Roma, 13 giugno 1947, ore 10.

Suoi telegrammi n. 322-323 1 .

Confido che prossima discussione Assemblea per ratifica sarà dignitosa, concisa anche se attristata.

V.E. potrà far sentire costì che sarebbe strano pretendere che dei deputati italiani dicano o sperino meno di quanto Vandenberg ha dichiarato ed auspicato in intervista concessa ieri all'Ansa in Washington.

46 2 Vedi D. 37. 47 1 Manca l'indicazione della data di arrivo.
49

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . SEGRETO 7884-7886-7885/438-439-440. Washington, 13 giugno 1947, ore 16,36 (p er. ore 23 ).

Mio telegramma n . 418 1 .

D a ieri l'a ltro è in corso nuova importante serie di discorsi e di dichiarazioni alte personalità Dipartimento di Stato che ribattono ed approfondiscono temi discorso Marshall a Harvard. Precipuo intento è illuminare opinione pubblica su urgenza e ineluttabilità nuovo grandioso sforzo americano di larga assistenza economica a Paesi amici per prossimi tre-qua ttro anni; ma si tende anche rafforzare impressione all 'estero --specie Europa occidentale -che Governo americano intende agire sul serio se incontrerà adeguata volontà cooperazione Stati europei.

Riassumo varie manifestazioni :

l) Parte finale discorso di Truman 12 corrente a Parlamento canadese su risoluto proposito U .S.A. promuòvere ricostruzione mondiale mercè assistenza Paesi volenterosi dare massimo contributo a causa libertà e pace. Poiché detto discorso avrebbe creato imbarazzi al Governo canadese nei confronti Inghilterra etc., in successive brevi dichiarazioni a giornalisti , Truman dichiarò che U.S.A. miravano soltanto pace mondia le e a amicizia con «ogni Paese» dando adito a impressione che piano americano lasciava sempre aperta porta a partecipazione sovietica ove Cremlino fosse desideroso accordo sostanziale.

2) Discorso pronunciato in California 12 da Ben Cohen consigliere Dipartimento di Stato nel quale, premesso impossibilità pace senza libertà, si ribadisce : a) intenzione americana sostenere O.N.U. e usare ogni altro potere ed influenza " malgrado veto " affinché altre Nazioni grandi e piccole si astengano azioni


unilaterali di minaccia o impiego forza per imporre propri sistemi politici o economici ad altri Stati. Un interessante accenno è fatto ad articolo 14 statuto e a future necessità pacifiche revisioni . D'altra parte si nega ineluttabilità a priori di un conflitto, guerra diventando inevitabile solo se popoli si diano a politica di potenza

o venga meno rispetto per modi di vivere altrui. b) U.S.A. solamente adesso cominciano realizzare entità sconquasso economia europea. Poiché è impossibile ricostruire mondo pacifico senza libera Europa, cui America è precipuamente interessata per motivi economici quanto politici,

sarebbe indispensabile, secondo attuale valutazione, contributo U .S.A. per altri tre-quattro anni di somme annuali di cinque-sei miliardi di dollari onde evitare disordine e instabilità con pericolo dittature. Per assetto Europa è necessario ravvi

vare economia tedesca. c) Primo e precipuo obiettivo americano deve essere appoggio a piano ricostruzione di una economia europea nel suo complesso . Priorità dovrebbe essere data ad aumento produzione carbone e alimenti, relativi trasporti; a finanziamento commercio tra Paesi europei. Americani devono essere coscienti che potranno essere pagati a lungo termine solo con merci, servizi, investimenti europei .

3) Discorso 12 corrente a New York di Thorp, assistente segretario di Stato affari economici. Rileva in sostanza che vari organismi economici internazionali di assistenza e ricostruzione sono inadeguati ad eccezionali necessità attuali e del prossimo futuro. Per il 1947 esportazioni di merci e servizi americani ammonteranno circa venti miliardi di dollari, coperti da importazioni per solo otto miliardi di dollari, mentre mezzi pagamento europei in oro e valute pregiate vanno esaurendosi. Ne deriva necessità per U .S.A. promuovere forte incremento produzione europea specie nel campo alimentare e materie prime ed in genere riorganizzazione economica dell'Europa.

4) Dichiarazione fatta 13 corrente da senatore Vandenberg. Dopo aver avallato in linea di massima discorso Marshall, ha accennato a necessità urgente accurato inventario dei mezzi economici che U.S.A. potrebbero essere in grado di dedicare ad assistenza Europa. Ha proposto a tale fine costituzione di un apposito organo consultivo, composto di competenti autorità che abbiano piena'fiducia Congresso. Dichiarazione, precedentemente comunicata da Vandenberg a Comitato politico repubblicano del Senato presieduto da Taft, può costituire importante passo innanzi per assicurare a direttive segretario di Stato appoggio maggioranza repubblicana Congresso.

5) Discorso che sottosegretario Acheson terrà 15 corrente studenti Università Connecticut. Secondo testo discorso già distribuito, Acheson intende porre accento su tradizioni e interessi americani, fondati su rispetto libertà individuali e diritto di ciascun popolo non subire imposizioni lesive propria libertà. Non vi può essere vera pace se non basata su garanzia da aggressioni e su crescente produttività mondiale. Serie minaccie che sussistono ancora contro libertà sono anche dovute a direttive perseguite da determinati governi . Dopo aver rilevato atteggiamento amichevole lungamente perseguito da America nei confronti U.R.S.S., Acheson sottolineerà vibratamente asserite direttive politiche U.R.S.S. e «regimi comunisti minoritari» che si opporrebbero premesse indispensabili per accordo e ricostruzione internazionale.

Elencherà dettagliatamente vicende Europa orientale, Medio e Estremo Oriente, Grecia, Ungheria, mancanza trattati per Germania e Austria , per concludere che area a oriente linea Stetti no-Trieste sarebbe stata sfruttata, disorganizzata e tagliata fuori da Europa occidentale. Se possibilità aiuti americani per rimediare ad attuale situazione sono per forza di cose limitate, anche il potere di altri ad opporsi è limitato. Stati Uniti d 'America possono comunque aiutare popoli che sono disposti lottare per conseguire o mantenere propria libertà senza attendere che si sviluppino crisi estreme ma corrispondendo realisticamente a proposte di quanti danno prova di voler cooperare per mantenersi liberi.

In predisposizione varie manifestazioni contemporanee su riassunte, parte violenta è stata ovviamènte riservata ad Acheson (d' altronde personalmente chiamato in causa da esponente attuale Governo ungherese), il quale come è noto lascerà Dipartimento fine corrente mese.

Accennate ultime manifestazioni, che si limitano commentare e chiarire alcuni punti discorso Marshall a Harvard, non si discostano da noti generici propositi qui manifestati sin da fine aprile (punti 2 e 3 telegramma n. 312)2 .

Inglesi, fino a odierna dichiarazione Bevin, e francesi si sarebbero qui limitati a generiche calde adesioni e richieste informazioni, cui Dipartimento di Stato ha risposto del pari genericamente. Del resto , a parte affermazione circa propositi di massima americani per larga assistenza a Paesi amici in Europa quando questi avranno fatto presenti piani di ricostruzione, che potrebbero essere programmati graduatamente per singoli settori , Governo americano non potrebbe precisare suoi concreti contributi finché non sarà assicurato non facile appoggio Congresso.

D'altra parte è ovvio che Congresso e opinione pubblica americana potranno essere tanto più proclivi ad accordare cospicui aiuti continuativi quanto più piano ricostruzione, formulato almeno da alcuni Paesi europei , sarà economicamente ben congegnato e politicamente rispondente.

Competenti uffici Dipartimento, in attesa di qualche precisazione europea, si limitano accennare confidenzialmente ad alcuni eventuali primi campi di azione. Si pone così accento su necessità primordiali di intese per aumentare produzione carbone europeo e relativa distribuzione e si indica che eventuale volenterosa partecipazione Polonia e Cecoslovacchia sarebbe benvenuta. Si sottolinea anche possibilità accordo per intensificare produzione e scambi nel settore agricolo-alimentare. Si rileva a puro titolo indicativo desiderabilità graduale estensione attuale unione doganale tra Olanda-Belgio-Lussemburgo o analoghi accordi anche limitati tra due o più Paesi Europa. Non si esclude che iniziative possano essere avviate in sede Commissione economica europea. Non si è neanche cristallizzata direttiva Dipartimento di Stato su modalità assistenza americana, se cioè questa verrà accordata complessivamente a gruppi Stati europei secondo programma collettivo o invece formerà oggetto di accordo bilaterale tra U.S.A. e singoli Stati. Si ritiene più probabile seconda soluzione, che sembra anche più rispondente nostri interessi.

Rivedrò Clayton lunedì prossimo. Egli è ancora trattenuto qui da importanti discussioni Congresso circa aumento diritti doganali su lana da questo voluto e cui


Amministrazione si oppone conformemente finalità I.T.O. Mi risulta egli ritornerà a Ginevra passando per Londra, Parigi e probabilmente Bruxelles. In dette capitali ed a Roma sarà portavoce iniziativa Marshall, ma suo compito consisterebbe essenzialmente nel rendersi conto intendimenti quei Governi e far loro presente che opinione U.S.A. che a prime intese economiche da concludersi è essenziale partecipazione Inghilterra, Francia, Italia , Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svizzera, nonché Germania occidentale e Austria . Naturalmente sarebbero benvenuti Paesi scandinavi e quei Paesi Europa orientale che fossero seriamente disposti collaborare.

In conversazione odierna direttore affari politici europei mi ha ripetuto che prime intese economiche e conseguenti aiuti americani , almeno in periodo iniziale, non potrebbero non essere limitati a Paesi amici Stati Uniti d'America aventi regimi democratici occidentali. Egli confermato che ove fosse possibile raggiungere prossimi mesi risultati utili, presidente convocherebbe sessione speciale Congresso per ottobre onde ottenere necessari stanziamenti finanziari.

Ho tratto immediatamente occasione da conversazione odierna con direttore generale affari politici europei, per assicurarlo nostra calda solidarietà con idee di Marshall e per comunicargli verbalmente frasi telegrafatemi del messaggio radio di

V.E. (telegramma di V.E. 91 14/c.)3 .

Circa iniziativa van Zeeland , Matthews mi ha detto che Dipartimento di Stato è al corrente che predetto, d'accordo con Coudenhove Kalergi ed altri, sta studiando da tempo possibilità di una unione europea. Risultati di questi studi possono essere interessanti e saranno eventualmente tenuti in considerazione ma sono del tutto estranei a iniziativa ufficiale di Marshall in noto suo discorso. Una risposta in tal senso verrà data a Dunn il quale ha telegrafato al riguardo.

Mi tisulta d'altra parte che queste ambasciate Inghilterra e Francia hanno espresso ufficialmente al segretario di Stato vivo apprezzamento e solidarietà per discorso Harvard. Ove nulla osti da parte V.E., in una mia lettera indirizzata a Marshall, che rimetterei lunedì prossimo, ribadirei opportunamente a suo nome in forma ufficiale tutti i concetti indicati nel suo telegramma circa nostra prontezza a cooperare4

48 l Vedi D. 41. 49 l Vedi D. 22. 49 2 Del 25 aprile , vedi serie decima , vol. V.
50

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. URGENTISSIMO 9191/340. Roma, 13 giugno 1947, ore 21.

Mio telegramma 295 1• Domani 14 corrente verrà firmato a Roma accordo italo-inglese relativo status forze armate britanniche dopo cessato regime armistiziale e loro ritiro dall'Italia.



4 Con T. 9323/347 del 17 giugno Sforza rispondeva quanto segue: « Benissimo comunicazione ufficiale a Marshall coi miei sentimenti più caldi. Circa iniziativa van Zeeland Dipartimento dì Stato non è forse del tutto al corrente poiché essa non ha niente a che fare con gli schemi di Coudenhove Kaler gì. Contrariamente a costui mi sembra che i piani van Zeeland so no ben visti Londra )).


50 I Del 22 maggio , vedi serie decima , vol. V.

Questa ambasciata americana ha fatto conoscere che nei prossimi giorni sara m grado presentarci progetto analogo accordo. Tuttavia, per ragioni già fatte presenti con precedenti comunicazioni, sarebbe utile che codesto Governo trovasse modo fare al più presto (possibilmente domenica stessa) e nell a forma che riterrà più co nveniente, dichiarazione ufficia le. Pregola interessare al riguardo Dipartimento di Sta to . Co n telegramma a parte2 le trasmetto testo comunicato concordato con questa ambasciata britannica '.

49 3 Vedi D. 45 .
51

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 7805/196. Vienna, 13 giugno 1947, ore 21.45 ( p er. ore 12 ,40 del 14).

Mio telegramma n. 189 1•

In una seconda conversazione avuta col ministro Leitmeier sono stati esaminati i rilievi su articolo del progetto di legge per le opzioni. Detti rilievi sono assai minore entità e mi riservo di comunicarli per corriere.

Gruber mi consegnerà prossimamente memorandum ufficiale nel quale -a quanto mi è stato confidenzialmente preannunziato --si fa rà present e malcontento austriaco perché nuovo progetto non pre senta sostanziale miglioramento in confronto di quello originario. Comunque punti sostanziali rilievo restano articolo 5 dove Governo a ustriaco richiederebbe che a lla lista delle fun zioni si aggiungesse il concetto fa ziosità e articolo 12 dove Governo austriaco vorrebbe che progetto garantisse che Commissione fosse chi amata esprimere parere nega tivo solo per casi contemplati articolo 5.

Ho esposto e ripetuto ministro Leitmeier che desiderio Governo italiano è quello di sistemare rapidamente situazione generale Alto Adige e suoi abitanti con i criteri di massima libertà. Supponevo che questo fo sse anche desiderio G overno austriaco . Sembravami quindi necessario prospettare opportunità di non ritardare emanazione e applicazione decreti che avrebbero data definitiva sistemazione a diecine di migliaia di famiglie per timore che qua lcuno di essi non potesse riottenere la cittadinanza italiana per azioni contrarie all'Italia.

Durante effettiva applicazione legge Governo austriaco avrà sufficiente possibilità pra tica rendersi conto leale e liberale atteggiamento G overno italiano.


J Con T. segreto 8076/45 0 del 16 gi ugn o Tarchiani comunicò l'imminente esame del p rogetto d i accordo da pa ne del Consiglio speciale di Gabinetto e che «dopo approvaz ione detto Consiglio , codesta ambasciata Stati Uniti potrà iniziare subit o relat ivo negoziato con codesto mini stero. Si è concordato che Ufficio stampa Dipartimento fa rà ai giorna listi una dichiarazione per quanto possibile nel senso desidera to».


Ministro Leitmeier ha convenuto meco su tale punto di vista ma mi ha confidenzialmente aggiunto che ministro Gruber vorrebbe evitare che progetto di legge potesse dare luogo a discussioni troppo vivaci ed attacchi contro politica del Governo austriaco rendendo così difficile sua intenzione raggiungere collaborazione con l'Italia.

50 2 Si tratta del T. 9206/342 del 14 giugno contenente il comunicato che segue: «È stato firmato a Palazzo Chigi da l mini stro Sforza c dall'ambascia tore britannico Sir Noel C harles un accordo in forma di scambio let tere per facilita re il ritiro delle forze a rma te britanniche dall ' Italia e per regolare lo status delle medesime durante il period o della lo ro evacuazione in cui a vrà cessato di essere in vigore il regime armistizial e. L'accordo di spone altresì che l'Alto C omando btitannico preparerà immedi atamente, d'i ntesa con le Autorità italia ne competen ti. la sostituzi o ne co n personale ital ia no del personale britannico attualmente in servizio presso il G overn o Militare Alleato nelle zone da restituirsi a ll' A mmini strazione italiana». 51 1 Vedi D . 44.
52

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 9176/c. Roma, 14 giugno 1947, ore 12,30.

(Solo per Londra) Per riservata conoscenza dell'E. V. trascrivo mio telegramma odierno per ambasciata Washington:

(Solo per Parigi) Ho telegrafato a Washington quanto segue:

(Per tutti) Mio telegramma 9114/c. 1•

Ambasciatore Parigi telegrafa quanto segue 2 :

«Prima reazione francese a proposta Marshall per organizzazione Europa molto favorevole . Da parte francese si è inclini proporre che di tali lavori coordinazione sia incaricata Commissione europea , della quale noi non facciamo parte. Sarebbe quindi necessario che contemporaneamente nostra adesione piano Marshall noi facessimo presente Washington necessità che ratifica o non ratifica ci venga assegnato in questa sfera posto conveniente».

Orientamento francese nel senso che Commissione economica europea sia organo coordinatore piani ricostruzione europea non può essere accolto da noi che con riserva dato che, nelle attuali circostanze, nostra partecipazione a tale organismo è ancora oggetto di trattativa che si presenta poco favorevole anche per nostra partecipazione con un osservatore permanente.

È nostro interesse che compito coordinamento sia affidato ad un nuovo organo nel quale partecipazione italiana possa essere assicurata su piede parità con altri paesi europei interessati , conformemente del resto a nostre effettive possibilità e necessità che sono in entrambi i casi di essenziale importanza nel quadro europeo. Nel compiere opportuni sondaggi sull ' orientamento americano a questo proposito,

V.S. voglia sottolineare quanto precede. Naturalmente, ove orientamento americano si pronunciasse per Commissione economica europea, nostre riserve dovrebbero essere indirizzate a far sì che perlomeno la nostra partecipazione a tale organismo fosse, nel settore coordinamento del piano Marshall, assicurata in condizioni di piena parità con altri partecipanti 3 .



2 È la ritrasmissione parziale del D. 32.


3 Per le risposte vedi DD. 59. 64 e 57.

52 l Vedi D. 45.
53

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTE 7858/443 . Washington, 14 giugno 1947, ore 19,48 (per. ore 8,45 de /15).

Seguito telegramma n. 434 1•

Presidente Truman ha firmato oggi atti ratifica trattato dì pace. Riguardo nostro trattato ha fatto dichiarazione di cui ad ogni buon fine trasmetto testo integrale in inglese con telegramma stampa n. 72 e sulla quale mi permetto attirare attenzione V.E.

Date espressioni calda amicizia e solidarietà americana per l'Italia della dichiarazione, che contiene anche accenni nel senso indicato da V.E. nel suo telegramma n. 278\ sarebbe utile una pronta risposta , anche se mantenuta in linee generali, del capo provvisorio dello Stato 4 .

54

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTE 7904/506. Londra, 16 giugno 1947, ore 15,32 (p er. ore 20,30).

Mio telegramma n. 502 1•



2 Del 14 giugno. TI testo della dichiara zione era il seguente: «With the ratification of the Treaty of Peace with ltaly we bring to a dose an unhappy cha pter in ltalian-American relations. At the same time wc mark the beginning of a new era for ltaly to which the Italian people can look with hope and confidence. Certain of the terms of the Treaty are not in full accord with our desi res, but the reestablishment of Peace does provide a foundation for building a new strong, free and democratic Italy, and within the framework of the United Nations it should be possible to secure such changes in th e Trea ty clau ses as may be required in the righi of future experiences.

From the fìrst days of the Allied liberation of Italy we found the Jtali an people as eager as we ourselves to destroy the tyrannies of fascism and nazism which has despoiled their Countty and destroyed their liberty.

Making be our side against the common foe. the ltalian armed forces and the llalian people contributed mightily to the ultimate victory. Thi s common sacrifice has strenghtened the deep and lasting friendship between our two people .

More then this Americans have the satisfaction forstanding at the side of ltaly while her people. through adversity, are rebuilding with their own labors a new democracy and restoring their lo st freedoms. During these most difficult years, we have been able to do much to help the ltali ans, to help themselves .

ln arder that their history, and ours, may be preserved , in arder that their freedoms and their reborn democracy may live and grow as Italy again take her rightful piace of honour and leadership among the free Nations of the world America will continue to stand by the side of their ltalian friends to work with them in our common effort to rebuild and to restare a free world at peace ».


3 Del 16 maggio, vedi serie decima , vol. V.


4 Con T. 9321/345 del 16 giugno Sforza rispondeva: «Presidente della Repubblica mi ha detto che sarebbe felice esprimere Truman quanto sua dichiarazione lo commosse, ma che è dolente non potere ciò fare pe rché sembrerebbe pressione sull'Assemblea».


Era naturale che proposta Marshall incontrasse Bevin pienamente consenziente come dimostrato da rapidità con cui ha formulato sua intenzione porre riorganizzazione europea su basi funzionali cominciando da studio razionale su piano europeo dei problemi trasporti , viveri , carbone. Annunzio sua partenza per Parigi, maturata nella serata di sabato, anticipa e pone su terreno costruttivo consultazioni che, come aveva già detto , dovevano cominciare dalla Francia.

Ufficiose corrispondenze diplomatiche dei principali giornali , che commentano tale decisione, mettono in primo luogo in rilievo consultazioni Francia con la Russia e collaborazione Belgio Olanda Lussemburgo che sarebbe assicurata. Si sottolinea carattere preliminare consultazioni che, con mente aperta ad ogni metodo, dovranno estendersi ad altri Paesi.

Si prevede conferenza luglio a Londra e si accenn a possibilità collaborazione Commissione europea Nazioni Unite e realistico metodo lavoro E.C.O.

Per quello che riguarda l'Italia e avendo presente tanto le più recenti istruzioni di V.E. quanto mio ultimo colloquio con Bevin (mio telegramma n. 489) 2 , mi sono permesso segnalargli oggi stesso opportunità chiamarci senza indugio in causa 3 .

Telegramma circolare di V.E. n. 91144 al cui contenuto mi sono espressamente richiamato , mi ha offerto spunto per suggerire che diretto contatto con V.E . venga su richiesta del Governo inglese anticipato nel quadro delle consultazioni europee che egli inaugura a Parigi.

Telegraferò appena possibile esito di questo passo 5 .

53 l Del 13 giugno, con il quale Tarchiani comunicava la data della ratifica del trattato. 54 l D el 13 giugno, con il quale Carandini segnalava tra l'altro il consenso alle dichiarazioni di Marshall espresso da Bevin in un discorso all'Associazione stampa estera.
55

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, DE NOBILI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 7921/155. Bruxelles, l 6 giugno l 947, ore 15.40 (per. ore 8 del 17 )

Suo telegramma 9114/c. 1•

Van Zeeland non conta per il momento allontanarsi da Bruxelles.


> Lo stesso 16 giugno Carandini aveva fatto pervenire a Bevin il seguente messaggio: «Count Sforza has asked me to convey to you hi s deep apprcciation for your immediate response to Mr. Marshall's speech at Harva rd . H e also wishes me lo express hi s wholehearted support and his readiness to collaborate in the shaping of an economie European pian, in which you have laken such a vigorous leadership. On this occasion and a t a moment when the new ltalian Government is striving to give to m y Country a constructive impetus which will certainly lit within this European pian, may l suggest the possibility of conveying now to ltaly a word of invitation to cooperate in the great task which lies ahead~ Sw; h a gesture would no doubt greatly encourage m y Country, acknowledging the piace she deserves in the mission of the reha bilitation of Europe. l take the liberty of making t his suggestion in view of the friendlin ess you have always sh own me and prompted as l am by the desire to ser ve the great cause which is entrusted to us ali. Should you concur with this it would perhaps be advisable that Count Sforza be asked to anticipate his visit at the earliest, so as to piace it within the extensive consultations which will follow yo ur visit to France» (L. 2124).


4 Ved i D. 45.


5 Vedi D . 57. Per la risposta vedi D . 66.


Alla vigilia della sua partenza per Roma detti colazione per lui. Egli mi confermò suo programma e desiderio ottenere da V.E. formazione di un comitato italiano.

Al riguardo mi permetto richiamare l'attenzione di V.E. sul mio telegramma 80 del 22 marzo scorso e mio telespresso 1088/636 del 21 stesso mese 2 con i quali avevo già fatto presente importanza progetto Van Zeeland comunicando di lui amichevole disposizione nei riguardi nostri. Egli infatti offriva alla stampa italiana occasione pubblicare messaggio della «Lega indipendente cooperazione europea» contemporaneamente a quella dei Paesi già in guerra contro Germania, dandole la precedenza sulla stampa dei Paesi neutrali.

Dovendo comunque vedere Van Zeeland prossimi giorni non mancherò telegrafarle eventuali notizie ed impressioni3 . Ambasciatore del Belgio Motte che incontrai giovedì Milano mi ha detto che Van Zeeland era molto soddisfatto colloquio con V.E .


56 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI1

T. S. N .D. 9299/C. Roma, 16 giugno 1947, ore 17

Mi riferisco ai telegrammi ministeriali 9114 e 91762 .

V. E. voglia dichiarare ufficialmente a codesto Governo che le dichiarazioni Marshall sono state accolte col massimo compiacimento dal Governo italiano il quale le considera punto di partenza risolutivo dei problemi potenziamento e ricostruzione europea, ed ai quali aderisce allo scopo promuovere volonterosa collaborazione italiana nel quadro europeo.

V.E. è anche pregata di aggiungere che fin da ora e in linea generale:

l) Italia ha la possibilità di conferire un considerevole apporto alla ricostruzione europea, particolarmente con riserve idriche proprie regioni alpine ed ampie possibilità mano d'opera suoi lavoratori; che essa, anticipando indirizzo collaborativo affermato da Marshall , ha già iniziato porre a disposi zione tale potenziale nel quadro accordi europei bilaterali. In Europa, ad esempio, accordo commerciale italo-belga è stato integrato con accordi speciali prestazioni lavoratori italiani, ed indirizzo analogo è stato seguito negoziati italo-francesi. Questi prevedono anche importante collaborazione nel campo dei lavori pubblici e valorizzazione o sviluppo nel comune interesse delle forze idriche Alpi occidentali, cui anche interessamento



59 svizzero potrà rivolgersi. Nelle Alpi nord-orientali le esistenti ampie riserve idriche potranno importare rilevante interesse Austria e Germania meridionale, costituendo base collaborazione concreta, che potrà realizzarsi, per quanto riguarda Alpi orientali, con territori confinanti in sede applicazione trattato di pace. È previsto un programma di collaborazione tecnica per lo sviluppo delle risorse idriche in Anatolia e la realizzazione di importanti opere pubbliche anche con la Turchia.

2) Ai fini di valutazione del suo apporto , della estensione della sua collaborazione nel quadro europeo e dei piani esecutivi e di finanziamento, il Governo italiano ritiene che sia di evidente ed insostituibile interesse, per le finalità perseguite, la partecipazione dell'Italia all'organismo promotore e coordinatore dei piani di ricostruzione europea (cui costituzione è già stata oggetto di esame e di proposte da parte francese e britannica).

Tale complesso di questioni è già stato posto allo studio di questo Governo, il quale si dichiara fin da adesso pronto a fornire e ad illustrare gli elementi di ogni possibile apporto collaborativo italiano 3 .

54 2 Vedi D. 23. 55 l Vedi D. 45. 55 2 Non pubblicati. 3 Vedi D. 63 . 56 l Ed. , con varianti di forma, in CARLO SFORZA , Cinque anni a Pa/a::::o Chigi: La politica estera ilaliana da/ 1947 al /951 , Roma, Atlante, 1952 , pp. 43-44 . 2 Vedi DD. 45 e 52.
57

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 7909/507. Londra, 16 giugno 1947, ore 19,40 (per. ore 7,30 del 17).

Mio telegramma n. 506 1 . Riferimento telegramma di V. E. n. 91762 .

Convengo opportunità intervento Washington che, tanto più in queste circostanze, può sempre essere decisivo, ma faccio presente come iniziativa e condotta accordi intesi giungere solidale piano europeo è stata espressamente ed intenzionalmente deferita da Marshall stesso ad Europa.

Sia o no Commissione economica europea il meccanismo da mettersi in moto devo ritenere (e mi adopero in questo senso) che Bevin, il quale si è ormai assunto iniziativa, sia interessato e pertanto deciso rimuovere ogni difficoltà formale che possa frapporsi al concorso di tutte le Nazioni interessate e quindi nostro.

Nella sua mente è evidente che l'inclusione più pronta ed effettiva di tutto il complesso europeo senza discriminazioni o sottigliezze di metodo risponde non solo ad una opportunità economica ma a un più vasto disegno politico . Questo è oggi senza dubbio punto di vista inglese la cui affermazione dipende da troppi altri elementi per poter essere fin da ora scontata.




2 Vedi D. 52.

Contribuirà certamente allo scopo da noi perseguito se anche la Francia, a cui si vuole assegnare in queste circostanze un ruolo di primo ordine, a conferma buone disposizioni recentemente manifestate da Bidault, mostrerà rendersi conto importanza vitale nostra immediata collaborazione 3 .

56 3 Con T. 9324/276 (Londra) 348 (Washington) del 17 giugno Grazzi aggiungeva: «Ove credut o opportuno V.E. potrà anche citare accordo italo-cecoslovacco per emigranti contro carbone; accordo italo-polacco per commesse speciali giusta cui Italia contribuisce ricostruzione Polonia per 40 milioni dollari in cinque anni contro carbone anticipando lire per esecuzione singole commesse e venti per cento materie prime contenute ogni prodotto . (Solo per Washington) Pregasi comunicare quanto precede a onorevole Lombardo». Per le risposte di Quaroni e Tarchiani vedi rispettivamente DD. 80 e 76. Carandini rispondeva con T. s.n.d. 7990/512 del 17 giugno di avere intrattenuto Harvey sull'argomento e di riservarsi di parlarne a Bevin al ritorno di questi da Parigi. 57 l Vedi D. 54.
58

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. URGENTISSIMO 9322/346. Roma, 16 giugno 1947, ore 21,30.

Prego V.E. trasmettere subito a generale Marshall seguente mio messaggio:

«Le sarò grato, signor segretario di Stato, esprimere nostro profondo apprezzamento per la sentita generosa dichiarazione con cui presidente Truman ha accompagnato la ratifica americana.

Il popolo italiano è grato col suo Governo al presidente Truman per avere affermato così solennemente che certe clausole del trattato non sono in pieno accordo coi desideri del popolo americano e che il ristabilimento fra le nostre due Nazioni di una pace che solo il fascismo ruppe permetterà di assicurare nel quadro delle Nazioni Unite i cambiamenti del trattato che appariranno necessari. La prego di assicurare il presidente che gli italiani sono stati commossi dal suo spontaneo constatare quanto importante fu il contributo delle nostre forze armate e del nostro popolo per l'annientamento del nazismo e del fascismo .

Siamo anche grati al presidente di averci assicurati alla fine della sua dichiarazione che l'America starà a lato di un'Italia che riprende il suo naturale posto d'onore e di guida fra le Nazioni libere del mondo e ciò per lavorare insieme per ricostruire un libero mondo in pace .

Queste parole del presidente Truman rinforzano ancora se possibile la nostra volontà di consacrare la nostra rinnovata indipendenza al rafforzamento della pace e della democrazia nel mondo».

59

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 7915/346-347 . Parigi, 16 giugno 1947, ore 22 (per. ore 8 del 17 ).

Suo 9176/c. 1•


57 ·1 Per la risposta vedi D. 66. 59 l Vedi D. 52.

Secondo quanto mi è stato spiegato qui, francesi propendono per Commissione europea poichè già ne fa parte Russia e quindi non sarebbe necessario invito speciale: essi contano in questa maniera facilitare adesione Russia.

In realtà è bene tener presente che piano Marshall è almeno altrettanto anti-russo quanto discorso Truman, è soltanto più abile in quanto tende a rigettare su Russia colpa sua esclusione. Si tratta di una di quelle trappole in cui eccellono gli anglo-sassoni e nelle quali regimi totalitari non mancano mai di cader in pieno.

Sempre secondo quanto ho capito qui, idea americana sarebbe di non prendere iniziative, apparentemente, ma di lasciare Paesi europei organizzarsi fra di loro e sottoporre poi idee agli americani. Per questo si avrà domani riunione Parigi poiché a sua volta Inghilterra avrebbe una certa tendenza a far prendere iniziativa alla Francia.

Sarebbe bene, se non già fatto, che nostra ambasciata Washington fosse incaricata avere spiegazioni su quelle che sono intenzioni americane . Avere qualche informazione a questo riguardo ci sarebbe molto utile per conversazioni che dovremo avere con Londra e Parigi dopo convegno due ministri esteri.

Ritengo che, in attesa venga decisa forma nostra partecipazione, sarebbe bene prendessimo iniziativa consultarci Parigi Londra e anche Stati europei minori per cominciare decidere nostra linea condotta. Sarebbe anche bene che accelerassimo nella misura del possibile ratifica trattato perché una volta questa avvenuta vengono automaticamente a cadere obiezioni di principio nostra partecipazione.

È secondo me urgente che noi ci mettiamo subito in contatto con Governi interessati perchè sotto belle frasi si nasconde lotta a coltello per divisione aiuti americani e contatti fra Parigi e Londra mirano in primo luogo manovrare in maniera da assicurarsi parte del leone. Massimo sforzo per parare a questo pericolo dovrebbe da parte nostra essere fatto a Londra poiché a Parigi c'è, ritengo , poco da sperare.


60 .

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. P ER CORRIERE 8088/060. Ankara, 16 giugno 1947 (per. il 20 ) .

Discorrendo con questo incaricato d'affari sovietico -l'ambasciatore è assente da un pezzo -mi è sembrato capire che tesi russa nei confronti degli avvenimenti in Europa orientale e sudorientale è presso a poco la seguente : appunto in vista della scontata evacuazione delle truppe russe, e, soprattutto, fatta audace dalla politica Truman, la reazione ha rialzato la testa da per tutto e tenta con ogni mezzo di preparare il terreno a quell ' integrale capovolgimento della situazione in favore dell'Occidente che dovrebbe, nei suoi propositi, immediatamente seguire a quello sgombero.

Comunisti e Russia non farebbero dunque che legittimamente difendersi e reagire , sia al complotto reazionario all'interno, sia alla più vasta trama nord-americana all'esterno.

Ciò che è, come si vede, esattamente la tesi opposta -che sia o no confortata dai fatti è altra questione --a quella prevalente dall'altra parte della barricata.

Dico che mi è sembrato capire perchè i diplomatici russi, già estremamente laconici, sono, dopo la recente approvazione della legge sui segreti di Stato, diventati ermetici e molto bisogna dunque ricostruire e dedurre attraverso mezze frasi ed accenni. Comunque credo sia effettivamente questa la principale sostanza della tesi espostami.

Ed è interessante notare che anche da parte britannica si insiste qui nel sottolineare come sia proprio, in definitiva, la dottrina Truman la principale responsabile di codes ta rinnovata pressione comunista, la quale è, infatti , qualificata come controffensiva a quella dottrina, che ho sentito definire, appunto in ambienti inglesi , come il mezzo peggiore per arrivare a risultati legittimi .

A nessuno è del resto sfuggita -ed al Governo turco meno che agli altri -~ la divergenza palese di atteggiamento fra Stati Uniti e Gran Bretagna nei confronti degli avvenimenti balcanici. Divergenza così bene orchestrata, che ha quasi l'aria di essere preordinata e concordata: gli Stati Uniti battono sul tasto dell'energia , e, contemporaneamente, la Gran Bretagna su quello della comprensione e della pazienza. Ma è codesto certamente machiavellismo da escludere, sebbene sostenuto da parecchi, trattandosi invece, mi pare, di concezioni, esigenze ed esperienze politiche molto diverse, che sboccano naturalmente in valutazioni e metodi differenti.

Sta comunque di fatto che alle grosse parole di Truman ed alle non meno energiche frasi della nota al presidente sovietico della Commissione di controllo ungherese e della dichiarazione sui fatti bulgari, corrispondono da parte britannica le pacatissime parole di MacNeil e di Bevin , improntate, nonostante il brusco colloquio fra Molotov e l'ambasciatore d'Inghilterra a Mosca, alla più cauta e deliberata prudenza.

Pare dunque evidente qui che la Gran Bretagna intenda persistere sino ai limiti del possibile nel proposito di non accettare come dato ormai incontroverso codesta minaccia ta costruzione di una linea Maginot politica attraverso l'Europa e di rifiutarsi a quella esclusiva parte di fratello minore e di brillante secondo degli Stati Uniti che si vorrebbe assegnarle. Ma tenda invece, per ragioni che il Congresso di Margate ha messo molto bene in luce, ad attuare una politica di almeno relativa indipendenza che le consenta di non essere tagliata fuori da nessuno dei Paesi al di là della cosiddetta cortina di ferro e di ma ntenervi anzi e nonostante tutto ogni possibile contatto, come la persistenza nel negoziato per il rinnovo dell'alleanza anglo-sovietica e le bene avviate trattative per un accordo commerciale con Mosca e gli accordi con la Polonia e la presenza del ministro Noel-Baker a Belgrado e molti altri fatti e circostanze dimostrano e documentano.

Sembra a questo proposito altresì interessante rilevare la viva attenzione suscitata qui e da per tutto dall'inclusione della Russia nei piani Marshall di assistenza economica all ' Europa (che Bevin ha immediatamente definito come ponte di collegamento di fondamentale importanza fra Oriente e Occidente sebbene appaia estremamente difficile che, nelle circostanze attuali e sinchè esse durino, gli Stati Uniti possano e vogliano dissociare le loro posizioni di «difesa della democrazia» dai piani nordamericani di ricostruzione europea).

61

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, DE NOBILI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . PER CORRIERE 8162/027 . Bruxelles, 16 giugno 1947 (per. il 21).

Suo telespresso n. 31/15844/c. del 21 maggio u.s. 1• Ho presentato personalmente al primo ministro Spaak nota verbale in accordo istruzioni contenute suo telespresso sopra menzionato.

Primo ministro mi ha subito chiesto se ci eravamo assicurati appoggio U.R.S .S. Gli ho detto che non conoscevo l'accoglienza del Governo sovietico al passo che avevamo fatto presso tutti i Governi rappresentati nel Consiglio di sicurezza. Avevo però motivo di ritenere che Stati Uniti ed altri Stati americani come pure Stati arabi avessero espresso sentimenti favorevoli nostra domanda .

A titolo personale egli mi ha manifestato il timore che dato momento internazionale e evoluzione interna vari Paesi occidentali, U .R.S.S . approfitti della non ancora avvenuta ratifica trattato pace per opporsi, magari usando diritto di veto, alla nostra ammissione. Ricordava a tale proposito scacco subito da Portogallo . Dato però che V.E. aveva presentato formale domanda ammissione, egli mi ha assicurato che avrebbe esaminato questione con la massima simpatia, riservandosi di farmi conoscere suo pensiero circa effetti articoli 53 e l 07 che egli ritiene difficile possano essere modificati o interpretati con una dichiarazione di massima nel senso da noi desiderato, considerando anche lo spirito dell 'accordo anglo-francese di Dunkerque. Egli ha però riconosciuto il peso dei nostri argomenti, tendenti a differenziare radicalmente la nostra situazione da quella della Germania. Concludendo, ho la impressione che Spaak -preoccupato della situazione internazionale ed anche di certi aspetti della situazione interna belga, pur essendo animato dai migliori sentimenti verso di noi e convinto dell'interesse generale della nostra partecipazione all'O.N.U. --avrebbe forse preferito che questione ammissione italiana non fosse ancora posta sul tappeto.

Egli mi ha promesso infine di esaminare al più presto nostre richieste di ammissione alla Commissione economica europea (E.C.E.) (suo telegramma

n. 8582/c. del 2 giugno '47) 2 ed alla Commissione europea del carbone (E.C.C.) (suo telegramma per corriere n. 8500/c. del 30 maggio '47) 3 sulle quali mi riservo di riferire .



2 Vedi D. 3.


3 Vedi serie decima, vol. V.

61 1 Non pubblicato.
62

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 521/1810. Parigi, 16 giugno 1947 1•

Al Quai d'Orsay mi è stato detto che con la nostra dichiarazione di cui al suo telegramma n. 262 2 l'incidente era considerato come chiuso e che, per conseguenza, le conversazioni circa eventuali piccole modifiche al tracciato di frontiera possono ricominciare. Mi è stato precisato che gli uffici avevano bisogno di qualche giorno per mettere in ordine le carte, ma che, in settimana, mi sarebbe stato rimesso il testo delle proposte francesi. Da qualche accenno preliminare che mi è stato fatto dovrei ritenere che si resta nei limiti delle proposte Couve ad Arpesani, con qualche piccola cosa in più in merito alle nostre proteste per il superamento, a nostro svantaggio, della linea spartiacque e di cui al telespresso ministeriale n. 5/1957 del 9 aprile 3 . •

Ho naturalmente risposto, sempre in via preliminare, che se si era rimasti su quelle basi, i negoziati in corso non potevano avere quell'effetto di apaisement che si aveva in vista dalle due parti. Ma, in questa sede, non interessa molto quello che noi e i francesi ci potremo dire nel corso di questi negoziati, quanto riesaminare, nel suo complesso, quale debba essere il nostro atteggiamento di fronte alla Francia per questo affare delle frontiere.

A questo fine, di fronte ad un fatto nuovo -la dichiarazione Bidault al Parlamento che l'annessione di Tenda e di Briga dovrà essere sanzionata da una libera espressione della volontà delle popolazioni4 -bisogna scindere la questione delle frontiere in due parti: l) Tenda e Briga ; 2) tutto il resto.

Bidault ha annunciato questa sua decisione come un obbligo derivante alla Francia dalla sua Costituzione: in realtà si tratta di un plebiscito, anche se esso deriva da una volontà unilaterale : ha ossia accettato adesso quello che noi , invano, abbiamo chiesto per tanto tempo. Apparentemente si tratta quindi di una vittoria nostra dovuta, anche in parte, alla ripercussione poco favorevole alla Francia che la reazione italiana aveva creato nell'ambiente internazionale e, sia pure in lieve misura, in Francia stessa. Ma è anche, bisogna riconoscerlo, un gesto abile: di fronte alle asserzioni categoricamente opposte, da parte francese e da parte nostra, non mi sento di dire che cosa ne pensino realmente le popolazioni locali; ignoro anche quali siano le nostre possibilità effettive di influire sul corso del plebiscito; certo è che i francesi si sentono abbastanza sicuri del fatto loro: un plebiscito fatto nelle circostanze attuali permette evidentemente delle possibilità di manipolazione non indifferenti. Ma sarebbe un grave errore da parte nostra il non riconoscere che una volta fatto il plebiscito, e risolto esso in senso favorevole alla Francia, quelle

6.2 1 Manca l'indicazione della data di arrivo. 2 Vedi D. 37. 3 Vedi serie decima , vol. V. 4 l punti salienti del discorso di Bidault erano stati comunicati da Quaroni con il T. 7788/334 del


14 giugno, non pubblicato. Il testo è in « Relazioni internazionali», 1947, p. 430.

simpatie che possono trovare nel mondo le nostre rivendicazioni vengono a cadere; l'insistere nelle nostre rivendicazioni dopo questo fatto nuovo assumerebbe un carattere ben diverso. In altre parole la Francia, con l'apparenza di un gesto di giustizia e amichevole, ha trovato un mezzo efficace per bloccare, in questo punto, il nostro revisionismo, di fronte all'opinione pubblica mondiale.

È evidente che noi dobbiamo, adesso, mettere in moto tutte le batterie di cui possiamo disporre perché il plebiscito dia dei risultati favorevoli a noi: se l'attaccamento di quelle popolazioni all'Italia è tale quale noi diciamo non dovrebbe essere impossibile: nel qual caso i francesi , ed in particolare Bidault, si troverebbero in un bel pasticcio.

Ma ammettiamo che il plebiscito, invece, risulti favorevole alla Francia: cosa facciamo dopo? Se noi pensiamo che sia un 'ottima occasione per accettare il fatto compiuto, come facemmo a suo tempo per Nizza e la Savoia, non ho altro da aggiungere: ma se invece abbiamo intenzione di continuare, sia pure in sordina, a fare una politica irredentistica, il solo argomento di cui ci potremo valere è che si tratta di un plebiscito manipolato: ma perché noi possiamo decentemente sostenere questa tesi non bastano evidentemente le nostre asserzioni, • anche se appoggiate sulle deposizioni di qualche esule dalla zona o di qualche maresciallo dei carabinieri: ci vogliono delle testimonianze internazionali.

Per questo bisognerebbe che noi cominciassimo col fare gonfiare dall'opinione pubblica internazionale e specialmente in America questa storia del plebiscito: non dovrebbe essere impossibile il farlo servendosi degli italo-americani e dei loro amici. Una volta attirata l'attenzione del pubblico su questo avvenimento, bisognerebbe che un certo numero di giornali, americani specialmente, inviassero sul posto qualcuno favorevole a noi ; questo converrebbe farlo senz'altro, perché la loro presenza sul posto, mettendo qualche limite alle manipolazioni francesi, potrebbe facilitare la nostra opera. Se il plebiscito poi va male per noi , e veramente per manipolazioni francesi, bisognerebbe che questo corripondente face sse qualche articolo sensazionale, articolo che potrebbe costituire la sola base per le nostre rivendicazioni avvenire. Per questo naturalmente ci vogliono dei soldi: bisogna che ci mettiamo in testa di tirarne fuori: potremmo anche chiedere il concorso finanziario della C.LE.L.I., che vi è interessata perchè in fin dei conti si tratta della sorte delle sue centrali . Se tutto questo non è possi bile -o non riesce -· allora è meglio che ci mettiamo l'animo in pace e a Tenda e a Briga non ci pensiamo più, almeno come ad una rivendicazione per la quale le nostre tesi abbiano qualche appoggio nell'opinione pubblica mondiale.

Per il resto della frontiera la situazione è differente. I francesi hanno sostenuto le loro richieste sulla base di un equivoco: hanno tirata fuori una frase che ha avuto un grande successo sia in Francia che all'estero: la ligne de créte. In realtà la linea di cresta è stata, in molti punti, sorpassata, più o meno per ragioni strategiche, e sempre a danno nostro. Gli esperti inglesi, americani e russi lo sapevano benissimo e per ragioni che non conosco hanno acceduto a lle tesi francesi, ma l'opinione pubblica, e for se anche i ministri degli esteri , inglese ed americano non Io sanno: si tratta di cose tanto piccole sulla carta che solo uno specialista le conosce e le capisce: ma comunque si tratta di un equivoco condotto abilmente dai francesi: questo equivoco si può ribattere. Nelle mie conversazioni con i francesi, sia al Quai d 'Orsay che nel mondo politico, ho riassunto le nostre proteste in una frase che ha avuto un certo effetto: «voi volete creare una atmosfera di fiducia fra la Francia e l'Italia: non è possibile creare una atmosfera di fiducia con una frontiera che è basata sulla sfiducia» . È una linea di condotta anche questa inattaccabile perché basata sui fatti--e su cui possiamo sempre ritornare: il giorno in cui sarà possibile rimettere in discussione il problema del nostro disarmo, della demilitarizzazione delle nostre frontiere, possiamo ritirar fuori anche questo argomento. E questa linea di condotta dovrebbe essere sostenuta, con una certa misura , anche a Londra e Washington dove , a quanto mi sembra , un certo interesse per le nostre relazioni con la Francia c'è.

Nella ultima conversazione che ho avuto con lei sull 'argomento, ella mi ha riassunto il suo pensiero con una frase che, per parte mia, non posso che sottoscrivere: bisogna creare una tale rete di interessi a cavallo della frontiera in modo che la frontiera cessi di avere un significato ed una importanza. È in questo senso che sto lavorando: non mi faccio illusioni sulla rapidità con cui ci si può arrivare, ma con buona volontà ed intelligenza dalle due parti ci si può, almeno in parte, arrivare. D 'a ltra parte una serie di comunicazioni ministeriali, anche a sua firma , tenderebbero a mostrare che alcune, se non tutte, di queste prevaricazioni sulla linea di cresta mettono a serio repentaglio la nostra integrità nazionale , la nostra sicurezza, ecc.

Un deputato francese, parlando al Parlamento, ha criticato la frontiera, a nostro favore, dicendo che nell 'epoca delle bombe atomiche era una sciocchezza andare a cercare la sicurezza in qualche miglioramento strategico della frontiera . Giustissimo , ma quello che è vero per i francesi è vero anche per noi: la scemenza dei francesi (Stato Maggiore e Ministero degli esteri) è, in questo caso, fuori di discussione: si tratta di vedere se noi vogliamo fare altrettanto , oppure, visto che i francesi si rifiutano di essere intelligenti, se non vogliamo invece cercare di esserlo noi . Si noti bene: non mi propongo e non suggerisco di abbandonare le nostre rivendicazioni: è solo questione di tempo e di misura.

Abbandonando la metafisica e passando al caso concreto, e cioè le conversazioni in corso, la linea di condotta che mi permetterei di suggerire è la seguente : fra qualche giorno avremo le proposte francesi: agitandosi, qualche piccolo miglioramento lo si potrà forse ancora avere: piccolo insisto , esso potrà portare su qualche troppo evidente inconveniente di natura locale ; si tra tterà poi di accettarle, come un acconto di una revisione futura -l'ho già detto del resto, a titol o personale -·insistendo sul fatto che un tracciato di frontiera così strategicamente sfavorevole ad una delle due parti, studiato, in questo senso, in tutti i suoi dettagli, non può essere compatibile con la fiduciosa convivenza dei due Paesi; continuare poi ad insistere su questo tema, ma senza nulla drammatizzare . In parole brevi accettare il dono , ma dicendo chiaramente che non basta.

Questo. è evidente, qualora i francesi non ci chiedano, in cambio , una rinuncia alla revisione: francamente non credo lo facciano: se lo facessero allora tutto l'a spetto del negoziato cambia, poiché una domanda di rinuncia alla revisione sarebbe, per poco che sia, qualche cosa che possiamo dare e che possiamo invece anche rifiutare.

Poiché la difficoltà di questo negoziato sta tutta in questo : noi domandiamo e non abbiamo nulla da dare in cambio. I francesi , in fondo , si rendono conto , più di quanto non credessi , che tutta questa storia della frontiera è st ata da parte loro una sciocchezza: si rendono conto che è una puntura di spillo, ma una puntura che può invelenire i rapporti, già non facili , fra i due Paesi. Cosa posso dire loro? Rinunciateci, almeno in parte, per migliorare i rapporti itala-francesi: non è che questo argomento non conti, ma è che la situazione politica italiana, almeno come essa appare dal di fuori, è talmente instabile c: caotica da far dubitare del valore degli impegni che il Governo italiano può prendere. l francesi sono il popolo più avaro del mondo: quando si tratta del loro danaro non vogliono investir! o che in titoli sicuri; così in politica non vogliono anticipare niente. La politica estera italiana , indipendentemente dall a instabilità politica interna, è stata finora cristallizzata sul trattato di pace. Quale sarà la politica estera italiana il giorno che, ratificato il trattato di pace, potremo anche occuparci di altre cose? I francesi non lo vedono -né posso loro dar torto perché non lo vedo nemmeno io -e non c'è nessuno , fra di loro, almeno adesso, che abbia l' intelligenza, il coraggio, di fare un gesto il cui rendimento non sia immediato e non sicuro al cento per cento.

In queste condizioni, ripeto, non mi sembra ci sia altra alternativa che quell a di accettare quello che ci viene offerto , per poco che esso sia , e lasciare aperta la questione per riprenderla in un momento in cui le circostanze ci siano più favorevoli 5 .

Prego comunque V.S . di volermi fare avere in proposito le sue istruzioni al più presto possibile 6 .


63 .

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, DE NOBILI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTE 7983/156. Bruxelles, 17 giugno 194 7, ore 19,50 (p er. ore 8 del 18) .

Mio telegramma n. 155 1•

Van Zeeland mi è venuto oggi a vedere per informarmi suoi colloqui Roma dei qu ali dimostratosi molto soddisfatto. Egli desidererebbe che gruppo italiano venisse formato al più presto e assicura che esso parteciperebbe, su piede parità con altri gruppi promotori , al convegno Parigi 29-30 corrente mese.

Tale convegno sostituisce quello che avrebbe dovuto aver luo go Lussemburgo (mio telespresso n. 01088 del 21 marzo)2 . Circa idea Blum -e cioè di appoggiare realizzazione piano Marshall alla Commissione economica europea di Ginevra -Van Zeeland ritiene tale organismo non ancora abbastanza consolida to .



6 Per la risposta vedi D. 94.



2 Non pubblicato.

62 5 Con successivo T. s.n.d. 8186/361 del 21 giugno Quaroni aggiungeva: «Quai d'Orsay mi ha comunica to proposte fran cesi pe r aggiustamenti territoriali che sosta nzia lmente ripetono, con qualche miglio ramento nos tro fa vore, proposte già fatte Arpesani. Per questioni minori , come esigenze sorveglianza opere Valle Stretta e traffico turistico, Quai d 'Orsay è d 'avviso che esse po trebbero utilmente essere risolte mediante spec ia li accordi per i quali si è riservato farmi perven ire fra qualche gio rno progetto di massima. N on appena in possesso di ta li documenti ma nderò a R oma Carrobio». 63 l Vedi D. 55.
64

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 8007-8064-8065/455-456-457. Washington, 17 giugno 1947, ore 21,49 (per. ore 11,40 de/19 ) .

Mio telegramma 439 1• Suoi telegrammi 9114 e 9176 2•

In colloquio odierno con Clayton mi sono espresso conformemente sue istru-. zioni, sottolineando nostro interesse partecipazione italiana piani e programmi ricostruzione europea sia assicurata sin dagli inizi su piede parità, in modo che Italia possa dare tutto il suo essenziale contributo e sia messa in grado usufruire comuni vantaggi. Ho insistito su necessità che Stati Uniti ci diano pieno appoggio per affermare e mantenere questo nostro fondamentale interesse.

Clayton mi ha calorosamente risposto che gli U.S.A. sono d'accordo con nostra posizione e sono disposti a fare tutto quanto sta in loro per favorirci. Egli ritiene che Inghilterra , Francia e altre Nazioni europee supereranno temporanea disparità in seguito a nostra ratifica trattato di pace. Secondo lui, occorrerebbe far presto a rimuovere ostacolo poiché «questi giorni sono molto importanti per tutti».

Clayton mi ha detto poi che date sue esperienze dirette (mio 400) 3 egli non condivide idea che Commissione economica europea sia sede adatta per lavori coordinazione nuova organizzazione e dubita che tale procedura possa essere adottata. Se ciò nonostante propositi del genere dovessero affermarsi, riconosce che avremmo pieno diritto ad entrare subito far parte detta Commissione.

Suo consiglio è che dovremmo subito farci avanti con Londra e Parigi e comunicare a inglesi e francesi nostre idee. Gli americani aiuteranno: ma le iniziative, i programmi e relative procedure debbono provenire dall'Europa.

Clayton non sa ancora con precisione quando potrà partire per Londra . Mi ha confermato che verrà a Roma per scambio di idee sia sulla ricostruzione economica europea , sia sui modi migliori per assicurare all'Italia posssibilità giungere alla fine dell 'anno senza scosse finanziarie.

Ho fatto avere oggi al segretario di Stato lettera ufficiale 4 di cui al telegramma 347 5 .

Suo telegramma 3026 . Clayton mi ha stamane assicurato che si adoperava con competenti autorità per concessione delle navi cisterna e delle altre quattro navi Liberty già da noi richieste alla Commissione marittima.


64 l Vedi D. 49. 2 Vedi DD. 45 e 52. 3 Vedi D. 7. 4 Il testo è in Foreign Re/ations o.f the Unit ed States, 1947, voi. III, The British Commonwealth;

Europe, Washington , United States Government Printing Office, 1972, p. 254.


5 Vedi D. 49, nota 4.


6 Non pubblicato.

Suo 329 7 . Avevo subito comunicato a Clayton, secondo sue istruzioni , notizie circa atteggiamento Foreign Office per nostra ammissione seconda sessione Commissione economica europea. Nel colloquio odierno egli mi ha confermato che si interesserà cogli inglesi in vista di tale nostra ammissione 8 .


65 .

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA 1

L. 222211220. Londra, 17 giugno 1947.

Lo sciopero ferroviario francese ha rimandato di una settimana la partenza del corriere sì che, con un certo ritardo ma più aggiornatamente, posso commentarle i miei telegrammi nn. 489, 502, 506 e 5072 .

Fino all'annuncio dei nuovi propositi di Marshall era mia opinione, e di quanti inglesi hanno a cuore la sua visita, che non convenisse rimandare la sua venuta a Londra oltre il 15 luglio . Lei conosce bene questo Paese e sa che con la fine di giugno la vita politico-sociale di Londra entra in letargo . In luglio avanzato l'esodo si completa, l' attenzione pubblica si allenta e viene a mancare quel fervore di vita entro il quale la visita di un ministro degli esteri deve trovare risalto e rispondenza.

I nuovi sviluppi che la proposta di Marshall promette data la vigorosa accoglienza ad essa fatta da Bevin, paiono annunciare una svolta negli affari europei. La visita di Bevin a Parigi, la favorevole accoglienza francese a questa iniziativa, l'immediata consultazione francese a Mosca ed a Washington, il convincimento qui diffuso e messo in evidenza da tutta la stampa della necessità di prendere la palla al balzo per una pianificazione economica europea urgentemente imposta dalla gravità della situazione, sono fatti nuovi che possono preannunciare un 'estate fervida di iniziative e di consigli internazionali .

Bevin mi aveva detto (mio telegramma n. 489) che se le parole di Marshall contenevano un serio proposito, esse potevano costituire un motivo capace di immense conseguenze. Egli mancava allora di qualsiasi informazione. Evidentemente le precisazioni che gli sono state fornite da Washington lo hanno convinto che l'occasione offre qualche garanzia di solidità. La successiva dichiarazione di Marshall, intesa a comprendere la Russia e l'Europa orientale nel piano di ricostruzione a cui l'intervento americano si dovrà applicare, è stata subito sfruttata da Bevin nel suo discorso alla stampa estera ove egli l'ha messa in evidenza additandola come un ponte di incontro per il superamento della crescente incomprensione ed opposizione fra i due blocchi .



8 Vedi D. 104.



2 Vedi DD. 23, 54 e 57.

La funzione mediatrice dell'Inghilterra, che non implica alcuna rinuncia alle necessarie resistenze se pure le corregge in un moderato metodo conciliativo, trova su questo piano la insperata occasione di operare una manovra di raggruppamento europeo inteso ad un solidale risollevamento economico che può aprire la via ad una meno intollerante convivenza politica. La partecipazione della Russia e dei suoi satelliti a questo piano ha una importanza decisiva. Da essa dipende se il grandioso piano di soccorso americano avrà a risolversi in un principio di unificazione o in un aggravamento di divisione europea.

Bevin mi disse anche: «se le cose avranno lo sviluppo in cui le dichiarazioni di Marshall lasciano sperare, l'incontro col conte Sforza potrà avere un più ampio contenuto ed una più vasta portata». Mi pare che le condizioni per un ampliamento di contenuto ed una estensione di portata si stiano verificando. Non voglio coltivare, né tanto meno suggerirle, precipitate illazioni o illusioni. Lei avrà trovato il mio telegramma n. 491 3 molto cauto, intendo privo di facili immaginazioni e connessi incoraggiamenti. Così ho voluto di proposito redigerlo perché penso sia mio dovere adottare una estrema parsimonia di apprezzamento, non andando al di là delle prospettive immediate che i fatti offrono e del contenuto effettivo degli affidamenti che mi sono dati.

Bevin vede con deliberata simpatia la sua venuta a Londra ma, esattamente come è avvenuto per la missione Menichella che doveva costituirne l'immediato preambolo, si preoccupa onestamente di non creare illusioni e delusioni . La essenziale preoccupazione che domina ogni sua manifestazione parmi sia la salvaguardia di una linea di conciliazione e di equilibrio in cui crede fermamente, da cui non intende lasciarsi smuovere e in cui ravvisa l'ufficio ed il dovere della Gran Bretagna di fronte all'inconsiderato e malamente avviato inasprirsi dei rapporti russo-americani. Per questo è difficile provocare da lui manifestazioni o impegni nei nostri riguardi i quali, nel suo giudizio, possono contribuire ad accentuare una divisione europea che è esattamente all'opposto delle sue mire4 . È vero che da parte sua e dei suoi collaboratori politici non mancano brusche e dure puntate in direzione Russia, ma si tratta di rapidi colpi di gomito per farsi largo e ribattere offese dirette . La direttiva generale, dopo queste insopprimibili reazioni occasionati, si riporta ad una consapevole prudenza di azione e moderazione di espressioni. Bevin, a torto o a ragione, è convinto che la sua pazienza trionferà ed accompagnerà America e Russia ad un finale compromesso più costruttivo e decisivo del cieco scambio di colpi a cui oggi si abbandonano. Si può dire che più la divisione si accentua, più la stessa opinione inglese si inasprisce per la condotta della Russia e si inquieta, d'altra parte, per le reazioni americane, più il Forcing Office persevera nella sua paziente difesa di una via d 'uscita da cui dipende la sopravvivenza della Gran Bretagna e dell'Europa.

In queste condizioni , ripeto, e finché qualcosa di essenzialmente nuovo non si verifica, è estremamente difficile che l'Inghilterra si sbilanci nei nostri riguardi perché, ne sono convinto, essa non vuole concorrere a rinchiuderei irreparabilmente in uno dei campi avversi, posizione incompatibile con ogni superstite prospettiva


65 3 Vedi D. 38. 4 Annotazione a margine di Sforza: «Ma crede egli che vogliamo il contrario?! ».

di unificazione europea, posiZione per noi pericolosa dato che né America né Inghilterra possono garantire di controassicurarci efficacemente.

Devesi aggiungere che a queste considerazioni generali, si aggiunge anche quella particolare che dipende dalla nostra contraddittoria e labile formazione politica nazionale la quale (finché permane la divisione internazionale che si rispecchia nelle divisioni interne) offre un ancora incerto affidamento di un consenso sicuro e di una continuità in questo o quello orientamento di politica estera.

Bevin non ha escluso che una nuova più deliberata ed impegnativa politica verso di noi fosse resa possibile e necessaria dal verificarsi di nuove condizioni adatte alla solidale considerazione dei problemi europei e del problema europeo sul piano di una collaborazione economica di emergenza capace di evitare il sospetto di particolari mire politiche. La speranza che egli ha allora formulata nel verificarsi di queste condizioni, sta assumendo una prima parvenza di realtà. I dubbi circa il possibile adattamento dell'opinione e dei sacrifici individuali americani al vasto piano che Marshall ha adombrato, non sono tali da togliere vigore all'impulso salutare che il solo annuncio di questa iniziativa ha conferito alla realistica considerazione, da parte delle nazioni interessate, del collettivo pericolo che l'Europa corre e che non può essere evitato da particolari palliativi ma da un rimedio che investa e risolva in blocco l'intero problema.

In queste condizioni la sua venuta a Londra potrà coincidere con un disegno che non si limita ai rapporti italo-inglesi, ma che implica ben più vasti motivi e conseguenze. Se lo svolgersi degli eventi imminenti non deluderà questa nostra estrema aspettativa, la sua visita londinese costituirà realmente il primo ingresso italiano sulla scena internazionale, nel vivo di una questione decisiva per l'avvenire del mondo.

Come le ho telegrafato ieri (telegramma n. 506) ho pensato di prospettare la cosa a Bevin sotto questa luce. Ho conferito col capo del Dipartimento italiano prospettandogli la evidente opportunità che il motivo della sua visita fosse qui ripreso nel quadro delle consultazioni europee connesse alla proposta Marshall. Mentre il Foreign Office sta ancora studiando i vari argomenti «ordinari» che dovranno formare oggetto del suo incontro con Bevin, mi pareva questo argomento «straordinario» dovesse essere messo immediatamente in evidenza anche per dare senza indugio all 'Italia la prova del posto che le si riserva nel concerto delle nazioni interessate ad un piano di ricostruzione di cui essa è elemento essenziale. Egli ha convenuto con me ed ha immediatamente consegnato una lettera che ho diretto a Bevin in questo senso , più che altro per mettergli di fronte agli occhi il nostro caso prima della sua partenza per Parigi e ricordargli la opportunità di non trascurare nei nostri riguardi un gesto tempestivo che avrebbe rafforzato gli sforzi dell'attuale governo ed insieme incoraggiata la nostra opinione pubblica verso la assunzione della responsabilità che le spetta in questo nuovo grande compito internazionale.

Data l'incerta situazione non so se questo mio passo avrà un esito immediato ed evidente. Penso comunque di aver fatto l'opportuno, con la misura che qui è necessaria, per sollecitare la fissazione della data della sua visita e per assicurarle un contenuto di portata superiore a quella che era lecito attendersi nel precedente stato di cose.

Inutile le dica che, in questa nuova situazione, farò ogni sforzo per superare ogni mia difficoltà affinché la continuità della mia opera non venga a mancare, per quello che può valere, in un frangente di tanta importanza.

64 7 Vedi D. 15, nota 2. 65 l In A.C.S. , Carte Sforza.
66

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 9411/277. Roma, 18 giugno 1947, ore 19.

Suoi 506-507 1•

Approvo tenore sua conversazione con Bevi n 2 e condivido pienamente concetto secondo cui piano Marshall, pur partendo da premesse carattere economico, dovrebbe sottintendere un più vasto piano inteso promuovere una vera e propria «closer union» fra tutti Paesi europei. Assicuri Bevin che per parte nostra siamo disposti dare a realizzazione tali progetti nostra piena attività e collaborazione e siamo anzi desiderosi entrare sin da ora in consultazione con ogni altro Paese interessato per concordare creazione e compiti organismo internazionale cui sarà demandato esame questione. Con particolare interesse vedremmo possibilità consultazione con Governo britannico ciò che potrebbe avvenire in occasione mia visita specie se questa non dovesse tardare effettuarsi3 .

67

IL MINISTRO A L'AJA, BOMBIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8038/43. L'Aja, 18 giugno 1947, ore 23,10 (per. ore 8,45 de/19).

Reazione stampa e opinione pubblica olandese alle proposte Marshall è stata nel complesso nettamente favorevole, ad eccezione degli organi comunisti e di alcuni socialisti che le presentano come tentativi asservimento Europa al capitalismo americano; non è mancata tuttavia qualche critica circa difficoltà tecniche che la loro realizzazione potrebbe incontrare e qualche preoccupazione per la possibilità che ciò praticamente equivalga costituzione blocco occidentale; in genere però maggioranza mostra essere particolarmente allettata dall'idea possibilità ottenere attraverso piano Marshall grandi aiuti finanziari per la ricostruzione Paese.

Ambienti governativi sottolineano che Olanda, realizzando unione economica con il Belgio e con Lussemburgo, ha già mostrato comprendere urgente necessità cooperazione economica Europa; stessi ambienti insistono tuttavia sul noto punto di vista olandese non essere possibile pensare piano organico ricostruzione economica Europa senza avere prima realizzato unità economica della Germania.

Governo olandese ha avuto ripetuti scambi d'idee al riguardo con quelli Belgio e Lussemburgo ed è stato convenuto adottare linea di condotta uniforme.

Governo olandese ha comunicato quanto precede a tutti Governi Europa e specialmente al Dipartimento di Stato riservandosi far conoscere conclusioni cui sarà giunto dopo completo esame questione tuttora allo studio.



2 Vedi DD. 23 e 65 .


3 Per la risposta v ed i D. 8 7.

66 l Vedi DD. 54 e 57.
68

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 8319/083. Washington, 18 giugno 1947 ( per. il 24 ) .

Riferimento telespresso n. 3875/931 del lO aprile u.s. 1•

Ho oggi fatto una visita all'ambasciatore di Jugoslavia . Mi ha fatto conoscere il sottosegretario agli esteri, Velebit, venuto in America per le discussioni all'O.N.U. relative alla Commissione di inchiesta per la situazione in Grecia. Questo ha assistito alla maggior parte della conversazione svoltasi in italiano , che entrambi conoscono perfettamente (Velebit mi ha detto di essere triestino e Kosanovic ha dimorato lungamente a Trieste) .

Si è lungamente parlato dell ' iniziativa Marshall . Kosanovic sembrava essere del parere -ed era suo naturale desiderio -che il piano Marshall fos se in contraddizione con la dottrina di Truman , cioè che non escludesse dall 'assistenza o dagli aiuti immediati i Paesi qui considerati non-amici o per lo meno appartenenti ad un orientamento politico diverso da quello americano. Il sottosegretario Velebit invece opinava che questa differenza fosse più apparente che reale , anche perché un piano Marshall vero e proprio ---con effetti pratici definiti --non esiste ancora , il di lui invito essendo rivolto genericamente a Nazioni europee, non esattamente specificate.

Entrambi erano molto desiderosi di conoscere la mia opinione dato ovviamente il diverso stato dei rapporti italo-americani.

Ho detto che, secondo me, l'iniziativa sembrava per ora doversi sviluppare in tre tempi: l) accordo internazionale europeo --nei limiti che si riveleranno possibili -sulla utilizzazione, sulla spartizione e sull'uso degli aiuti americani; 2) studio, accettazione, sponsorship da pa rte del Governo americano di quell'accordo e presentazione di un corrispondente piano concreto al Congresso, convocato in sessione straordinaria durante l'autunno; 3) decisione del Congresso dopo esaurienti --e forse lunghe -discussioni. Queste tre fasi mi facevano supporre che non si dovessero attendere soluzioni facili e rapide.

Il sottosegretario e l'ambasciatore ponevano insistentemente il quesito se gli aiuti finanziari all'Europa sarebbero stati indipendenti dalle valutazioni politiche.

Ho osservato che è generalmente ben difficile scindere il politico dall'economico, specie in programmi e piani di notevole importanza. Ho aggiunto che, secondo me, tutte le grosse questioni internazionali, di qualunque natura siano, subiscono le ripercussioni delle relazioni russo-americane. Velebit e Kosanovic hanno riconosciuto che questa era la realtà della situazione, e con me hanno augurato che quelle relazioni migliorino nell'interesse di tutti .

Velebit ha poi avanzato la nota opinione diffusa tra i dirigenti dell ' U .R .S.S . che l'America abbia necessità ed interesse ad esportare gratis in Europa ed a fornirle dollari per evitare una grave crisi. Gli ho obiettato che comunque un tale sistema


artificioso non avrebbe potuto durare per più anni e che l'America, se non vedesse -dopo questi esperimenti -una possibilità di futuro equilibrio nei suoi scambi con l'estero, potrebbe essere indotta -sia pure per errore -ad un semi-isolazionismo , provocando gravi turbamenti economici anche in Europa .

Nell'insieme i miei due interlocutori sembravano giustificare una impressione che le direttive Marshall interessino moltissimo ed in certo modo anche turbino gli jugoslavi, i quali non trovandosi per gli stretti rapporti con l'U.R.S.S. in condizione di prendere proprie iniziative sarebbero costretti ad attendere passivamente mentre invece desidererebbero farsi avanti. Oltretutto essi temono giustificatamente di non essere ascoltati dagli Stati Uniti, finché Mosca non decida il suo atteggiamento e non dimostri di voler iniziare una effettiva collaborazione con Washington.

Velebit mi ha parlato con soddisfazione delle nostre trattative per l' accordo commerciale che stanno per concludersi. Mi ha detto in ogni modo che gli scambi sono già stati ripresi assai attivamente con l'Italia.

Kosanovic si è con me mostrato preocupato delle difficoltà sorte per la scelta del govematore di Trieste. Ha espresso anche l'opinione che i Big Four ed il Security Council non siano in grado di paterne nominare uno. Anche al francese Dejean, la cui candidatura è stata con mossa inattesa avanzata testé da Gromyko, egli preferirebbe sempre La Guardia (mio telespresso surriferito). A prescindere dalla circostanza che La Guardia è da qualche tempo in poco buona salute (attualmente è ricoverato in ospedale per una operazione al pancreas), è evidente che gli Stati Uniti , mentre rifiutano Dejean, applicando il noto «Gentlemen's Agreement» che esclude l'esame di candidati cittadini dei Quattro, non potrebbero anche volendo, il che è dubbio, sostenere La Guardia.

Tanto l'ambasciatore quanto il sottosegretario hanno avuto parole amare per la Grecia e la Turchia.

Durante ed alla fine della conversazione abbiamo riaffermato i reciproci propositi di buon vicinato tra i nostri Paesi ed assicurazioni di comuni sinceri sforzi per il mantenimento e consolidamento della pace in Europa2 .

68 1 Vedi serie decima , vo l. V.
69

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDlNI

TELESPR. URGENTE 991 SEGR . POL. Roma, 18 giugno 1947.

Lettera di questo ministero n. 934 del 7 giugno 1947. Telespresso di questo ministero n. 892/c. del 3 giugno 1947 1• Circa i problemi coloniali, a parte la questione di carattere generale già esaminata nel corso dell'ultima visita a Roma di V.E. e già oggetto di precedenti comu


nicazioni (da ultimo suo telegramma n. 489 del 6 u.s.)2 , nella lettera diretta a Sargent in data 20 maggio3 V.E. ha accennato, sotto i punti 3, 4, 5, 6 della lettera medesima relativi ai ·territori africani, alle seguenti questioni:


3 B.M.A. policy in the Italian colonies .


4 Resumption of trade between Italy and the colonies on a clearing basis.


5 -Reopening of branches in the colonies of ltalian banks in the interest of !oca! economy; release of Italian citizens' bank accounts.


6 -Consent to return to the colonies of families of ltalian breadwinners already resident there and of those Italians whose activity would contribute to the economy of the colonies.

Qui unito, in quattro distinti allegati, si trasmette il punto di vista del Governo italiano su tali questioni con preghiera ali'E.V. di volerlo, nel corso dei contatti preliminari, consegnare e illustrare al Foreign Office invitando i funzionari britannici ad esaminare tempestivamente le nostre considerazioni e proposte4 .

ALLEGATO I

POLITICA DELLA BRITISH MILITARY ADMINISTRATION NELLE COLONIE

La situazione della Libia, Eritrea e Somalia nelle condizioni attuali, durante l'Amministrazione militare britannica, va esaminata anzitutto da un punto di vista politico generale. Infatti è cosa ovvia che i criteri praticamente seguiti dalle Autorità locali britanniche, che amministrano quei territori, hanno una immediata ripercussione sull'opinione pubblica italiana. E ciò non solo per naturali motivi politici e storici, ma concretamente per il fatto che legami di interessi economici di ogni genere esistono tra quei Paesi e l'Italia e che perciò ogni provvedimento che l'Amministrazione militare britannica possa prendere ha conseguenze sfavorevoli o favorevoli per tali interessi. È augurabile che questa situazione sia tenuta presente dalle Amministrazioni britanniche dei quattro territori , perché essi conformino in linea generale la loro azione allo spirito attuale delle relazioni italo-britanniche.

Particolarmente poi, in linea pratica, sono da considerare, oltre la questione dei rimpatri che è oggetto di un appunto a parte, i seguenti problemi:

l) libertà di stampa. I giornali italiani che si pubblicano nei territori in questione, sono assai severamente controllati. Questo non sembra equo in confronto della libertà di propaganda, che viene colà accordata al rappresentante all ' Asmara del Governo etiopico.

2) Politica indigena. L'intervento delle Amministrazioni britanniche nei rapporti locali tra italiani e popolazioni native ha in qualche caso, anche non volutamente, dato occasione a possibili incidenti. Così, ad esempio, si può citare quanto è avvenuto in Somalia a proposito del provvedimento preso, nello scorso mese di aprile, di ammettere gli indigeni somali nei locali pubblici italiani e nei mezzi di trasporto italiani contrariamente a ciò che le stesse Amministrazioni britanniche praticano in altri territori africani nei quali viene mantenuta



3 Vedi serie decima, vol. V.


L. 2446 in data 2 luglio.

una rigorosa distinzione tra bianchi e nativi. Tale provvedimento, cui fa riscontro analogo divieto per italiani e per indigeni di frequentare i locali riservati ai britannici, non ha dato luogo ad incidenti soltanto per il buon senso e per la reciproca comprensione degli italiani e dei somali; ma è evidente che sia apparso, soprattutto nelle attuali circostanze di tempo, come un gesto non amichevole per la popolazione italiana.

3) Politica economica. La linea direttiva delle quattro Amministrazioni britanniche in materia economica è stata costantemente e con vari mezzi negli ultimi anni quella di porre nelle condizioni più sfavorevoli le locali attività economiche italiane, in modo da spingere indirettamente il massimo numero possibile di italiani a lasciare quei territori . Per lo meno questo è stato il risultato di tale politica e da pa rte italiana si è ricavata l'impressione che essa sia diretta appunto a tale scopo. Sono caratteristici a questo riguardo:

a) la dichi arazione della B.M.A. di Mogadiscio di non considerare l'agricoltura come una «industria chiave» per la Somalia, dove, come è noto , la popolazione italiana vive essenzialmente dell 'attività agricola delle iniziative di colonizzazione sui fiumi;

b) i provvedimenti presi dalla B.M.A. dell'Eritrea per limitare o meglio bloccare l'esportazione dei prodotti di quel territorio, dove la popolazione italiana trae essenzialmente i suoi mezzi di vita nel commercio e nell'industria;

c) la limitazione posta dalla B.M.A. della Tripolitania al rimpatrio colà degli italiani adulti (dai 18 ai 65 anni) e cioè, in pratica, della mano d'opera agricola ed industriale attiva dal punto di vista economico .

ALLEGATO Il

SCAMBI COMMERCIALI TRA L'ITALIA, LA LIBIA, L'ERITREA E LA SOMALIA

L'Italia ha varie volte, in passato, espresso alle Autorità britanniche il desiderio di riprendere gli scambi commerciali con la Libia, l'Eritrea e la Somalia. Le Autorità militari inglesi autorizzarono in un primo tempo alcuni scambi in compensazione che però vennero sospesi, e ad essi si fece seguito, per esplicita richiesta di dette Autorità, con scambi non bilanciati ma pagati in sterline.

Su questa base gli scambi non ebbero però modo di svilupparsi in quanto le esportazioni coloniali pagate in sterline venivano ad avere sul mercato italiano prezzi troppo elevati. Attualmente hanno luogo, sulla base di intese pratiche locali, soltanto scambi compensati.

Il Governo italiano decise in seguito di proporre alla Gran Bretagna la conclusione di una intesa per il regolamento degli scambi italo-tripolini sulla base della compensazione globale ed , a tal fine, l'ambasciata italiana a Londra presentò un progetto di accordo predisposto dal Ministero italiano per il commercio con l'estero. Tale progetto di accordo avrebbe dovuto altresì servire da modello per gli scambi fra l'Italia, l'Eritrea e la Somalia. Tuttavia, sino a questo momento, la questione non ha potuto essere risolta.

Tale stato di cose è nocivo agli interessi sia dei commercianti e dei produttori dei territori suddetti, sia di quelli italiani, gli uni e gli altri abituati da molto tempo a scambiare i propri prodotti fra i due mercati. Ed è particolarmente nocivo per gli abitanti di quei territori la cui attività produttiva era stata orientata verso generi che possono essere assorbiti soltanto dal mercato italiano.

La riattivazione degli scambi fra l'Italia e quei territori si presenta anche di particolare interesse in questo momento in cui i territori stessi attraversano una fase di depressione economica che incide tanto sulla popolazione italiana che su quella indigena.

Quanto precede non è sfuggito alle Autorità britanniche che hanno recentemente concordato con il Consorzio agrario della Tripolitania un progetto di scambi con l'Italia: tale progetto è stato autorizzato dal Governo italiano, ma esso non risponde che molto limitatamente alle esigenze degli scambi fra l'Italia e la Libia, che vanno risolte riportando le relazioni commerciali reciproche su il piano di normalità.

Il Governo italiano ritiene pertanto di dovere insistere perché venga accolto il progetto a suo tempo presentato al Governo britannico dall 'ambasciata a Londra, e del quale acclude ad ogni utile fine un estratto facendo presente che la cifra che venne fissata allora era solo a titolo indicativo, e che oggi l'accordo potrebbe essere stabilito su basi più ampie; il Governo italiano chiede perciò che siano avviate conversazioni per quanto concerne gli scambi fra l'Italia, l'Eritrea e la Somalia.

Con l'occasione il Governo italiano desidera sottolineare, so tto il profilo specifico degli scambi commerciali, l' urgenza che venga data facoltà alle banche italiane nei territori di cui trattasi di riprendere la loro attività, cosicché attraverso tali organi l'auspica ta ripre sa dei traffici segua il suo nat urale corso nel migliore interesse e dell'Italia e delle popolazioni locali.

ALLEGATO III

RIAPERTURA DELLE BANCHE ITALIANE IN LIBIA, NELLA ERITREA E NELLA SOMALIA RESTITUZIONE DEI DEPOSITI BANCARI ITALIANI

Il Governo italia no ha già avuto occasione di chiedere al Governo britannico che le banche italiane nella Libia , nell ' Eritrea e nella Somalia, chiuse dalle Autorità militari britanniche all'atto dell'occupazione di detti territori , fossero autorizzate a riprendere la lo ro normale attività.

Secondo il parere del Governo italiano, una delle condizioni essenziali della prosperità dei territori predetti è la ripresa degli scambi con l'Italia, il cui fondamento non può essere che l'ausilio del credito esercitato attraverso le banche italiane. La loro riapertura si presenta tanto piu necessaria , in quanto nessuna banca inglese è venuta a sostituirsi alle banche italiane nella loro funzione di sostenitrici dell'economia di tali territori. La sola banca inglese oggi operante travasi in Tripolitania, ed è la Barclay's Bank, ma essa limita le sue operazioni all'ambiente militare britannico.

In relazione all a maggiore importanza degli scambi commerciali che potrebbero aver luogo, è la riapertura dell e banche italiane della Libia che si presenta come particolarmente urgente: Banca d'Italia, Banco di Napoli, Banco di Sicilia, Banco di Rom a, Banco di Tripoli, Cassa di Risparmio per la Libia. Alla ripresa dell'attività di dette banche potrebbe far seguito, insieme con la ripresa degli scambi, la riapertura delle banche italia ne negli altri territori.

Per quanto concerne la Libia è da tener presente che in tutti i casi occorrerebbe la ripresa dell'attività di almeno una banca speci alizzata nella valorizzazione e nello sviluppo dell 'agricoltura e dell'edilizia locale, e di una banca particolarmente attrezzata invece per l'esercizio del credito industri ale e commerciale.

Per il primo ordine di attività sembra che la Cassa di Risparmio per la Libia si presenti come l'unico ente capace di riprendere l'opera di finanziamento degli agricoltori , dei costruttori edilizi e venire incontro alle necessità della ricostru zione. Per il secondo tipo di operazioni una delle banche summenzion a te almeno dovrebbe essere in grado, come si è detto, di sostenere l'elemento industriale e commerciale della Libia, che di tale sostegno ha particolarmente bisogno attualmente dato che gli scambi con l'Italia si svolgono sulla base di norme emanate da due diverse amministrazioni.

Le Autorità militari britanniche, all'atto dell'occupa zione della Libia, dell' Eritrea e della Somalia, chiusero tutte le banche italiane e posero il fermo sui depositi e conti correnti aperti presso di esse da cittadini italiani. Venne fatto esplicito divieto a dette banche di effettuare pagamenti, essendo loro consentito solamente di incassare crediti.

Da parte italiana è stato chiesto alla Gran Bretagna di autorizzare il rimborso dei depositi , particolarmente a favore di quei connazionali che si erano trasferiti dai territori predetti in Italia e che quivi chiedevano il rimborso dei loro depositi alle sedi centrali degli istituti di credito delle cui filiali erano creditori. Le richieste italiane sono state finora accolte solo in piccola parte e cioè nei riguardi dei depositi di connazionali trasferiti in Italia dalla Libia, mentre continuano a rimaner bloccati nella stessa Libia i depositi degli italiani colà residenti, e negli altri territori tutti i depositi.

Nel quadro generale sopra descritto vi è una questione particolare che merita speciale considerazione. Nell'ottobre del 1941 i prigionieri italiani in transito per Asmara e Massaua, diretti ai campi di prigionia, furono costretti a versare per ordine delle Autorità britanniche tutto il denaro in loro possesso alle filiali nelle dette città della Banca d'Italia, con l'impegno da parte di dette Autorità di farlo pervenire -non appena possibile ---ai beneficiari da essi indicati. Vennero così raccolte L. 6.145.045, che furono consegnate, per ordine delle Autorità inglesi , all ' Ente militare britannico «Base Paymaster», di Asmara.

Le richieste di restituzione della somma summenzionata non sono state ancora accolte. Risulta da documenti forniti dalla Banca d'rtalia che la somma stessa sarebbe stata consegnata , fin dal 16 luglio 1942, al «Generai Headquarters India».

Il Governo italiano prega il Governo britannico di voler considerare l'opportunità di autorizzare senza ulteriore ritardo le banche italiane a rimborsare i depositi dei cittadini italiani sia che questi risiedano tuttora nei territori suddetti sia che si siano trasferiti in Italia e di volere accogliere la summenzionata richiesta di restituzione della somma rappresentante i depositi dei prigionieri italiani.

ALLEGATO IV

RIMPATRIO DI ITALIANI IN LIBIA, ERITREA, SOMALIA

La situazione della popolazione italiana in Libia, Eritrea e Somalia è caratterizzata come segue:

a) nel 1940 gli italiani di quei territori furono in parte richiamati alle armi per normale mobilitazione e quindi successivamente furono tenuti come prigionieri di guerra dalle Autorità militari britanniche. Gli altri italiani rimasti nel territorio, al momento dell 'occupazione britannica , furono per la massima parte della popolazione maschile di età militare internati nei campi civili in varie regioni dell'Africa controllate dal Governo britannico.

Quando nello scorso anno 1946 sono stati restituiti i prigionieri di guerra e si sono sciolti i campi degli internati civili, tutti i prigionieri ed internati già domiciliati nei territori italiani in Africa, sono stati inviati dalle Autorità britanniche in Italia e non hanno ancora avuto autorizzazione di ritornare in quei territori dove hanno tutti i loro interessi e molti anche le loro famiglie.

b) Nel 1940 e negli anni successivi, si sono trovate per ragioni varie in Italia alcune migliaia di italiani già domiciliati in Libia, Eritrea e Somalia, i quali sono rimasti fuori dal loro domicilio abituale a causa degli avvenimenti bellici . Tra questi italiani vanno particolarmente segnalati i 9 mila bambini provenienti dalla Libia che furono fatti sgombrare sulla penisola italiana sin dal giugno 1940 e di cui solo mille circa sono riusciti sinora a rimpatriare.

Anche questi italiani sono nella più grande difficoltà per ottenere di ritornare nella loro situazione normale e cioè nei territori di Africa, dove hanno le loro famiglie e i loro interessi.

Praticamente la politica seguita da parte delle amministrazioni militari britanniche nella questione dei rimpatri degli italiani in Africa è stata diversa nei vari territori e quindi ciò dà luogo praticamente a problemi differenti che qui di seguito si espongono:

l) Tripolitania. La B. M. A. della Tripolitania ha consentito dietro sua autorizzazione di permettere nominativamente di volta in volta il rimpatrio degli italiani i quali abbian o età inferiore ai 16 anni o superiore ai 65. Anche tali permessi però non sono accordati dalla B.M.A. che a titolo di scambio nel senso che per ogni ragazzo o vecchio che dall'Italia ritorna in Tripolitania, deve rimpatriare dalla Tripolitania in Italia un italiano colà residente.

Questa situazione ovviamente non sembra equa. La proibizione di rimpatrio in Tripolitania degli italiani adulti non ha nessuna giustificazione nella situazione politica attuale, a guerra finita da tempo. Essa proibizione ha invece la conseguenza di separare in molti casi i capi famiglia, che sono in Italia, dalla loro famiglia che è in Tripolitania; in altri casi contribuisce alla rovina di aziende che nell'assenza del loro proprietario sono amministrate alla meno peggio da agenti locali , oppure ancora dal custode dei beni nemici, con evidente danno della situazione economica del Paese.

L'altra clausola di non permettere i rimpatri se non per scambio numerico, è ugualmente molto grave, perché oltre tutto contribuisce, nelle condizioni attuali , ad aumentare in TripoIitania il numero dei vecchi e dei bambini diminuendo in cambio proprio quello delle persone in età di maggior rendimento.

Da parte italiana si domanda quindi che sia ormai posto termine a queste restrizioni e che si consenta a tutti gli italiani già domiciliati a Tripoli, senza distinzione di età, il graduale ritorno in Tripolitania ben inteso con autorizzazione nominativa della B.M.A. e senza la clausola dello scambio numerico. Si sottolinea in modo particolare poi la gravità della situazione morale e famigliare degli 8 mila ragazzi della Libia ancora separati dalla loro famiglia e di tutti coloro che vivono miseramente di assistenza in Italia, mentre ritornando in Tripolitania potrebbero vivere del loro lavoro.

2) Cirenaica. In Cirenaica dove nel 1940 vivevano 64 mila italiani non è stato consentito dalla B.M .A. il ritorno ad alcuno. Qualunque possa essere la motivazione di questo provvedimento resta il fatto che vi sono in Cirenaica gli interessi della popolazione italiana da tutelare, sia nelle campagne che nei centri cittadini. Sembra quindi che la B.M.A . possa senza particolare difficoltà concedere almeno permessi temporanei per un certo numero di mesi di soggiorno ad italiani che abbiano comprovati interessi economici in Cirenaica e che quindi abbiano necessità di recarsi colà per sistemarli.

3) Eritrea. Per l' Eritrea la B.M.A. ha consentito il ritorno di un numero assai ristretto di italiani in corrispondenza di un numero di rimpatri dall'Eritrea in Italia di gran lunga maggiore. Particolarmente grave è la direttiva della B.M .A. di non concedere il ritorno in Eritrea di italiani stabilitisi colà dopo il 1935. Questa esclusione non può avere nessuna motivazione né giuridica né politica, e non ha nemmeno una giustificazione di carattere economico in quanto che alcune delle più fiorenti aziende eritree di carattere industriale o commerciale sono proprietà di italiani colà emigrati dopo il 1935.

La clausola quindi dovrebbe essere abolita e sostituita in ogni caso dalla norma generale di consentire il ritorno in Eritrea agli italiani che provino di avere colà un'attività economica che procuri loro i mezzi di vita , e ciò indipendentemente dall'epoca del loro stabilimento in quel territorio .

4) Somalia. Anche per la Somalia i criteri della B.M.A. sono stati sinora molto restrittivi . Si è ottenuta cinque me si fa l'autorizzazione generica per il ritorno di circa 400 italiani su list a nominativa da approvare dalle Autorità britanniche locali, ma la B.M.A. di Mogadiscio ha comunicato che intende escludere dalle liste dei rimpatriandi in Somalia tutti gli italiani di professione agricoltori in quantoché, come è stato comunicato dal

Comando militare di Nairobi al console Della Chiesa, la B.M.A. dichiara di non considerare l'agricoltura come una industria chiave della Somalia! A parte il fatto che non sembra che un'amministrazione militare di carattere provvisorio possa avere legittima autorità per modificare così profondamente la struttura economica del territorio, sta di fatto che questa restrizione è tra le più ingiustificate di tutte perché è noto che la Somalia è totalmente un paese agricolo.

Da parte italiana si domanda quindi che venga abolita tale disposizione e che sia consentito il ritorno in Somalia di un numero conveniente di italiani tra quelli già colà dimoranti e particolarmente degli agricoltori 5 .

68 2 Per la risposta vedi D. 85. 69 l Vedi DD. 28 e IO. 69 2 Vedi D. 23. 4 l quattro memoranda furono trasmessi al Foreign Office da l primo segretario Roberti con
70

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI 1

L. 3/219. Roma, 18 giugno 1947.

Già le ho detto 2 quanto apprezzo che lei abbia accettato di restare nella capitale inglese fino alla fine di luglio, cioé fin dopo il mio viaggio a Londra che speriamo suggelli quella rinnovata amicizia tra Italia e Gran Bretagna per cui lei ha tanto fatto. Sapendo quanto ella desideri rientrare al più presto in Patria, considero il suo gesto non solo una nuova prova del suo patriottismo ma anche -oso pensare -un atto di solidarietà con la mia azione politica nel campo internazionale.

Mi rendo ben conto delle difficoltà della situazione ed apprezzo altamente la sua cautela. Gli inglesi sono un popolo serio e per essi anche solo una manifestazione pubblica di cordialità e di amicizia ha il suo valore e il suo peso. Tuttavia, qual'è il problema delle relazioni italo-inglesi?

Il viaggio a Londra del mio predecessore Nenni doveva avere per suo fulcro la conclusione degli accordi finanziari, che furono poi quelli negoziati da Menichella. Politicamente, esso doveva rappresentare una manifestazione d'intesa tra i due movimenti socialisti e, sotto un certo punto di vista, indicare che la politica italiana non era solo orientata verso l'America ma voleva anche collegarsi con gli Stati europei. Tale viaggio, dunque, era stato impostato sulla base di un concreto contenuto economico e diplomatico.

Ora, dopo la mia ferma decisione di affrettare la ratifica del trattato e di accentuare una politica di collaborazioni volta all'avvenire, diveniva più urgente il bisogno di coprire tutta la zona delle relazioni fra i due Paesi. Ciò che resta aperto è: l'applicazione delle clausole navali del trattato e l'atteggiamento inglese nei confronti dei nostri permanenti interessi e diritti in Africa.




2 Vedi D. 35.

Se non fosse imminente il lavoro della Conferenza dei supplenti per la questione coloniale, il prolema non si porrebbe in maniera tanto precisa. Io penso soprattutto alla permanenza dei buoni rapporti fra noi e l'Inghilterra. Che accadrebbe se il viaggio desse luogo a una manifestazione di amicizia e poi, dopo qualche mese, si verificasse un atteggiamento inglese non amichevole sul problema africano? Avrei, senza volerlo, fatto del male invece che del bene.

È per questo che mi sembra che la visita a Londra comporta necessariamente una previa messa a fuoco del problema Africa. D'altro canto noi non chiediamo altro se non che l'lnghilterra, nel prospettare la sua tesi, non si allontani troppo dalla nostra. Ci rendiamo conto che la soluzione non dipende solo dagli inglesi; ma è certo che una benevolenza di impostazioni, una gradualità e una prospettiva nel presentare i punti di vista, un concepire parallelamente gli aspetti tecnici delle questioni indicherebbero di per sé un cambiamento. Appunto a questo noi miriamo; e ciò mi pare facile da parte britannica, con una Italia che ho poco a poco svincolata da ogni residuo di vecchio colonialismo e da ogni considerazione di prestigio nel senso antiquato della parola.

Riconosco la delicata posizione dell ' Inghilterra di fronte al mondo arabo: ma mi sembra anche utile per essa che non infranga il fronte della solidarietà europea e a tale scopo si associa l'Italia che dal canto suo si è già acquistata più simpatia araba che non si creda.

Per quanto riguarda la Marina, vi è un evidente interesse inglese a non ferire inutilmente il sentimento nazionale e la dignità dei nostri marinai. È nota a tutti la simpatia che la Marina britannica ha sempre goduto tra i nostri ufficiali e, in genere, in tutto il nostro ambiente navale . Forse fu proprio questa posizione di simpatia da parte dei nostri (sentimenti che neanche la guerra poté completamente interrompere) uno dei fattori determinanti il comportamento della nostra Marina 1'8 settembre 1943 e nel travagliato periodo che seguì. Certe tradizioni sono realtà più operanti dei trattati e vincono il tempo. Val la pena di essere da meno degli Stati Uniti e di buttar via un capitale morale e politico accumulato da un secolo?

In cambio della soluzione di problemi che in ogni caso l'Inghilterra deve trovare, noi possiamo offrire non solo una garanzia negativa importante del genere di quella contenuta nella Triplice, ma tutto un orientamento nella condotta degli affari esteri. Una tale sicurezza può contare per l'Inghilterra , perché i nuovi spostamenti di potenza in Europa potrebbero permettere ad un'Italia malcontenta scelte cui la Francia, per esempio, non può pensare. Per parte mia vorrei far tutto per evitare tali futuristiche ipotesi.

In più, vi è il nuovo problema nato dal discorso di Marshall, che ripropone in termini nuovi il tema Europa. Qui noi possiamo efficacemente completare un sistema di collaborazione europea che abbia in Londra il suo fulcro. Su questo argomento, che già da alcuni giorni forma oggetto di conversazioni e di studi , mi proporrei naturalmente di parlare con Bevin a Londra, nell ' interesse comune.

Si tratta, in conclusione, di coronare l'opera di riavvicinamento tra la Gran Bretagna e l'Italia. Sulle nostre relazioni con Londra v'è ancora una zona d'ombra. Chiariamola. Noi usciamo da una guerra la cui più grave conseguenza è stata forse l'isolamento. Che l'Inghilterra ci accompagni amichevolmente e fiduciosamente nel ritorno al concerto internazionale. E l'accordo non può essere solo di governi, come fu quello della Triplice fra noi e gli Imperi centrali. Deve essere un'intesa , considerata dalla coscienza nazionale come un dato permanente della nostra politica estera; come quando, alla vigilia della prima guerra mondiale, l'opinione pubblica italiana spinse il governo dubbioso a lato della Gran Bretagna e della Francia .

Per rientrare liberi nel mondo, noi vogliamo la rapida ratifica di un trattato che tutti fra noi stimiamo ingiusto. Non credo quindi possa considerarsi troppo grande richiesta il de siderio di chiarire amichevolmente alcuni punti nell'interesse permanente delle reciproche relazioni avvenire e della pace.

69 5 Con successivo Telespr. 26662/c. del 23 agosto Zoppi dava istruzione a Londra di modificare alcuni dati del presente allegato in base alle segnalazioni del Ministero dell'Africa italiana, al quale questo telespresso era stato inviato per conoscenza. Le modifiche, richieste da Roberti con L. 4384 del 2 settembre a Brown, erano relative al numero dei ragazzi rientrati in Libia e al numero di coloro che dovevano ancora rientrarvi. 70 l In A.C.S., Carte Sfor::a.
71

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL' AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

L. 5/2106. Roma , 18 giugno 1947.

Le dichiarazioni di Bidault relative al preannunciato plebiscito per Tenda e Briga hanno naturalmente suscitato qui , soprattutto negli ambienti direttamente interessati, una serie di speranze. Non conosco ancora il testo completo delle dichiarazioni stesse e mi baso quindi sui resoconti stampa e sui due tuoi telegrammi

n. 333 1 e 3342 che ritengo per altro fornire tutti gli elementi interessanti.

La domanda che da più parti ci viene posta è come il Governo francese pensi di consultare la «libera volontà» delle popolazioni locali: e cioè se in un regime di occupazione imparziale oppure sotto l'egida propria, se per zone (e cioè i due comuni di Tenda e di Briga singolarmente) o per la regione nel suo insieme. Poiché la Francia non può indire un plebiscito prima che il trattato non sia entrato in vigore e nell'assenza di ogni accenno ad un regime transitorio, appaiono senz'altro da presumere le due ipotesi a noi meno favorevoli; o per lo meno che , qualora pure il Governo di Parigi si proponesse di dare una qualche verniciatura di controllo internazionale alla preannunciata consultazione popolare, questa avrebbe comunque luogo dopo un periodo di occupazione francese . Sono comunque punti sui quali gradirei avere qualche precisa notizia.

Questo dal punto di vista procedurale. Dal punto di vista sostanziale ciò che interessa conoscere è se con l'annuncio del plebiscito il Governo francese abbia semplicemente voluto precostituire la giustificazione storica della annessione



2 Vedi D. 62, nota 4.

di quei territori, oppure se si sia trovato a dover soddisfare alle esigenze della nuova costituzione francese, oppure infine se esso abbia in animo l'onesta intenzione di aprire una strada ad una revisione . L'accenno contenuto altrove nelle dichiarazioni di Bidault alla possibilità di «aggiustamenti di dettaglio» mi conferma purtroppo anche qui nelle due ipotesi più sfavorevoli. Anche su questo punto gradirei comunque ogni utile ragguaglio, sia, ripeto, per rispondere a quesiti che ci vengono posti, sia per nostra norma non solo all'interno ma anche nell 'atteggiamento da assumere verso l'insieme delle dichiarazioni del ministro degli esteri francese 3 .

71 l Con T. 7786/333 del 13 giugno Quaroni, nel riferire sulla discussione all'Assemblea per la ra tifica del trattato di pace , aveva segnalato: « Bidault ha in suo discorso accennato varie riprese deficienze c mediocrità trattato, di cui chiede ratifica perché unico trattato possibile. Parlando frontiera occidentale ha accennato esplicitamente possibilità "aggiustamenti di dettaglio " per cui conversazioni sono in corso. Ha fatto anche allusione eve ntualità accordo per ripara zioni. H a terminato con omaggio resisten za italiana sottolineato applausi)). Vedi anche D. 75.
72

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA , BROSIO

T. 9439/c. 1• Roma, 19 giugno 1947, ore 17.

(Solo per Mosca) Per quell'uso che crederà poterne fare presso codesto Governo e (Per tutti) per sua norma linguaggio comunicasi che Governo italiano ha informato Governi americano britannico e francese che progetto Marshall è visto con estremo compiacimento. Italia già precorso tale via in accordi con Belgio Cecoslovacchia e Francia (fornendo emigranti contro carbone) e con Turchia per forniture tecniche impianti idroelettrici; con Polonia cui forniamo in cinque anni 40 milioni dollari prodotti industriali per ricostruzione polacca contro carbone anticipando lire e 20 per cento materie prime per esecuzione. Con Francia sono in corso importanti trattative per collaborazione tecnica specie idroelettrica e grandi lavori e forniture commesse speciali; stiamo discutendo con Jugoslavia accordo collaborazione economica.

Italia intende contribuire piano Marshall ponendo disposizione Europa sue risorse lavoro e potenziale idrico alpino cui costruendi bacini potrebbero fornire energia a Francia Svizzera Austria Germania meridionale ecc. Essa pensa che senza suo apporto sarebbe inconcepibile collaborazione europea veramente efficace; perciò ritiene dover partecipare scambi idee e intese preliminari nonché venir ammessa parità condizioni quel qualsiasi ente che verrà a tale scopo costituito, intendendo presentarvisi non solo quale richiedente soccorsi bensì quale apportatrice feconda attività nel massimo sue possibilità. Governo italiano spera che codesto Governo convinto necessità non faccia astrazione da apporto italiano, valorizzi nel suo stesso interesse nostre offerte e appoggi sopraespresso punto di vista.



71 3 Quaroni aveva fornito le informazioni qui richieste con il D. 62 evidentemente incrociatosi con la presente lettera. 72 1 Il presente telegramma era diretto anche alle rappresentanze ad Ankara, Atene, Berna, Bruxelles, Copenaghen, L'Aja , Osio, Stoccolma e Varsavia.
73

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, DE NOBILI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 8165/030. Bruxelles, 19 giugno 1947 ( per. il 21).

Mio telegramma per corriere n. 027 del I 6 corrente 1•

Data situazione generale, ho creduto bene prendere contatto con direttore generale affari politici barone de Gruber per insistere nostra richiesta ammissione

O .N.U. Egli mi ha ripetuto obiezioni primo ministro Spaak.

Gli ho fatto osservare che da notizie giornali sembrava prossima anche nostra ratifica trattato di pace. De Gruber mi ha risposto che il Governo belga aveva avuto sinora intenzione di presentare il trattato all'approvazione del Parlamento dopo ratifiche da parte dei Quattro Grandi, il deposito delle quali soltanto (indipendentemente dalle decisioni degli altri firmatari) permette -come è noto l'entrata in vigore del trattato a termini dell'art. 90 .

Circa interpretazione art. 53 e 107 egli pur ritenendo in via di massima giusta tesi di cui al suo telespresso n. 31/15844/c. del 21 maggio u.s .2 si è riservato, come già aveva fatto primo ministro Spaak, di farmi al più presto possibile conoscere il pensiero del Governo belga, pur confessando sua perplessità di fronte poca chiarezza redazione e contraddizione loro disposizioni con spirito della Carta.

Avendogli a titolo personale fatto notare che, soprattutto dopo dichiarazioni fatte alla radio da V.E. in relazione al discorso Marshall , una più sollecita ratifica da parte Belgio sarebbe stata interpretata in Italia quale gesto amichevole, egli mi ha detto che tutto dipenderà dagli sviluppi della situazione internazionale che si trova di fronte ad una svolta decisiva.

Se, come si spera, U.R.S.S. non respingerà una iniziativa di attuazione del piano Marshall --iniziativa le cui basi saranno probabilmente già concretate a Parigi nei colloqui Bevin-Bidault -anche nostra richiesta ammissione O.N. U. potrà essere più rapidamente accolta. Se invece U.R.S.S. rifiutasse, allora ci si troverebbe tutti di fronte a nuovi problemi la cui soluzione è ben difficile prevedere.

74

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR. 1475/255. Mosca, 19 giugno 1947 (p er. il 2 3).

La stampa sovietica ha presentato in questo ultimo scorcio di tempo la situazione italiana come polarizzata attorno a due avvenimenti di opposto carattere: la formazione del nuovo Governo e il Congresso della Confederazione generale del lavoro.


73 l Vedi D . 61. 2 Non pubblicato.

La formazione del nuovo Governo, costituisce, nelle cronache e nei commenti di questi giornali, il polo negativo della situazione. La crisi governativa era già stata interpretata come una semplice manovra di De Gasperi per allontanare, sotto l'influenza americana, i comunisti e i socialisti dal Governo. Ora, dopo il fallimento di Nitti e di Orlando, la nuova formazione appare qui come una specie di colpo di Stato perpetrato contro la volontà democratica del popolo italiano. Anzi un giornale, il Mosoviet Bolscevik del 13 corrente, riassumendo a modo suo i precedenti della crisi, è risalito fino all'ottobre del 1943 per ricordare la decisione di Mosca dei tre ministri degli esteri circa la demo-cratizzazione del nostro Paese e la formazione di un Governo in cui fossero rappresentati tutti i partiti anti-fascisti, quasi a voler sottintendere che sostanzialmente la formula governativa contraddice a quella decisione.

Il presidente del Consiglio senza tanti complimenti viene considerato ormai in questa stampa come l'esponente più tipico della reazione. Si ricorda il suo atteggiamento all'epoca dei referendum, favorevole alla monarchia, Io si accusa -come già le sco rse settimane nel corso della crisi -di aver sabotato insieme con i suoi colleghi democristiani il programma del tripartito. Particolarmente lo si rende responsabile insieme a Campilli della speculazione fatta dagli ambienti finanziari sul patrimonio azionario; speculazione che in questi ultimi tempi ha dato modo a un piccolo gruppo di monopolisti di assicurarsi enormi arricchimenti.

Il punto di partenza della manovra di De Gasperi, insistono questi giornali, sarebbe stata la promessa di cento milioni di dollari da parte dell'America, condizionata alla fuoriuscita dei social-comunisti dal Governo. Fallito il primo tentativo del gennaio scorso, il presidente sotto la pressione della reazione italiana ed americana avrebbe ripetuto in maggio la manovra, riuscendo a costituire un ministero di un solo partito con la partecipazione di «tecnici» quali Einaudi e Del Vecchio che la Pravda del IO corrente definisce «diretti rappresentanti degli interessi dei circoli monopolistici».

La discussione all'Assemblea costituente è apparsa negli incompleti resoconti di questi giornali come una dimostrazione dell'impopolarità del nuovo Governo. li discorso di De Gasperi è definito quasi come una confessione implicita dell'«influenza» di forze straniere sulle cause e sull'andamento della crisi; il programma del Governo viene commentato con argomentazioni riporta te dai nostri giornali di sinistra e ad esso si imputa con particolare rilievo il silenzio sul fenomeno della speculazione. La Pravda del I 4 giugno ed altri giornali non hanno poi mancato di riferire largamente sull'incidente Cerreti-Scelba con l'evidente intenzione di intaccare l'onorabilità di uno dei più stretti collaboratori del presidente De Gasperi.

Il motto dell ' Avanti «l'Italia ha bisogno di aiuti dall'estero ma non si vende» viene assunto dal Mosoviet Bolscevik come una prova del senso della realtà da parte delle sinistre non disgiunto dalla loro decisa volontà di mantenere l'indipendenza del Paese in contrapposto con gli oscuri maneggi dei capi della democrazia cristiana in accordo col capitalismo nostrano ed americano .

Anche il prolungamento dell 'Assemblea costituente al 31 dicembre p.v. è stato presentato come un atto poco leale e reazionario del Governo. E, sebbene non si facciano commenti, è evidente l'intenzione di far rientrare nell'orchestrazione generale la notizia «Tass» sul desiderio di De Nicola di dare le dimissioni dalla sua alta carica per ragioni di salute ; il modo stesso di presentare la notizia con il relativo comunicato del partito comunista vuole evidentemente lasciar comprendere che a tale desiderio dell'alta personalità non sia estranea la soluzione data alla crisi e la sfavorevole impressione riportata dagli ambienti «democratici» circa il rinvio delle elezioni.

Il polo positivo della situazione italiana è offerto invece per questa stampa dal congresso della Confederazione generale del lavoro a Firenze. In lunghi e dettagliati articoli della Pravda (11 giugno) e del Trud (18 corrente) si è voluto mettere in rilievo la vittoria riportata dai social-comunisti sia nella questione dell'unità sindacale sia soprattutto in quella dell'art. 9. Come è noto, il concetto della apoliticità dei sindacati è stato sempre vivamente respinto da questi ambienti anche nei riguardi dell'organizzazione sindacale mondiale; anzi un indubbio successo sovietico, che potrà avere risultati in avvenire per ora imprevisti, è da considerarsi il fatto che fin dal suo inizio l'attività di quell'organizzazione sia sempre stata impostata su concetti prevalentemente politici in contrasto con la tesi sostenuta dai rappresentanti delle Trade Unions britanniche.

Ora l'art. 9, votato dalla grande maggioranza del congresso di Firenze, supera ogni pure ottimistica previsione e viene qui segnalato come esempio da imitare negli altri Paesi. Con evidente soddisfazione sono poi state pubblicate le statistiche circa le varie tendenze ed è stato sottolineato l'esito delle elezioni delle cariche direttive sindacali, con le quali il partito comunista si è assicurato il controllo su tutta la nostra organizzazione sindacale.

L'importanza data dalla stampa al congresso di Firenze lascia intravedere la soddisfazione degli ambienti sovietici per questa grossa riserva dei partiti di sinistra. A ragione o a torto si pensa che già oggi il peso di questa riserva costituisca un freno non indifferente all'azione del Governo «reazionario»; ma si spera soprattutto che nelle battaglie politiche elettorali ed extra-elettorali del domani essa possa diventare la forza decisiva per imprimere al nostro Paese una direzione del tutto diversa da quella nella quale, sempre secondo questi giornali, l'influenza americana avrebbe spinto De Gasperi e il partito democristiano.

75

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 537/1830. Parigi, 19 giugno 1947 (per. il 28).

Vedi anche miei nn. 53611829-538/1864-539/1865 del 19 corrente1•

La presentazione alla Commissione degli atiari esteri dell'Assemblea del progetto di legge per la ratifica del trattato di pace con l'Italia, a lungo ritardata, è avvenuta bruscamente e precipitatamente la settimana scorsa --pare per timore che la ratifica italiana fosse imminente -dando ai commissari solamente due sedute per l'esame.


75 I Non pubblicati.

Ciò ha sollevato proteste che si sono manifestate anche nel corso della discussione all'Assemblea con vivaci critiche al Governo che non ha sufficientemente associato il Parlamento alla redazione del trattato e non ha poi dato tempo per lo studio di un così importante documento.

La discussione di merito in seno alla Commissione è stata, sembra, abbastanza animata e ne è risultato che -preludio di quanto avverrà poi nell'Assemblea sei commissari (del P.R.L. e del Rassemblement des Gauches) su quarantatre si sono astenuti dal votare la relazione che raccomandava all'Assemblea la ratifica del trattato.

Il 13 corrente il trattato è stato portato all'Assemblea, in una seduta che, iniziatasi alquanto distratta e assonnata, si è poi man mano venuta animando, fino ad arrivare ad un dibattito animatissimo fra Moro-Giafferi e Bidault, quando questi ha cercato di forzare il Rassemblement des Gauches a recedere dall'astensione.

La seduta è cominciata con il discorso del relatore della Commissione, Gorse, un giovane socialista, intelligente, ma sprovvisto di oratoria; il suo discorso, interessante nel testo, è risultato scialbo e poco ascoltato. Nella prima parte Gorse malmena il trattato; il trattato è sprovvisto di qualsiasi idea direttrice, è un buon trattato stile 1815, ma non è animato da un superiore ideale, né è tale da preparare un mondo migliore. Nella seconda parte del discorso, raccomandando la ratifica, Gorse, poco conseguentemente, giustifica invece le differenti clausole, con gli argomenti oramai classici della diplomazia francese, che abbiamo anche troppo sentito ripetere durante la Conferenza di Parigi. Vi è una sola novità: quella del plebiscito per Briga e Tenda. Il relatore chiede che l'articolo 27 della Costituzione francese, secondo cui ogni acquisizione territoriale deve essere sottoposta a plebiscito, sia applicato a Briga e Tenda. Nella chiusa, Gorse si augura che l'Italia non alimenti un artificiale irredentismo e che possa risorgere con l'aiuto della amicizia francese sulla quale l'Italia può pienamente contare.

Prende la parola Bidault. Il suo discorso vuole essere vibrante ed energico, ma è una energia fredda che non convince. Vi traspare il timido che vuoi fare la voce grossa. Di lui de Gaulle, che non lo ama, ha detto che «quand il se cachait pendant la Résistance il a pris trop l'habitude des chambres de bonnes», alludendo al suo aspetto e alla sua maniera di fare alquanto impacciata e da parvenu politico. Bidault vuole evidentemente reagire a questo suo debole che conosce e lo fa con scatti non spontanei. Durante il discorso e nella discussione ne farà parecchi e fuori tempo. Nel suo dire traspare la soddisfazione di sentirsi uno dei principali artefici del trattato; ha l'evidente vanità di attribuirsene la paternità, per quanto, con modestia di padre, ne sottolinei le imperfezioni. È un trattato di vittoria non di vendetta, egli dice, è una opera umana e quindi imperfetta. Tuttavia, senza la Francia, non si sarebbe raggiunto l'accordo, che ci dà una pace di giustizia e di buon senso. Per Trieste sostiene che la sua trovata del Territorio Libero è stato l'unico mezzo possibile per giungere all'accordo. Per la frontiera occidentale assicura l'applicazione dell'articolo 27 della Costituzione cioè il plebiscito e aggiunge che «il Governo francese dopo le ratifiche è disposto ad esaminare con il Governo italiano ogni aggiustamento di dettaglio che possa convenire tanto a lui quanto a noi». Per le colonie afferma di essere risoluto a non privare l'Italia di sbocchi necessari alla sua popolazione e di «non esser disposto ad andare più in là della giustizia». Nella conclusione, dopo un omaggio alla resistenza italiana, afferma che il trattato è una fine ma anche un principio e che la Francia vuoi riprendere con l'Italia il cammino comune; vivere e progredire in amicizia con essa.

Al discorso di Bidault segue la discussione. Sono sette gli oratori che vi partecipano, Bardoux del Groupe Paysan (apparentato al U .R.D.S.), Delachenal del Groupe des Républicains indépendants (destra), Pourtalet, comunista, Pleven del Rassemblement des Gauches, Moustier del P.R.L., D 'Aragon del M .R.P. e Mudry, comunista, differentemente intonati, tutti però in massima moderati, tranne uno che accenna al «colpo di pugnale».

Ognuno ha un argomento che gli sta a cuore. Bardoux, vecchio professore dalla voce appena audibile, protegge la lingua francese: darebbe una cattiva nota all'allievo che gli presentasse un testo francese così scorretto come quello del trattato. Delachenal, quello del «colpo di pugnale» , chiede garanzie per la smilitarizzazione della frontiera occidentale e della Sardegna. Pourtalet è pieno di buona volontà per i lavoratori italiani; ma è completamente impreparato o ha letto male il trattato, infatti accusa il Governo di incamerare, quali riparazioni, i beni dei lavoratori italiani stabiliti in Francia. Pleven si occupa esclusivamente della questione del Fezzan sulla quale riferisco a parte.

De Moustier ha preso il giorno prima contatto con l'ambasciata che lo ha convenientemente imbeccato. Sale alla tribuna con il nostro libretto azzurro sulla Venezia Giulia e ripete con ottima memoria e scarsa oratoria molti degli argomenti che noi gli abbiamo dato. Li ripete così fedelmente che quasi si teme arrivi a svelarne la fonte .. . Egli dice che francamente non trova buono il trattato; è peggio di quello di Versailles. È un trattato che sembra tener conto solo della prima fase della guerra e non della seconda, o ve l'Italia ha avuto l 50 mila morti e mille miliardi di danni. L'Italia non può non considerarlo duro. Ma poi, si domanda, questo trattato serve agli interessi francesi? Le rettifiche occidentali erano necessarie nelle attuali condizioni della tecnica militare? Ci sono armi invisibili, l'odio ed il rancore, che sono più pericolose dei cannoni. Sarebbe stato preferibile realizzare le rettifiche d'accordo con l'Italia e sulla base dello spartiacque. Per Trieste rimprovera al Governo la linea francese che ha attirato quasi unicamente contro la Francia la disperazione ed il rancore italiano. Ricorda il sacrificio di Pola evacuata. Parla poi della questione coloniale e chiede ripetutamente esplicite assicurazioni che il Governo francese ci sosterrà, in particolare per la partecipazione dei nostri esperti alla Commissione (vedi anche mio n. 538/1864) e conclude dicendo che teme che il trattato ritardi e non affretti l'unione dei popoli latini.

Fra gli ultimi oratori uno chiede antipaticamente garanzie affinché i fedeli valdostani non siano da noi perseguitati (vedi anche mio n. 539/1865) l'altro, deputato della Savoia, ha accenni cordiali per i nostri lavoratori in Francia.

La discussione è chiusa; va alla tribuna Bidault per rispondere. Il tono è un po' più pungente dovendosi scagionare dalle critiche che, a nostro favore, gli sono state rivolte. «Sì , esclama, sì la rettifica di frontiera era necessaria! Era necessaria perché gli abitanti di quei territori la volevano , e perché la linea di cresta passava al di là. Avremmo potuto essere più esigenti, egli dice, non lo siamo stati; questo atteggiamento saggio, liberale, umano non deve essere misconosciuto dai francesi , non deve essere presentato da noi stessi come una superchieria quando invece è una manifestazione di giustizia, di fraternità e di amicizia , che ci ha costato sacrifici». Si scusa di non aver potuto ottenere una Commissione che sorvegli la nostra zona smilitarizzata, ma non ha preoccupazioni al riguardo. Quanto a Trieste, riconosce che la soluzione non soddisfa pienamente, ma questa soluzione ha impedito la rottura, si è guadagnato un anno, il che è qualche cosa. Trieste è un esperimento che riuscirà se non si smarrirà la fede nella collaborazione dei popoli, come è avvenuto per Danzica, e a questo deve contribuire anche il popolo francese.

Dopo la lettura che fa Herriot del progetto di legge (un solo articolo che autorizza il presidente della Repubblica a ratificare) si passa alle dichiarazioni di voto. Dovrebbero durare cinque minuti ciascuna, ma, se Cot per l'Union des Républicains et Résistans e Bouhey per l'S.F.J.O . si contentano -senza dire del resto nulla che non si fosse già inteso --Moro-Giafferi infrange i limiti del regolamento e pronuncia un discorso più lungo e assai interessante.

La sua posizione è delicata; il suo gruppo non voterà la ratifica pur partecipando al Governo; il suo discorso deve essere un discorso di opposizione pur senza esserlo, dovrà dire, ma non dire troppo. Egli si cava d'impaccio da par suo, da principe del foro quale egli è. V'è anzitutto, egli dice, un difetto di metodo: il Governo non ha sufficientemente associato l'Assemblea ai lavori del trattato, ha lasciato troppo poco tempo alla Commissione per studiare il trattato. Vi è poi un difetto di sostanza: il trattato è un po' troppo mediocre. Egli dubita che sia uno strumento atto a creare fra i popoli una atmosfera veramente pacifica . Cautamente si azzarda a criticare le rettifiche occidentali. «Vi è qualche cosa, egli dice, che offende. Non voglio citare un articolo, affinché le mie parole non possano essere domani fraintese, ma credo che ci sono delle clausole delle quali abbiamo piena responsabilità senza averne alcun vantaggio». Bidault poco anzi ha ammonito a non pronunciare sulle frontiere parole che possano poi essere sfruttate contro la Francia, Moro-Giafferi non ha dimenticato l'ammonimento, ha velato la sua critica, ma le sue parole sono tanto abili quanto chiare e accusatrici. Continua, dicendo che i francesi portano anch'essi qualche responsabilità ; quella di essere rimasti insensibili quando i fuoriusciti iniziavano la lotta contro il fascismo. «Ora bisogna aiutare la nuova nascente democrazia italiana e non dimentichiamo, egli esclama, che non abbiamo nessun interesse, a che dei rancori improvvisamente rinatì possano obbligarci alla vigilanza del 1940 e possano crearci una frontiera ostile di più. Noi non voteremo contro il trattato, egli conclude, perché la Francia non è la sola firmataria, ma non possiamo nemmeno assumere la responsabilità di un voto affermativo in un atto del quale -all'incontrario di quanto affermato da Bidault --potremmo felicitarci oggi, ma che potremmo deplorare crudelmente domani».

È la volta di Duclos, sarcastico, ironico, violento. Egli ha buon giuoco. I comunisti, è noto, sono stati accusati di rompere la solidarietà governativa perché alle volte, come nel caso dell'Indocina quando erano al Governo, si sono astenuti dal voto. Il Rassemblement des Gauches ripete ora l'atteggiamento comunista. Dove va la solidarietà? si domanda Duclos. I comunisti, vilipesi ed esclusi dal Governo. difendono ora contro il Rassemblement la politica del Governo. Il trattato deve essere approvato all'unanimità. «Supponete, voi del Rassemblement, che l'Assemblea vi segua e non approvi il trattato, quale sarebbe la situazione del nostro ministro degli esteri, della Francia? E dell'Italia stessa? Rischiereste che il vostro gesto, contrariamente alle vostre intenzioni, possa essere interpretato come un atto di inimicizia verso l'Italia!».

Mentre si spengono commenti e applausi, Bidault dall'emiciclo, con crescente concitazione, riprende la parola. Forte dell'atmosfera che il discorso di Duclos ha creato, cerca di forzar la mano al gruppo di Moro-Giafferi, e lo scongiura energicamente di votare. «Che succederebbe, egli dice, se l'America e l'Inghilterra avendo ratificato , la Russia essendo decisa a ratificare e il trattato essendo stato da me firmato, la Francia ~che, grazie a nostri sforzi, è una delle beneficiarie del trattato ~fosse la sola a non ratificare?».

Ma le parole troppo pressanti e insistenti del ministro, danno modo a Moro-Giafferi di dissipare la burrasca; «perché voi , signor ministro, egli esclama, avete firmato un trattato, perché altri l'hanno ratificato, noi saremmo dunque obbligati a ratificarlo! È forse una ratifica obbligatoria? ... ».

Le interruzioni ed i commenti più vivaci --fra le ammonizioni di Herriot che batte con la riga sul tavolo presidenziale e ripete, senza convinzione e senza voce, «Voulez-vous donc vous taire!» --mettono fine al dibattito che ha durato cinque ore. I gruppi repubblicano radicale e radical-socialista hanno chiesto lo scrutinio nominale. Si passa ai voti. Votanti 510, per l'adozione 510, contro O, astenuti 84. Sono i deputati del P.R.L. del gruppo repubblicano radicale e radicale socialista che si sono astenuti. Si troveranno i nomi nell'allegato al telespresso n. 536/1829.

Dovendosi dare un giudizio complessivo sull'andamento della discussione, non si può non riconoscere ~come del resto Bidault stesso ha sottolineato («non è stata pronunciata in questo dibattito alcuna parola che non fosse di amicizia e di oblio») ~che l'atmosfera del dibattito è stata moderata, oserei dire, quasi amichevole.

Ogni oratore, ha più o meno lungamente --ma spesso lungamente --insistito sui meriti dell'antifascismo italiano, della nostra resistenza. I nomi più gloriosi del nostro fuoriuscitismo , da Nitti a Sforza , da Sturzo a Rosselli sono stati pronunciati con onore, accolti con applausi. Le responsabilità del fascismo, quando sono state rilevate, lo sono state senza eccessivi rancori, ricordando perfino le colpe che ha la Francia per aver fatto in un certo momento il giuoco di Mussolini.

Da molti degli oratori è stato riconosciuto che il trattato è insoddisfacente e duro per l'Italia. Sul dolore di Trieste alcuni hanno particolarmente insistito, mentre nessuna voce si è levata per ricordare o sostenere le rivendicazioni jugoslave ~ nemmeno i comunisti ~ né quelle affacciate dall'Austria per l'Alto Adige.

Quanto alle rettifiche della frontiera occidentale quasi tutti --è vero ~pur cercando di minimizzarle, ne hanno riconosciuto la giustizia e la fondatezza ; ma due oratori, uno esplicitamente, l'altro in maniera più vaga ma tuttavia evidente, le hanno criticate come anacronistiche e pericolose.

In fondo , vi era nell'Assemblea una atmosfera che qualificherei di «fare le scuse»; una diffusa preoccupazione che il trattato sia troppo amaramente accolto in Italia e che, imputato principalmente alla Francia, possa allontanare i due Paesi e impedire la rinascita di una collaborazione, che, per gli uni, era latina e cristiana, per gli a ltri, antifascista e proletaria; vi era un desiderio evidente che l'Italia non senta troppo bruciare le ferite che il trattato le infligge. Arriverei a dire che si poteva pensare alle lacrime del coccodrillo.

In fondo questa maniera di pensare è quella che ho riscontato sovente parlando a tu per tu con i francesi. Ritengo tuttavia di non poco interesse che questo stato d'animo siasi pubblicamente manifestato e abbia costituito il tono dominante di una giornata così importante e grave.

Potrà valere per quello che potrà valere ; e le lacrime del coccodrillo effettivamente non valgono molto; ma sarebbe stato assai peggio se avessimo assistito, come sarebbe stato anche possibile, ad una esplosione gallica di rimproveri e recriminazioni contro di noi e ad una fanfara non meno gallica di immodesto e smoderato trionfo.

76

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON , TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N . D . 8171-8270-8211/467-470-471. Washìngton, 20 giugno 1947 1•

Telegrammi di V.E. 9299 e 348 2 .

Ho rimesso stamane Matthews nota redatta conformemente istruzioni di V.E. (mio telespresso l4673 di ieri). Egli ha vivamente ringraziato per la comunicazione che avrebbe rimesso subito al segretario di Stato: l'ha trovata molto utile e opportuna.

Ho insistito col direttore generale affari politici europei sulla necessità Dipartimento di Stato trovi modo fare intendere a Londra e Parigi che Roma, la quale aveva già manifestato il più ampio spirito di cooperazione europea, dovesse essere trattata da pari e non essere posta di fronte a decisioni già prese e a fatto compiuto. Mi ha risposto che Marshall e il Dipartimento se ne rendevano conto perfettamente e trovavano giusta nostra posizione. Mi ha assicurato che a seguito delle mie precedenti conversazioni con lui e con Clayton da qui erano stati già comunicati in Europa suggerimenti in tal senso. Inoltre Clayton aveva avuto istruzioni dal segretario di Stato parlarne a Londra: egli dovrebbe partire per l'Inghilterra domani 21 salvo che non nascessero nuove complicazioni dell 'ultima ora per la nota legge che eleva dazio doganale della lana.

Nel nostro colloquio, Matthews ha espresso sua vivissima soddisfazione per dichiarazioni Bevin ai Comuni, che secondo lui dimostravano come ministro esteri inglese cominciasse ad adottare atteggiamento più deciso ed energico nei confronti

U.R.S.S. Non escluderei a questo proposito che dichiarazioni Bevin fossero state influenzate da impressioni americane sui colloqui di Parigi.

Come è noto, tranne vaghe parole Marshall a giornalisti che «Europa è a ovest dell'Asia», generica frase Truman a Ottawa (punto primo mio telegramma n. 438) 4 e dichiarazioni di Clayton sempre a giornalisti (punto terzo mio telegramma 464) 5, si era qui evitato menzionare positivamente eventuale partecipazione sovietica ad iniziativa Marshall. Matthews ha elevato espliciti dubbi circa desiderio U.R.S.S. di cooperare a ricostruzione economica europea ed ha anzi manifestato freddezza Dipartimento di Stato rispetto invito anglo-francese, aggiungendo che anche eventuale temporeggiamento sovietico potrebbe dare possibilità a Londra e Parigi di concretare


T. 8270/470 il 21 giugno, ore 18,23 e per. ore 9 del22; T. 82 11/471 il 21 giugno, ore 18,17 e per. ore 8 del 22. 2 Vedi D. 56. J Non rinvenuto. 4 Vedi D. 49. 5 T. 8125/464 del 19 giugno, non pubblicato.

loro azione con le altre Nazioni occidentali. Se alcuni Stati della sfera orientale, come Polonia e Cecoslovacchia, volessero partecipare «sarebbero accolti, ma da soli non sarebbero in condizioni di sabotare o ritardare lavori per programma europeo».

Matthews ha ribadito che iniziativa Marshall non è che sviluppo dottrina Truman, tendendo sempre a aiutare «gli Stati amici dell'America desiderosi di cooperare solidalmente al risanamento dell'economia europea e mondiale».

Dati i noti umori del Congresso e dell'opinione pubblica americana, un piano europeo concertato con l'U.R.S.S. -salvo sempre il caso che Mosca muti improvvisamente in modo deciso attuale rotta-non avrebbe speranza di essere finanziato dagli Stati Uniti d'America. Anche se il Governo di Washington, in un nuovo tentativo di buona volontà, lo accogliesse, il Congresso, dato suo orientamento e sua opposizione a concessione crediti così ingenti, potrebbe respingerlo.

Matthews è in quotidiano stretto contatto con Marshall: sue affermazioni odierne dovrebbero quindi rispecchiare direttive del segretario di Stato.

Matthews mi ha anche parlato, mostrando stupore, dei due articoli, specie il secondo, di Della Torre su Osservatore Romano che a suo parere hanno suscitato impressione penosa in questi circoli dirigenti e opinione pubblica6 . Ha espresso seri dubbi che potessero essere ispirati dal pontefice, pur sottolineando che giornale è organo ufficiale vaticano.

Ha aggiunto che America è convinta difendere civiltà cristiana contro totalitarismo: non può quindi accogliere equiparazione di posizioni che stima moralmente diverse. Un nuovo atteggiamento degli organi supremi Chiesa cattolica che condannasse «resistenza americana a espansione sovietica» sarebbe qui incomprensibile.

Ho opportunamente spiegato ovvie aspirazioni pace e concordia europea di cui nostro continente ha tanta necessità.

Peraltro vibrate espressioni direttore affari politici europei a tale riguardo corrispondono ad attuale modo vedere della grandissima maggioranza dell'opinione pubblica anche cattolica esasperata da continui contrasti con U.R.S.S.

76 l Spediti e pervenuti , rispettivamente: T. 8171/467 il 20 giugno, ore 22,07 e per. ore 16,30 del 21 ;
77

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 9566/C. Roma, 21 giugno 1947, ore 2,30.

Interesse che piano Marshall continua a suscitare in ambienti internazionali è, com'ella sa, pari a risonanza che suo annunzio ha determinato in Italia ove fatti e fattori che dagli ultimi avvenimenti emergono incrementano sempre più speranze deciso apporto economia americana a ricostruzione Paese.


Per quanto sia prematura ogni pretesa di conoscere dettagli situazione che discorso Harvard non ha potuto e non poteva precisare, reazione europea, come molti segni indicano, è stata di immediatezza superiore al prevedibile.

È avviso questo ministero che piano Marshall costituisca corollario dottrina Truman cui premesse, pur vigendo potenzialmente, hanno ceduto, in formulazione più ispirata a collaborazione ed esclusiva suscettibilità nazionali, a programma di largo respiro. Ma ciò che fin qui non è chiaro si è fino a qual punto disegni Washington coincidano con programma anglo-francese cui affrettata gestazione -oltre che denunciare conflitto latente tra due diverse concezioni economiche e pericoli che tentativi disintegratori possono, attraverso influenze dirette e indirette, riservare -può rivelare desiderio Londra assumere direzione ricostruzione europea e, quel che più monta, subordinarla esigenze politiche continentali che Dipartimento di Stato potrebbe considerare secondarie se non inconseguen ti.

V.E. segua attentamente tali aspetti complessa situazione 1 e riferisca con ogni possibile sollecitudine quanto potrà risultarle in proposito, tenendo presente che in tutto il problema posizione italiana è assai chiara perché mira a pieno successo iniziativa e a far sì che nostro Paese aderisca senza macchinosi diaframmi a quello sviluppo del piano che suoi interessi reclamano 2 .

76 6 Sulla questione si veda anche il D. 409.
78

IL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8181/81-82. Beirut, 21 giugno 1947, ore 15,50 (per. ore 20).

Miei telegrammi 70 del 29 maggio scorso 1 e 76 del 9 corrente 2 .

Governi Libano e Siria hanno riconfermato loro totale appoggio nostra candidatura O.N.U. Governo Libano ha nominato suo delegato prossima Assemblea

O.N.U. questo ministro dell'interno Camille Chamoun il quale mi ha assicurato che sosterrà a fondo nostra domanda inducendo anche altri Stati arabi ad assumere analogo atteggiamento. Egli pronunzierà apposito discorso davanti Assemblea. Riterrebbe opportuno non sollevare per ora questioni relative articoli 53 e 107 e preferibilmente ottenere prima nostra ammissione.



2 Quaroni rispose con T. s.n.d. 8243/365-366 del 22 giugno, non pubblicato, e più diffusamente con il D. 88. Tarchiani e Carandini riferirono rispettivamente con i DD. 103 e 109. 78 l Non pubblicato.


2 Con esso Alessandrini riferiva sulle informazioni confidenziali ricevute dal nuovo ministro degli esteri, Frangie, relative ai propositi di collaborazione e all'appoggio del Libano all'ammissione dell'Italia all'O.N.U.

Chamoun mi ha anche intrattenuto lungamente circa questione nostre colonie dicendosi pronto fiancheggiare azione negoziati per presentare opportunamente nostro punto di vista al Consiglio della Lega araba. Egli ha particolarmente insistito su opportunità dichiarare via diplomatica che in caso costituzione entità unitaria araba e dopo ritorno rifugiati, in principio sarebbero disposti accettare indeterminatamente nostra emigrazione in Libia o almeno suo forte e progressivo incremento.

Informo espressamente che Chamoun , il quale partirà fra breve per Parigi, verrà Roma in visita privata giorno 3 agosto prossimo trattenendosi una settimana . Riterrei assai utile che egli sia possibilmente ricevuto da conte Sforza e che gli siano usate maggiori possibili cortesie.

77 1 Con T. 9641/295 del 22 giugno diretto a Parigi, Sforza aggiunse: «La informo che, in colloquio con ambasciatore Tarchiani, Clayton mostrò condividere pienamente nostro punto di vista aggiungendo che, ove prevalesse idea avvalersi Commissione economica europea, egli ritiene avremmo pieno diritto entrare subito a farne parte. In tal senso egli consiglia farci parte diligente a Londra e Parigi».
79

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MANILA, STRIGARI

T. 9610/16. Roma, 21 giugno 1947, ore 16.

Suo 33 1 .

Vice presidente Quirino giungerà Roma fine corrente mese ospite Governo italiano. Durante sua permanenza sarà riesaminato direttamente con lui accordo i taio-filippino .

Per sua informazione personale comunicasi Governo Washington avrebbe consigliato Governo Manila rinviare in ogni caso firma accordo con Italia dopo ratifica trattato di pace 2 .

80

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 8183/358. Parigi, 21 giugno 1947, ore 20,20 (per. ore 7 del 22 ).

Ho intrattenuto sul piano Marshall ieri direttore generale affari politici ed oggi segretario generale 1 . Ho fatto presente che nostra adesione -già comunicata tre capitali -richiede nostra partecipazione fin dallo stadio iniziale dei lavori. Al riguardo mi sono state date assicurazioni più formali .



Mi è stato inoltre assicurato che i termm1 comunicato emanato dopo visita Bevin rappresentano esattamente stato questione: dato che U.S.A. non avevano fornito alcuna indicazione circa modo concretare piano lasciando iniziativa all'Europa, era stato convenuto con inglesi -ed a questo si erano limitati accordi -di prenderla a tre.

Donde invito rivolto U.R.S. S., la quale ha facoltà aderire a uguaglianza di condizioni. Risposta russa, secondo Chauvel sostanzialmente negativa, potrà essere

o di adesione formale o -ed in questo caso sarebbe più imbarazzante -di rinvio alla Commissione economica europea, che è tuttora in embrione e non è neanche riuscita mettersi d'accordo su procedura. Comunque, anche senza adesione russa, Governo francese è deciso -salvo garanzie parlamentari passare oltre: il bisogno di aiuti è troppo urgente. È questo d'altronde senso dichiarazioni fatte ieri da Bidault alla Camera.

Circa metodo di lavoro la Francia è per una suddivisione in quattro comitati: carbone, alimentazione, trasporti, siderurgia . Necessità francesi erano già state sufficientemente studiate: non si tratta ormai che di aprire un cassetto. Ma era difficile intraprendere qualsiasi lavoro proficuo prima di conoscere quali saranno gli aderenti.

Ai miei due interlocutori ho per parte mia fatto notare che non facciamo parte Commissione economica europea, e che un progetto per armonizzare le economie due Paesi in conformità del piano Monnet era stato da noi studiato.

Nei prossimi giorni avrò un colloquio con Bidault2•

79 l Del 18 giugno, con il quale Strigari aveva riferito sulle con versazioni avute con il presidente dell a Repubblica filippina e con il sottosegretario agli esteri circa il trattato di amicizia italo-filippino. 2 Il trattato fu firmato a Roma il 9 luglio. Testo in Trattati e convenzioni ji-a l'Italia e gli altri Stati, vol. LXII , Roma, Tip. ris. M.A.E., 1966, pp. 531-533. 80 l Risponde al D. 56.
81

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . 8216/230. Mosca, 21 giugno 194 7, ore 22,40 (per. ore 9 del 22).

Stamane1 ho avuto occasione incontrare Myrdal segretario Commissione economica per l'Europa col quale mi sono intrattenuto su due argomenti2• Anzitutto egli mi ha parlato della posizione procedurale dell'Italia nella Commissione confermandomi notizie che certamente saranno già pervenute alla

E.V. tramite Ginevra e che ad ogni modo per precisione riassumo: mentre per ammissione definitiva come membro effettivo Italia dovrebbe attendere ammissione ad O.N.U., anche per ammissione provvisoria e consultiva vi sono difficoltà date le rivalità fra le grandi Potenze. I poteri di iniziativa ed 'ammissione spettanti alla Commissione sono ora delegati allo stesso Myrdal fino a prossima riunione ma questi mi ha dichiarato che difficilmente potrà farne uso per la sessione


prossima di estate salvo valersene per la sessione autunnale. Viceversa quanto ad ammissione ai singoli comitati relativi ai diversi settori economici ciò potrebbe senz'altro avvenire .

In secondo luogo Myrdal mi ha parlato del discorso Marshall mettendo in evidenza che se tale iniziativa dovesse risolversi includendo Russia in un piano comune di ricostruzione europea e non in un ulteriore approfondimento del distacco fra Occidente ed Oriente solo organo adatto a tale funzione potrebbe essere la Commissione economica per l'Europa. Egli ritiene di godere la fiducia degli ambienti responsabili dei due blocchi e di poter effettivamente svolgere opera di avvicinamento senza essere sospettato di unilateralità da una parte o dall'altra. Secondo quanto mi ha detto il suo viaggio qui come in altra capitale di Europa avrebbe appunto scopo di mettere in evidenza tale sua possibile funzione.

80 2 Vedi D. 98. 8 1 I Il 20 giugno: vedi MANLIO BROSIO, Diari di Mosca, 1947-1951, a cura di Fausto Bacchetti, Bologna, Il Mulino, 1986, p. 76. 2 Risponde a l D. 3.
82

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8217/231. Mosca , 21 giugno 1947, ore 22,46 ( per. ore 9 del 22 ) .

Le impressioni qui raccolte circa il passo anglo-francese conseguente al discorso Marshall sono assai contrastanti: accanto a tal une voci nettamente pessimistiche p revale però previsione che Governo sovietico non darebbe risposta assolutamente negativa lasciandosi piuttosto aperta ogni possibilità ulteriore discussione. Varie ipotesi che si prospettano, oltre a queiJa di una pura richiesta di chiarimenti, vanno da risposta rigorosamente condizionata e quindi tendenzialmente negativa a semplice richiamo alla ordinaria competenza della Commissione economica per l'Europa, che avrebbe in pratica carattere dilatorio, ed infine all'accettazione pura e semplice di una discussione magari in riunione straordinaria della stessa Commissione. Per quanto riguarda Italia non nascondo che passo Tarchia ni a Washington 1 potrebbe essere qui interpretato come riconferma di quella linea politica nettamente filo-americana di cui stampa sovietica ci accusa in questi ultimi tempi. Riterrei quindi che non sarebbe inopportuno che la S.V. cogliesse prima occasione, ad esempio in intervista, per integrare tale manifestazione mettendo in chiaro nostro desiderio che ricostruzione europea si attui con collaborazione sovietica per il che non sarebbe fuori luogo accenno a Commissione economica per Europa come organo di attuazione proposta Marshall. Ovviamente ciò non dovrebbe pregiudicare quella posizione di parità cui ha accennato giustamente Tarchiani e quindi ai lavori della Commissione per tale particolare scopo dovrebbero partecipare alla pari tutti i Paesi interessati . Tale metodo oltre a tutto avvantaggerebbe anche nostra posizione nei riguardi della futura collaborazione italiana alle Commissioni economiche dell'O.N.U.


82 l Vedi D. 64.
83

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8189/232. Mosca, 21 giugno 1947, ore 22,46 ( per. ore 7 del 24).

Autorità·sovietiche mantengono atteggiamento ermetico circa le loro intenzioni sulla ratifica dei trattati di pace. Ciò ha sollevato incertezza in taluni dei Paesi ex satelliti ed a questo proposito i miei colleghi finlandese e romeno non mi hanno nascosto la loro inquietudine circa il futuro atteggiamento di questo Governo al riguardo, nel senso che questo possa valersi di un ritardo specialmente nei riflessi delle occupazioni. Tra ttasi però di pure impressioni e mi riservo di comunica re al più presto se e quanto mi sarà possibile sapere. Ad ogni buon conto in relazione telegramma 9494/c. data di ieri 1 informo che in base Costituzione sovietica per ra tifica tra ttati dura nte interva llo sessioni normali Soviet Supremo. è sufficiente decisione presa da un Presidium Soviet stesso.

84

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8241/105. Varsavia, 22 giugno 1947, ore 11,10 (per. ore 19,45 del 23).

Suo telegramma 9439 1•

Reazione circoli governativi e stampa polacca intorno piano Marshall estremamente riservata e prudente. Pur la sciando porta aperta ulteriori sviluppi trattativa si segnala necessità che aiuti americani non siano condizionati da pregiudiziali politiche.

Appello Comitato slavo agli intellettuali del mondo intero, dopo lavori svoltisi Va rsavia presenza delegati sovietici, cechi, jugoslavi e bulgari , proclama necessità collaborazione difesa Patria. Indiretta e non sfavorevole risposta piano Marshall può essere vista in alcune frasi lungo discorso al Parlamento del primo ministro relativamente rapporti tra la Polonia e Stati Uniti . Cito passi essenziali: «Cooperazione con gli S.U. può costituire fattore consolidamento pace durevole e ricostruzione economica, due condizioni indispensabili per soddisfacente ed armonioso sviluppo di tutte le Nazioni europee». Primo ministro è d'accordo che una divisione in due sarebbe fatale per Euro pa.



83 1 Non pubblicato: era la ritrasmissione del T. 801 6/459 del 17 giugno con il quale Tarchiani comun icava la richiesta statunitense di conoscere la proced ura prevista dalla Costituzio ne soviet ica pe r la ratifica dei trattati di pace . 84 1 Vedi D. 72.
85

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 9655/367. Roma, 22 giugno 1947, ore 19.

Suo 465 1 .

In ulteriori conversazioni con jugoslavi V.E . può esternare nostra soddisfazione per importanza che anche essi assegnano nostro accordo commerciale di cui una parte particolare sarà destinata a forniture speciali per ricostruzione jugoslava e che speriamo concludere entro un mese. '

V.E. vorrà altresì far rilevare come tali intese analogamente a quelle già in atto con Polonia e quelle in discussione con Francia si inquadrano perfettamente e per così dire anticipano applicazione piano Marshall.

Infine V.E. vorrà aggiungere codesto Dipartimento Stato che primi luglio saranno presi primi contatti con Governo svizzero ai fini vedere se è possibile intavolare negoziati per un accordo commerciale e finanziario che regoli parte del nostro pesante arretrato. Intendesi proporre ai fini tale regolamento un piano coll aborazione per costruzione opere pubbliche di mutuo interesse. Poiché anche ciò entra nel quadro piano Marshall ci lusinghiamo poter contare su simpatia e appoggio americani. Tal uopo direttore affari economici che recherassi Berna non mancherà tenersi se del caso contatto con quel rappresentante Stati Uniti 2 .

86

IL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA 1

L. PERSON ALE . Roma, 22 giugno 194 7.

After our conversation yesterday evening I received a telegram from Mr. Bevin , who , as a result of talks in London between members of the ltalian Embassy and the Foreign Office, appears to be rather concerned !est you may wish , during your forthcoming visit to London , to press too hard for some concession in regard to the colonies.

Mr. Bevin says that he is of course anxious to do what he can to strengthen the ltalian Government's position in Italian eyes and to this end he would naturally be prepared to discu ss with you any points you may wish to raise in connection with the present British military administration insofar as this affects ltalian nationals and interests in the territories , and such subjects as trade between Italy and her former colonies. But as regard s their fina! disposal he is not in a position to give you any assurance regarding the British attitude pending the report of the



2 Per la risposta vedi D. 99.


Four Power Commission which will be despatched to these territories by the Deputies as soon as possible. The most he can do is to assure you that he will justify the ltalian point of view as that of an interested power to be heard as sympathetically as possible by the Deputies and later by the Council of Foreign Ministers.

I am sure that you will realise Mr. Bevin's position in a matter of this kind at the present moment, namely, that it would not be possible for him to give you any assurance which you could repeat on your return to Rome, to the effect that any particular solution had been found for any one Italian colony.

Although I am just leaving by aeroplane for London, I ha ve telegraphed urgently to Mr. Bevin saying that on the strength of your talk with me last night I felt I could rea~ure him that you had no intention of turning your visit to London into a serious negotiation but that your great object was to help to re-establish those old ties of friendly co-operation which you felt were so necessary for both our countries. I added that you would naturally like to discuss matters of interest such as the colonies an d the fleet but that although very important, they would not be allowed to stand in the way of the main purpose. I hope you will approve of my interpretation of your thoughts.

85 l Del 20 giugno, dava notizia del colloquio con Velebit e Kosanovic più ampiamente riferito nel D. 68. 86 1 In A.C.S. , Carre Sfor:::a.
87

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PERSONALE 8299/526. Londra, 23 giugno 1947, ore 22,30 ( per. ore 10 del 24 ) .

In seguito alle istruzioni 1 ho potuto conferire lungamente con Bevi n in un incontro del tutto privato di cui le riferisco in via assolutamente confidenziale. Egli ha molto apprezza to le sue espressioni di solidarietà che gli avevo a suo tempo trasmesso ed ho potuto debitamente commentare. Mi ha promesso di rispondere direttamente a mezzo codesto ambasciatore britannico.

Egli è deciso portare in porto al più presto il piano di ricostruzione europea qualunque sia decisione che Russia prenderà di fronte a bivio decisivo a cui è stata posta. Stato attuale informazioni ritiene che Russia sia eventualmente proclive utilizzare Commissione economica europea ove avrebbe modo direttamente e attraverso influenza su satelliti adottare tattica quando le convenga dilatoria .

Egli è più favorevole istituire organo apposito dotato di più indipendente e rapida procedura. Una decisione in materia dovrà essere presa prima del 5 luglio, data di convocazione Commissione europea.

Egli considera presente settimana come cruciale e mi incarica dirle che se Assemblea costituente ratificasse in questi giorni trattato metterebbe nostro Paese in decisivo vantaggio e consentirebbe a lui Bevin di dichiarare che Italia riassumendo sua indipendente posizione di «grande Potenza» è chiamata immediatamente prestare in primo piano suo contributo ricostruzione europea nel quadro proposta Marshall. In questo caso egli premerebbe su Bidault per associarlo a simile dichia


razione. Si è espresso su questo argomento con calda convinzione pregandomi lumeggiarle incalcolabile valore che avrebbe a questi fini nostra immediata ratifica la quale cadrebbe in tempo perfetto per mettere nostro caso nella migliore luce e posizione anche di fronte America. Garantisco che questa sua pressione non mira a ristretto fine ottenere ratifica di comodo, ma a più vasto e generoso intendimento. Mi ha assicurato che non appena ratificato trattato ella sarebbe subito invitata a Londra e contemporaneamente egli provocherebbe da Camera dei comuni invito a rappresentanza parlamentare italiana visitare Inghilterra onde promuovere riconoscimento più intime relazioni tra i due Paesi. Mi ha confermato che Foreign Office sta studiando agenda argomenti da trattarsi sua visita che egli vede oramai imperniata su accordi per partecipazione italiana piani europei .

Circa le colonie durante la sua sosta a Parigi mi aveva fatto chiamare espressamente da Jebb per ripetermi, evidentemente dopo consultato Gabinetto (mio 489Y~, che era pronto ad ascoltarla su questo argomento ma non poteva assolutamente assumere impegni sia perché Governo non era oggi in grado di definire una direttiva in materia ancora esposta ai piu imprevedibili sviluppi, sia perché vedeva tutto il pericolo di accordi bilaterali generatori di inevitabili sospetti e di molto pregiudizio ad una possibile equa soluzione fra i Quattro. Da questo atteggiamento non è oggi disposto a demordere e non lo sarà finché la situazione non si sia chiarita consentendo al Governo inglese di intravvedere una soluzione accettabile dalle controparti ed alla quale possa uniformarsi un suo piano. Non escludo peraltro che egli possa maggiormente aprirsi dopo avvenuta ratifica trattato e sotto l'influenza di un diretto contatto con lei. Da parte mia giudico onestamente di avere in questo riservato colloquio esaurita ogni ulteriore possibilità di pressione.

Tutto il tono della lunga conversazione è stato improntato ad un sincero calore di simpatia e di interesse per noi. Se si verificheranno condizioni che Bevin auspica e che mi ha insistentemente pregato di raccomandarle ella si troverà qui nella migliore posizione per trarre dalla visita i massimi risultati consentiti dalle complesse necessità del momento e per darle il carattere di un primo effettivo ingresso sulla scena internazionale. Il che mi pare possa giustificare pienamente la sua venuta e metterla al riparo da ogni pericolo di caduta nel vuoto.

87 1 Vedi D . 66.
88

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . 55811909. Parigi, 23 giugno /947 1•

Ritengo utile fornire alla S.V. qualche maggiore dettaglio circa le impressioni e le interpretazioni francesi di tutto questo movimento politico che va sotto il nome del piano Marshall2 .


Il discorso di Harvard è stato fatto soprattutto a fini di politica interna americana. Marshall e il Dipartimento di Stato si sono resi conto, almeno fino ad un certo punto, di quello che è il reale significato e la portata della dottrina Truman: si sono resi conto soprattutto che non è possibile arrestarsi alla Grecia e alla Turchia; che quest'opera di puntellamento dell'Europa occidentale richiede mezzi assai larghi e per un periodo di tempo non breve; che non era possibile ottenere la sanzione, sia del Congresso, sia dell'opinione pubblica americana, di una serie di piani Truman applicati, volta per volta, ai singoli Stati europei. Hanno ritenuto quindi necessario presentare l'azione americana come un piano d'insieme che per la sua grandiosità permettesse di appellare all'opinione pubblica americana.

Si sono resi conto al tempo stesso che la dottrina Truman, per quel tanto di brutalmente antirusso che essa aveva nella sua presentazione, aveva creato delle reazioni piuttosto forti nell'opinione pubblica americana: l'appello all'Europa non maggiormente definita, è anche un appello alla collaborazione russa. Se la Russia accetta di collaborare e con la Russia gli Stati suoi satelliti -bene: è una soluzione, almeno pro tempore, della questione della collaborazione dei due mondi: essa potrebbe creare anche un'atmosfera di distensione tale da permettere qualche forma di soluzione dei problemi tedesco ed austriaco. Se la Russia invece rifiuta di collaborare, ebbene sarà colpa sua: sarà chiaro allora che se l'Europa, il mondo, sono divisi in due blocchi la responsabilità non sarà dell'America, ma della Russia; e le reazioni ostili alla dottrina Truman saranno costrette a tacere. Si noti, Marshall e il Dipartimento di Stato sono convinti che la Russia non collaborerà --ne sono convinto anche io, per le ragioni che spiegherò più appresso -ma è un gesto che bisognava fare.

Il discorso Marshall è un invito, non un piano. È un invito all'Europa, o ad una parte di essa: studiare, d'accordo, i suoi problemi; studiare in un piano d'insieme, il complesso dei suoi bisogni, e sottoporre il complesso delle sue necessità agli Stati Uniti. Si tratterà di un piano europeo quindi, che l'America, una volta le sia sottoposto, si riserva di studiare e di approvare, e che solo dopo approvato diventerà un piano americano.

L'invito americano e la risposta europea -e quanto più la risposta europea sarà rapida, completa, precisa -dovrebbero creare una specie di choc psicologico diretto ad indurre l'opinione pubblica americana ad aprire i cordoni della borsa in favore della povera Europa.

Questo il primo atto. Il secondo atto è stato il gesto inglese di consultarsi colla Francia per prendere l'iniziativa di una conferenza, o di una serie di conferenze, dirette a redigere, al più presto, questo piano europeo. C'è stato precedente accordo fra Londra e Washington per questa distribuzione di funzioni? Oppure, soltanto, gli inglesi, più informati di quello che non lo siano gli altri Stati europei, dell'inner working della macchina americana, hanno capito subito le intenzioni americane, e soprattutto la necessità di agire subito per non perdere il momento opportuno? I francesi ritengono che non ci sia stata consultazione preventiva; personalmente ne dubito un po': ma, comunque, questo non ha che una importanza storica di dettaglio. Quello che secondo me è certo è che se consultazione c'è stata i francesi ne son rimasti fuori.

Bevin e Bidault si sono trovati subito d'accordo sulla necessità di consultarsi colla Russia: consultazione, per ora, limitata a offrire alla Russia di unirsi alle altre due come Potenze invitanti alla conferenza e a discutere la procedura dei futuri lavori.

Mi è stato detto qui che l'incontro anglo-francese, come pure la eventuale conferenza a tre di domani, sono delle conferenze di procedura . Ritengo l'informazione esatta. Ma sulla via della procedura i francesi e gli inglesi hanno già fatto un passo avanti: essi sono d'accordo nell'escludere la Commissione europea. Avevo precedentemente telegrafato 3 che la Francia propendeva per la Commissione europea: questa mia impressione, desunta soprattutto dalle reazioni della stampa si è dimostrata inesatta: i francesi e gli inglesi le trovano, fra l'altro, il difetto di essere ancora assai vagamente costituita: non è deciso, per esempio, quale dovrà essere il suo sistema di votazione, se cioè a maggioranza semplice o a maggioranza qualificata (unanimità dei Grandi): si ritiene, e si teme, invece che la Russia sia lei a proporre che del lavoro preparatorio sia appunto incaricata la Commissione europea.

Se la Russia accetta di partecipare ai lavori della conferenza, gli inviti alle varie Nazioni europee saranno diramati in nome dei Tre . Ma cosa accade se la Russia rifiuta o se, come è più probabile, non rifiuta ma si mette a tirare in lungo le cose domandando chiarimenti e sollevando infinite questioni di procedura? Su questo punto i francesi sono stati categorici: se la Russia rifiuta o mette i bastoni fra le ruote , Francia e Inghilterra lanceranno i loro inviti, da sole, a tutte le Nazioni europee, Russia esclusa . Sarà l'accettazione o il rifiuto dell'invito franco-inglese che determinerà chi farà parte di questa conferenza.

I francesi mi sono sembrati molto consci della necessità di un'azione rapida: a parte il fatto che la situazione della Francia, in sostanza non molto migliore della nostra, domanda una definizione urgente di questo problema degli aiuti americani, essi ritengono che discordie ed esitazioni potrebbero facilitare il compito degli isolazionisti in America: ritengono in ogni modo sia necessario che per la prossima riunione del Congresso, mi si dice qui in novembre, il Governo americano sia già in grado di sottoporgli un piano concreto, concordato da e con gli Stati europei. Se si lascia passare questo termine, siamo troppo vicini alla campagna elettorale americana e non sarà più possibile far passare il piano di soccorso.

È questa anche l'opinione inglese? l francesi sono stati con me categorici su questo punto. Sarebbe bene però chiarire la cosa a Londra: i francesi hanno una certa tendenza ad esagerare la coincidenza di vedute fra loro, gli inglesi e gli americani, per cui le loro affermazioni vanno sempre prese cum grano salis.

Per il lavoro da fare , dopo l'invito , l'idea francese è che bisogna distinguere i bisogni europei in due categorie: assistenza e ricostruzione -sviluppo della produzione . Essi sono contrari ad una conferenza generale, prevalentemente politica: vorrebbero creare quattro commissioni, prevalentemente tecniche, per studiare i singoli gruppi di problemi: l) alimentazione; 2) trasporti; 3) carbone e risorse idroelettriche; 4) siderurgia.

Di questo , la prima concernerebbe principalmente i problemi dell'assistenza, la seconda soprattutto la ricostruzione nel senso stretto della parola (ferrovie, ponti, trasporti marittimi) la terza e la quarta concernerebbero principalmente tutti i problemi di sviluppo della produzione.


L 'elemento politico dovrebbe intervenire soltanto in un secondo tempo, per coordinare l'opera dei quattro comitati e, soprattutto, per il lavoro di aggiustamento e di razionalizzazione delle risorse dei vari Stati europei , che supera la competenza dei tecnici.

Sono gli inglesi d'accordo con questo ordine di lavori? l francesi asseriscono di sì: anche questo dovrebbe essere verificato a Londra.

Ad ognuno di questi comitati, sempre secondo i francesi, i singoli Stati dovrebbero presentarsi con un insieme di dati concernenti le loro possibilità ed i loro bisogni attuali, i loro programmi di sviluppo della produzione, ed i mezzi sia nazionali che esteri che questo sviluppo richiede. Il primo lavoro di ogni commissione dovrebbe essere di atmonizzare e coordinare questi piani singoli in un quadro più generale, da estendersi fino ad inquadrare tutti gli Stati europei che consentono a collaborare, studiare ed annonizzare, fino al massimo possibile quello che i singoli Stati europei -ed i loro possedimenti di oltremare -possono fare per assistersi reciprocamente nella realizzazione di tutti questi piani, in modo da ridurre al minimo possibile le richieste all'America: e sottomettere poi all'America un piano di insieme di tutti quello che essa dovrebbe a sua volta fornire per la realizzazione di questo piano europeo d'insieme ; e in che ordine di priorità.

Mentre sono in corso le trattative con Mosca i francesi stanno lavorando seriamente per redigere, loro, un piano d'insieme: essi ritengono -in parte con ragone -di essere in una situazione di vantaggio, in quanto san il solo Paese europeo che abbia un vero piano, pronto in tutti i suoi particolari : ritengono parimenti che il Commissariato del piano con la sua attrezzatura -veramente di primo ordine -permetta loro con facilità maggiore di elaborare un piano d'insieme per quella parte di Europa che collaborerà: sperano e contano che la discussione pratica si farà su di un progetto francese , il che assicurerebbe loro indubbiamente una certa posizione di favore ed un certo prestigio.

Accetterà la Russia di collaborare a questo piano europeo? Per quanto mi riguarda, per quel poco di conoscenza che ho del mondo russo, non esito a rispondere in senso negativo.

Il primo problema che implica il piano Marshall è la partecipazione della Germania: francesi ed inglesi son d 'accordo nel dire che essa vi sarà rappresentata dalle Potenze occupanti: fin qui bene. Ma la partecipazione della zona russa della Germania significherebbe, in altra forma ed in altri termini, accettare la collaborazione della zona russa con le altre tre, la messa in comune delle risorse sia agricole che industriali della Germania, ossia in altri termini quello che i russi hanno negato a Mosca: a meno che venga risolto il problema delle riparazioni. Lo stesso vale per l'Austria : le industrie austriache della zona sovietica invece di lavorare, e lavorare gratis, per la Russia, come esse fanno oggi, dovrebbero lavorare per l'Austria e per l'Europa. 11 problema del carbone, quello della siderurgia, sono connessi con il problema della Ruhr: se è vero che da una parte il piano europeo potrebbe avere come presupposto una specie di controllo europeo -quindi anche russo -della Ruhr, non è meno vero che verrebbe risollevata la questione del bacino carbonifero dell 'Alta Slesia, il cui prodotto invece di andare tutto, ed a prezzi di favore, verso la Russia, dovrebbe invece orientarsi verso l'Europa.

In altre parole questo piano europeo, se inteso con la partecipazione della Russia, riapre esattamente tutte le questioni che la Conferenza di Mosca ha lasciate insolute.

I francesi mi hanno detto che l'intenzione originale di Marshall era di proporre questo piano europeo in connessione colla riunione di Londra del prossimo novembre: ma che in vista dell'aggravarsi della situazione economica e politica dell'Europa si è indotto ad accelerare i tempi: non so se questo sia esatto. Comunque i francesi hanno ragione nel dire che il piano Marshall equivale ad anticipare di qualche mese la discussione dei problemi tedeschi.

Secondo punto, ma non meno importante, la partecipazione degli Stati satelliti. La politica economica di Mosca mira ad inquadrarli strettamente nel suo sistema economico: se si comincia a parlare di piano europeo, la loro industria, le loro risorse, sia attuali che potenziali, dovrebbero essere di preferenza inquadrate in una economia europea: e data la stretta connessione fra economia e politica ciò significherebbe, in pratica, un orientamento occidentale invece che un orientamento orientale. Si aggiunga che la Russia date le deficienze e le debolezze della sua situazione economica non può sentirsi sicura della sua posizione in uno Stato qualsiasi se non a condizione di avervi instaurato una regime economico e politico che le garantisca un regime di caccia assolutamente riservata: in regime di libera concorrenza, non solo coll'America, ma perfino con i principali Stati europei, in un batter d'occhio essa sarebbe cacciata da tutti quei mercati.

Last hut not !cast, la Russia stessa: questo piano, come lo vedono i franco-inglesi e certamente anche gli americani, dovrebbe iniziarsi con una chiara esposizione della propria situazione economica: adottare e modificare i propri piani in vista di una collaborazione, sottomettersi ad una decisione americana di sviluppare quell'industria o quelle risorse piuttosto che queste: ora chiunque abbia una conoscenza anche superficiale delle idee russe vede l'assurdità di un simile presupposto. Ma anche ammettendo che, nel campo strettamente russo, sia possibile trovare degli accomodamenti -la macchina russa è così potente che potrebbe trovare la maniera di girare qualsiasi concessione che apparentemente potesse aver fatta nella questione degli Stati satelliti, della Germania e dell'Austria -l'accettazione dell'idea stessa del piano europeo significherebbe per la Russia abbandonare tutto quel programma di espansione per il quale si è battuta per tanto tempo e con tanto accanimento: sarebbe in altre parole una capitolazione russa su tutta la linea. Può essere che questo giorno verrà, ma mi sembra che niente lo faccia prevedere: i recenti avvenimenti in Ungheria, in Manciuria, nel Sinkiang, quello che mi sembra si stia maturando in Persia, le risposte russe alla dottrina Truman, l'estromissione dei comunisti in Francia ed in Italia, sono avvenimenti tutti che fanno piuttosto prevedere un irrigidimento delle due tesi opposte, un acutizzarsi dell'antagonismo russo-americano piuttosto che una distensione.

È possibile che abbiano ragione i francesi: che i russi non risponderanno con un no netto; domanderanno chiarimenti, solleveranno infinite questioni di procedura e di principio, faranno tutto il possibile per mettere i bastoni fra le ruote, ben felici se discussioni e quisquilie riusciranno a mandare per aria il piano americano ed aumentare la confusione nell'Europa occidentale. E se inglesi e francesi, pressati dal tempo e dalle loro necessità si decideranno ad andare avanti senza la Russia, essa se ne servirà per strillare ai quattro venti che si è trovata di fronte ad una congiura della reazione, ecc.

Tutto questo gioco di propaganda, da una parte e dall'altra ha del fanciullesco. Tanto, come vadano a finire le cose, in America sarà sempre facile al Governo far ricadere la colpa sulla Russia, e i russi non mancheranno di facilitare loro il compito. In Europa l'estrema sinistra strillerà comunque che la Russia ha ragione, la destra che l'America ha ragione e quelli che vorrebbero avere una poslZlone intermedia si troveranno più imbarazzati che mai.

Passiamo ora alla posizione italiana in tutto quest'affare.

Ne ho parlato con Couve de Murville e con Chauvel. Ho cominciato col mettere in rilievo che, per avere un valore effettivo la nostra partecipazione doveva aver luogo fin dall'inizio. Ho specificato che, dicendo fin dall'inizio, intendevo parlare anche della questione della partecipazione o meno della Russia al piano di ricostruzione europea, questione che interessava in primo luogo anche l'Italia, sia per le sue implicazioni di politica interna sia perché la partecipazione o meno della Russia era di natura tale da cambiare radicalmente l'aspetto e la portata del piano. Non volevo dire con questo che il ministro degli esteri italiano intendeva di essere chiamato, insieme con gli altri, a conferire con Molotov --anche se la posizione dell'Italia in Europa fosse tale da giustificare pienamente questa sua partecipazione -ma almeno nel senso che Francia ed Inghilterra si consultassero con noi sulla procedura da seguire nei riguardi di Mosca, sui risultati dei loro approcci, sulle conclusioni da trame.

Sia dall'uno che dall'altro ho avuto le più formali assicurazioni che era appunto intenzione dalla Francia che l'Italia dovesse, fin dall'inizio, prendere parte alle trattative in questione: e ciò indipendentemente dalla ratifica o meno del trattato di pace.

La mia impressione è che, nel complesso, alle dichiarazioni francesi su questo punto si possa prestar fede: naturalmente con una nuance; Inghilterra e Francia~e se vi aderirà anche la Russia -resteranno sempre Potenze invitanti, con una certa situazione di priorità: situazione questa di fatto che n0n è in nostro potere di evitare. L'importante è di stabilire che di questa conferenza noi faremo parte: starà poi a noi, una volta ammessi, di manovrare in modo da acquistarci, almeno per la parte europea, la posizione che ci spetta: osservo a questo riguardo che anche la Francia prima di riuscire a diventare uno dei Quattro ha dovuto passare la sua via crucis: e noi non possiamo sperare di evitarlo.

Mi riservo di parlarne ancora con Bidault4 . Tuttavia al punto in cui ne siamo mi sembra che la migliore cosa che noi possiamo fare, qui come altrove, è di cominciare a trattarne in concreto come se noi già ci fossimo dentro. È quello del resto che sto facendo qui. Ossia non sollevare più la questione della nostra partecipazione e della sua forma, ma di entrare nel merito delle questioni che si devono dibattere.

Ho fatto rilevare al Quai d'Orsay che la nota da me rimessa in base alle istruzioni di cui al telegramma di V.E. n. 9299/c. del 16 corrente5 è la nostra adesione al piano Marshall. Di questo mi è stato dato atto.


88 4 Vedi D. 98. 5 Vedi D. 56.

Però perché sia io che i miei colleghi possiamo continuare a discutere bisogna che, da parte del Governo italiano, si cominci a farsi delle idee chiare su alcuni punti chiave.

l) Visto che inglesi e francesi sono disposti ad andare per la loro strada anche se la Russia non partecipa, bisognerà che noi decidiamo se, in questo caso, intendiamo partecipare anche noi . Non credo che abbiamo libertà di scelta, molta almeno, perché allo stato delle cose mi sembra che, senza entrare in questo ordine di idee, aiuti americani non ne avremo. Era una decisione che tanto presto o tardi avremmo dovuto prendere, una decisione spiacevole per tutte le sue ripercussioni, sia pure momentanee, nel campo della nostra politica sia estera che interna , ma bisogna prenderla. E qualsiasi tentativo di sgattaiolarci intorno secondo le migliori tradizioni della nostra diplomazia è destinato soltanto a procurarci dei fastidi non lievi .

2) La questione della siderurgia nasconde un conflitto franco-inglese ed americano . Gli inglesi e gli americani sono per riportare il centro della siderurgia europea nella Ruhr : ciò è implicito nel programma di riportare a dodici milioni di tonnellate di acciaio la produzione della Bizona. I francesi sostengono invece la teoria che il centro delle siderurgia dev'essere in Francia. È anche questo un punto che noi dobbiamo risolvere, e deciderci , evidentemente non per sentimentalità filo-francesi o filo-altre, ma in base ai nostri interessi.

3) Quando si tratta di assistenza e di ricostruzione è evidente che il piano Marshall sì riferisce soltanto ai Paesi che hanno preso parte alla guerra: ma quando si tratta di aiuti intereuropei, e di sviluppo della produzione nei vari rami , bisognerà tirarci dentro anche i neutri. Per la Svezia e la Svizzera non ci sono discussioni, credo: ma cosa si farà della Spagna? si può !asciarla fuori del tutto? E specialmente se la Russia e la sua zona saranno fuori del piano, si può parlare di Europa occidentale senza la Spagna? Mi sembra difficile: ma anche questa non è per noi, per ragioni interne, una questione facile: bisognerà che ci decidiamo sul da farsi.

4) Le discussioni del piano metteranno fuori un certo contrasto fra due concezioni economiche in Europa: dirigismo e liberalismo. Gli inglesi saranno per il dirigismo, i francesi anche in larga misura. Noi per cosa siamo? la cosa non è semplice: se optiamo per il dirigismo faremo un piacere agli inglesi e un grosso dispiacere agli americani: se optiamo per illiberalismo sarà il contrario. Ma anche a questo bisognerà che pensiamo.

Intanto mentre ci decidiamo ci sono alcune questioni , importanti anche esse, su cui potremmo cominciare a parlare senz'altro.

l) Siamo soddisfatti della proposta france se dei quattro comitati, ne vorremmo degli altri? Se si, sarebbe bene cominciare a dirlo fin da ora. Personalmente non sono d 'avviso che ci sia molto da cambiare: tutte le questioni, e sono molte, che potremmo sollevare sono dei corollari che potremmo far rientrare in uno dei gruppi principali: al più potrebbe convenirci di proporre una commissione speciale che si occupasse della mano d 'opera visto che è, in fondo, la sola cosa di cui noi siamo ricchi.

2) Cosa si intende esattamente per Europa? Dato che probabilmente· tutta l'Europa orientale farà difetto potreb]Je convenirci di estendere il concetto di Europa in altre direzioni fino a farci entrare la Turchia ed i Paesi dell'Oriente mediterraneo: Siria , Palestina, Egitto, credo che la cosa potrebbe interessarci sotto vari punti di vista; se si, mi sembra converrebbe molto a noi di prendere delle iniziative in questo senso: essere noi cioè a proporre a Londra e a Parigi di fare entrare nella conferenza anche questi Stati.

3) Le Potenze invitanti avranno ed intendono avere una funzione direttiva: le loro idee per forza di cose egoistiche potrebbero non coincidere colle nostre: soprattutto da temere è il ben noto egocentrismo francese. Non ci converrebbe fin d 'ora cominciare a consultarci con i minori le cui idee, in molti campi, dovrebbero essere molto simili alle nostre? È da essi, piuttosto che dai due principali, che possono venire delle impostazioni più larghe di tutto il problema. Perché non prendiamo delle iniziative in proposito? Se ci riuscisse a presentarci alla conferenza con un piano d'azione comune concordato, entro certa misura, la nostra e la loro posizione sarebbero più forti . Sono convinto che per la nostra futura situazione in Europa e nel mondo ci conviene infinitamente più la posizione di prima fra le piccole Potenze che quella di ultima fra le grandi; perché non cominciare fin da adesso?

Ultima considerazione e forse la più importante: bisogna che noi ci prepariamo a questa conferenza sul serio. Si tratta di una cosa grossa assai , da cui dipende la nostra vita nei prossimi anni: e questi aiuti americani, che ci devono venire attraverso un accordo europeo non si avranno con dei discorsi vaghi, ma solo con dei fatti . Bisogna che noi ci presentiamo alla conferenza con dei piani precisi, chiari, solidi, e non con dei discorsi. E bisogna che mandiamo a rappresentare il nostro Paese della gente che conosce il suo mestiere, che conosce le questioni, che conosce le lingue, che capisce, e capisce bene, quello di cui si tratta. La cosa è troppo grossa per affidarla esclusivamente a dei tecnici, ci vorrà anche un certo elemento politico , ma questo elemento politico bisogna appunto sceglierlo non per far piacere ad un deputato o ad un partito, ma fra la gente che sa: tanto per parlar chiaro non bisogna ripetere l'errore della nostra delegazione a Parigi.

Questa conferenza è la nostra prima rientrata nel mondo internazionale; ci rientreremo un pò per la porta di servizio ma ci saremo. È una conferenza a cui tutti manderanno i loro principali cannoni: bisogna che noi facciamo altrettanto. Bisogna che ci facciamo la figura di gente seria : se lo faremo sarà un grosso passo avanti , un passo decisivo forse per la questione del nostro reinserimento; soprattutto mostreremo non solo di saper difendere bene, ed abilmente, i nostri interessi , ma di saper portare un utile contributo all 'interesse generale. Se ci esporremo a fare delle figure ridicole, come ne abbiamo fatte tante nel passato vicino e lontano, i risultati non ne saranno che assai tristi per noi.

Comunque bisogna decidere e decidere presto; prepararci presto, e cominciare ad entrare nelle trattative preliminari presto. Per questo pregherei V.E. di volermi far conoscere con cortese sollecitudine quali siano le sue idee sull'argomento e le relative istruzioni.

87 2 Vedi D . 23. 88 l Nella copia conservata in Archivio manca l' indicazione della data di arrivo. 2 Risponde al D. 77. 88 3 Vedi D. 59.
89

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8338/371-372. Parigi. 24 giugno 1947, ore 20,10 (per. ore 8 del 25 ) .

Bidault che ho visto incidentalmente oggi , mi ha detto che era sua intenzione sollevare questione partecipazione Italia Conferenza piano Marshall : intendeva considerare questo come una delle prime questioni di procedura da decidersi: ne aveva già parlato con Bevin e lo aveva trovato d 'accordo.

Gli ho fatto osservare che trattandosi questione europea esclusione Italia non poteva nemmeno essere presa in considerazione: quello che ci interessava era di essere ammessi fin da principio e in condizione di parità, non era possibile per noi parteciparvi in condizione di inferiorità rispetto Lussemburgo. Mi sono richiamato sua assicurazione circa desiderio Francia prendere iniziativa per nostro riinserimento politica internazionale e gli ho aggiunto che se non lo avesse fatto Francia lo avrebbe fat to qualcun'altro e che era comune interesse che iniziativa partisse appunto da lui .

Mi ha detto che avremmo facilitato compito suo e anche Inghilterra qualora ci fossimo spicciati con ratifica trattato di pace. Si è anche !agnato con me, in forma leggera, violenti attacchi stampa italiana contro Francia in occasione ratifica francese facendomi rilevare come, nonostante libertà stampa, Governo francese fosse riuscito ottenere, da molti mesi, atteggiamento simpatico stampa francese verso Italia (il che è attualmente esatto).

Gli ho naturalmente osservato che si tratta conferenza che non ha nulla a vedere con trattato di pace e che per conseguenza questione ratifica trattato da parte nostra non sarebbe in questo caso altro che pretesto per perpetuare attuale stato di inferiorità Italia . Mi ha risposto che era giusto: ratifica avrebbe solo evitato che da parte di qualcuno fossero so llevate questioni procedurali o di pnnc1p10.

Ritengo comunque che questione trattato non ancora ratificato da parte nostra specie in vista impressione, che qui permane, poco desiderio Governo italiano affrontare dibattito, possibilità che Assemblea, non ratifichi o che ratifichi, dia luogo grande manifestazione revisionismo (manifestazione che, ripeto, non mancherebbe provocare certamente qui forti reazioni), costituisce grave ostacolo di fatto nostra ammissione conferenza almeno stadio iniziale. Converrebbe quindi accelerare tempi: trattasi dente che dobbiamo cavarci e non vedo cosa guadagnama ad attendere.

Devo vedere Bidault giovedì 1• Se data discussione ratifica fosse già fissata , pregherei telegrafarmelo in modo che possa comunicarglielo 2 .


89 l Vedi D. 98. 2 Non è stata rinvenuta una comunicazione telegrafica: le istruzioni vennero presumibilmente trasmesse per telefono. Successivamente fu inviato un telegramma per il quale vedi D. 113, nota I.
90

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL CONSOLE GENERALE A GERUSALEMME, SILIMBANI

L. 19925/12. Roma, 24 giugno 1947.

Come le è noto, l'azione del Governo italiano intesa a normalizzare le relazioni con i Paesi del Medio Oriente, interrotte in seguito alla guerra, ed a svilupparle su nuove basi, è oggi pressocché conclusa. Sono state infatti riaperte o stanno per riaprirsi, le nostre rappresentanze al Cairo, Beirut, Damasco e Gedda. Col Governo di Bagdad sono in proposito attualmente in corso dei negoziati sui quali mi riservo intrattenerla con separata comunicazione.

Non è certo sfuggita a questo Ministero l'importanza di stabilire anche con la Transgiordania relazioni normali sviluppandole nella maniera più ampia ed amichevole. Con vivo interesse sono stati pertanto seguiti i suoi rapporti sull'argomento ed in particolare la sua lettera n. 0962/Al del 9 corrente 1 concernente la di lei visita ad Amman ed i colloqui avuti con personalità di quella corte.

Data l'impossibilità, per ragioni d'ordine amministrativo, di aprire per il momento una legazione ad Amman e non essendosi ancora potuto riallacciare le relazioni con il Governo iracheno, in vista di stabilire con la Transgiordania un primo contatto, questo Ministero è addivenuto alla determinazione di affidare a lei, signor console generale, l'incarico temporaneo di mantenere i contatti medesimi. Ciò beninteso a titolo personale -data la vicinanza di Amma n dalla sua sede ed in vista degli amichevoli rapporti da lei già stabiliti in quella capitale -e non nella sua qualità di rappresentante dell 'Italia a Gerusalemme.

Nell'informarla di quanto sopra la prego di voler dare alla prima favorevole occasione, formale assicurazione al Governo di Transgiordania che il Governo italiano si augura di poter quanto prima regolare la questione dell a propria rappresentanza ufficiale ad Amman nella maniera più soddisfacente.

91

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 6456/921. Vienna, 24 giugno 1947 1•

Riferimento a telespresso n. 07067 dell'8 marzo 19472 .

l. -Questa rappresentanza politica ha letto con molto interesse il rapporto n. -508/352 del 22 febbraio 1947 con allegato memorandum dell'ambasciatore

IlO

d'Italia a Londra relativo all'accordo De Gasperi-Gruber. La storia delle trattative che precedettero il suddetto accordo contribuisce certamente a chiarire molti elementi che risultavano oscuri a questa rappresentanza e che, se forniti a suo tempo , avrebbero certamente modificato alcune sue affermazioni e considerazioni .

Questa rappresentanza ritiene tuttavia che, anche se l'interpretazione di un accordo possa fondarsi sullo spirito e sulle intenzioni di coloro che lo hanno preparato ed elaborato, nonché sulle dichiarazioni che lo hanno preceduto ed accompagnato, una volta concluso, ogni accordo acquista una vita ed assume un carattere a lui proprio, carattere che gli deriva dalla sua applicazione e dalla interpretazione che danno alle sue norme i due contraenti. Per esaminare il valore reale dell'accordo De Gasperi-Gruber che, in un certo senso, più che un accordo internazionale a contorni ben definiti è un'intesa con particolare aspetto di cui occorre tener conto, non si può prescindere quindi dall'interpretazione che le due parti contraenti hanno dato all'accordo stesso, dopo che esso è stato concluso, attraverso dichiarazioni e manifestazioni di volontà che non è possibile ignorare soprattutto per l'attività degli enti o delle persone da cui esse provengono.

Gli aspetti fondamentali del problema sono i seguenti:

l) valore giuridico dell'intesa di Parigi;

2) posizione dell 'Austria nei riguardi dell'Alto Adige;

3) esistenza o meno di una garanzia internazionale.

Il. a) Questa rappresentanza ritiene che l'accordo De Gasperi-Gruber abbia uno speciale carattere che lo distingue da altri accordi internazionali . Sulla traccia [del parere] del Contenzioso diplomatico, espresso nell'appunto del 29 ottobre 19463 , al punto C del 2° paragrafo, l'accordo De Gasperi-Gruber si può dividere in due parti. La prima parte, nella quale l'Italia fa la solenne promessa di concedere alla minoranza etnica alto-atesina una sua autonomia ed altri diritti in materia culturale e sociale, ha un carattere dichiarativo. Infatti agli obblighi italiani non corrispondono diritti austriaci ad esigere quelle concessioni che, come anche è provato dal memorandum Carandini, sono ritenute manifestazioni di carattere interno italiano. La consultazione col Governo austriaco in materia di optanti è richiesta solo ed in quanto l'Italia si è dichiarata disposta ad emanare norme in materia . La seconda parte ha invece il carattere specifico di un accordo fra due Stati, diretto alla conclusione di altri determinati accordi nel termine fissato . Pertanto sia l'eventuale mancato adempimento della promessa da parte del Governo italiano, sia la mancata conclusione degli accordi previsti per difetto di una delle parti contraenti, porterà naturalmente alla decadenza dell 'accordo di Parigi e alla ripresa di una libertà d'azione sul campo politico dei due Stati. ma non concede diritti particolari all'Austria per costringere l'Italia al mantenimento delle sue promesse, come l' Italia non avrà alcun mezzo per obbligare l'Austria ad accordarsi, ad esempio, sulle facilitazioni del traffico di frontiera.

b) Da parte austriaca invece il punto di vista circa il valore giuridico dell'accordo di Parigi, può ritenersi riassunto dalle dichiarazioni del ministro Gruber,


secondo il quale l'accordo itala-austriaco contiene, anche nella prima parte, un obbligo unilaterale italiano (vedi allegati l e 2) 4 . In tal modo, l'Austria ritiene di avere il diritto di richiedere l'esecuzione dell 'intesa, non solo per la stipulazione degli accordi previsti dalla seconda parte dell'intesa, ma anche per quanto concerne la concessione dell 'autonomia o degli speciali diritti agli alto-atesini, che formano oggetto della prima parte dell'atto di Parigi. Il punto di vista austriaco presenta perciò, nella sua esplicazione pratica , due momenti: l'uno che si connette alla esistenza ancora attuale delle rivendicazioni austriache sull'Alto Adige, la cui «virulenza » effettiva è subordinata alla cosiddetta esecuzione italiana dell'intesa ; l'altro connesso alla inclusione dell'intesa di Parigi nel trattato di pace con l'Italia , inclusione che secondo il Governo di Vienna creerebbe una garanzia internazionale all'esecuzione della predetta intesa.

III. a) Il punto di vista italiano circa l'esistenza o meno di una rinuncia austriaca all'Alto Adige, può riassumersi a mio avviso, anche in seguito alle considerazioni dell'ambasciatore Carandini, nel seguente modo:

L 'intesa De Gasperi-Gruber è un accordo tra i Governi austriaco ed italiano diretto a regolare la situazione in Alto Adige ed a creare le premesse per lo sviluppo dei rapporti di buon vicinato tra l' ltalia e l'Austria. Cosa essenziale per detto accordo è stata la rinuncia dell'Austria di far valere comunque ed in altra sede le proprie rivendicazioni territoriali sull'Alto Adige. La rinuncia austriaca, intesa realmente quale premessa politica alla conclusione dell 'accordo, non vi è stata formulata esplicitamente né implicitamente, in quanto il Governo italiano non avrebbe mai accettato di arrivare all'intesa di Parigi, ove l'Austria non si fosse decisa a revocare le sue rivendicazioni verso l'Alto Adige.

Data la preventiva rinuncia austriaca a qualsiasi rivendicazione sull'Alto Adige, l'Italia si è dichiarata disposta ad emanare disposizioni legislative che assicurino alla minoranza etnica determinate facoltà in materia amministrativa, culturale e sociale ed a concludere col Governo austriaco accordi specitìci in materia economica e culturale.

A prescindere dalle vaghe affermazioni del ministro Gruber, la riprova di questo punto di vista consiste nel fatto che da parte italiana si dichiarava inammissibile di includere nell 'accordo un obbligo di regolare direttamente con l'Austria le diverse questioni controverse, sostenendo invece che tanto la concessione della autonomia quanto la revisione delle opzioni , dovevano considerarsi come questioni interne dello Stato italiano. Se le questioni predette fossero state regolate solo dietro accordo col Governo austriaco, avremmo senz'altro riconosciuto il diritto dell'Aust-ria non solo a proteggere la minoranza etnica dell'Alto Adige, ma ad ammettere in linea di principio il suo buon diritto in quella regione, quando l'accordo non fosse stato raggiunto.

b) Da parte austriaca si può constatare che il Governo di Vienna non ha fatto nulla per dare l'impressione ai competenti organi legislativi e all 'opinione pubblica locale che si sia verificata una rinuncia alle proprie rivendicazioni sull 'Alto Adige. Esso non ha mancato anzi in ogni occasione di insistere su tale tema in


senso nettamente opposto. A tale riguardo occorrerà tener innanzitutto presente la mozione che la Commissione degli affari esteri del Parlamento austriaco approvò quando le fu presentato il testo dell 'accordo Gruber-De Gasperi, mozione che è stata riprodotta nel telegramma n. 399 in data 2 ottobre di questa rappresentanza5 .

Dopo aver deplorato che non fosse stato possibile ottenere a Parigi il riconoscimento del diritto di libertà del Tirolo meridionale, la mozione faceva rilevare che il ministro degli esteri non aveva mantenuto i contatti con il Parlamento previsti della Costituzione. Aggiungeva che non si era potuto accertare se l'accordo avesse l'effettivo consenso delle popolazioni alto-atesine e che esso in ogni caso avrebbe avuto bisogno di varie interpretazioni prima di essere considerato una soluzione sia pure provvisoria della questione.

La Commissione parlamentare austriaca ricordava ancora gli inalienabili diritti dell' Austria sul Tirolo meridionale ed esprimeva la speranza che, attraverso una modificazione della situazione politica, fosse data agli alto-atesini la possibilità di esprimersi attraverso un plebiscito circa il loro vincolo statale.

La Commissione parlamentare esprimeva da ultimo l'opinione che il principio dell 'autodecisione sia l' unica forma che consenta una soluzione durevole del problema alto-atesimo.

Che la Commissione parlamentare abbia inteso così riaffermare le rivendicazioni austriache sull'Alto Adige, è provato anche dal fatto che nella stessa seduta fu respinto un ordine del giorno del deputato comunista Fischer che suonava sfiducia al ministro Gruber in quanto, fra l'altro, dichiarava «tanto più errato di richiedere l'inclusione dell'accordo nel trattato di pace con l'Italia e di determinare con questo ancora una volta la rinuncia dell'Austria all'Alto Adige». Debbo far presente che dalla fo1mulazione dell'ordine del giorno approvato risulta chiaramente che l'ordine del giorno Fischer fu respinto non solo perché esso era diretto contro un ministro che godeva dell'appoggio della maggioranza, ma soprattutto perché esso sanciva una tesi che non rispecchiava in alcun modo il punto di vista austriaco sulla questione.

Il fatto che la mozione della Commissione parlamentare non sia stata portata in discussione dinanzi all'intero Parlamento come costituzionalmente sarebbe dovuto avvenire, è dovuto alla circostanza che lo stesso ministro Gruber, ben sapendo quali ripercussioni avrebbe potuto -avere una sua discussione, ha preferito evitare una presa di posizione ufficiale del Parlamento.

Ad ogni modo, per quanto concerne la sorpresa del Governo italiano per le note dichiarazioni del ministro Gruber, tenute ad Innsbruck il 2 ottobre 1946 sui cosi detti «inalienabili diritti austriaci sul Tirolo meridionale» mi riferisco ai telegrammi di codesto ministero n . I 86 e 202 rispettivamente del 6 e del I 3 ottobré.

Dopo queste prese di posizione ufficiali, che ribadivano le rivendicazioni austriache sull ' Alto Adige, vi sono state una serie di dichiarazioni delle principali personalità austriache fra cui, oltre quella del cancelliere Figi (di cui al telespresso 479 del 31 ottobre)7 che lasciava perfettamente comprendere come l'Austria abbia



6 lbid. , DD. 379 e 403.


7 Ibid., D. 461.

sufficiente pazienza per attendere una soluzione della questione alto-atesina a lei favorevole, quelle del presidente Renner riprodotte nel telegramma n . 492 del 7 novembre, del deputato Brachmann riportate nel telegramma n. 522 del 23 novembre ed infine quelle di Gruber in una intervista stampa a Londra del 31 gennaio 1947 durante la conferenza per il trattato di pace con I'Austria 8 .

Il nocciolo di queste dichiarazioni consisteva nell'ammettere che il diritto di decidere circa la propria appartenenza statale è un diritto inalienabile che spetta direttamente alla popolazione alto-atesina, cui essa non vuole rinunciare e di cui lo stesso Governo austriaco non può disporre.

Gruber, nella dichiarazione suaccennata, aggiungeva che se il Governo italiano avesse bene ed equamente trattato gli alto-atesini, tutta la questione sarebbe stata risolta. Questo apparente ripiegamento è da attribuirsi però non già all'intenzione del Governo austriaco di rinunciare all'Alto Adige, ma esclusivamente in relazione alle rivendicazioni jugoslave sulla Carinzia slovena, contro le quali l'Austria oppone il plebiscito del 1920, a lei favorevole.

Ma si può dire che la nuova formula ha un aspetto ben più subdolo e pericoloso di una aperta rivendicazione, in quanto sposta il centro di agitazione da Vienna a Bolzano, spoglia il Governo austriaco da qualsiasi formale responsabilità, tende a far ricadere sul Governo italiano ogni presunta colpa per la mancata esecuzione dell'intesa e sopratutto giustifica formalmente tutte quelle iniziative dirette a rafforzare apparentemente la collaborazione fra l'Alto Adige ed il Tirolo, pur creando tutte le premesse per il distacco dell'Alto Adige dall'Italia.

Questa mia ultima considerazione è ormai ampiamente confermata da tutte le numerose segnalazioni che provengono dal Tirolo e dall'Alto Adige circa un'attività concorde e tenace per un rafforzamento del complesso etnico alto-atesino e per la creazione di numerosi legami economici, culturali e sociali, che fanno completamente astrazione dal resto dell 'Italia. Le resistenze austriache al nostro progetto delle opzioni sono perfettamente inquadrate d'altronde in questa azione.

IV. a) Per quanto concerne la esistenza di una garanzia internazionale per l'esecuzione dell'intesa di Parigi , sorta coll'inclusione dell'accordo De Gasperi-Gruber nel trattato di pace con l'Italia, il punto di vista italiano può riassumersi, a mio avviso , come segue:

Dalle lettere scambiate tra il Governo italiano e quello austriaco da una parte e le Grandi Potenze firmatarie del trattato dall'altra deriva solo che le Grandi Potenze, nel determinare le frontiere italiane, prendono atto dell'intesa italo-austriaca che regola i rapporti fra i due Stati vicini. Una garanzia internazionale nei riguardi italiani si sarebbe verificata solo se fossero stati accettati gli emendamenti, proposti in un primo tempo dalla delegazione austriaca, agli articoli 10 e 14 del trattato di pace, e se quindi gli obblighi ivi specifìcati, fossero stati assunti dall'Italia nei confronti delle Potenze firmatarie.

Qualora si dovesse ammettere l'esistenza di una garanzia internazionale si verificherebbe allora il caso che detta garanzia si esplicherebbe solo nei riguardi dell'Italia , specialmente per quanto concerne la prima parte dell'accordo. Sarebbe


sufficiente allora che una delle concessioni che l'Italia si propone di dare alla popolazione alto-atesina, nel pieno esercizio della propria sovranità, non piacesse o non fosse ritenuta adeguata da una delle Nazioni firmatarie o dall ' Austria stessa, perché la garanzia entrasse in vigore esclusivamente a nostro svantaggio.

b) Da parte austriaca, non vi sono state, a quanto risulta, dichiarazioni ufficiali che affermino l'esistenza di una garanzia internazionale al trattato, ma indirettamente, attraverso dichiarazioni fatte da Gruber a questo incaricato d 'affari degli U.S.A. nell 'ottobre scorso (telegramma 444 del 18 ottobre 1946)9 si è potuto rilevare che questo ministro degli esteri considera che con l'inclusione dell'intesa di Parigi nel trattato di pace per l'Austria, l'Italia si sarebbe impegnata non soltanto nei confronti dell'Austria, ma di tutte le Potenze contraenti. Comunque nella stampa austriaca ed in quella alto-atesina di lingua tedesca non si è mai fatto mistero che tale deve essere l'interpretazione da darsi alla predetta inclusione e tale punto di vista è sempre affiorato ogni volta che si è accusata l'Italia di eludere o di sabotare l'intesa.

A tale proposito faccio presente che non è ancora del tutto esclusa l'eventualità che avvenga l'inclusione dell'intesa di Parigi nel trattato di pace con l'Austria, anche se tale eventualità è sembrata esclusa dalle discussioni di Londra e dalle successive dichiarazioni fattemi da Gruber.

Un contrasto per quanto concerne la revisione delle opzioni, potrebbe essere motivo sufficiente perché il Governo a ustriaco, che per bocca di Gruber si era mostrato indifferente, insista affinché la clausola contenuta nel progetto americano venga ripresa coll'appoggio delle Nazioni anglo-sassoni.

Questa esposizione dei due punti di vista sul valore e sull'interpretazione dell'intesa di Parigi mostra a mio avviso che le difficoltà per una applicazione di questa, anche se perseguita lealmente da parte nostra, darà luogo ad una serie di difficoltà. Debbo quindi concludere col prospettare l'opportunità di arrivare ad una chiarificazione di tutto il problema , prima che le suindicate difficoltà possano effettivamente pregiudicare quella politica di collaborazione inaugurata coll'accordo stesso. Nel telegramma n. 202 del 13 ottobre 1946 il presidente De Gasperi faceva comunicare al ministro Gruber che se, ad un certo momento, si dovesse passare all'esecuzione pratica degli accordi, «l'atmosfera avrebbe dovuto essere chiarita ed ognuno doveva essere posto onestamente dinanzi alla realtà che del resto appare perfettamente amichevole» .

Siamo o ra giunti all'applicazione di detto accordo. Ma -mi sembra doveroso il dirlo -l'atmosfera è solo apparentemente buona, poiché la mancata chiarificazione dei punti da me sopra prospettati minaccia di oscurarla se non persino di rimettere in discussione il problema che si poteva ritenere ormai risolto. È infatti inutile che noi parliamo di collaborazione politica fra Austria ed Italia , se la questione dell ' Alto Adige resterà tuttora in sospeso e potrà provoca re continuamente attriti , malintesi e diffidenze.

Ho sempre ritenuto e ritengo che si debba arrivare ad un chiarimento sia per quanto concerne le rivendicazioni austriache sull'Alto Adige che per quanto riguarda


la cosiddetta garanzia internazionale. Per quanto concerne la prima, mi riferisco alle proposte fatte nel mio rapporto n. 6467/929 del 24 giugno 10 . Circa la questione della garanzia internazionale la chiarificazione non può essere che il risultato di passi intesi a chiarire colle Potenze firmatarie il nostro punto di vista.

Ma al di sopra di ogni formula diplomatica con la quale possa garantirsi che la questione dell'Alto Adige possa di nuovo essere portata sul tappeto internazionale , mi sembra che nella situazione generale politica debba essere esaminato il modo di un completo chiarimento delle relazioni italo-austriache.

Gruber, come ho già riferito, mi ha spesso detto che con la soluzione della questione degli optanti e la concessione dell'autonomia, i rapporti fra Italia e Austria non potranno non diventare cordiali. Gli ho sempre risposto che, per il primo e per il secondo problema, il Governo italiano aveva mostrato e voleva mostrare l' intenzione di essere guidato da principi di giustizia e della massima liberalità, pur salvaguardando i suoi diritti di Stato sovrano. La situazione della minoranza alto-atesina, che Gruber mi aveva dichiarato essere la migliore fra tutte le minoranze etniche, mostrava l'espressione concreta di questo desiderio.

Mi sembrava quindi che le premesse per creare una collaborazione erano state ampiamente poste dall 'Italia e che non era possibile che l'Austria continuasse, per subordinare questioni che ormai mi sembrano essere divenute assolutamente di dettaglio e di difesa di interessi personali, a mostrarsi diffidente nei nostri riguardi e facesse dipendere dalla soluzione integrale di dette questioni la ripresa di amichevoli rapporti.

Ho creduto così di fargli comprendere che l'Alto Adige non poteva. né doveva , continuare ad essere qualcosa che divideva i nostri due Paesi. Se l'Austria aveva realmente intenzione di seguire una politica auspicata non solo da noi, non erano certo le quisquilie che si stavano discutendo che avrebbero potuto trattenerla e frenarla.

Ho già detto , in altro rapporto 11 , che la situazione particolare dell'Austria nei nostri riguardi si differenzia da quella dell ' anno scorso. Durante le trattative per il nostro trattato di pace, noi avevamo uno specifico interesse a risolvere la questione dell'Alto Adige , non solo per un senso di giustizia verso quella minoranza etnica, ma anche per la necessità di evitare una violazione delle nostre frontiere settentrionali . Sono ancora dell'avviso che l'accordo di Parigi avrebbe dovuto fin d'allora risolvere molte questioni che invece, lasciate nel vago, porteranno a nuove discussioni ed a contrasti. L'Austria , benché non rappresentasse allora una vera entità internazionale, viveva ancora in quel beato stato di illusioni e di speranze che le facevano credere di poter seguire una propria politica e di poter persino dettare le sue intenzioni all ' Italia, appoggiata dalle Potenze occidentali.

Quest ' anno, dopo le Conferenze di Londra e di Mosca, che hanno ribadito i contrasti delle Grandi Potenze per quanto riguarda le questioni austriache, l'Austria crede che solo una politica di stretto contatto con le Potenze occidentali possa controbilanciare i pericoli di una influenza sovietica su di essa incombente, anche per la speciale situazione geografica. Questa politica di contatti con l'Occi


91 IO Vedi D. 93. 11

Vedi D. Il.

dente sarà perseguita dall' Austria solo se nel campo politico ed economico essa manterrà con l'Italia le migliori relazioni. Tutte le altre porte le sono chiuse o si apriranno soltanto dietro gravi concessioni. A mio modo di vedere, l'Austria ha , in tale situazione, bisogno dell'Italia. Non dico questo perché tale fatto possa servirei da ricatto, per irrigidirei sulle nostre posizioni. Il Governo italiano ha fatto e fa, nei riguardi dei problemi che interessano l'Austria, il massimo suo sforzo per venirle incontro; ma il vantaggio che ho più sopra indicato ci deve confortare per assumere un atteggiamento lealmente fermo, che ponga fine a questa strana situazione , che noi si debba cioè, ad ogni momento, giustificare le nostre mosse nei confronti dello Stato austriaco; e ciò mentre da parte di Vienna non vi è stata ancora una parola o un gesto che faccia credere alla reale intenzione di questo Governo di far cessare o almeno attenuare una attività, che in definitiva si rivolgerà ai nostri danni.

Naturalmente, pur ammettendo che le Grandi Potenze si siano convinte della nostra lealtà e che esse considerino esaurita la questione dell'Alto Adige, è opportuno che il punto di vista italiano sia fatto conoscere soprattutto ai Governi inglese ed americano, che sono stati così sensibili di fronte al problema alto-atesino. Né voglio dimenticare il Governo francese. La politica francese in Tirolo , per quanto riguarda l'Alto Adige, non è del tutto chiara. Posso anche supporre che vi sia un contrasto fra autorità centrali a Parigi e a Vienna e organismi locali ad Innsbruck un po' infatuati , questi ultimi, da tutti i progetti tirolesi , diretti a creare fra il Tirolo meridionale e quello settentrionale un nucleo economico autonomo. Ma si può anche pensare che una pacificazione completa di quella zona non sia forse del tutto conforme a certe ristrette vedute della politica francese nei confronti dell'Italia. Richiamo a questo riguardo certe interessanti segnalazioni da me trasmesse con telespresso n. 3179/475 del 25 marzo 1947 12 .

90 l Vedi D. 36. 91 1 Copia dall'archivio dell'ambascia ta a Vienna: manca quindi l'indicazione della data di arrivo. 2 Non pubblicato: ritrasmetteva a Vienna il rapporto di Carandini menzio nato nel testo, per il quale vedi serie decima, vol. V. 9 1 J Vedi serie decima , vol. IV. D. 455. 91 4 Non pubblicati. 91 5 Vedi seri e decima. vol. lV, D. 366. 91 8 Vedi serie decima . vol. IV, DD. 483. 537 e 735. 91 9 Vedi serie decima. vol. IV , D. 418.
92

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR . 6457/922. Vienna, 24 giugno 1947 (per. il 30 ) .

Faccio seguito al mio telegramma n. 204 del 17 corrente 1 .

TI ministro Gruber mi ha consegnato venerdì scorso, in risposta al memorandum da me fattogli pervenire il 28 maggio u.s. circa la questione in oggetto, il promemoria in data 17 giugno che accludo nel suo testo tedesco e nella traduzione italiana fattane a cura di questo Ministero degli affari esteri.

In tale occasione dopo avermi accennato al fatto che si era cercato di esprimere le richieste austriache nella forma più concisa , il dr. Gruber mi ha pregato di voler


esaminare il contenuto del documento in parola al fine di chiarire direttamente con i fun zionari competenti del Ballh a us i punti su cui le obiezioni austriache potevano venire superate dalle nostre assicurazioni e dai nostri chiarimenti.

Poiché, in effetto, da una prima lettura del promemoria mi è sembrato che molte delle obbiezioni espresse fossero da attribuirsi ad una inesatta interpretazione del testo del precedente memorandum itali ano e ad una scarsa conoscenza delle nostre disposizioni legislative (cito ad esempio le osservazioni contenute al n . 2 della parte introduttiva del memorandum austriaco che derivano da un a interpretazione ovviamente errata dell'art. 9 della legge sulla cittadinanza del 13 giugno 1912), ho subito preso contatto col ministro Leitmeier e col consigliere Kripp affinché il memorandum austriaco fos se sostituito da altro documento ove venissero lasciate da parte le osservazioni dovute a malintesi od a inesatte interpretazioni.

Nell'appunto, che accludo, riassumo largamente l'esito delle mie conversazioni con i funzionari austriaci circa la parte speciale del memorandum.

Sarei grato al rigua rdo a codesto ministero se volesse comunicarmi se esso condivida il punto di vista da me espresso nelle co nve rsazioni in parola, particolarmente in merito agli artt. 1-3-4-7-8-9-14-16 e 17.

Ho riservato ad un secondo tempo la discussione circa gli artt. 5-11-12-23 e 24 del progetto legislativo, articoli che costitui scono veramente i punti controversi su cui è prevedibile un irrigidimento della resistenza austriaca.

Da parte di questo Ministero degli a ffari esteri mi è stato promesso, in base alle osservazioni da me fatte nelle conversazioni che sono tuttora in co rso, la presentazione di un nuovo memorandum assai più concreto dell'attuale, che si limiti a mettere a fuoco, con intenzioni non puramente polemiche ma costruttive, i punti maggiormente controversi, punti che possono essere identificati , come ho detto più sopra, negli a rticoli suaccennati .

Comunque, in attesa della presentazione di tale nuovo memorandum2 , trasmetto per documentazione a codesto ministero, per quanto lo si possa considerare in parte già superato, il memorandum qui accluso che si può ritenere tuttavia una espressione interessa nte del punto di vista austriaco su vari aspetti della materia regolata dal nostro progetto della revisione delle opzioni.

ALLEGATO l

IL MINJST ERO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA ALLA RAPPRESENTANZA A VIENNA

PROMEMOR IA. Vienna , 17 giugno 1947.

Si accusa ricevuta, ringraziando, del Promemoria e del progetto di legge per la regolazione della questione degli optanti sudtirolesi i quali documenti vennero consegnati dal sig. rappresentante politico dell'Italia in Vienna il giorno 28 maggio a.c.

Il Governo austriaco è lieto di vedere che anche il Governo italian o considera la soluzione della questione degli optanti come urgente e ciò non soltanto dal punto di vista


dei rapporti tra l'Austria e l'Italia, ma anche da quello della normalizzazione della vita sociale, economica, politica nel Tirolo meridionale al quale il Governo e il popolo austriaco si interessano sempre vivamente.

Il Governo austriaco è altresì lieto di constatare che dei desideri espressi nelle sue

osservazioni preliminari» da parte italiana in alcuni punti si è tenuto conto. Ha pure preso atto con soddisfazione deli'assicurazione contenuta nel promemoria italiano che gli optanti ritornati clandestinamente non saranno espulsi. e che quelli di loro che si trovano ancora in campi di concentramento saranno rilasciati, come pure che gli austriaci residenti prima della guerra nel Tirolo meridionale potranno riprendere ivi la loro residenza di prima.

Quanto riguarda invece altri articoli del nuovo progetto di legge e proprio alcuni di portata particolare, bisogna esprimere la preoccupazione che non contribuirebbero ad una soluzione soddisf~tcente del problema e ciò tanto più in quanto dimostrano in punti essenziali persino un peggioramento a danno degli optanti di fronte al primo progetto italiano.

Prima di entrare in dettagli si espone anzitutto brevemente il punto di vista di massima del Governo austriaco:

L'accordo Hitler-Mussolini del 23 giugno 1939 dovrebbe essere considerato nullo e di nessun effetto, perchè venne stipulato dall'Impero germanico su di una parte di popolazione di stirpe austriaca in un epoca nella quale l'Impero germanico teneva occupata colla forza l'Austria la quale unicamente avrebbe avuto il diritto morale dì stipulare un accordo circa la sorte futura degli ex austriaci del Tirolo meridionale. Inoltre questo accordo venne conchiuso in una forma che non corrispondeva né ai requisiti richiesti dalla legge italiana né a quelli della legge germanica per la sua validità giuridica; non ha ottenuto da parte italiana l'approvazione degli organi a ciò chiamati dalla Costituzione e non venne pubblicato né nella Ga::::ella U.ffìciale italiana né in quella germanica di modo che il Governo austriaco ignora ancor oggi il suo testo preciso ed uftìciale. Anche l'art. 23 del nuovo progetto di legge accemu1 nelle sue ultime righe al difetto della mancata pubblicazione.

Logicamente dal punto di vista austriaco si dovrebbe perciò chiedere che l'accordo stesso venga dichiarato nullo e di nessun effetto e che vengano revocate tutte le conseguenze sorte dalla sua conclusione. Nella prassi però ciò non è del tutto possibile, e da ciò risulta la necessità di una regolazione e delle presenti discussioni.

Anche il Governo italiano nel suo progetto anteriore, della primavera 1946, ha tenuto conto fino a un certo grado di questo punto di vista.

Ora, se più tardi a Parigi venne stipulato un accordo giusta il quale l'Italia dichiarava di voler rivedere la questione degli optanti in uno spirito di equità e di magnanimità c in consultazione col Governo austriaco questo accordo, secondo l'avviso del Governo austriaco, non può essere interpretato che nel senso che il Governo italiano è disposto di risolvere tale questione con vedute più larghe di quelle previste nel progetto di legge dell'anno 1946. Diversamente la possibilità concessa al Governo austriaco di presentare i propri desideri non avrebbe nessun valore pratico.

Questa concezione il Governo austriaco ha posto a base delle proposte contenute nelle proprie <<osse rvazioni preliminari » e partendo dalla stessa ha sottoposto anche ad un attento esame il nuovo progetto di legge trasmessogli, sempre nell'intento di accettare in quanto possibile le regolazioni proposte dal Governo italiano se ciò poteva avvenire senza pregiudicare il principio del miglioramento del progetto anteriore e senza danneggiare interessi vitali dei sudtirolesi. Tn questo spirito è anche disposto a rinunciare ad alcuni dei desideri contenuti nelle <<osservazioni preliminari» così per esempio, che gli optanti giusta l'art. l non avrebbero da fare nessuna dichiarazione, nonché che venga istituita una commissione d'appello.

Ma ci sono delle disposizioni nel nuovo progetto di legge le quali il Governo austriaco non considera come adatte per una regolazione duratura della questione degli optanti e circa le quali ritiene di dover suggerire delle modifìcazioni, dalle idee fondamentali delle quali nell'interesse di una soluzione soddisfacente non potrebbe decampare.

Queste disposizioni sono le seguenti:

l) Nell'art. 5 il Governo italiano elenca una serie di casi nei quali i cosiddetti optanti naturalizzati non emigrati, come pure quelli emigrati, dovrebbero venir esclusi dalla cittadinanza, mentre gli optanti rimasti cittadini italiani verrebbero sottoposti alle sanzioni dell 'art. 24. Questo art. 5 è perciò di grandissima importanza anche prescindendo dalla questione da discutersi in seguito chi dovrebbe venir colpito dalla esclusione dalla cittadinanza e chi dalla disposizione dell'art. 24. Il Governo austriaco certamente non ha l'intenzione di proteggere dei faziosi, criminali di guerra, collaborazionisti, denuncianti ecc., che erano veramente nazisti, o altri elementi del genere. Deve però opporsi decisamente acché i provvedimenti certamente legittimi per la difesa contro tali persone possano colpire, in base a formule troppo vaste usate nella redazione delle rispettive disposizioni di legge, anche altri gruppi di persone alle quali non si possa attribuire nessuna colpa effettiva, le quali però in seguito al loro stato elevato di cultura od alla loro posizione nella propria categoria professionale vennero chiamati a compiti speciali nel servizio pubblico, in ispecie anche nel corso delle operazioni di trasferimento in seguito alle opzioni, o le quali forse hanno accentuato il loro attaccamento alla nazionalità tirolese e vennero visti perciò di mal'occhio in certi circoli.

Quanto riguarda l'elencazioni di impieghi ed uffici nell'art. 5, bisogna rilevare: in seguito all'opzione gran parte dei circoli intellettuali sudtirolesi (funzionari, impiegati, giuristi occupati nell'economia, avvocati, impiegati delle banche, ecc.) hanno perso direttamente il posto o hanno subito almeno una diminuizione straordinaria nella propria occupazione. Dall'altra parte gli uffici germanici per poter trasferire entro tre anni circa 200 mila sudtirolesi, come era la prima intenzione, dovevano lavorare con grande impiego di personale; avevano in ispecie bisogno di elementi i quali conoscevano la lingua italiana, le leggi e le condizioni dell'economia del luogo. Andava perciò da sé che un numero stragrande di appartenenti alle professioni intellettuali diventati disoccupati cercava e trovava lavoro presso questi uffici. Durante l'occupazione tedesca il trasferimento si arrestava , diventava invece necessario di impiegare per la popolazione indigena, in quanto era possibile, funzionari ed impiegati di lingua tedesca. In tutt'e due i casi si trattava essenzialmente di attività amministrative ed economiche. Non si vuoi contestare che qualcheduno dei nominati potrà aver abusato della propria posizione o si potrà essere reso colpevole di odiosità. Ciò però si verilìca senza dubbio soltanto per una piccola minoranza. Il solo fatto di essere stato occupato in un pubblico servizio, in ispecie nel corso dell'azione di trasferimento degli optanti, non può perciò venir considerato a!Tatto come sufficiente per poter aver la conseguenza di una sanzione così grave come sarebbe l'esclusione dalla cittadinanza italiana e con ciò la perdita della Patria; affinché una simile san zione possa venir considerata come adeguata deve invece sussistere oltre alla funzione stessa un comportamento particolarmente qualilìcato e degno di pena del rispettivo optante nell'esercizio della funzione medesima. Nel primo progetto italiano si è tenuto conto di questa necessità se anche non in forma del tutto adeguata. Nel nuovo progetto invece queste aggiunte necessarie sono completamente eliminate.

Per il Governo austriaco risulta da ciò l'assoluta necessità di pregare il Governo italiano di voler sottoporre le rispettive disposizioni del progetto ad una revisione e ciò in maniera che nel primo comma di questo articolo le parole «sono escluse» vengano sostituite colle parole «possono venir escluse» e che alle elencazioni dell'art. 5 comma 1 vengano fatte delle aggiunte le quali esprimano chiaramente che non la funzione come tale può motivare l'esclusione ma soltanto il di lei sfruttamento per atti di particolare faziosità od odiosità. Il Governo austriaco si riserva di fare ancora nella parte speciale di questa esposizione proposte dettagliate.

2) Quanto riguarda gli optanti emigrati , naturalizzati in Germania, corrisponderebbe all ' idea fondamentale alla quale secondo l'avviso del Governo austriaco la legge dovrebbe ispirarsi, cioè all'intento di annullare in quanto possibile l'accordo Hitler-Mussolini e le sue conseguenze, che tali optanti verrebbero trattati m linea di massima meglio di altri ex cittadini italiani i quali hanno acquistato un'altra cittadinanza e vogliono riacquistare quella italiana. Secondo il n uovo progetto italiano questi optanti verrebbero trattati invece molto peggio, perché mentre secondo la legge italiana sulla cittadinanza del 13 giugno 1912 art. 9 ogni cittadino italiano che lo era prima e poi ha perso la sua cittadinanza, la riacquista automaticamente facendo la rispettiva dichiarazione e trasferendo la propria residenza in Italia, in quanto il Governo italiano non si opponga per gravi motivi ed in base a parere conforme del Consiglio di Stato, all'optante tirolese non verrebbe riconosciuto nessun diritto al riacquisto della cittadinanza italiana. Per tale riacquisto occorrerebbe invece giusta l'art. Il non soltanto una speciale domanda ma anche un atto positivo del Governo italiano (del ministro degli interni dopo aver sentito una commissione) in ogni singolo caso. Questo peggiore trattamento avrebbe per forza come conseguenza che l'incertezza nella quale queste persone si trovano adesso, in seguito alla lunga durata ed al carattere complicato della rispettiva procedura ed al mancato riconoscimento di un diritto, verrebbe prolungata per anni. Questo gruppo è quella parte degli optanti la quale veniva colpita prima e più forte dalla pressione esercitata dal Governo italiano di allora da una parte e da quella degli uftìci germanici di emigrazione dall'altra, o, in seguito alle misure di oppressione economica del Governo fascista, si trovava in uno stato di particolare bisogno. L'emigrazione di queste persone non può perciò venir interpretata affatto come un atto di slealtà o come motivo di una responsabilità speciale di fronte allo Stato italiano. Non vi è perciò nessun motivo di sottoporre gli emigrati nel riacquisto della cittadinanza italiana a disposizioni eccezionali a loro pregiudizievoli. Il Governo austriaco ritiene perciò che anche a questi optanti in applicazione analoga dell'art. 9 della legge italiana sulla cittadinanza dovrebbe venir riconosciuto il diritto di riacquistare la cittadinanza italiana se trasferiscono di nuovo la loro residenza in Italia. Tenendo conto della situazione speciale di questo gruppo di optanti la facoltà del Governo prevista nell'art. 9 della legge sulla cittadinanza di poter far opposizione per gravi motivi dovrebbe venir determinata in modo concreto; perché è di necessità assoluta per gli interessati di poter conoscere chiaramente se sussiste contro di loro un motivo di esclusione o meno. Il Governo austriaco è del parere che i motivi di esclusione dell 'art. 5 nella redazione da lui proposta potranno trovare piena applicazione anche per questo gruppo.

Ad ogni modo si dovrebbe trovare una regolazione la quale nell'effetto è uguale al riconoscimento del diritto al riacquisto.

3) Più sopra si è fatto cenno che sarebbe ancora a discutere la questione chi in base all'art. 5 dovrebbe venir colpito dalla esclusione dalla cittadinanza e chi dalle sanzioni dell'art. 24. Il Governo italiano parte dall'opinione che gli optanti non emigrati che vennero naturalizzati dalla Germania hanno perduto la cittadinanza italiana ed hanno acquistato quella germanica. Questa opinione al Governo austriaco, per ragioni di diritto , non pare fondata. L'art. 8 della legge italiana sulla cittadinanza del 13 giugno 1912 n. 555 il quale non è stato abolito dalla legge 21 agosto 1939 fa dipendere la perdita della cittadinanza italiana espressamente dal trasferimento della residenza all'estero, e le cosidette «norme» emanate di comune accordo dai Governi italiano e germanico il 21 ottobre 1939 confermano nell'art. 12 questa condizione. Inoltre è assai dubbio se l'acquisto della cittadinanza germanica senza trasferimento in Germania era legalmente ammissibile; perché la legge germanica sulla cittadinanza artt. 7, 8, 13, 16 ammette il conferimento della cittadinanza germanica soltanto a persone residenti in un comune dell'Impero (legge imperiale del 22 giugno 1913 RGBL 1/583).

Se l'opinione è esatta -e giusta il parere del Governo austriaco la stessa è incontestabile -che anche questi optanti sono rimasti cittadini italiani perché non hanno trasferito la loro residenza all'estero, opinione sostenuta anche dal Governo italiano fino all'aprile 1945,

non si vede nessuna ragione perché le persone di cui trattano gli articoli l e 2 del nuovo progetto italiano dovrebbero essere soggette a disposizioni differenti e perché in ispecie gli optanti nominati nell 'art. 2 se sussistono le premesse dell'art. 5 verrebbero esclusi dalla cittadinanza italiana e non sono soggetti invece soltanto alle sanzioni dell 'art. 24.

Dopo queste osservazioni di massima circa quelle disposizioni le quali secondo il parere del Governo austriaco sono di una importanza che supera quella delle altre, nell'esposizione seg uente saranno esaminati i singoli articoli del progetto e si rileveranno in ispecie quelle disposizioni le quali costituiscono un peggioramento di fronte all'anteriore progetto del Governo italiano e le quali perciò già per questo motivo non appaiono accettabili al Governo austriaco.

Ad art. l e 3 -che la perdita del termine deve avere già come conseguenza la perdita della cittadinanza, in considerazione delle condizioni locali , è una sanzione troppo grave. Come correttivo contro una perdita del termine non da ascriversi a colpa si propone un termine suppletivo di tre mesi se sussistono dei motivi importanti. Sulla sussistenza dei medesimi dovrebbe decidere la commissione di cui all"art. 6 in un senso di benevolen za e di equità.

Ad art. 2 --si fa anzitutto riferimento a quanto venne detto nella esposizione generale

p. 6 e 7 e si aggiunge quanto segue: in questo articolo si parla anche dell'acquisto della cittadinanza germanica «altrimenti» (cioè in modo diverso dal rilascio del certificato di naturalizzazione). Il Governo austriaco non è a conoscenza in quale altra maniera all'infuori della costituzione della residenza in Germania insieme al rilascio del certificato di naturalizzazione si sarebbe potuto acquistare la cittadinanza germanica giusta la legge imperiale 22 giugno 1913 RGBL 11583. In ness un caso bastava a ciò per esempio la cancellazione dalle liste di cittadinanza italiana, o in occasione di un viaggio di andata e ritorno senza trasferimento della residenza. Tali cancellazioni sarebbero avvenute di frequente. li Governo austriaco è perciò del parere che questa aggiunta dovrebbe venir omessa. Una chiara definizione legale è necessaria in tale proposito specialmente con riguardo all'art. 15. Nel secondo comma si potrebbe poi stabilire che la qualità di cittadino italiano venne sempre conservata, o almeno che quello che fa la dichiarazione giusta l'a rt. 2 viene considerato come se avesse conservato sempre la cittadinan za italiana. Ciò è anzitutto importante per poter proteggere i diritti patrimoniali nell'estero di questa categoria nei quali anche l'Italia è fortemente interessata; fissando l'effetto ex tunc della dichiarazione di cui l'art. 2 la proprietà di questi optanti nell 'estero potrà essere sa lvata dall'impiego come proprietà germanica a scopo di riparazioni.

Ad art. 3 per gli emigrati il termine di un anno per la dichiarazione è troppo breve anzitutto perché in questo spazio di tempo difficilmente saranno già chiarite le questioni patrimoniali.

Ad art. 4 -il Governo austriaco ci terrebbe che sulle dichiarazioni di cui agli articoli l , 2 e Il venissero rilasciate ricevute dai rispettivi Uffici.

Ad art. 5 -si fa cenno anzitutto alla esposizione nella parte generale pp. 3 e 4. Per il dettaglio sarebbe ancora da osservarsi come già rilevato a p. 4 il Governo austriaco ci tiene che nel primo comma di questo articolo le parole «sono escluse» vengano sostituite da quelle «possono essere escluse», inoltre che nel punto l le parole «cariche importanti » vengano sostituite con le parole «cariche direttive», poi che dopo le parole «cosiddetta zona di operazioni delle Prealpi» venga aggiunto: «ed hanno dimostrato in tali qualità con parole e fatti un fanatismo particolarmente grave o malvagia faziosità nazista». Nella parte residua del punto l dell'art. 5 sarebbe da inserire avanti alle parole « nel SI o nella Gestapo» l'aggiunta «volontariamente» e dovrebbe venir conservata l'aggiunta contenuta nel primo progetto italiano: «Eccettuato se non risultano pericolosi per fanatismo (nazista) o faziosità (nazista)». L'ultima parte di questo comma dovrebbe venir cancellata, essendo che l'opzione a quell'epoca non era soltanto ammessa dal Governo italiano, ma anzi venne considerata dal medesimo di modo che la propaganda per l'opzione non può venir punita . Quanto riguarda le altre attività spiegate fra il 23 giugno 1939 ed il 5 maggio 1945 questa espressione è assai vaga e capace di una interpretazione qualsiasi di modo che il Governo austriaco deve pronunciarsi contro la conservazione di questa frase nel testo. Ad ogni modo si osserva che nel progetto anteriore si parlava soltanto di grande fanatismo o di grave faziosità nazista. Al punto 3 il Governo austriaco chiederebbe di precisare la parola «crudeltà» sostituendola colle parole «gravi atti di crudeltà». Fa pure presente che nelle «osservazioni preliminari» si teneva fermo il requisito di una condanna giudiziale per tali fa tti.

Ad art. 7 -si fa riferimento al principio che il nuovo progetto non deve contenere peggioramenti di fronte a quello di prima. Una simile modifica a danno degli interessati consiste nella disposizione che l'iniziativa per promuovere il procedimento di opposizione (esclusione) è sottratta alla commissione ed è demandata esclusivamente al prefetto, nonché nel prolungamento del termine per l'opposi zione, fissato prima in tre mesi, a sei mesi . Qui si deve anche far presente che il termine complessivo dal momento della dichiarazione fino a quello della pronuncia della commissione, tenendo conto dei termini previsti nell 'art. 8, sarebbe già di per sé di 12 rispettivamente 15 mesi. Sarebbe inoltre desiderabile nell ' interesse delle parti che l'avviso introduttivo del procedimento per la esclusione sia munito di una breve motivazione per dare all'interessato la possibilità di preparare una eventuale difesa, e che quando la notifica avvien e a mezzo posta, ciò fosse fatto con ricevuta di ritorno per assicurare la ricevuta.

Ad art. 8 -il termine per il parere della commissione circa l'esclusione dovrebbe venir fissato in tre mesi e non come adesso in sei mesi. Nel secondo comma è prevista la proroga senza nessun limite il che potrebbe diventare facilmente la regola. Si propone perciò che il termine potrà essere prorogato una volta sola e al massimo per tre mesi. Ci vorrebbe una disposizione speciale per quelli che hanno la dimora nell 'estero circa la citazione e la possibilità di giustificazione. Dovrebbe pure venir stabilito un termine per la decisione del ministro, forse tre mesi dopo la emissione del parere della commissione. L'osservazione dei termini dovrebbe venir posta sotto una sanzione (decorso infruttuoso vale come consen so all a dichiarazione rispettivamente come rigetto della proposta di esclusione).

Ad art. 9 -si richiede di ristabilire la disposizione del progetto anteriore almeno nel senso che il ministro degli interni dovrebbe motivare la sua decisione se non vuole attenersi al parere della commissione favorevole all'interessato. La mancanza di una motivazione potrebbe rendere praticamente impossibile il ricorso al Consiglio di Stato.

Ad art. Il -si fa riferimento alle osservazioni nella parte generale pp. 5 e 6. Il termine dì due anni per la presentazione della dichiarazione appare necessario perché non sa rà possibile di chiarire prima le questioni patrimoniali. Una proposta di compromesso che accetta anche il punto di vista italiano è contenuta nell 'allegato .

Ad art. 12 -essendo che venne proposta per gli emigrati una dichiarazione con effetto costitutivo, il procedimento previsto per i medesimi dovrebbe venir assimilato per i non-emigrati (artt. 2 e 3) con eccezione del termine di due anni per la dichiarazione. La proposta di compromesso menzionata all'art. Il si riferisce pure all'art. 12.

Ad art. 14 -nelle due ultime righe del secondo comma, le quali costituiscono una novità dì fronte al progetto anteriore dovrebbe venir chiarito, per evitare degli equivoci, che la ·disposizione si riferisce soltanto a un impiego con residenza nell 'estero.

Ad art. 15 -vedi la parte generale di questo promemoria e le osservazioni all'art. 2. Per le persone che in buona fede non hanno fatto menzione dell 'asserita naturalizzazione la

esclu sione dalla cittadinanza appare come una sanzione del tutto infondata. Questa dovrebbe perciò venir limitata a quelle persone che scientemente hanno taciuto di aver avuto il documento di naturalizzazione.

Ad art. 16 -· dovrebbe venir stabilit o espressamente che l'esclusione del marito o padre non si estende automaticamente alla moglie ed ai fi gli minorenni. Secondo l'avviso del Governo austriaco appa rirebbe desiderabile di riempire in un altro articol o una lac una del progetto. Dovrebbe venir stabilito espressamente che quelle persone che sono diventate optanti senza dichiarazione personale (moglie o figli minorenni) possa no fare la dichiarazione di revoca in nome proprio se per esempio il marito non c'è più o se i figli sono divent ati maggio renni.

Ad art. 17 -non si disconoscono i motivi a favore della tesi che chi ha acquistato volontariamente successivamente una seco nd a cittadinanza non dovrebbe partecipare ai vantaggi della presente regolazione. Da parte austriaca si vorrebbe però ottenere che quelli che hanno acquistato la cittadinanza austriaca posso no dichiararsi ciò nonosta nte per il riacquisto della cittadinanza italiana . [noltre a quelle sudtirolesi che hanno o ptato e hann o sposato in seguito un cittadino estero che nel frattempo è morto o rimasto assente senza notizia o dal quale vennero separate , dovrebbero venir assicurate facilitazioni nel riacquisto della cittadinanza italiana, in applicazione analoga delle rispettive dispo sizioni legislative di altri Stati.

Ad art. 18 -nella legge si dovrebbe provvedere affinché le iscri zioni nei registri vengano eseguite in un termine brevissimo dopo la dichiarazione.

Ad art. 23 -· (a) questo articolo si riferi sce alle conseguenze patrimoniali delle opzioni la regolazione delle qua li, dato il loro carattere complicato, deve venir riservata a uno studio speciale e ad una con sultazione a parte. Il Governo austriaco si oppone decisamente a che in questo articolo in contrasto coll'art. 19 del primo progetto italiano venga già a nti cipa ta una regolazione nel merito. (b) Per le società che hanno rilevato i beni degli emigrati dovrebbe venir disposto , appunto per non pregi udicare questa regolazione, che i beni ancora nel loro possesso fino alla regolazione delle conseguenze patrimoniali delle opzioni non devono venir alienati o gravati.

Ad art. 24 -Questo nel testo attuale lederebbe la parità di diritto garantita ai cittadini italiani di lingua tedesca con quelli di lingua italiana. n decreto legge del 20 aprile 1945

n. 149 (probabilmente citato erroneamente come di data 26 aprile 1946) non può essere applica to ai cittadini italia ni che erano optanti per altre fattispecie, in altre forme e co n a ltri termini che non quelli appli ca bili ad altri cittadini italiani, equiparando soltanto «fascista » e « nazista», nient'affatto però forse posti direttivi nel partito fascista con po sti diretti vi amministrativi [sic]. Se invece in contrasto con questa opinione si volesse applicare l' art. 5 del presente progetto , poi anche la decisione deve spettare alla commissione di cui all 'a rt. 6 e il procedimento deve essere iniziato entro il termine di tre rispettiva mente sei mesi dopo la dichiarazione.

* * *

PROPOSTA DI UN A SOLUZIONE DI COMPROMESSO P ER G LI EMIGRATI

A rt. 11 -Coloro che essend o cittadini italiani hanno in base alla legge 21 agosto 1939

n. 1241 o agli accordi italo-tedeschi del 1939 e degli anni seguenti acquistato la cittadinanza germanica ed hanno sta bilito prima della opzione o dopo la loro residenza all'estero ancorché successivamente si siano di nuovo trasferiti in Italia, sono ammessi a dichiarare che revocano l'opzione, rinuncia no a lla cittadinanza germanica e vogliono riacqui stare la cittadinanza italiana. Queste dichiarazioni devono essere presentate nelle forme e termini st abiliti dagli artt. 3 e 4 del presente decreto.

Art. 12 -Le dichiarazioni di cui all'art. Il hanno bisogno dell'accettazione da parte del Governo italiano. La dichiarazione di accettazione viene rilasciata, in base a delega del ministro degli interni, dal prefetto della Provincia di Bolzano. L 'accettazione potrà essere negata se sussiste uno dei motivi di esclusione previsti nell'art. 5. Il prefetto può chiedere prima di rilasciare la dichiarazione di accettazione il parere della commissione di cui all 'art.

6. Se il prefetto è dell'avviso che sussiste un moti vo di esclusione giusta l'art. 5 sa rà ritirato il parere dell a commissione di cui all'art. 6.

Prima della pronuncia della stessa è da sentirsi l' interessato con le sue deduzioni che possono essere presentate anche per iscritto. La notifica dell'avviso a comparire davanti alla commissione è seguita nelle forme indicate da l secondo, terzo e quarto comma dell 'a rt. 7. Poi gli atti saranno trasmessi al ministro degli interni il quale decide. Il provvedimento col qual e viene negata l'accettazione della dichiarazione è emanato previo parere del Consiglio di Stato.

La dichiarazione di accettazione giusta il primo comma e il parere della commissione giusta il secondo comma debbono essere emanati entro sei mesi dopo la presentazione della dichiarazione. La dichiarazione del ministro giusta il secondo comma precedente avverrà en tro tre (eventualmente sei) mesi dopo che la commissione ha emesso il proprio pa rere .

Se entro i termini suddetti non viene accettata la dichiarazione o non viene emesso il parere dell a commissione o non avviene la decisione ciò vale come consenso alla dichiarazione .

ALLEGATO II

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

Nelle discussi oni circa le osservazioni di carattere secondario contenute nel «memorandum » austriaco, ho premesso ai miei interlocutori che avre i desiderato togliere di mezzo quelle obbiezioni che in seguito alle mie dichiarazioni ed assicurazioni potevano considerarsi superate. Mi sembrava cioè opportuno che il «memorandum» dovesse restringersi solo ai punti veramente controversi. Mi è stato risposto che, anche se per alcuni di questi rilievi il Governo austri aco non intendeva insistere, ricono scendo la fondatezza delle mie osservazioni, esso si sentiva tuttavia obbligato a farli presenti a scarico di ogni sua responsabilità verso gli alto-atesini, ciò che mi ha fatto osservare che non era davvero amichevole da parte del Governo austriaco gettare esclusivamente la colpa sul Governo italiano per il rifiuto di qualche richiesta, quando lo stesso Governo austriaco si fosse convinto dell 'infondatezza della stessa. Ho aggiunto che non vedevo infine per qual motivo documenti destinati ad uno scambio di idee di carattere riservato avrebbero do vuto essere portati a conoscenza di estranei.

Agli arti. l e 3, ho dichi arato a titolo personale che, se era possibile accogliere un prolungamento del termine per la dichiarazi one prevista dalla legge, trovavo inoppo rtuno


che si ammettessero ulteriori proroghe e che il giudizio sull'opportunità delle proroghe stesse venisse dato alla Commissione prevista dall'art. 6, aumentandone così la competenza ed il lavoro. Da parte austriaca si è detto che nel prossimo «memorandum» si sarebbe tenut o conto delle mie osservazioni nel senso che si sarebbe richiesto un prolungamento del termine da due a tre mesi.

All'art. 2, circa il primo capoverso ho preso atto delle obbiezioni austriache. riservandomi di chiarire il significato delle parole contenute nel progetto di legge «od altrimenti». (Al riguardo sare bbe opportuno che fosse chiaramente spiegato il significato delle parole, in quanto gli austriaci dichiarano che molte cancellazioni su registri di nazionalità sa rebbero avvenute al di fuori della concessione di certificati di nazio nalità). Circa il secondo capoverso, ho detto che, se la richiesta austriaca , come mi era stato accennato, era dovuta esclusivamente al desiderio di impedire che i beni degli alto-atesini siti all'estero fossero equiparati a quelli dei tedeschi (vedi Cecoslovacchia e la stessa Austria), il Governo italiano, che era mosso da analogo interesse, poteva esaminare, senza modificare per questo il testo della legge , i mezzi più ad atti per la tutela dei diritti di tali suoi sudditi.

All'art. 3, ho dichiarato che non ritenevo possibile portare a due anni il termin e previsto per la dichi arazio ne da parte di coloro che risiedono all'estero . Un termine così lungo avrebbe costituito un vantaggio richiesto solo per alcuni casi di optanti che, come mi è stato chiarito da parte austriaca, volevano attendere due anni per accertare se .la situazione risultasse più

o meno economicamente vantaggiosa per la ripresa della cittadinanza italia na. Ho aggiunto che coloro che avevano la possibilità di questa alternativa potevano benissimo rinunciare alla cittadinan za italiana, risiedendo eventualmente in Alto Adige come stranieri. Comunque questa richiesta era in diretto contrasto con quella contenuta in altra parte del «memorandum » austriaco di voler fissare termini o di voler accorciarne la durata. Ho fatto infine presente che, in rel az ione all'adozione dell'autonomia ed all 'effettuazione di votazioni in Alto Adige, era nello stesso interesse austriaco la fissazione di termini più brevi.

All'art. 4, ho detto che non mi sembrava ci dovesse essere difficoltà nell'accoglimento della richiesta di rilascio di una ricevuta.

A /l'art. 7, circa il rilievo aus triaco in merito ad un pt·esunto peggioramento del progetto iniziale, perché l'iniziativa della notifica veniva sottratta alla Commissione e conservata al prefetto di Bolzano, ho chiarito che tale modifica zione era stata introd otta allo scopo di evitare che la Commissione dovesse occuparsi due volte della stessa cosa, in un primo tempo per la notifica ed in un secondo tempo per un giudizio di merito. Era da escludersi che con questo alleggerimento si fossero volute diminuire le garanzie all'interessato, da to che anche nel primo testo l'iniziativa della notifica era data al prefetto, che avrebbe potuto farne uso anche quando la Commissione non avesse voluto. Circa la riduzio ne dei termini a tre mesi, ho dichiarato di oppormi , poiché era evidente che non era possibile in tre mesi risolvere le questioni controverse. D 'altra parte ho ripetuto sembrarmi strano che mentre si richiedeva di aumentare di un anno il termine della presentazione della domanda, si volesse restringere a pochissimi mesi l'attività della Commissione. Da parte austriaca si è risposto che si ritenevano fondate le mie obbiezioni. Per quanto concerne la motivazione della notifica , pur facendo presente che secondo la prassi della nostra legislazione processuale, ogni citazione con la quale deve iniziarsi un procedimento deve essere motivata (tanto è vero che nel caso in esame l' interessa to ha la facoltà di presentare le sue deduzioni) , ho aggiunto che mi sembrava nulla ostasse a che nella dizione del decreto fosse aggiunto un inciso del tenore richiesto. Riguardo alla forma della notifica, ho dichiarato che ci si sarebbe attenuti alle norme del C.P.C.

All'art. 8, circa la riduzione del termine da sei a tre mesi, ho ripetuto le obbiezioni di cui all 'articolo precedente, aggiungendo anche che se era stata prevista una proroga nel caso di impossibilità a decidere , non mi sembrava tuttavia che vi fosse difficoltà a stabilire un termine della proroga e che essa potesse essere concessa una sola volta. Da parte austriaca si è promesso di mod.itìcare le richieste in conformità alle mie obbiezioni. Circa il termine per la decisione del Ministero dell'interno. pur facendo presente che era nel nostro interesse liquidare rapidamente ogni caso dubbio, dissi che mi sembrava che nulla ostasse per fissare un termine entro cui tale decisione dovesse essere presa. Ho invece respinto di introdurre qualsiasi formula che sta bilisse sanzione per l'osservanza dei termini . Ho infa tti aggiunto che le sanzioni per ino sse rvan za di termini non potevano andare esclusivamente a favore dell'interessato, mentre d'altra parte il Governo austriaco non avrebbe accettato che esse andassero esclusivamente a suo favore . Il ministro Leitmeier ha dichiarato che qualsiasi accenno a sanzione sarebbe stato tolto dal memorandum austriaco.

All'art. 9. benché, trattandosi di emanare un decreto, sentito il Consiglio di Stato, sia chiaro che il ministro dovrà motivare la propria deci sione, anche per quest o ho aggiunto che non mi sembrava che vi potessero essere obbiezioni a tale richiesta. Facevo osservare tuttavia che la mancan za di motivazione non pregiudicava il ricorso al Consiglio di Stato. per motivi di legittimità.

All'art. 11, ho rinnovato le stesse osservazioni circa il prolungamento del termine a due anni. Da parte austriaca sono state accolte le nostre obbiezioni.

All'art. 14, gli austriaci hanno fatto presente che, ove la formula del progetto di legge si dovesse intendere valida anche per col o ro che ha nno ricoperto incarichi pubblici in Italia, vi sareb be una contraddizione fr a il disposto di questo articolo e l'art. 5, che ammette invece la possibilità che certi funzionari pubblici tedeschi abbiano presentato la prescritta dichiarazione in ba se all'art. 2 e cioè come residenti in Italia. l'aggiunta proposta dalle osservazioni austriache può servire a meglio chiarire l'applicabilità degli artt. 2 ed l l alle varie categorie di optanti.

All'art. 15. ho detto di ritenere l'osserva zione non fondata perché la deci sione circa la sanzione in esso previ sta è adottata, come espressamente dice il 2° capoverso dell 'articolo stesso , dopo una discussione pubblica alla quale può intervenire l'interessato. È evidente che, ove la commissione dovesse riconoscere la buona fede , il Ministero dell'interno non potrebbe pronunciare l'esclusione dal riacquisto della cittadinanza, tanto più che essa deve esser pronunciata sentito il Consiglio di Stato. Da parte austriaca sono state dichiarate soddisfacenti le mie spiegazioni.

All'art. 16. ho fatto rilevare che dall'espressione «il Ministero dell'interno può di spo rre ecc.» si può dedurre espressamente che la decisione negativa circa il riacquisto della cittadinanza non si estende ai familiari del richiedente. Da parte austriaca se ne è da to atto. Circa il desiderio del Governo austriaco che la legge a ttribuisca a persone, che allora non avessero il diritto o la possibilità di optare (vedove, figli minorenni. ora maggiorenni) , la facoltà di esprimere individualmente la revoca dell'opzione, ho dichiarato che l'osservazione mi sembrava legittima .

All'art. 17, ho dichiarato che non mi sembrava possibile fare distinzione fra persone che avevano acquistato la cittadinanza austriaca o quella di altri Paesi. Mi sembrava infatti che chi avesse fatto una nuova dichiarazione di volontà, non potesse godere dei vantaggi previsti dal progetto in esame. Ho aggiunto che ciò non escludeva la faco ltà di acquistare la cittadinanza italiana in base alle comuni norme vigenti. Per quanto concerneva le alto-atesine, optanti e successivamente sposate con stranieri ed attualmente vedove, ho detto che si potrebbe studiare una formula che consenta loro il più facile riacquisto dell a cittadinanza nel quad ro dell'art. 9 della legge del 1912.

All'art. 18, ho dichiarato che un ritardo delle decisioni del prefetto sarebbe stato in contrasto collo spirito dell'attuale progetto di legge.

91 12 Non pubblicato. 92 1 Non pubblicato : annunciav<t l'arrivo del memorandum austriaco. 92 2 Vedi D. 107, Allegato. 92 3 Il documento è intitolato: «Appunto circa con versazio ni in merito al memorandum austriaco del 17 giugno 1947».
93

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. SEGRETO 6467/929. Vienna, 24 giugno 1947 ( per. il 30 ) .

Dai miei telegrammi e dal rapporto conclusivo 1 inerente al memorandum austriaco V.E. ha potuto constatare quale sia Io svolgimento delle conversazioni circa il progetto di revisione delle opzioni.

I. Le richieste austriache sugli articoli del progetto, tranne le sostanziali richieste per l'articolo 5 e 12, si riducono a poca cosa. In tutto o in parte potranno essere accettate o ne potrà essere chiarita la portata nella risposta finale che noi faremo al memorandum austriaco . Non vale quindi la pena che io mi ci soffermi .

La divergenza fondamentale si trova, come ho detto, nei due articoli succitati, e in definitiva può ricondursi al timore austriaco che il Governo italiano limiti il più possibile il ritorno degli alto-atesini in Italia, mediante l'ampia elencazione contenuta nell 'art. 5 e col potere discrezionale lasciato al Ministero dell'interno per la riammissione degli optanti, di cui all'art. 12.

Il desiderio di Gruber e dei suoi amici è invece quello di concordare una formulazione di norme che leghi mani e piedi al Governo italiano, in modo che solo pochissimi casi riescano a sfuggire alla massima generale «della spugna sul passato». Per tale motivo è stato in un primo tempo espresso il desiderio di un rimpatrio in blocco e l'applicazione dell'art. 9 della nostra legge sulla cittadinanza per cui questa si può automaticamente riacquistare in determinati casi, salvo parere contrario del Governo italiano.

Naturalmente mi è stato facile dichiarare che con l'applicazione dell'art. 9, che nelle intenzioni austriache dovrebbe provocare il rientro in blocco di tutti gli alto-atesini, salvo respingere a suo tempo coloro che risultassero persone sgradite, si verificherebbero praticamente tutti gli inconvenienti già esposti dopo la richiesta del ministro Gruber annessa al memorandum austriaco dell'aprile.

Con questo sistema, fino a quando l'esame delle singole persone non fosse stato compiuto, la situazione degli alto-atesini emigrati non sarebbe stata regolata, ed avrebbe anzi aumentato il disagio tuttora esistente nell'Alto Adige di decine di migliaia di persone la cui posizione giuridica è ancora incerta. D 'altra parte non è possibile, trattandosi di emigrati, anche applicando per dannata ipotesi l'art. 9, che la domanda di riacquisto della cittadinanza italiana e la rinunzia alla germanica non vengano sottoposte ad una preliminare inchiesta circa il diritto o meno del petente di presentare la domanda, ciò che praticamente sarà compiuto dalla Commissione istituita all'art. 12 del detto progetto di legge.

Il sistema escogitato dal progetto italiano ha il grande vantaggio che entro determinato limite di tempo la situazione degli optanti sarà regolata e che il loro ritorno in Alto Adige si potrà considerare definitivo.


II. La divergenza fondamentale non sta tuttavia nella formulazione delle norme legislative. Essa consiste in qualche cosa di più importante che è d'uopo ben chiarire ed aver presente.

Nelle mie conversazioni ho sempre premesso sia a Gruber che al ministro Leitmeier che è vano continuare a discorrere quando la discussione sia guidata da ambedue le . parti da preconcetti. Da parte nostra cioè che il Governo austriaco desideri il ritorno del massimo numero di optanti per avere il modo di continuare una politica nazionalista e di rivendicazione o quanto meno di esplicare una attività che tende a staccare spiritualmente ed economicamente l'Alto Adige dall'Italia, da parte austriaca che il Governo italiano tenda ad impedire il ritorno degli alto-atesini per poter fare una politica di snazionalizzazione e insediare così elementi italiani nell'Alto Adige.

Ho qumdi insistito sulla necessità di spazzare dal tappeto questi preconcetti. Ma dovevo constatare che mentre da parte italiana , attraverso i fatti ed anche le dichiarazioni del presidente De Gasperi, si erano mostrate le migliori intenzioni del Governo di Roma per risolvere con lealtà e liberalità la questione dell'Alto Adige, da parte austriaca non solo non erano venute parole di assicurazione che gli alto-atesini (che volentieri ascoltano la voce di Vienna) sarebbero rientrati con spirito di collaborazione e si sarebbero mantenuti leali cittadini italiani, ma continuavano le affermazioni che la soluzione De Gasperi-Gruber doveva considerarsi provvisoria e che non potevo scordare che il Parlamento austriaco aveva dichiarato di non poter rinunziare all'Alto Adige, e che dichiarazioni del presidente Renner e di altri uomini politici lasciavano comprendere che l'Austria non sarebbe stata insensibile all'appello degli alto-atesini, quando questi avessero fatto ricorso al diritto dell'autodecisione.

III. In realtà quindi gli ostacoli che impediscono di raggiungere un accordo sulla questione delle opzioni hanno anche ben altro carattere di quello tecnico. Vi è prima di tutto da tener presente la posizione personale del ministro Gruber. Ricordo che l'accordo col presidente De Gasperi avvenne di pura iniziativa del ministro austriaco e che tale iniziativa al di fuori del consenso generale gli fu appunto rimproverata dallo stesso Parlamento e dai suoi conterranei tiro lesi.

Gruber, come risulta dalle informazioni già fornite, ha sempre dichiarato che nella situazione internazionale dell'anno scorso l'accordo col presidente De Gasperi rappresentava la migliore soluzione per difendere gli interessi degli alto-atesini. D'altra parte egli ha sempre promesso a questi di ottenere dall'Italia il massimo delle concessioni e, pur volendo mantenere in sordina ogni velleità di rivendicazione dei suoi amici , ha loro assicurato che i problemi che li interessano saranno seguiti e difesi con ogni impegno dal Governo austriaco.

Si aggiunge adesso che, dopo la Conferenza di Mosca ed i più recenti avvenimenti di politica interna austriaca, la posizione di Gruber è molto scossa. Non mi sorprenderei se, per ottenere un successo almeno in questo campo già così delicato per i precedenti suddetti, egli non sia costretto ad irrigidirsi nelle sue richieste nei nostri riguardi, temendo gli attacchi dei suoi conterranei tirolesi e del suo partito, qualora non riuscisse a raggiungere il massimo possibile in questo problema.

Ora gli attacchi saranno inevitabili se gli alto-atesini non potranno tornare a bandiere spiegate e nel numero desiderato a fare la politica che essi vogliono e che è poi quella loro ispirata dal Ballhaus. Non per nulla il /eilmotiv del ministro Leitmeier è stato sempre quello che tutte le richieste fatte nel memorandum austriaco hanno soprattutto lo scopo di coprire le spalle di Gruber.

IV. Vi è poi la ragione più sostanziale che concerne in generale l'atteggiamento del Governo austriaco per quanto riguarda l'Alto Adige.

Con un rapporto a parte2 io esprimo alcune considerazioni che a mio avviso confermano la tesi secondo la quale l'Austria non ha mai voluto rinunziare all'Alto Adige neppure come corrispettivo --secondo la tesi dell'ambasciatore Carandini -agli obblighi da noi assunti nell'accordo De Gasperi-Gruber.

La politica austriaca, ispirata da questo principio, continua in maniera nascosta ma tenace a preparare l'esplicazione di quel diritto di autodecisione dell'Alto Adige al quale, secondo le dichiarazioni del presidente Renner e dello stesso mmtstro Gruber, non è possibile fare alcuna rinunzia in quanto è insito nella libertà di ciascun popolo di decidere dei propri destini.

Di quanto sopra, ho già fatto menzione nel mio rapporto n. 5677/846 del 3 giugno 3 . Il fermento nell'Alto Adige mi viene del resto confermato anche da informazioni dirette, che ritengo siano anche a conoscenza di codeste autorità centrali.

Per ovviare a tale situazione, mi sono permesso di suggerire nel rapporto sopracitato che il Governo italiano voglia prendere posizione, nel modo che riterrà più opportuno, nei riguardi degli optanti, in modo che ciò potesse avere una immediata ripercussione anche nei confronti del Governo austriaco. Sono tuttavia dell'avviso che una simile presa di posizione indiretta non sia sufficiente per risolvere ht questione delle opzioni.

Infatti, per quanto sopra accennato, è evidente che questo problema non può risolversi nel campo tecnico che d'altra parte le discussioni in corso hanno esaurito. Si tratta adesso di uscire dal punto morto che è determinato dai motivi di carattere squisitamente politico da me sopra accennati. Mi sembrerebbe anzi opportuno che da parte italiana si consideri freddamente la situazione e la si affronti nella sua realtà.

V . A mio avviso si potrebbe anche esaminare l'opportunità di accogliere in gran parte le richieste austriache, che tendono ad ottenere, sia attraverso la formulazione del progetto legislativo, sia attraverso speciali dichiarazioni del Governo italiano, la riammissione in massa degli alto-atesini, salvo di quelli che siano sgraditi agli stessi tirolesi. Ma in questo caso sarebbe per noi giustificato che si richiedesse alle autorità austriache assicurazione esplicita che il Governo di Vienna non intende fare una politica di aiuto e di sostegno al movimento irredentista alto-atesino e che anzi è pronto a riprovare qualsiasi atto che tenda a rimettere in discussione la questione dell ' Alto Adige, in quanto da parte italiana è stata lealmente eseguita


93 2 Vedi D . 91. 3 Vedi D. Il.

l'intesa De Gasperi-Gruber. Infatti, se la tesi che io sostengo nello scambio di idee in corso, è quella che la concessione della cittadinanza è una questione troppo delicata perché un governo si impegni a limitare il proprio potere discrezionale al riguardo, è anche certo che eventuali limitazioni potrebbero essere adottate solo dietro concessioni di carattere politico da parte dell'altro governo.

In altre parole, noi potremmo essere ancora più liberali nella questione degli optanti solo se, da parte austriaca, ci venissero date assicurazioni che il Governo austriaco non intende in alcun modo, a parole od a fatti , fomentare una politica alto-atesina che miri a creare in Alto Adige una attività irredentistica ed il presupposto per un futuro distacco dell'Alto Adige dall'Italia.

Mi rendo ben conto che una simile richiesta italiana non troverebbe facile accoglimento a Vienna. Essa ha forse l'inconveniente che scopre le nostre preoccupazioni, che potrebbero essere sfruttate contro di noi dalla stessa propaganda austriaca . Inoltre, l'eventuale rifiuto austriaco confermerebbe i nostri sospetti che l'Austria non intende in alcun modo rinunciare alla sua politica di rivendicazione, ciò che danneggerebbe qualsiasi iniziativa di collaborazione italo-austriaca, benché questo rifiuto ci darebbe modo di attirare l'attenzione delle Potenze che tanto hanno interesse ad una collaborazione italo-austriaca, come mi è stato confermato dall'ambasciatore Rendell che mi ha ripetuto il vivo desiderio di Bevin per una intesa italo-austriaca. (Pertanto, in nome di questa collaborazione, è questo il momento più adatto e forse anche l'ultimo in cui può essere ottenuta dal Governo austriaco una leale assicurazione nel senso sopra indicato. L'ingresso in Italia degli optanti alto-atesini e la successiva promessa dell'applicazione dell'autonomia , porterebbero infatti alla unilaterale applicazione degli accordi di Parigi da parte nostra senza che il Governo austriaco sia tenuto ad alcuna controprestazione).

VI. Comunque, date le difficoltà di poter ottenere dal Governo austriaco assicurazioni nel senso da me prospettato e poiché non sembra che da parte nostra debbano senz'altro accettarsi tutte le richieste del Governo di Vienna per quanto concerne il rientro indiscriminato degli alto-atesini, noi potremmo essere indotti in definitiva a presentare all'approvazione della Costituente ed a mettere in applicazione il progetto di revisione delle opzioni quale esso è stato formulato. A mio avviso, esso realmente rappresenta già tutto quanto si è potuto fare per venire incontro ai desideri austriaci. Non ho mancato di far rilevare a Gruber, mentrt; egli mi consegnava il nuovo memorandum austriaco, che tutte queste discussioni provocavano un ritardo nell'emanazione della legge e, per conseguenza, nella sistemazione di gran parte degli alto-atesini emigrati, mentre da parte austriaca si presentavano rilievi che giustificavano il sospetto di un senso generale di sfiducia verso di noi e che in fondo dovevano servire solo a tutelare gli interessi di casi dubbi. Ho detto a Gruber che il miglior metodo per dissipare il sospetto che, da parte italiana, si voglia agire contrariamente alle assicurazioni di liberalità, da noi già date in materia , era quello di lasciare applicare questo decreto che gli stessi rappresentanti alto-atesini avevano del resto accettato di massima fino dall'anno scorso.

Nonostante queste mie dichiarazioni e quelle altre che V.E. con maggiore autorevolezza potesse fare , sono tuttavia convinto che il Governo austriaco non si dichiarerà mai soddisfatto di questo progetto di legge. La sua emanazione e la sua applicazione daranno certo luogo agli attacchi degli elementi interessati alto-atesini e tirolesi, nonché di tutta la stampa austriaca, mentre questo Governo non farà nulla per attenuarli, e non sarà alieno dal dire che tale progetto legge è stato emanato senza tener conto dei desideri da esso espressi. Ci si troverà quindi di fronte ad una nuova campagna a noi avversa, campagna che rinnoverà le immancabili accuse di slealtà e di scarsa buona fede. A prescindere dal fatto che occorre già prevedere detta campagna, credo che sia opportuno altresì esaminare in qual modo si possa ovviare a tale inasprimento della situazione.

Si può a questo proposito osservare che del ripetersi della situazione antecedente all'intesa di Parigi, l'Austria sarebbe adesso quella che maggiormente ne soffrirebbe danno. Una nuova campagna anti-italiana provocherebbe certamente un risentimento nel nostro Paese , risentimento che impedirebbe qualsiasi sincera amicizia o collaborazione fra i due Stati. Una leale politica di riavvicinamento, quale quella auspicata dal presidente De Gasperi e da V.E. , sarebbe ostacolata dall'inevitabile disagio che perdurerebbe , più o meno artificialmente, durante l'applicazione della legge sulle opzioni e degli altri provvedimenti sull'Alto Adige. Con questo poi l' Austria si troverebbe praticamente esclusa da qualsiasi politica occidentale, che nei piani americani ed inglesi dovrebbe realizzarsi sotto l'aspetto di una unione sempre più intima fra l'Italia e l'Austria. Infatti questo Paese non potrebbe esplicare per vari motivi una politica di collaborazione cogli Stati vicini e finirebbe col trovarsi isolato, a meno che non si decidesse ad assumere un orientamento politico completamente diverso da quello auspicato dalle Potenze anglosassoni.

Ma anche se lo svantaggio sarà preponderante per l'Austria, il rinnovarsi degli attacchi austriaci porrebbe nuovamente all'attenzione internazionale la questione alto-atesina, anche perché è proprio il rientro degli optanti che rappresenta la pietra di paragone per il valore dell'intesa De Gasperi-Gruber. Vi è quindi anche un interesse notevole da parte nostra di evitare che il contrasto possa assumere forme più gravi. Cosicché dinanzi all'eventualità che esso avvenga, qualora si fosse indotti ad emanare una legge sulle linee del progetto testé fonnulato , potrebbe essere opportuno esporre fin d'ora tutti gli elementi della situazione ai Governi di Londra e di Washington, perché essi valutino esattamente la portata delle nostre intenzioni e delle disposizioni che intendiamo adottare in materia, e perché essi si rendano ben conto , prima che la violenza degli attacchi austriaci possa influire sul loro giudizio, del nostro fermo desiderio di arrivare ad una chiarificazione ed a una collaborazione con l'Austria, mentre, da parte di Vienna, si mantiene un atteggiamento che non corrisponde anche agli stessi interessi anglosassoni nella zona.

Ho creduto di esporre ampiamente i diversi aspetti della situazione, prospettando quali mi sembrino essere i mezzi più adatti per giungere o a un chiarimento definitivo della questione alto-atesina, o, quanto meno, per evitare, nel momento attuale, un inasprimento delle relazioni fra l'Italia e l'Austria, inasprimento che è certo indesiderabile per ragioni di carattere generale.

V.E. vorrà farmi conoscere, ove lo ritenga opportuno, il suo punto di vista, perché esso mi sia di nonna e di direttiva nelle discussioni circa la revisione delle opzioni, quando codesto ministero avrà provveduto a rispondere al memorandum austriaco.

93 1 Vedi DD. 44, 51 e 92 Allegato Il.
94

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N.D. 9737/300. Roma, 25 giugno 1947, ore 12.

Suo rapporto 521 del 16 giugno corrente1•

Dopo le considerazioni e ipotesi prospettate circa il plebiscito a Briga e Tenda ella parla di «testimonianze internazionali» sia per limitare le « manipolazioni francesi» all'atto del voto, sia per costituire, qualora venisse rilevato il fatto, una base per future nostre rivendicazioni. Da serie informazioni avute è da attendersi ormai che, comunque, la preferenza alla Francia sarà data da una grande maggioranza di quegli elettori e pertanto i giornalisti americani colà presenti non potrebbero probabilmente che constatare il fatto, accrescendone il valore ed il significato di fronte all'opinione pubblica internazionale. E la nostra trovata non sarebbe così che controproducente per noi.

Con ogni impegno noi cerchiamo di difendere i nostri diritti ed interessi, ma è per questo che tanto più ci incombe in questo momento di vagliare ogni nostro atto in tutti i suoi effetti e conseguenze, considerandone altresì il valore nella scala della politica generale pel presente e per l'avvenire2 .

95

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8413-8414/ l 08-109. Varsavia, 25 giugno 1947, ore 20,30 (per. ore 13,30 del 26 ) .

Nel corso intervista concessa ieri sera P.A.P. ministro Modzelewski ha annunciato che ambasciatore polacco Washington ha comunicato Dipartimento di Stato vivo interesse che suo Governo annette piano Marshall. Governo polacco ha altresì manifestato Governi inglese russo francese suo desiderio essere informato andamento Conferenza Parigi e partecipare discussioni circa realizzazione piano americano presentando proprie proposte. Ministro Modzelewski ha concluso che tale atteggiamento è suggerito da convinzione suo Governo che dalla ricostruzione economica europea dipende durata pace. Stampa pone massimo rilievo dichiarazioni Modzelewski prospettando possibilità allargamento prossima Conferenza Parigi a Stati minori interessati.

Risultami ambasciatore polacco Parigi presenterà a tre ministri esteri punti di vista e proposte Governo polacco circa piano ricostruzione europea. Interventi analoghi presso di noi farebbero altri rappresentanti minori Stati europei. Ciò permetterebbe rinviare eventualmente conferenza europea vera e propria, sulla cui


94 l Vedi D. 62. 2 Per la risposta vedi D. 100.

convocazione, come in genere su esercizi futuri sviluppi piano Marshall, questi ambienti politici mostrano tuttora mal celato pessimismo pur dando prova esteriormente massima buona volontà 1•

96

IL MINISTRO A STOCCOLMA, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 8637/023. Stoccolma, 25 giugno 1947 (per. il 30 ).

Riferimento telegramma di V.E. in data 19 corrente, n. 9439/c. 1•

Nei colloqui da me avuti in questi giorni col ministro degli affari esteri, S.E. Undèn, e col segretario generale, ministro Assarsson, ho ampiamente esposto contenuto telegramma di V.E. sopra citato , rimettendo ad ogni buon fine un promemoria al riguardo .

Sia ministro che segretario generale mi hanno mostrato rendersi pienamente conto fondatezza mie argomentazioni e confermato loro parere che Italia debba essere al più presto ammessa a quel qualsiasi ente al quale abbia venire affidata risoluzione urgenti problemi ricostruzione Europa.

Ministro Undèn mi ha altresì confermato quanto già espressomi precedentemente circa partecipazione Italia a lavori Commissione economica per Europa (mio telegramma n. 75 del 4 corrente2 e miei telespressi del 13 corrente, n . 1374 e del 16 corrente n. 1407)3.

Non mancherò continuare mantenere viva questione negli ulteriori prossimi colloqui che avrò con dirigenti questo Ministero affari esteri e con signora Kock, ministro senza portafoglio, specialmente incaricata occuparsi lavori Commissione economica predetta e rappresentante Svezia in recente riunione Ginevra4 .

97

IL MINISTRO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA, GRUBER, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

L. Vienna , 25 giugno 1947 1

Die osterreichische Bundesregierung verfolgt mit shindigem lebhaften Interesse die weitere Entwicklung der Siidtiroler Fragen, iiber die ich mit Ihnen im vergangenen Herbst zu sprechen Gelegenheit batte und iiber welche zwischen Ew.




2 Con esso Bellardi Ricci aveva riferito sulle favorevoli disposizioni del Governo svedese a ll'ammissione dell 'Ita lia ai lavori della Commissi o ne economica europea.


3 Non rinvenuti.


4 Vedi D. 114.


Exzellenz und mir am 5. September 1946 die Pariser Vereinbarung zustande gekommen ist. Ùber die Optantenfrage sind die beiderseitigen Regierungen bereits in Fiihlung getreten. Die osterreichische Bundesregierung und die osterreichische Òffentlichkeit haben mit Genugtuung erfahren, dass Sie, Herr Ministerpriisident, auch zur Besprechung der im Punkte 2 des Pariser Abkommens vorgesehenen Autonomie fiir Siidtirol die Vertreter der Siidtiroler Volkspartei, als der stiirksten Partei der bodenstiindigen Bevolkerung, nach Rom geladen und ihnen Gelegenheit zu einer Aussprache geboten haben.

lm Hinblick auf die wiederholt von italienischen Regierungsstellen erklarte Bereitwilligkeit, in allen Siidtiroler Fragen die Stimme Òsterreichs zu horen, mochte ich neuerlich der Ùberzeugung der osterreichischen Regierung und des osterreichischen Volkes Ausdruck geben, dass gerade in einer den wesentlichen Wiinschen der Siidtiroler entsprechenden Regelung der Autonomie Siidtirols ein wichtiger Beitrag fiir eine dauernde Befriedung und eine Briicke der Freundschaft der beiden Staaten erblickt werden kann.

Ebenso wie die italienische Regierung mehrfach ihren Willen kundgetan hat, freundschaftliche Beziehungen zwischen ltalien und Òsterreich zu pflegen und auszubauen, kann ich namens der osterreichischen Bundesregierung die Versicherung geben, dass auch auf Seite Òsterreichs die feste Absicht besteht, mit dem grossen demokratischen Nachbarstaate ltalien zu einem Verhaltnis dauernder aufrichtiger Freundschaft zu gelangen.

In diesem Geiste werden auch die anderen Siidtirol betreffenden Fragen, wie jene der Optanten, unschwer zu regeln sein.

TRADUZIONE

Il Governo federale austriaco segue con costante e vivo interesse gli ulteriori sviluppi dei problemi dell'Alto Adige, circa i quali ebbi occasione di parlarle nell'autunno scorso e riguardo ai quali è stato concluso il 5 settembre 1946, da parte di V.E. e da parte mia , l' Accordo di Parigi. Sulla questione degli optanti i due Governi si sono già messi in contatto. li Governo federale austriaco e l'opinione pubblica austriaca hanno appreso con soddisfazione che ella , signor presidente del Consiglio, ha invitato a Roma i rappresentanti della Siidtiroler Yolkspartei quali esponenti del più forte partito della popolazione locale, anche per la discussione dell'autonomia prevista nel punto 2 dell'Accordo di Parigi , offrendo loro l'opportunità di esporre il proprio pensiero.

In considerazione della disposizione più volte manifestata da parte degli organi governativi italiani di ascoltare la voce dell'Austria in tutte le questioni dell'Alto Adige, desidererei esprimere nuovamente la convinzione del Governo austriaco e del popolo austriaco, che proprio in una delle aspirazioni essenziali degli altoatesini relativamente alla definizione dell'autonomia dell 'Alto Adige, sia possibile vedere un importante contributo ad una durevole pacificazione ed un ponte all'amicizia dei due Stati.

Allo stesso modo che il Governo italiano ha più volte manifestato la propria volontà di curare e incrementare relazioni amichevoli tra l'Italia e l'Austria, posso dare l'assicurazione. in nome del Governo federale austriaco, che anche da parte austriaca esiste il fermo proposito di arrivare ad una durevole e vera amicizia col grande e democratico Stato confinante , l' Italia.

In tale spirito non sarà difficile regolare anche le altre questioni relative all 'Alto Adige, come quella degli optanti.

95 1 Per la risposta vedi D. 11 7. 96 1 Vedi D . 72. 97 1 li documento è conservato in copia e sen za data . Lo si è datato dalla risposta: vedi D. 191.
98

L' AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA 1

T. S.N.D. 8463/376-377. Parigi, 26 giugno 1947 2 .

Bidault è rimasto molto soddisfatto informazioni che gli ho dato circa nostra ratifica3 sottolineando che questo facilita molto questione ammissione Italia piano Marshall.

Circa nostra ammissione gli ho precisato che non venivo perorare causa nostra ammissione poiché concepire conferenza per sistemazione economica Europa senza Italia era assurdo : sapevamo quindi che presto o tardi Italia sarebbe stata necessariamente ammessa. Gli ho fatto rilevare in dettaglio come se di fronte America Italia domanda, né più né meno di quanto domandano gli altri, di fronte a Europa Italia è invece in condizioni di dare e dare anche molto.

Quello che ci importava era invece di discutere forma ammissione italiana: noi non potevamo accettare di essere chiamati alla conferenza dopo il Lussemburgo : si doveva tener conto nostra importanza, nostra posizione, nostro nome: se di tutto questo non si voleva tener conto dovevamo venire alla conclusione che era intenzione Alleati perpetuare distinzione fra vincitori e vinti. Questo avrebbe potuto fra l'altro aver conseguenze anche gravi su sviluppi situazione interna italiana.

In particolare dal punto di vista dei rapporti franco-italiani ritenevo interessante che iniziativa ammissione Italia partisse (e pubblicamente) dalla Francia. Trattavasi fattore psicologico che avrebbe potuto aver ripercussioni favorevoli nei nostri rapporti che avevano realmente bisogno un poco ossigeno.

Bidault mi ha detto che era intenzione non solo sua personale ma anche Governo francese che Italia partecipasse in piena parità di diritti e fin dall'inizio a questa conferenza. Mi ha ripetuto sue assicurazioni circa ferma intenzione Francia aiutarci riprendere nostro posto nel mondo e che questa era occasione favorevole .

Non aveva idea come si sarebbe svolta conferenza a Tre: non poteva dirmi quindi fin da ora quello che avrebbe fatto e come lo avrebbe fatto (e qui credo sia stato onesto). Non poteva nemmeno dirmi se presa di posizione francese sarebbe stata pubblica e quando: ciò dipendeva da pubblicità che si sarebbe deciso di dare a dibattiti conferenza. Teneva comunque ad assicurarmi di nuovo che Governo francese avrebbe fatto il possibile perché l'Italia vi venga ammessa al più presto e con la massima autorità possibile.

Si è interessato con me circa atteggiamento inglese ed americano. Gli ho detto che mi risultavano ambedue favorevoli. A questo riguardo mi sarebbe utile conoscere risultato passi che sono stati fatti a questo proposito specialmente a Londra.



2 Spedito il 27 giugno alle ore 0,52 e pervenuto alle ore 12.


3 Vedi D . 89. nota 2.

98 1 Ed., eccetto l'ultimo capoverso, in C. SFORZA, Cinque anni a Palaz:o Chigi, cit. , pp. 45-47.
99

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 8735/090. Washington, 26 giugno 1947 (per. il 2 luglio).

Telegramma di V.S. n. 367 del 22 giugno 1947 1•

Ieri, in un ricevimento intimo all'ambasciata jugoslava, ho avuto una nuova conversazione col sottosegretario Velebit, il quale ha avuto anche dal Governo di Belgrado l'incarico di trattare qui la sistemazione di questioni economiche e finanziarie del periodo bellico. A lui ed all'ambasciatore di Jugoslavia ho fatto la comunicazione indicatami che è stata accolta con vivo compiacimento e con rinnovate dichiarazioni di amicizia fra i nostri due Paesi.

Velebit ha avuto qualche accenno alle difficoltà che incontrerebbe nelle sue conversazioni al Dipartimento, contrapponendole al diffuso sentimento di cordialità che egli ha riscontrato tra gli americani nei riguardi dell'Italia ed alle ultime dichiarazioni del segretario di Stato per la nota soluzione della nostra questione delle navi.

Gli ho osservato che, per il buon esito delle sue trattative, molto avrebbe potuto dipendere dalla sua opera di persuasione circa le intenzioni del Governo di Belgrado di riprendere una fiduciosa effettiva collaborazione cogli Stati Uniti.

Il sottosegretario mi è parso impressionato dall'enorme sviluppo del potenziale economico di questo Paese.

100

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 558/1943. Parigi, 26 giugno 1947 (per. il 9 luglio).

In relazione anche al suo telegramma n. 300 del 25 giugno 1 ritengo necessario tornare sull'argomento del plebiscito di Briga e Tenda per chiarire meglio il mio pensiero.

È evidente che i francesi, nel decidere di seguire tale procedura si sono sentiti costretti dalle precise disposizioni della nuova Costituzione. È altrettanto evidente che essi si sentono sicuri del risultato; e questo loro modo di vedere viene confermato da quanto ella ha voluto comunicarmi con il suo telegramma sopra ricordato.

Di fronte a tale situazione di fatto bisogna, però, porsi due quesiti: l) come mai una situazione che alcuni mesi or sono, durante la Conferenza della pace, sembrava indubbiamente a noi favorevole si è ora così radicalmente capovolta? 2) tale capovolgimento è proprio definitivo ed irrimediabile?


Al primo quesito bisogna rispondere riconoscendo onestamente che, nel mentre da parte francese non si è tralasciato alcuno sforzo per svolgere intensa opera di propaganda e di «pratica» penetrazione (ricordo da ultimo l'offerta di un certo numero di muli per i trasporti forestali nelle montagne circostanti le due località), da parte nostra la propaganda e l'azione sono ambedue state assai trascurate. Ricordo, fra i tanti errori commessi, i seguenti: mancati sgravi fiscali ripetutamente ed insistentemente richiesti da quelle popolazioni; ritardato ed incompleto riattamento delle comunicazioni ed in genere dei danni prodotti dalla guerra; mancata o ad ogni modo eccessivamente scarsa assistenza alimentare economica; scarso numero di mezzi di trasporto messi ·a disposizione della popolazione; eccessiva condiscendenza da parte nostra alle «richieste» delle autorità francesi in loco o viciniori e scarso appoggio ai filo-italiani; larga facoltà concessa ai commercianti poco scrupolosi di accumulare, nella zona da cedere, merci particolarmente ricercate in Francia e da smerciare dopo la cessione con utili sproporzionati a favore proprio di elementi evidentemente filo-francesi; rinvio delle reclute presentatesi spontaneamente ai nostri centri di reclutamento, il che era segno evidente di assoluta rinunzia da parte delle autorità di sostenere fino in fondo l'italianità della zona. A tutto quanto sopra elencato a mo' di esempio, si è poi aggiunto l'ultimo gravissimo errore dell'asportazione di parte dei beni comunali (banchi ed attrezzature scolastiche) e l'esodo di un cospicuo numero di abitanti della zona che, essendo di sentimenti italiani, e non sentendosi sufficientemente appoggiati dalle nostre autorità, hanno preferito trasferirsi in altre località d'Italia.

In una località che non ha una sua propria economia, che è strettamente legata alla sorte della regione e quindi del Paese al quale appartiene, tutti questi elementi hanno un'importanza fondamentale e le popolazioni si orientano logicamente e fatalmente verso quello fra i contendenti che ha dimostrato con i fatti di saper meglio venire incontro alle necessità locali e che ha saputo meglio far brillare la speranza di belle e sostanziose promesse.

E veniamo al secondo quesito: questa situazione è irrimediabile o si può, in extremis, tentare un'azione proficua? Io credo che non sia mai tardi per tentare di rimediare ad errori passati ed è per questo che ho subito attirato la sua attenzione sulla questione. Basandosi sull'evidente complementarità della regione con il resto della provincia di Cuneo che è sempre stata lo sbocco delle produzioni locali e che da secoli invia colà i propri greggi al pascolo, promettendo seriamente l'esecuzione di lavori di pubblica utilità tali da incrementare notevolmente la produzione locale, impegnandosi seriamente a venire incontro a quelli che sono i desiderata ripetutamente fatti presente dalle popolazioni (ad esempio riattamento di tutte le case), io credo che un risultato di un certo rilievo si dovrebbe poter ottenere anche se il tempo che ci rimane è poco. D'altra parte bisognerebbe vedere se non converrebbe sollevare la questione dei 1500 circa abitanti che hanno lasciato la zona per trasferirsi in Italia, avanzando la richiesta che essi possano recarsi a votare a Tenda e Briga, il plebiscito dovendo essere effettuato nelle condizioni di cose in cui il trattato le ha trovate. Per fare tutto ciò, è evidente, non c'è un minuto da perdere ed occorrono, è altrettanto evidente, molti e molti mezzi: per questo la C.I.E.L.I. potrebbe moltissimo.

Io non so quali concreti risultati ci si potrebbe attendere da una azione del genere di quella da me prospettata. Ma, e qui salgo dalla situazione contingente alla questione di carattere più generale, sono d 'avviso che, qualunque sia la decisione che prenderà il Governo e qualunque sia per essere risultato del plebiscito , ci convenga aver senz'altro ricorso a quelle che nel mio precedente rapporto del 16 giugno n . 18102 ho chiamato «testimonianze internazionali». Il deputato Gorse nella sua relazione all'Assemblea nazionale ha accennato che sarebbe negli intendimenti di questo Governo di pregare il presidente del Tribunale internazionale dell' Aja di nominare tre stranieri quali osservatori , nessun accenno a tale idea è contenuta nel discorso dello stesso deputato, né nei discorsi di Bidault all'Assemblea od al Consiglio della Repubblica, né nella relazione del consultore Pezet a quest' ultimo. La presenza di tre osservatori richiesti dalla Francia darebbe già di per sé larga risonanza al plebiscito, risonanza che -comunque andranno le cose -noi non potremmo né evitare né limitare.

Così stando le cose pare a me che il giovarci della stampa americana per gonfiare la questione non sarebbe manovra inabile. Detta stampa (e negli ambienti degli italo-americani non dovrebbe essere difficile trovare i necessari appoggi) potrebbe magari incominciare con l'elogiare la decisione francese, rilevandone il carattere assolutamente democratico; poi potrebbe sollevare qualche fondato dubbio sull'opportunità che il plebiscito venga effettuato a trapasso avvenuto e sotto amministrazione francese, sia pure provvisoria come ha detto il deputato Gorse nella sua relazione; potrebbe infine sollevare la questione dei 1500 circa abitanti che hanno lasciato la zona per altre località italiane. Si dovrebbe poi ottenere che almeno due giornalisti americani favorevolmente disposti verso di noi vadano sul posto a presenziare al plebiscito per trame le dovute conclusioni. Se il plebiscito andasse male per noi, essi potrebbero cercare di rifarsi alle critiche mosse preventivamente alla procedura adottata per svalutarne il significato; se -per nostra fortuna -le cose andassero bene per noi, gli stessi giornalisti potrebbero magnificare il gesto francese che non ha esitato a consentire alla popolazione di esprimere liberamente il loro attaccamento all'Italia.

Tutto questo dico , perché, ripeto, pur non facendomi soverchie illusioni, mi pare che nulla deve essere lasciato intentato e che la via della stampa americana sia l'unica perché qualsiasi iniziativa interna nostra non avrebbe altro effetto che quello di rendere più pesante l'atmosfera dei rapporti franco-italiani , mentre non avrebbe assolutamente alcun peso di carattere internazionale.

Arrivati al punto in cui siamo bisogna che il Governo decida, come accennavo già nel mio rapporto del 16 giugno, se, qualora il plebiscito andasse male per noi, ci conviene lasciar definitivamente cadere o tener viva la questione revisionistica. In tale ultimo caso è evidentemente necessario svalutare fin da ora il plebiscito stesso e l'unico modo di farlo appare quello da me indicato perché -ripeto qualsiasi, sia pur abile, campagna di stampa italiana non avrebbe assolutamente alcuna risonanza internazionale e non verrebbe in alcun modo tenuta in considerazione dai responsabili della politica estera dei vari Paesi , sicché l'unico effetto sarebbe quello di creare nuove e forse gravi difficoltà all'opera di riavvicinamento fra Francia e Italia.


99 l Vedi D. 85. 100 l Vedi D. 94. 100 2 Vedi D. 62.
101

IL MINISTRO A SOFIA, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8597/90. Sofia , 27 giugno 1947, ore 17 (p er. ore 19,45 del 29 ).

Presso questo Ministero degli affari esteri piano Marshall e suoi sviluppi vengono considerati con particolare interesse e favore, sia per disten sione politica che ne è stata la prima conseguenza sia per vantaggi economici che Bulgaria potrebbe trame. Nessuna decisione è stata presa fino ad ora circa allineamento Bulgaria ad altri Stati slavi, a mezzo di un passo che manifesti desiderio collaborare piano e partecipa re relative riunioni.

Tuttavia da parte questo Ministero affari esteri non si esclude che passo del genere venga deciso quanto prima, pur tenendo presente situazione giuridica Bulgaria ancora in regime armistiziale.

102

IL MINISTRO AL CAIRO, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 8727/068. il Cairo, 27 giugno 1947 (per . il 2 luglio) .

Presidente Consiglio e ministro affari esteri Nokrashy Pascià nel corso visita formale da me fattagli per chiedere fissazione udienza rea le, ha sottolineato sua convinzione che relazioni fra Italia ed Egitto, felicemente ristabilite con scambio regolari rappresentanti diplomatici, non potranno che migliorare in avvenire. Ha riconosciuto importanza futuro accordo tecnico per applicazione trattato Parigi che dovrà sbarazzare definitivamente terreno e consentire stabilimento più stretti rapporti fra due Paesi . A questo riguardo ho fatto notare necessità stringere a suo tempo accordi commerciali e culturali.

Nokrashy ha anche avuto parole di elogio per collettività italiana in Egitto ed ha concluso conversazione pregandomi trasmettere suo saluto al presidente De Gasperi ed al ministro Sforza, del quale ricordava perfettamente dichiarazioni circa necessità collaborazione Stati mediterranei.

Marcata cordialità Nokrashy, che mi ha trattenuto per tre quarti d'ora, cortesi accoglienze disposte al mio arrivo ad Alessandria ed al Cairo dove Governo si è fatto rappresentare, ampio rilievo datovi sulla stampa sono indici desiderio questi ambienti politici e giornalistici di riavvicinamento all'Italia, nel momento in cui relazioni con Inghilterra sono tutt'altro che cordiali dopo rottura trattative dirette, come pare con Francia a seguito ospitalità offerta ad Abdel Krim in Egitto e noto incidente piroscafo Faszia cui è stato rifiutato sbarco soccorsi militari in Tunisia.

D a ta per presentazione mie lettere credenziali è stata fissata per 30 corrente 1•


102 t Vedi D. 122.

103

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PER CORRIERE 8736/091. Washington , 27 giugno 1947 (per. il 2 luglio ) .

Riassumo il punto di vista del Dipartimento di Stato e di questi circoli dirigenti nel momento in cui ha inizio a Parigi la Conferenza tripartita per l'iniziativa Marshall:

l) Nelle conversazioni dei giorni scorsi con Attlee Bevin ecc., Clayton ha avuto modo di esporre il punto di vista americano già riferito a V.E. coi miei precedenti telegrammi. Pertanto -qui si rileva --Bevin, nel recarsi al convegno ha già un quadro esatto delle possibili reazioni di questo Governo alle soluzioni che potessero essere proposte a Parigi, specialmente da Molotov ed alle eventuali tendenze compromissorie francesi.

2) Secondo notizie qui pervenute da Londra gli inglesi condividerebbero il giudizio americano poco favorevole che channel del . programma europeo sia la Commissione economica delle Nazioni Unite. Le idee britanniche circa la costituzione dei vari comitati (per il carbone, la siderurgia, i trasporti, il commercio) la cui attività sarebbe armonizzata da uno «steering Committee» che mantenesse un collegamento con la predetta Commissione economica europea, sono qui unanimemente approvati anche dalla stampa, malgrado le contrarie idee di alcuni ambienti dell'O.N.U. Al riguardo con dubbia soddisfazione del Dipartimento si sembra qui attribuire a Trygve Lie --il quale avrebbe agito in stretto contatto con Gromyko e puntato sull'attività dello svedese Myrdal -una parte non indifferente nella accettazione sovietica dell'invito franco-inglese, nonostante i noti discorsi di Bevin e di Attlee. Del pari si rileva con soddisfazione l'intendimento inglese che il programma europeo debba essere ultimato per il )0 settembre prossimo.

3) Vi è qui una diffusa tendenza a ritenere che l'accettazione del Cremlino a partecipare alla conversazione possa coprire l'intenzione di intralciare lo studio prima e l'attuazione poi del piano Marshall. Si cita specialmente la tattica ostruzionistica e dilatoria che sarebbe stata costantemente tenuta dall'U.R.S.S. durante la prima fase dei lavori della Commissione economica europea delle N.U., cui Mosca si sarebbe decisa a partecipare dietro pressanti richieste della Cecoslovacchia e della Polonia.

4) D'altra parte, sebbene nulla, specie dopo i recenti commenti della Pravda sulle finalità di Marshall, lasci prevedere la possibilità di un mutamento della rotta politica sovietica nel senso di una effettiva collaborazione con gli Stati Uniti, qui si prende anche in considerazione l'eventualità che I'U .R.S.S. sia indotta a mostrare un atteggiamento più conciliativo per alcuni , o per tutti, dei seguenti motivi:

a) la situazione economica russa che potrebbe indurre Mosca a cercare di approfittare dell'aiuto offerto dall'America alla ricostruzione europea; b) la pressione dei Paesi di Europa orientale --specie la Polonia e la Cecoslovacchia -che, produttori di materie prime e generi alimentari ma bisognosi di

macchinari e merci lavorate, desiderano riprendere le loro tradizionali correnti di scambi con l'Occidente;

c) il timore dell'U .R.S.S. che una sua troppo aperta opposizione alla iniziativa Marshall, col conseguente pericolo di ritardare o diminuire di intensità l'aiuto americano alla ricostruzione europea, danneggi seriamente la posizione dei partiti di estrema sinistra in vari Paesi occidentali.

5) Si mostra specialmente qui di temere la possibilità che la Russia, cercando di contemperare gli anzidetti suoi possibili moventi, dimostri un atteggiamento conciliativo nello studio generale del programma europeo di aiuti, nella speranza di ottenere una sua quota di partecipazione agli aiuti americani, «come Paese che dalla guerra ha avuto le maggiori distruzioni». In tal senso si è qui ritenuto di interpretare l'accenno del noto comunicato «Tass» al potenziale economico degli Stati Uniti «rafforzatosi a causa della guerra». Ora qui si pensa che una siffatta richiesta russa impedirebbe la realizzazione dell'iniziativa Marshall date le inevitabili contrarie reazioni del Congresso. Con tale tattica l'U.R.S.S. potrebbe mirare al tempo stesso ad avvalorare la propria tesi propagandistica dei fini imperialistici del piano Marshall.

6) Infine si sottolinea qui la assoluta necessità dell'accordo delle Nazioni europee interessate per un inventario accurato e persuasivo delle risorse e dei bisogni del nostro continente; condizione prima, secondo quanto hanno concordemente dichiarato negli ultimi giorni il presidente e i segretari di Stato e del Tesoro, per una traduzione in atto della iniziativa americana. Si nutre al tempo stesso fiducia che tale accordo sarà comunque raggiunto, con o senza la partecipazione sovietica. Gli eventuali intralci sovietici non mancherebbero -qui si ama sottolineare --di ritorcersi contro Mosca, favorendo attraverso anche la reazione delle opinioni pubbliche che vedrebbero nell'D .R. S.S. la responsabile del fallimento dell'iniziativa americana, la creazione di una intesa economica stabilizzatrice tra le Nazioni occidentali.

104

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8575/490. Washìngton, 28 giugno 1947, ore 20,45 (per. ore 8 del 29).

Seguito miei telegrammi del 3 corrente e 17 corrente 1• Riassumo punti sostanziali comunicazione scritta pervenuta oggi da Dipartìmento di Stato:

l) Governo degli Stati Uniti ha sempre preso posizione per interpretazione estensiva regolamento Commissione economica europea che prevede ammissione


come europei non membri O.N.U. a scopo consultazione. Governo americano sostiene quindi che Paesi predetti, soprattutto se facenti parte già di altre organizzazioni economiche europee di emergenza, vengano invitati regolarmente partecipare maggior parte lavori.

2) In conformità principio accettato prima sessione Governo americano sosterrà partecipazione italiana a lavori importanza sostanziale della Commissione e di suoi organi sussidiari.

104 l Vedi DD. 7 e 64.
105

IL MINISTRO A QUITO, PERRONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9121/08. Quito, 28 giugno 1947 (per. il 9 luglio ) .

L'ambasciatore di Argentina in Quito mi ha ora informato di aver presentato pochi giorni fa a questo Ministero degli affari esteri una nota con la quale il suo Governo propone, in occasione della prossima Assemblea dell'O.N.U., di svolgere una energica azione per la sollecita revisione del trattato di pace italiano , azione che dovrebbe possibilmente compiersi per iniziativa di tutti gli Stati latino-americani congiuntamente.

La risposta ufficiale equatoriana non è ancora stata consegnata al predetto ambasciatore, il quale ha però già ricevuto verbalmente l'assicurazione di massima che essa sarà affermativa, in quanto coincide con il punto di vista già altre volte espresso dall'Equatore, completamente favorevole all'Italia e che giudica il suo trattato di pace ingiusto ed eccessivamente gravoso.

Parlandomi di questa questione il ministro degli affari esteri dottor Trujillo mi ha detto in tono scherzoso che io avevo tentato di sabotare la precedente analoga proposta eq uatoriana, allorché gli suggerii di sostituire la parola «revisione» con altra più anodina e blanda (vedi telegramma ministeriale 6334/c. del 22 aprile e mio telegramma per corriere n. 05 del 5 maggio) 1• Ciò, egli ha aggiunto, avrebbe costituito una inutile acquiescenza a delle suscettibilità assolutamente infondate di un «vicino del sud» con una sola deplorevole conseguenza: il quasi sicuro fallimento dell'azione proposta dall'Equatore a nostro favore.

Del resto, ha concluso, la fondatezza degli argomenti equatoriani nel respingere la nostra proposta, mantenendo la parola« revisione» (di cui alla nota trasmessa in copia a codesto ministero con mio rapporto riservato n. 496/185 del 21 maggio u.s.)2 è provata dall'attuale proposta Argentina di cui non ho potuto sinora avere il testo preciso , ma che sarebbe molto più radicale di quella ideata dal Governo equatoriano.


105 1 Vedi serie decima, vol. V. 2 Non pubblicato .

106

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 6672/984. Vienna, 28 giugno 1947 (per. i/]0 luglio).

Faccio seg uito al telespresso n. 6457/922 del 24 giugno 1947 1•

Ho continuato le mie conversazioni con i competenti funzionari di questo Ministero degli affari esteri circa il promemo ria austriaco sul problema della revisione delle opzioni che ho trasmesso a codesto ministero con la nota sopra citata.

Ho fatto rilevare ai miei interlocutori al riguardo che nell'interesse delle discussioni sarebbe stato conveniente che il memorandum stesso venisse sfrondato da quelle indica zio ni di carattere generale contenute nella sua prima parte che, senza avere alcuna conseguenza pratica al fine delle discussioni in corso, non possono contribuire ad un chiarimento della situazione.

A) Sembravano per esempio inutili, ai fini delle discussioni in corso, le dichiarazioni del Governo austriaco circa la nullità del cosiddetto accordo Hitler-Mussolini del 1939. Ho fatto notare che le osservazioni austriache secondo cui il Reich germanico non avrebbe avuto diritto di stipulare un accordo su popolazioni di stirpe austriaca mentre l'Austria era occupata con la forza mi sembravano fuori luogo tenendo presente che si trattava di decidere di popolazioni che facevano parte del Regno d 'Italia, le quali avrebbero potuto, se veramente pervase da affetto per l'Austria oppressa dalla Germania, rifiutare la loro opzione, come lo fece del resto una buona percentuale di esse. D'altra parte l'obiezione che tali accordi non furono approvati dalle organizzazioni costituzionali né pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale non corrisponde alla realtà almeno per quanto concerne la parte italiana perché ai sensi della Costituzione albertina dovevano essere so ttoposti all'approvazione del Parlamento solo i trattati che portava no mutamenti territoriali . Comunque gli accordi avevano avuto esecuzione medi ante leggi interne che erano state regolarmente pubblicate.

B) Ho poi aggiunto che, pur rendendomi conto dei motivi di caratte re politico che spingevano il Governo austriaco a richiederci che il nuovo progetto legislativo presentasse dei miglioramenti rispetto alle norme contenute nel progetto di legge che ebbe nell' agosto del 1946 l'approvazione dei rappresentanti della Si.idtiroler Volkspartei, mi sembrava giuridicamente insostenibile e anche obbiettivamente inutile il principio che il Governo austriaco aveva ritenuto di esprimere nella parte generale del memorandum secondo il quale il Governo italiano si sarebbe impegnato a dare al problema in parola una soluzione più ampia e più favorevole di quella contenuta nel progetto del 1946. Infatti , al momento delle trattative di Parigi il progetto di legge per la revisione delle opzioni del 1946 non era stato portato a conoscenza del Governo e, anche solo per questo motivo, un impegno giuridico in questo senso non poteva esistere. Non mi risultava inoltre che il Governo a ustriaco


avesse mai avuto conoscenza ufficiale del progetto in parola ma esso era stato solo tenuto presente come base di conversazione nelle trattative che questa rappresentanza aveva iniziato con questo Ministero degli affari esteri. Mi sembrava al riguardo che l'essenziale non fosse di trovare una soluzione formalmente migliore o peggiore di quella contenuta in un determinato progetto di legge, preso come base, ma di trovare il mezzo di sanare equamente una situazione. Potevo aggiungere che non mi risultava, dopo aver esaminato le osservazioni austriache, che anche obbiettivamente si potesse parlare 'di un peggioramento confrontando le clausole del secondo progetto rispetto a quelle del primo.

C) Scendendo poi a discutere i tre punti del memorandum stesso, ho voluto ricordare ai miei interlocutori che i motivi indicati nel memorandum per giustificare coloro che erano stati assunti nel 1939 negli uffici tedeschi indicati nell'art. 5 non corrispondevano alla realtà dei fatti. I veri motivi per cui tali persone erano state assunte nei detti uffici consistevano nel fatto che essi godevano per precedenti attività la fiducia completa delle autorità naziste. Era infatti strano che nel 1939-40, mentre i migliori austriaci erano perseguitati per la loro fede patriottica dalle autorità tedesche, vi fossero persone della stessa nazionalità che col pretesto di dover optare per lo Stato oppressore della loro Patria e che già aveva iniziato una guerra di aggressione, si prestassero ad una propaganda e ad una attività per far sgombrare l'Alto Adige e costringere molti dei loro conterranei a servire nell'esercito tedesco, mentre l'Italia era ancora neutrale. La verità era che le persone, allora designate con completa fiducia e approvazione delle autorità tedesche ad assumere l'incarico di provvedere all'emigrazione degli alto-atesini con una fervida opera degna di miglior causa, erano state già fin dal 1933-34 indiziate di attività nazista in Alto Adige. Ho ricordato a questo proposito che prima del 1939 solamente uno Stato in tutta l'Europa aveva adottato misure contro i nazisti e la loro propaganda. Questo era l'Italia che aveva dovuto prendere disposizioni severissime a difesa anche della stessa Austria contro i nazisti dell'Alto Adige i quali furono costretti a camuffare la loro attività nazista in società private, non potendo diventare membri del partito nazionalsocialista anche per la loro qualità di cittadini italiani. Queste erano le vere caratteristiche delle persone che avevano diretto gli uffici di emigrazione in Alto Adige. Facevo infine osservare che comunque le norme dell'articolo stesso non si applicavano a tutti coloro che avevano fatto parte degli uffici medesimi ma solo a quelli che avevano avuto posizioni importanti e che pertanto un contrasto sopra l'articolo in parola non sarebbe giustificato se si tenesse conto dell'interesse italiano ed austriaco di permettere a decine di migliaia di emigrati il definitivo ritorno in Patria, mentre la inibizione si riferisce solo ad una ristrettissima minoranza.

Dato il carattere sostanziale dell'art. 5 non ho ritenuto opportuno discutere i dettagli delle modificazioni suggerite, tranne che ho assolutamente rifiutato di accettare l'aggiunta «volontariamente» per coloro che avevano prestato servizio nelle S.S. e nella Gestapo, in quanto sarebbe facile a chiunque provare che la prestazione in questi corpi speciali era stata obbligatoria. Ho pure rifiutato la richiesta di cancellare l'espressione «propaganda per opzioni» poiché noi non potevamo dimenticare che il fanatismo e la faziosità di detta propaganda maggiormente influirono sulla emigrazione degli alto-atesini.

Desidero comunque esprimere il mio avviso personale che non vedrei il motivo di rifiutare la richiesta del Governo austriaco di mutare il cappello dell'articolo 5 nel senso che il solo fatto dell'aver rivestito importanti cariche comporti la esclusione della cittadinanza italiana. Infatti, ove l'incarico di dirigente degli uffici indicati fosse di per sé stesso motivo di esclusione, non si vedrebbe la ragione di ricorrere alla commissione, il cui compito si limiterebbe a constatare il fatto già di per sé stesso noto. Se il pensiero del legislatore italiano è quello di affidare alla commissione l'esame del caso e di concedere all'interessato la facoltà di difendersi, lo è perché alla carica da lui rivestita sono unite speciali caratteristiche che dovranno essere determinate.

D) Oltre alle osservazioni di massima già da me fatte su una eventuale applicazione dell'articolo 9 della nostra legge sulla cittadinanza, da me riferite nel rapporto n. 6467/929 del 24 giugno2 , risultava altresì dalla lettura del memorandum austriaco un patente errore di interpretazione dell'articolo stesso. Il memorandum austriaco infatti riteneva che l'art. 9 sancisse un riacquisto automatico della cittadinanza italiana a seguito della dichiarazione di revoca dell'opzione e della domanda di riacquisto. In realtà, come risulta chiaramente dal paragrafo 3° del succitato articolo, il riacquisto della cittadinanza italiana è subordinato al soggiorno di due anni in Italia oltre che dal permesso del Governo italiano. Sulla base del testo letterale dell'articolo ho potuto precisare il grave abbaglio preso dai redattori del memorandum; il ministro Leitmeier mi ha dichiarato che nel prossimo memorandum non si sarebbe fatto più parola dell'applicazione dell'art. 9.

Per quanto riguarda la formula di compromesso agli articoli Il e 12 si è insistito invece da parte austriaca affinché l'accoglimento delle domande presentate da parte degli optanti emigrati venga pronunciato, anziché dalla commissione prevista all'art. 6, dal prefetto di Bolzano. Ho fatto rilevare che se da parte italiana si era data tale facoltà alla commissione, ciò era appunto nell'intento di dare l'impressione della massima obbiettività, sottraendo la decisione ad un organo dello Stato italiano. Da parte austriaca si è tuttavia insistito sulla richiesta facendo presente che essa corrisponde ai voti dei rappresentanti dei circoli interessati. Faccio notare che il Governo austriaco, come me lo ha più volte aggiunto il ministro Leitmeier, tiene molto a che le competenze del prefetto o della commissione siano strettamente legate ai casi contemplati dall'art. 5. Naturalmente ho spiegato che non era possibile, in materia di riacquisto di cittadinanza, limitare il potere discrezionale del ministro dell'interno soprattutto nei confronti di coloro che, trovandosi all'estero, avrebbero potuto esercitare un'attività contraria agli interessi italiani. Facevo osservare che l'art. 5 era stato redatto per quegli alto-atesini che erano rimasti in Italia.

Il ministro Leitmeier ha particolarmente insistito su questa loro domanda facendo presente che questa era una delle richieste parlamentari degli alto-atesini per il timore che questo potere discrezionale lasciato al ministro dell'interno potesse far escludere dalla cittadinanza italiana un numero indeterminato di persone. Ho risposto che la procedura prevista dalla legge sulle opzioni era tale che avrebbe dato agli alto-atesini ogni garanzia che i casi sarebbero stati esaminati con la massima obbiettività e sarebbe stato ammesso ogni diritto di prova, mentre il


superiore esame del Consiglio di Stato avrebbe dato ulteriori garanzie che il procedimento si sarebbe svolto in piena normalità.

E) Per quanto concerneva il punto terzo della parte generale del memorandum in cui il Governo austriaco afferma che, anche secondo la legislazione italiana, gli optanti non emigrati non potevano giuridicamente acquistare la cittadinanza tedesca, ho fatto rilevare che l'art. 8 della nostra legge del giugno 1912 consente che la perdita della cittadinanza avvenga, col consenso del Governo italiano, senza il trasferimento del domicilio all 'estero. Tale consenso era stato a mio avviso dato con l'ulteriore accordo Buffarini-Bene del 1941 secondo il quale si ammetteva esplicitamente l'acquisto della cittadinanza tedesca anche prima del trasferimento della residenza. La prova migliore era data dal fatto che le autorità italiane avevano ammesso l'incorporazione in Italia di alto-atesini nell 'esercito tedesco e la partenza loro dal luogo di residenza come militari . Sarei comunque grato al riguardo a codesto ministero se volesse farmi conoscere, per mia informazione, in che forma, nel caso degli optanti non emigrati ma naturalizzati in Italia, tale consenso sia stato espresso .

F) Per quanto concerne infine il contenuto dell 'art.icolo 23 il Governo austriaco, in un primo momento , ha insistito affinché nel progetto di legge non venisse contenuta alcuna norma relativa alle questioni finanziarie connesse con le opzioni. Ho fatto presente che il problema, data la sua importanza, non poteva essere rinviato ; ho spiegato che l'osservazione austriaca relativa al testo dell 'articolo 19 del precedente progetto legislativo era dovuta ad una falsa interpretazione nella traduzione tedesca della dizione originale del decreto ed ho fatto notare che sarebbe impossibile non tener conto del fatto che vari rapporti giuridici di carattere economico, creatisi in seguito alle opzioni, dovevano considerarsi perfetti e pertanto non suscettibili di revisione. Da parte nostra si sarebbe gradito conoscere le osservazioni . del Governo austriaco, ma in nessun caso la soluzione del problema sarebbe stata rinviata e pertanto pregavo il ministro Leitmeier di farmi conoscere nel nuovo memorandum il punto di vista del Governo austriaco e i rilievi che si intendevano far presenti al Governo italiano.

106 l Vedi D. 92. 106 2 Vedi D. 93.
107

IL RAPPRESENTANTE A VIE NNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 6676/988. Vienna, 28 giugno 1947 (per. ili" luglio ) .

Mio telespresso n. 6457/922 del 24 giugno 1947 1•

In seguito alla conversazione avuta col ministro Leitmeier e col consigliere Kripp intesa a sfrondare il memorandum del 17 giugno e a togliere quelle parti che risultassero inesatte o errate è stato consegnato a questa rappresentanza un nuovo memo


randum in data 26 giugno. Il memorandum che allego contiene i rilievi del Governo austriaco al progetto di legge sulla revisione delle opzioni di cui avevo data comunicazione conformemente al telespresso di V.E. del 30 maggio 1947 n. 17214/782 .

Il nuovo memorandum austriaco presenta indubbiamente un'attenuazione in vari punti rispetto al punto di vista che questo ministro degli affari esteri aveva espresso nel suo memorandum del 17 giugno u.s. Se in esso non è stato tenuto conto di tutte le osservazioni da me fatte nelle recenti conversazioni con i funzionari di questo ministero, ciò è dovuto in parte, non soltanto a una certa rigidezza che ho dovuto riscontrare in alcuni dei miei interlocutori austriaci , ma anche alla necessità in cui il Governo austriaco si trova di poter dimostrare agli ambienti alto-atesini che esso non ha mancato di appoggiarne le richieste presso il Governo di Roma e che appunto il Governo italiano non le ha volute accogliere.

Nel testo che si acclude ho creduto opportuno di sottolineare i passi del memorandum che rappresentano o una nuova formulazione o una nuova rielaborazione. In particolare attiro l'attenzione di codesto ministero sulla formulazione dell 'art. 12 e dell'art. 23:

a) Mentre nel testo del memorandum del 17 giugno il Governo austriaco avrebbe desiderato l'applicaziòne dell 'art. 9 alla legge italiana del 1912 perché il riacquisto della cittadinanza da parte degli optanti emigrati potesse essere automatico, secondo la strana interpretazione già messa in rilievo nel passato memorandum, il desiderio suddetto è naturalmente scomparso, ma è restata integra la formula di compromesso. Questa sostanzialmente modifica la procedura per l'esame della domanda agli optanti emigrati, affidando in generale al prefetto la competenza circa la decisione e investendo la commissione solo per i casi contemplati nell'art.

5. Naturalmente la parte essenziale della proposta austriaca, a prescindere dalla modificazione di procedura, è quella di impegnare il giudizio della commissione solo per gli estremi contemplati nell 'art. 5 e non per altri motivi.

b) Per l'art. 23 il memorandum austriaco, mentre riconosce il nostro punto di vista di lasciare inalterati i contatti conclusi, esprime il desiderio che sia sospesa la vendita dei beni tuttora di proprietà dell 'Ente delle tre Venezie e che sia dato agli antichi proprietari un diritto di prelazione sulla base di un equo prezzo da stabilirsi da una commissione mista (naturalmente nello stesso senso della commissione di cui all'art. 7). Secondo quanto mi ha detto il ministro Leitmeier, il significato da darsi alla proposta suddetta è quello di non voler mutare la situazione giuridica per i beni che già si trovino in mani di terzi e di voler solo evitare la vendita di quelli che attualmente si trovano in possesso dell'ente suddetto.

c) Circa l' art. 5, il nuovo memorandum austriaco non contiene nessun mutamento di forma in confronto di quello del 17 giugno u.s. , nonostante le considerazioni da me fatte sul significato dell 'articolo stesso e sulle persone che il Governo italiano vorrebbe escludere dal riacquisto della cittadinanza italiana.

Durante le ultime conversazioni avute col ministro Leitmeier mi si è offerta più volte l'occasione di ripetere al mio interlocutore, sempre a titolo personale,


come le richieste del memorandum austriaco e le discussioni relative palesassero non solo un senso di sfiducia verso il Governo italiano ma il preciso desiderio che questi dovesse accettare la totalità degli alto-atesini, salvo i criminali di guerra o di diritto comune, senza tener conto che l'attività di molti optanti prima e dopo l' opzione era sempre pervasa da uno spirito anti-italiano e che ci risultava la loro tenace volontà di perseguire in Italia, una volta colà ritornati per la bontà del Governo di Roma, una politica intesa esclusivamente a staccare l'Alto Adige dall'Italia o quella comune di creare le premesse per il suo distacco quando si presentassero condizioni favorevoli. E sempre a titolo personale aggiungevo che da parte del Governo austriaco non era mai venuta una parola che assicurasse il Governo italiano circa la lealtà degli alto-atesini che sarebbero rientrati. E mentre il Governo italiano aveva dato ormai prove concrete del suo desiderio che l'Alto Adige acquistasse la sua autonomia sociale e culturale nel grande quadro delle autonomie regionali e in una collaborazione con tutte le altre parti d'Italia, rimaneva sempre nello sfondo delle nostre conversazioni l'ombra di dichiarazioni ufficiali che mantenevano integro il diritto dell'Austria sull'Alto Adige.

Il ministro Leitmeier in un precedente colloquio mi aveva domandato se a titolo personale io potessi suggerirgli qualche cosa che avesse potuto facilitare la nostra intesa e che avrebbe servito a chiarire i dubbi e i malintesi sorti o che potrebbero sorgere in seguito al regolamento delle opzioni. Gli risposi che se da parte del Governo austriaco si fosse esaminata l'opportunità di dare assicurazione che gli alto-atesini sarebbero tornati in Patria come leali cittadini italiani e che il Governo austriaco avrebbe espressa la sua riprovazione per ogni attività irredentistica o nazionalista degli alto-atesini , molte apprensioni del Governo italiano sarebbero cadute, in quanto esso avrebbe certamente visto nel Governo austriaco il desiderio di arrivare ad una sincera intesa con l'Italia.

Il ministro Leitmeier mi ringraziò di questo mio suggerimento e mi disse che avrebbe parlato al ministro Gruber al quale premeva che l'accordo con l'Italia potesse essere il più completo possibile.

Nell'ultimo colloquio, durante il quale il signor Leitmeier mi ha consegnato il definitivo memorandum , mi ha detto che il ministro Gruber lo aveva autorizzato di dirmi che il Governo austriaco , nel caso che si fosse raggiunto, come egli sperava, un accordo sul regolamento delle opzioni, avrebbe espresso al Governo italiano l'assicurazione da me desiderata in una formula il cui testo avrebbe dovuto essere stabilito di comune accordo, ma che grosso modo poteva così suonare: «La maniera amichevole con la quale è stata eseguita l'intesa De Gasperi-Gruber a Parigi per quanto concerne il regolamento degli optanti, offre al Governo austriaco l'occasione di esprimere il suo convincimento che gli optanti ritorneranno colà come leali cittadini, ciò che del resto il Governo austriaco ha ottenuto come assicurazione dagli stessi e alla cui assicurazione il Governo austriaco dà grande valore».

Ho ringraziato il ministro Leitmeier per quanto mi aveva detto , assicurandolo che avrei riferito a V.E. gli intendimenti del ministro Gruber. Gli facevo però osservare che logico coronamento di questa assicurazione avrebbe dovuto essere l'ulteriore dichiarazione che il Governo austriaco avrebbe altresì riprovato qualsiasi attività a lto-atesina diretta all'annessione dell'Alto Adige all 'Austria e a turbare cosi le buone relazioni tra i due Paesi .

Richiamandomi alle osservazioni da me fatte nel mio rapporto del 24 giugno

u.s. n. 6467/929 3 mi sembra che di questa possibilità di ottenere da parte austriaca una dichiarazione del genere suddetto si dovrebbe tener conto nell'esaminare le osservazioni austriache contenute nel memorandum che si acclude. Vorrei aggiungere al riguardo la mia impressione, basata ancor più che sul testo del memorandum austriaco, sul tono in cui si sono svolte le ultime conversazioni e sulle dichiarazioni fattemi da questo direttore degli affari politici , che ci si potrebbe trovare di fronte ad una svolta della politica austriaca nei nostri confronti, svolta che potrebbe preludere a più ampie possibilità di intesa, non solo nell'esecuzione dell'accordo di Parigi , ma anche su argomenti di carattere generale, come ho ritenuto opportuno di prospettare nel mio rapporto n. 6456/921 del 24 giugno u.s. 4 .

ALLEGATO

IL MINISTERO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA ALLA RAPPRESENTANZA A V.IENNA

PROMEMORIA. Vienna, 26 giugno 1947.

Der Empfang des Promemorias und des Entwurfes zu einem Geset z ùber die Regelung der Stidtiroler Optantenfrage , die vom Herrn Politischen Vertreter ltaliens in Wien am 28. Mai I.Js. tiberreicht worden sind, wird dankend bestiitigt.

Die osterreichische Regierung begrtisst es, dass auch die italieni sche Regierung die Losung der Optantenfrage als dringend betrachtet und dies nicht nur vom Standpunkt der osterreichisch-italienischen Beziehungen , sondern auch von jenem der Normalisierung des sozialen, wirtschaftlichen und politischen Lebens in Stidtirol , an dem die osterreichische Regierung und das osterreichische Volk stets lebhaften Anteil nehmen.

Die osterreichische Regierung begrtisst es auch , dass in einigen Belangen den in ihren << Vorlaufìgen Bemerkungen » a usgedruckten Wun sc hen italienischerseits Rechnung getragen wurde. Auch hat sie die Zusicherung im italienischen Memorandum, dass die heimlich zuriickgekehrten Optanten nicht werden a usgewiescn werden und dass diejenigen von ihnen , die sich in Anhaltelagern befìnden , entlassen werden sollen, so-wie dass die vor dem Krieg in Stidtirol wohnhaften Oesterreicher ihren friiheren Wohnsitz dortselbst werden wieder einnehmen konnen, mit Genugtuung zur Kenntnis genommen.

Von anderen Artikeln des neuen Gesetzentwurfes, und zwar gerade von solchen, die besondere Tragweite besitze n, muss jedoch beftirchtet werden, dass sie nicht zu einer befriedigenden Losung de s Problem s beitragen, zumal sie in wesentlichen Punkten sogar eine fi.ir die Optanten nachteilìgere Fassung gegentiber dem ersten italìenischen Entwurf aufweisen.

Bevo r auf die Einzelheiten eingegangen wird, so li zuniichst die grundsii.tzliche Auffassung der osterreichischen Regierung kurz dargestellt werden:

Wie der osterreichischen Regierung bekannt ist, teilt auch die italienische Regierung die Auftàssung, dass die Folgen des Hitlcr-Mussolìni-Abkommen s vom 23. ]uni 1939, das von der osterreichischen Regierung niemals als gi.iltig anerkannt wurde. ehestens zu beseitigen sind .

Die italienische Regierung hat dieser Auffassung in ihrem frtiheren Gesetzentwurf vom Frtihjahr 1946 bis z u einem gewissen Grade Rechnung getragen.


107 'Vedi D. 93. 4 Vedi D. 91.

Wenn nu n spater in Pa ris ve reinbart wurde, da ss Ita lien die Frage der Optanten im G eiste de r Billig keit und Grosszi.igigkeit und in Konsultation mit der osterreichi schen Regierun g re vidieren werde, kann diese Abmachung nach An sicht der osterrei chischen Regierun g nur dahin a usge legt werden , dass es di e Absicht de r itali enisch e n Regierun g war, diese Frage in einer weithe rzigeren Weise zu losen als di es im Gesetzentwurf vo m Jahre 1946 sch on sp o ntan von ihrer Seite vo rgesehen wa r; denn so nst wi.irde die der oste rrei chischen Regie run g eingeraumte Moglichkeit , ihre wi.insche vorzubringe n, jegliche n pra ktischen Wertes entbehren.

Diese Auffassun g hat die osterreichische Regierung den Vo rschlagen zu grunde gelegt , di e in ihren « Vorlaufigen Bemerkungen » enth a lten sind , und von ihr ausgehend hat sie auch de n ihr iibermittelten neuen Gesetzentwurf einem Studium unterzogen . Sie ist dabei bestrebt, den von der italieni schen R egierung bea bsichtigten Regelungen , soweit nur irgend moglich zu zustimmen, wenn dies ohne Beeintrachtigung des Prinzips geschehen kann, dass sie auf keinen Fa ll ein e Verschlechterung der Lage der Optanten im Vergleich zum fri.iheren Entwurf bed euten und derselbe , wo dies der osterreichischen Regierung unbedingt erforderlich erscheint und es sich mn vitale lnleressen der Siidtiroler handelt, ent sprechend verbesse rt werde. In diesem Geiste ist sie auch berei t, einige der in den « Yorlà uligen Bemerkungen» erwii hnten Wi.insche fallen zu lasse n, so z.B. dass die Opta nten nach Artikel l keine Erkl ii rung a bzugeben haben, sowie dass ein e Appellkommission eingerichtet werde.

Es gibt aber Bestimmungen im neu en Gesetzentwurf, die die osterreichi sc he R egierung nic ht al s geeignet ansieht , fi.ir ein e da uerhafte Regelung der Opta ntenfrage un d ein e Befriedung der Gemi.iter Vo rsorge zu t reffen und bezi.iglich derer sie Abanderungen anregen zu sollen gla ubt , vo n deren Grundged a nk en sie im Inte resse der Sache nicht abge hen ko nnte. Di cse Bestimmungen sin d di e folgenden:

1.) lm Artikel 5 za hlt die ita lieni sche R egierun g eine Reihe von FiHien a uf, in welchen sogenannte ein gebiirge rte nicht abgewanderte Optanten ebenso wie abgewan derte vo n der Staatsbi.ir gerschaft a usgesc hlosse n, Optante n, die ita lieni sche St aatsbiirger ge blieben sind , abe r den Sankti o nen des Artikel s 24 unt erworfen werden sollen . Dieser Artikel 5 ist daher -·-a uch a bgesehen vo n d er spiite r zu ero rternden F rage, wen di e Au ssc bliessun g vo n der Staatsbiirgerschaft und wen die Bestimmungen des Artikels 24 treffen sollen -von einschneidender Bedeutung. Die ost erreic hische Regie rung ha t sic he rlich nicht die Absicht , wirklicb nazisti sche Pa rteigii nger , Kriegsverbrecher, Koll a bora nten, Denunzianten oder andere E lemente diese r Art zu sc hiitzen . Sie muss sich jedoch mit allem Nachdruck dafi.ir einse tze n, dass die gewiss berechti gten Vork ehrun gen zu r A bwehr solcher Perso ne n nicht durch ali z u weite F assung der betreffenden Gesetzbestimmungen auch and e re Pe rsonengruppen treffen konnen, denen k einerlei wirkli ches Verschulden beigemessen werden kann, die aber infol ge ihrer Bildung od er Berufsstellung zu besonderen Aufga ben im offentlich en Die nst , in sbeso ndere im Zuge d er Umsidlungsakti o n herangezogen wurde n od er di e vielleich t durch bet ontes Fes thalt en am Tiro ler Vol ks tum sich in manchen Kreisen missli ebig gem ac bt haben.

W as di e Aufzahlung vo n Stell en und Àmte rn in Arti kel 5 anlangt , so ist zu sagen: infolge d er Option ha t ein Grossteil der Si.idtiroler Intelligenz kreise ( Beamte, Angestellt , Wi r tschaft sj uri sten. Recht sa nwalte, Ba nkl eute) entweder di rekt ihre Stellungen verloren oder zuminde st in ih re r Beschiiftigun g ausserordentlich e Einbusse erlitten. Andererseits mussten die deutsche n St ellen , um wie urspri.inglic b bea bsichti gt, in drei Jahren rund

200.000 Siidtiroler umsied eln zu ko nnen, mi t sehr grossem Personalaufwand arbeiten; si e benotigten insbesond ere K ra fte , die mit der italieni schen Sprac he und mit den ortlich en R ec hts-und Wirtschaft sverh iiltni ssen vertraut waren . Es ergab sich da her vo n selbst, dass eine seh r grosse Anza hl vo n beschiiftigungslo s gewo rdenen An gehorigen der Intellige nzberufe bei diesen Stellen A rbeit sucht e und fa nd . Wahre nd de r de utschen Besetzung kam di e Umsiedlung z wa r zu einem gewi ssen Stillstand, doch wu rde es dafi.ir notwendig, fiir di e einheimische Bevòlkerung mòglichst viele deut schsprachige Beamte einzustellen. In beiden Fallen handelte es sich im wesentlichen um administrative und wirtschaftliche Tatigkeiten. Es soli nicht bestritten werden, dass einzelne von den Genannten ihre Stellung missbraucht oder sich dabei irgendwelcher Gehassigkeiten schuldig gemacht haben mogen. Dies kann aber zweifellos nur fiir eine kleine Minderheit zutreffen. Die blosse Tatsache der Betatigung im Offentlichen Dienst, insbesondere im Zuge der Umsiedlungsaktion, kann daher keineswegs als ausreichend angesehen werden, um eine so schwerwiegende Sanktion, wie es der Ausschluss von der italienischen Staatsangehòrigkeit und damit der Verlust der Heimat ist, nach sich zu sehen; es muss vielmehr, damit eine solche Sanktion als angemesscn erachtet werden kònne, noch ein bcsonders qualifiziertes strafwiirdiges Verhalten des betreffenden Optanten bei der Ausiibung der betreffenden Funktion hinzukommen. !m ersten italienischen Entwurf ist dieser Notwendigkeit, wenn auch nicht in durchwegs entsprechender Form, Rechnung getragen worden. In dem neuen Entwurf dagegen sind diese notwendingen Beisatze ganzlich weggefallen.

Fiir die òsterreichische Regierung ergibt sich hieraus die unbedingte Notwendigkeit, die italienische Regierung zu bitten, die einschlagigen Bestimmungen des Entwurfes einer Revision zu unterziehen und zwar in der Weise, dass in Absatz l dieses Artikels die Worte «sind ausgeschlossen» durch die Worte «konnen ausgeschlossen werden» ersetzt werden und dass zu den Aufzahlungen des Artikels 5, Absatz l, jeweils Beisatze gemacht werden, die klar zum Ausdruck bringen , dass nicht die Funktion als solche den Ausschluss begriindet, sondern lediglich ihre Ausniitung zu Akten besonderer Parteilichkeit oder Gehassigkeit. Die òsterreichische Regierung behiilt sich vor, hierzu im besonderen Teile ihrer Ausfiihrungen noch spezielle Vorschlage zu machen.

2.) Was die abgewanderten in Deutschland eingebiirgcrten Optanten betrifft, so wiirde es dem Grundgedanken, der nach Meinung der beiden Regierungen dem Gesetz zugrunde liegen solite, namlich dem Bestreben, die Folgen des Hitler-Mussolini Abkommens nach Mòglichkeit riickgangig zu machen , entsprechen , dass diese Optanten der Riickerwerb der italienischen Staatsbiirgerschaft moglichst erleichtert werde. Diese Gruppe ist jener Teil der Optanten, der vom ausgeiibten Druck der damaligen italienischen Regierung einerseits, der deutschen Abwanderungsamter andererseits zuerst und am starksten erfasst wurde oder durch die wirtschaftlichen Unterdruckungsmassnahmen der faschistischen Regierung in besondere Not geraten war. Die Abwanderung dieser Personen kann daher keineswegs als ein Akt der Illoyalitat oder als Grund einer besonderen Verantwortlichkeit gegeniiber dem italienischen Staate ausgelegt werden. Es liegt vielmehr keinerlei Anlass vor, die Abgewanderten beim Riickerwerb der italienischen Staatsbiirgerschaft erschwerenden Sonderbestimmungen zu unterwerfen. Die osterreichische Regierung glaubt daher, dass auch diesen Optanten der Rechtsanspruch zuerkannt werden solle, die italienische Staatsbiirgerschaft wieder zu gewinnen. Hierbei sollten nur die Ausschliessungsgriinde des Artikels 5 in der von ihr vorgeschlagenen Fassung fiir diese Gruppe Anweodung finden diirfen .

Zumindest miisste eine Regelung gefunden werden, welche der Zuerkennung des Rechtsanspruches in der Wirkung gleichkommt.

3.) Oben wurde erwahnt, dass die Frage, wen auf Grund des Artikels 5 die Ausschliessung von der Staatsbiirgerschaft und wen die Sanktionen des Artikels 24 treffen sollen, noch zu erortern sein wird. Die italienische Regierung geht von der Ansicht aus, dass die nicht abgewanderten Optanten, welche von Deutschland eingebiirgert worden sind; die italienische Staatsbiirgerschaft verloren und die deutsche erworben hatten. Diese Annahme scheint der osterreichischen Regierung aus rechtlichen Griinden nicht zutreffend zu sein. Artikel 8 d es italienischen Staatsbiirgerschaftsgesetzes vom 13. Juli 1912, N r. 555, der durch das Gesetz vom 21. August 1939 nicht aufgehoben wurde, macht den Verlust der italienischen Staatsburgerschaft ausdriicklich von der Verlegung des Wohnsitzes ins Ausland abhangig und die von der italienischen und deutschen Regierung am 21. Oktober 1939 einverstandlich herausgegebenen sogenannten Richtlinien bestatigen im Artikel 12 diese Bedingung. Im Artikel 8 ist allerdings zu Punkt l und 2 eine Dispens von der Verlegung des Wohnsitzes ins Ausland vorgesehen. Diese Dispens hiitte durch ein Dekret des Innenministeriums entweder generell fiir alle Optanten oder individuell in jedem einzelnen Falle erteilt werden miissen. Eine solche Dispens ist aber weder in der einen noch in der anderen Form je erteilt werden.

Es ist iiberdies durchaus fraglich , ob der Erwerb der deutschen Staatsbiirgerschaft ohne Verlegung des Wohnsitzes nach Deutschland rechtlich zulassig war. Denn das deutsche Reichsstaatsbiirgerschaftsgesetz $$ 7,8,13 und gestattet die Verleihung der deutschen Staatsbiirgerschaft nur an in einer Gemeinde d es Reiches wohnhafte Personen: Reichsgesetz vom 22.VL1913, RGBI. I 583.

1st die nach Ansicht der osterreichischen Regierung allein richtige Auffassung zutreffend , dass auch diese Optanten, weil sie ihren Wohnsitz nicht ins Ausland verlegt haben , italienische Staatsbiirger geblieben sind (eine Auffassung, die iibrigens auch von der faschistischen Regierung bis Aprii 1945 vertreten wurde) so ist kein Grund einzusehen, warum die in den Artikeln l und 2 des italienischen neuen Entwurfes behandelten Personen unterschiedlichen Bestimmungen unterliegen sollen und warum insbesondere die in Artikel 2 genannten Optanten bei Vorliegen der Vora ussetzungen des Artikels 5 von der italienischen Staatsbiirgerschaft ausgeschlossen sein und nicht bloss den Sanktionen des Artikels 24 unterliegen sollen.

Nach diese n grundsatzlichen Bemerkungen zu jenen Bestimmungen, die nach Ansicht der osterreichischen Regierung von iiberragender Bedeutung sind, sollen im Folgenden die einzelnen Artikel des Gesetzentwurfes besprochen und dabei insbesondere auf jene Stellen verwiesen werden, welche eine Verschlechterung gegeniiber dem friiheren Entwurf der italienischen Regierung darstellen und daher der osterreichischen Regierung schon aus diesem Grunde nicht annehmbar erscheinen.

Zu Art. l und 3 -Dass die Versaumnis der Frist schon den Verlust der Staatsbiirgerschaft zur Folge haben soli, ist bei den gegebenen ortlichen Verhiiltnissen eine zu schwerwiegende Sanktion . Als Korrektiv gegen unverschuldete Fristversàumnis wird eine Nachfrist von mindestens einen Monat bei Vorliegen triftiger Griinde vorgeschlagen. Ob solche triftige Griinde vorliegen, solite die nach Art. 6 einzusetzende Kommission im Sinne des Wohlwollens und der Billigkeit entscheiden.

Zu Art. 2 -Es wird auf das in den allgemeinen Ausfiihrungen Seite 6 und 7 Gesagte verwiesen und dazu nach folgendes bemerkt: In diesem Artikel ist auch von der Erwerbung der deutschen Staatsbiirgerschaft «auf andere Weise» (als durch Einhandigung der Einbiirgerungsurkunde) die Rede. Der osterreichischen Regierung ist nicht bekannt, auf welche andere Weise als durch Wohnsitzbegriindung in Deutschland unter Einhandigung der Einbiirgerungsurkunde nach dem Reichsgesetz vom 22.VL1913 , RGBL I 583, die deutsche Staatsbiirgerschaft batte erworben werden konnen. Keinesfalls geniigte beispielsweise hierzu die Streichung aus den italienischen Staatsbiirgerschaftslisten z.B. gelegentlich einer Ausund Riickreise ohne Wohnsitzverlegung ; solche Streichungen sollen haufig vorgekommen sein. Die osterreichische Regierung ist daher der Ansicht, dass dieser Beisatz wegfallen soli. Eine klare rechtliche Definierung ist in dieser Hinsicht insbesondere mit Riicksicht auf Art. 15 notwendig.

Im zweiten Absatz solite dann festgestellt werden, dass die Eigenschaft als italienischer Staatsbiirger stets beibehalten wurde oder mindestens, dass derjenige, der die Erklarung nach Art. 2 abgibt, so angesehen wird, als ober die italianische Staatsbiirgerschaft stets beibehalten hatte. Die osterr. Bundesregierung mochte die Aufmerksamkeit der italienischen Regierung insbesondere auf die Notwendigkeit lenken, dafiir Sicherung zu schaffen, dass das auslandische Vermogen dieser Optantengruppe nicht als deutsches Eigentum zu Reparationszwecken

beschlagnahmt werde. dies zu erreichen lìegt sicherlich auch im italienischen Interesse, dies konnte nach osterr. Auffassung am besten durch die erwahnte Festsetzung der ex tunc Wirkung bewirkt werden, da unter Umstandcn der Nachweis der italienischen Staatsbiirgerschaft zu einem friiheren Stichtage erforderlich sein konnte. Auch im allgemeinen wiirde dadurch eine klare Rechtslage geschaffen.

Zu Art. 3 --Fiir die Abgewanderten ist dìe Frist von einem Jahr fiir die Abgabe der Erklarung zu kurz, vor allem weil in dieser Zeitspanne die vermogensrechtlichen Fragen noch kaum geklart sein werden.

Zu Art. 4 -Die osterr. Regierung wiirde Wert darauf legen, dass iiber die Erklarung naeh Art. l, 2 und Il von den ìtalienischen Einreichungsstellen Empfangsbestiitigungen ausgefolgt werden.

Zu Art. 5 -Auf die Ausfiihrungen des allgemeinen Teiles Seite 3 und 4 wird verwiesen. Im einzelnen ware noch zu bemerken: Die osterr. Regierung Jegt -·-·· wie auf Seite 4 hervorgehoben ···--· Wert darauf, dass in Absatz l dieses Artikels die Worte «sind ausgeschlossen » durch die Worte «konnen ausgeschlossen werden» ersetzt werden; des weiteren, dass im Punkt l die Worte «wichtige Stellungen» durch die Worte «leitende Stellungen» ersetzt werden; ferner, dass nach den Worten «sogenannte Operationszone Alpenvorland angehort>> ein Beisatz cingefiigt werde: «Und in diesen Eigenschaften einen besonders schweren Fanatismus oder bosartige nazistische Parteigangerei durch Wort und Tat bekundet haben». Im restlichen Teil des Absatzes l von Artikel 5 ware vor den Worten «oder im SD oder in der Gestapo Dienst geleistet haben>> der Beisatz «freiwillig» einzuschalten, sowie der im friiheren ital. Entwurf gemachte Beisatz beizubehalten: «... ausser wenn sich ergibt, dass sie nicht wegen (nazistischen) Fanatismus oder (nazistischer) Parteigangerei gefahrlich sind». Der letzte Teil dieses Absatzes ware zu streichen, da die Option ja damals von der italien. Regierung nicht nur zugelassen, sondern ihr erwiinscht war, und die Propaganda fiir die Option also nicht bestraft werden kann. Was die anderen zwischen 23.VI.l939 und 5. V.l945 ausgeiibten Tatigkeiten betrifft, so ist dieser Ausdruck sehr unbestimmt und jeder Auslegung fahig. so dass sich die osterr. Regierung gegen seine Beibehaltung aussprechen muss. Auf alle Falle wird bemerkt, dass im friiheren Entwurf nur von <<grossem Fanatismus oder schwerer nazistischer Parteinahme>> die Rede war. Zu Absatz 3 wiirde die osterr. Regierung ersuchcn, stati << Grausamkeiten >> die Worte <<schwere Akte von Grausamkeiten >> zu setzen. Sie erinnert weiter daran, dass in den «Yorlaufigen Bemerkungen noch am Erfordernis der gerichtlichen Yerurteilung wegen dieser Aktc festgehalten wurde.

Zu Art. 7 --Es darf auf den grundsatzlichen Standpunkt verwiesen werden, dass der neue Entwurf keine Yerschlechterung gegeniiber dem friiheren enthalten soli. Eine solche Veranderung zu Ungunsten der Betroffenen liegt aber in der Bestimmung, dass der Kommission die Initiative zur Einleitung cles Einspruchsverfahrens entzogen und lediglich dem Prafekten ùberlassen ist, sowie in der Verlangerung der frùher festgesetzten Einspruchsfrist von 3 Monaten auf 6 Monate. Es scheine weiters im Interesse der Beteiligten wiinschenswert, dass die Benachrichtigung iiber die Einleitung cles Einspruchverfahrens mit kurzer Begriindung versehen sei und dass bei Postzustellung der Benacbrichtigung diese mit Riickschein erfolge.

Zu Art . 8 --Als Frist zur Abgabe des Ausschliessungsgutachtens der Kommission wiirden der osterr. Regierung drei Monate geniigend erscheinen statt 6 Monate. In Absatz 2 ist ihre Verlangerung ohne jede Einschrankung vorgesehen, was leicht zur Regel werden konnte. Es wird daher vorgescblagen, dass die Frist nur einmal und zwar um hochstens drei Monate verliingert werden kann. Eine Sonderbestimmung fiir die im Ausland Weilenden hinsichtlich Vorladung und Rechtfertigungsmoglichkeit miisste aufgenommen werden. Ebenso miisste eine Frist fiir die Entscheidung des Ministeriums, etwa drei Monale nach Abgabe des Kommissionsgutachtens festgesetzt werden. Die Einhaltung der Fristen miisste sichergestellt werden, z.B. durch die Bestimmung, dass der fruchtlose Abl a uf der Frist als Zustimmung zur ErkUir-bezw. Abwei sung des Einspruches gilt.

Zu Art. 9 -Es wird beantragt, die Bestimmung des friiheren Entwurfes wenigstens insoweit wieder herz ustellen , als der Minister des lnneren , falls er sich das zu Gunsten des Betroffenen lautende Gutachten der Kommission nicht zu eigen macht, seine Entscheidung begriindet.

Zu Art. Il -Auf die Bemerkung im allgemeinen Teil Seite 5 und 6 wird verwiesen. Die Frist von zwei Jahren zur Einreichung der Erklarung ware wiinschen swert , da die Klarstellung der vermi.igensrechtlichen Seite kaum friiher erzielt werden wird. Ein Kompromissvorschlag, der dem italienischen Sta ndpunkt (individuelle Erledigung jedes Einzelfalles) gerecht wird, ist in der Beilage enthalten.

Zu Art. 12 -Da fiir die Abgewanderten eine Erklarung mit konstituti ver Wirkung vorgeschlagen wurde, miisste das fiir sie vorgesehene Verfahren dem fiir die Nicht a bgewanderten (Art. 2 und 3) angeglichen werden, mit Ausnahme der Frist von 2 Ja hre n fi.ir die Abgabe der Erklarung. Der oben Z U Art. Il erwahnte Kompromissvo rschlag bezieht sich auch auf Art. 12.

Zu Art. 14 -In den letzten zwei Zeilen des Absatzes 2, die gegeniiber dem friiheren Entwurf neu sind , mi.isste zur Vermeidung von Missverstandnissen aufgeklart werden, da ss nur ein i.ifTentliches Dienst verh altnis mit Wohnsitz im Ausland gemeint ist.

Zu An. 15 --Siehe den allgemeinen Teil dieses Pro memorias und die Bemerkungen z u Art. 2. Der Ausschluss von der Staa tsbiirgerschaft miisste a uf jene Personen eingeschrankt werden , die wissentlich die Einhandigung der Einbi.irgerungsurkunde verschwiegen haben.

Zu Art. 16 -Die i.isterr. Bundesregierung nimmt a n, dass dieser Artikel so auszulegen sei, dass sich der Ausschluss des Ehegatten und Vaters im allgemeinen nicht auf die Frau und die minderjahrigen Kinder erstrecke. Eine diesbeziigliche ausdri.ickliche Feststellung sc hiene erwi.inscht.

Nach Ansicht der i.isterr. Regierung ware in einem weiteren Artikel eine Li.icke des Gesetzentwurfes auszufi.illen. Es solite a usdriicklich bestimmt werden, dass diejenigen Personen , welche ohne persi.inlich e Erklarung Opta nten geworden sind (Ehefra u oder minderjahrige Kinder) , die Widerrufungserklarung im eigenen Namen abgeben ki.innen , wenn beispielsweise der Ehegatte weggefallen ist oder die Betreffenden grossjiihrig geworden sind.

Zu Art. 17 -Es werden die Gri.inde nicht verkannt, die dafiir sprechen, dass wer freiwillig eine zweite Staat sbiirgerschaft erworben hat , nicht der Vergiinstigung aus dieser Regelun g teilhaftig werden soli. Es wird aber i.isterreichischerseits a ngestrebt, dass jene, die die i.isterr. Staatsbiirgerschaft erworben haben , sich trotzdem fi.ir den Wiedererwerb der italienischen Staatsbi.irgerschaft erklaren ki.innen.

Ferner solite jenen Siidtirolerinnen , die optiert und in der Folge einen a usl a ndi schen Staatsangehi.irigen geheiratet h aben , der mittlerweile gestorben oder verschollen ist od. von dem sie geschieden wurden in a naloger Anwendung der diesbeziiglichen Bestimmungen in der Gesetzgebung anderer Staaten eine erleichterte Wiederewerbung der italienischen Staatsbi.irgerschaft gesichert werden.

Zu Art. 18 -Es wiirde begriisst werden, wenn Vorso rge getroffen wiirde , dass die Eintragungen in den Registern in ki.irze ster Frist nach Abgabe der Erklarung verfiigt werde.

Zu Art. 23 -Diese r Artikel beri.ihrt die vermogensrechtlichen Folgen der Optionen , deren Regelung wegen ihrer Kompliziertheit einem besonderen Studium und einer besonderen Kon sultation vorbehalten bleiben sollte.

Was speziell die Aufrechterhaltung der i.iber d as Umsiedlervermogen abgeschlossenen Vertrage betrifft, so wi.irde sich die osterr. Regierung mit dem Standpunkt, dass dieselben aufrecht bleiben, einverstanden erkliiren konnen, vorausgesetzt, dass die noch in Handen der Auffanggesellschaften befindlichen Vermogenschaften nicht veraussert oder belaste! werden und auf dieselben ein Ri.ickk a ufrecht fi.ir die Optanten eingeri:iumt wird . Die Einzelheiten mi.issten gesondert geregelt werden, wobei unter anderem die Einsetzung einer gemischten Kommission zur Festsetzung des Ri.ickkaufwertes zweckmassig erschiene .

Zu Art. 24 -Dieser wi.irde in der gegenwiirtigen Fassung offenbar gegen die gewahrleistete Gleichberechtigung der italienischen Staatsbi.irger deutscher Zunge mit jenen i tal. Zunge verstossen. Es ist nicht einzusehen, warum das Gesetzdekret vom 20.IV.l945 , Nr. 149 nicht auf die ital. Staatsbi.irger, die Optanten waren , wegen derselben Tatbestande (Art. l des Gesetzdekretes) in derselben Form und mit denselben Fristen Angewendet werden konnte, wie auf andere italienische Staatsbi.irger, wobei 1ediglich « nazistisch» u . «faschisti sch » einander gleichzusetzen wi:iren, keineswegs aber etwa «leitende Stellen in der faschistischen Partei » mit leitenden Verwaltungsstellen, wie dies bei Heranziehung des Art. 5 des vorliegenden Entwurfes der Fall ware. Dann wi.irde faschistische und nazistische Betatigung im Sinne dieses Gesetzdekretes vollkommen g1eich behande1t werden. Wollte man aber entgegen dieser Ansicht den Art. 5 des vorliegenden Entwurfes anwenden, dann mi.isste konsequenterweise auch die Entscheidung der nach Art. 6 desselben eingesetzten Kommission zustehen und das Verfahren innerhalb der Einspruchsfrist von drei bezw. sechs Monaten nach Erklarungsabgabe einge1eitet werden.

VORSCHLAG ZU EINER KOMPROMISSLÒSUNG HINSICHTLICH DER ABGEWANDERTEN

Art. Il -Wer als ital. Staatsbi.irger auf Grund des Gesetzes vom 21. Aug. 1939 Nr. 1241 oder der ita l.-deutschen Vereinbarungen des Jahres 1939 und der folgenden Jahre die deutsche Staatsbi.irgerschaft erworben ha t und vor oder nach der Option seinen Wohnsitz im Ausland genommen hat, a uch wenn er in der Folge von neuem nach Italien iibersiedelte , kann erklaren, die Option zu widerrufen , auf die deutsc he Staatsbi.irgerschaft zu verzichten und die ital. Staatsbi.irgerschaft wieder erwerben zu wollen. Diese Erkliirungen mi.issen in den im Art. 3 & 4 dieses Dekretes vorgesehenen Formen und Fristen eingereicht werden.

Art. 12 -Die Erk1i:i rungen nach Art. I l bedi.irfen der Annahme durch die ital. Regierung. Die Annahmeerklarung wird i.iber De1egierung des Ministers des Innern vom Priifekten der Provinz Bozen erteilt. Die Annahme kann verweigert werden, wenn einer der im Art. 5 vo rgesehenen Ausschliessungsgri.inde vorliegt. Der Priifekt kann vor Erteilung der Annahmeerklarung das Gutachten der gemi:iss Art. 6 eingesetzten Kommission einholen.

Falls der Pri:ifekt der Ansicht ist , dass ein Ausschliessungsgrund nach Art. 5 vorliegt, ist das Gutachten der nach Art. 6 eingesetzten Kommission einzuholen. Vor dessen Abgabe sind die Ausfi.ihrungen des Betroffenen zu horen. Diese konnen auch schriftlich eingereicht werden. Die Zustellung der Vorladung vor die Kommission erfolgt gemiiss Art. 7, 2. , 3. & 4. Absatz. Sodann sind die Akten dem Innenminister vorzulegen, welcher entscheidet. Die Verfiigung, mit der die Annahme abgelehnt wird , ist nach Anhorung des Staatrates zu erlassen.

Die Annahmeerkli:irung nach Absat z I und die Àusserung der Kommission nach Absat z 2 sind innerhalb 6 Monaten nach Ùberreichung der Erklarung abzugeben. Die Entscheidung des Mini sters gemi:iss dem vorigen Absatz 2 erfolgt inn erhalb von 3 (a llenfalls 6) Monaten nach Abgabe des Kommissionsgutachtens .

Falls innerh a lb der vorgenannten Fristen eine Annahme, Àusserung oder Entscheidung nicht erfolgt, gilt dies als Zustimmung zur Erklarung.

107 l Ved i D . 92. 107 2 Vedi serie decima , vol. V.
108

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 8653/384-385. Parigi, 30 giugno 1947, ore 21,15 (per. ore 9 del r luglio).

Chauvel per incarico di Bidault mi ha chiamato stamane per tenermi al corrente risultati Conferenza a Tre. Mi ha detto che finora atteggiamento russo è stato riservato e diffidente ma non ostruzionistico.

Hanno cominciato col proporre che si rivolgano agli americani una serie di richieste: di particolare hanno proposto di chiedere agli americani quantitativamente e qualitativamente che cosa siano disposti a mettere a disposizione Europa per sua ricostruzione. Da parte francese ed inglese si è fatto presente che richieste del genere erano inutili poiché americani stessi non sarebbero stati in grado di rispondere. Americani hanno costituito essi stessi Comitato statistico per stabilire ammontare risorse che eventualmente possono essere messe a disposizione. Russi dopo molte esitazioni hanno accettato questo punto vista.

Hanno chiesto poi informazioni su accordi Bevin-Bidault: hanno finito per accettare facendo mostra di crederci poco che loro decisioni si erano limitate ad invito a Russia. In quanto ulteriori lavori, russi hanno fatto chiaramente comprendere che essi intendono funzioni conferenza come ente che dovrebbe collezionare meccanicamente bisogni e richieste singoli Stati europei: una specie di casella postale inter-europea per richieste all'America. Da parte francese ed inglese è stato viceversa insistito su necessità coordinamento vari Paesi e richieste europee in modo da vedere in primo luogo quello che Paesi europei possono fare per aiutarsi a vicenda sia per assistenza che per sviluppo produzione; in secondo luogo occorre procedere preparazione piano di unione europeo per razionalizzare sviluppo produzione che deve in certo senso superare e armonizzare piano nazionale.

A questo punto ci si è urtati a resistenza sovietica sia per quello che concerne Russia stessa, sia per quello che concerne satelliti. Sempre secondo Chauvel sarebbe intenzione francese cercare mantenere presente conferenza nei limiti procedura: essi sperano poter entrare discussione fondo questioni ma riuscire in un paio di giorni delineare piano ulteriori lavori a base più larga.

Idea francese è che ci dovrebbe essere Comitato direttivo coordinatore composto pochi membri che avrebbe funzioni animatore, sotto di cui una serie di comitati tecnici per l'esame delle varie questioni: francesi insistono loro idea quattro comitati ma non si rifiutano esaminare opportunità creare comitati più numerosi.

Essi sperano, restando sul terreno stretta procedura, portare Russia a prendere parte seconda fase lavori e si rendono conto che sotto idea russa addizione meccanica piani e bisogni nazionali si nasconde evidente finalità politica e che contrasto con tesi franco-inglese è molto più profondo di quanto possa sembrare. Vorrebbero però che nella peggiore delle ipotesi poca volontà collaborare Russia e necessità andare avanti senza di loro venga in luce in sede di lavoro tecnico e pratico dei singoli comitati e non in luce puramente politica.

Pur non nascondendosi difficoltà atteggiamento russo, francesi ritengono che con abilità e pazienza si possa mettere russi nella necessità di collaborare con i tecnici americani. Essi ritengono che Russia si trovi in posizione delicata di fronte suoi satelliti i quali sono invece assai ansiosi partecipare aiuti americani. Questo metterebbe Russia in difficoltà per rifiutare. Personalmente condivido poco questo ottimismo.

Chauvel mi ha poi detto che Bidault ha fatto presente sabato necessità presenza Italia senza incontrare altre obiezioni che mancata ratifica da parte nostra. Mi ha aggiunto che è sua intenzione fare il possibile che Italia venga chiamata a fare parte Comitato direttivo.

Tenuto presente segreto che circonda lavori Tre, Chauvel mi ha pregato tenere massimo riserbo queste e ulteriori informazioni che mi fornirà.

109

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 8668-8667/541-540. Londra, 30 giugno 1947, ore 22,20 (per. ore 9,40 del r luglio).

Avuto oggi esauriente colloquio con Sargent su tutte le questioni pendenti. Riassumo essenziale. Circa argomenti visita V.E. mi ha consegnato appunto confidenziale che riproduco quasi testualmente qui appresso:

«Scopo principale incontro fra conte Sforza e ministro Bevin sarà quello rinnovare legami amicizia fra i due Paesi e discutere in termini generali seguenti poche questioni di maggiore rilievo riguardanti posizione italiana in Europa ed in particolare relazioni itala-britanniche:

a) posizione italiana in Europa dopo entrata vigore trattato di pace;

b) piano Marshall per Europa;

c) ammissione Italia alle Nazioni Unite;

d) posizione generale per quanto riguarda colonie ex italiane;

e) unità in eccedenza flotta italiana.

Riguardo punti d) ed e) ministro esteri britannico sarà naturalmente pronto ascoltare vedute conte Sforza ma quest'ultimo apprezzerà che non sarà forse possibile nel momento attuale fornire in risposta alcuna assicurazione.

In aggiunta Bevin sarebbe disposto discutere in termini generali seguenti questioni suggerite da conte Carandini qualora conte Sforza lo ritenesse opportuno: a) interesse italiano avvenire Germania; b) rifugiati in Italia; c) commercio itala-britannico; d) ogni questione che possa scaturire dalla discussione generale sulle colonie ex italiane che tocchi l'attuale amministrazione militare.

Per quanto riguarda altre questioni suggerite, sembrerebbe opportuno che esse vengano trattate per il tramite ordinarie vie diplomatiche restando naturalmente inteso che esse saranno esaminate se conte Sforza ritenga sollevarle, analogamente ad altre questioni che potranno nel frattempo svilupparsi in modo tale da rendere utile che Bevin ne discuta con il conte Sforza».

Circa data visita V.E., mi ha confermato col massimo interesse che Bevin, appena avvenuta nostra ratifica e compatibilmente con suoi impegni Parigi, sarà lieto ricevere V.E. come ospite del Governo inglese. Sargent desidera dare all'evento colore e risalto politico, consiglia quindi evitare contemporaneo intervento gruppo esperti cui presenza conferirebbe carattere tecnico ad incontro sminuendone valore. Ripete che questioni fondamentali possono solo essere discusse fra i due ministri mentre secondarie si prestano a facile accordo di massima, seguito, ove necessario, da intervento esperti. Il che non esclude naturalmente che V.E. sia accompagnata da alti funzionari Ministero degli affari esteri cui presenza reputi utile.

Intanto metterà allo studio , in contatto con questa rappresentanza, i memoranda pervenutimi relativi alle varie questioni 1• Circa colonie gli ho per l'ultima volta chiarito valore test case che assumerà nelle relazioni fra i due Paesi atteggiamento britannico. Si è dimostrato pienamente consapevole della decisiva portata che la queslione riveste e mi ha confermato volontà Governo britannico contribuire alla sua soluzione nel modo più equo e comprensivo compatibilmente con complesse necessità implicate. Per quanto riguarda Libia mi ha ripetuto quanto già dettomi da Bevin e che cioè primitivo piano britannico prevedeva assegnazione Tripolitania all'Italia. Solo inattesa proposta americana per trusteeship collettivo ha obbligato Gran Bretagna ripiegare per evitare connessi pericoli note indesiderabili interferenze mediterranee. Prevede in questo campo aspro e prolungato dibattito fra Quattro data crescente complessità interessi che vi convergono.

Circa Conferenza Parigi Sargent non mi ha nascosto suo pessimismo pur non escludendo che pretesa russa limitare accordo europeo a presentazione conto consuntivo bisogni singoli Stati (che è l'opposto di quanto Marshall si attende) possa far luogo in ultimo ad atteggiamento più aderente spirito proposta americana . Egli mi è parso in complesso ancora scettico circa possibilità realizzare premessa europea a cui soccorso americano è condizionato, considerando iniziativa Marshall più come un invito alla solidale utilizzazione delle risorse europee che come una promessa di surrogazione americana alle inadempienze dei Paesi interessati .


110 .

.L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . SEGRETO 565/2011. Parigi, 30 giugno 1947 (per. il 4 luglio ) .

Ella è già in possesso delle carte concernenti le ultime proposte francesi in materia di frontiera: ho tenuto ad inviarle subito e il tempo mi è mancato per farle seguire da un rapporto di accompagno. Si tratta in sostanza di ben poca cosa : le


proposte di Couve ad Arpesani, anzi qualche cosina di meno : in più c'è stato solo qualche miglioramento in merito ai deviamenti dalla displuviale di cui al suo rapporto n. 5/1957/c. dell'aprile scorso 1•

Come ella sa c'era stata qui , ad un certo momento, circa le intenzioni francesi una ondata di ottimismo, sulla quale avevo fatte , è vero , delle riserve: ma comunque all'atto pratico essa non si è materializzata . Mi risulta che a Roma si ha l'impressione di un certo irrigidimento francese nei nostri riguardi. Un cambiamento indubbiamente c'è stato; ed esso ha coinciso colla recente crisi ministeriale italiana: sarei tuttavia d'avviso che non è il caso di parlare di irrigidimento .

Prima di tutto bisogna fare i conti colla cortesia francese. Quando si resta sulle generali i francesi sono maestri nel dare l'impressione che non c'è cosa che essi non sono disposti a fare: quando poi dal generale si passa al particolare è tutt'altro paio di maniche. Ella conosce troppo bene i francesi perché sia necessario che io insista su questo punto.

In Francia si desidera un riavvicinamento itala-francese: lo desiderano tutti: e il desiderio è, dovrei dire, sincero perché basato non sui vieti argomenti della fratellanza latina ma su una comprensione, sempre crescente, dei veri interessi francesi. Quando però dall'opinione pubblica ci spostiamo in quei settori che più specificatamente si occupano di politica estera sia che si tratti del mondo politico, sia che si tratti del Quai d 'Orsay (che specie con Bidault conta moltissimo), questo desiderio si accompagna con una forte dose di dubbio nella possibilità di riuscirvi. Ora la crisi italiana ha indubbiamente fatto prevalere il settore dubbio. Qui si è convinti, in fondo, che la destra italiana sia irrimediabilmente anti francese, e questa convinzione, vera o falsa che sia, è stata senza dubbio rafforzata dall' atteggiamento assunto, in occasione della ratifica, da alcuni organi della destra italiana. Il nuovo Gabinetto è stato interpretato come un grosso spostamento a destra, non solo, ma si ha qui generalmente l'impressione che il panorama politico italiano sia destinato a spostarsi sempre più a destra (il che, dal punto di vista interno , non dispiace: tutt'altro).

l francesi sono convinti , assai più di quanto non potessi pensarlo , che tutto quest'affare della frontiera è stato una sciocchezza , che esso getta un'ombra sulle relazioni franco-italiane , sono convinti anche, sia pure a denti stretti, che se realmente si vogliono migliorare queste relazioni qualche cosa di serio bisogna fare: ma da buoni francesi questo sacrificio non vogliono farlo che il giorno in cui siano sicuri di incassarne un beneficio corrispondente. Vogliono quindi stare a vedere quale sia l'orientamento della politica italiana, sia all 'interno che all 'estero; sono sospettosi di molte cose -fra l'altro delle nostre relazioni coll ' America e con l'Inghilterra. Cosa noi potevamo dare ai francesi in cambio di un atto generoso e intelligente da parte loro? la nostra amicizia: ma essi non hanno e non hanno avuto fiducia, non nella volontà -almeno per quanto riguarda la sua persona ma nella capacità del Governo italiano di deliver th e goods. Che questo sia poi in realtà un circolo vizioso, per cui, nel loro stesso interesse, spetterebbe ai francesi a fare un gesto di generosità e di intelligenza (è solo il vincitore che può mostrarsi generoso): questo i francesi nelle cui mani è la politica estera del Paese non sono in grado di capirlo.


Per l'onestà debbo aggiungere che non mancano, qui, a questo riguardo le difficoltà: il risentimento francese contro l'Italia per l'aggressione del 1940 è in forte diminuzione, senza dubbio, ma c'è: la reazione del francese medio al trattato di pace con l'Italia è: «vous vous en etes tirés à bon marché». E quel che è più grave è che questo risentimento, minimo nelle élites, è molto maggiore nella piccola borghesia e massimo nel proletariato. Questo è un fattore di cui un Governo francese, vacillante come l'attuale, ed in particolare il ministro degli esteri, non può non tener conto. L'atteggiamento del partito comunista francese nei riguardi dei rapporti franco-italiani resta per me un mistero: lo è anche per il Governo francese; anzi, da un insieme di piccole e grandi cose esso è portato a venire alla conclusione, non so se giusta, che esso è fondamentalmente negativo, e ciò, forse, per ordini superiori. Comunque, in questo stato di cose non sono certo uomini come Bidault e Ramadier che rischierebbero una levata di scudi nazionalistica di estrema sinistra contro concessioni all'Italia ; tanto più che essi temono una eguale levata di scudi dal settore gollista.

È innegabile che al Quai d'Orsay -come del resto a Palazzo Chigi -esiste una nobile tradizione di sfottimento verso l'Italia: ma l'ostacolo principale viene dagli interessi di altri corpi costituiti.

Per la frontiera, come essa è oggi, noi abbiamo gettata una grossa dose della colpa sullo Stato Maggiore: non voglio negare l'influenza negativa dello Stato Maggiore: ma in questi primi mesi di soggiorno parigino mi sono accorto che il nostro principale nemico è stato, non lo Stato Maggiore, ma l'Electricité de France. È uno dei prodotti più scombinati, delle scombinatissime nazionalizzazioni francesi. Fortemente noyauté di comunisti, con un gruppo di tecnici che soffrono di un programma di idroelettrificazione della Francia fin qui frustrato da decenni di lotte inutili contro i gruppi interessati alla termoelettricità. In mezzo a questi un gruppo attivo e rapace di uomini politici loschi e avidi di guadagni. È una divoratrice di miliardi, vuoi mostrare di avere fatte grandi cose: le stazioni portate via all'Italia potranno fare, sui diagrammi, buona figura con poca fatica: la diga di Génissiat ha già messo in luce una mangeria (a stento messa in sordina dalla omertà parlamentare) di oltre cinque miliardi di franchi: la diga del Moncenisio offre prospettive di mangerie ancora più grasse. L'Electricité de France è la vera responsabile della nuova frontiera : nessuno ha il coraggio di prenderla di punta.

Questa la situazione oggi: quello che i francesi ci offrono è il massimo che si possa sperare di ottenere, adesso: non sono viceversa così pessimista per quello che concerne l'avvenire, non immediato si intende.

Alla ratifica del nostro trattato abbiamo avuti circa cento astenuti perché il trattato era troppo duro per l'Italia: e quello che è più importante fra le ingiustizie del trattato è stata menzionata specificamente la frontiera italo-francese. È per noi un successo che non osavo sperare: tanto più importante in quanto è stato un movimento spontaneo: il nostro contributo si è limitato a dare agli oratori argomenti concreti per le loro tesi: ma l'iniziativa è partita dai francesi. Si è voluto dare dei fastidi a Bidault, è vero , ma ciò non toglie tutto il valore all'iniziativa.

Vediamo l'atteggiamento dei singoli partiti: il biasimo dei socialisti è stato aperto, anche se circonvoluto ; il relatore ha parlato di «trattato animato dallo spirito del 1815». Blum ha tenuto a farsi giustificare con me per non aver fatto astenere anche il suo partito, per non provocare una crisi ministeriale: nello stesso senso si sono espresse con me alcune personalità eminenti del Partito socialista. I radicali ed il Rassemblement des Gauches sono stati assai espliciti: più ancora, e con mia certa sorpresa, il P.R.L. verso il quale, debbo dirlo francamente , non avevo fatto nessun passo.

Più duro si mostra I'M.R.P.: ed è, in certo senso, logico: è il suo capo che ne porta la responsabilità : ma anche qui il muro non è granitico. Quando Bidault ed i suoi amici mi dicono che noi non ci rendiamo conto delle difficoltà che essi hanno avuto a ridurre a così poco le richieste francesi , c'è qualche cosa di vero , credo almeno. Nell'ultimo attacco che ho fatto a Bidault, mi ha riconosciuto che quello che essi ci danno è ben poco; egli lo ha ammesso aggiungendo : «mi creda adesso non era possibile fare di più: in avvenire si vedrà» . Ed ha continuato: «dopotutto è il giorno dopo la firma del trattato che noi vi facciamo delle concessioni anche piccole: non credo che i vostri vicini orientali siano disposti a fare altrettanto» . Osservazione questa che ha pure, dobbiamo ammetterlo, il suo peso.

Ma soprattutto, e questo è il più importante, c'è un gruppo di francesi il quale, convinto che le nuove frontiere sono una inutile ombra sulle nostre relazioni , è deciso a condurre una campagna in Francia, nel settore politico, per creare la possibilità di ricondurle alla displuviale: che è in fondo quello che noi vogliamo.

V.S. non vorrà darmi del tutto torto se faccio qualche riserva sulla discrezione di Palazzo Chigi: si tratta di un argomento infinitamente delicato: spero ella vorrà comprendere le ragioni per cui non faccio nomi: la prego di credermi quando le dico che si tratta di gente seria, influente, di avvenire e decisa a lavorare sul serio.

Essi mi hanno dato un consiglio: !asciateci lavorare noi per la revisione: meno voi ne parlerete, tanto più facile sarà il nostro lavoro: limitatevi ad accennarvi ogni tanto, discretamente e soprattutto in via diplomatica. Ritengo il consiglio sia buono e che sarebbe il nostro interesse seguirlo.

Lo Stato Maggiore è suscettibile di essere lavorato , con calma, con prudenza , ma qualche cosa si può fare. Uno scoglio più duro sarà I' Electricité de France: ma essa è in prima linea nel fallimento delle nazionalizzazioni e potrebbe anche essere travolta : non escludo nemmeno che si possa trovare, appunto nella sua corruzione, la giuntura della corazza . Essa vuole il Moncenisio perché lo sbarramento vuoi farlo lei sola: vede oggi l' ostacolo solo nel tracciato della frontiera : non si rende conto che le necessità della sicurezza delle pianure sono , in mano nostra, un ' arma che può mandare in aria tutti i suoi piani migliori. Se si riesce --e non è impossibile , ma ci vuoi tempo --a metterla sulla via della collaborazione vera , anche questo ostacolo si può sgretolare.

Riassumendo la mia opinione è che qualsiasi tentativo di ottenere miglioramenti considerevoli adesso è destinato al fallimento: che ci conviene accettare quel poco che ci viene offerto, lasciando la questione aperta: evidentemente l'educazione esige che si dica anche grazie: bisognerebbe fare anche questo: specie con i francesi non si deve mai essere maleducati. Sono stato sufficientemente esplicito con i francesi nel dire loro che la questione noi la consideriamo come aperta, penso che per ora basta.

Mi si potrebbe obbiettare che avremmo potuto tentare di offrire noi , per avere di più, una rinuncia alla revisione . Ci ho pensato e dopo matura riflessione sono venuto alla conclusione che non ci conveniva: oggi, di fronte agli interessi in presenza, di fronte allo stato dell'opinione pubblica, ci saremmo ingaggiati in una via che avrebbe condotto finalmente ad un inasprimento peggiore. Bisogna dar tempo al tempo, bisogna lavorare: avremo sempre la possibilità di avanzare una proposta del genere.

I francesi ci hanno chiesto una piccola modifica a loro favore nella zona di Mentone. Tessitore mi ha detto che si tratta di una cosa di nessuna importanza : se questo è esatto sarei d'avviso di accordarla , chiedendo in cambio qualche piccola cosa supplementare: fra le piccole cose che abbiamo richieste, e che non ci sono state date, pregherei V.S. di volermi indicare quella o quelle che ci interessano di più in maniera che possa scegliere. Faccio questa proposta unicamente perché sono d'avviso che, tutto questo non essendo, sotto nessun punto di vista, soddisfacente, ci conviene di mettere fine a questa fase delle trattative con una certa grazia: e questa nostra piccola concessione dovrebbe essere appunto una manifestazione di buona grazia.

Con la ratifica del trattato di pace si chiude questa fase della nostra politica estera che è consistita nel ridurre al minimo le conseguenze della sconfitta: nonostante tutto quello che il Governo italiano ha fatto per svalutare di fronte all'opinione pubblica italiana i risultati della sua azione credo si possa dire onestamente che non è stato fatto poi tanto male. Ma comunque adesso incipit vita nova. Ci troviamo di fronte al problema di impostare la nuova politica estera italiana: per forza di cose ci ritroveremo più presto di quello che forse pensiamo nel giro della politica mondiale: abbiamo ancora molte e grosse questioni da risolvere, la nostra situazione non è facile. Ad una vera intimità dei rapporti itala-francesi io spero ci si possa arrivare: ma ci vuole del tempo e molto, ci vorrebbe soprattutto, e dalle due parti, un improvviso bagliore di intelligenza di cui non si vede traccia. Ci spero ma non ci credo per ora. Ma se questa intimità dei rapporti itala-francesi non è oggi che una lontana speranza, nella intricata situazione politica dell 'oggi e dell'immediato domani, mi sembra indispensabile che noi ci lasciamo aperta la possibilità di giuocare, anche quando ci converrà, la carta francese: ho in vista soprattutto due problemi: il nostro ingresso all'O.N.U. e le colonie, su cui mi riservo di riferire.

Noi subiamo, non accettiamo le nostre frontiere: i francesi lo sanno, hanno mauvaise conscience: basta, non è necessario insistere ogni momento: lo si farà al momento opportuno. I francesi ci hanno concesso alcune piccole revisioni: è poco, ma insomma qualche cosa ci hanno dato: non li scoraggiamo per l'avvenire rispondendo ad un regalo sia pure minimo, con uno sgarbo di stile fascista ; non è il caso di estasiarsi sulla generosità francese -per fortuna i francesi non hanno ancora prese in materia le abitudini russe -ma non vedo nemmeno la necessità di rispondere «crepa». Si tratta solo di educazione e di giusta misura, che poi sono, in generale per tutti, e in particolare per un Paese che si trova nella situazione del nostro, la migliore delle politiche estere. Qui mi è stato osservato, cortesemente, che c'è in Italia molta più campagna per le buone relazioni colla Jugoslavia nonostante che ci abbia portato via molto di più, che per quelle con la Francia: e non è inesatto al cento per cento.

So che, nel dire questo, con la S.V. sfondo una porta aperta: questa mia perorazione è diretta soprattutto a quei gruppi e a quegli interessi che fanno, da noi, la contropartita a certi gruppi francesi: e soprattutto alla stampa, o a certa stampa; nei riguardi della quale una certa opera di persuasione da parte del ministero non farebbe forse male.

109 l Vedi D. 69. 110 1 Del 9 aprile, vedi serie d ecima , vo l. V.
111

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

] 0

T. 10017/309. Roma, luglio 1947. ore IO.

Ambasciata Londra, nell'annunciare, con telegramma del 27 corrente 1 , imminente partenza Clayton per Parigi, informa che egli da Parigi si recherà a Ginevra, ove conta trattenersi fino a chiusura Conferenza commercio. Successivamente, soggiunge ambasciata, «non è da escludere che egli si rechi a Roma».

In vista del dubbio che informazione di cui sopra fa sorgere circa effettiva intenzione Clayton venire a Roma, sarebbe opportuno V.E. cogliesse occasione favorevole per accertarsi e eventualmente sottolineare accresciuto valore che visita, progettata già da tempo, ha acquistato per noi dopo le dichiarazioni di Marshall, il seguito che esse stanno a vendo in Europa, ed il concreto apporto che ci sti amo preparando a offrire per la ricostruzione del Continente2 .

112

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTE 8709/389. Parigi, l o luglio 1947, ore 14 ( per. ore 7 del 2).

Chauvel mi ha detto che quanto ha pubblicato stampa circa seduta di ieri è esatto.

Molotov si è irrigidito sulla sua posizione che Conferenza deve limitarsi sommare i bisogni vari Stati europei precisando che essa dovrebbe stabilire fra di essi ordine di priorità in considerazione dei danni sofferti dall'aggressione tedesca e del contributo dato alla vittoria comune. Ha anche aggiunto che ai lavori comitato e sottocomitati dovrebbero partecipare solo i Tre più un paio di altre Nazioni europee fra le più aventi diritto: si ha l'impressione essi intendano Polonia e Jugoslavia.

Francesi ed inglesi si sono irrigiditi alla loro volta sulle loro idee di coordinazione; come al solito particolarmente violento è stato Bevin. La seduta è finita con niente di fatto.

I francesi sono più che mai pessimisti sulle possibilità effettive: sperano ancora di riuscire a mascherare il fallimento della Conferenza riuscendo ad ottenere che Russia consenta accettare un nuovo breve stadio di studio di procedure


111 1 T. 8537/538, non pubblicato. 2 Non risulta che Qu aroni a bbia risposto.

affidato per esempio al Comitato europeo dell ' O.N.U. l francesi sperano ancora che in questo Comitato interesse Paesi satelliti possa indurre Russia a migliori consigli.

Ambienti inglesi sono assai più pessimisti dei francesi e sembra stiano già studiando procedura da adottarsi per andare avanti senza Russia. Si ritiene comunque che seduta di oggi sarà decisiva.

113

IL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T. URGENTE 10034/93. Roma, JO luglio 1947, ore 16.

In relazione contenuto mio telegramma n. 10033/c.' prego V.E . opportunamente chiedere codesto Governo quando proponesi procedere atto e deposito ratifica trattato. Terrei particolarmente avere tale notizia o almeno ogni utile possibile indicazione sui propositi che ella suppone possano animare codesto Governo nella contingenza di cui trattasi 2 . Ciò per rispondere eventualmente nella Commissione trattati a critici malevoli azione Mosca.

114

IL MINISTRO A STOCCOLMA, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9095/024. Sto ccolma, JO luglio 1947 ( per. 1'8) .

Seguito telegramma per corriere n . 023 del 25 giugno u.s. 1•

Ho avuto stamane lunga conversazione con signora Kock , mm1stro senza portafoglio, specialmente incaricata occuparsi lavori Commissione economica europea, alla quale ho esposto argomenti già da me precedentemente sostenuti con questo ministro degli affari esteri e segretario generale Ministero affari esteri in merito auspicata partecipazione Italia organizzazione economica per ricostruzione Europa.

Signora Kock, affermandomi convinzione personale sua e signor Myrdal, segretario esecutivo della commissione predetta, circa importanza apporto Italia ad



2 Per la risposta vedi D. 123.


organismi internazionali cui sia preposta soluzione importanti e urgenti problemi economici attuali, nonché opportunità che nostro Paese al più presto partecipi relativi lavori , mi ha aggiunto ritenere che Italia sarà invitata partecipare a lavori varie sottocommissioni previste per agosto p.v., affermando non presumere alcuna opposizione al riguardo.

In stessi termini improntati riconoscimento importanza presenza Italia non soltanto quale richiedente soccorsi bensì anche quale apportatrice attività altamente considerevole, signora Kock si è meco espressa in merito a nostra partecipaziOne a qualsiasi ente che verrà costituito per eventuale esecuzione progetto Marshall.


1 I 5.

IL MINISTRO A SOFIA, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9243/067. Sofia, r luglio 1947 (per. il IO ) .

Da buona fonte sono informato che la Romania in questi giorni starebbe inoltrando, o avrebbe già inoltrata, la richiesta di ammissione all'O .N .U . Anche la Bulgaria starebbe considerando un passo analogo.

È da attendersi che la richiesta di ammissione all'O.N.U. da parte della Bulgaria come da parte della Romania e Ungheria -farà venire al pettine le divergenze fra i Governi di detti Paesi da un lato e l'America e l'Inghilterra dall'altro, le quali, come è noto, hanno in varie occasioni (in ultimo, per la Bulga ria, vedi miei rapporti n. l 083/548 del 16 giugno e n. l 089/553 del 17 giugno) 1 protestato per la violazione degli articoli del trattato di pace (art. 2 del trattato con la Bulgaria) relativi ai diritti umani e alle libertà fondamentali dell'individuo. E che quindi, come già è avvenuto -se pure per altri motivi -per la domanda di ammissione all'O .N .U . presentata dall'Albania, la domanda bulgara troverà l'opposizione della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d'America .

Per quanto riguarda la domanda della Bulgaria, un'altra difficoltà potrebbe sorgere dal fatto che essa è decisa a non ammettere, se non previo congruo e tempestivo avviso, nel suo territorio rappresentanti della Commissione d'inchiesta dell'O.N.U. per i Balcani; come già è avvenuto per alcuni membri della sottocommissione di Salonicco, e come tutto lascia prevedere avverrà per la nuova Commissione permanente di cui si discute attualmente la formazione al Consiglio di sicurezza dell'O.N.U. secondo quanto riferisco con il telespresso in data odierna

n. 1227/631 2 .



2 Non rinvenuto.

113 l Con tale telegramma, in pari data, Sforza comunica va alle rappresentanze a Lo ndra, Parigi , Washington e Mosca: «Commissione trattati dell 'A ssemblea costituente, riunitasi stamane per esame progetto legge ratifica, nominerà probabilmente un relatore oggi stesso. Si prevede discussione del trattato nell'Assemblea per lunedì prossimo» (7 luglio). 114 l Vedi D. 96. 115 1 Non pubblicati: nel primo Guarn aschelli aveva riferito circa il recente scambi o di note anglo-bulgare origina to dalla protesta della Gran Bretagna pe r la limitazione della libertà di stampa in Bulgaria; nel secondo aveva segnalato le dichiarazioni americane dopo l'arresto di Nikola Petkov e le contro-dichiarazioni bulgare.
116

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N . D . 8766/ 391-392. Parigi, 2 luglio 1947, ore 22 (per. ore 8,30 del 3 ) .

Chauvel mi ha detto che seduta di ieri ha portato in pratica solo maggiore irrigidimento posizioni.

Da parte francese, come è noto, è stata presentata nuova formulazione progetto, il quale, pur nulla innovando nella sostanza, mirava a dare ai russi alcune soddisfazioni. Comitato direttivo veniva trasformato in Comitato organizzatore, si ribadiva concetto che cooperazione vari Paesi doveva essere volontaria, si davano assicurazioni circa rispetto sovranità singoli Stati. Ma da parte francese ed inglese non si poteva accettare tesi russa addizione meccanica bisogni singoli Stati, sia perché necessità coordinazione in senso europeo viene riconosciuta dai francesi (e da inglesi) come necessità assoluta, sia perché reazione americana a proposta russa aveva fatto conoscere ai francesi che così la intendevano americani. Inglesi erano contrari a questa mossa conciliativa e Bidault ha avuto non poche difficoltà persuaderli se non della sua utilità almeno della sua opportunità.

Molotov ha in pratica liquidato subito proposte francesi dicendo che esse non contenevano nulla di nuovo: dopo qualche insistenza ha accettato di studiarle. Bevin ha chiesto, con la sua abituale energia, che russi si limitassero sospensione seduta per qualche ora : con difficoltà è stato persuaso ad accettare rinvio di ventiquattro ore.

Atteggiamento Tass con suo comunicato (che ha provocato in tutti ambienti francesi forte reazione per espressioni ingiuriose contro Francia) veniva interpretato Chauvel come risposta negativa russa prima della riunione, per cui prevedeva che seduta di oggi sarebbe stata breve e si sarebbe praticamente limitata a stabilire impossibilità collaborazione.

Chauvel mi ha detto che Bidault ha approffittato dell ' occasione per sostenere causa italiana insistendo su necessità che partecipazione italiana abbia carattere confacente sua posizione nel mondo; parrebbe avrebbe fatto chiaramente intendere necessità mettere Italia comitato organizzatore. Mi ha aggiunto del resto che perorazione Bidault non ha incontrato obiezioni . Molotov si è limitato dire che, pur mantenendo suo punto vista circa qualifiche Stati da ammettere Conferenza, riconosceva che caso Italia meritava considerazione speciale.

Chauvel mi ha detto che se Conferenza finisse oggi con rottura, dopo brevissima consultazione franco-inglese seguirà invito immediato vari Paesi europei . Invito richiederà risposta rapidissima poiché francesi ed inglesi vorrebbero avere tutte le risposte prima 5 luglio . Ho fatto osservare Chauvel: che nota che gli avevo consegnata conteneva adesione formale Italia piano Marshall e che non ritenevo fosse necessaria nostra accettazione formale : mi sarei riservato sentire

S.V.: comunque pregavo Governo francese tenere appunto presente che Italia ha già aderito.

Prego V.S. volermi cortesemente telegrafare istruzioni in proposito; riterrei anche opportuno che da parte nostra si cominciasse ad entrare subito in argomento qui e a Londra per cominciare a mettere avanti nostre idee: quanto è esposto nel memoriale Grazzi coincide perfettamente con linee direttive generali impostazione problema come inteso da franco-inglesi per cui, salvo istruzioni in contrario di V.S., me ne servirò senz'altro per prime conversazioni preliminari .

Ritengo sarebbe molto opportuno che da parte stampa italiana venisse dato certo rilievo ad atteggiamento Bidault (che è già stato commentato con molto favore da stampa francese) : l'uomo ha pure bisogno di qualche incoraggiamento per continuare su strada che dopo tutto coincide con nostro interesse, per lo meno sarebbero da evitare soliti acidi commenti che inaspriscono qui senza nessun risultato positivo né in Francia né nei Paesi anglo-sassoni 1•

117

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, CATTANI, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVIA, DONINI

T. URGENTE PER CORRIERE 10121 j c. 1 . Roma, 3 luglio 1947.

Suoi telegrammi l 08 e l 09 2 .

Ambasciata Washington riferisce in data 28 corrente di aver appreso da Dipartimento di Stato che ambasciata di Polonia ha verbalmente comunicato il 24 corrente grande interesse che annette suo Paese ad iniziativa Marshall ed ha dichiarato che Governo polacco sarebbe lieto fornire ogni notizia ritenuta utile riguardo eventuale partecipazione contributo della Polonia. Da Dipartimento di Stato è stato assicurato di non aver elevato alcuna riserva circa pregiudiziali politiche ecc. ecc.

Conversazione avuta da ambasciatore mirava pure, d'altra parte, a sondare intendimenti Dipartimento di Stato riguardo assegnazione eventuale Polonia frazione «grant-in-aid», cosicché riserva sarebbe stata fuori posto . Dipartimento di Stato ha pure informato circa recenti dichiarazioni fatte alla P.A.P. sul piano Marshall da Modzelewski.

A Washington si ritiene comunque che malgrado pubblica opinione polacca desideri vivamente che Polonia partecipi iniziativa Marshall Governo Varsavia non potrà non risentire dell'atteggiamento sovietico, sul quale circoli dirigenti americani continuano mostrare molti dubbi.


116 l Per la risposta vedi D. 125. 117 l Il telegramma era indirizzato per conoscenza alle ambasciate a Londra, Mosca e Parigi. 2 Vedi D. 95.
118

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A L'AVANA, SCADUTO MENDOLA

T. 10124/33. Roma, 3 luglio 1947, ore 18.

Mi compiaccio anche con lei per felice conclusione trattative che hanno condotto alla finna del trattato che pone fine stato di guerra fra Italia e Cuba con la rinuncia da parte di codesto Governo a dare propria adesione a trattato Parigi 1•

119

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 8801 / 395-396. Parigi, 3 luglio 1947, ore 20,57 (pe r. ore 8 del 4 ) .

Chauvel mi ha detto che stamane ha avuto luogo Quai d'Orsay conferenza Bevin-Bidault nella quale, riconfermata decisione andare avanti anche senza Russia, è stato esaminato piano procedura.

Governo italiano riceverà domani sera da incaricato d'affari di Francia invito ufficiale partecipare a Conferenza europea per piano Marshall; invito conterrà anche breve esposizione programma franco-inglese che è in sostanza piano francese con qualche piccola modifica nel senso che sei sottocomitati sono ridotti a quattro e cioè l) trasporti; 2) energia; 3) agricoltura ed approvvigionamenti; 4) siderurgia.

Comitato per impianti industriali è stato soppresso perché implicito in altri sottocomitati: per comitato mezzi di pagamento è stato ritenuto più utile ridare queste funzioni a Comitato di coordinazione.

Invito è inviato a tutti gli Stati europei meno la Spagna: la Russia ne è informata , naturalmente pro forma .

Governi invitati sono pregati fare avere risposta Parigi prima del l O corrente. Per il 12 sarà convocata a Parigi conferenza preparatoria che, secondo intendimenti Governo francese , potrebbe utilmente essere composta dagli ambasciatori delle Potenze che accettano l'invito, la quale dovrebbe procedere a costituzione comitato coordinazione e quattro sottocomitati, per i quali a quell'epoca vari Governi interessati dovrebbero far sapere, appunto per tramite ambasciatori, loro delegati. Il 15 dovrebbe riunirsi a Parigi comitato di coordinazione e quattro sottocomitati. A questa riunione da parte inglese secondo ogni probabilità interverrà anche Bevin.

Intenzione anglo-francese è procedere al più presto a costituzione meccanismo destinato studiare piano europeo in modo possa essere notificato Governo americano prima 27 luglio (data a cui dovrebbe chiudersi Congresso) che macchina


M .A.E ., 1965. pp. 688-692.

/

europea è in funzione. Ciò permetterebbe Governo americano indire sessione straordinaria Congresso probabilmente ai primi settembre per la quale epoca si spera piano europeo possa già essere stato elaborato.

Da parte francese mi è stato fatto rilevare che è stata tenuta promessa concernente invito ad Italia fin dal principio ed a condizione di parità: mi è stato aggiunto che questione è stata discussa stamane e che da parte inglese era stata sollevata qualche abbiezione in vista ratifica non ancora avvenuta da parte nostra. Bidault ha potuto ribatterla con le date previste che gli erano state fornite da me e Bevin avrebbe acconsentito pregandolo però di dirci che ci sbrighiamo.

Da parte mia ho fornito ulteriori informazioni di cui al suo telegramma 1 e mi è stato detto che data del 7 andrebbe bene: è solo importante che per il IO nostra ratifica sia già avvenuta.

118 l Testo del trattato in Trarrati e conven::ioni fra l'Italia e gli altri Stati, vol. LXI , Roma, Tip. ris .
120

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T. URGENTE 10171/97. Roma, 3 luglio 1947, ore 23.

Prego V.E. far sapere subito a voce a codesto Governo che nella imminenza della discussione della ratifica, vari gruppi di parlamentari dichiarano volersi valere della mancata ratifica sovietica per combattere come imprudente o prematura la nostra ratifica. La prego suggerire se possibile un immediato chiarimento del pensiero di codesto Governo1•

121

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 8869/501. Washington , 3 luglio 1947, ore 24 ( per. ore 17,30 del 4).

Le dichiarazioni fatte da Molotov nella seduta finale del Convegno Parigi hànno qui provocato una immediata reazione vibrata ed aspra che supera precedenti maggiori polemiche russo-americane.

Tono generale è che ultime speranze «un mondo unito» sono ormai dileguate e che occorre considerare realisticamente frattura già latente, ma ora crudamente manifesta. Si rileva che politica estera americana deve tendere a obiettivo facilitare


solidarietà tutti Governi interessati a stabilità politica ed economica loro Stati. Si sottolinea che Stati Uniti debbono compiere sforzo compatibile con proprie risorse onde venire aiuto Paesi amici.

Si era già sicuri dell 'atteggiamento dell'Inghilterra. Si registra ora con viva soddisfazione e con senso di sollievo posizione Bidault interpretando come decisione Governo francese a staccarsi da posizione intermedia per prendere le parti dell'Occidente; si conta apertamente su analogo atteggiamento dell'Italia e ciò pur prevedendo che difficoltà interne dovranno essere affrontate in entrambi i Paesi.

Al Dipartimento di Stato non si è affatto sorpresi esito Convegno Parigi, benché si ritenesse Molotov sarebbe stato più guardingo onde rendere più difficile a Potenze europee occidentali scelta che è loro imposta da imperiosa necessità aiuti americani. Pur ragionando che la questione dovrebbe essere già decisa dall'atteggiamento russo, si mostra ancora qualche dubbio su posizione Polonia e specialmente Cecoslovacchia, in considerazione sia desiderio buona parte quei popoli di giovarsi assistenza U.S.A. sia eventuale interesse russo a mantenere una possibilità di manovra nell'intesa economica tra gli Stati occidentali (mio telegramma 470) 1•

Mi è stato chiesto al Dipartimento di Stato se l'Italia avesse già ricevuto invito francese a Conferenza Parigi del 12 corrente, come sarebbe composta nostra delegazione e nostro programma.

Sarei grato possibile cortese indicazione al riguardo2 .

119 l Vedi D. 113, nota l. 120 1 Per la risposta vedi D. 132.
122

IL MINISTRO AL CAIRO, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

L. 3190/931. Il Cairo , 3 luglio 1947 ( per. 1'8).

Ho presentato le mie credenziali al re Faruk il 30 giugno u.s . La cerimonia, svoltasi col solito apparato qui in uso, ha avuto eco maggiore del consueto, perché era la prima volta dopo quasi dieci anni che si assisteva all 'accreditamento di un ministro italiano. Sul percorso tra la sede della legazione ed il palazzo reale, il corteo delle berline è stato salutato da molti applausi, e non solo fra gli italiani ma anche nella popolazione locale si poteva riscontrare una sincera soddisfazione, facilmente spiegabile dati gli stretti rapporti di interessi che malgrado le vicissitudini degli ultimi anni intercorrono tuttora fra i nostri connazionali e gli egiziani.

Mentre l'atto della presentazione delle credenziali è stato brevissimo e, secondo il protocollo vigente, si è svolto senza scambio di discorsi, essendosi il re limitato a rivolgermi qualche breve e cortese parola di benvenuto, l' udienza privata concessami


121 l Vedi D. 76. 2 Per la risposta vedi D. 134, nota l.

oggi dal sovrano ha avuto un carattere marcatamente cordiale. Re Faruk mi ha infatti ricevuto, anziché nella residenza ufficiale del palazzo di Abdin , nella sua villa privata di Koubbeh e mi ha trattenuto per circa un'ora e mezza.

Ritengo doveroso riferire dettagliatamente alla S.V. quanto il sovrano mi ha detto , perché qui in Egitto la persona del re non è la comune figura del monarca costituzionale che si incontra in Europa, ma è il fulcro della vita del Paese, tanto che gli stessi uomini di governo finiscono sempre col dover sottostare alla volontà del re . Sono quindi convinto che i suoi sentimenti e le sue reazioni nei nostri confronti avranno un notevole peso sull'andamento dei rapporti fra Italia ed Egitto.

Il re ha incominciato col dirmi che preferiva di non parlare del passato ; bisognava invece guardare all'avvenire. I rapporti fra i due Paesi -egli ha detto -ora che sono state ristabilite normali relazioni diplomatiche possono effettivamente migliorare , alla condizione che essi siano fondati su basi più solide e più realistiche di quelle degli anni anteriori alla guerra. Infatti allora, sotto l'apparenza delle cordiali relazioni che intercorrevano, vi era un tarlo roditore nel vostro Paese. Ora si tratta di ricostruire; la vostra missione non sarà facile perché tutto è da rifare. A prescindere dalla politica -ha aggiunto il re --io ho sempre avuto e ho tuttora simpatia per gl' italiani. Sta ora a voi che siete il primo ministro italiano regolarmente accreditato dopo la guerra a svolgere l'opera necessaria di riavvicinamento, e per quest'opera potete contare fin da ora sul mio appoggio.

Queste in riassunto le dichiarazioni fattemi dal sovrano sui rapporti fra l'Italia e l'Egitto; circa i quali, malgrado i miei cauti tentativi , ha volutamente evitato di entrare in particolari.

Egli si è invece dilungato a parlare della situazione generale, e il suo tono era nettamente pessimista. Non vi è dubbio ·-ha detto -che la situazione fra i due colossi che si affrontano, Stati Uniti e Russia, è senza via di uscita. 11 conflitto non è ancora scoppiato perché né gli uni né gli altri sono ancora pronti . Oggi gli Stati Uniti sono in vantaggio dal punto di vista della preparazione materiale e cioè hanno le armi. La Russia ha invece il vantaggio psicologico proprio alle dittature, e cioè non ha bisogno di predisporre la propria opinione pubblica per dichiarare la guerra. Allorché uno dei due avrà raggiunto la preparazione psicologica e quella bellica al tempo stesso , in quel momento scatenerà il conflitto ed avrà il vantaggio dell'iniziativa. Posso essere tacciato di pessimismo e naturalmente mi auguro di sbagliarmi , ma temo che quella data sia molto più vicina di quello che non si crede generalmente, e potrebbe anche giungere prima che sian trascorsi due anni. Né noi che siamo nel bacino mediterraneo possiamo sperare di rimanere fuori. Il centro della guerra non sarà né nel nord Europa, né nell'Alaska di cui si fa tanto parlare: esso sarà proprio qui nel Mediterraneo orientale . Si dice che noi musulmani siamo fatalisti, ma il nostro fatalismo è accettazione di ciò che ci riserva il destino, e soltanto dopo di aver fatto tutto il possibile per risolvere le difficoltà. È però inutile fare lo struzzo e chiudere gli occhi per non vedere . Mi auguro di sbagliarmi , lo ripeto, ma purtroppo credo di vedere giusto.

Per questo motivo non penso affatto ad assentarmi dall'Egitto. Quando qualcuno mi suggerisce di andare a trascorrere qualche settimana in Europa, ciò che mi farebbe assai piacere durante questa torrida estate, io rispondo che il mio posto è qui. Il momento è grave , e vi sono in piedi questioni troppo importanti anche per il mio Paese (egli faceva evidentemente allusione al noto ricorso all'O.N.U. dopo la rottura dei negoziati diretti coll'Inghilterra). Io desidero che il mio popolo ·-ha proseguito il re -senta sempre la mia presenza, e perciò mi sposto continuamente con tutti i mezzi di locomozione in modo che anche il più remoto posto di frontiera può sempre attendersi il mio arrivo. Mi servo spesso dell'aereo e qualche volta --ha osservato sorridendo -faccio sorvolare le località più diverse dal mio aereoplano privato che è ben conosciuto, anche senza che io sia a bordo. Ma gli altri credono che io sia sull'apparecchio, e ciò è assai utile per tener desta l'attenzione di quanti sarebbero forse inclini a dimenticare i loro doveri.

Prendendo poi lo spunto da una mia osservazione sull'importanza delle forze spirituali, il re è passato a parlare delle relazioni con la Santa Sede. Egli mi ha detto di essere un convinto credente (teneva sullo scrittoio davanti a sé il sebha, che è il rosario maomettano e che di tanto in tanto sgranava parlandomi), non solo perché, ba precisato, è nato nella religione musulmana ma perché crede in un Dio unico, qualunque possa essere il suo profeta sulla terra. Ritengo quindi essenziale per il bene dell'umanità -ha proseguito il re -un riavvicinamento fra tutti i popoli che credono in Dio, perché esso potrà costituire una barriera efficace contro le forze dilaganti del materialismo e dell'ateismo, una delle maggiori calamità che minacciano il mondo moderno. È perciò che riprendendo una tradizione già iniziata dal mio avo Mohammed Ali , fondatore della dinastia, il quale aveva stabilito rapporti con la Santa Sede, avremo ora un regolare scambio di rappresentanti diplomatici col Vaticano.

A questo proposito il re si è espresso favorevolmente nei riguardi del delegato apostolico monsignor Hughes, dicendo testualmente: «Malgrado sia inglese, è una brava persona e un degno sacerdote perché sia pure con grande sforzo è riuscito a sdoppiarsi e a dimenticarsi di tanto in tanto di essere un britannico».

Ritornando a parlare dell 'Italia, re Faruk ha tenuto poi a dire che fin dal tempo del conflitto egli aveva predetto che il nostro Paese sarebbe risorto prima di tutti gli altri Paesi europei, compresa la Francia. Si rallegrava di esser stato buon profeta ; perché sapeva che l'Italia si stava riprendendo con sorprendente rapidità, malgrado le grandi difficoltà del dopo-guerra.

Prima di congedarmi, avendo notato ch'io osservavo un ritratto di suo padre Fuad, opera di Laszlo, il re mi ha detto : « Io ho un grande rispetto c una sincera devozione per mio padre; durante la sua vita il giudizio nei suoi confronti non è sempre stato favorevole , ma come spesso succede ora che è scomparso sono molti quelli che riconoscono che egli è stato un grande re. È questa la sorte comune riservata a molti uomini che vivono e governano in periodi difficili. Personalmente io non tengo al potere, e potrei avere un'esistenza molto più piacevole se mi ritirassi a vita privata. Ma per tradizione ho il senso del dovere verso il mio popolo, e vi sarò fedele fino all'ultimo». Stringendomi la mano mi ha poi detto testualmente: «Voi avete una missione difficile , ma simpatizzo con voi e cercherò di aiutarvi».

Il sovrano, malgrado la sua giovane età (egli ha appena 27 anni), mi ha fatto l'impressione di uomo dall'intelligenza vivacissima, con una profonda conoscenza della lingua francese ed inglese, e che segue col più attento interesse tutte le questioni di Stato, sia interne che internazionali.

123

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .D. 8826/240. Mosca , 4 luglio 1947, ore 3,35 ( per. ore 8,45 ) .

Durante la scorsa settimana avevo continuato ad assumere informazioni circa le intenzioni del Governo sovietico in tema di ratifica 1 ben sapendo che da una richiesta diretta ben scarse informazioni avrei potuto ricavare. Mi fu confermata presso le ambasciate di Paesi ex-nemici l'impressione che atteggiamento attuale del Governo sovietico non può interpretarsi se non come volontà di ritardare ratifica.

In particolare ambasciatore di Romania mi ha riferito di essere stato da Malik pochi giorni or sono ricevendo la risposta che la questione meritava attento studio con l'aggiunta evidentemente inesatta che il Presidium non potrebbe ratificare il trattato se non in collaborazione col Soviet Supremo.

Ambasciatore Smith che ho avuto occasione di vedere in questi giorni mi ha riferito che Molotov l'aveva assicurato della volontà russa di ratificare sollecitamente ma che tale dichiarazione risaliva a tempo oramai relativamente remoto e non poteva essere probante circa intenzioni attuali Governo sovietico. Il consigliere americano Durbrow riteneva egli pure che attualmente i sovietici ritardassero la ratifica per aver tempo di assicurarsi preventivamente le posizioni dell'Europa orientale.

Oggi sono stato da Malik al quale ho chiesto ufficialmente quale fosse il pensiero del Governo sovietico facendo presente imminente discussione Assemblea italiana. Si è limitato a rispondermi che la questione è in attento esame e che non gli era possibile dire quando la ratifica avrebbe potuto avvenire. Anche di fronte a mia insistenza in rapporto alla influenza che la previa ratifica dei Quattro Grandi avrebbe potuto avere sulle discussioni alla Costituente, mi ha replicato di non poter aggiungere nulla a quanto mi aveva detto.

Da questo insieme di circostanze appare che effettivamente i russi sembrano orientati nel senso di procrastinare ratifica. Quanto poi alle ragioni di tale atteggiamento, se si considera che essi hanno rinviato discussione colonie a Londra subordinandola alla previa ratifica, appare dubbio che le ragioni stesse siano localizzate nell'Europa orientale. Oltre che Ungheria Bulgaria Romania anche Trieste e colonie , nonché forse più generalm~nte incerta situazione scacchiere occidentale, sembrano oggi ugualmente indurre i sovietici a non precipitare alcuna soluzione di modo che ritardo ratifica servirebbe loro per tenere in sospeso e sistemare nel modo e momento più opportuno una serie di problemi occidentali ed orientali 2 .


123 I Risponde a l D. 113. 2 Ritrasmesso a Londra, Parigi e Wa shington con T. s. n.d . 10244/c. de l 5 luglio.

124

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 10169/394. Roma, 4 luglio 1947, ore 11.

Suo 495 1•

Accordo per programma statunitense assistenza all'estero è stato firmato oggi 4 corrente. In nota interpretativa confidenziale, di cui è stata accusata ricevuta, ci sono state fornite interpretazioni su alcuni dei punti che avevano fatto oggetto rilievi nostri organi tecnici. Data evidente impossibilità per americani offrirei più ampie attenuazioni scritte, confidiamo che, in sede esecuzione accordo, a generosa assistenza offertaci non venga meno corrispondente larghezza di vedute in applicazione sue clausole. Non mancherà certo occasione propizia per fare presente costì tale nostra aspettativa che abbiamo già espresso questa ambasciata Stati Uniti.

125

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N.D. 10217/314. Roma, 4 luglio 1947, ore 16.

Suo 391-392 1•

Approvo sue dichiarazioni a Chauvel circa nostra adesione piano Marshall. Invito che ci verrà rivolto dovrebbe quindi riferirsi a nostra immediata e piena partecipazione lavori. A invito fatto, V.E. potrà iniziare conversazioni preliminari sulla base dati impostazione contenuti nel memoriale Grazzi. Ho già agito sulla stampa senso indicato da V. E.

126

IL MINISTRO A PRAGA, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8912/114. Praga, 4 luglio 1947, ore 17 (per. ore 7,50 del 5 ).

Appena diffuse ufficialmente notizie negative circa Conferenza tripartita piano Marshall ho cercato cogliere prime impressioni questi ambienti. Governo cecoslo



vacco aveva {mio telegramma per corriere n. 010 del 1° corrente) 1 deciso manifestare volontà almeno preliminare aderire piano americano assistenza e Masaryk ha ora male potuto nascondere suo disappunto: da notare che questo Ministero avendo ricevuto 2 luglio mattina rapporto ottimistico ambasciata Cecoslovacchia Parigi, salutava notizia affermando che fallimento piano Marshall rappresenterebbe nuova perdita incalcolabile rimanenti speranze pacificazione ricostruzione Europa.

Rappresentanti altri Paesi sfera influenza Russia mostrano generalmente timore che U.R.S.S., costretta trincerarsi posizioni acquisite, sia indotta rinforzarle aggravando ingerenze già in atto. In ogni ambiente come è ovvio si delinea generale preoccupazione.

124 1 Con T . 8779/49S del 2 luglio T a rchiani aveva fornito chiarimenti in merito all'interpretazione dell'accordo gram-in-aid. 125 l Vedi D. 116.
127

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTE 8905-8906/559-560. Londra, 4 luglio 1947, ore 22,15 (p er. ore 9,50 del 5 ).

Foreign Office mi ha dato comunicazione testo invito oggi rivoltoci in relazione piano Marshall.

In assenza Sargent ho subito chiesto a Harvey alcuni chiarimenti soprattutto in relazione posizione preminente che formulazione proposta assicura all 'Inghilterra ed alla Francia.

Harvey mi ha dato seguenti precisazioni. l) Secondo vedute Governo inglese alla riunione Parigi dovrebbero partecipare ambasciatori e ra ppresentanti rango corrispondente nel senso che non si prevedeva

intervento ministri di Gabinetto. 2) Invito è stato esteso a venti Paesi. 3) Per motivi ordine pratico devesi limitare numero componenti tanto del

Comitato coordinatore che dei sottocomitati. 4) Sarebbe intenzione anglo-francese che scelta membri del Comitato coordinatore fosse decisa da tutti partecipanti riunione 12 luglio Parigi tenendo conto opportunità assicurare rappresentanza diverse regioni dell'Europa. 5) Per quanto formulazione proposta dia particolare rilievo Paesi invitanti , assoluta parità è assicurata dal fatto che partecipanti dovranno decidere propna norma procedura nonché esprimersi su proposta stessa.

Harvey, pur senza azzardare anticipazioni , non esclude che Russia possa favorire intervento riunione Parigi Paesi europei sua orbita sia per non privarli possibili soccorsi di cui hanno disperato bisogno sia per aver mano indirettamente nello sviluppo del piano.


126 l Non pubblicato.
128

IL MINISTRO A STOCCOLMA, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9097/026. Stoccolma, 4 luglio 1947 (per. 1'8).

Telespresso circolare ministeriale Serv. A.G.I., n. 31120238 del 26 giugno u.s. 1•

In assenza questo ministro affari esteri, attualmente in vacanza sino fine luglio, ho parlato stamane con segretario generale, barone Beck-Friis, in merito nostro desiderio sia assicurato voto favorevole rappresentante Svezia ad ammissione Italia Organizzazione Nazioni Unite.

Segretario generale, pur riservandosi riferire al più presto possibile a ministro affari esteri quanto da me prospettatogli, mi ha dichiarato, sia pure a titolo personale, ritenere che nostro desiderio sarà esaudito.

Tale dichiarazione concorda d'altronde con quanto ripetutamente espressomi da ministro Undèn in ripetute conversazioni da me avute con lui circa aspirazione Italia inserirsi nuovamente politica internazionale attraverso varie organizzazioni create o da crearsi. In ogni occasione signor Undèn mi aveva affermato sua convinzione circa opportunità e necessità partecipazione Italia dette organizzazioni.

Non mancherò mantenere viva questione, intrattenendomi personalmente su argomento con ministro affari esteri non appena rientrato in sede.

Conformemente contenuto ultimo alinea telespresso citato riferimento, mi sono astenuto per ora parlare con segretario generale su questioni articoli 53 e l 07 statuto O.N.U., in attesa ulteriori istruzioni annunciatemi.

129

IL MINISTRO A PRAGA, T A COLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 8946/ 115. Praga, 5 luglio 1947, ore 14 (per. ore 19,45).

Secondo informazioni autorevolissime ho saputo Consiglio gabinetto ristrettamente formato da presidente Consiglio, vice presidente e ministro degli affari esteri è stato improvvisamente convocato per deliberare circa invito franco-inglese, giunto poche ore prima, partecipare riunione Parigi piano Marshall ed ha stabilito rispondere che invierà rappresentante. Non sarebbe stata scelta persona


rappresentante, né sarebbesi deci so se incaricarla soltanto di osservazione e esame o di piena partecipazione. Credo sapere che cecoslovacchi si sono iersera intrattenuti circa detto invito con presidente del Consiglio, ministro degli affari esteri ed altri principali ministri polacchi qui presenti per celebrazione noti accordi fra i due Paesi. È anche statomi detto, ma attendo conferma, che domenica mattina partirebbero per Mosca, insieme con missione del Ministero commercio estero da tempo stabilita e presieduta da ministro Ripka, Masaryk e segretario generale esteri che sono favorevoli a partecipazione lavori Parigi. Credo che Cecoslovacchia sosterrà tesi di non poter negare partecipazione a esame piano che non è stato messo a sua conoscenza neppure su linee generali e che pertanto per ora essa si limiti osservare e studiare riservandosi risoluzione definitiva. Questo ambasciatore polacco che travasi congedo ha chiesto urgentemente iersera visto per l'Italia.

128 1 Indirizzato alle ambasciate ad Ankara, Lima, Messico e Santiago e alle legazioni ad Assuncion. Avana, Cairo, Caracas, Copenaghen, Guatemala, Kabul, La Paz, Lussemburgo, Manila, Montevideo, Osio, Panama, Praga, Pretoria, Quito, San José, Stoccolma e Teheran, dava istruzioni di adoperarsi per ottenere l'appoggio dei rappresentanti dei relativi Stati all'ammissione dell'Italia all'O.N.U. in sede di Assemblea generale.
130

L'INCARICATO D 'AFFARI A BUDAPEST, ASSETTATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 8999/ 117. Budapes t, 5 luglio 1947, ore 16,10 (p er. ore 8 del 7 ) .

Ieri pomeriggio questo rappresentante britannico consegnato Ministero degli affari esteri nota invitante Governo ungherese partecipare conferenza indetta Parigi 12 corrente per elaborazione piano ricostruzione economica europea.

Apprendo ora da fonte confidenziale autorevole che questo Governo ha deciso di non (dico non) aderire invito rivoltogli . Tale decisione. contrasta nte con desideri e vedute maggioranza questi ambienti politici economici non comunisti, sarebbe stata immediatamente presa per diretta imposizione sovietica.

131

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8950/244. Mosca , 5 luglio 194 7, ore 18,55 (p er. ore 8 del 6 ) .

Impressione prevalente questi ambienti diplomatici circa invito anglo-francese a Parigi per 12 luglio è nel senso che, pur essendovi in taluni Paesi Europa orientale e specialmente Cecoslovacchia e Rumania forti correnti interne tendenti ad accettazione, questa appare estremamente difficile. Altri, come ad esempio questo ambasciatore jugoslavo, esprimevano opinione nel senso che invito fosse accettabile soltanto se non limitato da un richiamo limitativo alla proposta Bidault già re spinta dai russi ma, a quanto qui risulta a ll'ambasciata francese, invito sarebbe precisamente impostato sulla proposta Bidault non essendo concepibile riaprire con altri Stati discussione già fallita coi sovieticì.

Molto più dubbia appare qui decisione Paesi nordici e particolarmente quella della Svezia la quale da un la to no n ha oggi urgente bisogno a iuti e dall'altro è restia compiere atti che la compromettano in un blocco occidentale. Quanto ad Italia suppongo che nostra adesione sia imminente se non già data. Osservo tuttavia che in base alla stessa proposta Bidault la elaborazione di un programma economico europeo non dovrebbe essere incompatibile con liberi rapporti commerciali fra gli Stati di Europa.

Di conseguenza riterrei sommamente opportuno che intervenendo alla Conferenza delegazione italiana in conformità tale principio riservasse espressam ente sua libertà rapporti commerciali anche con Paesi Europa orientale o settentrionale rimasti estranei riunione. Rappresentanti italiani presso questi Paesi dovrebbero essere autorizzati a fare dichiarazione conforme nei Paesi ove sono accredita ti. Penso che tale atteggiamento mentre in nessun modo pregiudicherebbe nostra collaborazione Parigi eviterebbe di compromettere i nostri rapporti politici con l'Unione Sovietica e con altri Stati zo na orientale nonché le già tenui speranze di stabilire scambi economici con questo Paese. Rimango in attesa di cortesi istruzioni S.V. al riguardo'.

132

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 8958/245. Mosca, 5 luglio 194 7, ore 18,55 (per. ore 12.30 del 6).

T elegramma di V.E. 97 1•

N el mio colloquio con Malik di cui mio telegramma 2402 ho preveduto e prospetta to sostanzialmente quanto ella mi comunica ora. Penso che i due telegrammi si siano incrociati. Ritengo che tornare a dire le stesse cose dopo netta risposta negativa desterebbe sorpresa e non servirebbe a nulla, anche perché, come già comunicato, anche altri Stati non hanno ottenuto alcuna risposta soddisfacente nonostante loro pressanti richieste. Rimane da vedere se dato atteggiamento dilatorio sovietico non convenga rinviare discussioni Costituente in attesa ratifica Quattro Grandi o quanto meno maggiore chiarificazione situazione. In tal caso evidentemente ne deriverebbe possibilità mio nuovo intervento.




2 Vedi D. 123.

13 1 l Per la risposta vedi D. 134, no ta l. 132 l Vedi D. 120.
133

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 8978-89771114-115. Var savia, 5 luglio 1947, ore 20 (per. ore 10,30 del 6 ).

In conferenza stampa tenuta 4 corrente durante visita Praga primo ministro Cyrankiewicz ha dichiarato che Polonia, per quanto non informata su dettagli piano Marshall, aveva fin dall'ini zio preso atteggiamento positivo. Rappresentante polacco potrà ottenere migliori informazioni e Governo preciserà sua posizione. Piano soccorso dovrebbe seguire precedente collaborazione e soccorso militare e politico a Europa in lotta contro nazismo ed evitare disastrosa disunione fra tre alleati soprattutto nei confronti problema tedesco. Stessa conferenza stampa ministro esteri Modzelewski dichiarato che decisione circa invito Conferenza Parigi 12 corrente sarà presa a ritorno Varsavia delegazione governativa . Ricostruzione Europa e relativi negoziati dureranno a lungo. Polacchi si sentono europei e tutto ciò che riguarda ricostruzione Europa li interessa.

Nonostante dichiarazioni ancora riservate fatte Praga da questo primo ministro e da ministro esteri è impressione questi ambienti Ministero degli affari esteri che Polonia interverrà Conferenza Parigi, facendovisi rappresentare da personalità secondo pia no , soprattutto per seguire sviluppo questione.

134

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. s.N.D. 1026 5/ 300 (Londra) 315 (Parigi) 1• Roma, 5 luglio 1947, ore 24.

Rappresentanti britannico e francese mi hanno ieri rimesso separatamente invito Conferenza da riunirsi 12 corrente Parigi . Prego V.E. informare codesto Governo che accettiamo invito con la ferma volontà di consacrare tutti i nostri sforzi alla ricostruzione economica dei Paesi europei nonché salvaguardia della loro indipendenza e della pace.

Una delegazione italiana scelta fra le personalità più competenti e da me presieduta sarà Parigi il 15 ed occorrendo il 12. Prego far nota re fin d'ora che oltre che nel comitato di cooperazione e nei due sottocomitati vettovagliamento ed


(T. l 0325/c. del 7 luglio).

energia noi potremmo essere utili anche in un eventuale quinto sottocomitato per emigrazione e lavoro.

Come ho detto ieri al rappresentante francese che mi rimise personalmente la nota di invito e che mi chiese a che punto eravamo con la ratifica, presidente del Consiglio ed io agiamo con fermezza perché essa sia votata al più presto stimando che ciò è un interesse nazionale sia pur doloroso. Ma ci rendiamo anche conto che il previsto voto contrario di certi gruppi può essere inaspettatamente aumentato da dei gruppi ideologicamente opposti influenzati dalla inattesa dubbiezza che circa ratifica sembrano sorgere Mosca. È possibile che avremo voto prima del 12 ma può anche darsi voto sia alquanto ritardato malgrado nostro massimo buon volere.

Ritengo tuttavia che questo contrattempo possa risultare utile a tutti poiché mio intervento Parigi e presenza Italia nel posto che le spetta nella Conferenza , eliminerebbero probabilmente molti voti contrari rimanendo d'altra parte bene inteso fin'ora che la continuità della posizione che assumeremmo Parigi sarebbe assolutamente condizionata alla nostra ratifica. Naturalmente occorrendo partirei io stesso da Parigi per prendere parte alla discussione per la ratifica.

(Solo per Parigi) Suo telegramma n. 395-3962 mi giunse solo iersera cioè dopo mia conversazione con incaricato d'affari di Francia cui espressi subito concetti sopra indicati senza alcuna sua obiezione3 .

134 1 Ritrasmesso a Was hin gton con T. 10267/397 del 5 luglio. Le notizie contenute nei primi due capoversi vennero inoltre comunicate a lle ra pprese nta nze a Mosca , Va rsavia , Ankara , Bruxelles, Atene, L'Aj a, Stocco lma, Osio. Copenag hen, Berna, Praga, Bud apest, Buca rest, Sotìa, Li sbo na e Dublino
135

L'INCARICATO D 'AFFARI A MADRID, VANNI D'ARCHIRAFI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9291 /031. Madrid, 5 luglio 1947 (per. l'Il) .

Il comunicato anglo-francese di Parigi relativo alla attuazione del piano Marshall per gli aiuti all'Europa ha prodotto disappunto e vivissima reazione in questi circoli governativi. Esplicita esclusione della Spagna dalla imminente conferenza degli Stati europei viene qualificata come oltraggiosa e priva di realtà sociale. Si afferma che verrà subito formulata una vibrata protesta al Governo britannico per l'impertinente ed arbitraria menzione del nome della Spagna in affari nei quali essa non aveva chiesto di intervenire. Sembra che la stessa protesta non sarà fatta presso il Quai d'Orsay per l'anormalità delle relazioni fra i due Paesi e particolarmente per ragioni di amor proprio, attribuendosi alla Francia l'iniziativa dell'esclusione, presa fin dal giugno scorso , allorché essa notificò al Dipartimento di Stato americano che le relazioni attuali fra Francia e Spagna non consentivano al Governo francese di proporre che quest'ultima facesse parte del comitato previsto dal piano Marshall. Viene poi tenuto presente l'atteggiamento francese di sistematica esclusione della Spagna in tutti i congressi internazionali che hanno luogo in Francia.


134 2 Vedi D. 119. 3 Quaroni rispose con il D. 138.

Tutta la stampa, e specie quella falangista, reagisce violentemente per l'esclusione che qualifica di sistema errato ed offensivo e risponde con espressioni spregiative nei riguardi della Francia e di Bidault. In realtà, come ovvio, l'interesse spagnolo politico, economico e sociale nella questione è fortissimo. Lo stesso Franco nella sua recente intervista all'United Press aveva insistito sulla necessità della cooperazione internazionale escludendone le passioni politiche ; il dispetto quindi è incontenibile perché qui si riteneva la partecipazione della Spagna in definitiva indispensabile per motivi geografici e di interesse economico europeo, con la illusione che l'acutizzato dissenso con l'U.R.S.S . avrebbe finito col dar credito all'attuale situazione spagnola .

136

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

TELESPR. 21304/c.1 . Roma, 5 luglio 1947.

Si trasmette qui unita copia dell'appunto inviato con lettera a firma ministro Sforza, in data 3 corrente all'ambasciatore sir Noel Charles, nel quale sono esposte considerazioni sul promemoria da quest'ultimo presentato il 5 maggio u.s. 2 relativo alla maniera con cui vengono amministrate le colonie italiane da parte delle autorità militari britanniche.

Per opportuna conoscenza dell'ambasciata in Londra si trasmette copia del promemoria britannico in questione.

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES

PROMEMORIA. Roma, 3 luglio 1947.

l) a) Dalle informazioni che sono pervenute in Italia da moltissime e diverse fonti si è creata la diffusa sensazione che non esiste nella massa araba della Libia alcuna ostilità verso gli italiani. né alcuna seria opposizione al ritorno dei coloni. Gli italiani , che hanno potuto tornare colà infatti , in questo ultimo anno, sono stati accolti con simpatia e amicizia da parte degli indigeni. Lo sciopero dì protesta che sarebbe stato indetto localmente per protestare contro tale ritorno non è riuscito e non è apparso spontaneo. Le stesse persone domiciliate in Tripolitania e che vengono saltuariamente e temporaneamente in Italia per ragioni di famiglia o di affari confermano che -seppure vi è qualche elemento antitaliano specialmente tra gli ex fuorusciti ora tornati la simpatia per gli italiani è viva nella massa


136 1 Il telespresso era indirizzato anche a l Ministero per l'Africa italiana. 2 Vedi serie decima, vol. V.

degli indigeni ed è anzi sensibilmente cresciuta in questi ultimi tempi. Anche dall'Eritrea le informazioni che pervengon o co nfermano la diffusa simpatia per gli it aliani tra le ma sse indigene, e così per la Somalia .

b) Dato quanto esposto al punto a) l'opinio ne pubblica it aliana rie sce quindi difficil mente a comprende re l'opposizione della B.M.A. al ritorno alle loro case dei numerosi coloni, professionisti , o commercianti italiani che ha nno in quei territori i loro interessi e che si tro vano in It a lia come profughi. Con la Tripo litania si sta effettuando semplicemente uno «scambio » di popolazione, e vige ancora il divieto di far rientrare colà gli uo mini fra i 17 e i 65 ann i. Ciò ha gravi conseguenze per i ragazzi inviati in lta lia dalle famiglie allo scoppio della guerra , quando la loro età era appena di J.0-12 anni e che ora hanno raggi unto l'età di 17-18-19 anni e si trovano nella Penisola separati dai loro congiunti e dai loro interessi. Ciò è grave anche per gli ex militari smobilitati e reduci dalla prigionia, domiciliati in Tripolitania e che non possono tornare a casa loro perché sono di età superiore ai 17 anni. Ed è poi grave per il fatto che consentendo il ritorno solo dei ragazzi e dei vecchi (in cambio di altrettante persone di età media), si finisce per privare il territorio delle persone in età di lavoro e rendimento. In Eritrea e Somalia non è stato consentito il ritorno delle persone che rappresentano Società che hanno colà notevoli interessi sorti dopo il 1935, come se la data in cui un interesse è sorto avesse importanza sulla maggiore o minore entità dell'interesse medesimo come tale considerato. [n Somalia infine sono stati escl usi dal ritorno i concessionari che rapprese ntano la parte economicamente più sana e importante di quel territorio. Non può recare meraviglia che queste opposizioni, che per sé stesse non appaiono giustificarsi, tanto più a così lunga distanza di tempo dalla fine delle ostilità, suscitino uno stato di disagio sia in coloro che ne sono direttamente colpiti, sia anche nell'opinione pubblica.

c) d) e) È stato molt o apprezzato il co nse nso dato a giornalisti itali ani di visitare la Tripolitania , l' Eritrea e la So malia e l'appoggio ad essi dato dalle Amministrazioni milita ri ; così pure è stata apprezzat a la favorevole di sposizione della B.M.A. a risol vere la questione delle licenze ai funzionari e del miglioramento delle loro condizion i economiche. A proposito di questi fun ziona ri sarebbe desiderabile che il loro impiego venisse determin ato tenend o conto dei gradi da essi rivestiti nell'Amministrazione italiana.

/) No n risulta che ci siano state lam entele per maltrattamenti subiti da italiani da parte delle Autorità britanniche, al fine di indurii a lascia re le colonie. La volontà di molti di lasciare le co lonie, è dovuta alla precariet à della situazione economica , che , come viene detto oltre, costituisce uno dei principali motivi di malconten to.

g) Si dà atto dell'interessamento dell a B.M .A. in Tripolit ania, in Eritrea ed in Somalia per mantenere in efficien za i servizi sa nitari e sco lastici. È stato molto apprezzato l'interessa mento della B.M.A. per i corsi di medicina o rga nizzati ad Asmara.

h) Il concetto che frequentemente ric orre di « minoran za italiana» usato dalle Autorità militari per gli italiani resid en ti in Libia, Eritrea e Somalia, ha certamente influito sia loca lmente , sia in Italia, a determinare penosi stati d'animo . Esso colpisce gli italiani perché se mbra rilevare l'intenzione da parte delle Autorità stesse di voler ignorare il fatto che lo stabiliment o degli italiani in quei territori ha le caratteristiche inconfondibili di tutti i fenomeni di popolamento dell 'Africa da parte delle «élites» europee. Sotto questo punto di vista, la popolazione italian a in quei territori si presenta con una percentu ale che non si riscontra in ne ssun altro territorio che offra a grandi linee analoghe caratteristiche geografiche. Le collettività italiane sanno che si deve al lavoro dei tecnici e degli operai e dei co ntadini, al commercio e al capitale italiani se quei territori ha nno raggiunto in ogni campo un alto grado di sviluppo ; che esse, se pure statisticament e considerate costituiscono una minoranza , in realtà, qualit ativa mente, rappresentano di gra n lunga la parte più efficiente della popol azio ne locale. La stessa situazione si riproduce del resto in tutte le colonie europee in Africa.

2) A parte le considerazioni sopra esposte, altre disposizioni delle autorità occupanti possono avere influito nel determinare lo stato d'animo lamentato nel promemoria

n. 66/44/47: a) la norma della « non fraternizzazione» è stata mantenuta nei confronti degli italia ni sino a pochi mesi or sono; b) la limitazione posta alla libertà della stampa italiana in Libia e il mantenimento di una severa censura postale che non poteva più essere giustificata da ragioni militari ; c) il malcontento di una parte della popolazione italiana dell ' Eritrea, di cui si è fatta eco la stampa italiana, trae origine principalmente da talune disposizioni ivi vigenti che praticamente limitano l'attività industriale e commerciale con conseguente disagio economico. Risulta per esempio vietata l'esportazione dall ' Eritrea di prodotti eritrei (manufatti e materie prime) franco valuta e contro scambi in compensazione. Inoltre il costo della produzione industriale viene notevolmente maggiorato dalla duplice pressione fiscale esercitata su quelle materie prime che sono importate per la lavorazione dei prodotti destinati all'esportazione. Infatti la tassa di entrata a cui è soggetta l' importazione di materie prime non viene rimborsata allorché queste, trasformate in manufatti, vengono riesportate , bensì aggravata da una seconda tassa che colpisce la esportazione dei prodotti. È possibile immaginare quali ripercu ssioni tali provvedimenti abbiano sulla produzione provoca ndo anche disoccupazione. Da ciò è derivata l'impressione, indubbiamente erronea,

che tali provvedimenti restrittivi siano adottati appunto allo scopo di indurre al rimpatrio le persone rimaste in tal modo disoccupate.

La stampa e particolarmente i circoli coloniali italiani hanno tuttavia sempre riconosciuto le difficoltà nelle quali le varie B.M.A. hanno dovuto operare e non sono mancati leali apprezzamenti, come sopra già accennato, per quanto esse hanno compiuto particolarmente nel campo scolastico e assistenziale.

137

L'AMBASCIAT A DELL'UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE A ROMA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA1

NOTA VERBALE. Roma, 5 luglio 1947.

Consideriamo necessario d'informarla circa gli affari del Consiglio dei tre ministri a Parigi che ha avuto luogo recentemente in relazione con la nota proposta di Marshall in riguardo al concedere di credito e di altro aiuto ai Paesi europei .

Come è noto dalla stampa, il Governo sovietico fin dal principio aveva atteggiamento di poca fiducia verso questa iniziativa, sia perché ancora prima dell'inizio del Consiglio e gli inglesi e i francesi si erano messi d'accordo circa le condizioni della discussione con gli Stati Uniti dietro le spalle dell'U.R.S.S., come anche perché nella dichiarazione stessa di Marshall non erano state esposte né le condizioni e le dimensioni del credito, né infine la realtà dello stesso credito.


Tuttavia il Governo sovietico ha mandato la sua delegazione a questo Consiglio per chiarire l'atmosfera, le condizioni, le dimensioni e la realtà del credito, e quindi prendere su questa base una posizione determinata.

Il lavoro del Consiglio dei tre ministri, che ha durato sei giorni, ha dimostrato che finora gli U.S.A. non danno notizie di nessun genere relative né alle condizioni del credito, né alle sue dimensioni, né alla sua realtà, intanto rimane ignoto se il Congresso concederà un simile credito e su quali condizioni . Invece gli U .S.A. hanno la pretesa che sia fondato un Comitato direttivo, che potesse compilare il programma economico per i Paesi europei, definire le risorse di ogni Stato, le quali potessero essere utilizzate per effettuare questo programma, insieme con quelle risorse che saranno concesse da parte degli U.S.A .

La delegazione dell'U.R .S.S. ha visto in queste pretese il desiderio di una ingerenza negli affari interni degli Stati europei, di costringerli ad accettare il loro programma di rendere a loro più difficile di smerciare le proprie abbondanze là dove essi vorranno ed in tal modo mettere l'economia di questi Paesi in dipendenza degli interessi degli U.S.A.

È comprensibile che la delegazione dell 'U.R.S.S. non abbia potuto dare il suo consenso a questa pretesa. La delegazione dell'U.R.S.S. crede che anzitutto bisognava chiarire la realtà del credito, le sue condizioni e dimensioni, quindi chiedere ai Paesi europei quali siano i loro bisogni di credito ed infine compilare un programma sintetico delle loro dichiarazioni, le quali dovrebbero, in quanto possibile, essere soddisfatte in conto dei crediti da parte degli U.S.A. Con un simile procedere i Paesi europei rimarrebbero i padroni della loro economia e potrebbero disporre liberamente delle proprie risorse e delle loro abbondanze.

Data una così seria divergenza fra la posizione anglo-francese e la posizione sovietica l'accordo è risultato impossibile.

Il Governo sovietico ha creduto necessario di darle queste informazioni, avendo fra le altre in vista il fatto che inglesi e francesi, come è stato comunicato, convocano il Consiglio degli Stati europei per il 12 luglio, dove evidentemente verranno discussi gli stessi problemi che sono stati esaminati al Consiglio dei tre ministri a Parigi2•

137 1 Ed. parzialmente in C. SFORZA, Cinque anni a Palazzo Chigi, cit., pp. 47-48.
138

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PERSONALE 8994-8996/403-404. Parigi, 6 luglio 1947, ore 14,23 (p er. ore 20 ) .

Suo 315 1•

È mio dovere fare presente che sia da parte francese che da parte inglese mi è stato detto con tutta chiarezza e con tutta fermezza che, se non principio, certo forma partecipazione italiana a Conferenza piano Marshall dipende dal fatto che, al momento riunione Conferenza, da parte nostra trattato sia stato ratificato. Come le ho telegrafato invito ad Italia è stato ottenuto da Bidault contro certa opposizione


Bevin appunto basandosi su data ratifica fornita da codesto ministero. Che non si tratti di invenzione francese, ma di fatto, mi è stato confermato ieri da due fonti inglesi di cui una è nostro comune amico Halpern. Qualora per 15 corrente trattato sia stato ratificato sono sicuro che Italia avrà nei vari Comitati posizione che le spetta . Se invece per quell'epoca trattato non sarà stato ratificato temo molto che situazione Italia sarà molto differente. A tale punto che, in questo caso, ritengo mio dovere sconsigliare prendere di persona direzione delegazione italia na poiché ell a rischia esporsi umiliazioni di fatto e soprattutto di forma cui ripercussione su situazione interna italiana finirebbe per essere proprio contraria a quello che ella spera .

Da parte francese come, almeno a qu~nto mi risulta da qui , anche da parte inglese, esiste impressione poca volontà sia da parte sua che da parte presidente Consiglio procedere ratifica. Appunto in vista rit ardo ratifica russa si ha impressione qui che da parte nostra si spera ancora qualche possibilità imprevista che permetta rimettere tutto in discussione : eventualità questa che qui si è decisi evitare ad ogni costo.

Non so se effettivamente possi bile ritardo o magari rifiuto russo possa creare situazione nuova: ciò dipende soprattutto da quello che potrebbe essere atteggiamento americano su cui mi è difficile pronunciarmi.

Se le cose stanno effettivamente così è evidente che tutta questione nostra ratifica va considerata sotto altro punto vista: ma in questo caso bisogna aspettare per nostro reinserimento. Non si può avere tutto insieme.

Suggerirei quindi di a lterare comunicazione a Bidault in questo senso: Italia aderisce piano Marshall e invierà a Parigi la sua delegazione; conte Sforza si riserva decidere se prenderà di persona direzione delegazione secondo posto che sarà fatto a Italia e che risulterà da decisioni Conferenza che dovrebbe avere inizio qui il 12. Posizione questa che è perfettamente giustificabile in quanto nessuno può discutere che ella, sia come ministro esteri italiano, sia personalmente come conte Sforza, non potrebbe prendere parte ad una conferenza internazionale in cui fosse relegato situazione secondo piano.

Pregherei darmi istruzioni urgentissime poiché conterei dare nostra risposta Bidault domani stesso2 .

137 2 Per la risposta vedi D . 181. 138 l Vedi D. 134.
139

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

ISTRUZIONI 1 . Roma, 7 luglio 1947, ore 10,45.

Comunicazione a Bid a ult non può essere corretta perché identica fu mandata a Londra. Ma puoi assicurare formalmente Bidault che niente è più erroneo della interpretazione data al pensiero di Sforza il quale è stupefatto si possa ancora dubitare della sua intenzione.



Ieri domenica egli scrisse schema suo discorso per la ratifica. Lo ho visto stamani. Nessun documento potrebbe esser più fermo ed esplicito circa necessità ratifica. Egli mi ha detto che è contento del tuo telegramma sol perché lo potrà leggere domattina alla Commissione trattati.

Sforza è stupefatto si possa credere che egli conta sul ritardo russo. Chi conta sul ritardo russo conta su complicazioni internazionali e fors'anche sulla guerra. Sforza non vuole niente di tutto ciò. Vuole il contrario.

Sforza agirà perché trattato sia ratificato pel 15 il che è possibile se non sicuro.

Comunque, come avrai visto dai nostri giornali, egli ha già escluso che sua andata sia sicura tanto pel I 2 come pel 15. Egli verrà se le circostanze Io consigliano a ciò fare nell 'interesse della cooperazione europea e della nostra dignità.

138 2 Per la risposta vedi D. 139. 139 l Trasmesse per telefono in risposta al D. 138. Il d ocumento riporta in calce la se guente annotazione: «7 luglio 1947, o re 10.45. Ho fall o la comunica zio ne di cui sopra a Quaroni che procederà in conseguenza. Ho voluto ancora insistere t1el far rilevare che il malumore per la ritardata ratifica è molto più forte a Londra che a Parigi».
140

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. ]()333/303. Roma, 7 luglio 1947, ore 17.

In seguito ad alcune segnalazioni pervenutemi da Parigi 1 circa la sfavorevole impressione suscitata costà dalla non ancora avvenuta ratifica, ritengo opportuno che ancora una volta V.E. assicuri formalmente Bevin delle intenzioni del Governo e mie personali tendenti e operanti fermamente ed esplicitamente per la più sollecita ratifica del trattato.

Sarei vermente stupefatto che di ciò si dubitasse. Ho già segnalato a V.E. (mio 300)2 situazione parlamentare, ma sarebbe sorprendente credere che io conti sul ritardo russo, mentre sono viceversa convinto che chi conta su tale ritardo punta su complicazioni internazionali, ciò che io voglio in tutti i modi evitare.

Allo stato delle cose, spero che trattato sia ratificato per il 15, ma non posso dare tale indicazione come cosa certa 3 .

141

L 'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N . D . 9039/406 . Parigi, 7 luglio 1947, ore 19,30 ( per. ore 8 dell'B).

Con riferimento mia conversazione telefonica con Fransoni 1 informo che, a quanto mi viene detto qui , tendenza inglese è dare Conferenza Parigi carattere marcatamente tecnico.



2 Vedi D. 134.


3 Per la risposta vedi D. 15 1.


Inglesi desiderano manovrare in modo da non rompere ponti con Mosca: ritengono a questo riguardo sia opportuno diminuire quanto più possibile apparenza politica Conferenza e per questo vorrebbero ridurne al minimo partecipazione personalità politiche: a tal punto che attualmente non sembra più così sicuro che Bevin vi prenderà parte.

Dato che questo è anche desiderio francese, penso che elemento tecnico sarà prevalente anche in delegazione francese: ritenendo che orientamento Governo italiano sia lo stesso è per questo che ho insistito su prevalenza tecnica anche da parte nostra.

Va da sé che tutte queste non sono che illusioni: adesione piano Marshall, dopo rifiuto russo, significa inquadramento politica americana con tutte le conseguenze che ne derivano: e Conferenza Parigi , quale che sia mascheratura tecnica che le si vuole dare, è e resta conferenza eminentemente politica. Tuttavia in vista ripercussioni soprattutto di politica interna che tutto questo può avere, specialmente per Paesi come Francia ed Italia, la presente mascheratura può essere utile ed è per questo che mi sono permesso raccomandarla a V.E.

Resta comunque inteso che Conferenza 12 sarà prevalentemente conferenza ambasciatori: Bevin non (ripeto non) vi prenderà parte, essa avrà solo compito organizzativo.

Mi riservo comunicare V.E. informazioni che potrò avere circa composizione delegazioni Francia ed altri Stati: ho però impressione che sostanzialmente fino a giorno 12 ai Governi partecipanti si lascerà certa elasticità circa composizione loro delegazione e che sarà nel corso Conferenza che, in larga misura, composizione sarà definitivamente decisa.

Mi permetterei quindi consigliare che mi si facesse conoscere al più presto designazione elementi tecnici che comunque dovranno parteciparvi aggiungendo nomi personalità politiche che eventualmente potranno parteciparvi qualora da parte principali Stati interessati si proceda pure ad invio personalità politiche. Poiché, a parte considerazioni di carattere politico, non mi sembra conveniente rischiare di mandare qui dei ministri di Gabinetto qualora dovessero poi trovarsi trattare con dei direttori generali.

Si ha anche impressione qui che Francia e Inghilterra intendono inviare delegazioni non troppo numerose.

140 l Vedi D. 138. 141 l Vedi D. 139.
142

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 9049/565. Londra, 7 luglio 1947, ore 21 (p er. ore 8 dell'8).

Telegramma ministeriale n. 3001. Harvey mi ha detto oggi, per incarico di Bevin, che prumt1vo divisamento tenere convegno Parigi su livello ambasciatori rappresentanti Potenze partecipanti


142 I Vedi D. 134.

è stato superato avendo Bevin stesso deciso prendervi parte. Intervento V.E. è quindi accolto con vivo favore. In tal senso codesto ambasciatore britannico è stato oggi istruito esprimersi con V.E.

Bevin depreca possibile mancanza nostra tempestiva ratifica considerando l'eventualità come gravemente pregiudizievole nostro interesse e come tale da ostacolare intenzioni britanniche in appoggio nostra partecipazione di primo piano lavori Parigi. Nulla consta Foreign Office circa proposito russo dilazionare ratifica, nessuna novità essendo sopraggiunta a modifica ultima intesa di contemporaneo deposito ratifiche Quattro subito dopo nostra ratifica. Naturalmente nessuno si sente di escludere possibilità sorpresa nel senso che pare indicato dal telegramma di V.E. 10244/c.2• Comunque è opinione Foreign Office che imminente andata Parigi V.E. sia, se mai, argomento che offre il destro per affrettare ratifica considerata come premessa indispensabile presentazione Italia a Parigi nella pienezza di una capacità sulla cui estensione si è pronti qui a non fare riserve di sorta.

143

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9246/069. Ankara, 7 luglio 1947 (per. il 10).

Sarà firmato a giorni accordo turco-americano per amministrazione l 00 milioni di dollari concessi alla Turchia a termini della legge Truman. Accordo seguirà press'a poco la traccia di quello greco-americano pubblicato or è qualche giorno ad Atene, ma terrà certamente conto della sostanziale differenza esistente fra la situazione della Grecia e quella della Turchia. In quella la guerra interna ed esterna, la crisi economica e sociale, la poca autorità del potere esecutivo, la stessa maggior cifra dell'assegnazione, hanno richiesto interventi e controlli che la ben altra situazione della Turchia non giustifica e che gli americani non hanno cercato del resto di imporle. Ombrosa, e legittima, diffidenza turca in materia di ingerenze straniere sarà dunque certamente rispettata, anche perché non è interesse nord-americano, e oggi meno che mai, dar corpo alle accuse di imperialistica inframmettenza negli affari altrui che un atteggiamento diverso avrebbe giustificato. Gli aiuti alla Turchia hanno d'altra parte carattere pressoché esclusivamente militare ed è evidente che il solo apporto di materiale bellico semplifica di molto il problema del controllo, che diventa piuttosto problema di assistenza tecnica.

Notizia imminente firma accordo ha suscitato qui voci insistenti di una progettata alleanza difensiva fra Stati Uniti e Turchia e rinnovato quelle di una parallela alleanza fra Turchia e Grecia. Di quest'ultima ho già detto altra volta (mio telegramma per corriere n. 041 del 19 maggio 47) 1 che, sin che durino le

!42 2 Vedi D. !23, nota 2. !43 I Non pubblicato.

circostanze attuali, non mi pare interesse di alcuno procedervi. E le ragioni allora accennate mi sembrano tuttora valide. Escludo si sia mai pensato o che si pensi ad una alleanza fra Stati Uniti e Turchia. L'idea fu formulata per la prima volta da Walter Lippman, se non erro, nel senso che un impegno preciso da parte degli

S. U. gioverebbe, ancor più che gli aiuti militari, a chiarire la situazione, ponendo all'espansionismo sovietico, in questo settore, limiti ben chiari e definiti. Da parte di alcuni ambienti turchi l'idea è stata ripresa invece in connessione agli aiuti americani, giudicati insufficienti a portare la preparazione militare del Paese a un livello adeguato e che potrebbero con vantaggio reciproco essere dunque integrati da una alleanza.

Ora è certamente esatto che 100 milioni di dollari sono insufficienti a fare delle forze armate turche uno strumento bellico veramente moderno, non è altrettanto vero che un'alleanza contrasterebbe con le decennali tradizioni della politica estera nordamericana, aliena ancora da ogni automatico impegno, e, per giunta, europeo. Ciò che basterebbe per escluderla. Notizia mi è stata del resto smentita sia da questo ministro degli esteri, sia da questo ambasciatore degli S.U. Anche speciali missioni nordamericane che hanno, d'accordo con lo Stato Maggiore turco, esaminato sul posto i maggiori problemi militari del Paese, hanno press'a poco ultimato i loro lavori. Trattandosi di legittimi segreti della Difesa nazionale, non è naturalmente possibile accertare quali siano le precise conclusioni raggiunte. Ho tuttavia da molti indizi l'impressione che preoccupazione dominante sia stata quella di parere nel modo migliore e più rapido a un eventuale attacco di sorpresa sovietico. Invece di mantenere la guardia su tutte le zone ove tale attacco potrebbe aver luogo -frontiere del Caucaso, litorale turco del Mar Nero, Tracia -sistema indubbiamente costoso, di scarsa efficacia e che richiedeva l'impiego di grosse masse di uomini, pare si sia giunti nella determinazione di concentrare un corpo più ridotto, ma manovratore e meccanizzato al massimo, in una posizione centrale, da dove possa essere rapidamente avviato sulla zona di attacco. Ciò che comporta, fra l'altro, un sistema di strade e di attrezzature di porti, che la Turchia è !ungi dal possedere e che richiederà tempo e, sopra tutto, finanziamenti molto maggiori dei 100 milioni sinora assegnati dagli Stati Uniti.

144

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9248/071. Ankara, 7 luglio 1947 (per. il IO).

Eventuale adesione russa al piano Marshall avrebbe avuto forma e sostanza di un improvviso e radicale mutamento di rotta che nessuno qui scontava. Benché atteggiamento sovietico non abbia dunque sorpreso nessuno, colpisce tuttavia la relativa sicurezza con la quale Molotov ha lasciato che si rompessero i ponti.

Due sono, mi pare, le principali ragioni che -secondo questi ambienti motiverebbero atteggiamento sovietico: l) fiducia nello sforzo di ricostruzione del Paese e, soprattutto nell'abbondanza di alimenti che il nuovo raccolto assicura e che consentirebbe aiuto ed assistenza anche agli Stati satelliti ; 2) progressiva ed accelerata formazione nell'Europa orientale, di una cintura di Stati assolutamente sicuri ed amici, strettamente legati all ' U.R.S.S. da legami insieme economici e politici.

Né la Russia poteva, attraverso l'acceÙazione di un piano di ricostruzione unitario per tutta l'Europa, conseg~are all'Occidente le chiavi di codesta cintura, senza gravemente e forse definitivamente pregiudicare ciò che costituirebbe ormai uno dei cardini della sua politica estera.

Prevale qui, tutto sommato, una visione pessimistica dell'avvenire : soprattutto per questo progressivo ergersi di frontiere -economiche, politiche e, forse, soprattutto mentali -attraverso l'Europa.

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RIUNIONE MINISTERIALE

Roma, 7 luglio 194 7.

Sforza: L'Italia è stata invitata ufficialmente a prendere parte alla Conferenza che si terrà a Parigi per concordare un piano di cooperazione economica europea. Egli interverrà alla Conferenza se vi prenderanno parte i ministri degli esteri degli altri Paesi. Per ora, per l'inizio dei lavori, il 12 corrente, è prevista la partecipazione degli ambasciatori. La delegazione italiana deve potersi avvalere di un lavoro particolarmente diligente, inteso a raccogliere tutti gli elementi necessari perché l' Italia possa ben meritare in confronto di altri Paesi, e perché i suoi interessi vengano adeguatamente tutelati. Egli ha suggerito che ai quattro sottocomitati previsti ne venga aggiunto un quinto per il lavoro e l'emigrazione. Se egli si recherà a Parigi, la sua opera sarà diretta a far prevalere schemi in cui si tenga conto degli interessi italiani, e che contemporaneamente dimostrino l'interesse che il nostro Paese porta in uno spirito di fraternità e di solidarietà internazionale al risorgimento economico del Continente. L 'Italia, per colpa di un regime ottusamente ed assurdamente autarchico, porta ancora nel mondo il peso e la taccia di essere un Paese che pensa esclusivamente ai propri interessi. Ora tutti più o meno la pensano nello stesso modo: ma molti hanno la furberia di dare a questo egoismo il carattere di collaborazione internazionale. Il nostro Paese, appena uscito dall'abisso in cui Io ha gettato la guerra, sta dando prova di non essere secondo a nessuno per attività e tenacia: una dimostrazione recente di ciò si è avuta alla Fiera di Milano. È assurdo d'altra parte di sperare che un Paese possa prosperare in un mondo in rovina: e questo va tenuto ben presente nell'elaborazione dei dati, degli argomenti tecnici, dei valori scientifici


M. Parravicini . dr. G. Levi, prof. Mario Ferrari-Aggradi, ministro Grazzi , ministro Zoppi, ministro Mascia , dr. Tommasini, ambasciatore Fransoni, ministro Talamo».

ed industriali, dei rapporti proporzionali fra industria ed industria. Ciò che si farà e che si dirà a Parigi sarà pesato parola per parola in America. In America si dà naturalmente molta importanza alla profondità ed alla precisione degli studi di questo genere: ma si amano anche quelli che in americano si chiamano «slogans».

Campi/li: Il programma di lavoro delineato dal ministro Sforza è già in buona parte avviato. Due sono gli accertamenti cui dovremo più particolarmente tendere: a) che cosa può fare l'Italia per venire incontro, con la sua attrezzatura industriale, alle esigenze europee? b) In che modo l'economia italiana può svincolarsi nella massima possibile misura dalle dipendenze altrui? L'assistenza finora data dall'America all'Europa è stata assorbita per due terzi dalle forniture di cereali e di carbone: tali forniture hanno inoltre assorbito la maggior parte del tonnellaggio disponibile . Occorre potenziare tutte le fonti di energia esistenti in Italia per risparmiare carbone : le risorse idriche, i giacimenti carboniferi della Sardegna, la produzione di metano. Vi è già una Commissione di studio al lavoro su questo argomento. Lo sviluppo dell'agricoltura è strettamente collegato al problema dei fertilizzanti. Anche qui si sta già lavorando per accertare lo sviluppo realizzabile in questo campo. L'Italia dovrà inoltre esaminare quanto le sia possibile fare nel quadro dell'economia generale per venire incontro alle esigenze della ricostruzione europea. È indubbio che il piano Marshall prevede una distribuzione di compiti fra le varie Nazioni europee. Ora alcuni settori industriali italiani, per la loro attrezzatura, per la loro efficienza e per la specializzazione delle loro maestranze sono fra i primi d 'Europa. Essi devono quindi servire non solo a soddisfare il consumo del mercato interno, ma devono anche venire incontro alle esigenze dei mercati esteri. Bisogna studiare che cosa si può fare dunque per potenziare l'attrezzatura industriale nel settore meccanico, tessile ed alimentare. L 'Italia deve poter contare, in maniera decisa e prevalente, sul permanere di una sua attività industriale: industria vuoi dire lavoro, ed il lavoro è la condizione per quel benessere che non può venir meno in un Paese senza danno per gli altri: ciò tanto più in Italia dove esiste una particolare eccedenza demografica, e dove l'apparato industriale deve essere messo in grado di assorbire il massimo volume possibile di mano d'opera.

Grazzi: In relazione alla partecipazione italiana al piano Marshall vi sono tre condizioni essenziali che la nostra delegazione dovrà adoperarsi per far prevalere: a) bilateralità degli accordi che verranno conclusi, in luogo di una multilateralità, per la quale non siamo preparati e che non si presta alla nostra economia. In altre parole la cooperazione europea deve aver luogo su un terreno di intese fra Paese e Paese, da sommarsi poi in una specie di somma algebrica. b) Libertà per l'Italia di poter continuare a condurre trattative commerciali con qualunque Paese. Il piano Marshall deve rimanere aperto a tutti. Eventualmente l'Italia deve poter utilizzare la sua posizione come elemento di congiunzione. c) Riconoscimento della necessità della ricostituzione economica della Germania. Il mercato tedesco ha sempre avuto per l'Italia una importanza fondamentale, e noi non possiamo in nessun caso rinunciarvi. Troveremo a Parigi altri Paesi che la pensano come noi, e che saranno ben lieti di vederci prendere l'iniziativa di affermare questo punto di vista. La nostra partecipazione al piano Marshall è stata esaminata dalla direzione generale degli affari economici in uno schema di carattere generale che ha incontrato l'approvazione non solo degli organi competenti italiani, ma anche di americani , inglesi e francesi. Detto schema presenta numerose analogie con il noto progetto Bevin-Bidault. Lo schema italiano si basa sulla documentazione precisa delle necessità della nostra economia nei suoi vari settori. Tali necessità dovranno essere precisate dai tecnici. Il concetto informatore dello schema è che occorre spingere la nostra produzione al massimo non più solo per raggiungere il minimo indispensabile ma per disporre di un supero da potere offrire ad altri Paesi dai quali potremo ricevere in cambio parte del supero da loro realizzato in determinati settori produttivi che ci interessino. Altro concetto informativo è che bisogna favorire la specializzazione delle diverse industrie europee. Ogni Paese deve potersi specializzare in quelle che sono le sue industrie più consone alle sue condizioni ed alle sue tradizioni. Ancora il nostro schema tiene conto della particolare posizione geografica dell'Italia come elemento per determinare alcuni settori industriali in cui conviene all'Italia di specializzarsi in termini europei. La procedura da seguirsi a Parigi non è ancora ben chiara, quale risulta almeno dalle informazioni preliminari giunte finora. In sostanza non si sa ancora bene come questo nuovo Ente europeo potrà formarsi e funzionare. Il giorno 12 si riunisce a Parigi il Comitato dei Paesi che avranno accettato l'invito franco-inglese: non sappiamo ancora quali Paesi parteciperanno. Il 12 verrà discussa la procedura da seguirsi durante la Conferenza. Concordata tale procedura, il 15 i rappresentanti dei Paesi aderenti si riuniranno in Assemblea generale. I Paesi partecipanti alla Conferenza si potranno trovare ad essere distinti in tre diverse categorie: gli invitanti , cioè Gran Bretagna e Francia; quelli che entreranno a far parte del Comitato di coordinamento, il quale sarà l'organo centrale, corrispondente in certo modo al vecchio Consiglio della Società delle Nazioni, e tutti gli altri . Il secondo gruppo è quello che ovviamente interessa per ragioni politiche, economiche e di indole generale. Non sappiamo ancora come sarà composto. È probabile che ne faranno parte rappresentanti dei vari settori geo-politici: uno per i Paesi scandinavi, uno per il gruppo Belgio-Olanda-Lussemburgo, ed uno per la zona mediterranea. Il Paese chiamato a rappresentare quest'ultimo potrebbe essere l'Italia ma potrebbe anche essere la Grecia o la Turchia.

Sforza: Ritiene che la cortesia e l'urgenza con la quale siamo stati invitati alla Conferenza non avrebbe senso se non ci dovesse venir riconosciuto a Parigi il posto che ci compete. È bene però che si sappia che, per quanto ciò non sia stato detto ufficialmente, né risulti da alcun documento, l'Italia non potrà far parte della Conferenza se prima non sarà stato ratificato il trattato di pace. Coloro che credono di poter cogliere la pera matura del nostro intervento alla Conferenza, e nello stesso tempo di sfruttare la possibilità di allontanare nel tempo da noi l'amaro calice della ratifica sono in errore. Bisogna avere presenti sopra ogni altra considerazione gli imeressi superiori del Paese, che ha diritto ad avere aperte innanzi a sé tutte le vie: per questo scopo è necessario avere tutte la carte in regola , ed avere recuperata intera la nostra sovranità ed indipendenza: e di sovranità e di indipendenza non si può parlare in regime armistiziale. Se siamo un popolo coraggioso, come egli crede fermamente, e se sentiamo profondamente che l' avvenire è dei popoli laboriosi e tenaci, questa è la via che dobbiamo seguire. I deputati alla Costituente debbono saper mettere da parte, di fronte al supremo interesse del Paese, ogni preoccupazione elettorale.

Grazzi: Si pongono, in relazione al lavoro da svolgersi, le seguenti domande: a) è approvata la linea generale di condotta indicata nello schema della direzione generale? b) In caso affermativo vanno escluse alcune delle voci indicate, ed altre eventualmente aggiunte? c) Quali sono le cifre per documentare il piano? d) Sono i quattro sottocomitati ritenuti sufficienti, possiamo cioè in ognuno di essi far rientrare le voci che ci interessano? e) Quali sono i rappresentanti che dovranno sedere come tecnici in tali sottocomitati?

Alla prima domanda i presenti rispondono affermativamente.

Visentini: Sulla seconda domanda espone la situazione della produzione idro-elettrica in Italia, e lo stato in cui si trova il processo ricostruttivo. Noi non siamo oggi in condizione di cedere energia elettrica, se non durante determinati periodi, ai quali corrispondono periodi in cui difettiamo di energia. Egli è del parere che si dovrebbe tendere alla costituzione di una interconnessione internazionale dell'energia, così da addivenirsi alla costruzione di impianti in Europa dove la produzione di energia sia economicamente conveniente, con un risultante armonico coordinamento dello sforzo produttivo. È bene che si sappia che in questo campo sarà più ciò che dobbiamo chiedere che quel che possiamo fare.

Santoro: Concorda con le osservazioni dell 'ing. Visentini sulla produzione dell 'energia elettrica. Questa avrebbe dovuto segnare, in confronto della produzione anteguerra un aumento dal 5 al l 0°i<l all'anno. Invece negli ultimi anni non è stato fatto quasi nulla. Si sta ricostruendo , ora, ma resta l'arretrato: si può dire anzi che da qui in avanti la ricostruzione potrà appena seguire lo sviluppo minimo del nostro consumo . Va tenuto presente che l' industria italiana si è abituata ad adoperare energia elettrica anche quando ciò non sia economicamente consigliabile. Passando al problema del carbone, e notando che per mantenere la nostra attuale capacità produttiva dovremmo arrivare alla disponibilità di almeno 850 mila tonnellate mensili, egli osserva che su ogni tonnellata di carbone che arriva in Italia i due terzi del costo sono costituiti dal nolo. D'altra parte la produzione italiana di combustibili dopo la perdita del bacino dell'Arsa, ha perso molto dell a sua importanza. Quanto al metano, non è con i sei milioni di metri cubi mese che si può pensare di superare le nostre deficienze di combustibili. Secondo lui bisogna sviluppare le nostre importazioni di nafta. Tutti i Paesi si stanno orientando verso gli olii combustibili. Egli ritiene che convenga prevedere la possibilità di sviluppare la capacità delle raffinerie installate in Italia. Questo però non è un argomento da sollevarsi a Parigi : avremmo tutti contro, specialmente la Francia e l'Inghilterra. Noi dobbiamo tendere ad una ripresa dei rapporti con le grandi Compagnie petrolifere internazionali. Siamo già a buon punto, ma dobbiamo andare ancora più in là, chiamare queste Compagnie in Italia per aumentare la capacità dei nostri impianti. Abbiamo bisogno dei loro capitali e dei loro tecnici , ed abbiamo bisogno soprattutto che essi portino qui il loro greggio per raffinarlo. D'altra parte l'Italia può essere utile per integrare l' installazione dei grandi impianti di produzione petrolifera che stanno sorgendo nel Medio Oriente.

Grazzi: Concorda col dr. Santoro sull'opportunità di non sollevare a Parigi la questione dello sviluppo della ra ffina zione dei petroli in Italia.

Anzi/atti: Egli ritiene che l'Italia dovrebbe farsi riconoscere un certo diritto allo sfruttamento delle risorse carbonifere della Ruhr. Non dovrebbero esservi grandi difficoltà al riguardo , pur non ignorando come vi siano interessi contrastanti sull'argomento. Sta di fatto che già in passato eravamo importatori di carbone dalla Germania senza che questo influisse sulle nostre importazioni dall'Inghilterra.

Campi/li : La questione gli sembra vada impostata nel senso che le miniere di carbone tedesche non danno il loro pieno rendimento per mancanza di mano d'opera: pertanto una nostra richiesta di partecipazione al loro sfruttamento è condizionata al fatto di disporre della mano d'opera occorrente.

Sant01·o : L'Italia non dispone di mano d'opera qualificata per lo sfruttamento di miniere.

Tommasini: Concorda.

Dall'Oglio: Il 20% delle nostre esportazioni tradizionali è rappresentato dai prodotti ortofrutticoli . Esistono in Italia impianti di grande importanza per il loro trattamento. La produzione anteguerra in questo settore superava i 4-5 miliardi di valore anteguerra, ed era destinata in buona parte alla esportazione. Nonostante questo settore venga considerato come di lusso, esso ha grande importanza come contributo all'alimentazione europea. D 'altra parte gli impianti per la lavorazione dei prodotti ortofrutticoli concorrono all'impiego di una massa importante di mano d'opera specializzata. Questo argomento andrebbe presentato non sotto il profilo esclusivamente commerciale, ma sotto la forma di un contributo effettivo alla ricostruzione economica dell'Europa.

Grazzi: Ammesso che le voci da considerarsi siano, meno quella relativa alla raffinazione dei petroli, quelle di cui allo schema della direzione generale, si domanda a chi verrà affidata la raccolta dei dati relativi. Il problema è estremamente urgente.

Viene concordato uno schema di di stribuzione di lavoro di cui all 'allegato 2 .

145 1 Il verba le precisa: «Presiede il conte Sforza . Intervenuti: on. Pietro Campilli, dr. Giuseppe Daii'Oglio, dr. Luigi )aschi, dr. Eugenio Anzilotti , dr. Ernesto Santoro, dr. Alberto Angiolillo, gen. Di Raimondo , dr. Alceste Antonucci, dr. Augusto Polaffi, com.te Pino Fortini, ing. Mario Visentini, dr.
146

L 'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 592 /2089. Parigi, 7 luglio 1947 (per. il 12 ).

In riferimento ai miei precedenti rapporti relativi alle proposte Marshall di ricostruzione economica del continente europeo ed a seguito del mio telespresso


n. 560/7003 del 26 giugno u.s . 1 , ho il pregio di comunicare gli ulteriori sviluppi delle discussioni suscitate dal discorso di Harvard del capo del Dipartimento di Stato, facendoli precedere dallo svolgimento cronologico delle trattative condotte in questa capitale.

Mi richiamo innanzitutto al mio telespresso n. 552/6845 del 20 scorso mese2 col quale, nell'esprimere le riserve circa l'accettazione russa del piano di ricostruzione, mettevo in risalto le ragioni politico-economiche che avrebbero fatalmente portato la Conferenza a Tre ad un insuccesso , ove non fosse intervenuta una profonda modifica nell'indirizzo di politica generale del Governo sovietico, tanto nei confronti degli Stati satelliti che in quelli dello stesso territorio russo.

Gli avvenimenti che si sono svolti hanno confermato la mia opinione, quella cioè che l'U.R.S.S. non è affatto disposta a modificare la linea di condotta fin qui tenacemente perseguita e che altrimenti l'avrebbe portata a profonde trasformazioni della sua stessa attuale struttura economico-politica.

Stimo anzi opportuno di riassumere lo svolgimento assunto dai negoziati parigini iniziatisi al Quai d 'Orsay, venerdì 27 giugno u .s., con la presenza dei tre ministri degli esteri, d ' Inghilterra , di Francia e di Russia 3 .

Gli scopi dichiarati della riunione erano quelli della ricerca dei metodi , secondo i quali sarebbero state valutate le risorse dell'Europa ed il criterio da adottarsi ai fini della determinazione dell'ammontare dei suoi bisogni.

Le risorse stesse avrebbero dovuto venir scambiate tra i vari Stati europei in ragione dell'eccedenza di produzione per alcuni e di deficienza per gli altri . Tipici i casi del carbone e dell'acciaio o delle derrate. L' organizzazione tecnica di un tale movimento di materie prime o di derrate sarebbe stata affidata ad appositi comitati; a tal proposito le intenzioni anglo-francesi miravano all'utilizzazione di organismi già esistenti e che avevano già fatto buona prova come l'E.C.O., oppure alla trasformazione di altri come l'E.C.J.T.O. o alla creazione di nuovi.

A valutazione effettuata delle risorse ricavabili dall ' Europa, ed in seguito ad un preciso bilancio delle capacità produttive continentali in ogni campo, sarebbe stato possibile determinare la misura degli aiuti cui avrebbero dovuto provvedere gli Stati Uniti in ogni settore nel quale fosse risultato evidente un deficit.

L 'interessante problema , come può constatarsi anche da un solo esame superficiale, sarebbe stato suscettibile di un colossale sviluppo ed avrebbe condotto ad una collaborazione su un piano veramente mondiale, dal quale 1'2uropa avrebbe tra tto incalcolabili vantaggi, risollevandosi da uno stato fallimentare e riguadagnando una stabilità economica. Questa, come immediata e diretta conseguenza, avrebbe condotto ad una stabilità politica.

E poiché la collaborazione, lo scambio e l'assistenza avrebbe unito gli uni agli altri, suscitando più intimi legami, molti dei problemi territoriali, molte delle acredini

o risentimenti , avrebbero finito per sembrare inutili e superate dispute.


Nel campo sociale la stessa collaborazione della Russia avrebbe determinato la fine immediata di molte agitazioni e conflitti del lavoro, mentre l'elevarsi del tenore di vita delle masse per il loro totale impiego avrebbe accresciuto la ricche zza, il risparmio e quindi lo sviluppo della stessa produzione.

Le proposte della Francia sulla procedura da seguirsi per rispondere all'invito del sig. Marshall, e che il ministro Bidault ha reso note ai suoi due colleghi di Russi a e d ' Inghilterra, possono così riass umersi:

l) Creazione di un Comitato di cooperazione incaricato di presentare, entro il lo settembre 1947, un rapporto rela tivo alle disponibilità ed ai bisogni dell'Europa nel corso dei prossimi quattro anni .

2) Il rapporto stesso sarebbe stato red atto in base alle informazioni fornite dai diversi Paesi desiderosi di associarsi all 'azione delle tre Potenze e avrebbe dovuto determinare: a) gli sviluppi della produzione risultanti, da una parte dagli sforzi compiuti da ogni Paese europeo individualmente, e dall ' altra dallo scambio intereuropeo delle risorse disponibili; b) i bisogni, in quantità e valore, che potevano essere coperti da un aiuto economico extra-europeo. Tali bisogni avrebbero dovuto comprendere i beni d 'equipaggiamento destinati ad assicurare lo sviluppo della produzione ed i beni di consumo essenziali, come prodotti agricoli, carbone, ecc., destinati ad assicurare la vita economica europea durante il periodo di insufficienza delle singole produzioni nazio nali.

3) Il Comitato di cooperazione avrebbe dovuto esser composto dei rappresentanti della Francia, del Regn o Unito, dell ' U .R .S.S. e di alcuni altri Paesi europei.

4) Per adempiere al suo incarico il Comitato sarebbe entrato in consultazione con tutti i Paesi europei , con l'esclusione provvisoria dell a Spagna. Le informazioni concernenti i bisogni e le di sponibilità tedesche sarebbero stati forniti dai comandanti in capo in Germania. Ogni dato relativo allo sviluppo della produzione tedesca doveva essere conforme alle decisioni del Consiglio dei quattro ministri degli esteri e del Consiglio alleato di controllo.

5) Il Comitato doveva ricercare, nell'elaborazio ne del suo rapporto e in armonia con le proposte Marshall, l'aiuto amichevole degli Stati Uniti.

6) Sarebbero stati creati sottocomitati, per facilitare il compito del Comita to di cooperazione, con l' incarico di so rvegliare i seguenti settori economici: a) rifornimenti e agricoltura ; b) energia e carbone ; c) trasporti ; d) materie prime ; e) eq uipaggiamento ;./) sid erurgia.

I so ttocomitati sarebbero stati composti , oltre ai rappresentanti della Francia , dell'Inghilterra e della Russia , anche di quelli dei tre Paesi europei tra i più interessati in ciasc uno dei campi co nsiderati. Il Comitato ed i sottocomit ati dovrebbero avere la loro sede a Pa rigi.

7) Il progetto d 'organizzazione che precede ed il ra pporto, che sarebbe stato redatto, avrebbe dovuto essere sottoposto all'esame della Commissione economica europea nel corso della sua prossima sessione che si terrà a Ginevra il 5 luglio 1947. Sia il Comitato che i sottocomitati dovrebbero stabilire stretti contatti col Segretariato generale della detta Commissione economica e con i suoi differenti organismi tecnici .

La delegazione francese, presieduta da Bidault, e composta dai sigg. Chauvel, Couve de Murville, Alphand e Monnet, commissario al «Piano», ha dato lettura del progetto francese.

La delegazione della Gran Bretagna, presieduta dal sig. Bevin e composta dai sigg. Duff Cooper, ambasciatore a Parigi, Dixon, capo di gabinetto al Foreign Office , Hall Patch, incaricato degli affari economici al ministero inglese degli esteri e sir David Waley, segretario alla Tesoreria britannica, ha quindi esposto il suo progetto che, nelle sue grandi linee, si avvicina molto a quello francese , e consta dei seguenti punti fondamentali:

a) Creazione di un Comitato di direzione che dovrebbe redigere il programma di ricostruzione europea nel corso di un periodo valutabile a quattro anni, e per il quale verrebbe suggerito ai diversi Governi europei di indicare in quale misura sarebbero in grado di aumentare la loro produzione e di scambiare i prodotti tra loro , nonché l'assistenza estera di cui ciascun Paese avesse bisogno. Il detto Comitato, che dovrebbe essere composto dai rappresentanti dell'Inghilterra, della Francia, della Russia e di un certo numero di altri Paesi, non oltre quattro, dovrebbe entrare in contatto con tutti i Paesi europei esclusa la Spagna, con l'O.N.U. e con le organizzazioni intergovernative appropriate.

b) Ogni consultazione concernente la Germania dovrebbe aver luogo attraverso i comandanti in capo alleati in territori tedesco.

c) Il Comitato di direzione dovrebbe incaricarsi di richiedere l'aiuto americano in base a quanto stabilito al punto a) redigendo il proprio programma di attività. A tale proposito dovrebbero essere creati dei sottocomitati esecutivi, analoghi a quelli previsti nei dettagli del progetto francese , ma con carattere locale. Si sarebbero così avuti il sotto comitato alpino, quello danubiano, ecc. Tanto il Comitato di direzione, così come i sotto comitati, avrebbero dovuto iniziare immediatamente il loro lavoro in modo da terminarlo entro il 15 agosto p.v.

d) Una volta redatto il rapporto, da parte del Comitato di direzione, esso verrebbe adottato dai vari Governi e costituirebbe l'insieme del programma di richieste da trasmettere al Governo americano, in base alle proposte Marshall.

Il sig. Bevin ha illustrato il suo progetto fornendo agli altri colleghi i necessari chiarimenti. Egli è partito dal presupposto che ogni Governo ha un proprio piano di ricostruzione; si tratta di armonizzare i vari piani tra loro nel vasto quadro di una collaborazione interstatale, nel quale ogni singola produzione venga spinta al massimo. È in funzione dei bisogni residui -dopo effettuati i necessari scambi tra Stato e Stato -che entrerà in azione l'aiuto americano.

Dopo l'esposizione del sig. Bevin, che il sig. Bidault ha appoggiato con la sua pronta approvazione , ha preso la parola il sig. Molotov.

Il capo della delegazione sovietica ha dichiarato che le proposte britanniche, molto simili a quelle francesi, non gli sembravano costituire una giusta base per l'esame della situazione ed ha manifestato al sig. Bevin stesso il timore del suo Governo sul pericolo di ingerenza delle Potenze occidentali negli affari interni delle piccole Nazioni, insito nelle proposte stesse. Il sig. Molotov ha soggiunto che ogni Nazione ha il diritto di stabilire in via autonoma il proprio programma di ricostruzione senza sottoporlo al controllo di terzi Paesi, e che ogni tentativo di pressione economica doveva trovare, così al momento attuale come in avvenire , il più deciso insuccesso. I compiti della Conferenza di Parigi, quindi, secondo il capo della delegazione sovietica dovevano essere quelli risultanti dal progetto di risoluzione informato ai seguenti principi:

a) deteminare i bisogni economici dei Paesi europei in rapporto all 'aiuto americano; ricevere ed esaminare le domande dei Paesi stessi ;

b) compilare una lista dei bisogni stessi, per quelle Nazioni desiderose di ricorrere all'aiuto americano . La Conferenza avrebbe dovuto tener conto della misura nella quale gli Stati Uniti sarebbero stati effettivamente in grado di accordare l' aiuto e contribuire con tutti i mezzi ad ottenerlo;

c) la soluzione della questione avrebbe dovuto essere affidata alle tre grandi Potenze con l'ausilio di due di esse tra quelle che hanno più sofferto dall'invasione tedesca e che hanno maggiormente contribuito alla vittoria comune. Si tratta della Polonia e della Jugoslavia;

d) i Paesi ex nemici dovranno essere consultati; e) la questione tedesca è materia di competenza dei quattro ministri degli esteri; comunque ogni soluzione relativa al problema di un Governo centrale in Germania deve tener conto dell'esecuzione del programma di riparazioni in rapporto anche alla determinazione del livello produttivo dell'ex Reich ; .f) circa il metodo di lavoro della Conferenza, la delegazione sovietica ritiene necessaria la creazione di comitati composti dei rappresentanti delle tre grandi Potenze a cui dovrebbero essere associati i rappresentanti di altri Paesi europei, e stima opportuno che adeguati rapporti siano stabiliti con la Commissione economica europea dell'O.N.U.

Il progetto di risoluzione sovietico insiste nell'affermare che la Conferenza di Parigi riconosce l'importanza del compito di ricostruzione e di sviluppo economico dei Paesi colpiti dalla guerra e ritiene che il compito stesso sarà facilitato da un aiuto economico degli Stati Uniti . Tuttavia, considerando che la riunione di Parigi non ha l' incarico di stabilire un programma generale implicante l'imposizione della volont~ delle grandi Potenze sugli altri Stati, stima conveniente la creazione di un Comitato di assistenza delle tre grandi Potenze al quale parteciperebbe un certo numero di Paesi interessati, nonché la creazione di sottocomitati. In questi ultimi dovrebbero figurare. oltre ai rappresentanti dei Tre, quelli dei Paesi particolarmente interessa ti.

Terminata l'esposizione del sig. Molotov, il capo della delegazione britannica dichiara che il punto di vista russo, di fronte alla richiesta degli Stati Uniti, corrisponderebbe ad una cambiale firmata in bianco da questi ultimi .

Il sig. Molotov ha risposto che il piano inglese costituiva una minaccia per lo sviluppo economico di alcuni Paesi europei nei quali, ha aggiunto, la cooperazione economica era già in atto e funzionava in modo soddisfacente.

Il giorno successivo 2 corrente, la delegazione francese , volendo evitare il fallimento della Conferenza, ha presentato un controprogetto che non si discosta, sostanzialmente, dalle proposte contenute nel progetto iniziale.

Il sig. Bidault lo ha illustrato mettendo in risalto le divergenze esistenti tra le proposte sovietiche e le proposte francesi iniziali che possono riassumersi nei punti seguenti:

l) la Russia vuole stabilire semplicemente una lista di bisogni suscettibili di essere coperti dall 'aiuto americano, mentre la Francia desidera comprendervi lo sforzo produttivo delle Potenze europee e le risorse del loro mutuo aiuto ;

2) la Russia teme che tale procedura costituisca una ingerenza negli affari interni di altri Stati e attenti alla loro sovranità . La Francia non partecipa a tali convinzioni e non può, per conseguenza , condividere il punto di vista sovietico;

3) la Francia considera che non vi potrà essere aiuto americano se non vi è quello mutuo derivante da una collaborazione tra le Nazioni europee. Poiché queste desiderano beneficiare dell'aiuto stesso è necessario ed urgente organizzarlo;

4) quanto al caso dei Paesi ex nemici , la Francia ritiene che non possa mettersi da parte la Germania nello stesso interesse di una rapida ricostruzine del Continente, perché essa produce il carbone di cui la maggior parte degli Stati ha bisogno , mentre è necessario spingere al massimo la sua produzione agricola onde diminuire il peso attualmente sopportato dalle Potenze occupanti;

5) la presenza ed il concorso dell'Italia sembrano particolarmente necessari se si vuole ottenere un equilibrio economico veramente sano. Il fatto, tuttavia , di dare la giusta importanza alla partecipazione italiana, non impedisce affatto di prendere in considerazione, in maniera del tutto particolare, la sorte di quei Paesi che hanno maggiormente sofferto dalla guerra.

Terminata l'esposizione del sig. Bidault, il sig. Molotov ha chiesto se il progetto francese, nel prevedere l'utilizzo delle risorse tedesche in relazione al piano di riorganizzazione economica del Continente, tenesse conto della preventiva soluzione del problema delle riparazioni dovute dalla Germania e se il punto di vista francese, relativo all'accrescimento del livello di produzione germanica, avesse subito dei cambiamenti nei confronti delle trattative di Mosca. Il sig. Molotov proponeva quindi l'aggiornamento di ventiquattro ore della Conferenza.

Nella sua risposta, il sig. Bidault ha tenuto a precisare le vedute del suo Governo che consistono nel mantenere la posi zione assunta a Mosca, in base alla quale il problema tedesco rimane legato alla soluzione dei problemi connessi con le riparazioni , alla risposta che sarà data alle rivendicazioni francesi e alla situazione della bilancia dei pagamenti tedesca. Per conseguenza, le nuove proposte francesi tenevano nel debito conto il fatto che gli argomenti sopra cennati non potevano che essere riservati alla Conferenza dei Quattro.

Il sig. Bevin è intervenuto per proporre di discutere le questioni divergenti , invece di aggiornare di ventiquattro ore la Conferenza, come proposto dal delegato sovietico; a tale proposito ha dichiarato che il suo Governo mantiene ferme le posizioni indicate nelle sue proposte . In base a queste ultime, la Gran Bretagna ritiene indispensabile determinare in quale misura sia possibile ai Paesi europei l'aumento della loro produzione nazionale e la concessione di un reciproco aiuto, onde stabilire quale debba essere l'effettiva portata dell'assistenza da richiedere

all'America. Il sig. Bevin ha terminato dichiarando che il suo Governo non poteva scostarsi da tali vedute .

Gli ha replicato il sig. Molotov, dichiarando che anche la Russia aveva formulato dei principi, alla luce dei quali , soltanto, era disposta a studiare il progetto francese.

l delegati francese e britannico facevano notare allora al collega russo che le loro proposte erano da considerarsi definitive e che si trattava di esaminarle o respingerle, ma il sig. Molotov chiedeva che la seduta fosse rinviata al giorno successivo 3 corrente, ciò che veniva concordato.

Nella seduta del giorno 3, che poi è stata l'ultima, il delegato sovietico ha fatto una severa critica, sia delle proposte inglesi che del controprogetto francese, ed in dichiarazioni molto ferme, ma dall 'intonazione assai vivace , ha accusato le due Potenze occidentali di mire egemoniche. Secondo il capo della diplomazia sovietica, l'organizzazione, ravvisata dai due ministri suoi colleghi, sarebbe destinata ad imporre ai piccoli Paesi le direttive economiche delle grandi Potenze, non accordando ai medesimi l'aiuto americano che in funzione della loro obbedienza . Il sig. Molotov accusa infine le Potenze occidentali di voler dividere l'Europa in due blocchi antagonisti.

Il sig. Bidault rispondeva punto per punto al delegato sovietico e lo metteva in guardia sulle conseguenze della sua decisione di rigetto delle proposte rese note, rigetto suscettibile di dividere effettivamente l'Europa in opposti gruppi di Potenze. La Francia non poteva che declinare, al riguardo, la sua responsabilità , per gli effetti che potevano derivare dalla negata collaborazione dell'U.R .S.S.

Il sig. Bevin, invece, nella sua dichiarazione finale, ha reso noto che la Francia e l'Inghilterra domanderanno a tutti i Paesi d' Europa se vogliono collaborare con esse alla ricostruzione del Continente; dal numero di quelli che risponderanno affermativamente, potrà essere dimostrata l'infondatezza delle accuse rivolte dalla Russia alle Potenze d'Occidente. Il capo del Foreign Office ha concluso la sua dichiarazione, mettendo in rilievo l'opportunità di far smentire dai fatti più che dagli argomenti, le accuse rivolte dal sig. Molotov alla Gran Bretagna ed alla Francia.

Quindi i ministri Bidault e Bevin , riunitisi in privato, hanno deciso di convocare, anche senza il concorso russo, la Conferenza incaricata della redazione di un piano di ricostruzione europea, con inizio delle conversazioni a Parigi a cominciare dal 12 luglio p .v.

Gli inviti sono già stati diramati, in data 4 corrente, a ventidue Paesi, tra i quali figurano l'Austria, la Turchia, l'Albania, l'Islanda, la Finlandia oltre alla Polonia, alla Cecoslovacchia ed alla Jugoslavia. È forse in seguito a ciò che i capi di Governo di Polonia e di Cecoslovacchia sono partiti precipitosamente per Mosca per avere istruzioni.

Il Quai d'Orsay, con una nota verbale in data 4 corrente, mi ha fatto pervenire il testo dell'invito trasmesso in pari data al Governo italiano, tramite l'ambasciata di Francia a Roma .

Sembra che si abbia l'intenzione di costituire una specie di direttorio composto da tre Potenze e cioè: la Gran Bretagna, la Francia e l'Italia, che in questo momento sono tra i Paesi a più forte produzione del Continente.

Nello stesso giorno, il Governo francese ha diretto una lettera all'ambasciatore russo a Parigi per informarlo degli inviti diramati ai differenti Paesi e per esprimere la speranza che il rifiuto sovietico non sarebbe stato definitivo e che l'U.R.S.S . avrebbe partecipato in avvenire all'organizzazione proposta.

Tanto il Governo degli Stati Uniti, come la Commissione economica europea, sono stati tenuti al corrente della questione.

Mi riservo eventuali ulteriori comunicazioni al riguardo.

145 2 Non pubblicato. 146 1 Non pubblicato: riferiva i commenti della stampa francese sul piano Marshall. 2 Non pubblicato: contene va il resoconto della co nferenza stampa tenuta da Alphand sulla posizione francese riguardo al piano Marshall. 3 Quaroni a veva riferito telegraficamente sull' a rgomento, vedi DD. 108, 112 e 11 6.
147

IL MINISTRO A BERNA, REALE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9106/265-266-267-268. Berna, 8 luglio 1947, ore 14,40 (per. ore 18). Suo telegramma l 0325/c. 7 corrente 1•

Da informazioni attendibili avute negli ambienti del Dipartimento politico mi risulta che Consiglio federale in una riunione di stamane deciderà partecipazione Conferenza 12 corrente Parigi per piano Marshall, subordinandola a riserve :

l) che nessun accordo sia preso che sia contrario allo speciale statuto di neutralità della Svizzera;

2) che la Confederazione partecipi alla Conferenza su piede di assoluta uguaglianza e parità;

3) che essa possa mantenere integri gli accordi già conclusi con Paesi non partecipanti alla Conferenza e sua libertà di concluderne nuovi.

Su accoglimento tali riserve Dipartimento ha ricevuto completa assicurazione da parte Governo inglese.

Riunione Consiglio federale è stata preceduta da grande attività diplomatica e da numerose riunioni che si sono tenute in varie parti della Svizzera.

Alcuni Governi e particolarmente quello bulgaro hanno fatto sapere in via ufficiosa che avrebbero visto volentieri la partecipazione della Svizzera alla Conferenza anche perché essa avrebbe permesso una ulteriore propria adesione accordi economici ove circostanze lo avessero consentito.

Ministro dell'U.R.S.S. a Berna, Koulagenkov, che si trovava Mosca da vari giorni, è improvvisamente ritornato in aereo speciale sabato scorso ed ha domandato di essere ricevuto immediatamente da capo Dipartimento politico al quale ha consegnato una nota del suo Governo . Governo dell'U.R.S.S. dichiara in essa di aver accolto piano Marshall con grande diffidenza , diffidenza che sarebbe poi stata confermata a Parigi dove i suoi delega ti si sarebbero accorti


che i Governi inglese e francese avevano già preparato piani all'infuori dell'U.R.S.S. Passo Koulagenkov era diretto persuadere Svizzera non partecipare Conferenza Parigi .

Dipartimento politico apprezza atteggiamento Governo italiano che ha contribuito rafforzare tendenze favorevoli adesione in un momento in cui le correnti ostili alla partecipazione stessa si erano rinvigorite, soprattutto nella Svizzera tedesca, in molti ambienti che consideravano la partecipazione pericolosa per l'integrale rispetto dello speciale statuto di neutralità e ritenevano impossibile mantenere accordi futuri su piano economico senza scivolare su quello politico.

Dipartimento politico che aveva dapprima pensato a possibilità che la delegazione svizzera fosse presieduta dal suo capo, consigliere federale Petitpierre, ha poi rinunziato a tale idea e sembra che Consiglio federale affiderà tale presidenza a ministro di Svizzera Parigi.

Dipartimento politico ha visto con rincrescimento esclusione Spagna da invito Conferenza presentando tale esclusione un carattere politico che a suo parere è in contrasto con dichiarazione che Conferenza si manterrà su piano ricostruzione econom1ca.

Mi riservo comunicare decisioni Consiglio federale che saranno prese corso giornata ed ulteriori informazioni 2 .

Mi permetto osservare opportunità che delegazione italiana a Parigi insista nel porre in rilievo grandi possibilità apporto ricostruzione economica Europa con lavoro nostra emigrazione tenendo presente che da gennaio già più di 80 mila emigranti italiani contribuiscono notevole sviluppo economico industriale e agricolo Svizzera.

147 l Vedi D . 134. nota l.
148

IL MINISTRO A COPENAGHEN, CARISSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9124/29 . Copenaghen, 8 luglio 1947, ore 17,18 ( per. ore 7,30 del 9).

Risposta ufficiale Danimarca ad invito partecipare Conferenza Parigi 12 corrente verrà data subito dopo riunione che, su iniziativa norvegese, questo ministro affari esteri avrà qui domani con ministri affari esteri della Svezia e della Norvegia, nel corso della quale si spera raggiungere l'accordo circa atteggiamento comune da seguire nei confronti piano Marshall. Perplessità questo Governo determinata da vivo desiderio conciliare principi neutralità con sistemi economici che possono condurre formazione blocco ma a cui Danimarca non può rimanere estranea per necessità comune ad altri Paesi europei . Tuttavia accettazione danese viene data per s1cura.


147 2 Vedi D. 155.
149

IL MINISTRO A L ' AJA, BOMBIERI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9153/50. L 'Aja , 8 luglio 1947, ore 19,43 (per. ore 9, 40 del 9 ) .

Seguito mio telegramma 43 1•

Circoli governativi olandesi che si erano mostrati piuttosto scettici di fronte possibilità ottenere effettiva e sincera collaborazione russa ad esecuzione piano Marshall mostransi più ottimisti circa risultati prossima Conferenza europea di Parigi.

In ripetuti incontri con ministri Belgio e Lussemburgo confermata unità atteggiamento delle tre delegazioni.

Da parte olandese si spera fermamente che elaborazione piano ricostruzione economica europea renderà necessario organizzazione unitaria della Germania occidentale e l'inserzione delle tre zone nell 'economia europea, cosa cui Olanda è sommamente e direttamente interessata.

Proposta italiana aggiungere un quinto sottocomitato per emigrazione e lavoro -che non ho mancato comunicare subito a questo Ministero degli affari esteri ha suscitato molto interesse ed è attualmente allo studio dei competenti uffici .

Ad eccezione organi comunisti, opinione pubblica e stampa olandese condividono orientamento governativo e rivelano facile ottimismo circa entità aiuti ricostruzione Paesi; traspare tuttavia in alcuni ambienti preoccupazione derivante dal convincimento che, rimanendo volontariamente esclusi Paesi sotto la influenza russa, piano cooperazione economica europea fatalmente si traformerà in un blocco politico occidentale con le relative incalcolabili conseguenze.

150

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .D. PERSONALE 9116/413. Parigi, 8 luglio 1947, ore 21 ,30 (per. ore 7,30 del 9 ) .

Bidault avendomi rimandato a domani 9 ho visto Chauvel. Questi mi ha fatto comprendere che Bidault mi ha rimandato perché è in consultazione con Londra per atteggiamento da prendere nei riguardi Italia in vista eventualità ritardo nostra ratifica.

Gli ho spiegato difficoltà nostra situazione interna in vista possibile atteggiamento partiti estrema sinistra cui scopo potrebbe anzi essere appunto quello di ostacolare partecipazione italiana a piano Marshall mediante rinvio ratifica. Non vedevo che interesse avevano francesi inglesi provocare crisi governativa italiana o prestarsi a gioco sinistre.


Chauvel si è mostrato molto al corrente situazione politica interna italiana. Evidentemente codesto incaricato affari Francia deve aver riferito in dettaglio e in forma obiettiva e anzi simpatica verso di lei e presidente Consiglio. Mi ha detto che Governo francese si rendeva perfettamente conto difficoltà Governo italiano poiché si era trovato tante volte in situazioni analoghe ma che erano inglesi che non volevano capirlo. Mi ha confidato che recentemente Bevin aveva definito questione ritardo ratifica come «trucchi all'italiana».

A mia richiesta mi ha detto che quello che è in discussione non è partecipazione Italia, ma forma sua partecipazione ripetendomi che per questo ci sarà una differenza sostanziale a seconda che Italia avrà ratificato trattato o no.

In vista decisioni prese circa composizione delegazioni di cui al mio 412 1 si è avuto spostamento importanza da riunione giorno 15 a riunione giorno 12. Bevin sarà qui il 12 per partecipare con Bidault a riunione organizzativa che deve mettere in moto Conferenza e se ne andrà dopo due o tre giorni. Per cui se ella deve venire a Parigi sarebbe il 12 che dovrebbe venire e non il 15.

Non so se sia vero che francesi sono favorevoli e inglesi contrari : probabilmente a Londra si dirà il contrario. Quello che comunque è certo è che se per il 12 noi non avremo ratificato è ben difficile che Italia possa evitare essere messa in situazione secondo piano. È quindi a lei di decidere se anche e soprattutto a fini politica interna le conviene rischiare essere trattato da sotto gamba.

Comunque, salvo istruzioni in senso contrario da parte V.S .2 , mi proporrei domani di dire a Bidault che ella è pronta a venire a Parigi ma a condizione che sia fatta ad Italia posizione adeguata.

149 l Vedi D . 67 .
151

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N. D. 9158(568. Londra, 8 lug lio 1947. ore 22,30 ( per. ore 9,40 del 9).

Mio telegramma di ieri 565 1 si è incrociato con telegramma n. 303 di V.E. 2 al quale costituisce risposta. Segnalazione Parigi corrisponde miei costanti avvertimenti. In specie mi pareva di aver messo in chiaro, dopo mio ultimo colloquio con Bevin 3 , quale era importanza fondamentale che egli attribuiva nelle specialissime attuali circostanze a nostra tempestiva ratifica. È quindi evidente ed inevitabile disappunto qui accusato e da me segnalato. Pur non mettendo in dubbio buone intenzioni Governo italiano e segnatamente V.E. , Bevin, che conta essere il 12 a Parigi, mi ha


150 1 Con T. s.n.d. 9114/412 dell ' 8 luglio Quaroni a veva confermato le informazioni trasmesse con il

D. 141 circa il carattere tecnico delle delegazioni ed aveva comunicato che si prevedeva la convocazione di riunioni a Parigi dei ministri degli esteri solo in casi partico lari. 2 Ved i O. !53.


151 l Vedi O. !42. 2 Vedi D. 140. 3 Vedi D. 87.

espressamente fatto partecipe apprensioni con cui considererebbe nostra prima presentazione a Parigi il 12 qualora essa avesse luogo in condizione di inferiorità. I motivi che ho fatto e continuo a fare insistentemente presenti non valgono a modificare questo stato di fatto di cui ci si preoccupa prevalentemente nel nostro interesse.

152

TL MINISTRO A LISBONA, GROSSARDI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 9151 /63. Lisbona, 8 luglio 1947, ore 22,50 (per. ore 9,40 del 9 ) .

Risposta l 0325/c. 1 .

Avendo visto stamane mmtstro degli affari esteri de Mata ho avuto subito occasione scambiare con lui idee ed apprezzamenti su prossima Conferenza Parigi. Egli ha definito grave errore l'esclusione sia pure temporanea della Spagna ed ha dato suo giusto valore alla quasi certa accettazione dell'invito da parte di alcune Nazioni in stretti rapporti con la Russia.

Circa valido contributo che noi potremo portare ai lavori Conferenza ministro de Mata mi ha assicurato che Portogallo sosterrà in ogni guisa la costituzione di un sottocomitato per il lavoro e l'emigrazione di cui logicamente Italia dovrebbe far parte. Dopo infine avermi detto che attende ulteriori dettagli per decidere se presiedere personalmente o solo nominalmente delegazione portoghese che andrà Parigi, mi ha pregato comunicargli urgentemente ove possibile composizione nostra delegazione e se come riportato da questa stampa V.E. la presiederà. Egli gradirebbe anche ragguagli su composizione comitati interministeriali ed altre commissioni di tecnici che il nostro Governo abbia o sia per costituire allo scopo studiare piano Marshall. Pregherei telegrafarmi d'urgenza .

153

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N .D. 10442/325. Roma, 8 luglio 1947, ore 23,45.

Pel caso V.E. sia delegato rappresentare Italia riunione piano Marshall 12 corrente ecco direttive che ella dovrà seguire:

l) Riconfermare sincero buon volere italiano per una piena e comprensiva collaborazione nel quadro europeo, facendo rilevare che l'Italia ha già da tempo


adottato spontaneamente linea di condotta collaborativa anche nei propri accordi bilaterali, come dimostrano tra l'altro nostre trattative con Polonia, Francia, Belgio, Jugoslavia.

2) Italia ritiene che per evitare limitazione ogni possibile futuro sviluppo piano collaborazione europeo, accordi che saranno raggiunti dovrebbero poter rimanere aperti a tutti, e prevedere propria integrazione mediante ampia libertà acordi commerciali particolari reciproci .

3) Italia desidera attirare attenzione su estrema importanza reinclusione, su piede parità a favore di tutti e di ognuno, area economica germanica, sia per più vitale concretezza piano collaborazione europea, sia per necessari sbocchi e approvvigionamenti italiani.

4) Italia considera piano collaborazione sotto aspetto massimo incremento della produzione in ciascuno dei Paesi partecipanti mediante scambievole aiuto europeo e aiuto americano, e largo scambio prodotti conseguiti con tale sforzo produttivo. Nostro Paese considererebbe con favore convenienza eventuali opportune intese fra categorie singoli produttori destinate ad eliminare concorrenza e favorire utili specializzazioni che diminuiscano costi produzione.

5) Italia intende spingere propria produzione nei seguenti settori: produzione e razionalizzazione forze idroelettriche, destinandone futuri superi o margini stagionali a forniture Europa , e conseguendo economia su disponibilità generali europee altre fonti energia; estensione e intensificazione propria produzione agricola per conseguire economia su disponibilità generali prodotti alimentari specie cerealicoli, e porre a disposizione Europa propri eccedenti specie ortofrutticoli, canapa, produzioni speciali italiane; industria meccanica, manifatturiera, elettrotecnica, costruzioni navali, tessile, cementizia , chimica e dei fertilizzanti, per la massima parte delle quali attende da collaborazione europea e da aiuto americano materie prime e combustibili , che Italia può ripagare conferendo cospicui eccedenti di prodotti lavorati , ottenuti mediante sua nota capacità tecnica organizzativa industriale. Italia inoltre può concorrere in modo importante ricostruzione e sviluppo Europa con larghi eccedenti proprio potenziale lavoro e cioè con manodopera italiana qualificata e non qualificata , ma soprattutto con piccoli e grandi complessi lavorativi fino grandi imprese e appalti lavori pubblici . Italia infine può porre a disposizione incremento traffici aerei e specialmente marittimi europei intermediterranei e oltremare propria specialissima posizione geogratìca, mediante appropriata riattrezzatura campi aviazione e porti, depositi merci e punti franchi relativi.

6) Per conseguenza Italia ritiene che, oltre previsti quattro comitati preparatori , occorrerebbe paterne prevedere un quinto per esame problemi lavoro, mentre previsto comitato siderurgia dovrebbe opportunamente estendere propria competenza oltre che industrie metallurgiche in genere, a tutti problemi industrie manifatturiere .

Presente telegramma potrà subire qualche modificazione dopo riunione interministeriale indetta per venerdì Il corrente perciò le verrà telegrafato o conferma

o eventuali modifiche 1• Per quanto concerne questioni procedurali non è possibile darle ora istruzioni data scarsità elementi nostro possesso .


152 1 Vedi D . 134, nota l. 153 1 Non furono trasmesse ulteriori istru zioni. La sera dell ' Il Sforza giunse a Parigi.
154

IL MINISTRO A PRAGA, T A COLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9207/121. Praga, 9 luglio 1947, ore ll ,30 ( p er. ore 8 del 10).

Mio telegramma per corriere n. O11 1•

Delegazione cecoslovacca impedita ieri dal mal tempo è partita oggi Mosca; ministro Ripka ammalato è stato sostituito da ministro della giustizia Drtina, appartenente partito socialista-nazionale e favorevole piano Marshall.

In conversazione odierna questo ambasciatore di Francia mi ha informato che in risposta scritta consegnata lunedì sera Governo cecoslovacco accettato invito intervenire Conferenza designando ambasciatore Nosek ma riservasi ulteriore atteggiamento dopo aver avuto esatta conoscenza sostanza proposte anglo-francesi e sviluppi Conferenza. Secondo Dej a n Mosca si sarebbe astenuta da qualsiasi pressione o indirizzo atteggiamento cecoslovacco. Delegazione a Mosca dovrebbe accordarsi circa futura condotta Cecoslovacchia in sede Conferenza.

Quanto Polonia Dejan aggiunge risultargli che Varsavia si rammaricherebbe essere costretta astenersi e ha ricordato che principali membri Governo qui presenti 4 luglio manifestavano desiderio aderire Conferenza.

Predetto ritiene che, mentre non può prevedersi quali limiti verranno posti Cecoslovacchia , Mosca indurrà altri Paesi slavi e balcanici astenersi Conferenza e rimarrà ferma nel suo atteggiamento. Prevedesi conseguentemente che tensione internazionale aumenterà e renderà più arduo compito Conferenza.

155

IL MINISTRO A BERNA, REALE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9175/271. Berna, 9 luglio 1947, ore 15,15 (per. ore 18,30).

Mio telegramma 265-266-267-268 di ieri 1• Consiglio federal e ha in una sua seduta odierna approvato testo risposta ad invito franco-inglese partecipare Conferenza Parigi per piano Marshall. Lettera sarà



consegnata oggi ambasciatore di Francia a Berna. Accettazione è subordinata a riserva indicata mio telegramma 265, precisandosi, quanto a riserva , che la Confederazione non intende, nel pieno esercizio della sua sovranità economica, accettare accordi che non siano da essa negoziati e consentiti.

Comunico che ambasciatore di Francia Berna ha fatto presente al Dipartimento politico opportunità che delegazioni alla Conferenza fossero presiedute da rappresentanti diplomatici a Parigi. Delegazione Svizzera sarà presieduta ministro Burckhardt.

154 1 Del 7 lugli o, con il quale Taco li informava che la delegazione cecoslovacca, composta da Gottwald, Masarik e Ripka , sarebbe partita per Mosca il giorno successivo, e osserv ava sem brare evidente «questo Governo desideri essere accuratamente orientato sugli obblighi alleanza con U.R.S.S. prima rispondere all'invito franco-britannico da cui dipende ai uto a mericano che Cecos lovacchia non può disprezzare>>. 155 1 Vedi D. 147.
156

L'INCARICATO D'AFFARI AD OSLO, GAETANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

T. 9196 /43. Osio , 9 luglio 1947, ore 16,40 (pe r. ore 8 del l O) .

Ministro degli esteri comunicato Storting che la Norvegia accetta invito Conferenza Parigi.

Egli ha precisato che partecipazione non va interpretata come adesione eventuale blocco occidentale, che essa avviene sotto riserva, che, come assicurato, Stati Uniti si asterranno ogni azione !imitatrice indipendenza singoli Paesi che e Conferenza avrà carattere strettamente economico.

157

IL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA , ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T . 10441/102. Roma, 9 luglio 1947, ore 17,30.

Comunicasi questa rappresentanza commerciale sovietica ha sottoposto nostre competenti autorità alcune proposte relative singole operazioni scambio con nostro Paese onde ottenere necessarie autorizzazioni. Sono st ate pertanto autorizzate: importazioni di mille tonnellate di paraffina e cento tonnellate ozocerite, nonché circa 50 mila tonnellate olii minerali, per le quali sono stati già conclusi contratti con Ente italiano autorizzato ; compensazione mille tonnellate canapa greggia contro

2.400 tonnellate cellulosa per carta; fornitura da parte Cantieri Odero Terni dodici rimorchiatori con pagamento in dollari ; infine importazione di un numero notevole di films sovietici.

i9

Proposte sovietiche hanno trovato pieno accoglimento da parte nostra anche a prescindere stretta convenienza economica singole operazioni considerando nostro interesse più ampio ripresa relazioni commerciali con codesto Paese.

158

L ' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHlANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 9231-9251 / 507-508. Washington, 9 luglio 1947, ore 21,07 ( p er. /6,30 del 10 ).

Risultami in via confidenziale che Consiglio amministrazione Export-Import Bank ha oggi esaminato rapporto delegati rientrati dall'Italia, animati dalle migliori disposizioni: rapporto (su cui riferisco a parte per corriere) è infatti redatto in termini molto favorevoli. Esso è stato approvato da predetto Consiglio che ha in linea di massima deciso procedere alla concessione prestito secondo modalità generali discusse costà con nostri enti competenti.

Ufficio legale Banca esamina ora in dettaglio condizioni che potrebbero subire qualche ritocco e perfezionamento prima della conferma definitiva della concessione. Ambienti Banca mostrano prevedere che concessione prestito potrebbe essere definitivamente approvata entro due settimane.

Ambienti stessi raccomandano vivamente che vengano al più presto approntate richieste tre settori industriali per cui lavoro non era stato ancora ultimato al momento partenza da Roma delegati Banca.

Anche direttore generale affari politici Europa, nel commentare favorevolmente rapporto delegati , mi ha oggi vivamente raccomandato che nostre competenti autorità provvedano urgente conclusione accordo relativo prestito 100 milioni non appena perfezionato Banca.

Egli ha rilevato come definito tale prestito saranno più agevoli conversazioni e trattative circa ulteriori l 00 milioni dollari (miei telegrammi 351 e 363) 1 che sarebbero necessari per deficit nostra bilancia conunerciale 1947 e che occorrerebbe anche richiedere Export-Import Bank . Tale problema unitamente altre nostre importanti questioni economiche formerà oggetto visita Clayton il quale -mi è stato oggi ripetuto --giungerà costà non appena libero attuali impegni Parigi e Ginevra.

Matthews ha aggiunto che secondo dichiarazioni di personalità americana che ha testé visitato nove Paesi europei, Italia dà migliore affidamento per volontà capacità lavoro e serietà propositi. Opinione pubblica americana va ora persuadendosi convenienza assistere nostro Paese. Egli contìda che al ritorno Washington Clayton, sia questi che segretario di Stato possano autorevolmente insistere anche con argomenti tecnici per aiutare Governo italiano fronteggiare più urgenti necessità economiche.


158 1 Rispettivamente del 13 e del 16 maggio. vedi serie decima, vol. V.
159

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PERSONALE 9189/416 . Parigi, 9 luglio 1947, ore 21,55 ( per. ore 7,30 del 10 ) .

Ho spiegato a Bidault nostra situazione parlamentare , difficoltà provenienti da estrema sinistra: lo ho assicurato ferma volontà sua e presidente del Consiglio arrivare ratifica: ho citato sue dichiarazioni riportate da radio oggi (che gli sono molto piaciute) , ma doveva comprendere che data ristrettezza tempo poteva non essere possibile svolgere necessaria azione e non si poteva domandare a Governo esporsi ad una crisi ministeriale. Non vedevo d 'altra parte quale interesse si potesse avere da parte francese o inglese a far cadere Governo De Gasperi.

Ho aggiunto che lei era pronto a venire a Parigi per riunione 12, ma che dal momento che si poneva pregiudiziale se non di sostanza di forma a partecipazione italiana Conferenza piano Marshall, lei sia come ministro degli esteri italiano sia come conte Sforza non poteva esporsi a venire qui e che poi Italia , per il fatto non essere riuscita ratificare in tempo , non venisse trattata alla Conferenza in modo adeguato. Gli ho aggiunto che, a parte considerazioni di ordine interì1o, non vedevo quale connessione ci fosse fra trattato di pace ed una conferenza che ha per scopo rimettere in piedi Europa.

Precisa affermazione che lei non sarebbe venuto se non assicurato di situazione adeguata ha molto scosso Bid ault che con molta buona grazia, bisogna riconoscere, ha abbandonato sua posizione e mi ha pregato di invitarla particolarmente a venire a Parigi per giorno 12 assicurandomi che anche se per quella data non si fosse avuta ratifica italiana questo non avrebbe influito su desiderio Francia che a Italia venisse assegnata nella Conferenza posizione di primo piano. A mia richiesta mi ha promesso di fare possibile per far cadere eventuali riserve che potessero essere ancora fatte da parte inglese. Bidault mi ha confermato che riunione importante sarà quella del giorno 12 a cui parteciperanno vari ministri degli esteri delle Potenze che hanno accettato invito : 15 comincierà invece Conferenza tecnici. Riunione a cui parteciperanno ministri degli esteri è prevista per due o tre giorni.

Per quanto riguarda Conferenza 15 mi ha confermato che da parte francese ed inglese non (ripeto non) vi prenderanno parte personalità politiche, che delegazione sarà composta solo di tecnici e che da parte sua ha fatto pregare tutti gli Stati che lo hanno consultato a voler dare carattere tecnico e non politico a loro delegazione.

Ai fini psicologici, che pure sono molto importanti, riterrei opportuno che a questo ritiro pregiudiziale ratifica corrispondesse da parte nostra una non diminuzione attuale campagna governativa per ratifica. È molto importante per avvenire che questo sospetto poca buona fede da parte nostra venga dissipato e che non si dia alimento al suo risorgere.

160

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO D EG LI ESTERI , SFORZA

T. S.N.D. 9252-9276-9277/509-510-511. Washington, 9 luglio 1947, ore 23,31 (per. ore l 6,15 del l O) .

Telegra mma di V.E. n. 397 1• Ho oggi confidenzìalemente informato direttore generale affari politici europei delle istruzioni di V.E. ad ambasciate Parigi Londra.

Matthews mi ha espresso viva soddisfaz ione Dipartimento di Stato per la prontezza dell 'adesione e l'intenzione costruttiva Governo italia no . Ha trova to molto utile ed opportuna iniziativa V.E. per sottocomitato lavoro ed emigrazione.

Egli ha mostrato rendersi conto difficoltà che il Governo fronteggia all'Assemblea costituente circa ratifica trattato di pace , che gli ho diffusamente illustrato . Stante anche note posizioni Londra Parigi ha espresso auguri che Assemblea ratifichi, in modo che nostra delegazione alla Conferenza sì trovi nelle migliori condizioni giuridiche . È sua opionione che ove l'Italia ratificasse trattato di pace prima dell'U.R .S.S. ciò non costituirebbe aggravio, poiché, fino a ratifica rus sa, trattato non può entrare in vigore.

Secondo Matthews , se poi Mosca non ratificasse prim a settembre --ciò che egli ritiene poco probabile -U.S.A. sosterrebbero comunque a fondo nostra domanda ammissione O.N.U.: sarebbe una dura lotta , in cui d'altra parte gruppo russo rimarrebbe isolato .

Telegrafo a parte notizie che qui si hanno circa intendimenti per ratifica Russia e Paesi Europa orientale 2 .

In conversazione con Matthews, riprendendo argomento già precedentemente trattato, ho rilevato opportunità che il Senato americano invii nostra Assemblea costituente subito dopo la ratifica trattato caloroso messaggio possibilmente con accenni a legittima revisione , compiendo gesto amicizia in momento molto doloroso per popolo italiano. Matthews mi ha assicurato ne avrebbe subito riparlato a senatore Vandenberg. D'altra parte sono stati al rigu ardo direttamemente interessati vari influenti senatori che hanno accolto suggerimento con la più favorevole disposizione 3 .

In precedenti conversazioni al Dipartimento di Stato si era vivamente insistito perché U .S.A . prendessero iniziativa restituzione a Governo italiano oro Fortezza subito dopo nostra ratifica trattato di pace. In risposta alcune obiezioni elevate, si era osservato da parte nostra che interessi francesi e jugoslavi erano pienamente tutelati da nostro oro pool Bruxelles.

In conversazione odierna, Matthews mi ha confermato desiderio Dipartimento di Stato compiere al più presto possibile tale gesto amicizia verso Governo italiano , cui azione è qui segiuta col più vivo interesse e con la maggiore simpatia. Mi ha al riguardo informato che sì era già compiuto passo in proposito presso il Governo inglese , il quale aveva promesso sollecita risposta possibilmente entro settimana.



2 Vedi D. 167.


3 Per .la risposta vedi D. 225.

160 l Vedi D. 134, nota l.
161

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, DE NOBILI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9253-9267/ L78-177. Bruxelles. 9 luglio 1947l

Suo telegramma 7 corrente l0325/c2 . Primo ministro Spaak, che incontrai prima sua partenza per l' Aja ove reca vasi formulare programma comune con Governo olandese, mi invitò andarlo a vedere al suo ritorno. In lunga cordiale conversazione, egli mi ha esposto ieri sera suoi concetti sui quali pienamente concordo.

l) Pur essendo in via massima ottimista, critica duramente Parigi e teme che ambasciatori, riunendosi prima dei ministri, non potranno essere in grado avanzare proposte concrete circa formazione Comitato e sottocomitati. Al Comitato ritiene debbano partecipare tutte le Nazioni invitate ed è soprattutto favorevole alla partecipazione italiana.

2) Belgio , Olanda e Lussemburgo si presenteranno di fatto per la prima volta unitamente come «Benelux». È possibile altrettanto facciano gli Stati scandinavi.

3) Non è favorevole all'eventuale tendenza inglese e francese di assumere fisionomia ... 3 . Alla mia osservazione che Benelux e Italia venivano a trovarsi in situazioni sotto molti aspetti analoghe, non mi è sembrato alieno dal ritenere felice coordinamento rispettive direttive su piano comune.

4) Si è dimostrato lieto accettazione Cecoslovacchia, presumibilmente consentita da Mosca, ciò che potrebbe rendere attuabile antico programma da lui carezzato di fare di Praga punto di incontro tra le due civiltà, come a suo tempo ho riferito. Questo potrebbe servire a dissolvere diffidenze russe, sempre ammettendo, sino a definitiva prova contraria, buona fede sovietica.

5) È invece contrariato tendenza Svizzera di voler subordinare accettazione alla salvaguardia principio sua neutralità, il che potrebbe avvalorare argomenti

U.R.S.S. che piano Marshall abbia avuto oltre che carattere economico anche finalità politiche. Al riguardo ha richiamato attenzione Berna.

6) Oggi esperti perfezioneranno a I'Aja programma Benelux già definito nelle sue linee generali. Bisogni Benelux superando sue risorse, verranno chiesti materiali e macchinari che serviranno in ogni modo a potenziare risorse stesse. Squilibrio bestiame, che venisse in conseguenza a risultarne, sarebbe messo a disposizione comunità europea attraverso organismo di credito e scambio da crearsi.

7) Circa possibilità nostra prossima ammissione O.N.U. egli teme ancora più di prima, soprattutto se manca ancora nostra ratifica trattato di pace, opposizione sovietica che per il momento si manifesterà probabilmente in tutti campi.



2 Vedi D. 134, nota l.


3 Parola mancante.

8) Confermo il mio telegramma per corriere 0325 corrente4 su atteggiamento opinione pubblica e stampa. Anche questo partito comunista non ha finora assunto posizione decisamente ostile, ma sta grosso modo seguendo stessa linea inattiva comunismo italiano. Infatti , malgrado puntate rivolte da Spaak durante recente discussione bilancio Ministero affari esteri nel corso della quale Belgio si è dichiarato favorevole piano Marshall, deputati comunisti si sono astenuti dal voto.

9) V.E. sa che noi abbiamo un sincero autorevole amico nel ministro Spaak il quale si è dimostrato particolarmente lieto incontrarla Parigi e riverderla più intimamente Bruxelles dopo Conferenza.

Per ogni eventualità la informo che egli pranzerà all 'ambasciata domani giovedì.

Spaak si è espresso molto favorevolmente circa Lega cooperazione europea di Van Zeeland. Non riscontra nel suo programma alcuna punta anti-russa ammettendo però che, per forza di cose, essa possa esserne sospettata da Mosca. Ritiene che Lega potrà rendere grandi servizi di propaganda nei vari Paesi facendo opera persuasiva affinché ogni classe sociale, ogni individuo accettino sacrifici necessari per realizzare piano economico e sociale che, diversamente del superficiale e puramente politico progetto Churchill, è il solo che possa salvare nostra civiltà.

16 1 l Spedito il IO alle ore 1.35 e perven uto l' Il alle ore 7.
162

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . 603/2ll2. Parigi. 9 luglio 1947 ( per. il 12 ) .

La rottura clamorosa della Conferenza a Tre di Parigi, se non è stata del tutto una sorpresa, marca tuttavia un punto cruciale dello sviluppo politico del dopo guerra.

Che l'Europa, il mondo, fossero divisi in due zone, per chi ha vissuto dall'altra parte della zona di ferro, era, da un pezzo, un fatto, spiacevole, ma comunque un fatto : esso non si è creato nel giugno del 1947, ma nel maggio del 1945, quando la fine della guerra colla Germania ha trovato russi e Alleati occidentali schierati di fronte lungo una linea che, salvo qualche minimo adattamento di dettaglio , non si è più spostata. I russi l'hanno visto subito; probabilmente lo avevano previsto: ma gli Alleati occidentali, e anche noi, per molto tempo ci siamo illusi che si trattasse di un fatto temporaneo, e che trattative, intese, concessioni, buona volontà, riuscissero a superarlo. La Conferenza di Parigi non è dunque la creazione di due blocchi, ma il riconoscimento che questi due blocchi esistono: o se si vuole essere un pò più cinici, il riconoscimento da parte di molti Stati, fra cui l'Italia, che non si può andare avanti indefinitamente a fare la politica dello struzzo e a non voler vedere quello che è.


Gli effetti di questo riconoscimento, per quello che concerne l' Europa almeno, potrebbero anche non essere del tutto negativi: fin qui, pur riconoscendo tutti che se si vuoi salvare qualche cosa di quello che resta dell 'Europa bisogna superare il fattore strettamente nazionale, si era rinunciato a fare anche solo qualche primo passo verso l'Europa occidentale per non irritare la Russia, la quale, dal canto suo, lavora va tranquillamente a fare la sua Europa orientale; ora, dopo la Conferenza a Tre, la via è libera : se, realmente, i fa tti risponderanno alle intenzioni, sarà pur sempre qualche cosa di guadagnato.

Resta comunque che si tratta di una svolta decisiva: la logica dei fatti porta degli sviluppi inevitabili: aderendo al piano Maschall, nella forma che esso sta prendendo oggi , l'Europa occidentale ha fatto il passo più importante della politica post-bellica. Esaminiamone un poco le conseguenze poiché, comunque, è sempre bene sapere dove si va: e le sue conseguenze sono di un duplice ordine, interno ed esterno.

Prima di tutto : si tratta di una rottura definitiva? lo vedremo presto. A questo fine io non dò nessuna importanza al fatto che qualcuno degli Stati satelliti , nonostante la presa di posizione russa, aderisca all'invito franco-inglese. In un mio precedente rapporto 1 ho detto che il piano Marshall era una di quelle trappole in cui sono specialmente abili gli anglo-sassoni, ed in cui i regimi totalitari cadono senza fallo . Anche per chi , come me, è convinto della gauclzerie della politica russa, era difficile prevedere che i russi sarebbero caduti nella trappola con così poca abilità. Comunque questo crea ai russi non poche difTicoltà nella loro zona: i satelliti sono avidi di dollari, non meno che i paesi capitalisti; l'essere lasciati fuori da questa vera o presunta pioggia di dollari sarà una grossa delusione, non solo per le popolazioni , ma anche per i Governi dell 'Europa orientale: tanto più che essi sanno che la Russi a , adesso almeno, non può certo sostituirsi agli americani: questo non aumenterà certo le simpatie già non eccessive che vi gode la Russia. Potrebbe essere quindi che per ragioni di oppurtunità politica la Russia preferisse, per alcuni Stati, lasciare a loro stessi l'apparenza della decisione: farli aderire a lla Conferenza di Parigi, e che siano essi stessi, dopo qualche tempo, ad andarsene, di loro spontanea volontà, per salvaguardare la loro indipendenza. Ci credo poco, ma comunque è una eventualità che non si può escludere a priori. Ma il test point è un altro.

Gli inglesi hanno detto, pubblicamente e privatamente, che essi intendono fare ogni sforzo per mostrare che questa rottura non significa che essi vogliono rompere i ponti colla Russia ; essi intendono, sembra, cercare di valori zzare l'alieanza anglo-russa e, so prattutto, insistere nella loro politica di cercare di concludere accordi commerciali di vasta portata sia colla Russia stessa, sia con gli Stati della zona: lo fanno nel loro interesse, si intende, ma lo fanno, non di meno, per mantenere una porta aperta. Suppongo che cercheremo di fare lo stesso anche noi , e, aggiungo, dobbiamo farlo. Ora è appunto la risposta russa a questa politica che ci darà la chiave delle vere reazioni russe.

La Russia ha cercato, con ogni mezzo, di opporsi alla creazione di un blocco occidentale : e lo ha fatto per le stesse ragioni per cui Hitler ha, a suo tempo, seguito la stessa politica. Ora essa ha due alternative, continuare ad ostacolarlo ,


con ogni mezzo, o accettare il fatto compiuto: se essa marcia nella via che gli viene offerta dagli inglesi, ciò significa che essa si rassegna più o meno al fatto compiuto: il che vuoi dire che esiste una possibilità per l' Europa occidentale di far ammettere ai russi, col tempo e la pazienza, che una Europa occidentale entro certi limiti indipendente sia dai russi che dagli anglo-sassoni, è un fattore favorevole e non sfavorevole per la futura politica russa .

Personalmente sono piuttosto propenso a credere che la Ru~sia non lo farà: non lo farà perché le sarà di fatto difficile . Qualche cosa la Russia deve pur dare alla sua zona per compensarla dei mancati aiuti americani; ma le risorse della Russia, specie adesso, sono tutt'altro che grandi: se essa dà alla sua zona, poco le resta da dare ad altri. Ma soprattutto non può farlo perché non vuole. Una delle grosse debolezze dell'Europa occidentale è che essa è terribilmente deficitaria nel settore alimentare: che questo suo deficit essa lo deve coprire con acquisti nella zona del dollaro, che è precisamente la zona dove le è più difficile esportare: invece nel mondo orientale essa potrebbe trovare , se non subito, fra qualche tempo, di che colmare il suo deficit alimentare, e potrebbe pagarlo colle sue esportazioni. Se la Russia ci chiude il mondo orientale, essa rende assai più difficile il compito americano: se essa lo apre invece, essa lo facilita, e di molto. La politica russa è irrimediabilmente logica: ecco perché sono piuttosto portato a credere che essa non si presterà al giuoco: ma d'altra parte, se essa dovesse farlo, ciò ha una importanza tanto maggiore . Si potrebbe arrivare a dire, in questo caso, che la rottura di Parigi è tutta una commedia, che in sostanza tutto va avanti come prima e che sono gli americani, questa volta, che hanno vinto .

Aderendo al piano Marshall noi siamo entrati in pieno nel sistema politico americano : su questo credo, da parte nostra, non ci siano dei dubbi. Del resto la nostra facoltà di scelta era piuttosto illusoria: nella zona americana noi ci eravamo da un pezzo, come i francesi; si trattava soltanto di mostrare che lo avevamo capito. Ma quale è la politica americana? Ero tornato dal mio breve soggiorno americano colla impressione che la politica americana fosse piuttosto difensiva, che essa tendesse a dire ai russi : più in là non andrete . Ora confesso che su questo argomento comincio ad avere molti dubbi: che la politica americana cioè sia non solo difensiva, ma anche offensiva; che essa si proponga, in Europa almeno, lo scopo ben definito di riportare la Russia entro le sue frontiere, almeno entro le sue frontiere del '41: bisognerebbe cercare di vederci chiaro perché è sempre meglio sapere dove si va a finire. Quando dico offensiva, non voglio con questo necessariamente parlare di guerra. La situazione all ' interno della zona russa non è poi così rose e fiori come si vorrebbe far credere. Noi vediamo, dalla parte nostra, i fastidi che agli americani, ed ai governi da loro appoggiati, danno i partiti comunisti ed affini: ma vediamo molto di meno i fastidi che danno ai governi filo-russi gli elementi anti-russi, o anti-comunisti: dalle parti nostre si tratta di scioperi, ma dall'altra parte si spara .

Questa politica americana potrebbe benissimo svolgersi per linee di libera concorrenza. Supponiamo che agli americani riesca di far funzionare il piano Marshall: ne dovrebbe risultare una rimessa in piedi, abbastanza rapida, della vita economica europea, un ritorno allo standard di vita dell 'ante-guerra, anzi, per molti Paesi , un miglioramento di questo standard (è questo che si deve intendere per riuscita della politica americana). Siccome questo ai russi , nella loro zona, non può riuscire, e siccome la paratia stagna fra le due Europe non sarà mai assoluta, se ne verrebbero a creare, sul piano interno della zona, tali e tante difficoltà ai russi da rendere la loro permanenza assfii problematica. Se di questo si contentano gli americani, poco male. Ma se ne contenteranno?

Ho molti dubbi in proposito. Fino a poco tempo fa mi sembrava che gli americani contassero che con la firma dei trattati di pace le truppe russe se ne sarebbero andate dalle zone di occupazione che, una volta partite le truppe russe , le cose sarebbero per così dire andate da sé. Ma oggi ritengo che siano convinti che le truppe russe non hanno nessuna intenzione di andarsene: di lì a concludere che bisogna far qualche cosa perché se ne vadano il passo non è lungo. La mia impressione è che si sta cercando di montare la macchina dell'O.N.U. (politica sud-americana, politica europea, politica araba) in modo da riuscire a creare una situazione che metta la Russia nella necessità di andarsene: una volta fatto questo non sarebbe difficile far funzionare la macchina dell'O.N.U. contro la Russia: e tutti i preparativi che l'America sta facendo apertamente in Grecia ed in Turchia, meno apertamente in molti Paesi, potrebbero essere una preparazione per questa eventualità. Sono tutti interrogativi che pongo, ma credo sarebbe il caso di cercare di vederci chiaro poiché, fra l'altro, tutto questo avrà fatalmente, in molti Paesi, delle ripercussioni di politica interna per le quali sarebbe meglio non essere impreparati.

Veniamo ora più specificatamente al piano Marshall. Cosi come esso si presenta, esso ha cominciato col separare l'Europa occidentale dall 'Europa orientale. Ma l'Europa occidentale non c'è: bisognerebbe cominciare col farla. E questo ha per noi una importanza vitale. Se la guerra fra Russia ed America deve scoppiare in un periodo molto vicino non c'è niente da fare: ci siamo e non ci resta, come dicono i cinesi, che fie down and try to enjoy it. Ma se, come ritengo, la guerra è ancora lontana, c'è una sola politica per l'Italia che conviene di tentare, ed è quella di restare neutra. Ora, nel mondo di oggi, per l'Italia, per la Francia, per la stessa Inghilterra restare neutri, da soli è al di fuori delle nostre forze: insieme, forse, ci possiamo riuscire: non sarà facile nemmeno in questo caso , ma è meno impossibile che per i Paesi isolati. Bisognerebbe quindi approfittare di questa occasione unica che ci si presenta per cominciare a fare l'Europa occidentale: non ci si riuscirà di colpo, è certo, ma bisognerebbe che un passo, anche piccolo, si riuscisse a farlo in questa direzione.

Si direbbe che l' Inghilterra comincia a capirlo: in Francia certamente moltissimi lo hanno capito: in Italia forse anche di più. Ma tutti lo hanno capito a modo loro . L'Inghilterra che, sola, si trova a diventare sempre più un satellite dell ' America vorrebbe, ridiventando europea e raggruppando l'Europa intorno a sé, riuscire a diventare il terzo fra i due contendenti: la Francia lo vede nello stesso modo, accetta di farlo come secondo dell'Inghilterra, nella segreta speranza che, una volta realizzata questa unione europea, il rayonnement de la pensée française la trasformerebbe in breve tempo in una Europa francese. Noi, purtroppo, od almeno alcuni di noi, ci vediamo solo un mezzo di riavere Tenda e Briga, Trieste e Pola o magari soltanto di essere di nuovo autorizzati ad avere un esercito ed una flotta. Ora questa è tutta una impostazione falsata del problema: l'Europa potrà diven tare il terzo, ma prima bisogna che essa esista : e siccome l'Europa occidentale non la si può creare senza l'aiuto americano, così bisogna rassegnarsi al fatto che essa dovrà, per un certo tempo, essere inquadrata nel sistema americano: il suo svincolo potrà avvenire dopo: non bisogna scambiare una possibilità di domani con una realtà di oggi.

Inoltre se si vuole che questa Europa occidentale esista non bisogna cominciare con il volerla in termini di Europa inglese o francese, ma puramente in termini di Europa. Essa potrà poi col tempo diventare inglese o francese o magari anche italiana secondo lo sviluppo delle circostanze, ma cominciare col volerla così è la migliore maniera di non farne niente. Ed in questo noi potremmo avere una funzione importante: prima di tutto perché non avendo in realtà delle speranze egemoniche possiamo più facilmente degli altri due parlare realmente in termini europei: poi parlando in questi termini possiamo riuscire a raggruppare intorno a noi gli Stati minori europei che finiranno per avere più peso di quanto sembri: la forza di un linguaggio veramente europeo sta nel fatto che lo si può pronunciare apertamente mentre le arrière-pensées .fi"ançaises ed inglesi non possono essere enunciate tanto apertamente. Ma perché ci riusciamo -e qui potrebbe essere la vera gradezza della funzione italiana --bisogna che rinunciamo a parlare di piccole questioni nostre: e lo possiamo fare tanto più facilmente perché se si arriva a questa Europa occidentale le piccole questioni nostre ci potranno trovare una soluzione quasi automatica. Ma se ne parliamo, la sproporzione fra la posta in giuoco e le nostre questioni è tale che cadiamo immediatamente nel ridicolo e perdiamo qualsiasi forza morale: l'éléphant et la question polonaise ci può uccidere più di quanto non possa aver fatto la guerra perduta o il trattato di pace.

Francesi ed inglesi parlano di razionalizzazione delle produzioni nazionali su basi europee: di divisioni del lavoro fra i vari Paesi europei sulla base dei costi comparati. Mi pare che questo sia anche il nostro punto di vista. Fin qui tutto bene: ma all'atto pratico, quali sono le riserve mentali? Il primo problema, e il più grosso che si presenta in questo ordine di idee, è quello della siderurgia. Noi siamo fuori di questione eccetto che per la modesta nostra produzione attuale: abbiamo riconosciuto che l'alta siderurgia non è economica in Italia. Ma quale deve essere il centro della siderurgia europea? I francesi dicono in Francia: gli americani e gli inglesi sembra vogliano dire in Germania. Che posizione prendiamo noi? C'è qualche cosa di vero nella posizione che hanno assunta i comunisti francesi , quando essi dicono che il piano Marshall è un piano di aiuti alla Germania. La Germania occidentale è, in un certo senso, la figlia prediletta dell'America in Europa, o per lo meno lo sta diventando rapidamente. I comunisti vi hanno pochissimo piede e la vita politica tedesca si sta sviluppando su linee che piacciono in America. Dei tedeschi come soldati gli americani hanno una stima infinitamente superiore che di tutti gli altri Paesi dell ' Europa occidentale. Ed essi pensano -mi pare almeno che se riescono a ricreare una Germania occidentale forte, si costituisce una barriera formidabile ad una eventuale avanzata russa (od una formidabile punta offensiva), è più facile tenere a bada Francia ed Italia se continuano ad essere sia pure leggermente recalcitranti . Questo calcolo militare, (che Grazzi ha bene individuato nel suo memorandum dicendo che gli americani hanno in vista di riorganizzare il potenziale dell 'industria di guerra europeo) si giustifica perfettamente dietro argomenti destinati ad avere effetto sul pubblico americano: riduzione delle spese di occupazione, di quello che l'America deve spendere per far vivere la Germania: un altro argomento, che fra l'altro non manca di una certa realtà, è che il problema della ricostruzione dell'Europa essendo in primo luogo un problema di carbone e di acciaio, esso può essere meglio di tutto risolto in Germania e che quindi, se si vuole essere logici, bisogna cominciare di lì.

A questo programma americano si oppone la Francia, si oppone senza molte speranze, ma vi si opporrà con la solita tenacia francese, spronata dalle difficoltà di politica interna. Noi che linea seguiamo? Siamo con la Francia o con gli anglo-sassoni? È un punto di grande importanza su cui dobbiamo decidere poiché esso si farà sentire fin dalle prime mosse. Mi è stato detto che quello che converrebbe a noi è che ci siano due centri, uno francese ed uno tedesco: anche questa è una soluzione, ma, comunque, bisogna che la nostra delegazione venga qui con delle idee chiare in proposito.

Per il resto non ci saranno gravi decisioni di principio: ma ciò non toglie che la nostra situazione sarà delle meno facili: anche se riusciremo, ratificando a tempo, a superare gli scogli iniziali di forma. A mia impressione fra francesi ed inglesi c'è molto più accordo, anche di dettaglio, su quello che si deve fare: oltre alle ambizioni politiche non ci dimentichiamo che si tratta di dividere questa presunta torta americana: e che francesi ed inglesi hanno tutta la volontà di accomodare le cose in modo che la maggior parte di questa torta vada a finire nelle loro mani. Ora noi, in questo, ci troviamo in una grossa situazione di inferiorità: siamo da un pezzo fuori del giro internazionale; quindi manchiamo, molto, di tutta quella rete di contatti personali che serve tanto: francesi, inglesi, Benelux hanno, sia pure in varia misura, il loro piano: di un piano italiano ne ho inteso parlare da molto tempo ma ... dove sia nessun Io sa. Siamo poco informati della situazione economica dei vari Paesi, meno ancora dello stato di cose in Germania. A questo stato di inferiorità in gran parte irrimediabile, noi possiamo riparare soltanto mandando qui una delegazione che riunisca in questo campo, ma veramente, il meglio che l'Italia può mettere in linea: non avere né scrupoli, né prevenzioni, prenderli dove ci sono, fra i funzionari, fra i tecnici, fra gli uomini d'affari con la sola preoccupazione della competenza, senza occuparci né del loro colore politico né dei loro antecedenti· è una cosa troppo seria per poterei scherzare. Non ci fidiamo, per carità, di questa presunta intelligenza italiana che ci ha giuocati nel passato, sia fascista che pre-fascista, tanti brutti tiri: l'intelligenza può supplire una certa deficienza di conoscenze: ma non può supplire l'assoluta mancanza di conoscenza dei problemi concreti. La nostra difesa, e si tratta proprio della nostra difesa, non la si potrà fare in base ad appelli patetici: ma solo in base a dati, a fatti: ed un minimo di questi bisogna possederli.

Un'altra debolezza nostra, e grossa, è che mi sembra non sappiamo niente di quello che sono le vere intenzioni americane. Dico, sembra, perché non posso escludere ci siano delle comunicazioni in proposito da Washington di cui non abbia avuta visione.

Cosa sono pronti gli americani a dare? Si parla di ventiquattro miliardi di dollari divisi in quattro anni: altri parlano di solo dieci. Gli inglesi parlano di un piano quadriennale: ma c'è chi pensa che sarà difficile che gli americani si impegnino per più di un anno.

Gli inglesi ed i francesi parlano di studiare prima quello che l'Europa può fare per aiutare sé stessa: che a questo scopo bisogna razionalizzare la produzione europea sotto forma di una divisione di lavoro che tenga conto delle possibilità, per i singoli Paesi di produrre a buon mercato. Questo va benissimo, tutti siamo d'accordo, ma come farlo: anche con tutte le razionalizzazioni di questo mondo, in molti casi i prezzi europei sono superiori ai prezzi americani. Ci vorranno piani, tariffe preferenziali: accetterà l'America tutto questo? O non preferirà suggerire che si venga semplicemente a delle unioni doganali le quali per il semplice giuoco delle forze economiche spingerebbero ad una distribuzione più razionale. Le difficoltà del commercio intereuropeo sono dovute, in buona parte, al sistema ereditato dai fascismi, di volersi ostinare a dare a delle monete un valore che esse non hanno: in varia misura siamo in difetto tutti: lo accetteranno gli americani o non vorranno essi una unificazione monetaria, la libera contrattazione delle monete? Si dice molto che gli americani sono c.ontrari alle nazionalizzazioni, ai vincolismi, ad un sacco di altre cose di cui si dilettano più o meno tutti gli Stati europei.

Tutto questo ha una grande importanza: perché in ultima analisi siccome è l'America che deve dare i soldi, sarà lei a dettar legge: non è quindi affatto da escludere che quando il piano europeo sarà stato fatto gli americani rispondano «no, gentlemen, dovete rifarlo così e così». E ha grande importanza perché questa revisione americana sarà poi la decisiva: e noi che siamo, per molte cose, i più deboli, abbiamo tutto l'interesse a prendere, nelle varie questioni, un atteggiamento che, compatibilmente con i nostri interessi, quadri colle idee americane: questo ci faciliterebbe, all'atto della revisione, di avere qualche revisione a nostro favore: se non possiamo aspirare alla situazione di figlio favorito, evitiamo almeno quella di Cenerentola. E poi, fra le altre previsioni, non bisogna escludere che, anche estromessi i russi che per definizione rendono ogni accordo impossibile, alla fin dei conti non si riesca a mettersi d'accordo e che si debba ricorrere agli aiuti individuali. Abbiamo quindi tutto l'interesse a che, se non ci si mette d'accordo, non sia evidentemente per colpa nostra, e che siamo stati noi a sostenere dei punti di vista più graditi agli americani.

Di tutto questo i francesi, sembra almeno, non sanno niente: gli unici che dicono di sapere qualche cosa sono gli inglesi: ma lo sanno essi realmente? O non dicono di sapere per servirsene come di un argomento per far prevalere il loro punto di vista? Qualche cosa si potrà sapere certamente nelle coulisse,\' della Conferenza, ma la fonte delle informazioni resta sempre in America. E per sapere qualche cosa bisognerebbe indirizzarsi a quelli che sono gli originatori del piano Marshall, che non è certamente nato nel cervello del Dipartimento di Stato. Bisogna risalire all'origine e l'origine non è difficile a identificare: sono i petroli.

È una faccenda maledettamente seria e bisogna quindi prenderla molto sul serio: non ci dimentichiamo che il Governo italiano si è imbarcato in una manovra assai ardita, sia nel campo interno che in quello internazionale: che il successo di tutta questa manovra è basato sul fatto che gli aiuti americani vengano, e vengano nella misura richiesta: se questi aiuti non vengono, all'interno almeno, non è necessario che faccia presente quali possono esserne le conseguenze: e non bisogna dimenticare che l'arrivo di questo aiuto è tutt'altro che una foregone conclusion, come molti di noi amano immaginarsi: c'è ancora molto, moltissimo da fare prima che i dollari prendano il cammino dell'Italia: il risveglio potrebbe essere assai amaro.

161 4 Non pubblicato. 162 l Vedi D. 59.
163

L 'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. 604/2125. Parigi, 9 luglio 1947 1•

Ti ringrazio della tua lettera 1109 del 3 corr. e dell 'interessante telegramma che mi hai mandato in visione 2 .

Mi sembra di vedere che , in sostanza, c'è molta analogia fra l'atteggiamento inglese e quello francese: se volete parlare di avvenire, siamo a vostra disposizione: ma se volete parlare del passato, ossia del trattato di pace, no engagements.

Per quello che riguarda più particolarmente il problema delle colonie ho avuto occasione di parlare qui, in questi ultimi tempi , con alcune personalità britanniche, le cui impressioni non mi hanno lasciato particolarmente ottimista. Essi mi hanno detto in sostanza: si tratta di un argomento su cui Bevin ha scarsissima autorità: fa quello che desidera il Colonia! Office. E il Colonia! Office, secondo loro , è partito su questo affare della Lega araba, ossia sull'opposizione della Lega araba a che noi ritorniamo in Africa del Nord. Hanno già sulle spalle le difficoltà con gli arabi per la Palestina, non vogliono aggiungercene delle altre per la Tripolitania. Per l'Eritrea ci sono le difficoltà dell'Abissinia, per cui , a loro punto di vista, l'unica colonia su cui si potrebbe sperare di fare qualche cosa resta la Somalia. Unico punto interessante che mi è stato detto da uno dei miei interlocutoti è che il Colonia! Office comincia ad essere un po' preoccupato dalle notizie che arrivano dall'Africa francese e si comincia a domandare , molto timidamente , se la politica araba non li sta portando un po' troppo lontano.

Comunque, allo stato attuale delle cose, sembrerebbe che quello che potrebbe uscir fuori dalle conversazioni di Londra, potrebbe essere un patto di collaborazione italo-britannico , per una politica araba nel mondo arabo: una edizione riveduta e corretta dell'accordo Chamberlain-Mussolini del 1938, ma a condizione che noi cessassimo di insistere per riavere la Tripolitania a mandato unico. Noto che secondo me sarebbe una ottima cosa ; ricca di possibilità di avvenire, molto superiore ai vantaggi di restare in Tripolitania. So che questa è una grossa difficoltà con i francesi, ma questo non mi preoccupa affatto. Ho avuto soltanto il dubbio -nel corso delle conversazioni che avemmo con il ministro a Roma -che non si possa farlo per ragioni di politica interna. In ogni modo temo che, a Londra, non ci sia altro da fare .

Qualche contatto che ho avuto qui con elementi della Lega araba mi conferma d'altra parte che gli Stati arabi sono decisi a lanciarsi in pieno nella battaglia perché la Tripolitania non ci sia restituita e a darci una quantità infinita di fastidi se, nonostante tutto , la dovessimo riavere: per cui la lotta anche su questo punto si presenta assai dura.

Tu sai quali sono le mie idee su tutto questo affare: non le ripeto qui perché tu non mi accusi di !asciarmi trasportare dalla mia passione polemica. Mi metto


163 l Manca l' indicazio ne della data di arrivo. 2 Non rinvenuti.

semplicemente sul punto di vista tecnico di vedere quello che possiamo fare per non perdere tutte le nostre ex colonie.

C'è un solo Paese il quale è realmente interessato a che noi restiamo nell'Africa del Nord: e questo è la Francia. Sull'aiuto francese possiamo contare, non per affetto per la sorella latina, ma perché i francesi -tutti i francesi -si rendono perfettamente conto di quello che significherebbe per loro una Tripolitania dove la Lega araba avesse, più o meno, mano libera. Le preoccupazioni per l'Africa del Nord sono qui veramente forti specie dopo la storia di Abd el Krim: quindi, dato l'interessamento che i francesi vi hanno, una volta messici d'accordo si potrebbe contare che essi vi terranno fede.

Tu mi dirai giustamente che i francesi contano poco, che hanno tante gatte da pelare, tante cose per cui dipendono dagli inglesi e dagli americani, che non possono permettersi di gettarsi a fondo in una questione di questo genere. Tutto questo è giustissimo, resta però il fatto che è l'unico Paese il quale sia disposto a congiungere i suoi sforzi ai nostri presso gli inglesi e che, comunque, in questo momento, i francesi contano a Londra più di noi.

Su questo argomento ho avute una quantità di avances da parte francese sia da parte Quai d'Orsay, sia da parte politica: la parte politica (amici di Bidault) insiste sul fatto che Bidault è pronto a buttarsi a fondo nella questione delle colonie, ma a condizione che ci sia da parte nostra, specie nella stampa e nelle pubbliche manifestazioni, un riconoscimento della azione francese. Qui permane l'opionione che da noi si è decisamente ostili alla Francia e che quindi qualsiasi gesto francese nei nostri riguardi è inutile perché non è apprezzato o addirittura serve di pretesto per nuovi attacchi alla Francia. Sono stato molto riservato a queste avances, per le mie opinioni personali, ma se la politica italiana vuole tentare di avere questo successo per la colonie, bisognerebbe cambiare disco .

Mi sembra, cioè, che dato l'atteggiamento inglese, ci converrebbe spostare il centro dei nostri sforzi da Londra a Parigi: ciò implica evidentemente, almeno pro tempore, una certa evoluzione del nostro atteggiamento verso la Francia. Qui i francesi si sono perfettamente resi conto che noi, in questo momento, siamo indirizzati verso l'Inghilterra e consideriamo la Francia al lOO'Yocome quantité négligeable e che, anzi, quasi quasi abbiamo l'idea che un certo atteggiamento di ... freddezza verso la Francia ci può mettere in buona luce a Londra: il che, almeno adesso, non è vero, è anzi, a mio avviso, piuttosto vero il contrario. Comunque, date le premesse, ci converrebbe, per l'affare coloniale, fare adesso una girata di fronte verso la Francia, accompagnata da tutta la necessaria mousse psicologica; mantenendo evidentemente i contatti con Londra per riprendere conversazioni dirette, eventualmente il giorno in cui essi siano venuti a più miti consigli. Se tu sei d 'accordo, e il ministro è d'accordo, potrei cominicare a tastare il terreno in questo senso.

Quanto all'America le impressioni che ho di qui sono che gli americani sono, anche più degli inglesi, imballati su questo affare della Lega araba e che, anzi, sottomano, stanno facendo il possibile per creare difficoltà ai francesi nelle loro colonie nord-africane: non credo quindi che, come Governo almeno -e probabilmente come interessi petroliferi -essi siano particolarmente teneri per un nostro ritorno nell'Africa del Nord. L'unica cosa che si potrebbe fare di efficace, in America, è, secondo me, cercare di mettersi d 'accordo con gli ebrei perché vedendo una certa analogia fra Palestina e Tripolitania facciano una grossa campagna contro

l'atteggiamento del Governo: in vista delle elezioni presidenziali, voto ebreo più voto italiano potrebbero smuovere Washington dalla sua attitudine; e l'azione da Washington , più l'azione da Parigi, potrebbero aver ragione degli inglesi.

Mi obietterai a questo che così noi ci mettiamo nettamente in rotta cogli arabi: è esatto; però ti rispondo, con tutto il rispetto per quelli che la pensano altrimenti, che in Tripolitania d'accordo con gli arabi -··-non parlo di qualche capo arabo locale, parlo di quello che conta, ossia tutto il mondo nazionalista arabo in movimento -non ci resteremo: ci possiamo solo restare contro gli arabi. Le alternative che si presentano a noi sono due: o riconoscere che il periodo coloniale è finito ; rinunciarci noi stessi e cercare di buttarci dalla parte del mondo ex coloniale in risveglio (il che, come tu sai , è la mia idea) , oppure fare tutto il possibile per restare in Tripolitania e cercare dopo una difficile conciliazione. Ma se vogliamo restare in Africa bisogna sparare tutte le batterie: altrimenti cercando , in questa fase, di salvare capra e cavoli. rischiamo di restare assai male 3 .

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, QUARONI, E A W ASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. s.N.D. 10487/c. Roma, 10 luglio 1947, ore 0,45.

(Solo per Washington e Londra) Quaroni mi telegrafa in data di ieri: (trascrivere telegramma da Parigi n. 413) 1•

Servendomi di tali informazioni senza citarle

(Per tutti) ho detto Charles quale sforzo tenace De Gasperi ed io abbiamo compiuto ieri ed oggi per ottenere che Commissione trattati voti come ha fatto oggi (con tredici voti favorevoli e dieci contrari) approvazione progetto di legge ratifica . Gli ho mostrato che tale sforzo prova no stra assoluta volontà ratifica , ma che il turbamento prodotto dalla mancata ratifica russa ed il fatto che la Commissione aveva dovuto nominare due relatori, cioè Gronchi per la maggioranza e Nitti per la minoranza, rendeva impossibile entro il 15 approvazione nell ' Assemblea che tuttavia è ormai sicura e vicinissima.

Ho detto Charles che se si capiva necessità adeguata posizione per Italia ero pronto recarmi Parigi sia il 12 sia il 15 salvo tornare Roma per mio discorso circa ratifica all'Assemblea. Bevin doveva essere sicuro mia volontà collaborazione alla Conferenza, ma doveva anche comprendere che io non potrei utilmente rimanere se Italia non avesse posto di parità nel Comitato di coordinamento. Soprattutto Bevin doveva sentire che tornando da Parigi per difendere approvazione trattato rendevo approvazione ratifica ancora più sicura se davo prova che molto era cambiato.


Lo assicurasse infine che noi volevamo approvazione entro pochissimi giorni.

(Solo per Washington) Prego V. E. intervenire presso Dipartimento di Stato per agire subito su Bevin nell'interesse comune facendo specialmente valere secondo capoverso del telegramma di Quaroni 2•

163 3 Per la ri sposta vedi D. 232. 164 l Vedi D. 150.
165

L'INCARICATO D 'AFFARI A.l . A BUCAREST, CASTRONUOVO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9298/32. Bucarest, 10 luglio 1947, ore 10,17 ( per. ore 15 dell'JJ ) .

Telegramma circolare 10325 1 .

Decisione Consiglio dei ministri circa non partecipazione Romania Conferenza Parigi piano Marshall suscita vive critiche e apprensioni partiti opposizione e maggioranza opinione pubblica conscia che ne deriverà pregiudizievole ritardo auspicata ripresa economica Paese nel quadro europeo.

Consiglio dei ministri ha deciso contemporaneamente chiedere ammissione

O.N.U.

166

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9273/576. Londra. IO luglio 1947, ore 11 ,20 (per. ore 9 dell'JJ ).

Telegramma circolare l 0487 1•

Quanto Chauvel ha detto a Quaroni circa atteggiamento inglese nei nostri confronti è privo di fondamento. Ho avuto ora chiaro cordiale colloquio con Sargent di cui riassumo punti significativi:

l) Governo inglese si rende conto motivi che deteminano ora impossibilità tempestiva ratifica e non è per nulla messa in dubbio buona volontà V.E. per superar!i.

2) Tuttavia condizione in cui ci presenteremo a Parigi non può a meno di generare rincrescimento Foreign Office perché ci priva di una atmosfera di simpatie e di un prestigio di cui, come già dissi , Bevin intendeva valersi in nostro appoggiO.


3) È escluso che Bevin coltivi o abbia manifestato ingiusti aprezzamenti su imprevisto protrarsi nostra ratifica, pur deprecando fatto.

4) Così stando le cose è parere Foreing Office che V.E., avendo annunziato sua andata a Parigi, non manchi il giorno 12 alla inaugurazione dei lavori ove incontrerà nautralmente tutto l'appoggio compatibile con la situazione che si verificherà.

5) Il Governo inglese non può impegnarsi preventivamente alla nostra inclusione in Comitato coordinatore e sottocomitati poiché decisioni dipendono da tutti partecipanti. Simile impegno non potrebbe prendersi a eguale ragione verso altre Nazioni interessate.

6) In conclusione non esiste verso di noi la minima prevenzione ma solo preoccupazione vederci mancare una piena occasione che poteva esserci singolarmente propizia.

7) In definitiva farebbe qui impressione assolutamente negativa eventuale decisione V.E. astenersi lavori Parigi.

Personalmente non posso nascondere a V.E. che sua mancata partecipazione, dato personaggi partecipanti prima fase, potrebbe in pratica aver doppio effetto negativo di una nostra assenza intenzionale e di fatto.

Sargent pur con tono di cordialità ha manifestato disappunto per il fatto che si attribuiscono costantemente a Londra, o da una fonte o dall'altra, atteggiamenti contrari alla realtà, il che disturba il normale andamento dei nostri rapporti i quali, escluse queste interferenze di comodo, sarebbero improntati ad una esemplare lealtà e chiarezza. Mi ha dato visione delle istruzioni mandate stasera a Charles.

164 1 Per le risposte da Londra e Washington vedi DD. 166 e 175. 165 l Vedi D. 134, nota l. 166 l Vedi D. 164.
167

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 9265/512. Washington, l O luglio 1947, ore 12, 15 (per. ore 7 dell'Il).

Suo telegramma n. 102441 mio telegramma n. 5092 . Riassumo informazioni Dipartimento di Stato circa atteggiamento U.R.S.S. e Stati orientali riguardo ratifica trattati.

l) Ambasciata U.S.A. a Mosca ha testè qui telegrafato informazioni analoghe a quelle ambasciatore Brosio. Si conosceva già precedentemente risposta vice ministro esteri Malik dichiarata ad ambasciatore Romania la quale appunto aveva


167 l Vedi D. 123, nota 2. 2 Vedi D. 160.

dato luogo a dubbi segnalati con mio telegramma 459 3 . Secondo Dipartimento dì Stato uno dei possibili motivi temporeggiamento sovietico sarebbe situazione Romania cui Governo filo-russo potrebbe cadere subito dopo ritiro truppe di occupazione. Anche situazione ungherese sarebbe tutt'altro che consolidata a favore U.R.S.S.

2) Assemblea nazionale bulgara sarebbe stata aggiornata settembre senza ratifica trattato di pace. A richiesta informazioni del rappresentante politico degli

U.S.A. Sofia, Governo bulgaro aveva risposto Assemblea avrebbe potuto essere convocata d'urgenza appositamente per ratifica.

3) Scorsa settimana Assemblea jugoslava avrebbe dovuto discutere trattato italiano. Discussione non avendo avuto luogo, incaricato affari americano aveva chiesto spiegazioni a Ministero degli affari esteri. Bebler ha risposto che si era preferito aggiornare esame nostro trattato di pace relazioni con l'Italia essendo poco amichevoli, e far precedere invece trattati con altri Paesi più amici Jugoslavia.

Ciò non di meno in Dipartimento di Stato vi è tuttora divario opinione su probabile epoca ratifica U.R.S.S. Secondo Ufficio affari politici Russia, dati vantaggi che Mosca ritrarrebbe da trattati di pace, nonché da ammissione O.N.U. a settembre Stati sfera europea orientale, Cremlino non avrebbe interesse postergare propria ratifica, la quale quindi dovrebbe logicamente aver luogo presto forse già mese corrente. Altri Uffici ritengono che ratifica non tarderà oltre settembre e che le more sovietiche possono essere dovute anche motivo prestigio, per il precedente ritardo ratifiche americana francese. In sostanza Dipartimento di Stato ritiene attualmente poco probabile che U.R.S.S. rinvii indefinitamente propria ratifica.

168

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 9278/514. Washington, 10 luglio 1947. ore 12,22 (per. ore 9 dell'l 1).

Ho avuto cordiale conversazione con ministro esteri Perù qui in visita. Mi ha assicurato che suo Governo appoggerà calorosamente ammissione Italia Assemblea

O.N.U. settembre. Vari colleghi latino-americani mi hanno dichiarato essere stati consultati da Dipartimento di Stato per azione comune all'O.N.U. in nostro favore, nel caso che U.R.S.S. non avesse ancora ratificato trattato di pace o comunque si opponesse nostra ammissione (mio telegramma n. 509) 1•


169. L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9287/517. Washington, 10 luglio 1947, ore 14,24 (per. ore 11 del/'11 ).

Miei telegrammi 17 e 20 giugno u.s. 1•

Con nuova comunicazione scritta 3 luglio u.s. relativa Commissione economica europea Ginevra, Dipartimento di Stato ha comunicato tra l'altro quanto segue: «Governo italiano può essere sicuro che Governo degli S. U. favorirà maggiore (fullest) partecipazione dell'Italia in ogni riunione od organo che dovesse esaminare sviluppo piano ricostruzione europea». Invio per corriere testo comunicazione scritta.

167 3 Vedi D. 83, nota l. 168 l Vedi D. 160.
170

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, ASSETTATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTISSIMO 9282/124. Budapest, 10 luglio 1947, ore 17 (per. ore 9 dell'Il).

Mio telegramma 117 1• Ho avuto stamane conversazione presidente del Consiglio, nella quale mi sono espresso secondo linee fissate in telegramma ministeriale 10325/c. 2 .

Per quanto concerne atteggiamento Ungheria, odierno Consiglio ministri prenderà ufficialmente decisione definitiva fissare termini della riposta che, come già riferito, sarà negativa 3 .

Secondo quanto ho potuto ricavare da colloquio con presidente del Consiglio, motivazioni principali della mancata adesione ungherese sarebbero le seguenti:

l) il fatto che non tutte le grandi Potenze vincitrici partecipano elaborazione piano Marshall per ricostruzione europea.

2) Governo ungherese non possiede all'infuori dell'invito alcuna altra informazione circa Conferenza Parigi.

3) Partecipazione ungherese non potrebbe essere che formale in quanto essendo Ungheria tuttora sotto regime armistiziale, non potrebbe liberamente disporre sue risorse economiche.




2 Vedi D. 134, nota l.


3 Con successivo T. 9283/125 in pari data Assettati confer!llava «Consiglio dei ministri adottato decisione non aderire invito partecipazione Conferenza Parigi. E stato all'uopo diramato comunicato ufficiale che telegrafo in chiaro con numero successivo. Nessun commento stampa serale: mi risultano essere state impartite disposizioni perché stampa minimizzi prossima Conferenza».

A quanto mi risulta sembra che partito piccoli proprietari, socialisti e nazional-contadini fossero inizialmente in linea di massima favorevoli partecipazione ungherese, ma che opposto avviso del partito comunista, subito apertamente manifestato, abbia finito trionfare in quanto sostenuto da forte pressione russa.

In giornata dovrebbe aversi comunicazione ufficiale.

169 l Vedi DD. 64 e 76. 170 l Vedi D. 130.
171

L'AMBASCIATORE A V ARSAVIA, DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9290/116. Varsavia, 10 luglio 1947, ore 19 ( per. ore 18 dell'Il).

Riassumo ogni buon fine testo risposta polacca data ieri notte dopo ampia discussione Consiglio ministri ad invito franco-britannico per Conferenza Parigi 12 corrente. Nota rileva interessamento a partecipazione Polonia iniziative internazionali per ricostruzione Europa sottolineando importantissimo contributo dato da sempre crescente esportazione carbone polacco e cita accordi commerciali con Paesi europei, quali esempi collaborazione economica . Nota rileva peraltro che formula invito esclude a priori emendamenti o variazioni struttura e composizione della progettata organizzazione economica Europa cui orientamento è decisivo per sicurezza e sviluppo Polonia. Governo polacco riconosce necessità riordinamento economia tedesca secondo decisioni Potsdam, ma afferma che conferenza progettata mostra ignorare recente guerra e rileva tendenza ristabilire struttura economica Europa prebellica attribuendo ruolo preponderante alla Germania rafforzandone così mezzi imperialistici. Questo contrasta principio fondamentale Governo polacco che ricostruzione Germania non debba avvenire prima né a spese vittime aggressione tedesca e impedisce perciò partecipazione polacca conferenza. Organizzazione potrebbe creare precedente per prendere decisioni concernenti Germania all'infuori organo competente previsto Potsdam rompendo unità Quattro Potenze e minacciando pace e collaborazione. Ammissione su piede uguaglianza a decidere su questioni aiuti all'Europa di Paesi benevolmente neutrali verso Asse, è ingiusta ed offende alleati sacrificatisi per vittoria. Formule organizzazione previste da invito franco-britannico non tutelano interessi più essenziali Paesi europei né includono alcuna garanzia rispettare piani economici Nazioni minori. Malgrado riserve contenute nell'invito, organizzazione proposta minaccia praticamente ulteriori limitazioni libero scambio ed apre via ad imposizioni economiche e quindi politiche alle piccole Nazioni. Previsto Comitato cooperazione cui direttive sarebbero indipendenti accettazione tutti Paesi europei dividerebbe organo superiore legato a Paesi sovrani che crearonlo . Progetto contraddice principio democratico cooperazione europea attribuendo posizione predominante a Francia Inghilterra. Nota conclude dichiarando Polonia non vede possibilità accettare l'invito ed esprimendo rammarico che programma conferenza non agevoli pratica partecipazione Stati Uniti ricostruzione europea. Ripete infine immutabile intenzione Governo polacco a contribuire ogni iniziativa rinascita europea.

Commentando risposta su riportata premier Cyrankiewicz ha fatto dichiarazione alla P.A.P. nella quale sottolinea fra altro preoccupazione Polonia per ricostruzione europea tale da assicurare più efficace aiuto a vittime Germania e che non contenga elementi turbamento equilibrio in favore egemonia tedesca. Premier ha aggiunto: «su questo punto interpretiamo non soltanto interessi vitali nostro Paese ma solidarietà europei tutti da Leningrado e Mosca a Roma Parigi e Londra».

172

IL MINISTRO A SOFIA, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9814/073. Sojìa, 10 luglio 1947 (per. il 22).

Rifiuto Bulgaria partecipare Conferenza Parigi, di cui a mio telegramma n. 99 del 9 corrente 1 , è stato deliberato nel Consiglio dei ministri dell'8 corrente. Il 5 corrente questo ministro esteri aveva ricevuto ministro sovietico Kirsanov.

Rifiuto Bulgaria era previsto, soprattutto dopo pubblicazione sul giornale Iagrev del 5 corrente di un articolo dell'ex ministro esteri Petko Stainov (articolo cui testo trasmetto con telespresso pari data), sostanzialmente contrario partecipazione bulgara all'azione coordinamento europeo per applicazione piano Marshall.

In recente conversazione che ho avuto sull'argomento col segretario generale questo ministero esteri, ministro Altinov, questi non ha saputo aggiungere che banali commenti ai motivi esposti nel comunicato ufficiale, che pretendono giustificare atteggiamento assunto dalla Bulgaria.

Dalla conversazione -e soprattutto dalle reticenze del segretario generale --è risultato confermato quanto era già qui prevedibile, e quanto le successive fasi dell'atteggiamento Cecoslovacchia hanno posto in luce meridiana: cioè che Bulgaria, come altri Stati Europa orientale, hanno volenti o nolenti dovuto conformarsi atteggiamento U.R.S.S., facendo nelle loro decisioni prevalere considerazioni di carattere politico a sperati vantaggi d'ordine economico (mio telegramma n. 90)2 .

Riferisco inoltre ad ogni buon fine che questo ministro di Cecoslovacchia mi ha detto in modo categorico ritenere che primitiva adesione Cecoslovacchia a Conferenza Parigi non può essere stata data se non col consenso, espresso o tacito, Governo Mosca. Dal che dovrebbe dedursi che Governo sovietico è passato attraverso una fase di incertezza prima determinare atteggiamento definitivo suoi satelliti.

Anche qui era inizialmente corsa voce di un possibile atteggiamento positivo da parte Bulgaria, adottato d'accordo con Mosca, ma tale voce non sembra abbia


avuto altro fondamento che la speranza di persone che fanno capo a questa legazione britannica.

Comunque decisione bulgara ha prodotto delusione in larghi ambienti, e non soltanto dell'opposizione.

172 1 Non pubblicato: trasmetteva il testo del comunicato ufficiale sulla decisione del Consiglio dei ministri. 2Vedi D. 101.
173

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 1649/283. Mosca, IO luglio 1947 1 .

L'atteggiamento sovietico dopo il fallimento del convegno di Parigi, e in vista della nuova conferenza che si aprirà senza di loro il 12 prossimo, è facilmente supponi bile: mentre da un lato tende a rigettare sugli anglo-francesi la responsabilità del mancato accordo sul primo, mira a svalutare la seconda.

Sotto questo secondo aspetto, un comunicato Tass ha messo in evidenza il rifiuto della Polonia, della Jugoslavia e della Romania -e il giorno appresso, della Bulgaria -ad aderire all'invito anglo-francese. Non si parla invece della Cecoslovacchia che secondo le notizie della radio inglese, e anche secondo le informazioni del corrispondente cecoslovacco a Mosca, avrebbe accettato.

Oggi sono giunti a Mosca il primo ministro Gottwald e il ministro degli esteri Masaryk, accolti con le solennità d'uso, ma sembra che appunto in previsione della visita (che era già progettata indipendentemente della Conferenza di Parigi) il Governo cecoslovacco avrebbe tenuto a prendere la decisione prima di recarsi a Mosca; cosicché non resterebbe a discutere qui, a tale proposito, se non la linea di condotta che la Cecoslovacchia intenderà tenere a Parigi.

Certo l'adesione cecoslovacca è una incrinatura nella compattezza del blocco orientale, perché non è supponibile che quel Governo si presti a fare a Parigi la parte di vedetta del Governo sovietico; perciò sarà interessante vedere se e come il Governo e la stampa sovietica interpreteranno l'avvenimento, su di che finora non vi è alcun elemento serio che consenta di azzardare giudizi.

Mentre segnalo il rifiuto dei quattro Stati (ai quali si aggiungeranno probabilmente la Finlandia, il cui Governo sta accanitamente discutendo, l'Ungheria e l'Albania) i giornali sovietici mettono in luce più che possono il carattere unilaterale ed autoritario del piano Bevin-Bidault, nonché il lavorio di persuasione e di pressione che verrebbe esercitato sugli Stati incerti, per indurii ad aderire. Si è parlato, ad esempio, di pressioni (non bene precisate) sulla Svizzera e sulla Svezia. Il giudizio generale che si dà sull'imminente convegno, è ch'esso implica la scissione dell'Europa, costituisce soltanto una nuova edizione dei vecchi e nuovi progetti europei antisovietici di Bidault e di Churchill e significa la imposizione del piano Bevin-Bidault, il che nessuna nazione veramente rispettosa della propria dignità e

!73 1 Manca l'indicazione della data di arrivo.

sovranità dovrebbe accettare. Si insinua, infine, che malgrado l'apparente ottimismo la conferenza incontrerebbe difficoltà e sarebbe destinata all'insuccesso.

Per ciò che riguarda poi le ragioni del disaccordo dei Tre a Parigi, i commenti di qui non fanno in sostanza che parafrasare il discorso conclusivo di Molotov, senza aggiungervi nulla di nuovo.

I temi sui quali si insiste di più sono i seguenti:

l) in via preliminare, è mancato qualsiasi chiarimento sulle intenzioni di Marshall e degli Stati Uniti: ossia sulla entità e sulle condizioni dell'aiuto americano. In queste condizioni una discussione seria è impossibile;

2) la seconda proposta francese includeva una riserva verbale diretta ad escludere ogni timore di intrusione nella sovranità degli altri Paesi, ma era appunto una riserva sulla carta, perché la sostanza stessa della proposta implicava un inevitabile controllo sui piani economici, e quindi sulla sovranità nazionale, degli Stati contraenti;

3) d'altra parte gli stessi commenti della stampa anglo-franco-americana ammettono francamente che il progetto non può funzionare senza una certa limitazione di sovranità degli Stati partecipanti, ed accennano al superamento di tale sovranità considerandola come «una espressione irritante del XIX secolo» (Harold Nicholson); il che dà modo alla stampa sovietica di sciogliere un inno a difesa del concetto di sovranità nazionale, reso attuale e ritemprato nella lotta per l'indipendenza contro l'invasione hitleriana, mettendo in luce che solo l'Unione Sovietica ne è ormai campione e difensore;

4) non vi è ragione di concentrare tutte le speranze di ricostruzione europea sui soli aiuti americani, quando molti Paesi europei, e prima di tutti l'Unione Sovietica, sono esempio vivente di uno sforzo grandioso di rinascita fondato su forze economiche autonome;

5) gli Stati Uniti hanno il dovere di aiutare l'Europa, e ne hanno l'interesse; dovere perché non hanno sofferto anzi guadagnato dalla guerra, interesse perché la crisi imminente li costringe a trovare sbocchi per la loro produzione; non è quindi il caso di inchinarsi davanti ad essi per un aiuto doveroso, interessato e oltre tutto non indispensabile;

6) in conclusione, tutto lo zelo degli anglo-francesi nello sbandierare il piano americano non costituisce che una manovra per assicurarsi, grazie all'America, il controllo economico dell'Europa; facendo il gioco dell'America essi ne diventano gli intermediari interessati e, come qui si scrive, «i maggiordomi del novellamente apparso stgnore».

Mi pare inutile soffermarsi a vagliare ed a criticare tali argomenti che dalla stessa esposizione appaiono talora persino contraddittori; basterebbe osservare che qui si ragiona come se il Comitato direttivo tanto inviso a Mosca, fosse proposto da Bidault come un comitato a due, e non a tre, avesse potuto imporre a maggioranza le proprie deliberazioni ad una Unione Sovietica renitente; poiché ciò non è, tutta la manovra di accaparramento e di controllo che si attribuisce agli anglo-francesi avrebbe potuto essere facilmente sventata dalla accettazione e dalla resistenza russa entro il comitato.

Il punto politicamente più importante non sta certo nella forza logica più o meno grande degli argomenti, ma nella loro acrimoniosa ispirazione, e nella interpretazione nettamente pessimistica e diffidente delle intenzioni e delle mire anglo-francesi; a un gesto di collaborazione che poteva essere più o meno discusso, si risponde con una accusa di mala fede che non può non apparire quanto meno aprioristica. È questo il segno di uno stato di sfiducia che non deve essere sottovalutato.

Ciò che non si comprende a pieno nell'atteggiamento russo, si è il rapporto fra l'accettazione dell'invito e il contegno tenuto a Parigi. Per giungere a un disaccordo con una giustificazione forte, pareva conforme al buon senso che la Russia si facesse presentare le concrete esigenze degli altri Stati, relative al contributo sovietico, o dell'Europa orientale, al piano che doveva servire di base all'aiuto americano. Solo in tal caso, una accusa di pretese eccessive, o di invadenza nei piani nazionali, avrebbe potuto avere un appiglio sostanziale. Rifiutandosi di giungere a quel punto, i sovietici si sono messi in una situazione non molto diversa da quella che si sarebbe determinata in base al puro e semplice rifiuto di intervenire a Parigi.

Quale è il motivo di tale linea di condotta? I sovietici pensavano forse che di fronte alla loro rigida posizione gli anglo-francesi si sarebbero piegati ad un ulteriore compromesso, e sono rimasti sorpresi dalla intransigenza di Bevin? Oppure, è proprio il. contenuto del progetto, che non consentiva loro nemmeno di entrare nel merito?

A Parigi si potranno forse avere sul primo punto migliori informazioni. A quanto si può comprendere qui parrebbe piuttosto trattarsi veramente di un irriducibile contrasto politico ed ideologico insieme: i sovietici non possono ammettere, non dico di farsi discutere, ma nemmeno di presentare a un consesso internazionale i loro progetti produttivi, i loro piani. La politica economica degli accordi bilaterali è connaturata al loro sistema di rigida pianificazione, a tutta cioè la loro struttura politica e sociale; essi lo hanno già dimostrato alle prime sedute della Commissione economica per l'Europa, dove hanno sostenuto in germe la stessa tesi che oggi hanno più esplicitamente formulato. Accordi internazionali per aiuti sulla base delle varie richieste sì, perché questo non incide sui piani economici nazionali; discussione di contributi produttivi, no, perché ciò costringe a modificare quei piani stessi. Quando i russi si fanno i difensori strenui della volontà nazionale più assoluta, è evidente la loro debolezza logica e storica, perché a rigore non vi può essere organismo internazionale che non implichi la riduzione, sia pure volontariamente accettata, di questa sovranità.

Ma essi non possono fare a meno di assumere una tale posizione; la quale non serve loro soltanto allo scopo -certo importante -di suscitare ovunque fermenti di rivolta contro la dominazione capitalistica mondiale, e di sviluppare in ogni Paese il più possibile le industrie autarchiche locali, con le relative classi operaie rivoluzionarie: ma risponde anzitutto alla esigenza di giustificare la sovranità economica propria, il proprio isolamento. Ci si potrebbe così domandare se abbia avuto più torto l'Unione Sovietica a rifiutare ciò che i Paesi occidentali, secondo la logica dei loro sistemi più o meno capitalistici, era comprensibile che chiedessero o i Paesi occidentali a chiedere ciò che in fondo, dal sistema economico-sociale sovietico era facile prevedere come non conseguibile. La risposta dipende evidentemente dal punto di vista dal quale ci si pone; ma la posizione stessa del quesito mi pare serva a illustrare la serietà del contrasto che si è verificato a Parigi .

174

IL MINISTRO A PRAGA, T A COLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 93021125. Praga, li luglio 194 7, ore I 2, I O (per. ore 17).

Con telegramma in chiaro recante numero successivo 1 trasmetto testo comunicato questo Governo circa ritiro Cecoslovacchia Conferenza Parigi. Superfluo segnalare che colpo di scena è dovuto ordine Mosca a delegazione questo Governo il quale, come informai sub mio 121 2 , erasi finora regolato propria iniziativa. Sovietici non (dico non) vogliono dunque consentire alcuna possibilità compromesso e neppure formale intervento Cecoslovacchia inteso soltanto sciogliere riserva di cui al mio telegramma citato. Essi irrigidiscono loro atteggiamento ciò che appare anche da testo comunicato ove parlasi di «amicizia con U.R.S.S. ecc.» . Per quanto alcuni di questi ambienti ufficiali prendano a giustificare Governo, come risultato obiettivo esame situazione notizia ha aumentato generale preoccupazione.

175

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 9310/518. Washingt on, 11 luglio 1947, ore 14,30 (per. ore 24 ) .

Telegramma di V.E . n. 10487/c. e mio 517 1•

Ho immediatamente interessato Dipartimento.

Direttore generale affari europei mi ha testè comunicato quanto segue: «in seguito nostra conversazione 9 corrente supponendo potesse aversi qualche difficoltà in caso di non ratifica Dipartimento aveva telegrafato stesso giorno Londra e Parigi perchè non si sollevasse alcuna eccezione nei riguardi dell 'Italia. In ogni modo prima dell'una di oggi partirà un altro telegramma del Dipartimento nello stesso senso. Partecipazione piena dell ' Italia tanto più necessaria dopo ritiro Cecoslovacchia note condizioni. Dipartimento apprezza sforzo Governo italiano ed è sicuro suoi leali intendimenti».



2 Vedi D. 154.


174 1 T. 93031126 in pa ri data, non pubblicato. 175 l Vedi OD. 164 e 169.
176

IL MINISTRO A COPENAGHEN, CARISSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9304/32. Copenaghen, 11 luglio 194 7. ore 17,32 (pe r. ore 20.15)

Questo mm1stro degli affari esteri , che ho veduto oggi, mi ha detto, giusta intesa con Svezia e Norv~gia, Danimarca sarà rappresentata Conferenza Parigi, almeno nella prima fase , invece che da un membro del Governo da suo ambasciatore, assistito da tecnici . Ciò anche in relazione concetto espresso nella risposta ad invito anglo-francese secondo la quale ciascuno tre Paesi scandinavi dando propria adesione accetta soltanto discutere ed esaminare piano Marshall. Riguardo accenno a rapporti futuro Comitato cooperazione con organismi internazionali esistenti contenuto nel comunicato finale sul convegno ministri degli affari esteri scandinavi, ministro Rasmussen mi ha detto che si è volutamente adoperata denominazione generica, in realtà si è avuto di mira commissione europea con la quale si desidererebbe conciliare collaborazione organismi che sorgeranno dalla Conferenza.

177

IL RAPPRESENTANTE AD ATENE, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 93221118-119. Atene, l l luglio 1947, ore 21,40 ( per. ore 8 del 12).

Telegramma di V.E. n. 10325/c.' .

In conversazione con questo sottosegretario permanente, che in assenza Tsaldaris regge Ministero degli affari esteri, mi sono valso comunicazione V.E. per illustrare punto di vista italiano circa imminente Contèrenza Parigi e piano Marshall.

Oltre aver constatato sostanziale identità di vedute nostri due Governi, mio interlocutore ha espresso speranza che conversazioni Parigi offrano possibilità studio applicazione piano Marshall anche all'economia italo-greca ed ha aggiunto che sarebbero state impartite istruzioni a delegazione greca Parigi di mantenersi in contatto con la nostra.

A questo proposito permettomi sottoporre alcune considerazioni che nostra delegazione potrebbe tener presente:

l) posto che assistenza americana debba mirare oggi, come sembra, a valorizzare al massimo capacità produttiva singoli Stati, non solo per proprie necessit à interne ma anche per concorrere ad opera ricostruzione reciproca sul piano europeo, progetto Marshall potrebbe offrirei occasione unica per allargare campo collaborazione economica tra Italia e Grecia.


177 'Vedi D. 134, nota l.

2) Come ho già riferito, Governo greco ha allo studio un piano di ricostruzione nazionale che include grandi lavori portuali, comunicazioni stradali e ferroviarie, modernizzazione dell'agricoltura, creazione di nuove fonti di energia elettrica. Contribuzione italiana, che dovrebbe essere tecnicamente possibile in ognuno di questi settori, non potrebbe mai aver luogo sulla base contropartita greca bensì, nel quadro piano Marshall, mediante intese a tre che ci consentano di attuare una specie di «produzione e apporto tecnici per conto terzi» a diretto vantaggio della Grecia con parallelo beneficio per economia italiana e quindi in armonia con dichiarata finalità dell'assistenza americana.

3) Stesso congegno potrebbe essere eventualmente studiato anche per la parte che riguarda riparazioni: queste, che altrimenti costituirebbero peso morto su rapporti economici fra i due Paesi, potrebbero essere così vitalizzate e trasformate in elemento costruttivo.

4) Attuazione queste idee ci consentirebbe di realizzare nostra contribuzione a ricostruzione greca secondo linee indicate dalla E.V. in intervista Callomis 2• Naturalmente, risorse italiane essendo limitate anche se sostenute da aiuti americani, occorre fare intervenire e prevalere criterio nettamente politico nella loro distribuzione; occorre cioè riconoscere che nostra assistenza alla Grecia rappresenti una faccia di quella politica di espansione economica italiana nel Levante che V.E. ha già enunciato e che dimostratasi assolutamente necessaria.

178

IL MINISTRO A STOCCOLMA, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 1602. Stoccolma , 11 luglio 1947 (per. il 18 ) .

A seguito di quanto ho avuto l'onore di riferire negli scorsi giorni per aereo e per filo a V.E. , può forse riuscire interessante riassumere quelleche sono state le reazioni della Svezia di fronte all'invito a partecipare alla Conferenza di Parigi, nel quadro delle sue relazioni con l'U.R.S.S. da una parte e con i suoi vicini scandinavi dall'altra.

Che il Governo svedese non abbia esitato neppure un attimo circa la sua adesione, non vi ha dubbio alcuno. Mi sono convinto subito di ciò personalmente nel colloquio avuto con il segretario generale di questo Ministero degli affari esteri, barone Beck-Friis, il 4 luglio corrente 1 , quando ancora l'invito non era qui pervenuto. In tale occasione, avendogli io chiesto che cosa pensasse di una corrispondenza da Roma pubblicata proprio quel giorno dallo Stockholms-Tidningen, secondo cui in taluni ambienti italiani si tendeva a credere che i Paesi scandinavi avrebbero



potuto negare la loro adesione per non dispiacere ai sovieti, il barone Beck-Friis , che fino allora si era mantenuto alquanto riservato , non ritenne uno scatto piuttosto vivo, manifestando un certo disappunto che si potesse comunque ritenere la Svezia asservita all'U.R.S.S. E mi aggiunse subito: «Vi parlo naturalmente a puro titolo personale, ma io penso che noi aderiremo».

La immediata smentita data il giorno dopo da questo Ministero degli esteri , attraverso l'ufficiosa Agenzia TT, ad una corrispondenza Reuter da Parigi nella quale era stato affermato che Svezia, Norvegia e Svizzera sarebbero state contrarie ad aderire all'invito franco-britannico in vista di pressioni sovietiche, è un ' ulteriore prova dei sentimenti e delle intenzioni svedesi. «Si tratta di congetture cervellotiche e niente altro », diceva addirittura il comunicato del ministero, riportato subito in grande evidenza dalla stampa locale.

Naturalmente, dopo aver ricevuto l'invito il 4 sera, questo Governo -pur essendo sin dal primo momento deciso positivamente -· ~ ha voluto procedere a gradi, all'interno, secondo la più rigida prassi costituzionale, e, nei confronti dell 'estero, attraverso una prudente formulazione delle ragioni e della portata della sua adesione. E così ha convocato per 1'8 la Commissione parlamentare per gli affari esteri e concordato con Danimarca e Norvegia l'incontro a Copenaghen del 9. Nei giorni seguenti poi, Io stesso presidente del Consiglio dei ministri svedese, signor Erlander, che regge il Ministero degli affari esteri durante la vacanza estiva del titolare, signor Undén , pur trincerandosi dietro la dogmatica formula del mantenimento a tutti i costi deiia politica svedese di assoluta astensione da qualsiasi blocco , ha ripetutamente affermato, in discorsi tenuti a Stoccolma, in provincia e poi anche fuori, a Osio, la necessità che la Svezia partecipi alla ricostruzione dell'Europa. Anche se non ha subito danni diretti dalla guerra, ha detto il presidente, essa ne ha tuttavia risentito molto. Le occorrono ora dall'estero combustibili solidi e liquidi nonché materie prime. Se li potrà ricevere, essa sarà certo in grado di contribuire alla vasta opera ricostruttiva europea.

Attraverso le dichiarazioni dello stesso signor Erlander, così come nella stampa governativa e nei vari ambienti politici locali, si è peraltro fermamente sostenuto il principio che il complesso e delicato compito potrebbe, meglio che a qualunque altro nuovo organismo, essere affidato alla già esistente Commissione economica per l'Europa, di cui, come è noto, è segretario esecutivo il signor Myrdal, già anteriormente ministro del commercio svedese. È interessante ricordare a tale proposito che il signor Myrdal, fervente fautore del tanto elaborato e qui non altrettanto bene accolto trattato economico-finanziario russo-svedese, è stato, soprattutto negli ultimi tempi di direzione del suo dicastero, vivacemente combattuto da molti , soprattutto dai partiti conservatori e dagli ambienti industriali che, oltre aiia naturale antipatia per i sovieti, giudicavano soverchiamente gravosi gli oneri che la Svezia veniva addossandosi nei confronti di Mosca. Tanto vivaci e insistenti erano anzi divenute tali critiche, che la presenza del signor Myrdal al Governo si rese insostenibile. Ed egli è stato perciò nominato segretario esecutivo della Commissione ginevrina cui ora il Governo svedese vedrebbe con favore venisse affidato il ponderoso incarico di ricostruire l'Europa. Ciò presumibilmente va attribuito non soltanto alla soddisfazione di prestigio ambita dalla Svezia che nella E.C.E. detiene attualmente un posto eminente, bensì anche ad un ostentato riguardo verso l'Unione Sovietica che nella Commissione stessa è tuttora rappresentata.

In sostanza, l'atteggiamento della Svezia nelle presenti circostanze è venuto manifestandosi nel chiaro intendimento di affermare la propria indipendenza, evitando al tempo stesso per quanto possibile di urtare Mosca. Si desume ciò ancora da un'altra sollecita smentita di questo Ministero degli esteri alla notizia apparsa nella stampa deli'S corrente, secondo cui , in un memorandum qui inviato in questi uliimi giorni dal Governo sovietico, sarebbe contenuto un monito alla Svezia affinché si astenga dall'assumere a Parigi impegni che possano in qualsiasi modo interferire con quelli da essa sottoscritti nell'ottobre dello scorso anno a Mosca. La smentita nega che ciò sia vero e precisa trattarsi unicamente di un 'esposizione che il Governo sovietico ha voluto far pervenire qui come d'altronde, a quanto si dice, in altri Paesi , circa il punto di vista sostenuto dal signor Molotov alla recente Conferenza dei ministri degli esteri a Parigi.

Come ho riferito il 9 corrente, la Commissione parlamentare si è dichiarata pienamente favorevole all'adesione svedese all'invito franco-britannico. Ha soltanto ribadito quello che sembra essere illeit-motiv dominante: questo Paese intende che la Conferenza a cui è invitato a partecipare si occupi unicamente di economia e non di politica. Si comprende d'altronde la paura di questa gente che la Svezia, sinceramente e profondamente anelante ad una Europa di uomini liberi e di nazioni indipendenti, possa essere chiamata a partecipare a discussioni politiche che la mettano in grave imbarazzo o, peggio, la compromettano nei confronti della vigila nte vicina.

La riunione del 9 a Copenaghen tra i ministri degli esteri svedese, danese e norvegese, a seguito della quale i tre Paesi hanno di comune accordo deciso di aderire all'invito , va interpretata nel senso di una formale affermazione di uniformità di vedute e di condotta. Questa d'altronde sarà certamente ribadita in occasione della solenne manifestazione nordica che avrà luogo in Danimarca, a Himmelsbjerget, nella giornata di domani, alla quale parteciperanno, pronunciando discorsi, rappresentanti dei vari governi.

Quanto alla attività che questo Paese potrà svolgere in seno alla Conferenza di Parigi, di fronte all 'idea prospettata da qualche giornale straniero, secondo cui la Svezia sarebbe forse in grado di costituire un ponte tra Oriente ed Occidente, tentando di creare un'atmosfera tale da permettere all ' U.R.S.S., di inserirsi nei piani di ricostruzione europea , c'è già chi dà qui segni di allarme. Il liberale Stockholms-Tidningen, ad esempio, ha sostenuto a tale proposito che «qui non ci si deve creare grattacapi oltre a quelli che già si hanno e si avranno a causa del trattato svedo-sovietico». La Svezia, si aggiunge, ha già fatto abbastanza per curare i propri interessi economici perché anche essa, come gli altri Stati europei, ha bisogno di materie prime americane e ancora più di dollari.

Questo è d'altronde il sentimento più diffuso in questo Paese, di fronte alla imminente riunione parigina. In essa, come ho riferito, rappresenteranno la Svezia il suo ministro a Parigi, signor Westman, sino a un mese fa segretario generale di questo Ministero degli affari esteri, ed il ministro plenipotenziario Hammarskjold , particolarmente versato in materia economica, addetto allo stesso ministero predetto in qualità di esperto finanziario e testé ritornato da Washington ove ha partecipato, quale delegato svedese, alle lunghe trattative con gli Stati Uniti d'America, recentemente conclusesi. Il carattere prettamente economico che la Svezia intende attribuire al proprio intervento a Parigi è anche dimostrato dalla composizione della sua rappresentanza, dalla quale è stato volutamente escluso qualsiasi membro del Governo.

I commenti di tutta la stampa locale all'accoglimento dell'invito franco-britannico sono stati molto favorevoli , ad eccezione dell ' organo comunista Ny Dag che conclude il suo editoriale odierno dichiarando: «Siamo pienamente convinti che la Svezia non trarrà alcuna utilità dalla sua partecipazione alla Conferenza di Parigi» .

177 2 Si riferisce all'intervista rilasciata dal ministro Sforza al giornalista Callonas e pubblicata dal quotidiano Vradiny ii 21 febbraio e dal M essager d ' Athènes il 25 febbraio, relativa allo sviluppo dei rapporti iialo-greci ed alla partecipazione italiana alla ricostruzione della Grecia. 178 l Vedi D. 128.
179

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI , BRUSASCA, ALL ' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N . D. 10676/4181 . Roma, 12 luglio 1947, ore 19.

Trasmetto seguente telegramma presidente De Gas peri per ambasciatore Tarchiani:

«Dibattito Assemblea circa ratifica probabilmente giovedì presentasi molto delicato e rischioso, perché oltre estrema con Nitti saranno contrari Orlando Croce e molti liberali. Prima di lanciarsi converrebbe sondare esattamente opionione costì. Si pensa che ratifica Assemblea sia necessaria subito anche dopo prova lealtà data da Governo e Commissione? Si ritiene immediata ratifica Assemblea premessa indispensabile per collaborazione piena piano Marshall? Desidererei risposta più precisa possibile avvertendo che estrema sinistra insinua possibilità che Russia faccia concessioni frontiera orientale, accusa Bevin di insistere per assicurarsi rinunzia colonie e Bidault per Tenda e Briga.

Qualora ratifica non fosse in questo momento raggiungibile o solo con scarsa maggioranza non sarebbe opportuno profittare delle imminenti vacanze Assemblea previste per il 19 corrente? Prego inviare informazioni più sollecite e più ampie possibili. Decisione supervisoria per miglioramento frontiere Gorizia in favore Jugoslavia produce profonda impressione» 2 .

180

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

T. S.N.D. URGENTE 9386/531. Washington, 12 luglio 1947, ore 22,34 ( p er. ore 8,30 del 13 ).

Suo 418 1• Telegramma pervenutomi tarda sera sabato. Date ferie fine settimana potrò avere colloqui Dipartimento di Stato solo lunedì.


Ho già accennato in mio telegramma 5182 che in conversazioni avute scorsi giorni al Dipartimento -in relazione note difficoltà anglo-francesi per posizione italiana Conferenza Parigi -avevo dettagliatamente illustrato ardua situzione Governo riguardo ratifica trattato pur assicurando in base comunicazione Sforza

n. 104873 che ratifica doveva farsi sicuramente entro pochi giorni. Al Dipartimento di Stato (che ha svolto questa settimana due interventi a Londra e a Parigi per rimuovere accennate difficoltà e assurde interpretazioni attribuite Bevin) mi è stato esplicitamente dichiarato che Governo americano non nutriva menomo dubbio su atteggiamento leale Governo italiano, del quale apprezza senza riserva lo sforzo di fronte improvviso rovesciamento posizione estrema sinistra già favorevole nostra immediata ratifica.

D'altra parte come riferito con telegramma 5274 delegato russo ha confidenzialmente dichiarato giovedì Consiglio sicurezza che Mosca ratificherà entro due-tre settimane trattati pace. Non può però escludersi Cremlino in mancanza di ratifica italiana possa rinviare la sua per il so lo nostro trattato. Ciò che potrebbe creare difficoltà sia per piena partecipazione Italia piano Marshall sia per ammissione

O.N .U. settembre, qualora nostra ratifica non possa almeno avvenire durante periodo ferie con convocazione straordinaria Assemblea costituente 5 .

179 1 Trasmesso a Sforza a Pa rigi con T. segretissimo 10675/341 pari data ed orario. 2 Per la risposta vedi D. 180. 180 l Vedi D . 179.
181

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALL'AMBASCIATA DELL'UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE A ROMA

NOTA VERBALE 44/22223/26. R oma, 12 luglio 1947.

Il Ministero degli affari esteri ha l'onore di ringraziare l'ambasciata dell'Unione delle Repubbliche sovietiche socialiste per la nota del 5 corrente 1 con cui ha vo luto comunicare al Governo italiano il punto di vista del Governo sovietico in relazione agli sviluppi che hanno avuto di recente a Parigi le dichiarazioni fatte il 5 giugno

u.s. dal segretario di Stato per gli affari esteri degli Stati Uniti .

Come è noto , l' Italia negli scorsi anni ha beneficiato in misura considerevole dell'assistenza che sotto varie forme le è pervenuta dagli Stati Uniti: assistenza che ha permesso al popolo italiano di sopravvivere alle conseguenze di una guerra guerreggiata sul territorio del Paese, con conseguente distruzione di una parte notevole delle sue capacità produttive.



3 Ved1 D. 164.


4 In pari data, non pubblicato.

s Con successivo telegramma del 14 lu g lio (n. 9443/532) Tarchiani aggiungev a: «Governo americano date circostanze non fa alcuna pressione per ratifica. Si adopererà ste sso senso Pari gi e Londra». 181 1 Ved1 D. 137.

Di questa assistenza l'Italia continua ad avere necessità anche per l'avvenire, ed in misura anche maggiore che per il passato, se, invece di colmare i suoi passivi di emergenza anno per anno, vuole aspirare, per il bene della popolazione italiana come per quello degli altri Paesi europei, ad un razionale risanamento della sua economia.

Nel suggerimento contenuto nelle dichiarazioni del generale Marshall il Governo italiano ha visto fin dal primo momento un invito a tutti i Paesi europei di coordinare i propri sforzi, per diminuire il generale passivo di emergenza del Continente, così che il massimo possibile beneficio potesse venir ricavato dall'ulteriore assistenza che gli Stati Uniti intendano attribuire all'Europa, in termini di effettiva ricostruzione dell'economia dei vari Paesi. Tale suggerimento è apparso al Governo italiano non solo giustificato dai sacrifici non indifferenti che il popolo americano sarà chiamato ad affrontare per sostenere il programma ricostruttivo europeo, ma rispondente a quella antica tradizione di pensiero italiano che vede la soluzione migliore per i problemi italiani nel quadro della collaborazione e della reciproca comprensione internazionale.

È questo lo spirito con cui il Governo ha accettato l'invito dei Governi britannico e francese a prendere parte alla creazione del complesso organizzativo al quale dovrebbe essere affidato il compito di tradurre in pratica il programma di ricostruzione europea. Ed il suo atteggiamento , già preannunciato nelle comunicazioni che al riguardo sono state fatte ai due Governi predetti, rimane fondato sulla convinzione che alla ricostruzione del Continente debbono poter partecipare tutti i Paesi che del Continente fanno parte, sulla necessità che la partecipazione all'organismo di cui si prepara la costituzione implichi la libertà per l'Italia di integrare il lavoro che sarà svolto a Parigi con quegli accordi ed intese che rispondano agli interessi italiani , e sull'auspicio infine che la partecipazione a quello che potrà essere deciso nella Conferenza di Pa rigi rimanga a qualsiasi momento aperta alla adesione anche di tutti quegli Stati che non ne dovessero in un primo luogo partecipare.

180 2 Ved1 D. 175.
182

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNT01 . Roma, 12 luglio 1947.

Qui allegato si sottopone all 'esame ed approvazione di V.E. il progetto di scambio di lettere itala-cinese per il regolamento delle questioni finanziarie sorte fra i due Paesi in conseguenza della guerra.

L'accordo prevede il versamento da parte d eli 'Italia di l 00 milioni di lire a titolo di indennizzo per i danni avuti da cittadini cinesi in Italia e di 18.498 ,16 dollari a rimborso delle spese sostenute dal Governo cinese per il mantenimento di


italiani internati. Da parte sua il Governo cinese si impegna a non valersi dell'art. 79 del trattato di pace. Sotto tale aspetto l'accordo si presenta quindi analogo a quelli conclusi, o in via di conclusione, con altri Paesi sulla stessa materia.

Poiché tuttavia una parte delle proprietà italiane in Cina si trova sui terreni delle ex concessioni, è apparso opportuno cautelarsi specificandole, affinché esse non corrano pericolo di esserci poi tolte a titolo diverso da quello previsto dall'art. 79, alla cui applicazione il Governo cinese dichiara di rinunciare. Tale garanzia è stata ottenuta con un secondo scambio di lettere che rappresenta quindi sostanzialmente la controassicurazione di un impegno cinese già contenuto nel primo.

La somma di 100 milioni, per quanto non rilevante, è certamente superiore ai danni effettivi subiti dai sudditi cinesi in Italia. È però da tener presente che in un primo tempo il Governo di Nanchino aveva chiesto un indennizzo per un miliardo di lire e che, con i 100 milioni suddetti, non soltanto liberiamo le proprietà private italiane in Cina, ma ci assicuriamo anche il riconoscimento delle proprietà demaniali nelle ex concessioni, che le altre Potenze hanno ottenuto negoziando la rinuncia alle concessioni stesse (a noi imposta dal trattato di pace), e ci assicuriamo anche l'uso continuo del terreno su cui sorge la sede demaniale a Pechino che rappresenta una concessione graziosa da parte del Governo cinese analoga a quella da esso fatta alle Potenze alleate.

Per quanto si riferisce alle proprietà della Marina, il Ministero della difesa aveva già fatto conoscere di essere pronto a rinunciarvi in cambio di quelle contropartite che il Ministero degli affari esteri, nella sua competenza, avesse ritenuto opportuno richiedere. D'altra parte si tratta di edifici di carattere militare che difficilmente potrebbero essere difesi senza compromettere l'intera economia di una transazione che salvi i beni di maggiore interesse per noi. Deve anche notarsi che in seguito alla nostra rinuncia a tutti i vantaggi derivanti dai protocolli di Pechino del 1901 il titolo giuridico al mantenimento della proprietà di natura militare è, a dir poco, gravemente invalidato. Si aggiunga che il Governo cinese è estremamente suscettibile a tutto ciò che possa ricordare un passato umiliante per la Cina. Non è sembrato quindi il caso di compromettere gli sviluppi di una collaborazione che può rivelarsi utile anche nel campo economico per ostinarsi nella rivendicazione, di assai dubbio esito, di beni che la stessa Marina ha dichiarato di non potere utilizzare e ai quali ha per parte sua rinunciato, e ai quali hanno già rinunciato anche le altre Potenze.

La Direzione generale affari politici si rende conto che l'accordo progettato, soprattutto in conseguenza della complessa e varia situazione giuridica delle proprietà private e demaniali in Cina, non esclude che possano sorgere contestazioni nei confronti di talune di tali proprietà. ~i rileva d'altra parte che su tali complesse questioni altri Paesi, che pur non si trovano attualmente nei confronti della Cina nella stessa situazione dell'Italia, stanno discutendo da anni. È anche da tener presente che le proprietà di cui otteniamo il riconoscimento valgono assai più della somma che abbiamo consentito a pagare.

La Direzione generale scrivente considera pertanto che l'accordo progettato è obiettivamente vantaggioso. La alternativa alla rapida conclusione dell'accordo nei termini progettati sta nell'affrontare il rischio ~ estremamente attuale anche in base alle informazioni pervenute da Nanchino e specialmente da Pechino ~che i nostri beni demaniali. non appena completata l'evacuazione americana in corso, vengano occupati da autoritù militari cinesi, sloggiare le quali sarebbe poi opera ardua per lo stesso Governo centrale e potrebbe risolversi in danno irreparabile in relazione alle vicende della guerra civile in Cina.

Ad ogni buon fine si ritiene utile trascrivere il testo del telegramma da Nanchino n. 92 del 21 luglio 1946 contenente le condizioni allora richieste da parte cinese: [vedi serie decima, vol. IV, D. 46]2.

182 l L'appunto reca a margine la seguente annota zione manoscritta : «Bene. Sforza».
183

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. DE GASPERl 1

T. S.N.D. PERSONALE 9411-9417/425-426-427. Parigi, 13 luglio 19472 .

In conversazione con Bevin che avevo sollecitato circa andamento Conferenza egli quasi come se aspettasse occasione mi ha chiesto se ratifica era imminente. Avendogli io risposto che tu cd io lo desideravamo vivamente egli esclamò quasi con violenza che sapeva che eravamo due galantuomini ma che se non ci decidessimo subito il mondo intero avrebbe considerato condotta italiana come poco corretta.

In seguito mia replica egli mi osservò che se parlava con tale franchezza era perché convinto dopo ratifica noi potremmo conquistare situazione di primo ordine e che egli sarebbe felice di aiutarci ma che senza ratifica avremmo perduto ogni rinato prestigio ed anche nostra situazione attuale alla Conferenza. Alluse anche alla possibilità che ratifica ci salvi da nuove pretese slave.

Dicendoti tutto ciò per dovere attenuo un tono che mai fu usato meco finora. Quanto al mio pensiero circa ciò che può salvarci tu lo conosci.

Anche francesi hanno fatto pressioni analoghe a quelle di Bevin specie in relazione piano europeo. Mi dicono che l'alta accoglienza fattaci non ci garantirebbe menomamente dagli effetti di un ritardo ratifica di cui le due ambasciate debbono avere espresso qui la pur lontana possibilità.

Carandini venuto espressamente da Londra mi dichiara che rinvio ratifica a dopo le vacanze può produrre danni e pericoli gravissimi per noi.

Io tornerò a Roma mercoledì mattina pronto parlare giovedì dopo accordi teco.

Da ulteriori contatti ho tratto conferma che ripercussioni rinvio dopo vacanze nostra ratifica sarebbero qui identiche a quelle segnalate da Carandini per Gran Bretagna.


182 2 L'accordo fu firmato il 30 luglio. Il testo è in Trattati e cvnven::.ioni fì·a l'Italia e gli altri Stati, vol. LXII, cit., pp. 679-686. 183 I l primi tre capoversi sono editi in LIVIO ZENO, Ri!ra/lo di Carlo Sjòrza, Firenze, Le Monnier. 1975, pp. 471-472. 2 Le tre parti del telegramma furono trasmesse per telefono rispettivamente alle ore 17,40. 20 e 2l,l5.
184

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, ASSETTATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9526/034. Budapest, 13 luglio 1947 ( per. il 16).

Seguito miei precedenti telegrammi e con riferimento telegramma ministeriale

n. l 0325/c. 1 informo che nostra partecipazione Conferenza Parigi non è stata qui in alcun modo sottolineata ed è anzi passata nella stampa quasi completamente sotto silenzio, ad eccezione di alcune brevi informazioni pubblicate da giornali socialisti e piccoli proprietari, i quali hanno riportato in riassunto dichiarazione Togliatti sfavorevole nostra partecipazione e un commento dell'A vanti secondo cui Italia doveva essere presente alla Conferenza non nella figura di un mendicante che stende la mano per elemosina , ma allo scopo mettere sul tappeto questione sua ricostruzione per la quale ha bisogno materie prime e sbocchi alla sua produzione. Stampa comunista ha totalmente ignorato decisione Governo italiano.

Ciò nel mentre riproduce esattamente atteggiamenti più o meno apertamente manifestatisi dei vari partiti, come riferito con telegramma n. 1242 , nei confronti dell'atteggiamento ungherese, risponde ad una precisa linea di condotta che mi risulta essere stata imposta a questa stampa di minimizzare cioè in ogni modo importanza Conferenza.

In ambienti non ufficiali invece atteggimento dell'Italia viene considerato come perfettamente logico e naturale ed è commentato con manifesto senso d'invidia per possibilità che nostro Paese ha di procedere su di una via che, come già varie volte riferito , grande maggioranza del popolo ungherese desidererebbe egualmente poter battere.

185

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI

FoN. 9439/430. Parigi, 14 luglio 1947, ore 19,30.

Anche per comunicazione immediata al presidente del Consiglio e per la stampa informo abbiamo ottenuto nostra ammissione nel Comitato esecutivo più nostra ammissione nei due comitati energia e agricoltura nonché fin d'ora promessa entrare due sottocomitati per meccanica e altre industrie.


184 l Vedi D. 134, nota l. 2 Vedi D. 170.

186

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9459/252. Mosca, 14 luglio 1947, ore 21 (per. ore 9 del 15).

Le impressioni qui raccolte circa accordo russo-cecoslovacco anche in rapporto mutamento della decisione del Governo di Praga per convegno Parigi sono nel senso che tali fatti dimostrano intendimento Governo sovietico di non ammettere alcuna libertà di movimento se pure limitata per gli Stati della sua zona d'influenza. Gli americani particolarmente considerano la rigidità dell'attuale atteggiamento sovietico come la continuazione della linea politica che già si era manifestata con l'episodio ungherese e con la brusca rottura di Parigi. Essi ritengono che tale linea di condotta per la sua eccessiva rigidità costituisce un errore tale da giovare alla politica americana dimostrando all'opinione pubblica statunitense l'impossibilità di svolgere con la Russia una politica collaborativa che non sia di soggezione. l russi naturalmente presentano invece l'accordo coi cecoslovacchi come un atto di spontanea collaborazione non solo bilaterale ma europea contrastante per la sua concreta costruzione con la macchinosità delle discussioni nate sul discorso Marshall. Tuttavia non si può non rilevare che la precipitosa conclusione ed il lungo termine dell'accordo dimostrano la volontà sovietica di legare strettamente e a lungo la Cecoslovacchia all'economia sovietica.

187

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

T. S.N.D. 9481/536. Washington, 14 luglio 1947, ore 23,19 (per. ore 17,30 del 15 ).

Mi riferisco al telegramma di questa ambasciata n. 532 urgente segreto 1•

Secondo informazioni confidenziali datemi oggi pomeriggio dal Dipartimento di Stato, questa ambasciata britannica ha fatto conoscere che il Foreign Office dubitava che l'Italia, non ratificando ora il trattato di pace, non avrebbe con ogni probabilità mai più ratificato; da parte americana le è stato riposto che il Governo degli U.S.A. era sicuro della lealtà del Governo italiano ed era pertanto contrario a che venissero esercitate pressioni per una nostra ratifica immediata, era ancora del parere che le Potenze occidentali dovessero attendere che la situazione politica italiana evolvesse in senso favorevole alla ratifica.


Per quanto riguarda i quesiti di cui al telegramma 418 2 , aggmngo 1 seguenti elementi:

l) Piano Marshall : prescindendo da immediata ratifica , Governo americano ritiene necessaria continua zione piena collaborazione italiana già felicemente iniziata; considerando anche odierna elezione Italia a componente comitato esecutivo cinque membri, ritiene che potranno essere evitate difficoltà relative nostra posizione giuridica.

2) Ammissione O.N .U . : Commissione per ammissione nuovi membri dovrebbe riferire entro 10-12 agosto al Consiglio di sicurezza circa domanda ammissione Italia e detto Consiglio dovrà procedere esame domanda e preparazione rapporto per Assemblea generale entro 20-21 stesso mese. Secondo note assicurazioni già pervenute, delegati americani Commissione e Consiglio sicurezza appoggeranno nostra domanda. Per ottenere di essere ammessi in settembre, ove situazione politica italiana lo consentisse -specialmente qualora U .R.S .S. nel frattempo ratificasse anche trattato di pace con l' Italia (mio 531) 3 -potrebbe quindi apparire necessaria tempestiva riconvocazione Assemblea costituente.

3) In merito eventuale decisione supervisoria frontiera Gorizia, Dipartimento di Stato non essendo ben al corrente della questione -di cui anche questa ambasciata non è al corrente -ha chiesto telegrafiche dettagliate informazioni ad ambasciata americana in Roma.

187 1 Vedi D. 180, nota 5.
188

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, VANNI D'ARCHIRAFI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRI ERE 9680/033 . Madrid, 14 luglio 1947 ( per. il 19) .

Riferimento telecorriere questa ambasciata n. 031 del 5 corrente 1•

La prevista protesta al Governo britannico contro l'esclusione della Spagna dal piano Marshall per gli aiuti all'Europa è stata effettuata e verte sui seguenti punti essenziali:

l) rincrescimento e sorpresa per l'esclusione della Spagna da una conferenza di cooperazione internazionale per la ricostruzione e la ripresa economica dei Paesi dell'Europa occidentale;

2) deplorazione per essersi l'Inghilterra associata alla politica di cattivo vicinato seguita dalla Francia;

3) la Spagna non aveva sollecitato la sua partecipazione alla Conferenza di Parigi: menzionare il suo nome per escluderla costituisce gratuita offesa.


Al Ministero affari esteri si assicura che il Governo spagnolo non intende avanzare alcuna richiesta e svolgere azione di sorta per conseguire la sua partecipazione al piano di ricostruzione europea; ma si ha fiducia che la situazione politica ed economica spagnola nel quadro dell'interesse costruttivo europeo possa tra breve consigliare un mutamento nell'atteggiamento sinora tenuto dalle Potenze alleate.

Da tutta la stampa traspare tale considerazione e, per quanto concerne l'Italia, l'organo cattolico Ya, che emana dalla corrente politica di questo ministro degli affari esteri , ha dato notevole rilievo al discorso del ministro Sforza alla Conferenza di Parigi mettendo in evidenza che la nostra partecipazione si svolge in condizione di parità con Francia e Inghilterra.

187 2 Vedi D. 22. 3 Vedi D. 180. 188 1 Vedi D. 135.
189

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9877/0102. Washington, 14 luglio 1947 (per. il 23 )

Si è avuta oggi una lunga conversazione col capo della Divisione degli alTari giapponesi al Dipartimento di Stato, che è incaricato, come è noto, di tutto il lavoro della organizzazione delle proposte trattative di pace. Gli è stata fatta da parte nostra una dettagliata cronistoria degli antecedenti della nostra dichiarazione di guerra al Giappone. con speciale rilievo alle note insistcnze americane del giugno-luglio 1945 ed ai propositi del Governo italiano di partecipare al conflitto con la flotta ed un corpo di spedizione. Gli sono stati del pari ricordati i nostri passi presso il Dipartimento di Stato affinché l'Italia fosse inclusa nell'armistizio col Giappone e le varie comunicazioni scritte e verbali del Dipartimento che riconoscevano la nostra azione --intrapresa soprattutto per solidarietà cogli Stati Uniti -e ci davano quindi assicurazione che al momento opportuno avremmo partecipato ai lavori conclusivi per il trattato di pace. Gli è stato annunziato che il Governo italiano si sarebbe certamente rivolto al Governo degli Stati Uniti per richiederne l'appoggio affinché gli fosse riconosciuto il diritto di essere consultato, nella misura più ampia possibile, alla Conferenza degli undici «Deputies», onde esporre il punto di vista sulla pace col Giappone e tutelare i nostri legittimi interessi. Il signor Borden si è dichiarato pronto a cooperare coll'ambasciata nel modo più cordiale.

Sto provvedendo ad elencare tutta la documentazione in possesso di questa ambasciata relativa a quanto sopra, e procurerò di fare in modo che il Dipartimento di Stato l'abbia ben presente.

Revedin mi ha annunziato che partirà da Tokio in aereo possibilmente il 16 corrente. Al suo arrivo qui mi farò dare da lui un quadro esatto dei nostri interessi da tutelare nelle prossime trattative di pace.

In attesa di ritornare sull'argomento, mi permetto intanto sottoporre molto brevemente a V.E. il mio subordinato avviso riguardo le possibilità che ci si oftì·ono nel momento attuale.

Dalle comunicazioni ricevute da Roma mi sembra di comprendere che la ratifìca del nostro trattato di pace da parte dell'Assemblea costituente subirà un rinvio. D'altra parte, le nostre odierne condizioni, nelle quali tutta la nostra attività è polarizzata sulla ricostruzione del Paese e sulla ripresa di una politica europea e mediterranea. non appaiono consentirèi di invocare «speciali interessi» al Giappone. oltretutto non facendo noi parte della Commissione per l'Estremo Oriente.

Riterrei quindi ci convenga chiedere che ci siano riconosciuti i diritti spettantici quale Potenza che ha dichiarato guerra al Giappone, per domandare di essere consultati dalla Conferenza dei «Deputies» nella maniera più ampia e rispondente sia agli interessi italiani da tutelare al Giappone e sia al nostro interesse generale alla pace ed alla ricostruzione mondiale. Del pari potremmo accennare sin da ora alla nostra legittima aspettativa di far parte della Conferenza generale che, nelle inten zioni americane, dovrebbe esaminare ed approvare il trattato di pace.

Non sono bene al corrente dell'importanza dei nostri interessi al Giappone danneggiati dalla guerra . A giudicare dalla comunicazione f~1tta a Parigi ed a Washington dal ministero nell 'autunno scorso, dovrei però ritenere che i danni di cui desideriamo chiedere il risarcimento non siano di ingente ammontare. Penso, d 'altra parte, che ci convenga limitare le nostre richieste di indenni zzi al necessa rio. in modo da evitare opposizioni altrui e di non fare troppo rimestare gli inf~wsti ricordi del Tripartito e del dicembre 1941.

Una nostra politica di generosità nei riguardi del Giappone, mentre dovrebbe essere qui apprezzata , faciliterebbe anche la ripresa dei nostri vecchi rapporti di amicizia col popolo nipponico. Vorrà quindi giudicare V.E. se non sia azione opportuna e lungimirante chiedere da parte nostra per il Giappone, in occasione della nostra consultazione e di una successiva partecipazione alla Conferenza generale, un trattamento clemente che faciliti il risanamento economico politico di quel popolo di 80 milioni che, nell'attuale caotica situazione deli 'Estemo Oriente, potrebbe essere nuovamente destinato ad una posizione non secondaria. Mi riservo comunque di ritornare su questo punto, anche dopo aver sondato più a fondo i propositi americani.

Sarò grato a V. E. di volermi far conoscere le sue istruzioni circa i passi da compiere presso questo Governo ed ogni indicazione che riterrà opportuna sulle direttive che ell a si propone di seguire 1•

190

IL MINTSTRO AL CAIRO, FRACASSI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 9880-9881/072-073 1 . Il Cairo, 14 luglio 1947 (per. il 23 ).

Que~to sottosegretario di St ato per affari esteri Kamel Abdul Rahim Bey, al quale ho fatto oggi prima visita , mi ha detto esse re sua convinzione che relazioni tra Egitto ed Italia non potranno che migliorare nell'avvenire in vista interessi comuni che legano due Paesi. Italia dopo fine guerra ha iniziato nuova politica: così pure Egitto con affermazione sua volontà indipendenza. In questo quadro non dovrebbe essere ditTicile stabilire rapporti di franca ed amichevole collaborazione.


189 i Per la risposta vedi D. 277. 190 1 Il T. 073 (ultimi due capoversi) è classificato segreto non diramare.

Il sottosegretario agli esteri dichiarandosi lieto ristabilimento normali relazioni ha aggiunto Governo egiziano aveva scelto uno dei suoi migliori diplomatici nella persona di Hakky Bey per inviarlo a Roma, allo scopo di contribuire allo stabilimento di più stretti vincoli tra i due Paesi. Nuovo ministro di Egitto partirà per Roma non appena suo decreto di nomina sarà firmato, prevedibilmente nei primi giorni di agosto. Contemporaneamente verranno nominati console a Milano e vice consoli Genova e Napoli.

In merito accordo Parigi Kamel Bey ha tenuto a precisare che sua ratifica da parte Senato egiziano aveva incontrato opposizione altrettanto vivace di quella fatta alla Costituente italiana. Peraltro ciò riguardava soltanto il passato poiché accordo era ormai stato approvato da entrambe parti, e ratifica egiziana avrà luogo entro prossima settimana.

Contemporaneamente scambio ratifiche, potranno essere fissate modalità esecuzione trattato Parigi circa le quali un accordo di massima è già stato raggiunto da Fagiuoli con competenti autorità egiziane.

Avendogli io accennato all'utilità di concludere al più presto un accordo per gli scambi commerciali (mio telespresso n. 3396/877 in data 14 c.m .)2 , il sottosegretario ha convenuto con me osservando che nuovo regime pagamenti iniziatosi dopo intese anglo-egiziane faciliterà conclusione negoziati con Italia in cui analogo regime è già in vigore. Se apposita delegazione egiziana dovrà recarsi Italia questo scopo, essa partirà per Roma dopo presentazione credenziali nuovo ministro Egitto.

Questo sottosegretario agli esteri nel corso colloquio odierno ha mostrato di interessarsi in modo particolare alla nuova politica italiana presso il mondo arabo illustrata dal ministro Sforza nelle sue dichiarazioni alla Costituente e nelle interviste concesse alla stampa, e più specialmente al nostro atteggiamento nei riguardi del problema delle colonie.

A tale riguardo egli ha fatto allusione all'azione inglese diretta a separare la Tripolitania dalla Cirenaica, ed ha precisato che quelle autorità britanniche stanno di già procedendo ad una spartizione di fatto delle due zone, predisponendo fin da ora la delimitazione della futura frontiera. Sono inoltre in corso importanti lavori per l'attrezzatura ed il potenziamento del porto di Tobruk di cui gli inglesi sono decisi a mantenere il controllo.

191

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA, GRUBER

L. Roma, 14 luglio 1947.

Il dott. J. Schwarzenberg, rappresentante politico del Governo federale d 'Austria a Roma, mi ha cortesemente rimesso la lettera di V.E. a me diretta il 25

. l

gmgno u.s ..


Mi è gradita l'occasione per confermarle, signor ministro, il vivissimo desiderio del Governo italiano e, in particolare, mio di rendere sempre più saldi fra i due Stati i vincoli di quella duratura amicizia da tutti sinceramente auspicata.

Con questo intento il Governo italiano, prima ancora degli accordi da noi stipulati a Parigi nel settembre scorso, attuò -com 'è noto anche all'E.V. -una serie di provvidenze non trascurabili a favore dei cittadini di lingua tedesca. Animato dallo stesso spirito sta cercando adesso di definire, nel modo più liberale possibile, la delicata questione della revisione delle opzioni.

Un particolare accenno leggo nella lettera di V.E. , al problema del regime autonomistico da concedere a quella regione . Problema anche questo messo da tempo allo studio da parte del Governo italiano il quale , oggi , lo avvia a soluzione tenendo , necessariamente , conto degli accordi surricordati ed al tempo stesso di quelle esigenze riconosciute inderogabili dalla Costituente. Una ristretta Commissione di parlamentari e di esperti , da me nominata , sta ultimando un progetto sul quale saranno nuovamente sentiti anche i dirigenti del Volkspartei prima che sia presentato al Governo per le definitive proposte alla Costituente.

L' obbiettività, l'esperienza politica e la riconosciuta competenza dei membri della Commissione ci consentono di sperare in una soddisfacente soluzione del problema e non dubito che Governo e Costituente vorranno riconoscere all ' Alto Adige, anche in una eventuale più vasta circoscrizione territoriale, un proprio ed esclusivo potere legislativo ed esecutivo soprattutto in quelle materie di carattere etnico-culturale il cui regolamento autonomo offre la più efficace garanzia per salvaguardare quelle caratteristiche dei cittadini di lingua tedesca alle quali , appunto , fa riferimento l'accordo di Parigi.

190 2 Non rinvenuto. 191 t Vedi D. 97.
192

IL MINISTRO A PRAGA, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 1188/685. Praga, 14 luglio 1947 ( per. il 6 agosto ) .

Dopo i miei telegrammi del 4, 5, 9, li luglio e i telegrammi per corriere del 5 e del 7, e insieme con il telespresso in data lO1 , con i quali le ho riferito di singoli fatti e delle reazioni di questa stampa, gli uni e le altre relativi all'origin aria adesione della Cecoslovacchia alla Conferenza di Parigi e all ' improvvisa revoca della sua accettazione, vorrei qui riferirle in modo più sintetico e critico sull 'argomento.

Nella ridda di voci, di commenti, di fantasiose narrazioni cui ha dato la stura il brusco voltafaccia cecoslovacco è ben difficile di ricostruire gli avvenimenti quali in realtà si sono verificati e di farne una cronaca esatta.

L'invito franco-inglese a partecipare alla Conferenza di Parigi per il piano Marshall è giunto a Praga il 4 luglio e subito gli ambasciatori delle Potenze invitanti


si sono insieme recati dal ministro Masaryk. Questi si è dichiarato subito interprete del pensiero di tutto il Governo nel rispondere che la Cecoslovacchia accettava l'invito. Pare anzi che non siano mancate le parole di entusiasmo e di augurio per l'avvenire da parte del ministro degli esteri. Egli dichiarò anche ai due ambasciatori che il Governo cecoslovacco avrebbe inviata l'adesione scritta soltanto dopo un paio di giorni dovendosi riunire allo scopo il Consiglio dei ministri. Per quanto certa sua facile esuberanza trascini talora Masaryk molto lontano (forse anche perché ha altrettanto facili le ritirate) non è pen sabile che su questione di tale importanza, tanto precisa e tanto poco equivocabile, egli si sia espresso così nettamente senza aver conosciuto il pensiero dei colleghi di governo e senza che questi avessero con lui precedentemente discusso dell 'argomento.

Del resto, nella stessa sera del 4 luglio, a un paio di ore di distanza dal colloquio tra i due ambasciatori e Masaryk, apprendevo negli ambienti governativi e perfino dalla bocca di un ministro che il 6 o 1'8 successivo il presidente del Consiglio e c~po del partito comunista Gottwald, il ministro degli esteri Masaryk. il segretario generale Heidrich, si sarebbero recati a Mosca. Il comunicato ufficiale avrebbe spiegato che questi personaggi si recavano presso il Governo sovietico per dirigere la ben nota delegazione economica che, presieduta dal ministro del commercio estero Ripka, aveva da lungo tempo fissato la sua partenza proprio per quei giorni; nella realtà, secondo le confidenze dei miei interlocutori e come il più ingenuo osservatore avrebbe capito. si trattava di riferire della presa decisione di andare a Parigi e di accordarsi circa l'atteggiamento da tenere alla Conferenza. La partenza di Gottwald, che in un primo tempo non era data per certa. fu poi confermata il giorno successivo.

L'adesione scritta del Governo fu consegnata ai due ambasciatori soltanto il lunedì 7 luglio. In essa si potevano distinguere due parti: con la prima il Governo cecoslovacco dichiarava nettamente di intervenire alla Conferenza e nominava a rappresentarlo l'ambasciatore a Parigi Nosek , con la seconda faceva riserva di definire il suo ulteriore atteggiamento quando avesse conosciuto in che consistesse definitivamente il piano Marshall e si fosse deliberato circa il programma della Conferenza. In altre parole: entrata alla Conferenza, ma con la porta aperta per uscirne.

Si tende oggi da certi ambienti di sinistra a far credere che la deliberazione del Consiglio dei ministri che ha dato luogo a questa accettazione con riserva sia stata presa a semplice maggioranza, essendovi contrari i comunisti . Io credo invece che la detta adesione con riserva sia stata frutto di un compromesso tra i partiti e sia stata approvata da tutti i membri del Governo. Sta a dimostrarlo non soltanto il fatto che lo stesso Gottwald ha assunto la direzione della delegazione per Mosca, non soltanto il colloquio che, come tutti sanno. è avvenuto tra i capi del Governo cecoslovacco e quelli del Governo polacco, qui presenti per la firma dei trattati e dimostratisi largamente favorevoli a una adesione, ma soprattutto era e rimane significativa l'atmosfera di soddisfazione che si rilevava presso tutti i maggiori responsabili, anche presso i comunisti, se pur questi apparivano un po ' più riservati.

La mia opinione è che il Governo cecoslovacco (al pari dei maggiori esponenti di quello polacco) fosse convinto della utilità di aderire alla Conferenza di Parigi. La Cecoslovacchia ---è bene tenerlo presente -···-· non può prescindere dall'alleanza con la Russia per ragioni di sicurezza e di sia pur condizionata indipendenza, ma ha necessità di stretti rapporti con l'Occidente per la sua economia. Se i comunisti ricordano più frequentemente e più intimamente il legame politico con l'U.R.S.S., non possono dimenticare gli interessi economici con l'Occidente che si impongono anche a loro.

Evidentemente il Governo cecoslovacco, tra il 4 e il 6 luglio , non riteneva che la Russia avrebbe assunto un'attitudine così intransigente e che ne avrebbe fatto l'occasione sia per ricordare ai suoi satelliti la loro dipendenza , sia per dimostrare tale dipendenza chiaramente al mondo. Dovette sembrare al Governo cecoslovacco cautela sufficiente l'avere espresso per iscritto una riserva che gli avrebbe sempre consentito di assumere successivamente quell 'atteggiamento che la Russia avesse preteso . A Mosca, Gottwald e Masaryk avrebbero dovuto detìnire questo atteggiamento e se taluno poteva ritenere illusorie le citate speranze di poter continuare a sedere al tavolo di Parigi e di farvi da osservatore per conto della grande sorella e forse anche da interprete del pensiero slavo, tutti erano però d'accordo nel ritenere che il peggio che potesse capitare al Kremlino era di sentirsi ordinare di sciogliere la riserva. non appena arrivati al Quai d'Orsay e di uscirne al più presto.

Il calcolo era fondamentalmente errato. L'errore è dipeso da inesatte informazioni da Mosca o da improvviso irrigidirsi dei russi sulle loro posizioni. La nostra ambasciata di Mosca potrà forse dare informazioni su questo punto. Da qui posso dire che il giudizio e le aspettative dei cecoslovacchi , alla loro partenza , non potevano essere diversi da quelli su esposti. È da aggiungere soltanto che questi governanti possono anche essere stati trascinati da quel tanto di mania di grandezza che alberga in ogni cuore cecoslovacco e incoraggiati da certa impunità per passate gherminelle a cercare una posizione di maggiore prestigio oltre i limiti di quella prudenza che gli altri Stati slavi si sono imposti.

Quello che è certo è che, in un ambiente soddisfatto e speranzoso, la notizia della revoca dell'adesione, comunicata alle Potenze invitanti la sera del l O luglio, è scoppiata come una bomba. Già fin dal mattino dello stesso IO luglio , presso le ambasciate di Inghilterra e di Francia, circolavano voci provenienti da Mosca di imposizioni russe sempre più forti e poi della completa resa della delegazione cecoslovacca. Ma soltanto nella tarda sera si diffondeva nella capitale la noti zia che alle 21 ,30 il segretario vice-ministro Clementis aveva convocato i due ambasciatori francese ed inglese per dichiarare loro che la Cecoslovacchia ritirava la sua adesione. Il mattino dopo la stampa diffondeva il comunicato ufficiale del Governo trasmesso a V.E. col telegramma per filo dell'Il corrente n. 1262 .

Quali e quante siano state le pressioni della Russia e quale sia stata la difesa opposta dalla delegazione cecoslovacca, non è possibile dire con certezza da qui, tante sono le notizie che hanno circolato su questo punto.

Il giorno lO luglio si è tenuto qui a Praga -sempre assenti Gottwald e Masaryk -un lunghissimo Consiglio dei ministri dal quale è uscito l'incarico a Clementis di partecipare la revoca e il comunicato ufficiale. Anche su questo Consiglio molto si è parlato e si parla: si è detto fra l'altro di partecipazione del presidente Benes e di affannose spaventate pressioni della delegazione da Mosca. Di vero rimane che il Consiglio è stato lunghissimo e burrascoso e che il presidente Benes non vi ha partecipato (ciò che non sarebbe neppure costituzionalmente


ammesso) anche se è stato continuamente informato, mentre può ritenersi che le resistenze di parte dei ministri siano state vinte soltanto dalle incalzanti comunicazioni della delegazione a Mosca.

Il comunicato ufficiale dice che questo Consiglio ha deciso la revoca all'unanimità: ma l' unanimità non fu raggiunta che nella rassegnazione e non manca chi sostiene che essa costituì l'ultimo oggetto delle imposizioni moscovite.

Del resto è naturalmente molto difficile discernere il vero tra i racontars e i potins più svariati messi in giro dalle accese fantasie e in armonia con i diversi pensieri politici. Basti pensare che l'ambasciatore Dejan mi definiva come «très très embarassée» l'attitudine di Clementis nel comunicare la revoca e che l'ambasciatore Nichols commentava sorridendo testualmente così: «Oui, un peu embarassée, un peu , mais seulement un peu» .

L' impressione del pubblico può definirsi enorme. Riassumerei il pensiero dell'uomo della strada con l' ultimo slogan circol ante: «se Praga va a Parigi, Mosca viene a Praga ».

Due elementi soprattutto sono da mettere in luce: il primo è il senso di umiliazione tanto più scottante quanto più suscettibile è il nazionalismo di questo popolo e quanto più diffusa era la speranza di rappresentare una parte di notevole importanza alla conferenza ; il secondo è la sensazione di essere ormai definitivamente chiusi nel mondo orientale, alla mercé degli umori e dei piani dei Grandi e di avere perduto ogni possibilità di dirigere il proprio destino. C'è ancora chi può sorridere dei racconti di una minaccia di immediata invasione, di occupazione della Slovacchia , di imminente partenza per via aerea del presidente Benes e di tante altre notizie a sensazione, ma nessuno sorride di fronte alla considerazione che la Russia ha preteso la revoca dell'adesione a trentasei ore dall'inizio della Conferenza e non ha consentito alla sua pupilla di salvare la faccia andando a Parigi per ripartirne sia pure un ' ora dopo, ma con un pretesto che sembrasse di marca anche cecoslovacca. Questa considerazione , che mi sono permesso di fare a V.E. col mio telegramma del 5 luglio, si impone ormai anche al più disattento osservatore .

Mai forse come in questa circostanza la stampa è apparsa lontana dal sentimento popolare. Perché, in un senso o nell 'altro e con gli argomenti più diversi , i giornali di ogni colore si sforzano di nascondere i due punti dolenti dell'umiliazione patita e dell'indipendenza pericolante, mente ciascuno si duole, sia pur variamente, di queste verità, e molti arrivano a parlare, nel ricordo ancor vivo dei tempi più tristi, in modo inesatto ma significativo, di una «seconda Monaco». Delle rea zioni della stampa ho dato diffusamente relazione a V.E. con separati telespressi. Qui ricorderò solamente che Gottwald, ieri rientrato , ha sentito il bisogno di comunicare dall'aeroporto, non appena messo il piede sul suolo della Patria, i dati dettagliati degli accordi economici fissati a Mosca. Premio di consolazione o piatto di lenticchie? Forse soltanto manovra di politica interna, giacché gli stessi accordi, a un primo esame, appaiono di modesta portata e non troppo favorevoli alla Cecoslovacchia. A un pubblico attento essi farebbero sempre più rimpiangere quanto si sarebbe potuto avere dall'Ovest se l'Est lo avesse permesso.

Quali le conseguenze immediate della revoca cecoslovacca? Nella Cecoslovacchia è da attendersi un rafforzamento dei partiti di estrema sinistra. Questi possono, oggi più di ieri , appoggiarsi allo strapotere della Russia e alla sua volontà di esercitare una stretta influenza e, oggi più di ieri, possono servirsene come di

minaccia che fa paura a tutti. «0 così o la soggezione completa» sarà un dilemma che renderà perplesso ciascuno e domerà le velleità di qualsiasi membro del Fronte nazionale. Si aggiungano le conseguenze nella vita economica del Paese che non potranno non essere dolorose, ma che renderanno la Russia tanto più padrona dell'economia cecoslovacca, quanto più grave sarà la frattura dell'Europa.

Sull'atteggiamento dei sovieti, quale visto da questo osservatorio, dirò che sembra scomparire ogni speranza di un accordo con le Potenze occidentali. Per quanto si voglia far credito a certi sistemi della politica russa, è difficile farsi l'illusione che l'attuale atteggiamento sovietico costituisca soltanto un'arma di pressione e tenda a un accordo a migliori condizioni. Piuttosto è da ritenere che l'assenza da Parigi dei Paesi slavi sia voluta come una prova di forza e anche come un serio inceppo ai progetti occidentali che potrebbero esserne sconvolti. Infatti la mancanza dei prodotti agricoli che l'Europa orientale in un avvenire non lontano avrebbe potuto cedere all'Europa occidentale costringerà l'America ad aumentare il volume del proprio intervento e la spingerà sempre più sulla via di quella ricostruzione della Germania che viene ritenuto il pomo di discordia tra gli aderenti alla Conferenza.

E d 'altra parte, tra il maggior disagio conseguente alla divisione dell'Europa, disagio che si rifletterà assai più sui satelliti che non sull'astro del mondo slavo, e un miglioramento detle condizioni dell'Europa , che importerebbe un aumento di prestigio americano e una maggiore attrazione dell'Occidente sui satelliti orientali, la scelta dell'U.R.S.S. poteva dirsi già fatta fin dagli inizi della proposta Marshall. Ritornerebbe qui l'argomento di quanto e di con1e il piano Marshall possa intaccare il potere e il prestigio russo e di quanto e di come possa servire all'espansionismo americano.

Ma sull 'atteggiamento della Russia e sui motivi che lo spiegano quali da qui possono essere veduti , mi riservo di riferire a V.E. con maggiore diffusione ed a nche quando sia un poco calmata la generale commozione.

192 1 Vedi DD. 126, 129, 154 e 174. 192 2 Non pubblicato.
193

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, DE NOBILI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PER CORRIERE 9798/036. Bruxelles, 15 luglio 1947 (per. il 22 ) .

Mio telegramma n. 177 del 9 luglio c.a. 1•

Ho avuto una lunga conversazione con l'on. Van Zeeland. Dopo uno scambio di idee sui possibili sviluppi della Conferenza di Parigi , a proposito della quale egli si è dichiarato ottimista malgrado il rifiuto dell'ultim'ora della Cecoslovacchia, egli mi ha messo al corrente del programma attuale della Lega per la cooperazione europea.

II Comitato organizzatore si è riunito a Parigi alla fine di giugno ed ha deliberato di invitare al Convegno di Lussemburgo --rimandato al mese di ottobre -· tutte le organizzazioni europee che hanno finalità analoghe anche non


identiche a quelle della Lega (movimento inglese per la realizzazione del piano Churchill --Pan Europa di Coudenhove Kalergi , ecc.) allo scopo di unificare ed intensificare la propaganda diretta a fiancheggiare l'azione dei Governi per l'attuazione del piano Marshall.

Alla mia osservazione che l'adesione di alcune di quelle organizzazioni avrebbe potuto alimentare il sospetto di finalità antirusse, egli mi ha dichiarato che sarà cura del Comitato di togliere qualsiasi fisionomia politica alla Lega, mantenendola su un terreno economico e sociale.

L'on. Van Zeeland mi ha ripetuto il suo compiacimento per l'interesse da lei dimostrato alla sua iniziativa, e per la di lei intenzione di inviare qui una personalità italiana per prendere contatto con lui al fine di esaminare l'eventualità di una nostra partecipazione alla Lega, ciò che riterrei opportuno avvenisse relativamente presto tanto più che V an Zeeland conta partire verso la metà di agosto per l'America ritornando in Europa soltanto poco tempo prima della riunione di Lussemburgo.

P. S. Ricordo che durante il periodo della emigrazione politica in Svizzera (1943-1945), un gruppo di federalisti italiani che faceva capo ad Ernesto Rossi e ad Altiero Spinelli svolgeva notevole attività in stretto contatto con gruppi federalistici di altri Paesi. Ignoro se dopo la Liberazione tale movimento si sia costituito in associazione e quale ne sarebbe eventualmente il programma. Ove lo fosse, mi permetto sottoporre a V.E. l'opportunità o meno di provocarne l'invito al Convegno di Lussemburgo.

Da un rapporto dell'ambasciata a Parigi, trasmessomi con telespresso n. 31/22153 del 12 corrente2 , rilevo che l'Italia è rappresentata al Comitato centrale della «Unione europea dei federalisti» dal signor Antonio Milo di Villagrazia e che a Torino esiste una pubblicazione federalistica «L'Unità europea».

193 l Vedi D. 161 , ultimo ca poverso.
194

L 'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

T. S.N.D. 9597/541. Washington , 17 luglio 1947, ore 11,25 (per. ore 20 ).

Mio telegramma 532 1•

Dipartimento di Stato mi informa che Bevin, in risposta passo americano, ha assicurato accettare vedute Washington e che non eserciterà pressione per immediata ratifica.

Posizione Dipartimento di Stato rimane quella lasciare completamente giudice Governo italiano su momento migliore per ratifica senza alcun intervento o presswne.



195 .

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2/l. Belgrado, 17 luglio 1947 (per. il 22 ) 1•

Mi onoro riferire sulla cerimonia della presentazione delle mie lettere credenziali , che ha seguito di appena ventiquattro ore il mio arrivo in questa sede. La cerimonia è stata fissata così celermente, ritengo, per un duplice ordine di motivi : per l'imminente partenza del ministro degli affari esteri, signor Simic, per Bled ove trovasi ormai tutto il Corpo diplomatico intorno al maresciallo Tito, e per il comprensibile desiderio che le lettere credenziali venissero consegnate prima della partenza per l'Italia del nuovo ministro di Jugoslavia a Roma, signor Mladen Ivekovic. il quale si appresta a partire con segretari ed impiegati per l'Italia.

Due ore dopo il mio arrivo venivo ricevuto da l ministro degli esteri cui rimettevo, come di consueto, co pia delle credenziali nonché del mio discorso . Riferisco a parte sul contenuto di tale colloquio 2 che, pur mantenendosi alle caratteristiche di una prima presa di contatto, è stato interessante e cordiale.

Oggi a lle ore 12, accompagnato dal capo di Protocollo, signor Belianski, da Tassoni e dall'addetto commerciale, Lazzaro, sono giunto al Palazzo del Parlamento che serve provvi soriamente per simili manifestazioni ufficiali.

Unica novità nel consueto ordine di protocollo, il grido eli Smrt Fascismu (morte al fascismo) che oggi è il saluto ufficiale in questo Paese e che anche i diplomatici stranieri pronunciano dinnanzi al plotone militare che rende gli onori (soltanto l'ambasciatore degli Stati Uniti ed il ministro del Brasile, a quanto mi consta, si sono rifiutati).

H presidente del Presidium dell'Assemblea popolare, organo collegiale che esercita funzioni di capo dello Stato, sig. Ribar, mi attendeva insieme al ministro degli esteri ed al segretario generale del Presidium stesso. Ho pronunciato il discorso approvato da V.E., ed il signor Ribar ha risposto con l'allocuzione che pure invio in copia. Per intese intercorse ho parlato in italiano ed il presidente ha risposto in serbo.

Il signor Ribar mi ha poi accompagnato in altro salotto ove mi ha intrattenuto in colloquio, alla presenza dei suoi due suddetti collaboratori, per una ventina di minuti. La conversazione è stata improntata alla più schietta cordialità. Il presidente ha voluto informarsi di me e dei fatti che hanno condotto alla liberazione di Genova ed all a resa del gen. Meinhold. Ribar ha particolarmente sottolineato l'assoluta necessità di buone relazioni con l'Italia per il mantenimento della pace. I miei interlocutori si sono informati sull'attività industriale ed agricola dell'Italia e in particolare sulla nostra produzione granaria di quest'anno. Ho risposto che l'attività industriale è in notevole ripresa, ma che purtroppo la produzione di grano di quest'anno è scarsa a causa della siccità. Simic ha detto che invece la Jugoslavia ha quest'anno un buon raccolto. Ritengo questa dichiarazione particolarmente inte


195 1 Il documento porta la data del 19, ch e è quella della spedizione. 2 Vedi D. 196.

ressante per not tn relazione alla clausola primo protocollo confidenziale dell'accordo commerciale, secondo la quale la Jugoslavia ci avrebbe fornito grano quest'anno se la produzione fosse stata buona . Simic, che in questo secondo colloquio (vedi mio telespresso n . 3/2 del 19 luglio 1947) 3 ha dimostrato maggiore confidenza, ha dichiarato che per ottenere una maggiore produzione granaria sarebbe indispensabile provvedere anche in Italia ad una riforma agraria. Ho risposto che la necessità di una riforma agraria in Italia si presenta con particolari caratteristiche, perché vi è diffusa la piccola proprietà ed anche proprietà più estese sono ottimamente coltivate. Avendo io accennato alle speciale condizioni dei nostri latifondi meridionali , Simic ha creduto accennare ad una negativa influenza della Chiesa in questo campo.

Secondo le direttive impartitemi da V.E., ho assicurato il presidente Ribar del nostro desiderio di svolgere una politica assolutamente indipendente e di non partecipare a blocchi che possano gettare ombre sulle buone relazioni che intendiamo instaurare con la Jugoslavia.

193 2 Non rinvenuto. 194 1 Vedi D. 180, nota 5.
196

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

TELESPR . 3/2. Belgrado. 17 luglio 1947 ( per. il 22) 1•

Come ho avuto l'onore di comunicare con telespresso in pari data n. 2/1 2 , ho avuto il primo colloquio con questo ministro degli esteri, signor Stanoje Simic, lo stesso giorno del mio arrivo.

Il signor Simic mi ha ricevuto cordia lmente ed amichevolmente . Il colloquio si è naturalmente mantenuto nei limiti di una prima presa di contatto e non ha quindi toccato particolari questioni. Simic ha espresso il suo vivo desiderio che siano stabilite buone relazioni con l'Italia. Ha ricordato l'ammirazione della cultura italiana da parte jugoslava ed ha reso omaggio al simpatico atteggiamento di Cavour, Mazzini e di altre personalità della storia italiana verso la Jugoslavia. Egli ritiene che la conclusione dell 'accordo commerciale costituirà una fondamentale premessa per le auspicate buone relazioni future tra i nostri due Paesi. Accennando all'attuale Conferenza di Parigi, egli ha voluto dirmi che i popoli debbono anzitutto aiutarsi da soli ed ha accennato ai numerosi trattati di commercio che la Jugoslavia ha già concluso con molti Stati. Mi è sembrato ravvisare il punto centrale della conversazione in una sua indiretta preoccupazione, che cioè la nostra presenza alla Conferenza di Parigi possa influire negativamente sulla conclusione dell'accordo commerciale.

Simic ha tenuto a farmi rilevare un discorso anti-jugoslavo che sarebbe stato tenuto da un vice-presidente della Costituente di cui egli peraltro non mi ha saputo




2 Vedi D. 195.

dire il nome. Parlando inoltre di suo fratello, presidente del Parlamento jugoslavo -che ebbi occasione di conoscere a Roma -egli mi ha accennato a notevoli difficoltà che avrebbe incontrato alla frontiera italiana e per le quali sarebbe stato fatto scendere dal suo scompartimento perdendo il treno.

In relazione ai suddetti argomenti ho fatto presente quanto sia vivo anche da parte italiana il desiderio di instaurare buoni rapporti con la Jugoslavia con la quale abbia mo anche una particolare complementarietà economica. Gli ho assicurato che da parte dell'Italia sarà fatto tutto il possibile per giungere al più presto alla definitiva conclusione dell'accordo commerciale.

Circa il discorso del vice-presidente dell'Assemblea costituente, ho dovuto dire ···· come è la verità -di ignorarlo. (Potrebbe trattarsi di un discorso dell'on . Pecorari, che è effettivamente vice-presidente della Costituente oppure, per uno scambio di qualifiche, di quello che l'on. Taviani, vice-segretario della Democrazia Cristiana, ha pronunciato a Trieste il 12 corrente. Riterrei comunque opportuno che codesto ministero mi fornisse qualche informazione in proposito per il caso che da parte jugoslava si ritornasse sulla questione).

Alla fine del colloquio e quasi ad invito per successivi incontri , Simic mi ha detto che avremo molte questioni da regolare insieme.

All'inizio del colloquio Simic mi ha detto di sperare che il mio ritardo a venire a Belgrado non fosse dovuto che alla recente crisi di governo in Italia . Ho creduto opportuno di assicurarlo nettamente al riguardo facendogli presente che il ritardo fu dovuto esclusivamente alle necessità tecniche di predisporre la riapertura della legazione e le più indispensabili riparazioni all'edificio demaniale.

È mia impressione che il Governo jugoslavo tenga molto alla conclusione dell'accordo commerciale e che sia opportunto da parte nostra fare tutto il possibile per vincere ogni diffidenza circa la sincerità e la lealtà dei nostri propositi e dei nostri atti . Ho comunque fatto comprendere a Simic la necessità che da parte jugoslava si dimostri la migliore comprensione ed eguale spirito di amichevole iniziativa in questa prim a fase di ripresa dei rapporti tra i nostri due Paesi.


197 .

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9648/192. Buenos Aires, 18 luglio 1947, ore 13, 22 ( per. ore 20,15 ) .

Mio telegramma n . 166 e mio rapporto n. 743 del l o corrente 1• Questo Ministero degli affari esteri, con nota cui testo invio primo corriere aereo2 , comunicami che Governo argentino, condividendo nostra interpretazione


197 l Vedi D. 27, nota 4. 2 Telespr. 2810/774, non pubblicato.

articoli 53 e 107 statuto O.N.U., esporrà a Repubbliche latino-americane tale interpretazione con riferimento al caso concreto dell'Italia nella fiducia che esse si associeranno a sostenerla di fronte O .N .U. 3 .

195 3 Vedi D. 196. 196 1 Il documento porta la data del 19, che è qu ella di spedizi o ne.
198

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 9659-9660/600-601. Londra, l 8 luglio l 947, ore 22, l 8 ( per. ore 9 del 19 ).

Assenza ambasciatore Carandini, Migone è stato convocato da questo consigliere ambasciata di Russia che si occupa delle questioni di competenza Consiglio supplenti. Questi ha chiesto gli venisse comunicato materiale sulle colonie «che non fosse di provenienza inglese» ed ha particolarmente insistito su informazioni concernenti amministrazione militare britannica , l'opinione di personalità italiane ed indigene ed ha mostrato interesse sulla consistenza delle forze militari britanniche in nostre colonie. Su quest'ultimo punto gli è stato fatto subito presente che non si vedeva come a Roma si potesse disporre di dati sia pure generici .

Nel corso delle conversazioni consigliere ambasciata di Russia ha anche espresso avviso che conversazioni sulla questione coloniale avrebbero avuto inizio quanto prima ed ha chiesto quali fossero previsioni per quanto concerne nostra ratifica trattato. Migone, dopo aver illustrato verbalmente nostro essenziale punto di vista, ha assicurato che questa ambasciata avrebbe cercato di documentarlo il meglio possibile pur facendo presente che materiale disponibile era stato man mano inviato a Mosca e ai supplenti.

Prenderò questa occasione per riprendere contatto personale con Zarubin. Mio colloquio con questo ambasciatore sovietico, salvo istruzioni che V.E. mi facesse pervenire nel frattempo , avrà carattere prudenziale ed esplorativo.

Permettomi ricordare che quando questo Governo ebbe notizie del promemoria da noi consegnato anche ai russi (di cui al mio telegramma n. 784 del 24 giugno 1946)1 non mancò di mostrare un certo risentimento che potrebbe, se risvegliato, risolversi a nostro pregiudizio (mio 802 del l o luglio l 946) 1•

Se qualche cosa di nuovo in questa linea dovesse essere passata ai sovietici, riterrei opportuno mostrare una certa moderazione nel tono e assoluta correttezza verso questo Governo nel senso di tenerlo informato2 .




2 Con T. s.n.d. 11073/324 del 22 luglio Fransoni rispondeva: « Per quanto in particolare si riferisce ultima parte suo 601 , sarei d 'avviso fare indirizza re richiesta a Roma tramite questa ambasciata sovietica». Per il colloquio di Carandini con l'ambasci atore sovietico vedi D. 219.

197 3 Questo telegramma fu ritrasmesso alle rappresentanze in America latina (T. 11083/c. del 22 luglio) con le seguenti istruzioni: « Prego prendere opportuni contatti con codesto rappresent ante d'Argentina per azione da svolgere presso codesto Governo in merito interpretazione a noi favorevole articoli 53 e 107 Statuto O.N.U. V.E. vedrà, dopo tali contatti, se sia opportuno che passi suo collega argentino dietro istruzioni di Buenos Aires precedano o meno analogo intervento dell ' E.V. presso codesto Governo». 198 l Non pubblicato.
199

IL MINISTRO AL CAIRO, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. RISERVATO 3438/998. Il Cairo, 18 luglio 1947 (per. il 23).

Telespresso ministeriale n. 31/20238/c. del 26 giugno u.s. 1•

La questione di un nostro passo presso questo Governo per assicurare all'ammissione dell'Italia all'Organizzazione delle Nazioni Unite il voto favorevole dell'Egitto riveste una certa delicatezza.

Al mio arrivo in questa sede, nei numerosi contatti e conversazioni avuti con i principali esponenti del mondo politico egiziano, ho avuto l'impressione che questo Governo sia ben disposto nei nostri riguardi. Mi è stato più di una volta sottolineato il desiderio egiziano di ristabilire i tradizionali vincoli di amicizia con l'Italia. Ciò mi fa ritenere che al momento in cui la nostra ammissione all'O.N.U. sarà discussa, l'atteggiamento dell'Egitto dovrebbe esserci favorevole.

D 'altro lato non è da escludere che, in vista delle questioni tuttora pendenti fra l'Italia e l'Egitto, ed in particolare quella relativa alle conversazioni ora in corso per l'esecuzione dell'accordo di Parigi per le riparazioni, un nostro passo rivolto a richiedere esplicitamente l'appoggio egiziano possa indurre questo Governo a cercare di negoziarlo contro qualche maggiore concessione in merito alle riparazioni stesse. Analogo tentativo di condizionare l'appoggio egiziano potrebbe essere fatto a proposito della Libia, facendo dipendere il voto favorevole dell'Egitto e degli altri Stati arabi dal nostro atteggiamento di fronte al problema delle colonie italiane. Come è noto tale questione sta particolarmente a cuore al mondo arabo in generale ed all'Egitto in particolare, date le aspirazioni di questo Paese sia su parte della Cirenaica, che sull'Eritrea settentrionale, nonché il fermo proposito della Lega araba che alla Libia venga concessa la piena indipendenza.

Per le suesposte considerazioni e tenuto anche presente che l'esame della richiesta italiana da parte dell'Assemblea generale non sembra imminente, salvo contrarie istruzioni di codesto ministero, riterrei opportuno soprassedere dal fare il passo prescrittomi2 .

200

L ' INCARICATO D'AFFARI A MANILA, STRIGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 340/138. Mani/a, 18 luglio 1947 (p er. il 3 agosto).

Il vice presidente Quirino è tornato il 15 corrente dal suo viaggio, durato circa tre mesi, nel corso del quale si è fermato in visita ufficiale a Washington, Londra,


199 1 Vedi 128, nota l. 2 Con T . 11631/134 del 3 agosto Franso ni rispondeva di approvare la linea di condotta suggerita.

Parigi, L'Aia, Roma e Bangkok, oltre a brevi visite di carattere turistico in Germania , Danimarca, Svezia , Svizzera ed Egitto .

Per quanto è noto finora, durante la visita negli Stati Uniti che si è protratta per oltre un mese , il vice presidente ha ispezionato l'organizzazione dell 'ambasciata a Washington e dei consolati filippini recentemente aperti a Honolulu, San Francisco e New York. Ha trattato diverse importanti questioni in sospeso con il Governo di Washington, fra cui la concessione di sussidi per i reduci ed i guerriglieri filippini ed un più sollecito pagamento dei danni di guerra. Inoltre, il vice presidente ha avuto contatti con esponenti della alta finanza americana allo scopo di stimolare l'afflusso di capitali statunitensi per investimenti nella industrializzazione e nello sfruttamento delle risorse naturali delle Filippine.

A Londra, il vice presidente ha continuato il negoziato per il trattato di amicizia, che già era stato iniziato a Manila. Per quistioni di dettaglio, concernenti principalmente la definizione dei confini fra l'arcipelago delle Filippine ed il Borneo settentrionale britannico, la firma del trattato non ha potuto aver luogo a Londra.

Per quanto riguarda la quistione delle Isole delle Tartarughe ·--gruppetto di isole all'estremità sud-occidentale dell 'arcipelago, la cui amministrazione fu ceduta alla Gran Bretagna con un accordo anglo-statunitense del 2 gennaio 1930 --Quirino ha avuto conferma a Londra della intenzione del Governo britannico di rinunziare alla amministrazione di dette isole, a condizione che il Governo filippino rimborsi il costo del faro per la navigazione esistente nell'isola di Taganak e provveda a sue spese alla manutenzione di tale faro (vedi mio telespresso odierno n. 341/139) 1•

Lo stato più avanzato dei negoziati franco-filippini e italo-filippini ha reso possibile al vice presidente di firmare a Parigi e Roma, rispettivamente , il trattato di amicizia con la Francia e il trattato di amicizia e relazioni generali con l'Italia. Nessun negoziato si è svolto nelle altre capitali eruropee, la cui visita da parte del vice presidente ha avuto carattere di cortesia, documentazione ed anche di diporto. Durante il viaggio di ritorno il vice presidente si è fermato un giorno al Cairo

ed un giorno a Bangkok.

Nel brindisi pronunciato al banchetto offertogli al suo ritorno dal presidente, in presenza del Corpo diplomatico, il vice presidente ha messo in rilievo l'importanza per le relazioni internazionali delle Filippine dei colloqui da lui avuti con i capi di Stato, capi di Governo e ministri degli esteri dei Paesi da lui visitati, che hanno creato una utile atmosfera di amici zia, comprensione e conoscenza dei rispettivi problemi.

In dichiarazioni fatte ai giornalisti , di cui si allega un ritaglio , il vice presidente Quirino ha -· fra le impressioni di viaggio da lui riportate --messo in rilievo: che egli non ritiene che sia possibile una terza guerra mondiale nei prossimi cinque anni; che il comunismo è attivo nelle aree devastate di Europa e specialmente in Francia ed in Italia, ma che i Governi interessati cercano alacremente di rimediare alla situazione; che da quanto ha potuto constatare in Europa la situazione delle Filippine è, comparativamente, molto migliore specialmente dal punto di vista dell'alimentazione, e che le conseguenze della guerra si protrarranno più in Europa che nelle Filippine; che finanzieri di diversi Paesi europei si sono mostrati molto interessati nelle possibilità offerte agli investimenti di capitali stranieri nelle Filippine.


In un colloquio che ho avuto con lui subito dopo il suo arrivo , ed anche in commenti espressi in presenza di altri diplom atici, il vice presidente si è mostrato soddisfattissimo per le accoglienze avute in Roma e «altamente ammirato» per l'opera e le personalità politiche di S.E. il presidente del Consiglio, on. De Gasperi, e di S.E. il ministro degli esteri, conte Sforza. Tale senso di ammirazione mi è stato ripetuto anche da altre personalità che hanno avvicinato il vice presidente.

Inoltre, riferendo in Consiglio dei ministri circa il suo viaggio, egli ha dichiarato che Svizzera ed Italia sono senza dubbio i Paesi europei dove le condizioni di vita sono migliori e che dimostrano la maggiore attività e vitalità.

Circa il trattato di amicizia firmato a Roma , egli ha aggiunto con me che sebbene sia stato molto contento di averlo potuto firmare -tuttavia anche se la firma di esso non fosse stata possibile «egli avrebbe ugualmente riportato nelle Filippine la certezza della cordiale amicizia dell'Italia, di cui aveva avuto la più viva impressione durante il soggiorno romano».

200 l Non pubblicato.
201

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALLE AMBASCIATE A BRUXELLES, PARIGI E WASHINGTON, ALLE LEGAZIONI A BERNA , COPENAGHEN, L'AJA, OSLO E STOCCOLMA E ALLA RAPPRES ENTANZA A LONDRA

T. 11002/c. Roma, 19 luglio 1947. ore 23,15.

(Per tutti meno Washington) Ho telegrafato Washington quanto segue:

(Per tutti) Nuova politica americana verso Germania quale annunziasi attraverso istruzioni invi ate generale Clay interessaci profondamente. È evidente nostro interesse reinserire area economica Germania in area europea, anche perché sca mbi italo-tedeschi d'anteguerra (prodotti ortofrutticoli contro carbone e metalli) non solo colmerebbero quel vuoto che sta alla base nostro deficit bilancia pagamenti, ma consentirebbero risparmiare considerevoli gravami contribuente americano .

Abbiamo sostenuto questo concetto Conferenza Parigi persuasi che sua applicazione corrisponderebbe in pieno piano Marshall. Ci siamo urtati contro fermo atteggiamento francese ma sentiamo aver concordi anche Svizzera, Paesi Bassi, Svezia.

Voglia svolgere costì questi concetti mentre rappresentanti Bruxelles, L'Aja, Berna, Stoccolma, Osio, Copenaghen vorranno compiere opportuni sondaggi e riferire per assicurare se possibile azione comune in seno Conferenza Parigi.

In particola re V.E . vorrà informare circa intendimenti che codesto Governo proponesi raggiungere attraverso questa nuova politica che potrebbe per il momento non essere che alla prima fase.

(Solo per Parigi) Pregasi comunicare quanto precede anche nostra delega zione 1•


201 1 Per la rispos ta da Was hington vedi D. 212.
202

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. S.N.D. 11004/322. Roma, 19 luglio 1947, ore 23.

Per sua personale conoscenza e per verbale informazione da parte mia a Bevin e Sargent: De Gasperi ed io crediamo che entro pochissimi giorni sarà risolta questione ratifica.

203

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9748/436-437. Parigi, 20 luglio 1947, ore 22,26 (per. ore 7 del 21 ).

Suo 11002/c. 1• Secondo Governo francese istruzioni Clay sollevano due gruppi di questioni:

l) Questione carbone R uhr: Conferenza Washington doveva essere in primo luogo conferenza tecnica. Americani rimproverano ad inglesi non essere stati capaci organizzare tecnicamente lavori miniere (che sembra essere anche esatto) e ritengono che per aumentare produzione miniere sia necessario smettere di parlare di socializzazione, ridare ai tedeschi gestione miniere con concorso tecnici e macchinario americani. Vogliono cioè forzare inglesi abbandonare controllo esclusivo Ruhr e ammetterli larga compartecipazione americana. Sempre secondo francesi, inglesi sanno benissimo che dovranno cedere, desiderano solo negoziare sperando soprattutto che americani prendano su di loro più larga parte spese mantenimento Bizona che attualmente, come è noto. sono divise in parti uguali, il che costituisce onere troppo grave per bilancio inglese. Su questo punto francesi non hanno particolari interessi, quello che loro vogliono è internazionalizzazione Ruhr e per questo vedono non senza favore offensiva americana contro monopolio inglesi, salvo appoggiarli pro forma per ragioni tattiche.

2) Questione produzione siderurgica tedesca. Come è noto francesi vorrebbero trasportare centro siderurgia europea in Francia; desiderano aumento massimo produzione carbone Ruhr ma a condizione che carbone Ruhr venga inviato Francia per sviluppare produzione alti forni francesi. Su questo punto essi sono nettamente contrari iniziativa americana e contano su appoggio inglese. Bevin nel suo ultimo discorso sembra aver dato loro qualche assicurazione ma non è affatto chiaro quale sia atteggiamento reale dell'Inghilterra. Converrebbe per noi cercar chiarire quale siano intenzioni inglesi.


Questo atteggiamento francese : dubito però molto che essi riescano sostenerlo fino in fondo. Francia, come Inghilterra e come noi, ha bisogno assoluto aiuto americano nei prossimi mesi: altrimenti tutto va a gambe all'aria. Questa situazione non è la migliore per sostenere a fondo punto di vista che sembra non quadrare con idee americane. Francesi sembrano quindi cercare evitare che questioni tedesche vengano portate in discussione Parigi, sostenendo tesi che esse sono di competenza Conferenza Londra e che istruzioni Clay partono presupposto che Conferenza è già fallita (il che è probabilmente reale intenzione americana). Stati minori cercano arrivare stessa conclusione sia pure per altre ragioni . Infatti loro idea ridurre portata Conferenza a esame bisogni immediati evitando piani più lunga scadenza equivale accantonare questione tedesca. Essi dicono infatti (almeno qui a Parigi) che produzione tedesca acciaio essendo ancora sui tre milioni tonnellate occorrerebbe, prima discutere limite dodici milioni, portarla a sette milioni che è limite su cui tutte e quattro Potenze interessate sono già d'accordo.

203 l Vedi D. 201.
204

IL MINISTRO A DUBLI NO, BABUSCIO RIZZO, AL MINISTRO DEGLI EST ERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 10308/028. Dublino , 20 luglio 1947 1•

Mio telegramma n. 18 del 17 luglio2 .

Ritorno da Parigi delegazione irlandese stato accompagnato da senso ottimismo circa possibilità ricostruzione europea, ed il ministro Lemass al suo arrivo a Dublino ha sottolineato , in brevi dichiarazioni alla stampa, sua soddisfazione per modo con cui i lavori della Conferenza si erano svolti, lodandone particolarmente speditezza e senso di concordia prevalso tra varie delegazioni . Egli ha aggiunto che Conferenza aveva per ora soltanto creato l'organismo destinato a tracciare il piano della ricostruzione dell'Europa e che non era ancora possibile prevedere quale forma esso avrebbe finito con l'assumere. Il ministro Lemass -che è anche vice presidente del Consiglio ---ha confermato necessità per Irlanda di collaborare a questa organizzazione poichè, egli ha detto, «la prosperità dei nostri vicini è la nostra stessa prosperità e se essi affondano anche noi affonderemo».

Da conversazioni avute presso questo Dipartimento degli esteri mi è stata manifestata speranza che attraverso nuovi piani per l'Europa l'Irlanda riesca ad uscire dalla crisi in cui oggi si dibatte mediante una regolarizzazione del suo mercato di esportazione composto per il 90'% di prodotti agricoli e di bestiame, e riuscend o ad ottenere in cambio quella parte di prodotti industriali che sono necessari alla sua economia. Viene qui particolarmente sottolineato il contributo già portato dall'Irlanda alla economia generale con gli sforzi da essa compiuti



263 per l'incremento nella produzione nazionale del grano che in termmt comparativi , avendo raggiunto il 300% di quella anteguerra, ha superato ogni altra Na Zione europea.

Al Senato si sono avute alcune dichiarazioni circa il piano Marshall tutte intonate favorevolmente alla partecipazione dell'Irlanda, ed uguale consenso viene manifestato da tutti gli organi di questa stampa.

204 1 Manca l'indicazio ne della data di arrivo. 2 Con esso Babuscio Rizzo aveva riferito che il Governo irlandese aveva dato notizia con un comunicato uffici ale della propria adesione alla Conferenza di Parigi.
205

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI , AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI , ZOPPI

L. PERSONALE Stolzalpe bei Murau, 20 luglio 1947 (per. il 2 agosto).

A semplice scopo «testamentario » voglio chiarire quello che io ritengo essere un malinteso d 'i nterpretazione delle mie idee e dei miei rapporti . Nello squasso di rapporti che ti ho mandato alla fine di giugno , due sono le questioni da esaminare e da risolvere. l) La questione particolare delle opzioni. 2) La questione più generale dell'interpretazione dell ' intesa di Parigi e, in senso più Iato, quella delle relazioni italo-austriache.

A) Circa la prima questione che ho esposto nel mio rapporto 929 del 24 giugno 1 (e l'errore di protocollazione ha fatto sì che questo fosse Ietto dopo il rapporto 921) 2 io ho formulato due ipotesi alternative:

a) Noi potremmo essere disposti ad accogliere le richieste aust riache circa il progetto di legge sulle opzioni, qualora noi potessimo ottenere dal Governo di Vienna l'assicurazione che gli optanti altoatesini riacquistando la cittadinanza italiana sara nno dei leali cittadini italiani e non perseguiranno att ività diretta a distacca re l' Alto Adige dall'Italia e che il Governo austriaco rimprovererà qualsiasi attività irredentistica degli altoatesi ni . È quello che io , anticipando le tue eventuali istruzioni , avevo cercato di ottenere dal ministro Leitmeier e che sarà forse possibile avere in forma ufficiale una volta che noi ci saremo mostrati più condiscendenti verso le att uali richieste austriache.

Ti ripeto che noi potremmo essere disposti a rinunziare in tutto od in parte ad esercitare il nostro ampio potere discrezionale circa il riacquisto della cittadinanza degli optanti solo se riusciremo ad ottenere o qualche rinunzia o qualche impegno austriaco per l'avvenire. Sta ora quindi al ministero di esaminare se la portata delle dichiarazioni austriache consenta o meno una condiscendenza da parte nostra .

b) Date le richieste austriache e non volendo gli austriaci darci assicurazioni o rinunzie che possano autorizzare una nostra condiscendenza, noi po


205 l Vedi D. 93. 2 Vedi D. 91.

tremmo rompere gli indugi e pubblicare senz'altro il decreto sulle opzioni, tanto più che noi già riteniamo di avere con questo raggiunto il massimo delle concessioni colla tutela della nostra sicurezza politica in Alto Adige in confronto di subdole intenzioni altoatesine ed austriache. In tal caso dobbiamo prospettarci l'eventualità di una acerba campagna della stampa austriaca contro di noi e, tenendo presente la posizione di Gruber, dichiarazioni del Governo austriaco, nelle quali si dirà, grosso modo, che il Governo italiano non ha tenuto conto delle consultazioni con quello di Vienna. In seguito a questo non solo la campagna per l'Alto Adige potrà riprendere vigore, ma è evidente che è inutile parlare di collaborazione, anche nel quadro di una maggiore collaborazione europea, se ogni giorno noi dovremmo prestare attenzione alle recriminazioni austriache per gli altoatesini.

Ecco perché, per ovviare a questa eventuale campagna anti-italiana, con conseguente riflesso sulle relazioni tra i due Paesi , io prospettavo l'opportunità di far presente a Vienna (non ti nascondo che un lavoro preparatorio in tal senso è già stato fatto da me) che un peggioramento delle relazioni itala-austriache tornerebbe in definitiva a svantaggio dell'Austria, che si vedrebbe chiusa l'ultima porta aperta verso l'Occidente. Lo stesso dovrebbe essere esposto, nel modo più utile , ai governi interessati presso cui il Governo austriaco interverrà certamente per chiedere che noi adempiamo ai cosiddetti doveri internazionali . (Ti avverto che mi risulta in modo certo che le rappresentanze americane, inglese e francese a Vienna hanno istruzione di seguire gli sviluppi delle nostre conversazioni sulle opzioni. Il mio collega francese e l'incaricato d'affari americano mi hanno più volte richiesto informazioni. Naturalmente, d 'accordo per ora con gli austriaci in questa linea d'azione, ho sempre risposto in modo vago, senza niente precisare).

Potrebbe quindi essere nel nostro interesse anche di devancer la mossa austriaca, per affermare che ogni intervento straniero, soprattutto sotto forma di una esplicazione di una cosiddetta garanzia internazionale dell 'accordo di Parigi , porterebbe ad un maggiore irrigidimento da parte nostra o comunque ad escludere che le relazioni itala-austriache si normalizzassero in un'atmosfera di reciproca comprensione.

In conclusione bisogna evitare, nell'interesse generale della situazione generale che si possa nuovamente parlare di contrasto itala-austriaco per l'Alto Adige. M a per questo bisogna costringere l'Austria a star calma ed ad inghiottire quello che essa potrebbe considerare un rospo e prima che altri intervengano su incitamento di Vienna per farci calare le brache.

È bene che su queste due ipotesi il ministero prenda fin da adesso posizione per non essere colti di sorpresa. È quanto io chiedevo alla fin e del mio rapporto 929 per la continuazione delle trattative sulle opzioni.

B) Circa la seconda questione sull 'interpretazione dell'accordo di Parigi e in generale sulle relazioni itala-austriache si può naturalmente discutere se sia o meno opportuno ed attuale affrontare il problema di una chiarificazione generale, quale da me esposta nel mio rapporto 921. Io sostengo che questo sia forse il momento più adatto per affrontare un problema del genere. Ma certo il ministero può avere altri elementi di giudizio per esprimere un parere contrario.

Se tu condividi le mie valutazioni sull'accordo di Parigi , dovrai però ammettere che proprio a causa di quest'accordo il terreno è diventato ancor più scabroso e pieno di ostacoli. Da una parte e dall 'altra si cammina nell 'equivoco e da parte austriaca soprattutto si maschera la propria trincea con cortine fumogene . Noi ci troveremo ad avere in avvenire guai internazionali ed interni per non aver sgombrato tempestivamente il terreno da quelle trappole che l'Austria può avere interesse di tenderei. Oggi noi abbiamo una situazione internazionale di favore (mentre l'Austria non l' ha) che ci consente in questo terreno una certa libertà di manovra. Non dobbiamo neppure perdere di vista le determinate antipatie inglesi o francesi che potrebbero avvantaggiarsi di simili futuri contrasti.

lo ritengo la questione dell'Alto Adige una modesta cosa che non deve né può turbare il programma di convivenza e di ricostruzione europea. Per non sopravalutarla bisogna, a mio avviso, levarla di torno al più presto, dicendo francamente a tutti che dopo l'esecuzione piena e leale dell'accordo De Gasperi-Gruber nessuno , e tantomeno l'Austria, ha il diritto di riportare la questione sul tappeto, per tutelare il cosiddetto benessere di quattro maneggioni politici.

Tutto quanto precede ha il sapore del sorpassato. Te lo scrivo solo perché, a giudicare dalla tua lettera del 28 giugno n. 10703 , temo che tu abbia perso di vista la questione più urgente e cioè di esaminare e di dare eventuali istruzioni al mio successore4 per la continuazione delle conversazioni sulle opzioni 5 .

206

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 628/2212. Parigi, 21 luglio 194 7 ( per. il 24 ) .

Nel medesimo giorno in cui «i sedici» si riunivano per la prima volta i giornali pubblicavano le nuove istruzioni che il Governo di Washington, modificando quelle dell'aprile 1945, impartiva alle autorità di occupazione in Germania; esse contenevano -oltre ad incoraggiamenti nel campo politico -··· importanti disposizioni di carattere economico: affermazi"one di principio che la ricostruzione europea ha bisogno di una Germania stabile e fiorente; opportunità di sospendere la nazionalizzazione delle imprese; necessità di non considerare come permanenti i limiti stabiliti per il livello produttivo industriale ; possibilità di estendere il credito americano ai Paesi acquirenti di merce tedesca . ngenerale Clay spiegava poi che l'America riteneva che una Germania economicamente a terra «is holding back the recovery of Europe» e che le nuove disposizioni consentiranno alla Germania «to be integrated in the Marshall pian».


Poco dopo venivano pubblicate per la prima volta le dichiarazioni fatte da Acheson il 25 giugno scorso prima di cessare dalla sua carica, dichiarazioni che --cito la Reuter --«fanno comprendere come la rimessa in marcia della produzione tedesca sia la pietra angolare della ricostruzione europea nel quadro dell'iniziativa Marshall». «L'Europa-·-è la Reuter che cita Acheson -non potrebbe pagare le nostre forniture ; la produzione tedesca è perciò essenziale per realizzare quella europea».

Contemporaneamente, nella imminenza della riunione anglo-americana per la Ruhr che doveva tenersi a Washington, un portavoce spiegava i desiderata americani per la produzione carbonifera tedesca: passaggio delle miniere sotto il controllo del Comitato anglo-americano della Bizona; impiego di tecnici americani; niente nazionalizzazioni. Infine la questione della ricostruzione industriale tedesca veniva in ballo anche nelle riunioni dei Sedici per iniziativa del rappresentante olandese, cioè di uno di quei Paesi finitimi della Germania che la Francia si compiace a dipingere come i più sensibili al pericolo germanico ed i più acquisiti alle idee francesi sulla sicurezza. <1Senza un aumento della produzione industriale teçlesca, ha detto l'olandese, fino al livello della restante produzione europea, tutto il progetto di ricostruzione europea sarebbe in pericolo».

Per quanto le istruzioni al generale Clay e le altre dichiarazioni americane non trattino esplicitamente del punto più delicato e controverso -la produzione dell'acciaio -è chiaro che anche per la maniera con cui la stampa americana -almeno quella di quì --le ha presentate e commentate, che esse manifestano un nuovo e generale indirizzo della politica americana in Germania. Si vuole aprire la strada -ha scritto il New York Herald Tribun e --ad una partecipazione attiva della Germania al piano Marshall, si vuoi mettere fine alla cosidetta hard school fautrice dello smantellamento delle industrie tedesche e tornare a considerare la Germania come un fattore fondamentale dell 'economia e della ricostruZIOne europea.

Tutto ciò ha assai l'aria di uscire dai compiti ristretti che Bidault intendeva assegnare alla partecipazione germanica al piano Marshall, compiti manifestati nelle sue dichiarazioni del 27 giugno nel convegno tripartito: aumento della produzione estrattiva ed agricola , ma mantenimento degli altri rami produttivi -in particolare siderurgico, elettrico -al basso livello concordato fra gli Alleati il 15 marzo 1946 e, del resto, non ancora raggiunto.

Tutto ciò quindi non poteva non causare ai francesi sgradevole sorpresa e preoccupazione.

Chiusasi la Conferenza di Mosca, il Governo francese, per l'esperienza acquisita, appariva disposto ad una lenta e prudente evoluzione della sua politica germanica verso le posizioni anglo-sassoni; ritengo che si pensasse ad un lavoro di formica che sistemasse i francesi sempre più nella Saar e migliorasse la collaborazione economica con la Bizona, senza peraltro rompere i ponti con l'Oriente, col quale anzi, attraverso anche la Polonia, e la Cecoslovacchia, i rapporti dovevano essere mantenuti vitali. Il che avrebbe permesso alla Francia di presentarsi alla riunione di novembre in una buona situazione.

Il Governo francese non era quindi preparato né psicologicamente né politicamente, soprattutto nei confronti della politica interna, ad avvenimenti rapidi e decisivi quali il piano Marshall. Le necessità stringenti della situazione economica sempre più fallimentare l'hanno spinto ad accettare, anzi a farsi uno dei promotori del piano europeo ; ma quando questo fa sorgere problemi come quello della Ruhr è naturale che il Governo francese vacilli nell'accettare una situazione che significherebbe la rinuncia ad una linea di condotta ostinatamente finora tenuta.

Il Quai d'Orsay ha fatto pubblicare due note ufficiose. Queste hanno ottimisticamente -con lo stile dello struzzo -cominciato coll'affermare che le istruzioni a Clay non contengono nulla che manifesti un cambiamento di posizioni dell'America verso la Germania -il che stando alla lettera , ma non certo allo spirito del documento, è vero -aggiungendo che d'altra parte naturalmente nemmeno la posizione francese è cambiata; carbone e agricoltura si, dice la nota, «mais il ne saura étre question d 'envisager un relèvement de la sidérurgie». Per dare maggiore peso alla posizione francese ci si trincera dietro la necessità di salvaguardare la competenza della riunione del Consiglio dei ministri degli esteri del prossimo novembre; le questioni di sua spettanza non possono e non devono essere fin d'ora né decise né compromesse.

Più violenta e meno ottimistica la orchestrazione ufficiosa del Monde : la nuova politica americana rischia di rovinare di antemano la riunione di novembre, rischia di rendere impossibile un accordo a tre, rischia infine di condannare all'insuccesso lo stesso tentativo di cooperazione europeo. Se i promotori del piano Marshall vogliono, essi stessi, dirigere l'organizzazione europea e orientarla in senso germanico , l'Europa deve dire no.

Parallelamente nella Conferenza dei Sedici il rappresentante francese, Alphand, ha reagito assai vivacemente alle parole dell'olandese, accompagnandosi con uno dei suoi abituali pugni sul tavolo; anch'egli ha rìpetuto: carbone e agricoltura va bene, ma qualsiasi modifica della situazione produttiva nelle altre branche va tenuta subordinata alla necessità inderogabile della nostra sicurezza.

Infine vi è stato il passo ufficiale dell'ambasciatore Bonnet allo State Depa rtment su cui non ho particolari dettagli. Ma egli ha dichiarato alla stampa «di essere andato a pregare gli americani che nulla sia fatto a spese della sicurezza della Francia e degli altri alleati».

In questa atmosfera di preoccupazione non è senza soddisfazione che i francesi hanno registrato le incertezze che si starebbero verificando presso gli inglesi, i quali avrebbero per ora sospeso la loro andata a Washington per i colloqui sulla Ruhr. Si mette qui in evidenza che Bidault ebbe su l'argomento un colloquio con Bevin durante il suo soggiorno a Parigi , che Bidault fra breve dovrà recarsi a Londra per deporre la ratifica del trattato di Dunkerque e avrà quindi occasione di concordare un'azione comune. Vi sono dei punti, si dice, del problema tedesco in cui gli interessi francesi ed inglesi coincidono perfettamente e le recenti dichiarazioni di Bevin dimostrano come l'Inghilterra sia comprensiva degli interessi francesi e dei pericoli della ricostruzione tedesca. D'altra parte disparità di vedute, che i francesi si compiacciono ad approfondire, dividono americani ed inglesi; questi ultimi non intendono di aprire la Ruhr agli americani né di rinunciare alle progettate socializzazioni. Le posizioni non sono rigide e i francesi sperano di aver ancora un'importante ruolo da svolgere fra inglesi ed americani.

La politica americana che ha avuto ora come manifestazione le nuove istruzioni alle autorità di occupazione in Germania, non rappresenta certo una innovazione nelle tendenze degli Stati Uniti. Il desiderio americano di rifare della Germania un centro economicamente vitale non sono di adesso; in un mio rapporto prima della Conferenza di Mosca vi accennavo come uno dei fattori che chiamerei centrifughi, esistenti tra Parigi e Washington.

Alla Conferenza di Mosca le posizioni reciproche delle varie tesi, in particolare quella francese ed americana, sono ,divenute sempre più evidenti. Bidault stesso nel suo discorso all'Assemblea ha detto che questo era stato il principale successo di Mosca; uno showdown generale.

Alla Conferenza di Mosca la Francia ha conosciuto senza possibilità di equivoci i desideri americani sulla ricostruzione, come l'America ha avuto occasione di rendersi conto della pretesa di Bidault ad avere in mano, sono le sue parole, «il rubinetto dell'acciaio» trasferendo dalla Ruhr alla Lorena i centri siderurgici ed invertendo le correnti di esportazione del carbone e del minerale di ferro.

Ma mentre a Mosca le posizioni sono rimaste statiche, bloccate dai reciproci veti, la politica americana sembra ora non nutrire più troppi scrupoli circa l'eventuale assenso degli altri alleati e marciando decisamente verso la ricostruzione tedesca, star per entrare in una fase più attiva e realizzatrice. Fatto che coincide e qui è il punto grave -con il momento in cui si sta elaborando il piano per la concessione all'Europa di quegli aiuti di cui la maggioranza dei Paesi europei ed in particolare la Francia hanno così terribile bisogno.

Di fronte a ciò la Francia , con passi ufficiali e comunicati stampa, riafferma la sua tesi tradizionale sulla Ruhr e sulla produzione industriale tedesca, la sua tesi basata non già su principi logici ed economici, quali sono necessari per gettare le basi di una organizzazione europea, ma unicamente sul suo isterico, per quanto spiegabile, timore di una minaccia futura tedesca. Questo ostinato aggrapparsi della Francia a una sua vecchia posizione, che la logica condanna come perduta, potrà mettere in pericolo --come accennava l'editoriale del Monde --· il progetto in corso della ricostruzione europea?

Ricordo che Bidault nel riferire all'Assemblea l'operato della delegazione francese alla Conferenza di Mosca osservava che da parte francese nel corso della Conferenza non erano state fatte concessioni ai punti di vista altrui, perchè le concessioni sarebbero state inutili , essendosi manifestata una situazione statica di generale irrigidimento .

Ora la situazione non è più statica: da un lato è in marcia sotto l'aspetto di una riorganizzazione europea, con aiuto e supervisione americana, dall'altro , nella Germania stessa, sembra mettersi in movimento sotto l'impulso di nuove direttive americane che non dovrebbero tardare di essere messe in pratica. Quelle concessioni che non sono state fatte dai francesi a Mosca , potranno avvenire adesso nei confronti della nuova politica americana in Germania? Oppure conviene alla Francia tornare indietro e cercare altrove un appoggio per la sua politica germanica, quando le tesi sostenute dalla Russia, fautrice della ricostruzione unitaria tedesca (vedi atteggiamento anche per la Saar) sono per la Francia altrettanto, se non più, distanti e pericolose di quelle americane? E se la Francia tentasse di tornare ora indietro, può illudersi di trovare ancora, fallito per sua colpa il piano europeo , l'aiuto americano che oggi e per vari anni le è necessario come il pane e la parola pane in questo caso è la sola appropriata?

Tutte queste considerazioni non impediscono tuttavia che la Francia cercherà di negoziare e di svolgere la sua politica di ripiegamento su nuove linee con la massima prudenza e circospezione, tenendo soprattutto conto delle difficoltà che potrà trovare nell'intero Paese. L'estrema sinistra francese, all'annuncio delle nuove istruzioni americane, ha subito cantato vittoria. I timori manifestati dai comunisti sull'iniziativa Marshall, si è detto, si stanno dimostrando, dopo pochi giorni, fondatissimi. Bidault ha commesso un imperdonabile errore; il piano Marshall si appalesa per quello che è: vuoi dire ricostruzione tedesca con priorità e a spese di quella francese, vuoi dire rinuncia alle riparazioni, vuoi dire la frontiera orientale nuovamente minacciata. Non solo la stampa ha attaccato il Governo su questo argomento, ma Duclos stesso nell 'Assemblea ha violentemente interpellato Bidault che ha dovuto difendersi con gli argomenti già noti assicurando che la Fra ncia non cederà.

E l'argomento del riarmo industriale tedesco e della sicurezza sono tali che possono facilmente far presa sulla massa francese che, ignorando quale sia la vera situazione della Germania distrutta, ricorda solo con non diminuito terrore che la Francia è stata invasa tre volte in meno di un secolo.

205 3 Non rin ven uta. 4 Con T. 11620/193 del 3 agost o il ministro Sforza comunicò ufficialmente a Coppini che, secondo l'aspirazione da lui manifestata, era stato trasferito a Zurigo come console generale. 5 Per la risposta di Zoppi vedi D. 268.
207

IL MINISTRO AD OSLO, RULLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9831/47. Osio, 22 luglio 1947, ore 13,45 (per. ore 7,30 ) .

Telegramma di V.E. 11002 1•

Governo norvegese non avendo avuto ancora dettagli circa reale estensione nuova politica americana verso Germania non può ancora definire proprio atteggiamento.

Ministro degli affari esteri mi ha detto ad ogni modo che questione interessa moltissimo suo Paese il quale , in linea di principio, non potrebbe che vedere favorevolmente reinserimento economia tedesca in area europea specie per quanto riguarda carbone e metalli.

Naturalmente per definire sua linea di condotta Governo norvegese dovrà tener presente eventuali possibilità ripercussioni per ripresa tedesca su futuro eventuale riarmo (mio rapporto n. 370/110 del lO febbraio scorso) 2 e data sua formazione socialista non potrebbe vedere di buon grado creazione in Germania di cartelli industriali privati quale potrebbe essere nelle intenzioni americane. Riservandosi ulteriori comunicazioni mi ha detto che avrebbe posto subito al corrente delegazione norvegese a Parigi nostra conversazione impartendo istruzioni tenersi m contatto con delegazione italiana per importante possibile azione in comune.


207 l Vedi D. 20 1. 2 Non pubblicato.

208

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SFORZA

FoN. s.N.D. 9820/441-442. Parigi, 22 luglio, 1947, ore l 5.

Stampa francese comunica da Roma che per ottenere adesione alcuni partiti ratifica trattato di pace Governo italiano si starebbe orientando verso ratifica accompagnata da riserva esplicita che trattato non diventa esecutivo se non dopo ratifica da parte U.R.S.S.

Trattato di pace è su questo punto assolutamente esplicito: esso non entra in vigore se non dopo essere stato ratificato dalle quattro grandi Potenze: ossia mentre è discutibile se nostra ratifica sia necessaria non è (ripeto non) discutibile che ratifica Russia è indispensabile perché esso entri in vigore: insistere da parte nostra su questo punto è superfluo.

È mio dovere fare presente che questa nostra riserva essendo superflua, e data atmosfera generale diffidenza che si è creata intorno alla nostra azione per questo affare ratifica, tutti si domanderanno quali reconditi disegni si nascondono da parte nostra dietro questa riserva.

Formula potrà essere ottima da punto di vista politica interna ma dal punto di vista internazionale essa rischia svalutare ratifica come a suo tempo nostre riserve hanno svalutato firma.

Va rilevato inoltre che con questa riserva fatta da noi ci togliamo possibilità : l) richiedere , dopo nostra ratifica e nel caso ratifica russa continui ritardare, ad alleati occidentali regolarizzazione formale nostra posizione internazionale anche dal punto di vista regime occupazione che mi sembrava invece fosse nostra intenzione richiedere.

2) Essa toglierebbe ogni base nostra richiesta essere ammessi O.N.U. e ad ogni altra organizzazione internazionale per cui nostro ingresso è subordinato entrata in vigore trattato. Già senza ratifica russa questo è difficile, ma se noi avremo fatta espressa riserva ratifica russa ci diventerà impossibile dire francesi , inglesi, americani che non ci si può opporre difficoltà che non deriva da nostra inadempienza. Da posizione creditori passiamo a posizione debitori.

È mio dovere riferire V.E. annunzio stampa di cui sopra ha già creato qui in ambienti «amici» impressione diffidenza: immaginiamoci quale ne sarà ripercussione Londra dove diffidenza verso nostra sincerità, come ella sa specie dopo sua conversazione con Bevin , è assai maggiore e radicata a tal punto che vien fatto domandarsi se in queste condizioni non sia addirittura meglio non ratificare che ratificare con riserve di cui nessuna nostra spiegazione potrebbe chiarire portata ma che possono togliere atto ogni valore internazionale 1 .


208 1 Per la risposta di Zoppi vedi D. 214.
209

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 2855/1475. Londra, 22 luglio 1947.

V.E. mi chiede se ho osservazioni da fare al rapporto dell'ambasciatore Quaroni trasmessomi in allegato al telespresso n. 44/2 l 221/c. del 4 luglio 1• Poiché esso è in gran parte superato, mi limiterò ad integrare quanto ebbi a suo tempo a far presente sulle reazioni britanniche alla proposta Marshall.

Come noto (mio telegramma n. 502)2 Bevin dava immediatamente rilievo alle parole del segretario di Stato americano in occasione del discorso pronunciato al banchetto offertogli il 13 giugno da questa Associazione della stampa estera, assumendo da questa parte dell'Atlantico una forte iniziativa intesa sia a dare impulso a congiunte provvidenze da parte degli Stati europei sia ad impegnare al massimo il Dipartimento di Stato, prima che correnti contrarie di opinione pubblica potessero spingerlo a ritornare sulle sue decisioni.

Le dichiarazioni di Marshall giunsero inattese a Londra. Ricordo quanto lo stesso Bevin mi dichiarava in materia il giorno stesso in cui le dichiarazioni gli furono note (mio telegramma n. 489) 3 , ciò che fa escludere consultazioni preventive sulla faccenda, a mio avviso superflue anche in merito alla opportunità di avvicinare in primo luogo la Francia, dato lo stato dei rapporti anglo-franco-americani. Mi pare viceversa ovvio che Marshall , pur rivolgendosi all'Europa, e soprattutto, come pare accertato fosse sua intenzione, a quella parte dell'Europa minacciata dall'influenza sovietica, dovesse prevedere questa affrettata presa di posizione di Bevin, giacché sarebbe stato ben strano che la Gran Bretagna non fosse la prima a mostrare di voler ascoltare un'occasione unica per assumere la leadership dell'Europa alla quale essa sola sembra poter oggi aspirare (mio telegramma n. 506)4 • Un'osservazione di dettaglio , ma che ha la sua importanza, è quella che questa iniziativa di cui Bevin non mancava di sottolineare subito il valore e di interpretare nel modo più estensivo la portata, gli offriva un'occasione unica per distrarre l'attenzione pubblica del Paese da una situazione economica, riflesso di quella internazionale, che espone tuttavia il Governo laburista a gravi rischi di carattere nazionale e di partito .

Credo che Bevin --come nessun'altra persona sennata in questo Paese -non abbia mai creduto nella finale possibilità di una collaborazione sovietica sul terreno della ricostruzione europea pur avendovi illogicamente ma ardentemente sperato. La Gran Bretagna sa che non si può contare in questo senso sull'Unione Sovietica , ma paventa gli inconvenienti che derivano da questa assenza. Persevera quindi nel tentativo di tenere le porte aperte perché, oltre tutto, tiene -ed a lei spetta,



2 Vedi D. 54, nota l.


3 Vedi D. 23.


4 Vedi D. 54.

malgrado certe illusioni francesi -ad un piano di mediazione, mai abbandonato, tra l'America e la Russia. In linea subordinata, Bevin deve anche mostrare di credere in questa aspirazione britannica per motivi di politica interna e di partito. Ciò non contraddice, se non in apparenza, le sue obbiettive vedute ed opinioni personali nei riguardi del comunismo e della Russia.

Ho già detto in altre circostanze, né vale la pena d'insistere sull'argomento tanto esso pure è ovvio, che nessun Governo britannico potrà o vuole allontanarsi dalla tradizionale linea del Foreign Office che è quella di avere ad ogni costo la Francia dal proprio lato. Di qui l'invito a due e la Conferenza a Parigi: è quasi una prima prova, questa, della recente alleanza che vuole essere, almeno nelle intenzioni britanniche, la ripetizione dell' entente cordiale.

Se avessimo potuto ratificare in tempo il trattato sarebbe stato a questo punto il turno dell'Italia. Bevin crede, è anzi convinto assertore del ruolo che ci spetta nell'Europa di domani. L 'opinione pubblica britannica, che si evolve con lentezza -né vi sono stati incoraggiamenti da parte nostra -se da tempo ha cessa to di esserci ostile, non consente al Foreign Secretary di forzare le cose a nostro favore, finché ci si possa rinfacciare la qualifica di ex nemico , né gli alleati minori sopporterebbero ancora delle discriminazioni a nostro vantaggio. Ma, a ratifica avvenuta, e con l'Italia rientrata in pieno nella comunità europea e virtualmente ammessa tra le Nazioni Unite, Bevin avrebbe potuto tranquillamente sostenere quella politica che più gli conviene. E tutti sanno che di questa politica è parte non secondaria l'Italia anche se nella gerarchia delle amicizie britanniche essa segue la Francia e non può essere anteposta all 'urgenza di ricostruire una sana economia tedesca.

Senza per nulla compromettere gli interessi britannici con degli impegni o delle promesse troppo onerosi o che riuscirebbero impopolari (penso ad alcuni gravi problemi tuttora insoluti, tra i quali principalmente quello delle colonie) Bevin contava dare atto a Parigi della parte che ci spetta e che la Gran Bretagna era ora pronta a riconoscerei, con dei riflessi per noi che, soprattutto in certe zone del Mediterraneo che più ci interessano, potevano avere incalcolabile valore. Vedo tutto il pericolo di un nostro orientarci, anche involontario o inavvertito, verso un'illusoria politica di concorrenza con l'Inghilterra nei confronti del mondo arabo, quando, dopo le nostre sventure, ripresentarci a braccio di questo Paese potrebbe forse incutere quel rispetto che ricade inevitabilmente sugli amici dei potenti : perché sarebbe pericolosa illusione credere che nelle aree di nostro immediato contatto l'avvento americano succeda sic et simpliciter alla pretesa decadenza inglese del resto deprecata, se appena intravista, più che ogni altro dal Dipartimento di Stato.

Mancata la tempestiva ratifica, si deve esclusivamente alla personalità di Sforza se a Parigi ne siamo usciti con onore, restando rinviata, ad occasione che potrebbe farsi attendere, una rientrata più conveniente.

Passiamo agli Stati satelliti. Si sapeva qui, e si crede averne le prove, che tutti indistintamente gli Stati satelliti desideravano ardentemente di essere presenti a Parigi (mio telegramma n. 513)5 . Ci si era chiesti se la Russia avrebbe consentito


questa partecipazione e si era sperato , e forse creduto, che la Cecoslovacchia (mio telegramma n. 560)6 e qualche Paese ancora sarebbero intervenuti come «occhio di Mosca». Ma, come sembra tradizionale in Russia, i sospetti del Cremlino hanno colpito in primo luogo gli amici.

È possibile che questo atteggiamento, giudicato brutale a Londra (mio telegramma n. 583)7 sia dovuto puramente alla volontà di sabotare una iniziativa occidentale.

In realtà Mosca teme di essere portata, collaborando. sulla via delle concessioni alle quali la spingerebbero, una volta sulla china , i suoi urgenti problemi interni e l'attrazione che innegabilmente continua ad esercitare l'Occidente su tutti indistintamente gli Stati satelliti. Interviene anche la preoccupazione di vedere assorbite nel piano Marshall le risorse dell'Europa orientale che la Russia ha ormai ipotecato inquadrandole nel suo piano quinquennale e che troverebbero problematico compenso nei vantaggi di una promessa , incerta assistenza americana. La soluzione indiretta e di passaggio del problema tedesco, escogitata a Washington sotto la nuova formula della collaborazione europea, ostacola implicitamente i piani russi, pur non essendo detto ancora che questo passaggio difficile, ma obbligato, della ricostruzione europea non abbia a risultare insuperabilc. Finora, oltre alla Francia, né Londra, né Washington hanno mostrato di sapere progredire verso la meta sospirata.

L 'atteggiamento riservato dei Paesi scandinavi. quello più deciso dell' unione Benelux, era scontato sin dai primi giorni. Quella che invece, malgrado la messa a punto di Bevin , non sembra definitivamente acquisita è l'esclusione della Spagna. dati interessi reciproci che non sfuggono ai più inveterati avversari di Franco.

Non credo ancora --· e spero di essere nel vero --che si stia delinea ndo irreparabilmente un blocco occidentale, altrettanto temibile del blocco orientale. Sono invece persuaso che, se a Parigi nascerà qualche cosa di buono --· e per essere buono deve soprattutto essere rapido -si sbarazzerà il terreno persino da certe ritrosie. Allora forse, salvata la faccia con una formula e visto il tornaconto, anche la Russia potrebbe uscire dalla sua intransigenza senza impegnarsi incondizionatamente.

Intanto, quanto più forte l'opposizione russa al piano Marshall, tanto più insistenti si fanno qui le speranze di un possibile accordo commerciale anglo-sovietico nonostante le scoraggianti difficoltà che esso presenta. Con quello sorprendentemente accaparrante stretto di recente con la Svezia e la posizione di netto vantaggio nei Paesi satelliti, Mosca potrebbe sentirsi più sicura per affrontare la prova, che le ripugna, di una solidarietà europea, di una avventura cioè fuori del suo mondo. Non c'è che da metterei sulla buona via per attirare gli incerti: perché dopo trent'anni di esperienze di cui man mano si scopre l'amarezza, il fenomeno russo è soprattutto di ostinata incertezza .


209 6 Vedi D. 127. 7 T. 9388/583 del 12 luglio , non pubblicato.

209 1 Indirizzato a Londra , Washington e Bruxelles, ritrasmetteva il D. 88. 209 5 T. 8044/513 del 18 giugno, non pubblicato.
210

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 635/2228. Parigi, 22 luglio l 947 (per. il 31).

Le cosidette nuove istruzioni al generale Clay riguardo la questione tedesca 1 , hanno gettata un 'ombra grave sulla Conferenza dei Sedici.

Couve de Murville, fedele alla tattica francese di far sempre credere agli altri che «tout va bien dans le meilleur des mondes», mi ha detto che si tratta di idee americane che erano ben note e che la loro formulazione proprio in questo momento era dovuta a ragioni di puro carattere burocratico: «il generale Clay aveva le istruzioni del 1945, è venuto il momento di cambiarle ed ecco le nuove istruzioni». Non è certo con questa calma olimpica che la cosa è stata presa dall'opinione pubblica francese.

Si dice qui, in ambienti altri che il Quai d 'Orsay, che dietro il piano Clay ci sia una proposta, fatta dal Consiglio tedesco del commercio estero della Bizona, di creare una compagnia di finanziamento industriale, avente a disposizione un capitale di un mezzo miliardo di dollari che anticipi i fondi per l'aquisto di materie prime alle industrie tedesche che ne fanno richiesta : munita di questo volano di circolazione, l'industria tedesca si farebbe forte di mettere a disposizione del resto dell'Europa occidentale tutto quello di cui essa ha bisogno per la sua rimessa in marcia. La notizia è certamente esagerata: lo è certamente in quanto non basterebbe per questo un mezzo miliardo di dollari: ma qualche cosa di vero ci deve essere: il minimo di vero che ci deve essere è che gli americani debbono essere arrivati alla conclusione che se si vuole rimettere in posto l'Europa, col minor costo possibile per il contribuente americano, è sulla Germania che bisogna far centro: l'Europa ha bisogno di carbone, di acciaio e di macchine: il centro di tutto questo è stata sempre la Germania, la Ruhr, l'attrezzamento dell'industria tedesca: è molto più razionale, più perfetto di molte altre industrie europee, la siderurgia francese fra le altre ; volere, per ragioni di sicurezza , o anche d'interesse, spostare tutto questo dalla Germania ad altri Paesi, ritarda la ricostruzione europea che costa di più: siccome questo è, in gran parte, anche vero, non è, ritengo, necessario arrivare a presupporre delle macchinazioni complicate tedesco-americane: gli americani ci sono probabilmente arrivati per conto loro in base ad un esame accurato della situazione di fatto. È questo, secondo me, il significato delle dichiarazioni di Acheson , ma pubblicate in ritardo.

Come ho spiegato alla S.V. col mio telegramma n. 436-437 2 le istruzioni Clay sollevano due ordini differenti di questioni: il primo, più immediato , è la questione della produzione di carbone della Ruhr: il che si presenta , secondo i francesi (ma qui ritengo le loro informazioni sostanzialmente esatte) come una questione anglo-americana. Gli americani trovano che gli inglesi non sono stati capaci di rior


210 l Vedi DD. 203 e 206. 2 Vedi D. 203.

ganizzare il lavoro delle miniere : hanno impasticciato con l' idea della socializzazione; hanno voluto fare degli esperimenti di gestione sindacale diretta, ma non si sono preoccupati che se si vuole che i minatori lavorino bisogna dar loro da mangiare (e gli inglesi non hanno saputo organizzare i rifornimenti), bisogna rimettere a posto il macchinario e mettere la direzione delle miniere in mani capaci. Gli americani hanno fatto il primo passo: hanno assicurato all a Germania 300 mila tonnellate di grano al mese: adesso è agli inglesi di fare il secondo: abbandonare ogni idea di socializzazione , ridare le miniere alle antiche direzioni, rinfrescate con qualche aggiunta di tecnici e, se necessario , di macchinario americano . Ossia in parole povere abbandonare il monopolio inglese della Ruhr a cui gli inglesi si attaccano disperatamente, e passare in larga misura la gestione delle miniere ai tedeschi ed agli americani, con qualche vaga forma di controllo superiore.

All'invito americano di mandare il generale Robertson a Washington, gli inglesi hanno risposto con varie formule dilatorie: gli americani da parte loro hanno risposto, se le parole di Truman sono state riportate esattamente della stampa francese, che se non si raggiungesse un accordo sulla questione del carbone della Ruhr, sarà molto difficile che il piano Marshall possa essere discusso quest'anno.

I francesi sono d'opinione che gli inglesi sanno benissimo che alla fine essi dovranno cedere: vogliono semplicemente farsi pagare: e intendono farsi pagare con la riduzione del loro contributo alle spese di mantenimento della Bizona che, attualmente, sono divise in parti uguali fra inglesi ed americani; il che è un peso troppo grosso per il bilancio britannico. I francesi dicono di essere poco interessati alla questione -non escluderei anzi che vedono di buon occhio questo intervento americano che può aprire la via ad una internazionalizzazione della Ruhr, che è il sogno dei francesi --ma intendono appoggiare gli inglesi per quel tanto che è necessario per avere il loro appoggio per l'altro gruppo di questioni che li interessa, questo, in prima linea: ossia la ricostruzione della siderurgia tedesca.

Le istruzioni al generale Clay parlano di riportare la produzione tedesca a 14 milioni di tonnellate d'acciaio: questo è il colpo mortale a tutto quello che doveva essere il piano Marshall francese che, riprendendo le tesi di Bidault a Mosca , voleva portare, si, al massimo possibile la produzione tedesca di carbone della Ruhr ma a condizione che la giunzione fra il minerale di ferro francese e il carbone tedesco si facesse non più nella Ruhr, ma in Francia.

Qual'è l'atteggiamento inglese in tutto questo affare? È stato evidentemente l'oggetto della conversazione Bevin-Bidault. Secondo i francesi i due sono perfettamente d'accordo: ma qui mi permetto di non credere affatto a quello che dicono i francesi . Lo stesso discorso di Bevin a Morpeth, il 19, e di cui la stampa francese ha fatto tanto scalpore, in sostanza non dice niente di preciso: dice soltanto una bella frase che «la ricostruzione della Germania dovrà essere intrapresa dopo la ricostruzione generale dell'Europa » che, come tutte le frasi , può essere differentemente interpretata. Noi ci dimentichiamo infatti che la decisione di riportare la produzione della Bizona a 14 o 12 milioni di tonnellate di acciaio, non ricordo adesso esattamente la cifra, è una decisione comune anglo-americana. Comunque sarebbe bene che noi cercassimo di sapere quello che è, su questa questione, il reale pensiero inglese.

I francesi dicono, naturalmente che non accetteranno mai: ma possono farlo? That is the question. Francesi, inglesi e noi ci troviamo tutti e tre, più o meno, nella stessa situazione; se gli aiuti americani non arrivano prima della fine dell'anno, tutto va a gambe all'aria: e non è questa la situazione ideale per trattare. Per i francesi però la questione è particolarmente grave perché questo sfondo tedesco del piano Marshall è l'arma più grossa di cui dispongono i comunisti, all'interno, per attaccare la politica dell'attuale Governo : arma che ha tuttora una enorme risonanza nel francese medio. Sul piano teorico i francesi potrebbero parare al colpo facendo una brusca rivolu zione in direzione di Mosca: ma è questo possibile? I russi non si contenterebbero, credo, di un cambiamento di indirizzo dell'attuale Governo, vorrebbero, per dargli fede, proba bilmente un governo con Thorez presidente del Consiglio: e questo oltre tutte le complicazioni di carattere internazionale provocherebbe anche, certamente, uno scompiglio enorme sul piano interno. È più probabile quindi che i francesi , alla fine, finiscano per mandare giù la pillola contentandosi di qualche palliativo che potrebbe essere l'annessione della Sarre, l'internazionalizzazione della Ruhr ed una precisa garanzia militare americana o qualche cosa di simile.

Intanto, come prima misura , i francesi cercano di fare il possibile perchè il piano dei Sedici eviti la questione tedesca: la loro tesi, giusta del resto giuridicamente, è che le questioni tedesche sono di competen za del Consiglio dei quattro ministri degli esteri: che basare il piano M a rshall sulle istruzioni Clay equivarrebbe a dichiarare che la futura Conferenza di Londra è già fallita (come infatti essa è da considerarsi già fallita).

In questa via, anche se il concetto fondamentale è del tutto contrario, essi sono secondati dalle idee dei Paesi minori . Cosa vogliono essi infatti? Limita re il piano dei Sedici ai bisogni immediati dell' Europa e rimandare a più tardi lo studio di un piano di ricostruzione generale. Essi dicono per la Germania : la produzione tedesca di acciaio si aggira attualmente sui 3 milioni di tonnellate annue; prima di discutere di portarla a 14 milioni, vediamo di portarla a 7 cioè il plafond su cui sono già d'accordo tutti e quattro gli occupanti: più tardi si vedrà. Per questo , gli Stati minori sembrano abbastanza sicuri del fatto loro: essi ritengono che le difficoltà di fare un piano di qu attro anni porteranno, alla fine dei conti , francesi ed inglesi ad accettare le loro idee.

Cosa fa cciam o n oi in questa complessa faccenda?

Bisogna che noi teniamo conto che, specialmente per il fatto dei fr ancesi e per il fatto dell 'isterismo dell'opinione pubblica francese, sulla questione tedesca, anche se non del tutto probabile, è certo possibile che tutto il piano dei Sedici vada in fumo . Non in sede di negoziati di Parigi perché qui , comunque, una formula che soddisfi tutti la si può sempre trovare : ma il giorno in cui il piano europeo sarà sottoposto agli americani i quali possono benissimo dire: non va, esso va rifatto centrato sulla Germania. In questa eventualità, siccome in mancanza di un piano europeo è per noi vitale di poter avere, come Italia , una certa misura di aiuto americano è necessario ed opportuno che noi dimostriamo senz'altro che se non si arriva ad un accordo su questo punto non è per colpa nostra. A questo ordine di idee risponde del resto perfettamente il suo telegramma diretto a Washington.

Però ci rendiamo conto di quello che questo significa sul piano internazionale? Il piano Marshall , visto sotto la luce delle istruzioni a Clay, è la ricostruzione della industria , convertibile ai fini bellici dell'Europa, centra to intorno alla rinascita dell 'industria pesante tedesca .

Ossia è la cosa più anti-russa -e polacca, cecoslovacca, jugoslava -che si possa immaginare: esso e presume il fallimento della Conferenza di Londra, e se adottato, rende praticamente inutile di convocare la Conferenza di Londra. Significa in altre parole rompere tutti i ponti con Mosca. Ella sa che, secondo me, questo è già fatto: ma siccome ella mi ha ripetuto che desidera, e giustamente, fare ogni sforzo umanamente possibile per non rompere i ponti con l'Oriente, è mio dovere avvertirla che questa nostra presa di posizione, specie se essa diventa di pubblica ragione, è una mina che fa saltare per aria quei pochi resti traballanti di ponte che ci si può ancora illudere che restino in piedi, specialmente poi se dovessimo essere noi i primi o i soli a pronuciarsi apertamente in questo senso, prima che si siano pronunciati francesi ed inglesi, i quali probabilmente, proprio per questa ragione, eviteranno a pronunciarsi.

Il parere dei nostri tecnici è che noi, per nostro interesse, dobbiamo essere favorevoli a questa ricostruzione della Germania : ma che dovremmo essere anche favorevoli ad una internazionalizzazione della Ruhr, per essere più esatti, ad un controllo internazionale dell a Ruhr di cui anche noi facessimo parte, il quale ci assicuri, pagandola bene inteso, una partecipazione adeguata alla produzione di carbone e di acciaio della Germania. A questo credo, ci si può arrivare negoziando abilmente.

Noi abbiamo fatto sapere a Washington che siamo favorevoli alle idee americane sulla Germania: era una mossa necessaria ed abile, a condizione, ripeto , che non venga gridata sulla pubblica piazza. Abbiamo anche iniziati dei sondaggi presso le varie capitali minori per sapere che cosa ne pensano e per vedere quali possibilità esistono di un fronte comune: ci saranno delle difficoltà, perché, su altri punti, non so se e fino a che punto le loro idee coincidono con le nostre. Ma nella lista dei Paesi da consultare di cui al telegramma n. Il002/c. 3 non vedo menzionata Londra. Con Londra ora è difficile parlare prima della ratifica, ma se le notizie che vengono dall'Italia sono esatte si tratterebbe solo di giorni : perché su questo affare l'atteggiamento di Londra è decisivo: se Londra è nell'ordine di idee americano , non c'è dubbio che la Francia dovrà mollare: se invece Londra intende resistere la cosa diventa un pachino, non molto, più complicata.

Alla fine dei conti dovranno finire per mollare Francia ed Inghilterra; ma per mollare negozieranno, e negoziando otterranno qualche cosa. Ed è qui che è la grossa differenza fra noi e gli altri Stati minori: essi hanno pochissimo bisogno, molti di loro almeno, dell 'aiuto americano: e quindi si possono permettere il lusso di aderire alle idee americane per la Germania senza negoziare: noi non siamo nella stessa situazione , noi abbiamo un bisogno disperato dell'aiuto americano, bisogna quindi che noi negoziamo. Sta bene che noi diciamo agli americani che condividiamo le loro idee sulla Germania: ma non facciamo un gesto a vuoto e trattiamo. Non ci dimentichiamo che per l'adesione alla politica del libero scambio, francesi ed inglesi si sono fatti pagare dei miliardi: noi siamo i soli che l'abbiamo data per niente. Non ci ripetiamo.

Uno dei punti più gravi della nostra situazione economica è che oggi noi non possiamo più, come per il passato, comperare in Germania carbone acciaio e molti


210 ·1 Vedi D. 20.1.

altri prodotti pagandoli colla nostra produzione ortofrutticola: ora prima di aderire senz'altro alle tesi americane, negoziamo questo punto, emettiamolo giù fermo , in maniera che gli americani non possano poi piantarci in asso come hanno fatto tante volte . Se gli americani entrano in questo ordine di idee, e ce lo mettono giù ben chiaro per iscritto, o qualche cosa di equivalente, allora va bene, andiamo pure avanti diritto per la strada tracciata dal telegramma suddetto. Ma se gli americani restano nel vago, come è possibile, ci conviene, credo, restare sulla linea di «saremmo favorevoli se... »: e negoziamo invece con i francesi e con gli inglesi, separatamente o insieme secondo le possibilità, in modo che il giorno in cui essi dovranno negoziare a Washington il loro mollamento, essi debbono negoziare insieme a noi e anche per noi e non ciascuno per conto proprio e noi finire per restare fuori con un bel pugno di mosche in mano.

Come applicazione immediata, bisognerebbe che nelle discussioni che avranno luogo, in proposito, nei vari comitati. e specialmente in quello della siderurgia, in cui provvidenzialmente non siamo, noi ci tenessimo un po' da parte, ci limitassimo, in un primo tempo almeno , ad una enunciazione dei nostri bisogni: nel frattamento dovremmo negoziare di tutta la questione tedesca a Londra, Washington, e Parigi: prima di tutto per sapere, cosa di cui siamo disperatamente ignari, quello che effettivamente pensano inglesi ed americani , e per vedere poi cosa possiamo avere a nostro vantaggio appoggiandoci alle varie parti a seconda che ci convenga. Il periodo delle belle frasi si è chiuso: adesso si tratta di negoziare e di negoziare duro; non bisogna che ce lo dimentichiamo.

211

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 636/2229. Parigi. 22 luglio 1947 (per. il 31 ) .

Ritengo opportuno accompagnare il rapporto del ministro CampiIli 1 che lumeggia aspetti della Conferenza che sono venuti tratteggiandosi dopo la sua partenza, con alcune considerazioni di carattere politico.

È ormai chiaro che i partecipanti vanno dividendosi in due gruppi, da una parte i franco-inglesi e dall'altra Benelux alle cui idee molto si avvicinano gli scandinavi ed altri Stati minori . Questa divisione non è tanto dettata, come poteva sembrare al principio. dall'impressione di trovarsi di fronte ad un piano definito anglo-francese che essi cercano di imporre agli altri, quanto da una diversa impostazione del problema e soprattutto da diverse esigenze.

Gli altri , se mi si permette di così chiamarli, in realtà non hanno bisogno di aiuto americano, nel senso in cui ne hanno bisogno Inghilterra, Francia e noi: hanno bisogno, e nemmeno tutti, di una certa garanzia di accesso a certe materie


prime, che hanno la possibilità di pagare e non sono gran che interessati ad una riorganizzazione dell'economia europea: sono già organizzati loro , almeno entro certi limiti , ed una vera riorganizzazione dell 'economia europea creerebbe loro limitazioni e concorrenze: sono più che altro interessa ti ad aprirsi dei mercati. Per cui essi preferirebbero una limitazione nel tempo e negli scopi del piano. La tesi Benelux potrebbe essere così riassunta , almeno a quanto dicono i suoi rappresentanti a Parigi: tutta l'industria europea lavora al di sotto delle sue possibilità produttive : è ad una media fra il 65 e il 70'% delle sue possibilità: limitiamo il nostro studio a quello che è necessario per permetterle di lavorare al IOO'Yo: sarà già un grosso passo avanti; non ci preoccupiamo adesso di sviluppi ulteriori di produzione, di aumento del tenore di vita: un piano di questo genere non riusciremo mai a farlo nello spazio di un mese e mezzo: limitiamoci a dare agli americani le linee generali del lavoro ulteriore : il piano lo faremo dopo , con tutta calma.

Diverso l'atteggiamento degli anglo-francesi. Bisogna soprattutto tener presente qual'è per loro la genesi del piano: inglesi e francesi , al pari di noi , essendo arrivati al fondo delle loro disponibilità dollari , si trovano nella necessità di chiedere nuovi prestiti a Washington: seccava loro di presentarsi ancora una volta come petenti, e accettare o subire le condizioni americane: preferiscono presentarsi a Washington come parte di tutto un gruppo che chiede.

Inglesi e francesi vogliono un piano d 'insieme, e un piano di quattro anni: perché? Inglesi e francesi , sia pure in varia misura, sono pianifica tori: vogliono quindi presentarsi a Washington con un piano e fare accettare agli americani l'idea della pianificazione. Secondo, e forse più importante: essi vogliono legare l'America ad un piano d' assieme, il cui criterio basilare dovrebbe essere quello di arrivare in quattro anni a risolvere il problema della bilancia dei pagamenti: vorrebbero così evitare di dover ogni anno ricominciare a tendere la mano agli americani --che richiedono concessioni sempre crescenti ---e vorrebbero poter dire agli americani e forse ancor di più ai loro Paesi: dopo quattro anni è finita, saremo sulle nostre gam be, non avremo più da domandare l'elemosina. Gli inglesi ritengono che in America ci sia una forte tendenza a limitare il piano di aiuto ad un anno solo: che già non sarebbe facile per il loro carattere il principio del piano quadriennale: sa rà impossibile se ci presentiamo noi stessi con un piano di proporzioni assai ridotte.

Questa è una prima scelta che ci tocca a fare, siamo noi per un piano a lunga scadenza o per un piano a portata tanto breve da poter difficilmente essere chiamato un pia no? A prima vista sembrerebbe che i nostri bisogni ci portino piuttosto a schierarci con quei Paesi la cui situazione è più simile alla nost ra , ossia Francia ed Inghilterra.

Premesso questo, una questione si presenta: se si fa un piano , come lo vorrebbero gli inglesi, un piano di quattro anni, che mediante un aumento di produzione, razionalizzata sul piano europeo, permetta all'Europa occidentale di risolvere il problema della sua bilancia dei pagamenti, questo piano sarà il risultante dei bisogni di ogni singolo Stato: come si tratterà allora con l'America? Tratterà ogni Stato singolarmente, ricevendo il suo soccorso a condizioni sia pur leggermente differenti, oppure si tratterà in blocco e l'aiuto americano verrà dato ad un complesso di Nazioni con una specie di istituto permanente che si occuperà della sua distribuzione e della sua esecuzione? I francesi ritengono che gli americani intendono, una volta accettato il piano, trattare individualmente con ogni singolo Stato ed impegnarsi seperatamente con ognuno di essi. Può essere che abbiano ragione: noi non sappiamo niente delle intenzioni di Washington. In linea di principio mi sembra però che noi dovremmo essere per trattare in nome collettivo. Nelle nostre dichiarazioni programmatiche noi siamo andati più avanti di tutti nelle nostre affermazioni della necessità di creare una Europa occidentale: se vogliamo che questo non sia pura retorica bisogna che siamo coerenti con noi stessi e cerchiamo quindi, perlomeno, di mantenere al piano un suo carattere permanente collettivo. Questo del resto, mi sembra, dovrebbe essere anche il pensiero di Londra: non è secondo me pura coincidenza fortuita che proprio in questi giorni è giunta una delegazione del Gruppo federalista del Parlamento britannico per incontrarsi con l'analogo gruppo francese: i discorsi pronunciati ed alcune delle conversazioni generiche a cui sono stato presente, mostrano, specie da parte inglese, un desiderio di andare molto avanti : dopo quello che abbiamo detto in sede di dichiarazioni non potremmo tirarci indietro: sarebbe sconfessare il ministro degli esteri.

Della questione tedesca, che è la più grave faccio oggetto di un rapporto a parte2 : le altre singole questioni vengono elencate nel rapporto Campilli. Quello che desidero è attirare una volta di più la sua attenzione sull'aspetto politico del problema.

Ho l'impressione -e non sono il solo ad averla -che, fino ad ora, in Italia ci siamo occupati di più dell'aspetto formale che di quello sostanziale del problema. Ci siamo preoccupati più del fatto materiale di prendere parte alla Conferenza dei Sedici, e di prendervi parte in condizioni-di parità, che non di quello che significava la nostra adesione: almeno questo è quello che risulta dalla lettura della nostra stampa e delle dichiarazioni fatte alla nostra stampa. Invece si tratta di un atto politico della massima importanza: il piano Marshall è una coalizione anti-russa, difensiva ed offensiva, questo dipende dagli americani, noi ci siamo entrati e non si torna più indietro: ossia, per essere più chiari, la sola altra alternativa che teoricamente potremmo avere è quella di entrare nella coalizione russa con tutte le conseguenze di politica interna ed estera che questo comporta. Mutatis mutandis esso corrisponde alla nostra adesione al patto di acciaio. Noi, i francesi e gli inglesi possiamo, pour la galerie dire quello che vogliamo sul nostro desiderio di mantenere i nostri contatti con l'Oriente: è tutto rubbish. Noi, i francesi, e gli inglesi possiamo gettare tutti i ponti che vogliamo, sono parole: i nostri ponti potranno essere qualche cosa solo il giorno in cui i russi ed americani vorranno gettarsi, loro, dei ponti: ma allora si serviranno dei ponti loro non dei nostri: oggi noi tre, e figuriamoci gli altri, non contiamo più assolutamente niente: siamo altrettanto liberi di fare quello che vogliamo, quanto Io sono l'Ungheria e la Polonia: la forma può essere differente la sostanza è la stessa: diciamo quello che vogliamo a scopo di cortina di nebbia all'interno: ma per carità non ci crediamo, vediamo le cose come esse sono: siamo già su di un pericoloso piano inclinato, e per di più insaponato: non ci aggiungiamo anche gli occhi bendati. L'unica cosa che si può -e si deve ---dire a nostra giustificazione storica è che la nostra decisione non è di oggi: noi eravamo già nella zona americana, nel sistema americano: ci siamo entrati per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, 1'8 settembre 1943, quando la nostra situazione geografica ci ha portati a capitolare ad Eisenhower. Se abbiamo potuto


illuderci che così non fo sse è stato solo perchè il conflitto russo-americano si è delineato solo progressivamente e i freni si sono stretti solo negli ultimi mesi.

È inutile baloccarci di illusioni: noi siamo un satellite degli Stati Uniti, non solo noi s'intende; questo i russi lo sanno meglio di noi, lo sapevano da un pezzo: è inutile di sperare di addolcirli con delle piccole piroette: potranno avere qualche effetto all'interno ma nessuno con i russi. Il problema che ci si presenta è un altro: vogliamo noi stare nella zona americana per sempre o vogliamo tentare di svincolarcene, nella misura in cui questo sia possibile, un giorno. Suppongo, anzi sono certo, che questo è il nostro desiderio. Ora soli a questo non ci potremo mai arrivare: forse ci potranno arrivare insieme Francia Inghilterra ed Italia con tutto il contorno degli Stati minori e con la Germania occidentale.

La nostra politica estera, per tre anni, è stata ossessionata dal trattato di pace: e non vogliamo uscirne fuori. Per noi tutto è Trieste, Pola, Briga e Tenda, la flotta, le colonie: e non ci rendiamo conto che così facendo, in un momento in cui il mondo è dominato dal conflitto di questi due colossali imperi , queste nostre preoccupazioni sono proprio le discussioni dei monaci di Bisanzio alla vigilia della capitolazione. E tornando, come facciamo con monotonia, a parlarne sempre e con tutti , non solo stiamo diventando dei seccatori intemperali, ma diamo l'impressione di essere maledettamente sfasati.

È di questa possibilià di svincolare un giorno l' Europa occidentale dalla strett a americana, di trovare per lei, sia individualmente che in blocco, un'altra alternativa che quella di passare dal blocco americano al blocco russo , che si tratta. Il piano Marshall è oggi, per tutti noi la formulazione della soggezione americana: se bene adoperato, se adoperato sapendo che cosa si fa e che cosa si vuole, fra qualche anno può darci una relativa indipendenza. Ma per questo bisogna manovra re bene, e soprattutto manovrare in stretto contatto con Parigi e con Londra che sembra --per Parigi lo posso assicurare -in fondo vogliono la stessa cosa.

La delegazione qui è senza istruzioni: per le questioni singole essi sanno quali sono i nostri bisogni immediati, i nostri interessi e quindi possono regolarsi; m a per l'impostazione generale delle questioni, non è possibile lasciare una responsabilità così grave a delle personalità isolate. Tutte le questioni formano un insieme: non è questione di tecnici è questione politica, ci vogliono delle deci sioni : sono delle decisioni che superarno anche i poteri del ministro degli esteri: ci vogliono delle decisioni di Gabinetto : si tratta di tutta l'impostazione della politica italiana, e per un periodo abbastanza lungo.

Non ci dimentichiamo che tutto il lavoro della Conferenza dei Sedici è molto il compito di Pierino : qui a Parigi, ad un accordo si verrà, non ne dubito: il guaio sarà quando il nostro piano sarà sottoposto agli americani. Non mi si venga a dire che gli americani non sanno quello che vogliono: potranno essere incerti sui dettagli , ma sulle linee generali lo sanno certamente: e protremo ancora non sapere se daranno e quanto daranno : ma a che condizioni daranno essi lo sanno certamente. L'intervento duro e diretto sugli affari tedeschi sta là a dimostrarlo.

Francesi e inglesi, su qualche punto d'accordo, su altri punti in disaccordo cercano evidentemente di arrangiare il piano in modo da avere la parte più grossa della torta americana, ed in modo da difendere al meglio i loro interessi: contro questi tentativi, inevitabili , potremo meglio difenderci manovrando d 'accordo con gli Stati minori , )ad dove i nostri interessi sono concorrenti con i loro : ma sulla questione centrale, come difendersi dalla eccessiva ingerenza americana, come un giorno liberarsene, è principalmente con Londra e con Parigi che dovremo intenderei: perché non saranno di troppo, per questo, le forze di noi tre messi insieme.

Bisogna dunque che il Governo italiano esamini tutte le questioni nel loro insieme e nella loro portata politica: che decida quello che vuoi fare. Una volta deciso questo, mentre la delegazione a Parigi cercherà di destreggiarsi in seno alla Conferenza, è necessario che la sua azione sia fiancheggiata e potentemente da una azione condotta a Londra, a Parigi, a Wa shington e presso le capitali minori dai nostri agenti diplomatici. A Washington perchè si tratta di sapere, e di sapere al più presto, quali sono le reali intenzioni degli americani: ciò è necessario perché, per l'eventualità che il soccorso collettivo non venga, dobbiamo !asciarci aperte le porte per un soccorso individuale : ma è anche necessario perché è solo sapendo le intenzioni degli americani che noi potremo vedere come piegarvici solo quel tanto che è indispensabile, senza però compromettere indefinitamente la nostra politica e il nostro avvenire. A Londra e a Parigi per concordare, il che è necessario, la nostra politica di svincolamento avvenire con loro: gli scopi sono identici, le possibilità limitate: presso le capitali minori possiamo dare ed avere consigli ed informazioni, persuadere, a volte insieme con loro a Londra e Parigi, a volte loro insieme a Londra ed a Parigi.

La Conferenza dei Sedici è realmente il nostro rientro nella politica, ma bisogna che ci rendiamo conto che questo rientro porta con sè anche delle responsabilità: e prima fra tutte la necessità di staccarci una volta tanto dai nostri piccoli problemi per renderei conto di quello che sta accadendo nel mondo.

211 l Non rinvenuto. 211 2 Vedi D . 210.
212

L'AMBASCIATORE A W ASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .O. 9913-9914-9931/554-555-556. Wa shington. 23 luglio 1947, ore 20. 18 (per. ore 16 del 24 ).

Suo Il 002 1 Mio telegramma per corriere O l O P e telespresso 171O del 16 u.s. 3

Come è noto a V.E., l'inizio di esecuzione della nuova politica americana in Germania (quale annunziata nelle istruzioni inviate al generale Clay già da me segnalate) ha subito un improvviso colpo arresto in seguito alle energiche proteste



2 Del 16 luglio, informava circa le istruzioni inviate al generale Clay, comanda nte delle truppe di occupazione americane in Germania , per l'a mministrazione dei territori occupati. Le istru zio ni definivano le linee della politica am ericana in Germania, che passava. secondo il resoconto di Tarchiani, «da una fase per così dire passi va orientata verso l'ins ta urazio ne di un regime di limitazi oni e controlli che assicurasse la impossibilità del risorgere del pericolo tedesco ( ... ) ad una fa se attiva intesa a creare in G ermani a le premesse politiche ed econ o mich e non solo per la rinascita del Pa ese, ma an che per radempimento da parte sua di una utile funzion e nella ricostru zione europea ».


3 Non rinvenuto.

del Governo francese. Al riguardo ques to amba sciatore Francia ha eseguito due pressanti passi, il 19 e 21 corr., presso sottosegretario di Stato e presso Marshall. Nei colloqui avuti Bonnet ha soprattutto messo in rilievo :

l) la difficilissima situazione del governo Ramadier (particolarmente di Bidault) att accato contemporaneamente dalla destra e dai comunisti, e probabili sue dimissioni con conseguente ritorno al potere dell 'estrema sinistra, se Governo americano non avesse so speso sue direttive circa ripresa industria pesante tedesca e fornito a Parigi in merito assicurazioni pienamente tranquillizzanti prima della seduta venerdì della Camera france se;

2) punto di vista fra ncese circa assoluta necessità subordinare e inquad rare lavori circa futuro Germania nel programma ricostruzione eu ropea quale sarà formulato dalla Conferenza Parigi ;

3) richiesta francese partecipare trattative anglo-americane per la Ruhr.

Governo america no, di fronte questa situazione e ritenendo essenziale evitare crisi attuale governo francese , mantenere piena cooperazione Francia a iniziativa Marshall, nonché stimol are possibilmente interesse francese a fusione propria zona Germania con quella anglo-americana , ha intanto ordinato al generale Clay sospendere note istruzioni. Sospensione riguarda essenzialmente industria siderurgica tedesca, ed infatti direttive per intensificazione produzione carbone Ruhr avranno piena attuazione. A tale ultimo rigua rdo dovrebbe essere annunziato ancora entro questa settimana un complesso provvidenze volte ad aumentare considerevolmente numero minatori tedeschi e accrescerne produttività mediante un ingegno so sistema di premi (speciali razioni e di stribuzione merci, con interessenza collettiva dei minatori ai profitti delle singole miniere da utili zza re acquisti all'estero ecc.).

In mie conversazioni confidenziali di questi giorni al Dipartimento di Stato sulle questioni tedesche ho opportunamente accennato direttive di V.E . di cui al telegramma di V.E. 11002 . Dirigenti Dipartimento di Stato ne sono stati molto interessa ti e mi hanno espresso loro viva soddisfazione per suoi lungimiranti propositi. Ria ssumo inoltre attuale punto di vista Dipartimento di Stato circa note proteste francesi e ripresa industriale Germania .

l) Il Governo francese (specie Bidault) è osse ssionato da preoccupazione per interessa mento americano e inglese a ricostruzione Germ ania occidentale e ciò sia per motivi di politica interna (spuntare effic acia arma delle opposizio ni co munista e gollista) e sia per timore rin ascit a forza eco nomica militare tedesca.

2) Il Governo francese peraltro non può non rendersi conto impossibilità ostacolare rinascita economica Germania senza impedire ripresa economica europea e far na ufragare piano Marshall.

3) Il Governo americano desidera facilitare per tutto quanto gli è possibile le attuali a rdue condizioni Governo francese onde impedire avvento di una situazione che possa ostacolare realizzazione dell ' iniziativa Marshall. Pertanto, con battuta d'arresto nella esecuzione delle istruzioni inviate a Clay, s'intende soprattutto creare a Ramadier e a Bidault la po ssibilità di superare queste difficili settima ne.

4) Il Governo americano rimane però della opinione -che è analoga a quella manifestata da V.E. -che sia indispensabile la ripresa del potenziale industriale tedesco , beninteso con tutte le salvaguardie intese a mantenere Germania pacifica e bene inquadrata in un sano ordine internazionale.

5) Gli Stati Uniti debbono necessariamente rimettere l'economia tedesca su sane basi, onde non perpetuare gli attuali oneri di amministrazione (almeno 700 milioni dollari all'anno). Il Congresso è risolutamente ostile a queste spese improduttive ed ha votato ora necessari fondi soltanto fino al marzo prossimo . Anche inglesi non reggono più sforzo economico finanziario necessario per la loro zona. Valorizzazione delle risorse tedesche è quindi una politica obbligata per questo Governo e anche per l'Inghilterra : vi si potranno cercare degli adattamenti per procurare venire incontro alle ragionevoli preoccupazioni francesi; ma non si potrà abbandonarla o capovolgerla.

6) Governo americano non ritiene che attuale reazione francese possa nuocere allo studio e conseguente realizzazione iniziativa Marshall di ricostruzione europea. La Francia si dibatte tra ardue difficoltà finanziarie e ha quindi necessità, come Inghilterra e Italia , di una rapida concretizzazione iniziativa Marshall.

7) Si nutre qui fiducia che, superato questo periodo difficile, la Francia si adatterà progressivamente ad una piena cooperazione internazionale cui è restia per vecchio nazionalismo, ma di cui non potrà fare a meno se vorrà aiuti America ed Europa: ciò che presuppone anche applicazione piano economico anglo-americano per la Germania, sia pure, ove necessario, con qualche attenuazione che si rilevi opportuna e con garanzie contro risorgere militarismo tedesco a danno Europa . A tale riguardo non escluderei che, quale garanzia alla Francia e all'Europa, Marshall riesumi noto progetto Vandenberg-Byrnes di una alleanza di quaranta anni tra Stati Uniti America Inghilterra e Francia, aperta ad adesione U.R.S.S. o prenda tra breve qualche altra iniziativa del genere.

In conversazione avuta ieri con Bonnet circa i passi da lui compiuti al Dipartimento di Stato per la questione tedesca egli ha confidenzialmente riconosciuto impossibilità prolungare indefinitamente attuali condizioni economiche Germania occidentale. Egli si rende conto notevoli difficoltà per il Governo americano, dato anche noto spirito di economia e umori frondisti del Congresso, di continuare per parecchio tempo a sostenere gli attuali imponenti oneri finan ziari per semplice amministrazione Germania, che rischiano di essere accresciuti dall'annunziata intenzione inglese addossare agli americani maggior parte spese per la loro zona tedesca . D'altra parte Bonnet condivide noti timori Quai d'Orsay che dirigenti americani possano tendere a una futura utilizzazione della Germania occidentale in attiva funzione anti-sovietica e quindi alla sua messa in valore anche industriale sotto prevalente angolo dell' interesse militare. Egli prevede quindi che negoziati francesi con gli Stati Uniti d'America saranno aspri e difficili , anche per peggioramento relazioni russo-americane che, ove si stabilizzasse al livello attuale o peggio si accrescesse ancora, potrebbe rafforzare Marshall nella convinzione di rendere più efficiente difesa militare Europa occidentale a mezzo valorizzazione Germania.


213 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9915-9967/557-558. Washington. 23 luglio !947. ore 22 .32 ( per. ore 8 del 24 ) .

Seguito telegramma 524 1•

Comitato Consiglio sicurezza per ammissione nuovi membri ha 14 corr., dopo breve discussione generale, iniziato studio incartamento relativo note cinque domande rinvia te da Assemblea generale anno l 946 dedicandovi tutta scorsa settimana.

Lunedì 21 ha cominciato discutere domanda Albania, proseguendo ieri dibattito spesso aspro. Delegati vari Stati (Cina, Francia, Brasile, Australia e Belgio) che anno scorso appoggiarono domanda albanese ovvero si astennero hanno questa volta posto in serio dubbio «natura pacifica regime Tirana». Delegato Brasile, appoggiato da colleghi americano e francese, ha presentato proposta interrogare Governo albanese se intenda dar sollecita esecuzione a nota decisione Consiglio sicurezza di sottoporre a Corte internazionale sua «disputa» con Inghilterra per mine Canale Corfù che provocarono affondamento due siluranti inglesi. Delegato americano, appoggiato da inglese ed australiano, ha polemizzato vivamente con tesi delegato russo secondo la quale condotta, durante la guerra, degli Stati da ammettere all'O.N.U. dovrebbe costituire criterio giudizio del Comitato. Tali argomenti sovietici sono stati qualificati da americani «estranei e irrilevanti ai fini discussione».

Secondo confidenze fatte dal delegato brasiliano presso il Comitato per ammissione nuovi membri, lunedì scorso egli venne avvicinato (probabilmente alla pari di altri colleghi) dal delegato russo il quale gli suggerì di farsi promotore dell 'ammissione in blocco degli Stati che hanno presentato domanda. Il brasiliano, come anche altri, ha declinato la proposta ritenendo che alcuni Stati (ad esempio l' Albania) non offrono le garanzie richieste dall'art. 4 statuto O.N.U.

Stesso delegato ha accennato alcune obiezioni elevate nella seduta del 14 corrente, durante fase discussione generale, da delegati siriano australiano e sovietico circa presa in esame nuove domande (ossia Ungheria, Italia, Austria e Romania), per asseriti ostacoli e difficoltà tecniche e giuridiche che avrebbero reso prematura discussione nel momento attuale. Al riguardo brasiliano ha confermato migliori intenzioni appoggiare nostra domanda quando sarà discussa dopo pace Ungheria, basandosi anche su argomento che trattato di pace non è ancora entrato in vigore per circostanze del tutto indipendenti da buon volere Italia. Richiamo al riguardo miei telegrammi 509 e 5142 .

Mi riservo trasmettere verbali seduta 14 corrente, se sarà possibile attenerli presso O.N.U.

2!3 1 Dell'Il luglio , con il quale Tarchiani aveva comunicato la data dell 'esame delle domande d'ammissione all'O.N.U. 2 Vedi DD. 160 e !68.

212 1 Vedi D. 201.
214

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

L. PERSONALE. Roma. 23 luglio 1947.

Permettimi alcune osservazioni sui tuoi 441 e 442 1 , a proposito dei quali allego anche un telegramma di Carandini relativo all'articolo pubblicato dal Times 2 .

Le accuse di machiavellismo che ci vengono fatte sono del tutto fuori luogo. Non ci si può infatti accusare di fare della politica , come ognuno ha sempre fatto e sempre farà , a difesa dei propri interessi. Non vedo perchè dovremmo rinunci are ad una riserva che è suggerita non da machiavellismo, ma dalla elementare saggezza e prudenza del buon padre di famiglia. Tu mi insegni che le situazioni mut a no e che non si devono chiudere definitivamente gli spiragli verso il futuro che, appunto in mutate situazioni, possono consentire di far passare soluzioni vantaggiose.

Non mancano recenti esempi di errori commessi per aver seguito un a diversa via. La rinuncia formale alle Convenzioni del '96 (cui io solo ero contrario) fatta per ottenere in cambio una ripresa di relazioni diplomatiche, neppure piene, con la Francia, fu uno di codesti errori: se non lo avessimo commesso, tu saresti ugualmente a Parigi giacché non è pensabile che la Francia sarebbe rimasta !"unica Potenza a non riprendere relazioni con noi neanche di fa tto e la rinuncia sarebbe stata inserita nel trattato che ancora non è entrato in vigore! E non abbiamo salvato né Briga né Tenda, ecc. Di questi errori ne sono stati commessi altri, ma questo di non condizionare la ratifica sa rebbe il più grave. L'opinione pubblica se ne rende anch'essa conto e il Parlamento se ne è preoccupato e di riflesso anche gli Alleati. Gli americani ci hanno fatto infatti sapere che non intendono premere in alcun modo, e gli inglesi sono venuti attenuando alquanto le loro insisten ze (certo dietro pressioni di Washington e pour cause!).

Non entreremo all'O .N.U., dici tu, ma se si rispdtano le regole del giuoco, non ci entreremmo nemmeno con la nostra ratifica sino a che mancherà quella sovietica non potendo il trattato entrare in vigore, e se non si rispettano le regole ci entreremo anche senza trattato se questo farà comodo a qualcuno. Quello che possiamo ottenere non lo otterremo per amore altrui, e tanto meno per forza nostra, ma per la forza delle cose. E poi se non entriamo tanto presto , che male c'è? Eviteremmo tanti guai da te in più occasioni segn alati!

lo sono del parere che non è il caso --tanto più in una situazione come l'attuale --di sacrificare i nostri interessi al timore di vedere qualcuno indispettito solo perchè facciamo il nostro sacrosanto dovere di difenderli. D 'altra parte la colpa non è nostra. ma dell'U.R.S.S.: se Mosca ratifica sse, la situazione muterebbe radicalmente e cadrebbe evidentemente ogni ragione di riserva.


214 I Vedi D. 208.


2 T. s.n.d. 9789/606 del 21 luglio, con il quale Carandini riferiva di aver fatto un passo a titolo personale presso Sargent per con testare !"interpretazione data dal Times, nell 'editoriale « ltaly a nd the peace Treaty>>, alla politica dell'Italia nella questione della ratifica.

Ti allego copia di un appunto da me mandato al ministro 3 non appena ebbi conoscenza della formula proposta dal gruppo democristiano e ormai -a quanto sembra -già superata4 .

215

IL CONSOLE GENERALE AD OTTAWA, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. RISERVATO 9982/72 . Otta wa, 24 luglio 1947, ore 16,34 (per. ore 10,30 del 25 ).

Questo sottosegretario di Stato per gli affari esteri mi ha oggi convocato per informarmi che Governo canadese è venuto nella determinazione aprire Roma una legazione e chiedere gradimento Governo italiano per ministro Jean Desy, uno dei più anziani e stimati diplomatici carriera, professore di diritto internazionale e ministro in Belgio Olanda e Rio de Janeiro , che trovasi attualmente Ginevra come rappresentante canadese Conferenza profughi. Desy uomo grande cultura è sincero amico dell'Italia ed ha vivamente desiderato sua nomina a Roma.

Dipartimento degli esteri desidera nello stesso tempo conoscere se Governo italiano intenda aprire ad Ottawa una legazione e chi designi come ministro. Ministro canadese Roma non presenterà però per il momento credenziali finchè non avvenuto deposito ratifica trattato di pace ed altrettanto dovrebbe essere fatto per ministro italiano Ottawa che avrà tuttavia rango e titolo ministro plenipotenziario. Unica ragione tale riserva risultami essere fatto ambasciatore d'Inghilterra a Roma non ha tuttora presentato le credenziali.

Dipartimento degli esteri sarà grato risposta cortesemente sollecita e prega ogni riservatezza finché rispettive nomine ministri non definitivamente concordate 1•

216

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 9973/452-453 . Parigi, 24 luglio 194 7, ore 21 (per. ore 8 del 25 ) .

Stoppani, che ha visto Clayton Ginevra , mi ha detto averlo trovato nel complesso molto scontento andamento lavori Conferenza Sedici. Secondo lui Paesi europei non si rendono conto che accoglimento Congresso progetto aiuto Europa dipende in gran parte da possibilità dire ad americani che qualche cosa di nuovo è



4 Per la risposta vedi D. 251.


avvenuto in Europa: che per ora nulla fa supporre che Conferenza Sedici riesca porre su nuove basi relazioni politiche economiche Stati europei fra di loro.

Clayton si è in particolare mostrato estremamente contrario attuali sistemi contingentamenti e restrizioni che non rispondono piani ricostruzione lunga veduta ma semplicemente perpetuare attuali paratie stagne e valutazione arbitraria monete. Ha avuto parole particolarmente dure per Alphand che considera uno dei pilastri questo sistema che sta conducendo Europa rovina.

Ritiene che principio sfruttare al massimo risorse Europa per ridurre al minimo richieste ad America sia sano ma che sua applicazione effettiva richiede come base prima stabilizzazione principali monete europee e adozione sistema che permetta libera circolazione merci e monete fra vari Stati europei .

Clayton ha diviso Stati Europa in tre categorie:

l) Inghilterra e maggior parte Stati minori che hanno bilancio interno in ordine, moneta praticamente stabilizzata e che hanno solo, in differente misura , difficoltà per acquisti all'estero: li ha definiti come leggermente malati;

2) Grecia e Turchia che sono sotto regime speciale aiuti per quanto concerne America;

3) Francia e Italia che considera gravemente malate a causa instabilità bilancio, instabilità politica, caos monetario: a favore Italia sta fatto che essa a differenza Francia ha lasciato ancora largo margine iniziativa privata: si è mostrato però preoccupato tendenze vincolismo che gli vengono segnalate come ancora prevalenti amministrazione; ha tenuto, sembra, dare impressione che difficilmente aiuto americano potrà essere dato ad Italia e Francia senza serie garanzie ordine monetario e bilancio statale.

Stoppani ha avuto impressione che questa distinzione voglia significare che in caso accettazione piano Marshall americani intendano poi trattare a differenti condizioni a seconda che Paesi interessati si trovino in uno di questi tre gruppi.

Per eventuali ulteriori contatti con Clayton e suo personale qui sarebbe necessario che questa ambasciata e delegazione siano informate conversazioni da lui avute Roma con varie personalità italiane.


217 .

L 'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

T. 9980/560-561. Washington, 24 luglio 1947. ore 22,57 (p er. ore 10,30 del 25 ) .

Mio telegramma 554 e seguenti 1• Com'è noto nelle settimane scorse a Londra hanno avuto luogo conversazioni tra inglesi e americani per discutere questione relativa fusione economica relative


zone Germania e intensificazione produzione carbone bacino della Ruhr, quali preliminari a un convegno anglo-americano che avrebbe dovuto aver luogo a Berlino e cui sede americani desideravano fosse invece Washington.

In seguito a colloquio avvenuto lunedì scorso tra Bevin e ambasciatore Douglas varie divergenze sarebbero state appianate, da parte inglese essendosi sembra rinunziato a voler discutere in convegno suindicato sia revisione amministrazione e alimentazione delle due zone sia richiesta che Stati Uniti assumano subito 80% (anzichè attuale 50%) dei relativi oneri finanziari.

Inglesi hanno inoltre accettato sede Washington per riunione che Dipartimento di Stato si augura possa aver luogo al più presto, e che dovrebbe essere limitata esame dei metodi migliori per aumentare produzione carbone della Ruhr da attuarsi prima del prossimo inverno (richiamo al riguardo parte finale telegramma 554).

Per quanto riguarda poi note proteste e richieste francesi, risulta che, in seguito segnalato colloquio Marshall-Bonnet, questa ambasciata Francia ricevuto assicurazioni da Dipartimento di Stato circa partecipazione della Francia ad una conferenza con America ed Inghilterra da dedicarsi all'esame del futuro livello industria pesante tedesca.

Dipartimento di Stato, con proposta tale conferenza, intenderebbe dare al Governo Parigi, oltre che soddisfazione prestigio, prova buona volontà americana di porlo direttamente al corrente in modo completo del programma di Washington e Londra per ripresa economica tedesca e di calmare note apprensioni Parigi specie circa rinascita militare Germania.

Questo Governo si sforzerà volentieri venire incontro alle ragionevoli preoccupazioni francesi mediante opportune garanzie, ma sempre nel quadro della politica «obbligata» degli U.S.A. verso Germania quale descritta nel mio telegramma n. 555.

Riferirò ulteriormente.

214 3 Appunto segreto del 21 luglio, non pubblicato. 215 l Sforza rispose con tre telegrammi (n. 11615/57 del 3 agosto, n. 12215/62 del 15 agosto e n. 12564/64 del 22 agosto) con i qu ali comunicava il gradimento per il ministro Desy, l'istituzione della legazione ad Ottawa e la nomina a ministro plenipotenzia rio dello stesso Fecia di Cossato. 217 l Vedi D. 212.
218

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. l 0039/571. Washington. 25 luglio 1947, ore 22,04 (per. ore 11,45 del 26).

Mio telegramma 560 1•

Oggi anche al Dipartimento di Stato si diceva che Bevin verrebbe probabilmente qui verso 15 agosto prossimo per conversazioni con dirigenti americani circa realizzazione iniziativa Marshall: ciò che ovviamente implica anche esame problema ripresa economica tedesca. In relazione con tale notizia correva voce eventuale più

o meno contemporaneo arrivo qui di Bidault.

D 'altra parte, ad accrescere difficoltà Dipartimento di Stato, autorità militari americane in Germania hanno qui inviato forti proteste per improvvisa sospensione


direttive impartite al generale Clay (mio telegramma 554 e seguenti)2 e per non essere state tempestivamente informate note assicurazioni date da Dipartimento di Stato alla Francia, che complicano ovviamente programma concordato, dopo molte difficoltà, da capi anglo-americani in Germania.

218 1 Vedi D. 217.
219

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .D . !0036/616. Londra, 25 luglio 1947, ore 22,30 (per. ore 8 del 26).

Riepilogo punti essenziali colloquio avuto ieri con ambasciatore dell' U.R.S.S.

l) Egli ha lamentato deterioramento rapporti italo-russi conseguente nostro generale orientamento politico . Gli ho osservato che in realtà non si trattava di atti politici ma di necessità economiche irricusabili da parte di un Paese che di tutto mancando deve pur provvedere alla sua sopravvivenza prendendo aiuto dove gli è liberamente offerto e partecipando ad ogni prospettiva di riorganizzazione europea atta a correggere il suo isolamento economico . Tutto ciò si conciliava perfettamente con la nostra volontà di mantenere i più ampi contatti con l'Est come dimostrano i nostri numerosi accordi in atto e in preparazione. Zarubin ha ribattuto con insistenza che simili contingenti necessità economiche non dovevano degenerare in orientamenti politici esclusivi dei quali, senza esprimersi esplicitamente, pareva voler sottolineare il pericolo. Su tale argomento è nuovamente tornato al termine del colloquio pur premettendo che si trattava di sua preoccupazione personale.

2) Circa informazioni di cui ai miei telegrammi 600 e 601 1 mi ha precisato che si rivolgeva a me (e non a Roma) nella sua qualità di delegato supplente per le nostre colonie onde ottenere quei chiarimenti che questa ambasciata ha correntemente fornito in occasioni analoghe ai vari supplenti, pur restringendo ora la sua richiesta ad una esposizione dell'attuale situazione economica delle nostre colonie quale risulta a noi nei riflessi della nostra economia e di quella delle popolazioni locali. Avrebbe anche gradito quelle osservazioni politiche che potessero meglio lumeggiare l'argomento. Così stando le cose credo che codesto ministero potrebbe utilmente farmi avere un memorandum aggiornato in cui si riepiloghino obiettivamente i vari motivi , aspetti e conseguenze della situazione economica e politica che si è venuta a determinare nei vari comprensori come esito di un regime di occupazione di cui non si vede la fine. Nella imminenza della riapertura delle discussioni simili memorandum potrebbero essere presentati per correttezza e con nostro vantaggio a tutti e quattro i supplenti2 .



219 I Vedi D. 198.


2 Per la risposta su questo punto vedi D. 406.

3) Zarubin non ha naturalmente potuto rispondere alla mia domada circa il carattere e la durata dell'attuale atteggiamento dilatorio russo in materia ratifica trattato. Mi ha osservato che stava all'Italia decidere la questione poichè deposito delle ratifiche dei Quattro doveva suggellare e non precedere la ratifica italiana. Ha aggiunto che in ogni caso lo stato di incertezza in cui l'Italia si trovava oggi a questo riguardo era in fondo più addebitabile all'America che alla Russia . Il che dimostra che non è privo di qualche informazione abilmente utilizzata. Gli ho ovviamente ribattuto che l'America aveva ratificato e la Russia no.

218 2 Vedi D. 212.
220

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNTO. Roma. 25 luglio 1947.

La Direzione generale affari politici si permette attirare l'attenzione di V.E. sul telegramma di Londra n. 612 1 col quale l'ambasci ato re Cara ndini riferisce il testo autentico della risposta data da Bevin ai Comuni ad una interrogazione rivoltagli in merito alla ratifica del trattato da parte dell 'Italia.

Il ministro Bevin ha detto che l' Italia avendo firmato dovrebbe ratificare «e permettere quindi alle altre Potenze di cercare di dare esecuzione a questo trattato» .

Come ben noto , in base all'art. 90 il trattato non può entrare in vigore senza la ratifica sovietica. La rispost a data da Bevin può lasciar supporre tuttavia che, una volta ottenuta una ratifica italiana non condizionata, ossia non subordinata anche a quella sovietica, da parte inglese ci si proponga, come già prospettato in precedente appunto 2 , di cercare di darvi esecuzione. L'ostacolo giuridico dell 'art. 90 potrebbe essere facilmente girato prospettandosi l'opportunità di incominciare, da un punto di vista pratico , a mettere in esecuzione -in via provvisoria -il trattato fra i Paesi che lo hanno ratificato, riservandone il definitivo perfezionamento formale e giuridico a quando si sarà avuta· anche la ratifica sovietica. Non mancano esempi di condotta analoga se non identica: si pensi alle frontiere orientali della Germania!

È bene non trascurare questa possibile eventualità perché da essa deriverebbero immediatamente tre conseguenze tutte perniciose:

l) il trattato entrerebbe in vigore con la nostra ratifica e senza quella sovietica e dovremmo eseguirlo prematuramente precludendoci quelle possibilità di miglioramenti che tuttavia sussistono o che potrebbero presentarsi o accentuarsi col passare del tempo;

2) pur non essendo chiari i motivi sul ritardo sovietico la nostra cooperazione alla messa in atto del trattato a favore degli altri Alleati e senza la ratifica russa potrebbe assumere un aspetto anti-sovietico;


220 l Del 25 luglio , non pubblicato. 2 Appunto segreto del 21 luglio, non pubblicato.

3) il Governo verrebbe accusato dall'opinione pubblica di essersi lasciato gwcare.

Ritengo quindi ancora più che mai necessario che la nostra eventuale ratifica sia espressamente condizionata.

221

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATA A PARIGI

T. S.N.D. 11254/369. Roma. 26 luglio 1947, ore 13,15.

Per Campi/li.

Clayton mi ha fatto sapere che se la delegazione alla Conferenza ha suggerimenti od osservazioni sull'andamento delle cose sia nel nostro che nel generale interesse, egli sarà lieto averne notizia purchè la cosa rimanga segreta.

Ognuno di tali messaggi dovrebbe essere inviato a me che avrei mezzo comunicarlo a lui finchè resterà Europa cioè circa 15 agosto.

222

L'AMBASCIATORE A MOSCA , BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 1811 /31 0. Mosca, 26 luglio 1947 1 .

Mi riferisco al mio telespresso n. 1800/305 del 23 corrente2 che parte con questo stesso corriere, e lo metto in relazione al telespresso n. 22626 del 17 corr. di codesto Ministero che mi comunica la nota del Governo sovietico relativa al Congresso di Parigi , e la nostra risposta 3 . Questa risposta non chiude le porte a nostri rapporti politici c commerciali con l'U.R.S.S. ma nemmeno si può dire che le tenga spalancate; perchè, pur contenendo nella sua conclusione l'espressione generica del desiderio di integrare gli accordi di Parigi con altri accordi o intese che rispondano agli interessi italiani, non fa tuttavia cenno in modo particolare all'U .R.S.S ., alla quale la nota è, pur tuttavia , diretta.

Penso che gli ampi, prudenti termini della nota così inviata si prestino eccellentemente per innestarvi un passo più preciso nei riguardi dell'Unione Sovietica, e che tale passo sia oggi opportuno.



2 Non rinvenuto.


3 Non pubblicato: ma le due note sono ai DD. 137 e 181.

Come ho ripetutamente comunicato -da ultimo col telespresso cui mi riferisco

non sono mancati da parte nostra passi e dimostrazioni di buona volontà, riguardanti l'avviamento di relazioni economiche con questo Paese. Esse risalgono almeno al 15 gennaio 1946, data di una precisa nota verbale dell 'ambasciatore Quaroni a questo Governo4 , seguita poi da tutta una serie d'inviti. Finora la risposta è stata elusiva, anzi direi negativa , senza nemmeno l'aggiunta di una specifica motivazione. Determinante di questa attitudine è un malcontento politico, cui ho più volte accennato. Senza dubbio esso col tempo finirà col diventare preoccupante, tanto più se lo si mette in relazione con una analoga ostilità della Jugoslavia, se è vero che il ministro Bebler ha potuto qualificare recentemente «poco amichevoli» i rapporti del suo Paese con l'Italia (telegramma da Washington ritrasmesso da codesto ministero n . 1181/C del 12 corrente5).

Non è qui il caso di ricercare le cause e i rimedi di tale situazione: ciò significherebbe analizzare e definire tutta la politica estera sovietica e la nostra. Ciò che in via immediata mi pare si debba e si possa fare, si è di eliminare ogni dubbio sulla chiarezza della nostra linea di condotta nei riguardi dell'U.R.S.S.

A tale proposito, bisogna riconoscere che la nostra incondizionata adesione alla Conferenza di Parigi ci potrebbe essere domani rinfacciata da parte sovietica come un abbandono di quella politica di riavvicinamento economico, che fino ad allora potevamo sostenere di avere condotto. L'attuale tentativo di organizzazione europea, colla netta divisione di zone ch'esso ha approfondito, non può non prestarsi ad una plausibile interpretazione in questo senso, se non è contradetto almeno da dichiarazioni categoriche in senso contrario.

Ho visto ad esempio che l'on. Togliatti in un discorso a Torino il 6 luglio ha rimproverato al Governo di avere allacciato rapporti commerciali con molti altri Paesi , senza nulla fare con la Russia. Una tale affermazione, di per sé, potrebbe essere frutto semplicemente di errata informazione; ma acquista una particolare rilevanza , precisamente in quanto avviene nel momento in cui noi sembriamo sempre più orientati verso un blocco occidentale di carattere esclusivo.

Di qui a mio avviso la opportunità di un atto che dissipi in modo categorico ogni possibilità di equivoco e riaffermi che noi, malgrado il cosidetto piano Marshall, siamo sempre disposti a trattare accordi economici con l'U. R.S.S. Un tale atto, nello stesso tempo, non dovrebbe essere fatto in modo tale da apparire un aut-aut posto alla Russia, nel quale caso inasprirebbe i sovietici e apparirebbe più un mezzo per bloccare la strada alle trattative, che una manifestazione di buona volontà.

Pare a me che la forma migliore di un simile atto potrebbe essere una pubblica dichiarazione del ministro degli esteri (alla Assemblea costituente o in una intervista) la quale, rettificando le dichiarazioni dell 'on. Togliatti, ricordasse la nota del 15 gennaio l 946 ed i successivi ripetuti passi degli ambasciatori Quaroni e Brosio ; rilevasse il silenzio sovietico di fronte a tali passi, e dichiarasse chiaramente che, pur partecipando per evidenti ragioni di necessità economica e di pacifica collaborazione alla Conferenza di Parigi, l'Italia è tuttora e sarà disposta a trattare coi sovietici per ampi accordi di natura economica e commerciale, non ritenendo le


222 4 Vedi serie decima, vol. III, D. 87. 5 Non pubblica to, ritrasmetteva il D. 167.

due cose affatto incompatibili. Tale dichiarazione, evidentemente darebbe modo a me di rinnovare un passo qui, rimettendone in via ufficiale copia a questo Governo .

Oppure, potrei io qui , con una nota verbale o anche con un semplice appunto, richiamare la nota del I 5 gennaio 1946, ricordare ugu almente i passi successivi, e conchiudere nello stesso senso: riconfermando in modo molto amichevole la validità delle nostre offerte, anche dopo e malgrado la Conferenza di Parigi.

La prima forma mi sembrerebbe preferibile, perchè più elastica, non darebbe in alcun modo l'impressione di voler chiudere le conversazioni, e lascerebbe aperta la strada ad ogni ulteriore intervento.

È probabile che il Governo sovietico continuerebbe, almeno per ora a promettere di rispondere e a non rispondere, trincerandosi nel suo negativo silenzio: in tal caso, la chiarezza della nostra condotta varrebbe almeno al fine di precisare le future responsabilità. Se poi rispondessero prima o poi affermativamente, tanto meglio .

Mi sarà gradito conoscere il pensiero della S.V. al riguardo 6 .

222 l Manca l'indicazione dell a data di arrivo.
223

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, E AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR. C. E./30. Parig i, 26 luglio 1947 1•

L'on . Tremelloni nell a sua permanenza a Roma presenterà ed illustrerà verbalmente una relazione sui lavori della Conferenza dall'inizio ad oggi. Mi limito perciò a mettere in rilievo alcuni particolari aspetti della situazione e mi permetto richiamare l'attenzione della S.V. e dei colleghi del Governo per avere in tempo le necessarie istruzioni.

l Comitati tecnici nominati dal Comitato di cooperazione hanno finito la prima fase dei loro lavori ed i questionari relativi sono già stati inviati ai vari Governi con l'invito a far pervenire le risposte entro la mezzanotte del 3 agosto. Questa «fretta» di chiudere entro la data fissata del 31 agosto i lavori della Conferenza, se trova giustificazione nella necessità di mantenere l'impegno pubblicamente preso e più ancora di poter presentare in tempo le conclusioni all 'America per ottenerne gli invocati aiuti, può anche rispondere a talune particolari esigenze che tendono a fare del piano Marshall uno schermo di singoli interessi nazionali . Per quanto il lavoro proceda a tappe forzate non vedo come si possa nel tempo stabilito redigere un programma ed un rapporto che risponda pienamente ai fini dichiarati , a meno che, come ho fatto rilevare in seno alla Commissione della bilancia dei pagamenti , non si voglia ridurre il compito del Comitato di cooperazione a quello di un ufficio centrale di statistica dei bisogni e delle risorse dei Paesi europei. La verità è che le affermazioni di una cooperazione europea sono rimaste finora nelle premesse della


Conferenza ed il programma dei lavori ha troppo risentito delle particolari vedute dei singoli Paesi e delle diffidenze ancora molto diffuse nell'ambiente del Comitato.

La Francia guarda al piano Marshall per inserirvi e mettere in marcia il piano Monnet e, preoccupata come è del rinnovamento e dello sviluppo degli impianti della sua industria pesante ha, nel campo industriale, imposto la limitazione delle indagini alla siderurgia. La fretta della Francia a concludere è forse per far avallare il suo piano di ricostruzione dagli altri Paesi europei prima ancora che America ed Inghilterra abbiano deciso definitivamente sulle sorti della Ruhr e della siderurgia tedesca.

Il gruppo Benelux che ha una attrezzatura industriale sufficiente alle sue capacità lavorative e che non si prospetta quindi un vasto programma di sviluppo e di rinnovamento , ha insistito per limitare il piano ad un breve periodo allo scopo di utilizzare subito il suo potenziale industriale prima ancora che la Francia possa aver messo mano <<all'ambizioso» piano Monnet.

Il gruppo scandinavo è sullo stesso piano del gruppo Benelux, con in più qualche riserva di carattere generale determinata da un più diretto contatto con la Russia. La Svizzera fa l'antesignana della politica !iberista: è l'abbiente che dovrebbe

entrare in una comunità di meno abbienti e di proletari.

L'Inghilterra finora non ha manifestato una opinione decisa. Sta per finire i fondi del prestito americano . Per attenerne dei nuovi meglio servirsi del piano Marshall che essere obbligati a rinnovare direttamente una ulteriore richiesta all'America.

Per quanto riguarda noi penso che non soltanto per esere conseguenti alle dichiarazioni fatte dal ministro Sforza, ma anche perchè è il nostro effettivo interesse, dobbiamo insistere più di ogni altro Paese per una soluzione integrale del problema europeo così come è indicato nello spirito e nelle parole della dichiarazione Marshall. Noi dobbiamo presentare all'America un programma di ricostruzione dell'economia europea . L'Europa deve dire all'America che cosa intende fare per risanare la sua economia e quale il contributo che i singoli Paesi intendono dare per integrare i bisogni e agevolare i compiti degli altri . L'America, secondo le esplicite dichiarazioni rese pubbliche, aiuterà soltanto in relazione alla dimostrazione che l'Europa vorrà e saprà dare della sua volontà di rinnovamento. Il rapporto finale dovrà prospettare un programma europeo nella concezione d ' insieme e nella distribuzione dei compiti, europeo non occasionalmente, e cioè per strappare aiuti immediati all'America, ma per avviare gradualmente e consolidare nel tempo una effettiva unità economica del Continente.

Un piano per il risanamento dell'economia europea non può perciò limitarsi a redigere un bilancio di quanto è necessario per soddisfare i bisogni dell'alimentazione o per potenziare la produzione agricola ed industriale, ma deve anche estendersi al campo commerciale ed esaminare le possibilità e le condizioni dei vari mercati di sbocco. Un Paese che deve tendere -come è dichiarato nelle premesse del questionario inviato ai singoli Governi ---ad equilibrare entro un certo periodo di tempo (quattro anni) la sua bilancia dei pagamenti, ad assicurare il massimo impiego delle sue forze di lavoro, ad elevare il tenore di vita della popolazione non potrà limitarsi ad accrescere la produzione e sviluppare la capacità di consumo del mercato interno, ma dovrà anche assicurarsi gli sbocchi all'estero della eccedenza della sua produzione agricola ed industriale. Questo problema è di particolare interesse per i Paesi che come il nostro hanno una struttura economica che poggia su una produzione agricola di qualità e su industrie trasformatrici di materie prime.

La necessità quindi di esaminare oltre agli aspetti produttivi anche quello commerciale risponde a mio giudizio ad una razionale impostazione del piano. Se questo concetto è accolto ne deriva di conseguenza la necessità di esaminare gli ordinamenti doganali come le norme che in ciascuno dei Paesi europei disciplinano il commercio estero e prospettare quelle modifiche e quelle soluzioni che più possono giovare allo sviluppo del commercio ed alla formazione di un mercato europeo. Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso vie diverse e più precisamente: a) con accordi multilaterali; h) con unioni doganali regionali; c) con unione doganale continentale.

Dirò in appresso, per le conversazioni avute con il francese Lacoste , ministro della produzione industriale e con Alphand, direttore generale degli affari economici del Quai d'Orsay e con il signor Hirschfeld , capo della delegazione olandese, quali siano le vedute della Francia e dei paesi del gruppo Benelux .

Per parte mia credo che dovremmo cercare di avviarci verso una politica di accordi multilaterali previe garanzie di ordine commerciale e valutario, non trascurando in pari tempo contatti, specie di carattere politico, per saggiare le effettive possibilità di unioni doganali, anche limitate, come quella che il ministro Sforza ha prospettato nei riguardi della Francia.

Naturalmente ogni indirizzo di politica economica e commerciale inteso a spostarsi dalle attuali basi di accordi bilaterali, dovrà seguire un criterio di gradualità nell'applicazione e dovrà essere sorretto da ordinamenti e da istituti internazionali intesi ad evitare nei diversi Paesi ripercussioni pregiudizievoli, specie nel campo della produzione e della occupazione come in quello monetario e finanziario.

È però possibile concepire la ricostruzione dell 'Europa senza la ricostruzione economica della Germania? Noi abbiamo un interesse particolare, data la complementarietà che è sempre esistita tra la nostra e la economia tedesca, a che questa possa nel più breve tempo risollevarsi.

Su questo punto tutti si dichiarano d'accordo in linea di principio . Le contrarietà sono notevoli specie da parte della Francia e non soltanto per quanto riguarda la questione della produzione dell'acciaio per quanto questa resti la questione più spinosa. Preoccupazioni esistono anche per la ricostruzione dell'ind.ustria chimica tedesca e ciò sia da parte della Francia come da parte del Belgio e dell'Olanda. Anche da taluni ambienti industriali italiani si teme che la ripresa di determinati settori dell'industria chimica tedesca possa compromettere od annullare le posizioni che in alcuni mercati la produzione italiana è riuscita a conquistare.

Un problema che pure finora è stato trascurato e che è fondamentale è quello del risanamento monetario e finanziario dei Paesi europei . Non è concepibile una politica di sviluppo, di scambio e di incremento della produzione se non si riesce a frenare il continuo slittamento delle monete ed a raggiungere con accordi internazionali una stabilizzazione di fatto che possa successivamente portare ad una stabilizzazione legale. La cooperazione degli Stati europei tra loro deve essere perciò guardata anche sotto questo profilo. Conseguentemente occorrerà concretare modi e forme perchè questa cooperazione europea si inserisca nei compiti e nelle funzioni del Fondo monetario e della Banca mondiale di ricostruzione. L'aumento nel volume degli scambi fra i Paesi europei, da tutti considerato come essenziale, non sarà possibile -è bene ripeterlo -fino a quando non si riuscirà ad assicurare la libera convertibilità delle monete.

Fissati così i termini di un piano europeo che miri unitariamente allo sviluppo della produzione, l'incremento degli scambi e il risanamento finanziario e monetario, sorge il quesito se l'applicazione di questo piano debba essere rimessa alla buona volontà dei singoli Stati o se invece non occorra dare vita ad un effettivo ordinamento internazionale con organismi centrali intesi a stimolare, coordinare e regolare quanto nel piano è stato programmato. Il quesito non può tardare ad essere risolto anche perchè , a mio avviso , bisognerà prospettare la tecnica e le forme dell'intervento americano che non possono essere dissociate -a mio giudizio -dal proposito di avvalersi di ogni opportuna occasione per stimolare il crearsi di una comunità europea. Occorrerà in sostanza dire se l'accertamento dei bisogni e la concessione degli aiuti dovrà avvenire in base a trattative dirette fra l'America e i singoli Stati, oppure se vorremo avvalerci del tramite di appositi organismi europei.

Su questi diversi argomenti ho avuto occasione, come vi ho detto, di parlare con autorevoli competenti del Comitato di coordinamento e con altre personalità . Il signor Alphand mi ha dichiarato che la Francia fa della questione della Ruhr e della produzione dell 'acciaio una questione pregiudiziale. La Francia non può in nessuna maniera consentire la ricostruzione di una industria pesante tedesca. Se questo l'America volesse imporci la Francia è decisa anche a ritirarsi dalla Conferenza per il piano Marshall.

L'Italia, dice il signor Alphand, ha tutto l'interesse a sostenerci, perchè noi potremo prendere impegni , sulla base delle conversazioni già in corso, a integrare i fabbisogni italiani di prodotti siderurgici e ad agevolare sul mercato francese il collocamento dei prodotti dell ' industria meccanica italiana.

Il ministro della produzione Lacoste è stato anch'esso molto esplicito in merito alla tesi francese sulla siderurgia. «Noi, egli ha detto, non possiamo consentire che la Germania ridiventi la maggiore produttrice di acciaio in Europa, perchè sarebbe preparare di nuovo la egemonia tedesca sul Continente . La Germania secondo gli accordi presi dalle quattro grandi Potenze può produrre fino a sette milioni di tonnellate di acciaio, oggi ne produce due soltanto , ha quindi un margine di cinque milioni da utilizzare per la sua ripresa industriale . La sicurezza della Francia e dell ' Europa è quella di trasferire sul territorio francese la più gran parte della produzione dell ' acciaio. Nessuno di noi pensa ad impedire la ripresa economica della Gennania, ma questa deve fondarsi sullo sviluppo delle industrie trasformatrici e non delle industrie di base».

Feci osservare che questa impostazione solleva dubbi e diffidenza specie nel gruppo Benelux che vede nella politica della Francia il proposito di voler avere essa in mano la chiave di quella egemonia che vuole strappare alla Germania. Non è con impostazioni nazionali che questi complessi problemi vanno risolti, ma nel quadro degli interessi europei. Quali argomenti la Francia può esporre per assicurare che la sua richiesta non è mossa da fini egemonici, ma soddisfa anche gli interessi di tutti i Paesi la cui economia è legata ad una più larga disponibilità di carbone e di acciaio?

Il signor Lacoste rispose dichiarando che il Governo francese è persuaso che una politica nazionale non può essere perseguita e che occorre indirizzarsi verso fom1e di più vaste solidarietà. Il Governo francese guarda con particolare favore una più intima intesa con l'Italia col proposito di preparare una unione doganale da estendersi alla Spagna, dopo che questa avrà risolto il problema del suo regime di governo in senso democratico. Questa unione doganale renderebbe più facili e più proficui gli accordi con il gruppo Benelux e con l'Inghilterra. Espresse infine il desiderio di tornare ad incontrarci per l'esame di questioni che interessano i nostri due Paesi.

Ho avuto oggi una conversazione con il capo della delegazione dell'Olanda che, di fatto , è anche il capo delle delegazioni del Benelux. Ho esposto per intero il mio pensiero circa la portata del piano che si dovrebbe redigere esaminandone gli aspetti commerciali, finanziari e monetari nel senso che sopra ho indicato .

Il signor Hirschfeld ha dichiarato di essere pienamente d'accordo ed ha soggiunto che nella mattin a aveva mandato un rapporto al suo Governo in cui erano esposte gran parte delle idee da me espresse. Egli in sostanza conviene che il piano Marshall deve presentare qualche cosa di nuovo e di effettivo per la ricostruzione europea e che si dovrà prevedere la formazione di Comitati o di organi centrali intesi ad assicurare l'applicazione del piano e a dar vita , in forma permanente, alla richiesta cooperazione.

Per la politica commerciale la delegazione del Benelux presenterà una proposta che tende a disciplinare i rapporti di scambio su basi multilaterali , proposta integrata dalla costituzione di un organo centrale che con la partecipazione finanziaria dell'America dovrebbe facilitare ai vari Paesi il regolamento dei saldi passivi delle transazioni commerciali agevolando così la stabilizzazione di fatto delle monete. 11 delegato del Benelux sulla base delle conversazioni con me oggi avute si è riservato di parlare con i delegati inglesi e francesi per accertare fino a quale punto le idee tra noi discusse e sulle quali ci siamo trovati d'accordo possano trovare il consenso delle altre delegazioni.

Nella prossima settimana il Comitato esecutivo dovrà discutere le linee generali del rapporto conclusivo e quindi le questioni di fondo che ho sopra indicate, verranno certo all'esame dei delegati.

La linea di condotta da seguire dalla delegazione italiana è stata da me riassunta in un fonogramma oggi inviato 2 e che può essere qui ripetuta come conclusione di quanto ho sopra esposto:

l) I questionari diramati non rispondono alle esigenze di un piano di ricostruzione. Sommare insieme i bisogni e le risorse dei singoli Paesi perchè gli Stati Uniti possa no continuare nel loro intervento assistenzia le, è fare più quello che chiedeva Molotov che quanto ha suggerito Marshall. Occorre redigere un piano di ricostruzione fondato nella cooperazione dei vari Paesi che attesti all'America la volontà di battere strade nuove avviando l'Europa alla forma zione di una vasta ed efficiente unità economica.

2) Il bilancio dei bisogni e delle risorse attuali deve estendersi al potenziamento delle capacità produttive dei diversi Paesi perchè gradualmente si utilizzino al massimo le forze di lavoro disponibili e si arrivi all'equilibrio della bilancia dei pagamenti.

3) U problema dello sviluppo produttivo non può di ssociarsi da quello dei mercati di sbocco. A Paesi che come il nostro fondano la loro economia sui prodotti dell 'agricoltura e delle industrie trasformatrici occorre assicurare degli acquirenti ai loro prodotti per metterli in condizione di pagare il grano, i grassi , l'acciaio ed il carbone di cui hanno bisogno .


4) Lo sviluppo degli scambi --che gli Stati Uniti particolarmente sollecitano -pone all'esame l'eventuale revisione dei regimi doganali, e quella della disciplina del commercio estero. Si accenna alla possibilità di unioni doganali nazionali , ed in particolare ad accordi su basi multilaterali. Sono, beninteso , impostazioni di principio: la applicazione non potrà non essere che graduale e con la necessaria assistenza di appositi organismi di carattere commerciale e finanziario intesi ad agevolare l'assestamento delle diverse economie nazionali .

5) Favorire la ricostruzione dell'economia tedesca per la tradizionale complementarità che questa ha sempre avuto con il nostro mercato. Per quanto riguarda i limiti di questa ricostruzione ed in particol~re il problema della Ruhr dovremo lasciare che le tesi in contrasto trovino fra loro un componimento senza assumere noi una parte decisa salvo a seguire le discussioni -specie sul piano politico per trame ogni possibile vantaggio per i nostri rifornimenti di carbone e di acciaio .

6) L'aspetto finanziario e monetario del piano europeo deve essere esaminato come elemento basilare del riassetto economico. La intensificazione degli scambi fra i Paesi europei non può prescindere dal risanamento monetario e dalla libera convertibilità delle monete . Le soluzioni dovranno essere studiate nello spirito degli accordi di Bretton Woods e d'intesa con il Fondo monetario e con la Banca internazionale.

7) Tendere alla formazione di organismi centrali europei per l'applicazione del piano. Questa non può essere lasciata alla buona volontà dei Paesi aderenti. Gli accennati organismi dovranno formare il nucleo iniziale di una organizzazione europea permanente e loro primo compito dovrebbe essere quello di rappresentare tutti i Paesi aderenti nelle discussioni con l'America ed esserne tramite nella concessione e nella erogazione degli aiuti che questa vorrà dare .

Su diversi punti da me indicati gradirò avere le necessarie istruzionj3 .

222 6 Vedi DD. 285 e 400. 223 l Sull a copia conservata in Archivio manca l'indicazione della data di arrivo. 223 2 È il T . l O 116/458-459 trasmesso il 27 alle ore 18.45.
224

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL 'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T. S.N.D. 11297/111. Roma, 27 luglio 1947, ore 17,30.

A vendo Zarubin lamentato in un colloquio con Carandil)i 1 «il deterioramento rapporti italo-russi» , ho detto a Kostylev che noi desideravamo profondamente anche per la pace dell'Europa che i rapporti tra i due Paesi permettessero sempre le aspirazioni e speranze che formulai nel mio discorso di Parigi e poi il 25 alla Costituente.


Discussione ratifica finirà probabilmente mercoledì. Nella mia replica affermerò, contrariamente a vaghe critiche fonnulate dall'on. Nitti, in quanta stima teniamo valore e collaborazione di V.E. 2 .

223 3 Per la risposta vedi D. 226. 224 l Vedi D. 219.
225

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. ) ) 309/441. Roma, 28 luglio 1947, ore 15,30.

V.E. si è certo reso conto di quanta pertinacia e abnegazione presidente del Consiglio ed io abbiamo avuto bisogno per ottenere dall'Assemblea un'approvazione trattato di pace che stimavamo bensì necessaria al Paese ma che per quieto vivere potevamo rimandare.

Si è perciò che confido le sarà facile ottenere, dopo approvazione che sembra avrà luogo mercoledì o giovedì, quel caldo pubblico messaggio del Congresso con accenno a revisione legittima di cui al suo telegramma 51O1•

226

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N.D. l 1325/375 . Roma, 28 luglio 1947, ore 19.

Prego comunicare on. Campil/i quanto segue:

«Questionari trasmessi 1 sono stati oggetto di attento esame per loro impostazione, da parte ministeri tecnici e, per i problemi di carattere generale, sono state prese da Comitato ministri decisioni di massima che le verranno comunicate con primo mezzo non appena approvate da presidente del Consiglio. Mentre tecnici vari ministeri stanno elaborando risposte ai questionari sulla base di dati generali fissati in conseguenza di tali decisioni di massima reputo opportuno attirare attenzione V.S . su carattere assoluta riservatezza decisioni Comitato ministri sulle quali


11297/330. Per la risposta di Brosio vedi D. 228. 225 l Vedi D . 160. Per la risposta vedi D. 243. 226 1 Risponde al D. 223.

va imperniata azione delegazione italiana nelle prossime discussioni ed elaborazioni in sede vari comitati .

Nonostante estremo rigore e ristrettezza dei termini per la consegna delle risposte ai questionari, ministeri provvederanno a fornire tempestivamente dati necessari . Non posso tuttavia nascondere a V.S. che decisione adottata costì senza alcuna riserva da parte nostra delegazione -di fissare al 3 o 5 agosto limite consegna risposte pone in grave svantaggio i Paesi, come il nostro, che non sono promotori della Conferenza e non hanno preparato antemanu piani più o meno realistici od egoistici mentre per converso pone in condizioni di grande vantaggio , cui effetti non possono esser oggi interamente valutati, altri Paesi che tali piani hanno preordinato e forse cercano anche così di imporre come metodo e come programma all 'accettazione della Conferenza.

V.S. sa come -tra l'altro -taluni problemi basilari della ricostruzione europea -aumento produzione carbone tedesco e livello produzione acciaio in Germania --siano oggetto di aspra disputa e debbano esser affrontati in prossime riunioni anglo-franco-americane . Questi ed altri aspetti del piano europeo quale dovrebbe esser firmato a Parigi debbono indurre noi ad una grande cautela nel secondare la fretta altrui per non avallare scopi eventualmente non consoni nostri presenti interessi.

Mentre pertanto V.S. verrà messa in grado di conoscere nostri dati, dovrà ella giudicare quali potranno essere senz' altro forniti ai Comitati e quali con ampie riserve da sciogliersi posteriormente come meglio potrà convenirci a seconda dello sviluppo degli avvenimenti.

Quanto precede poi ha pa rticolari riflessi sul questionario della bilancia dei pagamenti, in relazione alla molteplicità delle voci che la costituiscono per noi e che non trovano riscontro in ma terie trattate da vari Comitati tecnici, onde in questo campo occorrerà fare ampie riserve e probabilmente presentare soluzioni alternative e condizionate.

Occorre d'altro canto tener ben presente che -quale che sia lo sviluppo e sorte elaborazione piano europeo in questa fase -lavori Parigi e dati definitivi che vi saranno acquisiti costituiranno base per qualsiasi ulteriore trattativa, collettiva, o singola di ogni Paese con Stati Uniti d' America, cui si dovrà sempre ricorrere.

Mentre riserv omi trasmettere ulteriori particolari istruzioni pregola tener conto quanto precede in suoi contatti prossimi giorni d'intesa con ambasciatore Quaroni»2 .

Personale per ambasciatore. Ringra zio V.E. suo rapporto 21 luglio3 che in parte almeno coincide mio pensiero . Sicuro che ella fornirà nostra delegazione ogni utile appoggio pregola continuare riferirmi.



3 Vedi D. 206.

224 2 Il primo capoverso del presente telegramma fu ritrasmesso in pari data a Londra con il T. s.n.d. 226 2 Campilli rispose con il T. 10223-10219/465-466 del 29 luglio spiegando le ragioni che avevano reso impossibile la proroga dei termini ed assicurando l'uniformità della condotta delle delegazione alle presenti istruzioni.
227

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANl , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 10183-10184/575-577. Washington, 28 luglio 1947, ore 19.52 (per. ore 13 del 29 ) .

Suo437 1•

Dipartimento di Stato subito interessato, ha affermato aver appreso solo da nostra odierna comunicazione orale questione lettera inviata a Bevin da governo repubblicano spagnolo e distribuita da segretario generale Conferenza Parigi a delegazioni partecipanti.

Funzionari dirigenti affari politici europei hanno al riguardo ricordato che Inghilterra e Francia, nell'assumere iniziativa in seguito a discorso Harvard, avevano di propria decisione escluso temporaneamente Spagna da inviti da esse diramati per Conferenza Parigi. U.S.A., come è noto, si erano volontariamente estraniati da detta Conferenza anche per non dar luogo critiche di volerne influenzare deliberazione. Conformemente tale linea di condotta Dipartimento di Stato intende restare completamente estraneo anche e su accennate richieste dei repubblicani spagnoli.

In seguito a conversazione presso Dipartimento di Stato si è tratta nuova conferma che direttive americane in questione spagnuola continuano a permanere quali indicate nei rapporti nn. 77 e 432, rispettivamente del 20 gennaio e 23 febbraio u.s. 2 .

Nell'osservare confidenzialmente che Assemblea dell'O.N.U. 1946 avrebbe agito probabilmente con eccessiva fretta nel decidere richiamo in blocco dei capi delle missio ni diplomatiche da Madrid, interlocutori americani hanno affermato che delegazione americana O .N.U. si opporrà acchè siano adottati nei riguardi della Spagna nuove repressive misure, quali rottura relazioni, sanzioni economiche, ecc. Al riguardo hanno rilevato che statuto O.N.U. non prevede misure del genere, salvo che Governo spagnolo avesse a costituire grave minaccia «per mantenimento pace sicurezza internazionale», ciò che non sarebbe il caso, a giudizio del Governo americano.

Quest'anno i capi partiti avrebbero d'altra parte confermato che opinione pubblica spagnola reagirebbe in senso del tutto opposto a intervento estero contro Governo di Franco.

Prevedevasi, da stessi interlocutori , che questione spagnola sarebbe comunque ritornata alla ribalta dell'O.N.U., ma ritenevasi che proposte di provvedimenti più severi contro Governo madrileno non sarebbero probabilmente dalla maggioranza state approvate.


227 I Con T. 11262/437 (r-Vashingron) 329 (Londra) del 27 luglio Fransoni aveva chiesto di sondare l'atteggia mento dei governi americano e britannico in merito alle segnalazioni pervenute da Parigi (T. 9995/454 del 25 luglio) sui passi effettuati dal governo repubblica no spagnolo per l'inclusione della Spagna nell'orga nizzazione economica europea.


2 Non p ubblicati.

228

L'AMBASCIATORE A MOSCA , BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 10143/268. Mosca , 28 luglio 1947, ore 20,25 (per. ore 21,1 5) .

Telegramma di V.E. 111 1•

Ringrazio vivamente V.E. cortesi comunicazioni circa rapporti italo-russi . Purtroppo dichiarazioni Zarubin non fanno che confermare mie impressioni già segnalate circa apprensione e diffidenza russa a nostro riguardo. Attendo testo integrale discorso della S.V. Parigi e Costituente che mi sarà utile per rinnovare mia azione chiarificatrice.

Sono molto grato all ' E.V. espressioni e atteggiamento a mio riguardo in relazione critiche Nitti cui nella mia posizione non posso e non intendo rispondere e assicuro della mia tranquilla fiducia e devota collaborazione.

229

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNTO URGENTE. Roma, 28 luglio 1947.

Ho l'onore di unire un rapporto diretto dall'on. Campilli al presidente del Consiglio ed in copia a V.E. 1•

Domani 29 si radunerà il Comitato dei ministri per esaminare anche tale documento e decidere circa le istruzioni da inviare all'on. Campilli (oltre al tel egramma direttogli oggi da V.E.2 ed alle istruzioni determinate dal Comitato dei ministri del 25 corr. e di cui riferisco a parte) 3 .

Le principali osservazioni che possono farsi sul rapporto dell'on. CampilJj sono le seguenti:

l) a p pare esatta la valutazione della importanza economica che la Conferenza di Parigi può assumere, specie dal punto di vista negativo , ossia dei danni che ne possono derivare all ' Italia o per nostre insufficienze o per il fallimento totale della Conferenza;

2) egualmente giuste le osservazioni generali ed in particolare la importanza --del resto sottolineata dal signor Clayton -della urgenza di una decisione italiana circa la parità monetaria. È chiaro che una nostra bilancia dei pagamenti




2 Vedi D. 226.


3 Vedi D. 230.

non possa e non debba essere redatt a astrazion fatta dall 'arresto dell 'inflazi one e dagli aiuti del Fondo monetario ai fini del mantenimento di una nuova parità della lira;

3) non perfettamente chiara per contro appare la impostazi o ne che si vorrebbe dare all a posizione italiana, di appoggiare cioè la tesi francese per una pianificazi one dell'Europa. È invero ben difficile che in pochi giorni si possa procedere a determinazioni di tanta gravità, che involgo no oltre tutto conseguenze assai pesa nti e non so ltanto economiche, salvo ad enunciarle come mete future;

4) altrettanto dicasi per il proposto intendimento di addivenire ad un complesso di intese multilaterali . E questo il concetto del Benelux; ma se esso potrebbe convenirci se si trattasse di intese per scambi multipli di merci, non va dimenticato che il presumibile scopo di quella unione è di addivenire ad intese di diminuzione tariffarie, cioè a dire proprio a quelle intese per le quali noi siamo meno preparati e dalle quali è probabile avremmo di più a soffrire;

5) quanto alle unioni doganali è difficile pronunciarsi in b revi termini. M a è altrettanto difficile proporre a tteggia menti che ha nno riso nan za vastissima e tale da influire radicalmente sull 'economia nazionale, senza adeguati ed a pprofonditi studi, la manca nza dei quali, o ltre tutto, diminuirebbe l'importan za di proposizioni siffatte perchè le .controparti non potrebbero non giudicarle affrettate se non addirittura improvvisate. Ben s'intende che anche ciò potrebbe essere posto sul tappeto per l'epoca in cui la pianificazio ne europea assumesse un significato pratico 4

228 l Vedi D . 224. 229 l Vedi D. 223.
230

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNTO URGENTE. Roma, 28 luglio 1947.

Nella riunione del Comitato dei minist ri tecnici, presieduta dall 'on. E inaudi , è sta to deciso di appro vare l'unito documento «pe r la condotta del lavoro della delegazione it aliana a Parigi » 1 , salvo le approvazioni ed osservazioni politiche di

V.E. ed il benestare del presidente del Consiglio (che è stato già dato). Voglia pertanto V.E. comunicarmi le sue direttive affinchè tale documento,

integra to da queste , possa venir tra smesso d'urgenza a P arigi . Per mia parte mi onoro osservare:

l) il contenuto tecnico appare perfettamente adegua to in tutti i suoi punti agli scopi che si intendono di raggiungere;



2) per quanto riguarda la ricostituzione della umta economica tedesca , tutti siamo d'accordo a che ciò avvenga. Tuttavia, dato che ciò si produrrà o non a seconda delle esigenze americane le quali piegheranno oppure no le opposizioni francesi, senza il nostro concorso , parrebbe che da pane italiana ci si potrebbe limitare a quanto già autorevolmente espresso in varie occasioni da V.E. senza rischiare di urtare grandemente la Francia con insistenze nostre che oltre tutto potrebbero dimostrarsi superflue. Altrettanto dicasi per il problema della Ruhr e sopratutto delle indennità di riparazioni da infliggere alla Germania. Pare che sarebbe sufficiente insistere su un concetto già accennato, e che cioè tutte le Nazioni dovrebbero avere libertà e parità di accesso a tutte le fonti di produzione e di assorbimento tedesche;

3) quanto alle unioni doganali esse sono realmente un 'arma politica che solo il ministro degli esteri può tempestivamente adoperare. Esse però presuppongono una adeguata preparazione di studi da compiere presso una serie di ambienti interessati, studi che non si po ssono improvvisare a meno di non voler svuotare l'affermazione di principio col dare la sensazione di una preparazione inadeguata.

È certo che una unione con la Francia -a parte il gioco politico è possibile; ma è certo anche che un altro gioco politico e forse anche un'altra convenienza economica può indurre a studiare una seconda uniope, che già venne esaminata negli anni passati, e cioè quella con l'Austria. Ma a questa, la situazione politica di detto Paese rischierebbe di opporsi: per cui appare difficile allontanarsi a Parigi da semplici enunziazioni di principio , le quali in ta l caso ---non fosse altro per seguire la direttiva politica di V.E. ----potrebbero riferirsi << ai Paesi con noi confmanti»2 .

ALLEGATO

RIUNIONE DEI MINISTRI TECNICI PER IL PIANO MARSHALL

APPUNTO SEGRETO. Roma, 25 luglio 1947.

Per la condotta del lavoro della delegazione italiana a Parigi e per la redazione dei piani di fabbisogno e di sviluppo dell'economia italiana, con particolare riguardo alle risposte che urge dare ai questionari distribuiti dal Comitato di coordinamento di Parigi, era necessario definire la linea da seguire in riferimento ad alcuni grossi problemi di carattere generale, nonché fissare alcuni punti pregiudiziali della politica ecomomica che il Paese vuole seguire.

ln relazione a quanto sopra si è tenuta una riunione di direttori generali e di alti funzionari dell'Amministrazione per un primo esame tecnico delle richieste pervenute da Parigi ; successivamente la segreteria del CJ.R., in collaborazione con l'on. Tremelloni e con funzionari degli affari esteri, ha redatto un elenco di questioni da sottoporre ai ministri per le direttive di massima.


La riunione dei ministri si è tenuta nella mattinata del giorno 25 luglio sotto la presidenza dell 'on. Einaudi. Presenti: C01·bellini, Del Vecchio, Fanfani, Merzagora , Segni , Togni, Gronchi, Vanoni e Menichella.

Dopo avere ascoltato una relazione dell'on. Tremelloni sull'argomento e lo sviluppo della Conferenza di Parigi , i presenti hanno concordato -sui vari punti ·-le direttive in seguito indicate.

(Si sottolinea che tali direttive sono basate su considerazioni eminentemente economiche e tecniche; urge pertanto che il presidente del Consiglio ed il ministro degli affari esteri le sottopongano all'eventuale vaglio politico, apportandovi quelle modificazioni o integrazioni di sostanza o di procedura che sono necessarie. Tale approvazione riveste carattere di particolare urgenza per consentire alla nuova missione una linea di condotta coerente ed attiva ed agli uffici di redigere entro il perentorio termine del 3 agosto, le risposte a1 questionari e le relazioni richieste).

l) Si riconosce in modo unanime la convenienza economica dell'Italia acchè venga ricostituita l'unità economico-produttiva tedesca.

2) Per quanto riguarda la Ruhr si è concordi ad escludere l'opportunità della nazionalizzazione delle miniere, come pure quella di affidare il loro esercizio ad un organo internazionale. Ci si pronunzia invece a favore di una produzione autonoma della siderurgia e delle miniere di carbone tedesche. In modo particolare ci si pronuncia contro l'imposizione di grosse indennità a titolo di riparazione sulla nazione tedesca e si esprime il parere che l'interesse economico del nostro Paese consiglia di ostacolare richieste del genere da qualsiasi parte provenienti.

3) Sempre in merito al problema tedesco si sottolinea come in passato le nostre importazioni di ferro e di carbone della Germania siano state pagate essenzialmente con le esportazioni ortofrutticole che non trovano purtroppo oggi uno sbocco. Oltre a queste considerazioni di rapporti commerciali, si impone il dato concreto di una siderurgia tedesca a bocca di miniera di gran lunga meno costosa della siderurgia francese che non trova giustificazioni economiche. Si prospetta inoltre il pericolo di un monopolio siderurgico che porrebbe i Paesi acquirenti in grave stato di inferiorità. Anche l'Italia ne risentirebbe con evidenti ripercussioni sul livello dei consumi interni e sulle possibilità di esportazione dei prodotti derivati.

4) Si afferma l'interesse economico dell'Italia acchè l'area dei Paesi del piano Marshall rimanga aperta nei confronti dell'Oriente europeo e che si compia ogni sforzo per favorire la tendenza in atto da parte di alcuni dei Paesi del blocco orientale ad intensificare i rapporti commerciali con i Paesi dell'Occidente. In ogni caso l'Italia non dovrebbe rinunciare, ma anzi sviluppare i traffici già avviati con la Polonia, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e gli altri Paesi della penisola balcanica.

5) Per quanto riguarda i problemi del lavoro i ministri svolgono un'ampia critica all'impostazione data a Parigi, che pone lo sviluppo economico europeo in funzione della distribuzione delle materie prime e strumenti di lavoro, mentre sarebbe stato più logico, conveniente ed umano dare un maggior peso alle disponibilità di lavoro, intensificando le produzioni là dove -come in Italia --queste esistono. In riferimento alle sempre crescenti forze di lavoro italiano si conferma che la linea di sviluppo della nostra economia deve basarsi sui due punti seguenti , che dovrebbero vicendevolmente integrarsi: sviluppo dell'apparato costruttivo che consenta maggior assorbimento di mano d'opera ; emigrazione provvisoria e definitiva di mano d'opera. Per quanto riguarda l'emigrazione, i ministri prendono atto che l'emigrazione organizzata, di cui si è di recente parlato con tanta insistenza, consentirà un assorbimento molto modesto; l'emigrazione transoceanica sarà necessariamente mantenuta, almeno per i prossimi tempi, ad un livello non elevato; l'emigrazione in Europa potrebbe offrire buone possibilità di sviluppo , che sono rese tuttavia difficili da numerosi ostacoli. In Europa si ricerca intensamente mano d'opera specializzata o qualificata ; l'Italia non ha interesse e non può fornire un grande flusso di tale emigrazione, mentre avrebbe bisogno di collocare una grande massa di lavoratori agricoli. Si nota come in Francia sia in atto un ampio esodo dalle campagne e come vaste estensioni di terreno molto fertile siano oggi abbandonate. Si afferma che qualora venissero tolti gli assurdi vincoli attualmente posti dalle autorità francesi alla nostra emigrazione e si accondiscendesse alla form a indi viduale di emigrazione, un numero considerevole di italiani potrebbe trovare collocamento i.n Francia nel giro di poco tempo. Si propone di chiedere che i Paesi che ricorrono all'aiuto americano aboliscano ogni limitazione all'immigrazione, accettando di portare in tal modo quell'equilibrio che vanamente si ricercherebbe in modo artificioso e prescindendo dal potenziale di lavoro. Tali argomentazioni si ritiene debbano essere svolte sia in modo generale sia in contatti particolari con gli americani . Si consiglia pure una presa di contatto con il Ministero dell'agricoltura francese per utili scambi di pareri e di proposte.

6) Le considerazioni di cui sopra consigliano una presa di posizione netta contro il piano Monnet che comporta uno sviluppo innaturale dell'economia francese a danno degli altri Paesi; si suggella l'abbandono delle campagne che potrebbero dare numerosi generi alimentari a basso costo e si conta, con l'apporto di aiuti esterni, su di un pesa nte organismo produttivo che potrà funzionare solo a costi superiori di qu,elli prima esistenti.

7) Nel settore dell'agricoltura si riconosce l'opportunità di spingere nei prossimi tre anni la produzione cerealicola a 70/75 milioni di quintali di grano, soprattutto sulla base di uno sviluppo tecnico delle culture, di una adeguata concimazione, del riconoscimento di un prezzo remunerati vo. Tale politica di intensificazione della cerealicultura si presenta indispensabile nell'attuale situazione contingente mentre non è da escludere che, a situazone mondiale normalizzata, essa possa subire modificazioni . Si dovranno però contemporaneamente spingere le culture di qualità, specie ortofrutticole. A tale riguardo occorre preoccuparsi di porre le premesse per il collocamento delle nostre merci. Eventualmente si dov ranno sviluppare le industrie alimentari.

8) Per quanto riguarda la siderurgia si riconosce la convenienza di non rir:unciare a nessuno dei tre sistemi di produzione in atto (ciclo integrale, forno elettrico, rottame). Il piano di produzione siderurgica deve essere attualmente di due milioni di tonnellate per raggiungere negli anni prossimi tre milioni di tonnellate. I consumi dovrebbero essere portati a tre milioni di tonnellate di cui si dovrebbe inizialmente importare un terzo. Si riconosce tuttavia che tali cifre hanno un valore soltanto indicativo; le definitive risulteranno dalle indagini in corso presso il Ministero dell'industria. I ministri colgono l'occasione per prectsare che la nostra industria siderurgica deve sottoporsi ad una drastica riorganizzazione, evitando fin da ora qualunque nuovo investimento in quegli ambienti che non rispondono alle attuali esigenze tecnico-economiche, dando invece sviluppo agli stabilimenti di Bagnoli, Piombino e Genova.

9) Per quanto riguarda l' even tu ale costituzione di punti franchi si enuncia l'opportunità che l'Italia si dichiari disposta ad ampie concessioni. Proposte concrete ai riguardo saranno prese dopo aver sentito l'Ufficio speciale del Ministero del commercio estero.

IO) Di fronte al problema delle unioni doganali i ministri dichiarano che l'Italia potrebbe avere interesse a sollevare la proposta di una unione doganale con la Francia. Si riconosce tuttavia che la questione è essenzialmente di ordine politico e pertanto deve essere esaminata in sede di politica estera del Governo.

Il) Di fronte alle eventualità che venga proposta la continuazione, oltre la Conferenza, del Comitato di coordinamento, si formula la raccomand azione che gli accordi che stanno per essere raggiunti non abbiano a significare, per nessun motivo , cristallizzazione delle posizioni iniziali e soprattutto vi siano chiamati a partecipare gli Stati Uniti con ruolo di presidente.

12) Si esamineranno con urgenza i progetti specifici di ricostruzione e di sviluppo redatti dalle Amministra zioni per i settori delle ferrovie, della marina mercantile, degli impianti idroelettrici, dell'irrigazione e la bonifica, per il turismo , in modo da !issare detìnitivamente le linee di attività che il nostro Paese dovrà perseguire nei prossimi anni. Una apposita riunione sarà pertanto convocata sotto la presidenza dell 'on. Einaudi.

229 4 Su q uesto doc umento Sforza a nnotò : << Approvo. Si chiarisca che dobbiamo parlare su due pian i: a) il generale, idea le, e vi è posto per le unioni dogana li; b) l'attuale, contingente, e si vedon risu ltati immediati. Si può ma ndare a Ca mpilli -per notizia -copia del mio memoriale che scrissi circa Germ a nia all'epoca Co nferenza Mosca». Per questo documento. del 13 marzo, vedi serie decima, vo l. V. 230 1 Ved i Allegato. 230 2 Su questo documen to Sforza annotò: «Già approvai memoriale Aggradi , trovo solo che devesi esaminare atteggiamenti comba!livi, ma , come per ese mpio al punto 6, parlar sempre dando impression e che lo si fa anche nell ' interesse dell'altera pars>>.
231

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 10229/461-462-463. Parigi. 29 luglio 1947. ore 23,30 (per. ore 12,30 del 30).

Mi riferisco prime proposte per istruzioni delegazione portate da Gambino1 .

Pur trattandosi istruzioni destinate restare segrete prima che diventino istruzioni Governo italiano sarebbe bene fossero seriamente riconsiderate.

Paragrafi primo, secondo, terzo. Mi sembra ci siamo lanciati troppo avanti in questione tedesca e questo proprio in momento in cui stessi americani stanno facendo un poco marcia indietro tenendo conto difficoltà, anche politica interna, Governo francese.

Quanto a questione riparazioni, pur non discutendo giustezza nostra posi zione e interesse indiretto che essa presenta per noi, è bene tenere presente che con questa presa posizione ci mettiamo contro tutti (meno i neutri) senza eccezione Paesi europei partecipanti e non partecipanti piano Marshall.

Comunque, trattasi complesse questioni che dovrebbe essere in primo luogo trattato Washington e non Parigi. Mi sembra che noi partiamo dal presupposto che americani hanno già accettato che noi pagheremo importazioni carbone acciaio da Germania contro prodotti ortofrutticoli. Ignoro quali assicurazioni abbia dato Clayton in proposito a Roma, ma debbo avvertire che ambienti americani di qui, con cui sono stato in contatto, restano di massima d'avviso che importazione ortofrutticola è ancora oggi per Germania produzione di lusso e quindi non è ammissibile almeno in larga misura compensazione come noi la vorremmo. Bisognerebbe quindi che trattassimo con Washington nostra adesione tesi americane su Germania contro ammissione compensazione nostre importazioni con prodotti che più ci interessano e non dessimo nostra adesione preventiva e gratuita.

Non posso che approvare in sé paragrafo quarto. Ma non bisogna dimenticare che tutti questi Paesi hanno monopolio commercio estero per cui orientamento loro politica commerciale risponderà a criteri politici. Abbiamo già visto esempio pratico di ciò con fallimento negoziati commerciali anglo-russi . Ora già per sé stessa nostra adesione piano Marshall che russi interpretano come loro ostile (e non c'è Padre Eterno che li convincerà del contrario) limita fortemente nostre possibilità in questa direzione e ciò non per limitazione nostra libertà derivante da Conferenza


Parigi ma per volontà dei russi: noi poi prendiamo posizione così recisa per questione tedesca (che è obiezione principale russi e satelliti a piano Marshall) e con ciò stesso chiudiamo tutte le porte nostro commercio con Oriente europeo.

Paragrafo quinto. Per esattezza dovremmo dire che sono francesi i quali hanno sempre insistito su preferenza forme individuali emigrazione e che siamo stati invece noi per ragioni politica partito che sono ben note al ministero che le abbiamo ostacolate con ogni mezzo. Quanto a questione nostra emigrazione agricola trattasi problema assai complesso che implica revisione tutta attuale legislazione francese e che sarebbe meglio trattare come già cerchiamo di fare per mezzo trattative dirette italo-francesi. Quanto a impostazione generale questione lavoro mentre condivido parere espresso da commissione vorrei fare osservare che impostazione questo problema soprattutto su base emigrazione (cosa del resto non definitiva) è dovuta in buona parte a nostra insistenza per creazione speciale Comitato lavoro.

Paragrafo sesto. Giudizio dato su piano Monnet mi sembra molto superficiale: esso non sancisce affatto abbandono campagne; se mai accusa dovrebbe essere limitata settore siderurgico nel quale impostazione Bidault va del resto molto al di là previsioni piano stesso. Avverto ad ogni buon fine che fra molti ammiratori americani piano Monnet è in prima linea Clayton. Non saprei poi come nostra presa posizione contro piano Monnet possa conciliarsi con paragrafo dieci in cui ci si dichiara favorevoli unione doganale con Francia2 .

231 1 Vedi D. 230, Allegato.
232

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

L. PERSONALE . Roma, 29 luglio 1947.

Ho attentamente letto la tua lettera del 9 luglio sul tema «colonie>>

(n. 604/2125) 1• In sostanza , se ho ben compreso, tu dici: o andiamo decisamente verso una politica di abbandono delle colonie sostenendo in pieno la tesi araba, scontando le bizze dei francesi che si sentiranno toccati nel vivo, ovvero tentiamo di salvare qualche cosa e in questo caso però conviene ricercare piuttosto l'appoggio francese che quello inglese come fatto sino ad ora.

Vorrei esaminare con te la prima soluzione: noi italiani siamo facili a innamorarci anche delle idee (ma chi scrive qui è un piemontese), di miraggi attraenti, ideologicamente perfetti e sentitamente promettenti. La realtà è poi sovente diversa e più di una volta ci è accaduto di farne le spese e di doverci ritrovare poi con le dita scottate. Io non sono convinto che una politica che abbracci in pieno la tesi araba potrà portarci dei frutti. In primo luogo non dovrebbe essere condotta a mezza misura, ma totalitariamente; ossia: ad una rinuncia nostra a rivendicare


sotto qualsiasi forma le nostre colonie, dovrebbe poi far seguito una attiva presa di posizione per favorire la liberazione anche delle colonie altrui. È possibile questo nella attuale situazione, nostra in particolare, e mentre si sta cercando di creare, per necessità vitale di tutti , quella solidarietà fra europei , la cui mancanza è stata sinora causa di tanti disastri? Credo che la stessa Inghilterra, che oggi cerca -a spese nostre --di tenersi buoni gli arabi , ci fermerebbe ad un certo momento su tale via. Ma se anche potessimo svolgere in pieno un simile programma, non credo nemmeno che, dopo aver perduto le nostre posizioni in Africa, e indebolito e minato quelle degli altri , ne avremmo concreti vantaggi. Un sincero riconoscimento certo, e dei ringraziamenti a parola, ma alla fine rimarremmo gabbati come e forse peggio degli altri. Vedi quello che sta accadendo in Egitto: di mano in mano che quel Paese acquista la sua indipendenza, cresce anziché diminuire la sua xenofobia. Molti stranieri temono di dover un giorno o l'altro fare fagotto ed andarsene dopo di avere civilizzato e valorizzato quel Paese per due e più generazioni: e gli italiani che sono, dopo i greci, i più numerosi, e che lavorano in tutta la gamma delle attività economiche (dal gelatiere al grande imprenditore) sono assai preoccupati. Chi assicura che gli italiani degli altri Paesi del Nord Africa non abbiano a trovarsi poi peggio di ora ? L'indipendenza è il primo slogan ; il <<Vattene>> sarà il secondo.

Ma anche guardando oltre gli interessi nostri, io dubito molto che lo smantellamento delle posizioni europee in Africa , specie in Nord Africa, sia per giovare all'Europa. L'opera delle Potenze europee aveva avuto il vantaggio di ricostituire bene o male una unità mediterranea che potrebbe, specialmente se riusciamo a portare innanzi i nuovi progetti di collaborazione economica europea, dare risultati economici e politici importanti. Ben diversa la situazione che si creerebbe qualora l'Europa perdesse il controllo dell'Africa settentrionale. Non dico che si riprodurrebbe la situazione dell'Algeria, coi pirati barbareschi nel Mediterraneo , ma certo è che questo mare si troverebbe di nuovo diviso in due parti con tutte le conseguenze che ne possono derivare.

La guerra -come sempre avviene -ha impresso un moto più rapido a certi movimenti che sono nell'ordine naturale: non c'è dubbio che l'evoluzione storica conduca alla fine dei regimi coloniali. Ma ci si può arrivare per gradi, con adattamenti successivi, secondo insegna la saggia politica britan nica, in modo da salvaguardare le posizioni e gli interessi acquisiti. Quando l'O.N.U. sa rà più matura (se arriverà ad esserlo), essa potrà, tenendo a battesimo questi nuovi Stati che emancipano, detta re ed esigere il rispett o di quei principii statutari che nel frattempo saranno divenuti maturi anche nella coscienza dei popoli e che vorranno siano rispettati i diritti acquisiti. In ogni caso il tempo è un grande aiuto , specie per chi si trova oggi in cattiva posizione e può sperare di trovarsi in situazione migliore domani.

A questo proposito credo rilevare che gli americani stiano già mettendo acqua nel vino della loro politica anti-colonialista e abbiamo chiesto informazioni a Washington col telespresso di cui ti allego copia 2 . Appena avremo la risposta, che sollecito, te ne informerò; essa sarà utile per determinare i nostri orientamenti in relazione alla seconda parte dell a tu a lettera alla quale perta nto faccio riserva di rispondere appena possibile.


231 2 Per la ri sposta vedi D. 241. 232 l Vedi D. 163. 232 2 Tel espr. 203 del 30 maggio , non pubblicato.
233

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR . 1293/358. Santiago. 29 luglio 194 7 ( per. il 30 agosto ).

Suo telespresso n. 22649/c. del 17 c. m. 1•

A chiarimento del mio telegramma del 28 corrente 2 ho l'onore di informarla che ho ritenuto opportuno raccogliere presso questo Ministero degli affari esteri i documenti relativi all a Conferenza di San Francisco dai quali ho rilevato la posizione assunta dal Cile rispetto alla revisione dei trattati, posizione che bisognerà tener presente, come quella delle altre Repubbli che la tino-americane, rispetto all'iniziativa argentina.

Ad ogni buon fine riass umerò le varie fa si della questione, come è prospettata dalla Raccolta ufficiale del Ministero degli affari esteri cileno:

«Le risoluzioni di Dumbarton Oa ks non contenevano nessuna disposizione circa la revisione dei trattati internazionali e prima di iniziarsi la Conferenza di San Fra ncisco uno dei membri della delegazione degli Stati Uniti d'Ameri ca, il senatore Vandenberg, propose una modifica delle risoluzioni di Dumbarton Oaks appunto per conferire al nuovo organismo intern azionale l'autorità necessaria al fine di raccomandare che in certi casi fos se possibile la revisione dei trattati. La proposta del senatore Vandenberg aveva lo scopo di permettere la modifica di ingiuste situazioni derivanti dai trattati ed accordi che avrebbero dovuto porre fine alla seconda guerra mondiale. T ale proposta fu però ostacolata dall a delegazio ne sovietica e in un a pubblica dichiarazione il sig. Molotov dichi a rò che una disposizione del genere avrebbe potuto essere usata dai nemici sconfitti allo scopo di iniziare una campagna per togliere ogni valore agli eventuali trattati di pace, analogamente a quanto fu fatt o in base alla clausola revisionistica ch e era contenuta nell'art. 19 del Pa tto della Società delle Nazioni. Si addiven ne invece da parte delle quattro Nazioni in vitanti (Sta ti Uniti, Gran Bretagna, Russia e Cina) e della F rancia ad una modifica dell'art. 14 della Carta delle Nazioni Unite nel senso che fu a umentata sensibilmente la facoltà data all'Assemblea generale dell'O.N.U. per la soluzione pacifica delle controversie internazionali. Dopo essere stato approvato l'art. 14 l'Egitto e il Messico presentarono all'apposito Comitato due progetti affinché fosse contemplata nello Statuto la facoltà dell 'Assemblea general e di esaminare i trattati di impossibile applicazione e raccomandare la revisione di detti trattati. li Governo del Brasile presentò un su o progetto che contemplava l'intervento del Tribunale di giustizia internazionale, ma tale progetto fu subito abbandonato. Durante la discu ssione dei progetti il senatore Vandenberg fece una dichia razione nella quale si afTermò contrario all'inclusione nello Statuto di un a specifica dichiarazion e relativa alla re visione dei trattati considerando che una dichiarazion e del genere indebolirebbe il principio fondamentale del rispetto dovuto ai trattati, pri ncipio che costitui sce la base della sicurezza internazionale. Il senatore Vandenberg dichiarò che, a suo avviso, non era tuttavia esclusa la possibilità che


233 1 Non rinve nuto. 2 T. l O 146/5 5, non pubblica to.

l'Assembl ea generale potesse raccomandare misure di soluzioni pacifiche allorquando, a conseguenza di un trattato, si fossero prodotte delle situazioni che potessero pregiudicare la sicurezza generale o minacciare le relazioni amichevoli fra le varie Nazioni. Le delegazioni favorevoli al principio della revisione si valsero allora delle dichiarazioni del senatore Vandenberg per sostenere che l'art. 14 dello Statuto implicitamente dava facoltà all ' Assemblea generale di formulare delle raccomandazioni in materia di revisione dei trattati e anzi chiesero che questa loro interpretazione fosse messa agli atti e riconosciuta come ufficiale. Stando così le cose , tutti i rappresentanti delle Potenze che si erano mostrate favorevoli alle risoluzioni che poi erano state convertite nell'art. 14, furono direttamente interrogati per dare il loro parere circa la portata che poteva avere l'articolo in questione in rapporto alla revisione dei trattati. Tanto la Unione Sovietica come la Francia risposero in termini decisi che la interpretazione da loro data non autorizzava la revisione dei trattati, esendo avversi a questo principio. Il delega to sovietico, signor Gromyko, dichiarò anzi che l' idea di includere nello Statuto una disposizione relativa alla revisione dei trattati era inaccettabile in quanto che essa avrebbe provocato serie complicazioni e difficoltà ed era contraria al principio del rispetto e della sovranità dei Membri delle Nazioni Unite. Per quanto si riferiva alla contraria interpretazione data dalle Potenze favorevoli alla revisione , il sig. Gromyko dichiarò apertamente che questa interpretazione era unilaterale e che la delegazione sovietica si opponeva alla proposta che l'art. 14 fosse interpretato nel sen so che l'Assemblea avesse attribuzioni e competenza per effettuare la revisione. In senso analogo a lla delegazio ne sovietica si dichiararono fra l'altro , oltre al Cile, le delega zioni di Colombia e del Perù . Esclusa la possibilità che nell'art. 14 fosse riconosciuta la facoltà dell'Assemblea a raccomandare la revisione dei trattati , la delegazione dell'Egitto chiese nuovamente al Comitato l'approvazione di una disposizione speciale sopra la materia e chiese anzi che tale sua proposta fosse sottoposta a un sub-comitato. II delegato del Cile respinse immediatamente tale proposta in quanto che la sua adozione avrebbe messo nuovamente in disc ussione la questione della revisione dei trattati. La proposta dell'Egitto fu quindi respinta a forte maggioranza e ricevette solo sei voti favorevoli . Poco dopo con trentasette voti favorevoli e uno contrario fu approvata una mozione in base aUa quale era ritirata definitivamente dallo studio dell'apposito Comita to il tema della revisione dei trattati, confermandosi così la decisione che il principio della revisione non dovesse essere contemplato nello Statuto. Terminava così l'azione delle delegazio ni favorevoli alla revisione dei tra ttati con un doppio insuccesso, in quanto che non era riconosciuta l' interpretazione dell 'art. 14 che permetteva di considerare incluso tacitamente nell'articolo stesso il principio della revisione, e in quanto che furono respinte le proposte che il principio della revisione fosse espressamente ammesso in un testo speciale. Malgrado che il Comitato avesse discusso e chiarito esaurientemente la questione, la delega zione boliviana credette opportuno solleva rla nuovamente nell ' ultima sessione pubblica della Commissione. Il delegato cileno, senatore Masa , replicò allora respingendo la propo sta boliviana e il delega to colombiano dichiarò nuovamente che l'art. 14 dello Statuto non poteva né tacitamente né esplicitamente concedere all 'Assemblea l' autorità di raccomandare la revisione dei trattati . In senso analogo si pronunziò il delegato francese il quale dimostrò che il Comitato aveva scartato la possibilità che l'Assemblea fosse competente ad effettuare raccomandazioni relative all a revisione dei trattati e che la decisione di omettere nello Statuto dell'O.N .U. una disposizione

simile all'articolo 19 del Patto della Società delle Nazioni era stata presa dopo attento esame ed era dovuta ad importanti motivi».

Dall'esame dei precedenti ho ricavato l'impressi one che l'iniziativa dell'Argentina ha due punti deboli: il fatto che l'Argentina non sia entrata per la po rta principale di San Francisco e che non abbia tenuto in debito conto la posizione che le va rie Potenze latino-americane ebbero rispetto al problema della revisione dei trattati durante la Conferenza che ebbe luogo in quella città .

Ogni Nazione ebbe in quell'occasione una linea di condotta sua particolare per la difesa dei propri interessi . Vi è pertanto motivo di supporre che l'inizia tiva dell'Argentina ispirata ad alti ideali morali e di giustizia posta sul terreno giuridico non possa raggiungere la desiderata unanimità delle Nazioni di questo continente.

234

L'INCARICATO D 'AFFARI A VIENNA, GAJA, AL MINISTRO D EGLI ESTERI, SFORZA

T. 10221/260 . Vi enna, 30 luglio l 947, ore O, l 5 (pe r. ore 9,15).

Questa stampa, come già segnalato con telespresso n. 1123 del 25 scorso 1 , si è limitata sinora riprodurre in brevi riassunti discorso pronunciato a T rento2 presidente De Gasperi. Soltanto ufficioso Wiener Z eitung ha tìnora commentato a più riprese parole presidente Consiglio. In un primo articolo in data 25, organo questo Governo ha lamentato che presidente non abbia preso posizione circa separazione o meno provincia Bolzano e Trento di fronte problema autonomia «che pure è di grande attualità in tali città». Stesso a rticolo rileva che aver De Gasperi posto stesso piano vecchia Austria e fascismo non ha prodotto buona impressione questo Paese.

In sucessivo articolo 27 corrente , stesso giornale, dopo aver riportato testo passaggio discorso De Gasperi in cui si accenna a autonomia progressiva cui austriaci tenderebbero per Alto Adige, afferma che preoccupazione italiana non avrebbe fond amento. «Con dolore », scrive testualmente det to giornale, «gli austriaci hanno appreso nello scorso anno la definitiva perdita di tale territorio (Alto Adige). 11 conpenso avuto con gli accordi De Gasperi-Gruber, ancorato al trattato di pace per l'Italia , non è certo suftìciente a colmare tale vuoto. Ma tale vuoto non autorizza a nutrire sospetti e a far ammonimenti, poiché esso non induce a do ppi giuochi. Ciò non appartiene allo stile austriaco» . Stesso giornale, riprendendo accenno De Gasperi metodi vecchia polizia austriaca, rilev a come anche da parte italiana non si sia usato in Alto Adige metodo migliore attraverso agenti Ovra.

In data odierna, Wiener Zeitung riporta infine comunicato ufficio stampa governo provincia Tirolo in cui , riferendosi discorso presidente Consiglio settimana scorsa si dichiara che in Tirolo è completamente sconosciuta frase «autonomia progressiva».


234 l Non pubblicato. 2 Il 20 luglio.


235 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 11409/8. Roma, 30 luglio 1947, ore 19.

Suo 10 1 .

Da parte jugoslavia non sono state sollevate osservazioni in merito liste forniture noto protocollo speciale mentre da parte nostra è stato preso in considerazione desiderio jugoslavo inserire stesso protocollo clausola che permetta variare per piccoli importi ammontare singole voci pur restando invariato importo globale forniture. Conseguentemente Mattioli conta poter concludere accordi tra breve.

Si è ritenuto dover d'altra parte impostare problema pesca in Adriatico proponendo inserire accordi apposito scambio di note per regolare in via generale problema basandosi su punti essenziali Convenzione di Gorizia che sostanzialmente concerne:

l) reciprocità esercizio attività per pescatori due Paesi;

2) riserva entro primo miglio marittimo diritto pesca comuni costieri;

3) proibizione pesca reti strascico tratte barche vela profondità minore otto metri;

4) proibizione pesca motopescherecci distanza minore sette miglia;

5) permesso pesca entro primo miglio su richiesta comuni interessati m mancanza pescatori costieri.

Termini sopraindicati sono stati resi noti in via preliminare a questa legazione jugoslava da Mattioli e al riguardo si è avuto stamane a questo ministero scambio di idee con sig. Antunac che recasi costà prossimi giorni.

Da esso è apparso punto di vista questa rappresentanza jugoslava secondo cui questione pesca -già toccata da Mattioli durante prime trattative Belgrado essendo stata allora accantonata su richiesta jugoslava non possa essere ripresa ora nella imminenza conclusione accordi economici. Ci è stato proposto di stralciarla e di farne oggetto diversa trattativa da iniziarsi con nota a questa legazione jugoslava.

È stato risposto che data vastità settori nazionali interessati pesca Adriatico, dato evidente aspetto economico del problema, sua tradizionale trattazione in accordi economici, opinione pubblica italiana non avrebbe potuto rendersi conto perchè non venga impostata in attuale fase regolamento rapporti economici fra due Paesi in accordi di così ampio respiro. Unità economica bacino Adriatico è realtà di comune interesse comprovata nel settore pesca da tradizionale complementarietà mercati. È stato anche ricordato assorbimento su mercato italiano pietra d 'Istria e legname da ardere da sponde jugoslave. Si è infine fatto presente necessità convenire ora linee generali accordo pesca onde sbarazzare terreno applicazione futuri accordi economici da attuali incresciosi incidenti, che evidentemente perdurerebbero , per sequestri di motopescherecci italiani.


Da parte jugoslava qui si è ammesso fondamento considerazioni sopra riportate ed è stato fatto suggerimento, a titolo personale , che questione sia posta costì da codesta rappresentanza a codesto Governo, sia a risparmio di tempo, sia per una sua impostazione di più spiccato carattere politico.

Prego pertanto V.S. compiere passo presso codesto Governo nel senso sopra accennato sviluppando ogni opportuno argomento oltre quelli indicati, avendo cura di precisare che conversazioni al riguardo sono da considerarsi completive di quelle condotte sinora da dr. Ma ttioli e che è nostro desiderio giungere formulazione relativa in sede conclusioni accordi economici. V.S. vorrà inoltre mettere bene in evidenza che nostri passi non sono affatto intesi a ritardare conclusione accordi economici che vogliamo invece, anche per considerazioni politiche, avvenga al più presto.

Prego V.S. riferirmi urgenza le reazioni di codesto Governo2 .


236 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATA A PARIGI

T. 11421/383. Roma, 30 luglio 1947, ore 23.

Per on. Camp i/li .

Suo C.E. 30 1 esaminato da Comitato ministri tecnici. On. Tremelloni le porterà verbale relativo.

Intanto confermole memorandum redatto a seguito riunione ministri tecnici del 25 corrente2 che travasi sue mani, quale direttiva per codesta delegazione anche per iniziativa e atteggiamenti da prendere al momento opportuno, da presentare in genere non già come esclusivo interesse italiano bensì dell'andamento generale Conferenza e di tutti partecipanti.

Aggiungo le seguenti osservazioni:

l) circa ricostituzione Germania atteggiamento Governo italiano è come le è noto favorevole . Tuttavia data divergenza opinioni vari Paesi vedrà V.S . in qual modo si dovrà costì insistere circa tale linea , anche per darci modo negoziare direttamente con Governi interessati;

2) circa questione riparazioni Germania noi per principio siamo contrari qualsiasi forma pagamento tal genere che consideriamo antieconomico. Qualunque sia decisione che verrà presa dovrà sostenersi che nell'interesse europeo tutte Nazioni dovrebbero essere ammesse sulla base Nazione più favorita a fonti produzione ed assorbimento tedesche;




2 Vedi D. 230, Allegato.

3) per carbone Ruhr siamo particolarmente interessati causa risparmio divise e mezzi trasporto;

4) quanto unioni doganali, anna politica per eccellenza, siamo favorevoli sollevare questione pur non nascondendoci difficoltà relative, proponendo costituzione appositi comitati studi per approntamento dati necessari. Per nostra parte provvediamo creazione comitato siffatto. Tenga conto che oltre nei riguardi Francia dal punto di vista politico può essere interessante formulare fin d'ora qualche apertura anche per <<Unioni con altri paesi circonvicini»;

5) d'accordo circa necessità insistere oltreché su aumenti di produzione su mercati sbocco. È questo concetto che sta alla base nostra partecipazione, che venne convenientemente illustrato prima sua partenza e va presentato e sostenuto nell'interesse aumento produzione globale europea e quindi sostanzialmente anche dei Paesi consumatori;

6) per raggiungere scopo gettare basi per efficiente cooperazione europea in tal senso , dovrà però evitarsi inoltrarci eccessivamente su terreno rigida pianificazione generale europea dove anche senza volerlo potremmo trovarci impegnati gioco francese;

7) favorevoli in complesso ad intese multilaterali. Non va però dimenticato che probabilmente scopo Benelux è addivenire accordi diminuzioni tariffarie per i quali siamo meno preparati e che sarebbero per noi i meno utili;

8) d'accordo circa somma importanza risanamento monetario. Circa tale punto come pure circa eventuale soluzione inquadrata nel Fondo monetario e Banca internazionale come infine circa opportunità o meno sostenere formazione organismi centrali europei per regolamento soccorsi americani riferiscomi a verbale riunione comitato tecnico ministri che le verrà recato da Tremelloni.


237 .

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 10454/047. Rio de Janeiro, 30 luglio 1947 ( per. il 2 agosto ) .

Riferimento suo telegramma n. 11256/c. 1 . In un colloquio che ho avuto ieri con questo ambasciatore di Argentina, Accame mi ha detto che, pur senza fare alcun passo formale, egli aveva parlato col


mm1stro Fernandes della proposta argentina intesa a promuovere, da parte dei Governi dell'America latina, la revisione del trattato di pace con l'Italia nel corso della prossima Assembl~a dell'O.N.U.

Fernandes aveva chiesto ad Accame un promemoria su detta questione, come pure sull'altra della iniziativa argentina concernente l'interpretazione degli articoli 53 e 107 dello statuto dell'O.N.U. -su cui riferisco a parte in data odierna2 -e gli veniva promesso che lo avrebbe esaminato con la migliore attenzione.

Tale promemoria non è stato peraltro ancora presentato e questo spiega il fatto che i competenti servizi deli'Jtamaraty mi avevano informato che il Governo brasiliano non aveva ancora ricevuto l'anzidetta proposta argentina (mio telegramma per corriere n. 042 del 22 corrente) 3 .

Accame, col quale ho avuto una conversazione cordialissima, mi ha cortesemente assicurato che mi terrà informato dell'azione che andrà svolgendo.

Dal complesso del colloquio con Accame mi è parso comprendere che nonostante la promessa di Fernandes di esaminare con la migliore attenzione le questioni sottopostegli -egli non abbia trovato presso questo ministro degli esteri terreno molto favorevole.

235 l Del 23 luglio, con il quale M a rtino aveva chiesto « ogni utile aggiornata informazione s u stato a ttuale dei lavori interministeriali per deflni zione accordo commerciale >>. 235 2 Per la risposta vedi D. 320. 236 l Vedi D. 223 . 237 l Il testo del telegramma, indirizzato il 26 luglio alle ambasciate a Lim a, Rio de Janeiro e Santiago e a firma Fransoni, era il seguente: «Come ella saprà, Governo argentino ha proposto giugno scorso a tutti governi latino-mericani presentare congiuntamente prossima sessione O.N.U. raccomanda zione in favore revi sione trattato di pace Italia. Pregola telegrafare elementi già in suo possesso circa reazioni codesto Governo a tale iniziativa».
238

L'AMBASCIATORE A LIMA, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR. 1796/536. Lima, 30 luglio 1947 (per. i/16 agosto).

Durante una delle cerimonie celebra ti ve d eli 'anniversario dell'indipendenza peruviana, il presidente della Repubblica ha tenuto a ripetermi personalmente come egli ed il suo Governo siano stati lieti di aderire subito alla nostra richiesta di appoggio all'ammissione dell'Italia all'O.N.U. In proposito ho già telegrafato a V.E. : il voto favorevole del delegato peruviano all'Assemblea si può ritenere assicurato.

Dalle dichiarazioni del capo dello Stato fatte in più di una occasione nei nostri riguardi e da varie conversazioni con membri del Governo risulta confermato, ancora una volta, che, in generale, possiamo fare affidamento sulle buone disposizioni del Governo peruviano. Se esso non ha creduto di poter associarsi all'azione di revisione del trattato di pace, ciò è dipeso unicamente dal fatto che si è creduto --a torto od a ragione -che fossero in gioco gli interessi nazionali, nel senso di creare un pericoloso precedente in favore dell'Equatore, che da anni sostiene la necessità della revisione del suo trattato di pace con il Perù.


237 2 Vedi D. 239. 3 Non pubblicato. riferiva inoltre sulle favorevoli disposizioni brasiliane nei confronti dell'ammissione dell'Italia aii 'O.N. U. e della revi sione del trattato di pace.
239

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTINI, AL MINISTRO DEGLJ ESTERI, SFORZA

TELESPR. RISERVATISSIMO 2375/953. Rio de Janeiro. 30 luglio 1947 (per. il 2 agosto ).

Con riferimento al telespresso ministeriale n. 31 /15844/c. in data 21 maggio

u.s. 1 e facendo seguito al mio telegramma per corriere n. 038 del 18 giugno u.s. 2 , ho l'onore di riferire che --contrariamente a quanto poteva far prevedere l'atteggiamento di comprensione di tutti i funzionari deli'Itamaraty la cui attenzione era stata richiamata sulla interpretazione degli articoli 53 e 107 dello statuto delle Nazioni Unite (essi infatti si erano unanimemente dichiarati favorevoli al nostro punto di vista, di cui avevano riconosciuto la evidente fondatezza giuridica, politica e morale) -questo ministro degli affari esteri, Raul Fernandes, mi ha fatto pervenire un promemoria, qui allegato in copia 3 , dal quale risulta che, secondo la sua opinione, l'Italia al momento in cui sarà ammessa a far parte dell'O.N.U. sarà in posizione di eguaglianza con gli altri membri, eccetto che nelle eventualità previste negli articoli di cui si tratta. Solo all'infuori di esse e con le limitazioni fissate nel trattato di pace, il nostro Paese -una volta entrato nell'O.N.U. --· godrebbe, nel pensiero del signor Raul Fernandes, di tutte le garanzie e prerogative che competono agli Stati membri. In altri termini egli non condivide l'interpretazione italiana che gli articoli 53 e l 07 rientrino nell'insieme delle norme che regolano la condotta degli Stati membri e che la definizione di «stato nemico» quale enunciata al n. 2 dell'articolo 53 sottintenda che essa deve applicarsi soltanto finché gli stati che vi rientrano rimangono al di fuori delle Nazioni Unite onde non siano inficiati i principi generali di cui agli articoli l e 2 dello statuto.

Il pro-memoria, di cui è stato precisato il carattere non ufficiale e che pertanto non è neppure protocollato, termina affermando che la opinione ivi espressa non deve essere considerata come un parere definitivo né formale del Ministero degli affari esteri brasiliano poiché questo Governo, nelle questioni di competenza delle Nazioni Unite, riserva sempre la sua opinione, che può soltanto essere formata e manifesta alla luce delle discussioni e dei documenti prodotti, in occasione delle deliberazioni di quell'organismo internazionale.

Nonostante che tali dichiarazioni attenuino la portata della comunicazione, è chiaro che questo ministro degli esteri, almeno da un punto di vista strettamente giuridico, ha assunto una posizione diversa da quella che era lecito attendersi.



1 Riferiva circa lo spirito di «amichevole comprensionecon il quale veniva esaminata dai competenti uffici deii'Itamaraty la questione dell'interpretazione degli articoli 53 e 107 dello statuto dell'O.N.U.


3 Non ;;i pubblica.

Non è senza motivo che nell'esposizione di cui sopra ho attribuito alla persona del Fernandes e non al Ministero degli esteri in genere la paternità e la respons'abilità del parere espresso, perché mi risulta in modo sicuro che il promemoria è stato stilato personalmente da lui, che -anche in qualità di studioso di diritto internazionale --aveva avocato a sé direttamente l'esame della questione e la formulazione della risposta ai nostri passi .

E, per di più, sono stato anche confidenzialmente informato da alti funzionari deii'Itamaraty che la sua opinione è in netto contrasto con quella -concorde --degli uffici competenti, i quali peraltro non sono riusciti a far prevalere il loro punto di vista o non hanno osato di difenderlo davanti alla tanto ammirata competenza giuridica del ministro, considerato qui come un luminare di indiscussa autorità nelle questioni di diritto internazionale. A tale proposito vale la pena di notare che il parere del Fernandes, più che una vera e propria interpretazione, si limita ad essere la semplice accettazione del testo dello statuto nel suo esclusivo valore verbale.

II carattere personale della posizione assunta del ministro degli esteri mi è stato anche riservatamente confermato in un colloquio che ho avuto ieri con il segretario generale del ministero, ambasciatore Accioly, al quale non ho nascosto la mia sorpresa per il contenuto del promemoria. Accioly ha tenuto a sminuire l'importanza del documento, sottolineandone il carattere non ufficiale e mettendo in luce la possibilità che in sede di discussioni in seno all 'O.N.U. l'atteggiamento del Governo brasiliano possa essere ispirato a considerazioni non solo strettamente giuridiche. Egli mi ha lasciato chiaramente intendere che, personalmente, come gli altri suoi colleghi, considera fondata la nostra tesi, anche, e anzi soprattutto, dal punto di vista dello stretto diritto .

Non mancherò di adoperarmi in ogni modo affinché la nostra interpretazione e le valide ragioni giuridiche che la sostengono siano fatte chiare a tutti coloro che, per la loro posizione ufficiale, hanno modo di influire nell'azione brasiliana in sede di O.N.U. e di tener desta nei funzionari dell'ltamaraty che occupano posti direttivi la sensazione che la tesi italiana è seriamente fondata, mentre d'altro canto mi propongo di influire in tal senso anche verso i membri della delegazione brasiliana all'O.N.U. che si trovino qui di passaggio. Soprattutto continuerò a svolgere l'opportuna azione nei confronti dell 'ambasciatore Osvaldo Aranha.

Per quel che concerne l'atteggiamento da tenere, su questa specifica questione, verso il ministro Fernandes che vedrò prossimamente, ritengo che potrebbe essere opportuno -dopo avergli nuovamente esposto la nostra tesi, ribadito gli argomenti che la suffragano e confutato la sua opinione -di proporgli il ritiro del suo memorandum e di voler considerare che la questione non sia stata da noi sollevata e quindi non pregiudicata da un parere di cui non si riesce a vedere la giustificazione giuridica.

Prima però di esprimermi in questo senso -s'intende, con la dovuta cautela e circospezione e solo nel caso in cui avessi la sensazione precisa che una soluzione del genere venisse accettata in uno spirito di amichevole comprensione -prego codesto ministero di volermi autorizzare telegraficamente ad agire eventualmente in tale direzione.

Ho inoltre l'onore di informare che, in relazione alle istruzioni contenute nel telegramma ministeriale n. 11083/c. in data 22 corrente4 , ho subito preso contatto con questo mio collega argentino , con il quale ho dettagliatamente esaminato la questione di cui si tratta. L'ambasciatore Accame mi ha confermato di aver ricevuto dal suo Governo le istruzioni di cui alla nota diretta dal ministro Bramuglia all'ambasciatore in Buenos Aires e di aver già parlato al riguardo col ministro Fernandes. Questo ultimo lo avrebbe ascoltato «con interesse» e gli avrebbe chiesto di rimettergli un memorandum , che egli si propone di fargli avere al più presto. Egli mi ha dichiarato che, in conformità alle istruzioni del suo Governo, tratterà la questione soprattutto da un punto di vista di politica generale sudamericana nei riguardi dell'Italia . Per quanto il generale Accame non me Io abbia detto esplicitamente, né io abbia ritenuto opportuno di interrogarlo direttamente su tale punto particolare, ho tratto l'impressione che egli si sia reso conto della interpretazione strettamente letterale data da Fernandes agli articoli 53 e l 07 e che quindi ritenga di trovare una migliore disposizione mantenendo il suo passo su un terreno prevalentemente politico.

L'ambasciatore di Argentina mi ha assicurato che non mancherà di tenermi al corrente della sua azione, delle reazioni del Fernandes e dei successivi sviluppi della questione per quel che concerne il suo settore.

Circa il valore che possono avere in Brasile i passi e le pressioni argentine occorre non dimenticare che le relazioni tra i due Paesi sono improntate sì a dichiarata cordialità ma che non mancano , come ho avuto occasione di riferire in altra sede, motivi di reciproco sospetto e di latente rivalità. Questa situazione, facilmente spiegabile se si considerino le questioni fondamentali di politica continentale e le contingenze, per quanto non ammessa ufficialmente, affiora sovente attraverso il tono delle conversazioni private e confidenziali di questi dirigenti e talvolta anche in articoli di stampa, se non ispirati almeno tollerati senza dispiacere.

239 l Non pubblicato.
240

IL MINISTRO A PRETORIA, ROCHIRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 2543/380. Pretoria, 30 luglio 1947 1•

Telespresso circolare di codesto ministero n. 20238, del 26.6 m.s. 2

In relazione al telespresso qui so pra indicato mi onoro di comunicare che ho consegnato a questo sottosegretario di Stato per gli affari esteri, sig. Pohl , una nota verbale relativa alla nostra formale domanda di ammissione all'O.N.U. In




2 Vedi D. 128, nota l.

ossequio alle istruzioni ricevute non ho fatto per ora alcun accenno agli artt. 53 e 107 dello Statuto dell'O.N.U.

Il sig. Pohl mi ha detto di ritenere che, se la nostra domanda verrà raccomandata dal Consiglio di sicurezza, non vi saranno difficoltà all 'Assemblea per la nostra ammtsswne.

Ha aggiunto che il Governo sudafricano era stato già informato dal Governo britannico della nostra domanda e che il sig. Bevin aveva già manifestato al conte Sforza il suo punto di vista sulla questione.

Il maresciallo Smuts che è stato recentemente a Durban, si recherà il 2 agosto ad Elizabethville (mio telespresso del 20 giugno u.s. n. 1960/293)3 per incontrarvi il principe reggente del Belgio.

Al suo ritorno egli sarà occupato per la celebrazione del compleanno del re (4 agosto) e per alcune cerimonie locali. Mi riservo quindi di recarmi da lui fra una decina di giorni per intrattenerlo personalmente sulla nostra domanda di ammissione all'O.N.U.

Dato l'atteggiamento favorevole al nostro Paese già dimostrato da Smuts, e le assicurazioni da lui datemi in precedenti colloqui che egli continuerà in tale atteggiamento, ritengo che non ci mancherà l'appoggio del Governo sudafricano in tale questione4 .

239 4 Vedi D. 197. nota 3. 240 l Nella copia conservata in Archivio manca l'indicazione della data di arrivo.
241

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. 11457/386. Roma, 31 luglio 1947, ore 15.

Suoi 461-2-3 1•

Ringraziasi sue osservazioni. Preoccupazioni da V.E. manifestate circa paragrafi primo secondo e terzo dovrebbero essere ora sostanzialmente eliminate da telegramma ministeriale n. 3832 e da dispaccio aereo odierno dall'oggetto «ricostruzione Germania»\ con i quali appunto si temperano dal punto di vista politico rigide affermazioni contenute nel memorandum tecnico.

Circa ortofrutticoli abbiamo in effetti affidamenti da Clayton e da Governo americano. Comunque istruzioni nel senso da V.E. accennato erano già state inviate a Washington.




2 Vedi D. 236.


3 Non rinvenuto.

Paragrafo 4 è affermazione principio da noi sempre sostenuto la quale trova almeno sin qui conforto nelle conversazioni e relazioni economiche che continuiamo con Paesi Est europeo.

Circa paragrafo 5 trattasi anche qui affermazione principio che non esclude affatto trattative dirette con singoli Paesi.

Circa paragrafo 6 giudizio forse eccessivamente rigido contro piano Monnet è destinato formare orientamento interno e di principio della nostra delegazione.

240 3 Non rinvenuto. 4 Con T. 10468/36 del 2 agosto, Rochira poteva assicurare il pieno appoggio del Sud Africa per l'ammissione dell ' Italia all'O.N .U. 241 l Vedi D. 231.
242

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 10323/469-470. Parigi, 31 luglio 1947, ore 18,45 (per. ore 8 del l o agosto).

Ho avuta ieri lunga conversazione con Clayton. Mi ha ripetuto sostanzialmente quanto aveva detto a Stoppani (miei telegrammi 452 e 453) 1•

L'ho trovato molto fortemente orientato verso aspetto monetario questione scambi inter-europei, verso necessità far scomparire completamente attuali contingentamenti e assai favorevole unioni doganali sia pure graduali.

Circa problema nostre esportazioni Gem1ania mi ha detto essersi reso conto nostro interesse pagare carbone con prodotti ortofrutticoli, che col tempo questo stato cose avrebbe dovuto essere ristabilito, ma che bisognava per questo attendere certo grado ristabilimento economia tedesca. Attualmente frutta e legumi dovevano ancora almeno entro certi limiti essere considerati per Germania come prodotti non di prima necessità.

Quanto a problema nostri rapporti commerciali con Oriente europeo non solo non ha in vista nessuna restrizione ma quasi ci rimprovera non fare abbastanza per svilupparlo: l'ho trovato anzi, a mio avviso, esageratamente ottimista circa possibilità risolvere almeno in parte difficoltà bilancia pagamento Europa occidentale con commercio zona orientale.

Gli ho accennato a timore che nel redigere piano definitivo si cerchi da parte qualche Stato tirare acqua suo mulino e nostro scapito. Mi ha risposto che piano dovrà essere riesaminato da Stati Uniti e che possiamo essere sicuri sua imparzialità. Ha insistito però su necessità che da parte nostra si presentino piani basati su realtà economiche.


Si è espresso molto duramente circa stato bilancia italiana e deficienza nostro apparato amministrativo dicendomi chiaramente che modificazioni strutturali profonde in questo campo sono condizione sine qua non concessione aiuto americano per Italia Francia.

Riferirò più ampiamente per rapporto2•


243 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTISSIMO 10336-10374/584-585. Washin g ton, 31 luglio /94 7, ore 19 (per. ore 17.20 del JD agosto).

Seguito telegramma 578 1•

In conversazioni questi giorni al Dipartimento di Stato ho opportunamente illustrato opportunità che si prendesse qui sollecita adeguata iniziativa onde esprimere Nazione italiana solidarietà S.U.A. in momento doloroso della ratifica ingiusto trattato da parte Assemblea costituente. Poiché chiusura Congresso non rendeva possibile invio messaggio Vandenberg di cui al mio telegramma n. 5l02 , e stante note dichiarazioni già fatte da Truman 14 giugno, ho suggerito che segretario di Stato inviasse al Governo italiano subito dopo la ratifica un suo caloroso messaggio , che riprendesse anche accenni del presidente degli S. U . a legittima revisione nel quadro O.N.U. Il mio suggerimento è stato subito accolto Marshall. Il di lui messaggio viene stasera stessa telegrafato a Dunn, con istruzioni di rimetterlo d'urgenza a V.E.

Riassumo ad ogni buon fine messaggio del segretario di Stato cui testo mi è stato confidenzialmente comunicato :

«Mediante ratifica è stata rimossa ultima barriera creata da fascismo tra Italia e altre nazioni sovrane ed amanti della pace. Essa costituiva dunque necessario requisito per ritorno nuova Italia in comunità nazioni libere e per sua piena partecipazione, come eguale e come dirigente, in restaurazione pace e costruzione mondo migliore.

Certe clausole trattato non sono conformi a proposte o desideri Governo

U.S.A. Entro quadro O.N.U., od a mezzo accordo bilaterali con nazioni interessate, Italia potrà ora lavorare per revisione quelle clausole.

In questo momento storia d'Italia, segretario di Stato desidera far pervenire a mezzo V.E. al presidente De Gasperi rinnovata assicurazione che il Governo degli

S.U. continuerà in futuro dare al Governo italiano ogni possibile assistenza ed


242 ~ Vedi D. 297. Sforza rispose con il D. 270. 243 1 Del 28 lu glio, con il quale Tarchiani inform a va che avrebbe eseguito quanto prima le istru zioni di cui al D. 225. 2 Vedi D. 160.

appoggio in sua opera per ricostruzione e rafforzamento Italia democratica libera e prospera , di una Italia che sarà nuovamente appoggio ed ispirazione per democrazia e libertà in Europa e nel mondo »3 .

242 1 Vedi D. 216.
244

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

R. 660/2329. Parigi, 31 luglio 1947 1•

Bogomolov mi ha invitato a colazione a quattr'occhi, dimostrando , con questo , un coraggio personale non ·comune.

Mi ha chiesto, come mi aspettavo, delle informazioni sull 'andamento della Conferenza dei Sedici , che gli ho date: è stato ironico e pessimista, con delle osservazio ni spesso giuste, bisogna dire. Violentissimo contro l'Inghilterra e contro la Francia , mi ha ripetuto spesso che un giorno dovranno pentirsi amaramente di quello che hanno fatto. Debbo dire, per la giustizia, che queste sue minaccie erano nel senso che si sa rebbero accorte ben presto di quanto dura sarebbe stata la protezione americana.

Passando all'Italia mi ha detto che l'Italia era stata una delle più grandi delusioni della sua vita ; nel '43 e '44 lui e Vyshinsky si erano realmente illusi che stesse per nascere una vera democrazia italiana: che, contando su questo, avevano insistito su Stalin per il ristabilimento delle relazioni coll'Italia: Stalin non se ne era dimenticato: ogni tanto quando Vyshinski gli faceva degli apprezzamenti di situazione che non coincidevano con l'apprezzamento di Stalin, Stalin gli rispondeva «è come le tue previsioni sull'Italia». Ed ora questa stessa Italia si era alleata all'America contro l'U.R.S.S.

Ho fatto del mio meglio per dimostrargli che il piano Marshall non era affatto un'alleanza contro l'U.R.S.S., ma che anzi l'idea francese inglese e soprattutto nostra era quella di non mettersi con nessun blocco. Bogomolov mi ha spiegato, dialetticamen te, il contrario; mi ha spiegato come tutto fosse colpa della maniera con cui era stata fatta l'epurazione in Italia: e dopo aver fattami una rivista, non delle più lusinghiere, dei vari uomini politici italiani con cui era stato in contatto, mi ha detto che aveva sempre saputo che De Gasperi era un fascista e un reazionario, ma che non si sarebbe mai aspettato che lei si vendesse al fascis mo americano. Gli ho fatto dolcemente osservare che lei non si era venduto a nessuno: ma Bogolomolov fermandosi con il coltello e la forchetta in aria mi ha detto: «ma come, se qui a Parigi è andato perfino più in là di Bevin : è stato lui e lui solo che ha detto che bisogna fare l'Unione europea».


Prendendo a mia volta l'offensiva gli ho detto che la Russia era in buona parte responsabile della situazione in cui l'Italia si era venuta a trovare: le mie osservazioni sulla politica russa nei riguardi di Trieste hanno provocato dei ruggiti di indignazione contro l'incurabile nazionalismo italiano. Ho continuato dicendogli che fin dall'autunno 1944 avevo fatto presente a Molotov che la nostra dipendenza dall'America era soprattutto economica e che per darci una possibilità di liberarci bisognava che la Russia ci fornisse delle materie prime che avremmo potuto pagare col nostro lavoro. Tutte le mie ripetute pressioni non avevano mai avuta altra risposta che la Russia aveva necessità più urgenti , interne ed estere da provvedere.

Anche nella mia ultima conversazione con Molotov, a nome del ministro Nenni, sulle cui intenzioni non si poteva dubitare (sorriso molto ironico di Bogomolov) , gli avevo rivolto un pressante appello perchè i russi ci dessero almeno qualche cosa, nella via del grano e del carbone, per liberarci da questo dialogo a due cogli americani: e collo stesso risultato. Dopo questo non c'era da meravigliarsi se eravamo stati obbligati a rivolgerei solo all'America , e se eravamo obbligati ad accettare anche quelle condizioni che l'America ci aveva imposte .

Mi ha fatto allora una lunga lezione sull 'esempio del popolo russo che si è sottoposto alle massime sofferenze pur di non alienare la sua indipendenza ; gli ho fatto osservare che la situazione era differente perchè il popolo russo aveva sul suo territorio terre e materie prime che poteva mettere in valore col suo lavoro , mentre noi non avevamo niente . Dovevamo aspettare secondo lui , e in caso; domandare all ' America un soccorso individuale, mai entrare in una coalizione.

Gli ho detto che anche ammettendo che lui avesse ragione nulla c'era di definitivo : nessuno in Italia voleva diventare un satellite americano: che la Russia ci vendesse quello che avevamo bisogno, almeno in parte, sarebbe stata la migliore maniera di facilitare la nostra indipendenza, noi saremmo stati felicissimi di questo a iuto . Mi ha allora spiegato come in un Paese socialista il commercio estero non è commercio ma è politica : che la Russia vende a chi fa una politica amica : non vende a chi fa una politica nemica. Gli ho detto che questo era un circolo vizioso poco intelligente : perchè facendo così rischiavano di buttarci sempre più nelle braccia degli americani . Che ci vendessero mezzo milione di tonnellate di grano e vedrebbe lui che ripercussione questo avrebbe in Italia.

Cambiando discorso mi ha descritto tutti i pericoli del piano Marshall, dello sviluppo dell'economia tedesca , del nostro asservimento politico ed economico alla Germania americo-fascista, della illusione di poter risolvere senza la Russia il problema tedesco, del non voler riconoscere il valore delle forze democratiche tedesche che la Russia stava incoraggiando etc.

Nonostante quello che potrebbe sembrare, la conversazione durata oltre tre ore, è stata cordialissima.

Bogomolov, che è indiscutibilmente il più intelligente dei diplomatici sovietici che abbia incontrato, e relativamente molto libero nel parlare , mi ha dato l'impressione, nonostante tutto, di essere molto preoccupato del corso degli eventi: mi ha ammesso, molto più di quanto fosse lecito attendersi, le difficoltà

della Russia fra i satelliti: e in genere molto meno ottimista per l'avvenire del suo Paese di quanto sogliano esserlo i russi: s'intende è tutta questione di sfumature2 .

243 3 Per la risposta vedi D. 246. 244 1 Ma nca l'indicazio ne della data di arrivo.
245

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . S.N.D. 10438/598. Washington, ] 0 agosto 1947, ore 10,50 ( per. ore 9,50 del 2 ) .

Seguito telegramma 588 1 . Direttore affari politici europei mi ha oggi nuovamente assicurato che gli

U.S.A. appoggeranno al Consiglio sicurezza con tutta la loro influenza la nostra domanda ammissione ali'O.N. U. Unico pericolo potrebbe essere una ferma opposizione sovietica con uso del veto, basato su eventuale mancata ratifica tempestiva del trattato da parte della Russia. In tal caso si aprirebbe una nuova grossa questione che investirebbe politica sovietica all 'O.N.U. e la necessaria limitazione del diritto di veto. Comunque la questione verrebbe portata all'Assemblea a settembre.

In altre conversazioni con direttore affari O.N.U. e sono state dettagliatamente esaminate prospettive nostra domanda e tattica U.S.A. Signor Rusk si è mostrato abbastanza sensibile a suggerimento che delegati americani propongano in Consiglio sicurezza che tutte domande siano passate possibilmente in blocco al giudizio Assemblea onde non ripetansi lunghi sterili e continui incidenti avvenuti durante sedute Comitato ammissione nuovi membri. Gli è stato fatto rilevare tale proposta americana otterrebbe quasi certamente il più largo appoggio da parte quasi tutti delegati, Australia compresa, eliminando possibili obiezioni giuridiche. Anche se proposta non fosse accolta dal Consiglio non potrebbe che alimentare favorevole disposizione maggioranza Assemblea. Interlocutore americano oltre pregiudiziali generali contro l'Albania rinfocolate da questione greca temeva difficoltà Cina per caso Mongolia Esterna, nonché opposizione russa a rinunziare arma veto e derogare prerogative Consiglio. Gli è stato allora accennato a approcci tentati da delegato sovietico Comitato ammissioni (mio telegramma 558) 2 .

In conclusione Rusk ha convenuto su opportunità esaminare questione in una prossima riunione con delegati americani Consiglio sicurezza. Questione sarebbe stata pure da lui sottoposta a riunione dirigenti Dipartimento di Stato.




2 Vedi D. 213.

244 1 Per la risposta vedi D. 278. 245 l Del 31 luglio. con il quale Tarchiani aveva riferito circa l'azione da lui svolti! presso le altre delegazioni per ottenere l'appoggio all'ammissione italiana , mentre riteneva opportuno un passo diretto del Governo presso la Polonia e la Siria.
246

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A W ASHINGTON, TARCHIANI

T. 11522/452. Roma, 1" agosto 1947, ore 21.

Ho telegrafato seguente messaggio generale Marshall 1 con intesa che non verrà pubblicato prima delle ore 24 italiane di oggi lo agosto:

«Interprete non solo del Governo della Repubblica, ma dell'intera democrazia italiana, la ringrazio del suo così cordiale apprezzamento della dolorosa decisione che l'Assemblea costituente prese ieri. Il popolo italiano apprenderà con profonda soddisfazione che il Governo degli Stati Uniti è convinto che l'Italia, avendo distrutta l'ultima barriera che la separava dalle altre pacifiche nazioni sovrane nel mondo, potrà ora nell'ambito delle Nazioni Unite o con accordi bilaterali agire per opportune revisioni del trattato.

Grato dell 'attiva simpatia americana per la ricostruzione e rafforzamento di una liberale prospera democratica Italia quale noi la vogliamo per la pace e la felicità dell'Europa e del mondo, la prego credermi suo sinceramente Sforza».

247

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 10413/636. Londra, JD agosto 1947, ore 21,30 ( per. ore 9 del 2 ) .

Seguito mia comunicazione telefonica odierna, confermo che Sargent mi ha oggi dichiarato sua sostanziale soddisfazione per deliberazione Assemblea costituente, apprezzando sforzi Governo per superare complesse difficoltà e rendendosi conto motivi che hanno reso impossibile più esplicita ed incondizionata ratifica. Bevin ha telegraficamente incaricato codesto ambasciatore britannico esprimere presidente Consiglio e V.E. suo compiacimento.

Circa visita Londra V.E. Foreign Office pur mantenendo al suo pieno valore invito già esteso è del parere che ristrettezza tempo e concomitanti motivi che impegnano in questo momento V.E. e signor Bevin, preso tutta settimana prossima da discussioni su Germania e da dibattito che Governo dovrà affrontare su situazione economica, consigliano rimandare visita a settembre tenendo conto che dopo 8 agosto Camere saranno chiuse e periodo vacanze estive non è adatto mettere simile visita nel dovuto risalto. Ho suggerito che una comunicazione ufficiale del genere fosse scambiata fra i due ministri onde rinvio non fosse erroneamente interpretato da nostra opinione pubblica. Sargent ha compreso opportunità e si è riservato essermi preciso 1•


246 1 Vedi D. 243. 247 l Vedi D. 273.
248

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N.D. 10439/599. Washington . l" agosto 1947, ore 21 ,45 ( per. ore 9,50 del 2 ) .

Risultami in via confidenzialissima che Tsaldaris (il quale come è noto trovasi qui da varie settimane) ha chiesto parere Governo americano su politica riavvicinamento che egli intende perseguire con l'Italia dandovi inizio al suo ritorno da

U .S.A. con visita a V.E. in Roma. Dipartimento di Stato ha dato a vice premier greco caloroso incoraggiamento attuare senz'altro predetta iniziativa.

Tsaldaris partirebbe quindi per costà fra pochi giorni, non appena glielo consenta discussione situazione greca al Consiglio sicurezza O.N.U. 1•

249

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. l 0388/483-484. Parigi, ] 0 agosto 1947, ore 23,45 (per. ore 7,30 del 2 ) .

Anche per effetto pressione diretta e indiretta Clayton, in questi ultimi giorni Conferenza Sedici si sta indirizzando verso esame due principali questioni:

l) questioni cosiddette monetarie che, per quanto concerne Francia e Italia , porteranno inevitabilmente esame situazione anche bilancio statale;

2) questioni allargamento scambi commerciali intereuropei che, quali siano resistenze singoli Paesi, per volontà americana dovranno sempre più orientarsi verso unioni doganali, sia pure graduali, ed alleggerimenti se non addirittura abolizione in connessione con questioni di cui al numero l attuali sistemi contingenti e analoghi.

Con questo Conferenza si sta allontanando da modestissima impostazione originale: risposta questionari diminuisce in certa misura sua importanza poiché essi debbono servire soltanto dare un minimo di dati necessari per successiva elaborazione. Contemporaneamente limitazione questioni da esaminarsi a gruppi originari va sempre più perdendosi poiché, si puo dire, ogni giorno di comune accordo (e molto per insistenza nostra delegazione) sì allarga campo azione.

Questioni chiave restano però le prime due: questo rende indispensabile invio Parigi , al più presto, esperti (esperti che siano tali per loro conoscenza questioni e


non per semplice nomina governativa), i quali abbiano preparazione necessaria per affrontare dibattito questioni di importanza e portata tali da implicare tutta struttura economica italiana.

Attualmente delegazione italiana Parigi si trova in pratica ridotta suo solo capo il quale evidentemente non può da solo far fronte a tutto. Bisogna che da parte nostra si provveda e si provveda di urgenza.

Governo italiano si preoccupa e non del tutto a torto della situazione di certa inferiorità in cui noi ci troviamo di fronte ad altri Paesi che hanno da tempo dei piani o per lo meno dati di fatto preparati ed elaborati in maniera ben differente dalla nostra. Non è certo con piani e dati elaborati in fretta nel corso di pochi giorni che noi potremo rimediare a questo stato di cose ; bisogna quindi che noi inviamo Parigi al più presto (lavori cominceranno fra qualche giorno) esperti i quali per loro conoscenze, esperienza, autorità e capacità assumersi responsabilità possano tener testa a loro colleghi: non ci dimentichiamo che ogni Paese qui rappresentato ha mandato quanto di meglio poteva tirar fuori .

248 l Vedi D. 274 .
250

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 664/2345. Parigi, } 0 agosto 1947 ( per. il 5 ).

Ho chiesto a Bogomolov , nel corso della lunga conversazione avuta con lui 1 , quando la Russia avrebbe ratificato il trattato di pace con l'Italia: la sua risposta è stata pronta: non prima della Conferenza di Londra. Mi ha poi svolte delle lunghe considerazioni sul fatto cha la ratifica del trattato di pace con l'Italia era un importante atto politico e non poteva essere considerato separatamente dalla politica generale. Un trattato di pace era parte della pace generale: non aveva senso concludere una pace, se, per il resto , non si aveva nel mondo volontà di pace. Alle mie osservazioni circa le conseguenze per l'Italia di questo continuarsi del suo stato di armistizio, mi ha risposto con l'abituale buona grazia russa: le questioni italiane sono d'importanza minima di fronte ai grossi problemi di cui deve occuparsi la Russia : l'Italia non può chiedere ad una grande Potenza come la Russia di sacrificare i propri interessi a suo vantaggio.

Avendogli chiesto se si rendeva conto di quello che avrebbe significato per la «democrazia italiana» il fatto che l'Italia avesse dovuto continuare a restare in questo stato di incertezza per il fatto che la Russia, sola delle quattro grandi Potenze, avesse rifiutato la ratifica, mi ha risposto con tutta disinvoltura:

-Nessuno ha ratificato il trattato. --Mi scusi, ho obbiettato, la Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti l'hanno ratificato .


-Le sue informazioni sono del tutto sbagliate: la ratifica non è completa in nessuno Stato: in Francia hanno ratificato le Camere ma manca la firma del presidente della Repubblica: in Inghilterra manca la firma del primo ministro o del ministro degli esteri: in America quella del presidente.

Noto incidentalmente che, per quanto riguarda la Francia, quanto mi ha detto Bogomolov è esatto: il presidente della Repubblica, a tutt'oggi, non ha firmato la legge. Non so se quanto mi ha detto per gli altri due sia parimenti esatto.

Non posso garantire, naturalmente, che quanto mi ha detto Bogomolov sia la verità: noto soltanto che dato il suo grado di vice ministro, la sua recente permanenza a Mosca, quanto egli mi ha detto ha la sua importanza: ed è molto verosimile: con la riserva, naturalmente, che Stalin può cambiare da un momento all'altro. Del resto il recente passo sovietico a Londra potrebbe essere un primo passo su questa strada. Se però è così -e non mi stupirebbe che fosse così -quanto mi ha detto Bogomolov equivale a dire che la Russia non ratificherà mai il trattato di pace, perché la Conferenza di Londra, con l'aria che tira, la si può già da oggi considerare come fallita.

Questo fatto, grave, se non certo, almeno molto probabile, impone a noi di cominciare, fin da adesso, a considerare le conseguenze che questo può avere per noi, e quale sia la linea di condotta che dobbiamo adottare in proposito. Le cose, ripeto, possono cambiare da un momento all'altro, ma siccome non è escluso che Bogomolov mi possa anche aver detto la verità, bisogna che fin da adesso ci pensiamo per non essere, come al solito, sorpresi dagli avvenimenti.

Perché la Russia non ratifica il trattato di pace con l'Italia? La nostra stampa, seguendo in questo parte della stampa straniera, dice: per non dover evacuare i Paesi ex nemici dell'Europa centrale e balcanica. Ora questa è una solenne sciocchezza: gli accordi presi fra i Quattro, non mi ricordo ora esattamente a quale data ma ella potrà trovarlo nella corrispondenza da Mosca, impongono alla Russia, novanta giorni dopo l'entrata in vigore del trattato, di evacuare la sola Bulgaria: cosa che essi possono fare perfettamente perché la situazione là è nelle buone mani di Dimitroff. Per la Romania e l'Ungheria essi hanno il diritto di mantenervi, fino alla firma del trattato di pace con l'Austria, truppe sufficienti per guardare le loro linee di comunicazione con l'Austria: ossia quante ne ritengono necessarie ai loro fini di politica interna nei due Paesi. La ragione deve essere quindi un'altra: forse sono parecchie ma fra le altre ci deve essere il desiderio di riparare la questione delle nostre frontiere orientali.

Non escludo che ci possono essere in Italia degli ingenui che si illudono che la Russia, per agevolare la situazione di certi partiti in Italia, possa volerla riaprire per fare all'Italia delle condizioni migliori sull'Adriatico. Se la Russia realmente non vuole ratificare, la procedura che probabilmente seguirà sarà quella di non far ratificare la Jugoslavia adducendo probabilmente a pretesto che l'Italia essendo diventata fascista e satellite della fascistissima America, gli slavi non possano più contentarsi di quella frontiera così pericolosamente aggressiva che ci ha lasciato il trattato, e che poteva solo essere tollerata nel caso che l'Italia si fosse mostrata realmente democratica: e la Russia troverà che ha perfettamente ragione. Se questo le potrà poi servire anche di pretesto per provocare disordini a Trieste e Monfalcone, incursioni o tentativi di incursioni di bande armate in Italia, meno facilmente giustificabili quando fra Italia e Jugoslavia regnasse ufficialmente la pace, questo sarà il tempo a dircelo. Per ora basta considerare che se la Russia non ratifica, il trattato di pace non c'è più, e quindi anche la questione delle nostre frontiere orientali è riaperta.

Ella sa, dai miei telegrammi n. 441-4422 , quale era il mio pensiero su questa questione della ratifica condizionata. Tra le altre considerazioni la «condizione» era perfettamente inutile: il trattato di pace era chiarissimo: se non c'è ratifica da parte dei Quattro non c'è più trattato: è una clausola che era stata messa per premunirsi contro una nostra eventuale non firma: e che oggi, i vincitori litigandosi, si rivolge a boomerang contro di loro: e non si ratifica un trattato che non c'è. Ma tra le persone che hanno sostenuto, appoggiato o approvato la ratifica condizionata ce n'erano indubbiamente molte le quali hanno ritenuto in buona fede di rendere un servizio all'Italia non precludendosi una chance di cominciare subito la revisione, anche territoriale.

Lei ha detto molto bene: è un giuoco che può andare bene e che può andare male. E bisogna che ci premuniamo sin da ora contro la possibilità, tutt'altro che esclusa, che ci vada male, dal punto di vista territoriale.

Quello di cui ho paura, per parlare francamente, sono i ponti fra Oriente ed Occidente, che ci sono tanto cari, ma di cui potremmo continuare a fare le spese. L'ipotesi non è affatto esclusa: per un vero miracolo questo non è accaduto a New York: se non c'è il trattato questo può accadere ancora. Supponiamo che, di fronte alla crescente pressione americana, i russi arrivino alla conclusione che bisogna mollare: in un'atmosfera di generale distensione è proprio sicuro che non si ritenga necessario per un generale emhrassons-nous sacrificare qualche altro pezzetto d'Italia? Io non me ne sento affatto sicuro, ma proprio affatto. È così facile essere generosi a spese degli altri.

Se noi avessimo ratificato senza condizioni, avremmo almeno potuto sostenere (non senza obbiezioni) che il trattato per noi era valido e che quindi non lo si poteva cambiare senza il nostro consenso: non era una tesi molto valida giuridicamente, ma, di fronte all'opinione pubblica, specie americana, la si poteva sostenere ed avrebbe, forse, potuto creare qualche imbarazzo al Dipartimento di Stato: ratificando a condizione abbiamo accettato noi stessi di lasciare la questione aperta.

Su chi possiamo contare per difenderci da questa eventualità? Non certo sugli inglesi: anche se Bevin non marcherà troppo la cosa oggi, per ragioni varie, certo non ci perdonerà mai questo ltalian trick: quindi non sarà certo lui ad agevolarci: inoltre in questo momento è 'lui di turno che soffre di un attacco acuto della malattia dei ponti: ne soffriamo anche noi, ma noi, data la nostra impotenza, non possiamo fare del danno che a noi stessi: gli inglesi invece possono fare del danno anche agli altri.

Bidault, a forza di botte in testa dal suo amico Molotov, è guarito dalla malattia dei ponti, di cui ha sofferto acutamente per due anni: da questo lato potremmo essere sicuri: ma l'appoggio che i francesi ci possono dare sulla questione di Trieste è, evidentemente, in ragione diretta del chiasso che noi faremo per Briga,


Tenda e la frontiera itala-francese in genere. E noi non si direbbe abbiamo la minima intenzione di imitare, in questo, la politica dei francesi che l'hanno messa nel cassetto per ottanta anni . Attualmente, le nostre ragioni pur essendo eccellenti, tutto il chiasso che noi facciamo non serve certo a rendere i fr a ncesi meglio disposti verso di noi.

Resta quindi solo l'America che, vo lendo , può aiutarci: al Senato a merica no si sono sollevate delle voci per dire che sulla nostra frontiera orientale era no state fatte ai ru ssi delle concessioni solo in vista di una pacificazione generale: è prevalso poi il criterio contrario: ma se domani il trattato non va in vigore per colpa dei russi, se questo è possibil e -non lo so, facile non sarà certamente bisognerebbe cercare di ottenere che, ad un dato momento, dopo che è passato un certo tempo , gli americani dichiarassero loro che le concessioni fatte ai russi sono forfei ted: alla peggio resteremo sulla linea Morgan che, nel complesso, è meglio che la linea fr ancese.

Mi è stato fatto osservare che uno dei pericoli della ratifica senza condizioni era che, la Russia continuando a non ratificare, ad un bel momento francesi , inglesi ed americani ci dicessero «mettiamolo in vigore fr a di noi»: viceversa, con la ratifica condi zionale, ci siamo riservati il diritto di negoziare. Ammettiamo che ciò sia esatto: se la Russia ratifica fra qualche me se, tutto questo non è che della speculazione teorica : ma se, come temo , la Russia dovesse fare attendere ancora chi lo sa per quanto tempo , per negoziare, bisognerebbe che noi avessimo la pazienza di non essere noi, ad infinitum, a domandare che cessi il nostro stato armistiziale. Perché evidentemente, se siamo noi a domandarlo, ci mettiamo in posizion e di debolezza; non saremo noi a porre delle condizioni , ma sarà a noi che sa ranno poste delle condizioni. Posizione che è alquanto difficile perch é, in sostanza, lo sta to armistiziale dà più fastidio a noi che a loro. Comunque la posizione ch e noi abbiamo assunta, e le ragioni che vengono date per giustificarla, impone adesso che noi ci asteniamo dal domandare niente di tutto quello che per venirci concesso domanda l'entrata in vigore del trattato di pace. Quindi niente ammissione ali'O.N. U. o ad altri enti connessi, niente regolarizzazioni di posizio ni: bisogna che stiamo zitti e tranquilli ed as pettiamo che l'interesse degli altri suggerisca loro di invitarci qua o là o di fare qualche passo verso la regolarizzazione della nostra posizione . Cito per esempi o il piano Marshall: per seccati che siano co n noi francesi ed inglesi, nella situazione attuale non possono permettersi il lusso di farci andar via: il piano Marshall può avere delle estensioni, fare dei figli. M a questo ripeto è di capitale importanza: se noi vogliamo trarre qualche vantaggio da questa posizione di attesa, o per lo meno non perdere una possibilità di negoziato in quanto essa può esistere, bisogna che noi ci conduciamo in maniera di dare l'impressione che lo stato armistiziale non ci dà fastidio alcuno, che non abbiamo nessuna fretta di uscirne. Bisogna che calmiamo cioè le nostre frenesie di reinserimento nella vita internazionale: che aspettiamo pazi entemente che gli altri sentano la nostra mancanza: il che non avverrà così presto come noi ci 1mmagmtamo.

Se ci fosse una possibilità di fare una pace separata con gli Stati Uniti, evidentemente la nostra posizione di fronte a Francia ed Inghilterra sarebbe molto facilitata. Ma dubito molto che questo sia possibile: ch e cioè gli Stati Uniti si decidano a fare una pace con noi separatamente da Francia ed Inghilterra. Perché questo potesse avvenire bisognerebbe che Stati Uniti, Inghilterra e Francia fossero in stato di gravissimo disaccordo, o che noi fossimo riusciti a diventare il figliuolo prediletto degli Stati Uniti: per il che sarebbe necessaria in primo luogo una evoluzione della nostra politica interna che sembra anche meno probabile. Dobbiamo quindi prevedere che dovremo trattare, sia per iniziativa loro, sia, più probabilmente, per iniziativa nostra (perché sono sicuro che non avremo mai la pazienza necessaria per aspettare tranquillamente con tutti e tre). Trattare evidentemente significa rivedere: ma in che misura? Se la situazione sarà tesa alla nostra frontiera orientale, avremo certamente buon giuoco per avere delle forti revisioni delle clausole militari e aviatorie del trattato. Ma anche lì non tutto: credo per esempio che sarà assai difficile che noi possiamo ottenere una revisione delle clausole di demilitarizzazione alla frontiera francese. Molte maggiori difficoltà avremo per le clausole navali: ci incontreremo con le obbiezioni inglesi e certo con quelle francesi: probabilmente potremo ottenere facilmente il diritto di distruggerle noi, invece di consegnarle tranne quello che dobbiamo dare alla Francia.

Sulle riparazioni alla Grecia, non ci sarà nessuna riduzione: le riparazioni orientali naturalmente saranno sospese o cadranno (per il momento, perché poi è bene che non ci dimentichiamo che un giorno dovremo fare anche, e direttamente, ossia soli la pace con la Russia e con gli altri Stati orientali -poiché una reazione Russia e compagni ad una nostra pace occidentale ci sarà, e come). Può essere che qualcuno sì dimentichi le riparazioni all'Abissinia. Per i beni all'estero, claims e restitutions è molto difficile possiamo ottenere qualche cosa di più di quello che è stato già ottenuto con trattative dirette.

Per le colonie, la situazione non cambia: la chiave della situazione resta in mano degli inglesi, e non credo che agendo in questa questione della ratifica proprio al contrario dei desideri inglesi abbiamo considerevolmente contribuito a renderli meglio disposti verso di noi .

Ho lasciato per ultima la questione della frontiera francese: mi permetta di dirle francamente che anche qui le chances di ottenere qualche cosa di più di quello che ci hanno dato le trattative dirette, ossia niente o quasi, sono assai poche: a meno che passassero degli anni. Forse qualche cosa potrebbe avvenire se, in questo periodo, accadesse una rivoluzione completa nei rapporti italo-francesi, come una unione doganale, una vastissima intesa economica e politica: nel qual caso, lo stesso si verificherebbe, probabilmente, anche a trattato entrato in vigore. I francesi, di loro volontà, non cederanno niente: non è certo il commovente appello dell' Assemblea, che ha creato qui una pessima impressione, o la stessa ratifica condizionata, che ha insospettito anche un provato amico come Blum per non parlare degli altri, che creano un ambiente favorevole. Bisognerebbe quindi che l'America facesse una fortissima pressione sui francesi perché qualche cosa potesse cambiare; e stiamo tranquilli, l'America non lo farà: non Io farà perché ritiene tutto questo una sciocchezza, non lo farà perché avrà troppo da fare per far mandar giù alla Francia il groppo tedesco e non vorrà disturbarsi per delle quisquilie (per loro). Potranno fare qualche cosa, forse, se diventassimo il suo beniamino, per ragioni di politica interna : mentre come si mettono le cose è più probabile che questo beniamino diventi la Francia piuttosto che noi.

Ho voluto fare questo excursus perché, ossessionati come siamo noi da questo trattato di pace, la sola idea che si possa di nuovo negoziare farà dar di testa a buona parte dell'opinione pubblica italiana. Ora ritengo sia necessario di far capire aJia nostra opinione pubblica, e ben chiaramente, che questa ratifica condizionata non è senza rischi, contro i quali è necessario che cominciamo fin d'ora a premunirei, e che i vantaggi che ci possono derivare da questo nuovo negoziato sono ben circoscritti, e ben poca cosa in fondo.

Il Governo italiano, la democrazia italiana hanno pagato ben caro di avere lasciato crearsi e correre illusioni, che nulla giustificava, sul trattato di pace: la situazione che viene a crearsi può portare ad una nuova ondata di iiiusioni: il solo fatto che si sia arrivati a questa soluzione della ratifica condizionata lo dimostra: siccome si tratta in gran parte di illusioni, e solo di illusioni, è bene metterla in guardia a tempo: né Governo né democrazia gliela farebbero a resistere ad un nuovo crollo di iiiusioni lasciate correre, o, peggio, alimentate.

In ogni modo, ripeto, per ottenere quel poco che si può sperare di ottenere ci vuole pazienza, sapere aspettare, saper sopportare l'isolamento, e cercare intanto di migliorare l'a tmosfera generale che ci circonda.

250 l Vedi D . 244. 250 2 Vedi D. 208.
251

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. 665/2346 . Parigi, ] 0 agosto 1947 (per. il 5 ).

Alla tua lettera del 23 1 ho risposto in un certo senso con il mio rapporto in pari data2; a te voglio però fare alcune considerazioni.

Tu sai che io ero contrario alla firma del trattato di pace --Io ho anche messo per iscritto --e continuo a ritenere che è stato, da parte nostra , un grave errore di aver firmato. Specie in vista di quello che è accaduto dopo (fallimento della Conferenza di Mosca) , dato che, in quel momento, la non firma sarebbe stato un gesto sostanzialmente anti-russo, le paure che qualcuno aveva circa mancati aiuti americani erano completamente sballate. La cosa avrebbe avuto tanta più importanza in quanto, dopo la nostra non firma , l'azione svolta per la non ratifica da nostri amici presso il Senato americano avrebbe avute ben altre chances di successo. Mentre era chiaro che noi firmando , il Senato americano avrebbe ratificato (se noi non avessimo firmato, il Senato americano si sarebbe dovuto porre il problema di come imporre il trattato ad una Italia recalcitrante, il che, in quel momento, avrebbe imposto agli americani di schierarsi, in Italia, a fianco dei comunisti e dei socialisti fusionisti), era chiaro che la nostra firma spingeva gli americani alla ratifica.

Comunque l'obbiezione vera che si poteva fare alla teoria della non firma, era che questo ci imbarcava in una determinata via politica: il non firmare


251 l Ved i D. 214. 2 Vedi D. 250.

significava infatti che, per noi, l'unico scopCf della nostra politica estera era quello di mandare per aria il trattato di pace: anche nella parte territoriale: essa ci avrebbe imposta, per un certo tempo almeno, una politica di isolamento , fino a che la rottura del fronte delle quattro Potenze, e il crescere dei loro dissensi , creando nuove necessità di politica estera, avesse consigliato questa o quella Potenza di riaprire il ghiaccio con noi con una pace separata, o qualche cosa di simile: era in altre parole giuocare giuoco grosso e puntare, almeno potenzialmente, su di una guerra futura. Che invece conveniva di più ad una Potenza come l'Italia di mettere una pietra sul passato, firmare e fare tutto il suo possibile per rientrare nella vita internazionale: in un certo senso, se l'ho ben capito , era l'idea del ministro. Tesi questa rispettabilissima e sostenibilissima . In realtà però che cosa abbiamo fatto noi? Abbiamo firmato svalutando immediatamente la firma col dire che essa non contava niente fino a che non ci fosse stata la ratifica : in più abbiamo accompagnata la firma con una violenta presa di posizione revisiònistica. Il risultato di questo è stato che noi abbiamo rinunciato a tutti i vantaggi della non firma, ma svalutando la firma abbiamo anche perduto tutti i vantaggi della firma, fra altri il famoso viaggio a Londra. In sostanza l'unico vantaggio che abbiamo tratto dalla firma è stato il fatto che io abbia presentate le credenziali a Parigi invece di starei come rappresentante. Siccome dubito che fosse proprio questo lo scopo che l'Italia si proponeva di ottenere col firmare non mi negherai che, in fondo, abbiamo fatto a mess of it.

Oggi, in sostanza la situazione si ripresenta nella stessa forma: vogliamo non ratificare, non ratifichiamo: è una politica anche questa; oggi, nelle condizioni speciali del nostro Paese, più pericolosa e più grave di quello che non fosse il non firmare qualche mese addietro: perché nelle circostanze attuali è una mossa filo-russa e anti-americana, ma essa impone, come conseguenza, lo stesso atteggiamento di isolamento leggermente imbronciato in attesa di eventi : se vogliamo invece lanciarci sulla via della collaborazione internazionale, allora bisogna che ratifichiamo: tutte e due sono delle politiche per le quali si possono addurre delle ottime ragioni: ma ratificare svalutando la ratifica significa avere ad un tempo tutti i vantaggi e tutti gli svantaggi delle due politiche. Noi ratifichiamo, compiamo quindi un gesto comunque importante, e colle stesse mani ci togliamo tutti i vantaggi che possono venire dalla ra tifica.

Nella fattispecie poi ci sono delle circostanze per cui la non ratifica, per il Governo, rappresenta non del machiavellismo, difesa dei propri interessi che non solo è un nostro diritto e un dovere , ma semplicemente della mala fede.

Riassumo i fatti : gli americani lanciano l'idea del piano Marshall : noi vi diamo subito la nostra adesione: e fin qui benissimo. Poi domandiamo di essere ammessi a far parte della Conferenza: ci rispondono (Parigi e Londra) come dovevamo aspettarci: non c'è dubbio che vi inviteremo , ma la posizione che potrà avere l'Italia alla Conferenza dipende dal fatto se sarà ratificato o no. Questa questione della posizione ci fa perdere il lume della ragione e noi rispondiamo (vostro telegramma n. 315)3 non solo che ratificheremo ma anche stabilendo la data della ratifica. Qui entriamo nel solito dominio della inutile fretta -sono


del resto sicuro che tu in tutto questo non ci sei entrato per niente ·-e del non voler mai domandare il parere di chi, stando fuori, vede certe cose che non si vedono dal di dentro. Perché era chiaro che se la Russia avesse consentito a far parte del piano Marshall , ratifica o non ratifica, noi non vi avremmo mai avuto altro che una parte secondarissima: se invece la Russia rifiutava ·-come era più che prevedibile -Francia e Inghilterra avrebbero avuto necessità che noi vi partecipassimo e saremmo stati noi a porre delle condizioni ragionevoli. Cosa facciamo invece noi, ci spaventiamo del posto a tavola, e mandiamo una comunicazione che non saprei come qualificare del seguente tenore (vostro telegramma

n. 10487/c. )4 : la Camera ci fa delle difficoltà, !asciateci venire a Parigi, dateci una posizione onorevole, questo ci servirà per superare le difficoltà della ratifica: se non otterremo questa ratifica ci ritireremo dal piano M a rshall. Vi ho consigliato di fare la comunicazione in altra forma: l'Italia aderisce al piano Marshall , ma siccome il ministro degli esteri italiano e il conte Sforza personalmente non possono venirci in una situazione di secondo piano egli verrà se gli si assicura un posto conveniente. Altrimenti l'Italia sarà rappresentata da qualcun altro5 . Mi rispondete che non è possibile mutare il tono della comunicazione perché è stata già fatta 6 (come tu sai io ho fatta quella comunicazione proprio in questi termini , per cui personalmente di fronte al Governo francese sono a posto). Quale è il risultato di tutto questo? Il Governo italiano ha subordinato la sua ammissione ed il suo posto al piano Marshall alla sua ratifica del trattato : ora non può più tirarsi indietro: sarebbe perfettamente a posto se dicesse: se non si ratifica mi dimetto ma siccome non lo dice ... qui non siamo più secondo me sul terreno della difesa dei propri interessi : siamo sul terreno della mal a fede: ricordiamoci quanto male ha fatto, nel mondo, a certe determinate persone la parola d'onore data a von Rahn: e noi abbiamo molto bisogno dell 'opinione pubblica internazionale.

Queste sono le ragioni per cui mi sono pronunciato, con una certa violenza, in favore della ratifica e della ratifica non condizionata. Dato che noi non vogliamo tentare la politica del ritiro sotto la tenda, ma vogliamo fare invece la politica del rientro nella politica internazionale, questa impone la ra tifica ed una ratifica da noi non svalutata in anticipo: poiché è solta nto questa via che ci permette doma ni di presentare, soprattutto agli inglesi ed ai francesi, il conto -sempre e soltanto in funzione di nostra partecipazione alla vita internazionale -e di accusarli di mala fede se essi si trincerano , là dove questo non costituisce un ostacolo, contro la mancata ratifica nostra : secondo che quando un Governo italiano, magari facendo uno sbaglio, ha definitivamente promesso una certa cosa

o se ne va -e questo è il vantaggio dei regimi parlamentari -ma se resta deve mantenere la sua parola.

Tutto questo ora è storia: adesso è fatto : meglio però che consideriamo attentamente quello che può accadere. E sarò contento di conoscere il tuo parere personale sulle considerazioni di cui al mio ra pporto n. 664/2345 .



5 Vedi D. 138.


6 Vedi D . 139.


252 .

IL MINISTRO A CARACAS, SECCO SUARDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2053/425. Caracas , r agosto 1947 (per. il 14) .

Conforme miei telegrammi 88 e 96 1 ho consegnato ieri a questo ministro degli esteri, dr. Morales, la nota di cui allego copia 2 , sul cui contenuto avevo già intrattenuto a lungo il direttore degli affari politici dr. Santiago Perez.

Ho esposto al ministro le considerazioni che avevano indotto il Governo italiano a presentare la domanda di ammissione all'O.N.U. senza attendere la ratifica del trattato di pace ed i motivi per i quali interessa all'Italia che, una volta ammessa tra le Nazioni Unite, non si possa in alcun caso applicare contro di lei il disposto degli articoli 53 e 107 dello statuto.

Sapendo quanto questo Governo sia sensibile al parere delle grandi Potenze non ho mancato di segnalare al ministro l' atteggiamento di massima favorevole dei Governi da noi interpellati . Per analoghe considerazioni, nell'annunciare l'intenzione del Governo argentino di promuovere una «raccomandazione» collettiva da parte di tutte le Nazioni latino-americane, ho rilevato che negli stessi ambienti delle Nazioni Unite si era suggerito al Governo italiano di non farsi esso stesso promotore dell'iniziativa ma di appoggiarsi a quella degli Stati amici.

Il ministro non ha atteso un istante per dichiararmi che l'ammissione dell'Italia all'O.N.U. corrisponde ad un orientamento ormai generalizzato tra le Nazioni dell'America latina e in particolare ad un desiderio del suo Governo. In merito all ' interpretazione degli articoli 53 e 107, pur riservandosi di rispondere alla nota dopo averne letto il testo , aggiunse che a suo parere i noti articoli non sono applicabili all'Italia la cui figura, anche sotto l'aspetto politico , non corrisponde a quella delineata dagli articoli stessi per gli Stati nemici in quanto il rapporto di cobelligeranza costituisce per essa un fattore particolare ed essenziale del quale non si può non tenere conto.

Questo ambasciatore argentino non ha ancora ricevuto dal suo Governo le attese istruzioni e pertanto non ha preso contatto con il dr. Morales al riguardo.

Nel redigere la nota ho ritenuto opportuno attenermi all'argomentazione strettamente giuridica del prof. Perassi per due considerazioni. Anzitutto perché il direttore degli affari politici, Santiago Perez, mi aveva manifestato, come prima impressione, il parere che si dovessero eliminare i due articoli mediante una modificazione dello statuto, e pertanto importava convincere questo Governo della possibilità di raggiungere lo scopo attraverso una semplice dichiarazione interpretativa da parte degli Stati membri.

Inoltre a me pare che sia conveniente fare appello, in ogni occasione, alla tradizione giuridica ed al senso giuridico tuttora vivi nei Paesi latino-americani ,



2 Non si pubblica.

come elemento correttivo della tendenza moderna di altri popoli che da1mo al diritto internazionale un valore ridotto. Ciò è vero, ad ogni modo, per questo ministro degli esteri e per il direttore generale degli affari politici che sono entrambi cultori di diritto internazionale.

251 3 Vedi D. 134. 251 4 Vedi D. 164. 252 1 Rispettivamente del 28 luglio e del 1° agosto, con i quali Secco Suardo aveva prima preannuncìato e poi riferito circa l'avvenuta consegna di una nota sulrinterpretazione italiana degli a rticoli 53 e 107 dell o statuto dell 'O.N.U.
253

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 10431/485-486. Parigi, 2 agosto 1947, ore 1,56 (per. ore 9,30 ).

Miei 469 e 470 1•

Nel corso altra conversazione che ho avuto con lui, Clayton mi ha ripetuto che accettazione Congresso piano Marshall dipende da coraggio con cui Stati europei sapranno affrontare questioni chiave quali stabìlizzazione finanziaria monetaria e abbassamento frontiere doganali.

Circa prima questione mi ha ripetuto che Paesi più barcollanti sono Francia e Italia: che ritiene difficile se non impossibile che beneficio clearing intereuropeo con appoggio americano possa essere esteso due Paesi senza qualche garanzia internazionale loro politica finanziaria e monetaria. A mia richiesta spiegazione ha precisato che dovrebbe trattarsi in realtà controllo internazionale che secondo americani dovrebbe essere esercitato non direttamente da U .S.A. ma da Agenzia ìntereuropea che sarà incaricata regolare complessa questione. Mi ha però riconosciuto che per ambedue i Paesi stabilizzazione bilancio, moneta e prezzi non sarebbe possibile fino che non sì avrà maggiore disposizione beni consumo: non si dovrebbe quindi trattare misure immediate, ma di indirizzo generale politico con garanzia internazionale su stabilità.

Circa frontiere doganali mi ha detto rendersi conto come espansione aiuto intereuropeo è inconcepibile senza qualche forma diritti preferenziali, ma che opinione pubblica americana non li accetterebbe mai se non come primo passo effettivo verso unione doganale.

Per quello che concerne poi ricostruzione Europa Governo americano conta assai più che su aiuto diretto su investimento privato: questo è secondo lui punto che dovrebbe maggiormente interessare Italia: mentre ha continuato essere reticente circa situazione politica ed efficienza amministrativa italiana è stato più che entusiasta per nostre qualità lavorative. Secondo lui unici popoli Europa che hanno realmente voglia lavorare sono tedeschi e italiani per cui qualora in Italia ci sia quadro politico amministrativo che desti fiducia dovremmo potere contare su afflusso capitale privato americano in misura superiore ogni previsione.


253 1 Vedi D. 242.
254

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 10432/487-488-489. Parigi, 2 agosto 1947, ore 2 (per. ore 16) .

Prima reazione francese a formula ratifica piuttosto negativa. Atteggiamento generale stampa, opinione pubblica e, a quanto mi risulta in forma positiva ma indiretta, personale Bidault è che essa è significativa incertezza indirizzo da parte Governo italiano.

Reazione negativa opinione pubblica italiana a trattato pace in sé è qui compresa più di quanto da noi generalmente si pensi. Qui si va facendo sempre più strada opinione che Russia non (ripeto non) ratificherà trattato pace e si è sempre considerato che, quale che fosse formula italiana ratifica , formulazione art. 90 è troppo chiara perché si possa mettere in dubbio che, Russia non ratificando, trattato cade e bisogna ricominciare. Non che questo faccia piacere qui ma non è su noi che se ne fa ricadere responsabilità.

Adesione italiana piano Marshall, sue dichiarazioni a Parigi, specie venendo dopo formazione nuovo Governo, erano state interpretate qui come manifestazione che Italia aveva finalmente scelta sua strada: ossia collaborazione sincera con Europa occidentale e U.S.A. e costruzione politica che è, si dica quel che si vuole, anti-russa e che potrebbe cessare essere tale solo dietro mutamento radicale politica russa che nulla, per il momento, fa prevedere. Si aspettava quindi, e si sperava, che con ratifica non condizionata Governo italiano marcasse suo schieramento con mondo occidentale.

Atteggiamento nostra estrema sinistra contro ratifica è stato qui interpretato come manovra tendente appunto evitare schieramento italiano con Occidente: formula ratifica viene qui considerata non come compromesso reso necessario da situazione parlamentare, ma come compromesso voluto da Governo italiano, cedendo pressione estrema sinistra, e d'accordo con essa, per mantenere Italia posizione· ancora incerta con un piede nel gruppo occidentale e l'altro nel settore orientale.

Si pensa quindi di non poter più contare su Italia come membro attivo comunità occidentale preferendo invece Italia continuare giocare su due piani. Se ne prevede fra l'altro difficoltà interne per Bidault poiché si attende che comunisti francesi si servano esempio italiano per attaccare atteggiamento deciso Governo francese. Francesi , che dopo molte illusioni si sono resi conto impossibilità , in vista intransigenza russa ed americana, mantenere posizione intermedia, temono poi che questo nostro atteggiamento possa portare ritardi aiuto americano a noi con conseguente aggravamento situazione interna italiana che avrebbe ripercussioni anche in Francia.

Ho fatto rilevare qui che atteggiamento tenuto da Y.E. e da presidente Consiglio nel corso dibattiti avrebbe dovuto mostrare chiaramente come formula adottata era stata imposta da necessità parlamentari, ma che impostazione generale nostra politica restava immutata. Ho però avuta impressione che codesta ambasciata Francia ha riferito e riferisce qui in senso differente.

Questa interpretazione francese nostro atteggiamento non ha grande importanza: unico pericolo sta nella possibilità che echi questa interpretazione possano giungere e trovare eco a Washington dove evidentemente potrebbero avere ripercussioni ben più spiacevoli per noi 1•

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. l 0459/490-491. Parigi, 2 agosto 194 7, ore 2 ( per. ore 19,30).

Clayton trovandosi Parigi ha ricevuto cinque membri Comitato esecutivo per scambio vedute ufficiose su andamento lavori Conferenza. Inizio incontro Clayton ha lungamente illustrato suo punto di vista che riassumo nei punti essenziali. Stati Uniti hanno già elargito Europa aiuto complessivo aggirantesi intorno venti miliardi dollari. Per ulteriore concessione aiuti ha grande importanza opinione pubblica americana . Trattasi convincere una opinione pubblica che ha mentalità diversa che la porta a non comprendere varietà degli interessi e dei contrasti europei .

Bisogna quindi formulare piano che dia veramente impressione che vogliasi creare qualche cosa di nuovo, altrimenti esiste pericolo che Congresso e opinione pubblica si rifiutino secondare azione Governo americano. È mio obbligo dirvi chiaramente che questo pericolo esiste. Governo è deciso andare fino in fondo azione delineata da Marshall, ma in ultima analisi Congresso e opinione pubblica decidono.

Dopo dichiarazioni Clayton conversazione si è lungamente intrattenuta su problema eventuali concessioni preferenziali che tutti Stati partecipanti, oppure qualche gruppo di essi , potrebbero reciprocamente accordarsi per accelerare ripresa economia. Clayton è incline ammettere che situazione eccezionale Europa dopo guerra dovrebbe giustificare meno rigida applicazione principio non discriminazione che americani continuano porre base loro politica e che li porta a combattere regime preferenziale imperiale britannico. Concessioni speciali potrebbero essere giustificate da espressa intenzione Stati interessati raggiungere gradualmente unione doganale. Clayton ha aggiunto che egli cerca fare accettare tale principio nella Carta che si sta discutendo Ginevra . Circa problema monetario e finanziario Clayton si è dichiarato favorevole idea convertibilità monete.


[T. 10427/595 del 1° agosto da Washington] : "il Governo statunitense è perfettamente soddisfatto della formula di ratifica risultante dall'articolo di legge che la Costituente ha approvato ieri. La nostra ratifica è, per il Dipa rtimento di Sta to. in tal modo acquisita ed è re sponsabilità del Governo dell'U.R .S.S. fare in modo che il trattato sia reso operante. Qua ndo la formula fu escogitata a Roma, questo Dipartimento eli Sta to comunicò già tale suo giudizio a francesi ed inglesi e non ne ebbe alcuna contraria reazione. Nel caso in cui , ad ogni modo, dovesse ro sorgere difficoltà , il Governo statunit ense sosterrà che il nostro Governo è completamente in regola"».

È stato prospettato anche problema risanamento bilancio statale Francia e Italia relativamente al quale Clayton ha lasciato intendere che dovrà collegarsi con eventuali assistenze risanamento monetario. Clayton ha detto che a Washington cinque comitati sotto direzione ex ambasciatore Harriman studiano con loro mezzi situazione europea nei riguardi piano Marshall mettendolo in rapporto con possibilità americane.

254 1 Con T. 11644/400 del 4 agosto Sforza rispose: «Se le osservazioni di cui ai te!. 487-488-489 prendessero forma e autorità meno vaghe sarà facile a V.E. limitarsi opporre non solo ca ldi ssima approvazione di Marshall nel suo messaggi o a me ma le seguenti posteriori informazioni di Tarchiani
256

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T. S.N.D. 11583/114. Roma, 2 agosto 1947, ore 10,45.

Sarà bene V.E. affermi con sicura certezza che nei discorsi pronunciati durante discussione ratifica all'Assemblea il presidente del Consiglio ed io affermammo e provammo quanto vane e calunniose certe sospettose insinuazioni circa nostra politica verso Unione Sovietica. Ambedue dichiarammo che interessi permanenti italiani impongono buoni sicuri rapporti con Europa orientale e con Russia.

Nostra dimostrazione impressionò anche vari colleghi comunisti quantunque i loro giornali non lo abbiano ammesso mal servendo così la causa dell'amicizia tra i due Paesi.

257

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 10483/493-494. Parigi, 2 agosto 1947, ore 20,20 (per. ore 7,30 del 3).

Nel corso di una conversazione con Alphand relativa comunicazioni Clayton Comitato esecutivo e nostre conversazioni private con lui egli mi ha ripetuto essersi convinto che senza decisioni coraggiose da parte Paesi europei nel senso unioni doganali e accordi stabilizzazione monetaria non si avrà un soldo dagli Stati Uniti.

Ho ritenuto opportuno dirgli allora che da parte nostra si era disposti prendere in considerazione unione doganale con la Francia, da realizzarsi gradualmente e accompagnandola con tutti quegli accordi di produzione che potessero evitare nostre due economie scosse dannose.

Alphand, premettendo che parlava a titolo strettamente personale non avendo in proposito istruzioni suo Governo, mi ha detto esservi molto favorevole, sia per la questione in se stessa, sia perché gesto di questo genere fra Italia e Francia avrebbe potuto appunto creare per due Paesi, che probabilmente più di ogni altro hanno bisogno aiuto americano, atmosfera favorevole Stati Uniti. A sua impressione personale sarebbe necessario che prima del 31 agosto Francia e Italia facessero dichiarazione comune loro intenzione arrivare ad unione doganale, da realizzarsi gradualmente in un periodo da quattro a sette anni e che si annunciasse magari commissione incaricata studiare provvedimenti necessari per realizzazione graduale questo piano.

Naturalmente si dovrebbe pure dichiarare che unione doganale itala-francese non è esclusiva ma che può estendersi ad altri Paesi che fossero entro stesso ordine idee.

Mi ha detto comunque che ne avrebbe parlato a Bidault: conto parlargliene io stesso fra qualche giorno 1: gliene parlerò, beninteso, nel senso che da parte nostra si è disposti considerare la cosa e che se da parte francese si è nello stesso ordine di idee si potrebbe passare, anche subito, ad un primo esame concreto della questione per vedere se e fino a che punto essa è realizzabile.

Per quanto mi concerne non potrei che confermare impressione Alphand che è appunto da decisioni di questo genere che rappresentino rivoluzione, in certo senso, rapporti fin qui esistiti fra vari Stati europei, che dipende se aiuto americano verrà o no 2 .

258

L'INCARICATO D 'AFFARI A VIENNA, GAJA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 10486/273. Vienna, 2 agosto 1947, ore 21,30 (pe r. ore 7,30 del 3 ) .

Direttore affari politici questo Ministero affari esteri, riferendosi discorso presidente De Gasperi Trento, ha tenuto riaffermarmi che non soltanto espressione «autonomia progressiva» è estranea, linguaggio ufficiale autorità austriache, ma che stesso pensiero non è mai stato nutrito da questo Governo.

Spirito da cui autorità austriache sarebbero animate in conversazioni in corso con Governo italiano dimostrerebbe, al di là di qualsiasi solenne promessa o garanzia formale , che attraverso attuale regolamento autorità austriache intenderebbero definire questione.

Ho preso atto di dichiarazioni fattemi ma ho ritenuto assolutamente necessario far notare che avevo avuto occasione di segnalare anche recentemente a questo ministero vari episodi e manifestazioni pubbliche o per lo meno semiufficiali che potevano lasciare intendere che preoccupazioni espresse da presidente De Gasperi non fossero infondate, episodi e manifestazioni sui quali lo stesso Ballhaus si era riservato di fornirmi precisazioni che non mi erano ancora pervenute. Comunque ho ringraziato per cortese assicurazione fattami a nome ministro Gruber.


257 t Vedi D. 286. 2 Per la risposta vedi D. 269 .

259

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, ALL' AMBASCIATA A PARIGI

TELESPR . 24612/366 . Roma, 2 agosto 1947.

Si trasmette qui unito il processo verbale della riunione del Comitato tecnico dei ministri tenutasi il 31 luglio u.s., con preghiera di rimetterlo alla delegazione.

Detto verbale, il cui contenuto ora integrato con quello del telegramma ministeriale n. 383 1 e posto in relazione con quello della riunione del 25 luglio:\ costituisce la base per gli ulteriori lavori della delegazione stessa.

ALLEGATO

RIUNIONE DEI MINISTRI TECNICI PER IL PIANO MARSHALL

VERBALE. Roma, 31 luglio 1947.

In una successiva riunione tenuta si in data 3 I luglio 1947, il Comitato dei ministri tecnici con la presenza degli on. Tupini e Cappa ha inoltre fissato i punti seguenti:

l) concorda sull'opportunità di ammettere, in relazione alle intese per il piano Marshall, il principio dell a multilateralità degli accordi allo scopo di sviluppare, attraverso una intensifìcazione degli scambi, la capacità produttiva dell'Europa. Non si ritiene invece opportuno per il momento di favorire accordi tariffari ;

2) sull 'argomento delle unioni doganali si decide la costituzione di un comitato italiano di studio sulle intese doganali e si esprime l'avviso che la nostra delegazione a Parigi prenda l'iniziativa per la costituzione di un comitato europeo ;

3) in materia monetaria il vice presidente Einaudi dà atto della linea che si intende seguire per raggiungere l'unificazione dei cambi. Un primo passo concreto è costituito dall ' aumento del cambio sul dollaro a 350. Si riconosce la convenien za che l'apporto degli Stati Uniti non si limiti alla spedizione di materie prime e di macchinario , ma si estenda alla co stituzion e di un fondo di stabilizzazione per far fronte o contenere le oscillazioni monetarie. Si è d 'avviso però che, a tal fine , si dovrebbe richiedere che il controllo e la regolamentazione relativi vengano inquadrati nella organizzazione di Bretton Woods , non potendosi consentire, per motivi molteplici, che attraverso tale controllo si determini un intervento diretto da parte degli Stati Uniti nella politica economica finan ziaria interna dei vari Paesi europei ;

4) si esprime l'avviso di favorire che le valute messe a disposizione negli Stati Uniti siano rese spendibili anche al di fuori del mercato st atunitense, purché vi affluiscano attraverso terzi Paesi ;


259 l Vedi D. 236. 2 Vedi D. 230, Allegato.

5) nell'esame dei progetti specifici si prende atto che i programmi di ricostruzione e di sviluppo sono stati redatti tenendo conto della convenienza economica e delle possibilità tecniche della nostra economia. Si prende atto altresì del fatto che le materie prime richieste sono contenute entro limiti compatibili con le disponibilità interne e di importazione. Si concorda pure nel ritenere che alla deficienza del risparmio interno si potrà far fronte con l'apporto di prestiti esteri per beni di consumo (grano, ecc.) concessi direttamente allo Stato. Ciò dovrebbe consentire la disponibilità di lire necessarie per mobilitare e sostenere lo sforzo di lavoro richiesto dalle opere in esame.

In conclusione si approvano in linea di massima , come orientamento ai fini del piano Marshall, i programmi specifici di ricostruzione e sviluppo predisposti da.lle Amministrazioni per i settori degli impianti idroelettrici, delle ferrovie, dell'irrigazione e delle bonifiche, della marina mercantile e del turismo.

Si riconferma l'opportunità che la delegazione elevi adeguate riserve al momento di presentare le cifre di risposta ai questionari, data la ristrettezza di tempo con cui esse sono state redatte.

260

L'AMBASCIATORE A NANCHINO, FENOALTEA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 10507/118. Nanchino, 3 agosto 1947, ore 18,30 1 (per. ore 18) .

Ho preso ieri nuovamente contatto con questo ministro esteri circa nostro ingresso O.N.U. Avuto assicurazione essere state già inviate istruzioni rappresentante cinese O.N.U. appoggiare domanda italiana.

Da altri contatti con dirigenti questo ministero ho tratto seguenti impressioni: assicurazione ministro risponde sincera intenzione questo Governo di favorirci; tuttavia su atteggiamento cinese circa nostro ingresso O.N.U. e problemi connessi influiscono preoccupazioni circa futura pace Giappone, rispetto al quale problema atteggiamento cinese è in corso definizione nel quadro rapporti Cina-Stati Uniti. In particolare è possibile cinesi vogliano riservarsi possibilità bloccare ingresso Giappone O.N.U. mediante ritardo propria ratifica rispettivo trattato: preoccupazione non creare precedente in senso contrario potrà influire su linea condotta cinese nostro riguardo qualora non sia intervenuta ratifica sovietica trattat o pace.

Circa articoli 53 e 107 questo vice ministro mi ha dichiarato condividere personalmente nostra interpretazione, dubitare tuttavia che a noi convenga sollevare questione in questo momento.

Mi ha anche dichiarato che qualora U.R.S.S. pretenda che contemporaneamente a noi venga ammesso O.N.U. altro Stato appartenente sua orbita Cina manterrebbe sua opposizione ingresso Mongolia Esterna.


260 1 Ora locale.
261

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTINI

T. 116451135. Roma, 4 agosto 1947, ore 17.40.

Suo 042 1•

In vista contatti che ella prevedibilmente potrà avere in occasione prossima conferenza Stati americani costì, attiro sua attenzione interesse che qui attribuiscesi a eventualità Nazioni amiche manifestino comunque in seno prossima sessione

O.N.U. loro favorevole atteggiamento per quanto concerne trattato pace.

Ringrazi inoltre codesto ministero esteri dichiarazioni fattele. Confidiamo tuttavia che Governo brasiliano vorrà trovar modo esprimere fin d'ora suoi criteri di massima circa trattato.

In vista eventuali futuri sviluppi nostra situazione internazionale, è infatti nostro ovvio interesse che Brasile assuma netta posizione principio, a conferma del resto linea condotta già precedentemente seguita.

Voglia ispirare tali criteri sua opportuna azione e riferire 2 .

262

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 11646/9. Roma, 4 agosto 1947, ore 16,30.

Ho ricevuto oggi mm1stro di Jugoslavia per assicurarlo nel modo più formale che mio più vivo desiderio è firmare al più presto accordo commerciale; e che è nell 'interesse stesso di tale accordo che desideriamo eliminare crescenti lamentele anche dei deputati di ogni partito eletti da regioni peschereccie dal Veneto alle Puglie.

Ho pregato caldamente ministro propugnare un rapido scambio di lettere che garantisca una prossima futura intesa fra di noi anche per la pesca. Ho ammesso con lui che la reciprocità assoluta non esiste in fatto di pesca fra le nostre due coste ma che stimo facile trovare un qualche compenso oltre al comune vantaggio di sempre più migliorare atmosfera morale.


261 l Vedi D . 237, nota 3. 2 Per la risposta vedi D. 302.

263

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI

T. URGENTISSIMO 11657/60. Roma, 4 agosto 1947, ore 20,30.

Ambasciata d'Italia a Washington telegrafa 1 che atteggiamento rappresentante siriano presso Consiglio di sicurezza appare incerto nei riguardi raccomandazione accoglimento domanda ammissione Italia all'O. N.V. , sollevando «pregiudiziali giuridiche» che non appaiono sostenibili oggi dopo decisione Assemblea costituente ratifica trattato pace.

Prego intervenire massima urgenza presso Governo siriano nella forma che ella riterrà più opportuna, richiamandosi anche ad assicurazioni fornitele a suo tempo (telegramma V.S. n. 70)2•

264

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 10554-10572/605-606-607 . Washington, 4 agosto 1947, ore 21 ,58 (per. ore 20 del 5 ) .

Seguito telegramma 600 1 .

Secondo prime notizie da New York, Comitato nuove ammissioni O .N.U. ha discusso in seduta stamane nota mozione presentata 30 luglio da delegazione sovietica che «raccomandava rinviare esame domande ammissione Stati ex nemici fino ad entrata in vigore dei trattati di pace ed analogo rinvio per domanda Austria fino entrata in vigore di un trattato con quel Paese».

Dopo dichiarazioni delegato russo a sostegno propria mozione con citazioni risoluzione Potsdam e trattati, hanno preso la parola in appoggio rinvio delegati australiano e siriano basandosi su argomentazioni giuridiche nonché delegato polacco il quale ha osservato che non sarebbe giunto ancora momento opportuno per esame. Hanno preso parola contro rinvio delegati Stati Uniti, Brasile, Colombia e Inghilterra. Quest'ultimo ha proposto che mozione venisse scissa in due parti -la prima concernente Stati ex nemici e la seconda Austria -da votarsi separatamente. Approvata questa proposta hanno avuto luogo le votazioni. Prima parte mozione è stata respinta con quattro voti favorevoli (Australia, Polonia, Siria e U.R.S.S.) e sei contrari (Belgio , Brasile, Cina, Colombia, Inghilterra, Stati Uniti) . Delegato francese non era presente



2 Non pubblicato. Per la risposta vedi D. 281.


D. 245.

a seduta. Seconda parte mozione ha riunito due voti favorevoli (U.R.S.S. e Polonia) tre astenuti (Australia, Inghilterra e Siria) e cinque contrari.

Comitato è passato subito dopo domanda ungherese. Delegato polacco ha dichiarato non avere istruzioni. Rappresentanti Stati Uniti e Brasile hanno espresso seri dubbi su opportunità ammissione ungherese, per asserita totale inosservanza «diritti uomo» da parte Governo Budapest, accennando anche a recente legge elettorale votata da quel Parlamento. Delegato australiano ha ribadito propria opposizione di principio.

Comitato ha quindi esaminato domanda Italia. Delegato americano ha dichiarato appoggiarla caldamente rilevando che Italia trovasi in « posizione assolutamente unica» rispetto altri ex nemici . E ciò:

l) per il suo status cobelligeranza contro Germania riconosciuto da Alleati con comunicato 13 ottobre 1943 firmato anche da presidente Consiglio ministri sovietico ;

2) perché di fatto Italia non trovasi oggi sottoposta alcuna restrizione propria sovranità, Commissione alleata essendo stata soppressa 31 gennaio u.s., con decisione approvata così da U .R .S.S. come da altre Potenze ;

3) trattato di pace italiano è stato ratificato da tutte grandi Potenze ad eccezione U.R.S.S . nonché da Parlamento italiano.

Stesso delegato ha inoltre sottolineato «splendid record» italiano in periodo cobelligeranza e in ristabilimento democrazia, nonché fedele osservanza obblighi assunti con trattato e desiderio di cooperare con O.N.U. in tutti contatti internazionali e con gli Enti dipendenti O.N.U. di cui Italia fa già parte. Pertanto «è opinione U.S.A. che siano fuori questione buona volontà ed eleggibilità Italia» e delegato ha esortato (urged most strongly ) che Comitato raccomandi a Consiglio sicurezza ammissione italiana .

Delegato brasiliano ha letto lunga dichiarazione calorosamente favorevole Italia. Dopo aver polemizzato con affermazioni delegato russo in precedenti discussioni generali circa risoluzione Potsdam e trattati di pace, affermando che spirito se non lettera tali documenti è pienamente a favore domanda Italia, si è diffuso ampiamente su contributo dato da forze armate, partigiani e popolazione italiana periodo cobelligeranza contro Germania (utilizzando in pieno dati fornitigli da questa ambasciata). Ha poi ricordato dichiarazione italiana guerra al Giappone, cui Italia si accingeva prendere parte effettiva se non fosse intervenuto armistizio nipponico. Ha concluso ricordando ruolo tradizionale Italia in civiltà e destino mondo rendono necessaria sua ammissione O.N.U.

Delegati Colombia e Belgio si sono dichiarati pienamente d'accordo. Delegato australiano ha rilevato che trattato di pace riconosce espressamente cobelligeranza italiana e che Governo di Roma ha adempiuto propri obblighi ratifica. Ha poi sottolineato impegno dei Quattro di ratificare nel più breve tempo. Gli altri delegati , compreso sovietico , non avrebbero preso parola.

Comitato ha infine esaminato domande austriaca e romena. Delegato americano ha assunto posizione pienamente favorevole ammissione Austria, appoggiato da rappresentanti Brasile Cina e Colombia. Delegato russo si è espressamente richiamato precedenti dichiarazioni contrarie. Delegato americano, appoggiato da quello brasiliano, si è dichiarato contrario domanda Romania accennando notizie Bucarest circa soppressione «diritti uomo » da parte quel Governo. Delegato russo, pur richiamando sua opinione di massima, ha replicato Governo romeno in risposte date a note americane avrebbe già dimostrato inesattezza rilievi Washington.

Delegato Siria ha raccomandato immediato voto favorevole domanda Yemen, che è stato però rinviato nuova seduta 6 corrente. Comitato presenterà una relazione l O corrente a Consiglio sicurezza.

263 l Vedi D. 245, nota l. 264 1 Del 2 agosto, con il quale Tarchiani comunicava il rinvio della seduta del Comitato, ma vedi
265

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 10586/608. Washington, 5 agosto 1947, ore 11,24 (per. ore 22,30 ) .

Seguito telegramma 598 1•

Dopo odierna seduta Comitato nuove ammissioni (telegramma 605-7) 2 , delegato americano ha detto confidenzialmente a nostro funzionario che ove da parte russa si proponesse ad americani di addivenire ad un accordo per facilitare alcune nuove ammissioni, Dipartimento di Stato non avrebbe mancato di esaminare proposta con ogni possibile buon volere. Ha aggiunto che americani insisteranno a fondo per ammissione Italia, e sono anche molto interessati domande Austria, Islanda e Portogallo.

Sia predetto delegato che rappresentante Brasile Consiglio di sicurezza non sono ancora in grado prevedere se Gromyko si asterrà da veto quando questione nuove ammissioni sarà trattata da Consiglio stesso .

Continuo con massimo impegno azione presso Dipartimento di Stato e delegati

O.N.U.3 .

266

IL CONSOLE GENERALE AD OTTAWA, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE l 0611/76. Ottawa, 5 agos to /94 7, ore 18,13 ( per. ore 10 del 6).

Seguito al telegramma per corriere 15 aprile u .s. 1 e conversazione con queste autorità competenti circa questione in corso ho avuto oggi comunicazione riservata che somma da attribuire all'Italia in base programma Canadà aiuto post-U.N.R.R.A.



2 Vedi D . 264.


3 Per la ri sposta vedi D. 308.


sarà di circa quattro milioni di dollari. Mi riservo informare V.E. dettagliatamente non appena riceverò comunicazione ufficiale2 . Urge frattanto conoscere lista prodotti da richiedere tenuto presente che circa metà somma dovrà essere spesa acquisto prodotti pesca. Poiché somma comprende anche nolo è importante conoscere se nostre navi potranno prelevare merci onde permettere utilizzare intera somma per acquisto prodotti.

265 l Vedi D. 245. 266 1 Vedi serie decima. vol. V.
267

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GAJA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA 1

T. 10599/278. Vienna, 5 agosto 1947, ore 23,30 ( per. ore 9 del 6 ) .

Ministro Gruber, che ho visto ieri, mi ha detto essere suo desiderio dare nei prossimi mesi maggior impulso conversazioni itala-austriache relative problema alto-atesino. Gli ho risposto informandolo di quanto, in occasione progettato viaggio a Roma consigliere Kripp, mi è stato comunicato con telegramma ministeriale 192 del 3 agosto 2 e facendogli rilevare come, da parte nostra, si sia fatto e si stia facendo ogni sforzo per portare a rapida conclusione misure ed intese previste, del che ministro Gruber ha dato atto.

Circa viaggio Kripp, egli mi ha accennato a circostanza che anche Schwarzenberg avrebbe consigliato rinviare sua missione costì a settembre, ma ha subito aggiunto che egli aveva deciso tuttavia partenza immediata predetto funzionario perché gli sembrava urgente presa di contatto con Roma che dimostrasse costì interessamento austriaco e illuminasse su punto di vista questo Governo circa questione in esame. Mi ha pregato di ringraziare vivamente presidente del Consiglio per sua lettera da me consegnata3 , lettera che si è tuttavia astenuto dal leggere in mia presenza adducendo necessità farla tradurre in tedesco.

Consigliere Kripp mi ha subito accennato che, fra temi sue conversazioni Roma, doveva essere proposta accordo per facilitazione traffico fra Alto Adige e Tirolo, accordo nel quadro della cui preparazione deve essere collocata campagna stampa lanciata in questi giorni contro nostro ufficio lnnsbruck a proposito così detto caso Huttenberger, campagna stampa cui sarà necessario rispondere per il momento con uso meno esteso facoltà discrezionale concessa uffici estero con circolare n. 45.

Kripp mi ha accenna to inoltre essere intenzione dottor Gruber che egli si interessi altresì questione autonomia alto-atesina, circa la quale Governo austriaco


non sarebbe alieno dall'accogliere possibilità autonomia locale da collocarsi in quadro di più vasta autonomia regionale.

Consigliere Kripp mi ha infine aggiunto che, al suo ritorno da Roma, intenderebbe fermarsi Innsbruck per prendere colà contatto con autorità Sud Tiroler-Volkspartei.

266 2 Dettagli relativi alle condizioni per la concessione degli aiuti post-U.N.R.R.A. furono comunicati da Fecia di Cossato con R. urgente 5653/693 dell '8 agosto. non pubblicato. 267 1 Ed. in L. ZENO, Ritratto di Carlo Sfor:a, cit. , pp. 473-474. 2 Con tale telegramma Zoppi aveva informato Gaja che nulla ostava al rilascio del visto per il consigliere Kripp. 3 VediD.I91.
268

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL RAPPRESENTANTE A VIENNA , COPPINI

L. Roma, 5 agosto 1947.

Rispondo alla tua lettera del 20 luglio 1 , e ti ringrazio di tutti i chiarimenti che mi dai.

Per quanto riguarda le opzioni, Innocenti sta preparando un controprogetto al controprogetto austriaco da presentare costì e si riserva di venire a trattare con gli austriaci nell'ultima fase del negoziato . Quando si tratta è ovvio che non ci si può né da una parte né dall'altra irrigidire sulle rispettive tesi, ma cercare di riavvicinarle raggiungendo un compromesso entro i limiti consentiti dai propri fondamentali interessi; è questo che stiamo facendo sul tema delle opzioni. A questo proposito ti dirò che il tuo collega austriaco di qui mi ha detto essere sua impressione che a Vienna si teme che noi vogliamo negare il ritorno alla maggior parte degli optanti divenuti cittadini tedeschi di pieno diritto e si è preoccupati che in tal modo gli allogeni in Alto Adige sarebbero numericamente inferiori agli italiani. Ed è qui il punto di contatto fra la questione opzioni e quella dell'autonomia. lo non so prevedere in base al noto articolo in contestazione a quanti optanti verrebbe praticamente rifiutato il riacquisto della cittadinanza italiana; non credo però che si intenda da parte nostra procedere con eccessivo fiscalismo.

Occorre però mettere in chiaro costì che la preoccupazione su accennata rivela una arrière-pensée politica che non può a meno di renderei guardinghi. Infatti con l'autonomia noi intendiamo garantire alla popolazione di lingua tedesca dete1minati diritti; e tali diritti le saranno assicurati indipendentemente dalla sua consistenza numerica. La preoccupazione austriaca di voler che la popolazione di lingua tedesca sia più numerosa di quella di lingua italiana tende a trasportare la questione dal campo linguistico e culturale a quello politico e ... territoriale. Non credo, ripeto , che noi si voglia manovrare la legge sulle opzioni al fine che sembra preoccupare gli austriaci, ma non possiamo neanche ammettere lo slittamento della questione dal primo al secondo dei campi su accennati.

A mio avviso, quindi, conviene condurre a termine il più presto possibile la questione delle opzioni. Sgombrato il terreno da tale questione affrontare le altre.


268 I Vedi D. 205.

269

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N.D. 11742/402. Roma, 6 agosto 1947, ore 17.

Siamo anche noi convinti 1 che senza adozione misure eccezionali interessamento americano potrà palesarsi praticamente nullo. Perciò voglia comunicare Governo francese che siamo pronti dichiarazione entro 31 agosto unione doganale itala-francese da raggiungere progressivamente entro spazio tempo ragionevole e da estendere eventualmente di mutuo accordo ad altri Paesi, nonché contemporanea nomina Commissione mista per studi relativi.

Comunicando ciò prego V.E. avvertire per lealtà che nell 'accordo noi desideriamo incluso:

a) nostra partecipazione a decisioni risollevamento tedesco ai fini anche parità accesso quel mercato nonché per esportazioni ortofrutticole italiane da armonizzare stagionalità con quelle francesi;

b) libertà principio emigrazione italiana in Francia anche nei settori agricoli 2 .

270

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N .D. PER CORRIERE AEREO 11743. Roma, 6 agosto 1947.

Suoi 469 e 470 1• In relazione osservazioni Clayton comunicale per sua norma linguaggio che Governo italiano sta esaminando attualmente:

l) piano risanamento bilancio;

2) piano restrizione consumi;

3) piano migliorie funzion amento amministrazioni centrali e periferiche.

Mi riservo pertanto ulteriori comunicazioni. Circa accordi regionali ed unioni doganali cui signor Clayton accennato , mi riferisco a precedenti istruzioni.

Circa fondi stabilizzazione che in genere funzionano solo se a sostegno economie già risanate, non ci si può pronunziare prima di conoscere su quali nuovi ordinamenti commerciali dovrebbero poggiarsi, con quali scopi e soprattutto con quali estensioni.


269 1 Risponde al D. 257. 2 Per la risposta di Quaroni vedi D. 286. 270 1 Vedi D. 242.
271

TL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, QUARONl, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CA RANDINI

T. S. N. D. PER CO RRIERE AEREO 11 744/c. Roma. 6 agoslo 1947.

L'Itali a ha presentato a Parigi sue risposte ai questionari. Esse sono redatte su accertamenti precisi pel passato e con la maggior approssimazione per l'avvenire , tenuto conto della mancanza di una precisa pianificazione italiana, della inevitabile induttività di molti elementi ba se. dello spazio di tempo minimo concessoci.

Ci siamo limitati a l fabbisog no delle calorie minime indispen sa bili ed ad una media normal e di occupazio ne delle nostre industrie e della nostra agricoltura. Son o insomma dei « dati di miseria»: ciò perché volevamo rimanere sull a via del vero c del possibile. Comunque. quali esse sono, tali risposte, e soprattutto l'accogli enza che trovera nn o presso il Governo americano sono ta li da rischiar di formare la base dell 'eco nomia della Nazione forse per decenni.

Dobbiamo perciò preoccuparci di non ricevere un trattamento in feriore nella scala degli eve ntuali aiuti a quello che riceverà la Francia. Superio ri alla Francia per popolazione, che cresce di un quarantesimo all'anno, per di stribu zioni ricevute. ma anch e per possibilit à lavorati ve, considereremmo estremamente dannoso se venisse cri stallizza ta una inferioritù che no n troverebbe ragione nella giustizia né etica né economica.

Per evitare che dovessimo essere indotti a contest are le cifre altrui modificand o così clima in cui Conferen za deve svolgersi . voglia V. E. fa r riservatamente present e quanto precede codesto Governo c vog lia la delega zione italiana Parigi opportunamente agire in conseguenza. A ltrettanto fa remo a Roma.

272

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPR ESENTANTE A LONDRA. CARANDINI

T. l 1746/3 40. Roma , 6 agost o 194 7. ore 15.30.

Nella seduta di ieri delegato australiano ha votato a favore mozio ne sovietica proponente accantonamento esame domanda ammissione Italia O .N.U . Notizia tale a tteggiam ento australiano ha qui prodotto penosa impressione.

Y.E. potrà , ove lo riterrà del caso, rendere edotto codesto alto commissario nostro disappunto per questa circostan za. mettendo a ltresì in luce che Governo italiano. in considerazione di esigenze superiori e comuni, ha svolto ogni sua più efficace azi one affinché Assemblea costituente autorizzasse ratifìca trattato pace, nonostante durissime clausole in esso contenute. Ella potrà altresì l~tr presente opportunitù ed interesse particolare nostro e quelli generali della Comunitù degli Stati a che Italia possa partecipare efficacemente alla vita di quella Orga nizzazio ne che si propone come fine supremo assicurare mantenimento pace e buone relazioni fra popoli 1 .


273 .

IL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. U RGENTISSIMO 10623/644. Londra, 6 agosto 1947. ore 17,47 ( per. ore 2 1,30 ).

Non essendomi finora riuscito di mettermi m comunicazione telefonica con codesto ministero per un guasto alla linea fra Milano e Roma, trascrivo qui appresso la traduzione di un comunicato di cui mi ha dato testé visione Sargent e che verrà pubblicato su questa stampa di domani 7 corrente:

«Era da tempo inteso fra il Governo di S.M. ed il Governo italiano che il conte Sforza sarebbe venuto in breve visita a Londra non appena le circosta nze lo avrebbero permesso . Ora che l'Assemblea costituente italiana ha autorizzato il Governo italiano a ratificare il trattato di pace, è da sperare che la visita avrà luogo nel prossimo futuro. In vista di pressanti altri impegni, no n appare conveniente né per il sig. Bevin né per il conte Sforza che la visita avvenga in ago sto. La data della visita sarà a suo tempo annunciata ».

Qui si gradirebbe che da parte nostra venisse provveduto a pubblicare simultaneamente analogo comunicato.

274

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N.D. URGENTISSIMO PERSONALE 10674/618-6 19. Washingt on , 6 agosto 1947. ore 22 (p er. ore 17 del

Seguito telegramma 599 1•

Ho avuto oggi lungo colloquio con vice premicr e ministro esteri greco . Tsald aris ha co minciato col dire, a proposito sua probabile visita Roma a V.E., che


272 Con T. s.n.d. urgente 11276/677 del 19 agosto Mi go ne rispondeva: «Alto commissario australiano mi informa oggi che a llo stato prese nte istruzio ni al delegat o del suo Paese sono state aggio rnate nel senso di appoggiare in seno al Co nsiglio di sic urezza immediata a mmissio ne Paesi ex nemici da ' divenire

o pe rati va · a ratifica avvenuta. Egli mi ha peraltro assicurato che av rebbe posto in giusta luce nostre

argomentazio ni a favo re ammissi o ne incondizio nata dclrltalia ». 274 l Vedi D. 248.

non vi erano sta te a l riguard o co nve rsazioni o intese tra R oma e Atene. Sa rebbe sta to, secondo lui, Dipartimento di Stato a incoraggiarlo ed egli ben volenti eri si recherebbe costà, purché possa poi mostrare utilità ta le diretta presa di contatto a Came ra greca e opinione pubblica . Se visita si concreta sse, egli passerebbe per Londra ond e aver co là conversa zioni con Governo inglese, arrivando a R oma verso 13 co rrente. In caso di verso andrebbe direttamente da qui ad Atene. Tsa ldari s prega quindi V .E. volergli fa r conosce re entro ve nerdì 8 agosto se ella ritiene possibile di avere con lui un a di scussione sulle questioni fon damentali italo-greche e comuni interessi mediterranei ed eventua lm ente imbastire grandi linee com e preludio a futuri accordi. Ha ce rcato in siste re a va rie riprese affinché ini ziativa visita appa ia italia na.

A suo giudi zio situazio ne europea è ora infinitamente più grave dell 'altro dopoguerra. U.R.S.S. non cede ed Ame rica non può cedere. l primi due obietti vi sovietici sarebbero Egeo e Adriatico . Sa lonicco è certo un punto attrazion e (ch e avrà formato oggetto anche ultimo incontro Tito-Dimitrov). C irca Adriatico mi ha detto che Albania po trebbe costituire argomento conversazio ne. Ha accennato, due volte, co n evide nte intenzione, nota questi one «Saturnia» e « Yulcania » (come è noto cess ione due nostre n a vi a tito lo riparazi oni ha costituito viva aspirazione greca, ma in ripetute conve rsazio ni con Dipartimento di Stato ci e ra sta to sempre assic urato ch e americani ci appoggeranno non ritenendo anche ma rin a greca idonea a gestione ta li na vi. Dati accenni odierni Tsaldaris ritornerò a interessare Dipartimento dì Sta to a l ri guardo per o ttene re nuove conferm e).

Tsalda ris si è mostrato impressionato da nota attuale situazio ne economico-politica britannica, pur stimando che Inghilterra costituirà elemento importante Mediterra neo. Si è dichia rato sicuro c he a mericani rimpiazzeranno in qua lche modo truppe in glesi che verranno ritirate da Grecia mostra ndo di avere molto più fidu cia in fermi pro positi e possibilità U .S. A. A mia preci sa domanda ha risposto che G overn o americano gli risulta deciso intervenire con la massima energia ed a batte rsi in E uropa in caso aperta aggressione co ntro in tegrità nazi onale greca.

Durante colloquio gli è giunto un telegramma che ri feriva richiesta nostra legazione ad Atene per a ppoggio Grecia nostra ammissione O.N.U. Mi ha assicurato che delegazio ne greca Assemblea si pronuncerà per nostra ammissione immediata.

L'ho rin graziato anche per suo favorevole intervento presso direttore esec utivo greco Ba nca internaziona le.

Con versazio ne si è chiusa con reitera te affermazi oni di T salda ris sull a necessità d'intesa italo-greca, che è vista d a america ni con grande favore e che egli è di sposto a sostenere del suo meglio, perché crede fermamente che, al di sopra contin genti errori recente passa to , un permanente interesse imporrebbe cooperazio ne tra R om a, Atene ed Ankara .

Ha rileva to grande piacere che a vrebbe incontra rsi con V.E. c he conobbe a Corfù dove era prefetto durante prima guerra mo ndiale. Gli ho promesso che a vrei fedelmente riferito conversazione a V.E. e che gli avrei portato una risposta possibilmente vene rdì prossimo. T saldarìs ba parlato quasi sempre lui e sono stato a sentirlo senza pronuncia rmi su molti dei suoi argomenti né ho racco lto suoi accenni a nostre due na vi. Dirigenti Dipartimento -pur agendo come è noto sin da 1945 per agevolare ripresa relazio ni e riavvici na mento italo-greco -non mi hanno sinora pa rlato

espressamente dell'attuale iniziativa loro attribuita da Tsaldaris. Informazioni riferite con telegramma 599~, che ci furono date a titolo confidenziale in conversazione amichevole sembravano invece attribuire iniziativa a ministro esteri greco. In attesa istruzioni V.E. che sarei grato impartirmi d'urgen za, mi asterrò d a l chiedere eventuali precisazioni a Dipartimento' .


275 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA. AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINf

T. S. N. D. PERSONALE 11772/34[. Roma. 6 agosto 1947. ore 22.30.

Grazie lettera 3 agosto 1•

Circa mi a visita autunno credo opportuno un breve comunicato ma iniziativa dovrebbe essere presa costì. Altrimenti meglio niente.

Venendo sarei felice aver lei meco ma non certo come «parte del seguito>> bensì come capo-missione in carica to rnato suo posto poco prima del mio arrivo per meglio preparare il tutto. Le consiglio quindi partire in congedo lasciando Migone. Col nuovo ambasciatore penserei mandare Migone a Camberra sostituendolo costì con Anzilotti 2

276

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARC HIANI,

AL MINISTRO D EGLI ESTERL SFORZA

T. l 0700-l 0689-1070 l /620-621-6.?.2. H/ashingtun, 6 agosto 1947, ore 22 ,43 ( per. ore 2 def/'8)

Seguito telegramma 607 1•

Comitato nuove ammissioni O.N .U. ha in seduta stamane 6 esaminato domanda Yemen. Delega ti russo , cinese, siri a no. brasiliano. columbiano pronunziatisi favorevolmente. Australia c Polonia hanno dichiarato non aver ancora istruzioni proprio Governo, lo stesso hanno detto rappresentanti Francia e Belgio, pur alTermando ritenere non vi saranno obiezioni.


274 " Vedi D. 248 .

' Per la risposta vedi D. 28.ì.



2 Con T. s.n .d. l 0786/649 dell'8 ago sto Cara ndini rispondeva: << Come comunica to con tdcgr~mma 644 [ved i D . 273] e telefonicamente avevo già concordato con questo Foreign Orticc un comunicato che mi pare corrisponda alle intenzio ni di V.E. e c he è stato già pubblicato da questa sta mpa. Sui rcstanri punti del telegramma d i V. E. 341 m i risen'l1 rife rire verbalmen te 11 0 11 appena giunto a Roma)).


Dopo esame domanda Ycmen, delegato francese , assen te in seduta 4 corrente, ha oggi letto calorosa dichiarazione a favore domanda italiana. Premesso che Francia è stata primo Paese democratico che ha sofferto per guerra mossa da Ltalia e quindi è oggi in condizione esprimere sicuro giudizio su nostra ammissione O.N.U. , ha sottolineato importanza culturale itali ana in Europa e ripercussioni di questa su cultura francese. «Non saremo O.N.U. al completo senza partecipazione Italia». Può farsi per Italia eccezione a regole secondo cui per cessazione stato di guerra è necessa ria entrata in vigore trattato di pace poiché Italia ha messo fine praticamente a tale stato dal momento in cui si è schierata cogli Alleati contro Germania.

Subito dopo delegato inglese ha dichiarato che Governo britannico appoggia domanda Italia, tenendo conto nostra cobelligeranza , contributo it aliano a civiltà e tradizionale amicizia tra i due Paesi . Delegato inglese ha proseguito dichiarando «simpatia >> per domanda Austria, cui discussione riteneva peraltro prematura. Circa Ungheria, Romania e Bulgaria Governo britannico è dolente che a causa loro regimi dovrà opporsi rispettive domande in Consiglio sicurezza, a meno che quei Governi prendano impegno attenersi in avvenire statuto O.N.U. Inoltre Governi albanese e bulgaro dovranno impegnarsi osservare decisioni Consiglio sicurezza in questione greca. Ha rileva to che Mongolia è poco idonea arrunissione O .N.U.

Delegato russo, pur riferendosi sue precedenti dichiarazioni di massima circa domande Stati ex nemici (mio telegramma n. 605) e dichiarandosi pronto rinviarle indistintamente se tutti d'accordo, ha chiesto che domanda Bulgaria venga esaminata seduta venerdì.

Presidente Comitato ha presentato rapporto preliminare, che è breve riassunto discussione. Si sono svolti dibattiti preliminari su alcuni punti e tra l'altro se giudizio espresso da delegati sia vincolante o meno per Consiglio sicurezza, delegato russo sostenendo tesi affermativa. Discussione proseguirà venerdì 8, possibilmente con seduta anche pomeridiana ed eventualmente nuove sedute sabato.

Ritelegraferò2

275 1 Non rin ve nu ta. 276 l Vedi D. 264 .
277

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHlANl

TELESPR. 24917/c. Roma, 6 agosto 1947.

Rapporto di codesta ambasciata n. 6261/1770 del 12 luglio 1 e telegramma per corriere n. 102 del 14 luglio1 . È stata da questo ministero attentamente esaminata la questione dell 'eventua le nostra partecipazione al trattato di pace col Giappone, sulla base anche di quanto

V.E. ha comunicato con il rapporto ed il telegramma per corriere sopra indicati.


276 Vedi D. 287.


277 Non rinven uto.

Vedi D. 189.

Nell'accluso pro -memo ri a so no espo sti i motivi che se mbrano indurre a d una co nclu sione negativa circa l'o pportunità di in sistere per la nostra pa rtec ipaz ione all a Confe renza ge nerale per la pace con il G ia ppone o per la più o meno plato nica a mmi ssione a gli «U n dici » o a l Con siglio dei « Quattro».

La nostra di chiarazione di guerra al G ia ppone, com e è ben noto a codesta ambasciata, si p ro poneva fini po litici connessi con il nostro «status» di co belliger a nt i in Euro pa e co n la nostra as pira zio ne a mutare ra dicalme nte o quanto men o a gra nd emente a tte nu a re la nos tra posizion e a rmi stiziale n ei confronti degli A lleati , che no n si sono po tuti ma te ri a re nei fatti per l'immedia ta resa del Giappo ne, prima di ogni nostra effe ttiva diretta pa rtecipazio ne a lle ostilità.

D'altra parte i nostri evidenti interessi d iretti e vita li nei riguardi della pace co n la Germania, e i sacrifici mate riali e mo ra li da noi sos tenuti contro la Germ a nia e per il fatt o di essa. ci ha nn o ind o tt o e ci indurra nno a ncora a sos tene re la tes i di un a pa rtecipazio ne a l tratta to di pace con q ues ta, limi tata o co mmisurata all'effe ttivo apporto di og ni Stato e agl i effetti vi da nni subiti : tes i che ci mette rebbe in istato di inferi o rit à nei confro nti della pace co l Giappone o che. se ca povolta in questo ultim o caso , ci mettere bbe in co n tradd izione nel pri mo .

Resta pe ra ltro il fatto che la nostra situazio ne g iuridica e morale nei riguardi del G iappo ne deve esse re, a l mo men to o pportun o , normalizzat a , e con nostro va ntagg io.

Si tratta perta nto di trova re il mom ent o e la form ula opportuni, di comune accordo con codesto Governo . il cui intervento presso il Governo di Toki o è in ogni caso a nche necessa ri o perché i giapponesi abbia no l'esatta sensazione dell a neces sità di addi venire nel lo ro interesse ad un rego la ment o con l'Italia. Se a nche di una vera e pro pria pace sepa ra ta non si voglia pa rlare sembra a questo mini stero che non dov rebbe essere difficile giungere ad accordi diretti fra i due Stati , in base ai quali si riconosca reci procamente esse re cessato lo sta to di guer ra ad una da ta da stabilirsi e si fissi nel co nte mpo da pa rt e giapponese l'obbligo a ri pa razioni morali e risarcimen ti m a teriali per la gra ve offesa po rta ta a l nostro prest igio in Estremo O riente col tra tta mento inflitto a lle nos tre legit time ra ppresenta nze. espress io ne della nostra di gnità e sov ranità nazio nale, e per i danni arreca ti ai nostri int eressi mat eriali in Es tremo Oriente.

Per il calcolo di questi , che sarà natu ralm ente f~1tto con la maggiore cura al momento oppo rtuno, dovrà tenersi conto dei seg uenti dati: nav i da guerra o ausiliarie

-o merca ntili che si so no a utoaffo nda te a l servizio della ca usa allea ta (Carlotto. Lepanto, Calitea , Conte Verde): nav i merca ntili coniìsca te da l Gia ppo ne o perdute do po 1'8 settembre perché costre tte dalle au to ri tà gia pponesi a navigare al loro servizio (Carignano, Ad a. a lcune unità della «Cim> di Shanghai , cinque sott oma rini); circa 200 milioni di ye n , pari a più di 40 milioni di dollari di cui un a parte ori gin ati da un deposito effettivo in dollari p resso la Yo koha ma Specia l Ba nk di New Yo rk , di cui le a ut o rit à giappo nesi illega lmente di sposero, do po 1'8 se ttem b re 1943, di re tt a mente -o sot to l' ava llo di pretese a uto ri tà italiane da lor o illegit tima ment e costitui te, e di cui i residui, ammo nta nti a circa 40 milioni di yen. tutto ra in Gia ppone sono pratica mente annullati per il fatto della sva lutaz ione mo neta ria: depo siti in dollari e a lt re valute pregiate, appartenenti a cittadini od enti ita liani c sottratti da lle autorità giapponesi do po 1'8 settembre 1943 presso la Ba nca Ita lia na per la C ina in Sha ngha i ; da nni mo ra li c materiali inllitti ai cittadini it alia ni sia in Giappo ne che in Cina, in M an ciuria, in Indocina , in Indonesia e nell e Filipp ine. in Malesia cd in Birmania , do po 1'8 sette mbre 1943, e specialmente a i marinai. tenuti prigionieri e trattati contro ogm

norma della Convenzione di Ginevra c ai fun zionari diplomatici e consolari e ai civili detenuti per due anni in campi di concentramento in spregio di ogni regola di diritto e consuetudine internazionale e fatti segno al trattamento più incivile. Con larga approssimazione si ritiene che la richiesta di ri sa rcimento da parte nostra potrebbe concretarsi in una cifra fra i 25 ed i 50 milioni di dollari.

Prego l'E. V. di voler esaminare quanto precede insieme col nostro rappresentante presso il comandante supremo delle Forze Alleate in Tokio e di voler comunicare il suo parere e i suoi suggerimenti circa la più opportuna procedura da seguire e circa la possibilità di iniziare conversazioni col Dipartimento di Stato sulle linee sopra indicate.

S'intende che se codesto Governo è disposto ad entrare nel nostro ordine di idee, chiederemo, per ovvie ragioni, che le autorità americane si adoperino opportunamente perché il primo passo per un componimento sia fatto dai giapponesi.

179

IL RAPPRESENTANT E AD ATENE, GUIDOTTI, AL MINISTRO D EG LI ESTERI, SFORZA

T. RISERVATO URG ENTE 10696/132. A tenc. 7 agosto 194 7, ore 20 ( per. ore 2 dc /1 '8 ).

Sottosegretario di Stato che ho ved uto stama ne mi ha detto aver testé inviato istruzioni telegrafich e a delegazi o ne commerciale greca a Roma nel senso rice rcare stabili zzo acco rdi economici con l'Italia su larghe bas i. Ha aggiu nt o che, ment re intese politiche si d ov ranno svi luppa re quivi secondo lince indicate messaggio V.E. a Tsa ldaris 1• rapporti commerciali potrebbero a suo pa rere assumere sin da ora massima ampiezza co nse ntita d a lle circostanze.

Per quanto riguarda Conferenza Parigi mi ha detto posci a che q uanto ambasciato re alla Conferenza aveva riferito circa co rd ia lissimo colloquio con V. E. aveva causato vivo compiaciment o ; contatti tecn ici invece, in vista dei caratteri preliminari della Conferenza, si erano manten uti su linee generali .

In rel azione a quanto precede mi permetto sotto lineare importa nza che, soprattutto in materia che è essenzialment e tecnica e non tocca posizione politica generale, delegati greci ricevano impressione che da parte nostra si è disposti ulteriore applicazione in pieno acco rdi del 31 marzo ma a nche di allargarne il campo, eventualmente secondo concetti fatti presenti con miei telegrammi n. 118-119 dell ' Il luglio2 e mi o rapporto n. 547 del 30 luglio 3 .

280

L' AMBASCIATOR E A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTISSIMO 10724/623. Waslzingt on. 7 agosto / 947. ore 2 0.50 ( per. ore 9.35 de/1'8 ) .

Seguito miei telegrammi 61 8-6 19 1 . In conversazione odierna direttore ge nerale affa ri politici europei mi ha spontaneamente parlato iniziativa Tsaldaris, confermandomi ch e vice premier greco



2 Vedi D. 177.

) Non pubblicato. Con T . 11898/84 del 9 agosto Grazzi rispose: «Conversazioni con delegati greci procedono in modo soddisfacente. Siamo sempre stati d isposti a pplicare· accordi in pien o· e fo r>c al largarne campo. sempre però nei limi ti del possibile e del con veniente».


aveva chiesto a assistente segretario di Stato Annour se si ritenesse qui utile una sua visita a Roma per discutere di « un trattato di commercio e amici zia» con l' Italia (su cui invece Tsaldaris non mi aveva intrattenuto), Annour gli aveva risposto nel senso giù riferito con mio telegramma n. 5992

Matthews ha aggiunto che Tsalda ris, nel riparlare qui delle note aspirazioni di Atene sull'Albania meridionale, aveva accennato alla utilità che presenterebbe una base greca a Yalona per assicurare in sieme all'Italia la difesa del Canale di Otranto: ciò che spiegherebbe vago diretto accenno fatto ieri da ministro esteri greco. Al riguardo ho brevemente ricordato a Matthews tradizionale politica italiana prefascista circa Yalona. A mia domanda, interlocutore americano ha risposto non risultargli che T saldaris avesse pa rla to al Dipartimento di Sta to della cessione della «Saturnia» e del «Vulcania». Mi ha confermato che qui si è sempre del parere che le due navi debbano rimanere all'Italia come «fonte di valuta pregiata ». La Grecia non sarebbe in grado utili zza rle convenientemente e dovrebbe finire per vcnderle o barattarle. Il Dipartimento di Stato è contrario a combinazioni del genere.

Matthews mi ha detto poi che Tsaldaris aveva qui insistito su desiderio che sua visita a Roma apparisse di iniziativa italiana ai fini opinione pubblica e Parlamento greci.

In conclusione Dipartimento di Stato per quanto lo concerne riterrebbe che visita potrebbe essere psicologicamente utile beninteso se Governo italiano non abbia ragione di ritenere per ora prematura discussione con Tsaldaris su questioni d 'interesse general e.

279 l Ved i D. 29. 280 l Vedi D. 274.
281

IL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI, AL MINISTRO D EGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 10703/90. Beirut, 7 agosto 1947, ore 22,15 (per. ore 2 de//'8).

Telegramma ministeriale 60 1•

Ho avuto a Damasco un lungo colloquio col presidente del Consiglio Mardam bey il quale è rimasto assai sorpreso da quanto gli ho comunicato circa atteggiamento delega to siriano al Consiglio sicurezza . Presidente del Consiglio mi ha detto che il delegato siriano, Faris el Khouri, è noto per tendenza ad assumere atteggiamenti indipendenti ed a sollevare cavilli giuridici. Egli ha già in passato messo in imbarazzo suo Governo con puntiglioso atteggiamento assunto in occasiOne controversia fra la Gran Bretagna e Albania.


280 è Vedi D. 248. 281 l Vedi D. 263.

Mardam bey ha in mia presenza chiamato direttore generale affari politici dicendogli telegrafare subito al delegato siriano con istruzioni appoggiare pienamente nostra candidatura.

Mi ha pregato infine assicurare Governo italiano sinceri sentimenti amicizia Governo siriano.

Segnalo che il ministro esteri. Hami Frangie, dal quale mi sono fatto appoggiare, ha per parte sua prontamente e vivamente raccomandato per telefono a Mardam urgente invio al delegato siriano predette istruzioni 2 .

282

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI. QUARONI

T. S.N.D. PER CORRIERE AEREO 1181 8. Roma . 7 agosto 194 7.

Ambasciata americana ha confidenzialmente detto che Clayton sarebbe rimasto sorpreso perché durante suo soggiorno Roma non gli sarebbe stato parlato a fondo del piano Marshall.

A parte che nel breve soggiorno organi governativi lo intrattennero su altre questioni grandemente inte ressanti nostra bilancia pagamenti, alimentazione. t~nanziamenti, ecc. -questioni tutte legate al piano Marshall ---egli ve nne anche reso edotto nostro massimo interesse a questo ultimo e gli venne persino chiesto di conoscere pensiero americano su argomento affinché Governo italiano potesse trarnc elementi per azione concertata. Si è quindi risposto che non si comprende bene tale osservazione.

Tuttavia, e tenendo presente che V.E. ha già avuto interessanti coll oq ui col signor Clayton, se m bra opportuno che V. E. rrocuri dissipare seco lui tale impressione, se pure essa sussiste, aggiung~ndo che questa ambasciata America è stat a sempre opportunamente tenuta al corrente dell e istruzioni che venivano inviate alla nostra delegazione nella legittima supposizione che l'ambasciata stessa sarebbe stata il tramite più diretto col signor Clayton.

Abbiamo avuto V. E . potrù aggiungere i pieni consensi dell'ambasciata americana, anche allorché le abbiamo detto che ci aspettiamo di ricevere in materia di aiuti lo stesso trattamento che sarà per ricevere la Francia: ed abbiamo perciò tratta l'impressione che la nostra linea di azione fosse sostanzialmente quella che gli americani potevano attendersi. Analoghe comunicazioni del resto sono state fatte eseguire dalla nostra ambasciata a Washington presso il Governo degli Stati Uniti 1•


28 l ~ Per la risposta vedi D. 3 1.1. 282 1 Per la risposta vedi D. 330.
283

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCHIANI

T. S.N.D. 11827/463 1 . Roma, 7 agosto 1947, ore 23.

Suoi 618 e 619 2 .

Dica ministro esteri greco3 mia viva gratitudine per espressione confidenziale suo progetto e per promesso appoggio all'O.N.U. e alla Banca internazionale. lo desidero intimo sicuro sviluppo rapporti italo-ellenici e sarò felice se saranno presto coronati non da una fuggevole visita di passaggio ma da uno scambio di visite che mi portasse Atene. Ma è per il riguardo che debbo alla personalità del ministro c al progresso dell'intesa che mi domando se una visita non debitamente preparata non contenga qualche rischio di polemica anche dal lato ellenico, visto che subito dopo la penosa ratifica il momento non sarebbe felice per taluni negoziati.

Esprimendo confidenzialmente al ministro tutto mio pensiero gli confermi che tengo segreta ma viva l'idea della visita.

Nuovo nostro ministro Atene gli porterà mio messaggio.

Lascio a V.E. di far cenno di quanto precede al Dipartimento di Stato facendogli comprendere che abbiamo così risposto nell'interesse dei nostri rapporti con Atene che sarebbero ora danneggiati con discussioni su delle mtvi 4 .

284

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCI-llANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T. l 0783/624. Washin g ton, 7 agosto /94 7 1•

Oggi il direttore generale degli affari politici Europa mi ha detto che presto avrebbero inizio a Londra conversazioni anglo-francesi-americane per ricostruzione industriale nella Germania occidentale. Il Governo francese starebbe lentamente ripiegando da note sue precedenti posizion~ e comincerebbe a convincersi che,

211:\ 1 Questo telegramma c una sintesi del D. 174. furon o trasmessi da Sforza alla rappresentanza ad Atene con T. 11 895/83 del 9 agosto 1947. ore 23.30.

" Ved1 D. 274.


3 La prima minuta, a utografir. di Sfo rza dice\ a : « Dica mini stro este ri greco che miglioramento costante dci rapporti ita lo-cllenici mi sta molto a cuore ma che a ppunto per ciò stimo che un atto così import<tn tc come sua visita deve essere effetto di una seri e di atti acco lti con uguale fa vo re da lle due

o pinioni pubbliche. A questa azione darò ogni cura anc he con istruz io ni segrete al nu o vo mini stro d ' Italia a A tçne . Des idero vivamente un a visita del mini stro degli est e ri ma appena saremo sicuri dai due lati che esso sarù un indiscusso suo.:esso . Teniamo vivo progetto ma mantenendo su esso il segreto,.


4 Per la risposta vedi D . 28X. 284 1 Spedito 1'8 agosto alle ore 10.45 e pervenuto alle o re 7 del 9.

allorquando sarà aumentata la produzione del carbone della R uhr, occorrerà progressiva mente accrescere , pur con tutte possibili garanzie, anche produzione dell'acciaio tedesco.

Secondo esperti americani, per ciò che concerne il carbone, debbono supcrarsi anche difficoltà notevoli nei trasponi ferroviari, i quali, a causa delle condizioni della rete e della in sufficienza no nché dell ' usura dei carri , non sono suscettibili di rapido miglioramento.

La riunione per il carbone della Ruhr, tra tecnici anglo-americani (vedasi mio 570) 2 ha subito un rinvio, in conseguenza cd a seguito della assillante situazione finanziaria inglese, che ha nuovamente reso attuale la no ta richiesta che Londra aveva precedentemente consentito di accantonare, circa nuova ripartizio ne o neri dell 'amministrazione delle zo ne anglo-americane in Germania.

Pur essendo molto preso da preparazione dell a Conferenza panamericana a Rio dc Janeiro, segretario di Stato si dedica personalmente all 'esame delle possibilità di ve nire incontro alle richieste inglesi tendenti alla modificazione di alcuni termini del prestito americano dell'anno 1946 .

285

L'AMBASCIATORE A MOSC A. BROSIO, AL MINISTRO DEG LI ESTERI , SFORZA

T EL ESPR. 1912/ 343. Mosca, 7 agosto /947 (per. il 16 ) .

La nota 12 lugli o del G overn o di M osca al Governo britannico rela tiva alla ratifica dei trattati di pace di cui al te l espresso n. 13 l 9 del 31 luglio 1 di codesto ministero , non mi era conosciuta : essa mi è stata confermata, naturalmente, dalle ambasciate britannica ed americana, mentre il gene rale Ca tro ux. cui ne ho parlato stamane, aveva l'aria di no n es~erne a conoscenza.

Tale no ta non fa che confermare l'atteggiamen to sovietico, da me riferito in seguito alla sibillina risposta datami da Malik ed a ll' esito dei passi dei Governi francese. inglese, american o ed ex nemici presso questo Governo. Ossia, dopo un periodo di silen zio e di tergiversazione, i sovietici hanno risposto dichiarandosi disposti alla ratifica simultanea e pronta dei tra ttati, ma per simultanea intendono una ratifica da parte di tutti gli Stati interessa ti, vincitori e vinti, e con l'aggetti vo pronta non vogliono indicare alcuna data precisa, ma riservarsi anzi un a larga elasticità di determinazio ni.

Siamo cioè sempre di fronte ad una attitudine di formalmente corretta e appena maschera ta tergi versazio ne: certamente i sovietici avrebbero in questo momento desiderato che l'Assemblea costituente italiana deliberasse la sospensiva , per poter



giu stificare il lo ro rit a rd o dietro la respo nsa bilità del più impo rtante c meno so tt omes so degli Stati ex nemici . N o n av end o più questo moti vo , ripiega no sulla posizio ne dei lo ro sa telliti , e specialmen te dell a R o ma nia la qu a le tiene un a tteggi a ment o ambiguo, c mentre mostra di desiderare la ratifica , co ntinua ad insistere nel cedere la precedenza all'U.R.S.S. man ten endo in fun zione quel circolo vizioso che favorisce la dil azio ne , e c reando il sos pett o c he ciò facend o , essa sia a ssa i più co mpi acen te che ren itent e ai desideri di M osca.

R es ta d unque be n fermo che la tendenza attua le della Ru ss ia è ancora nel se nso del cauto ritardo, mentre mi risult a ch e di ben dive rso p a rere è l'Inghilterra, la qua le ri sponderà a i so vieti in sistendo per la imm ed ia ta ratifica e soste nend o che di fr o nte al la situa zio ne politica ed all' a rt. 90 del tra ttat o. no n ha senso d i far dipend ere la su a entrata in vigo re dal più o men o spo ntaneo benepl acito di una o più N azioni sco nfitte.

In ques ta situazio ne , tutto somma to rit engo ch e il vo to dell'Assem blea costi· tu ente itali a na sia sta to il più sa gg io c he le circosta nze conse nti vano. Indubbiamente ha to lto momentaneamente a i sovietici un a buo na occasi o ne per fa r ricadere su di noi la re sponsabilità d ella lo ro re nite nza di fron te a ll a rati lì ca ; in q ues to se nso p uò esse re qui di spiaciut o , ma è fu o ri dubbi o che noi no n po tevam o pre st a rci a tal e gioco.

D el resto gua rd a nd o più lo ntan o , son o co nvint o c he l'o pini o ne sov ietica, passa te le oppo rtunità co ntin ge nti , tornerà a d essere quella che era fin o a poco tempo fa , ossia l'opinione che i tra tta ti debbo no essere ra ti fica ti ed eseg uiti . U na nostra te rgiversa zion e a ques to rig ua rd o avrebbe potuto essere pe ricolosa, offrendo in avvenire agli avversa r i della ra tifica in Italia eventual i mi gli ori poss ibilità , e susci ta nd o per ta le mo t ivo in qu el mo ment o un più sos ta n ziale e più giu sti ficato ma lcontento so vieti co .

La via della lea le a cce tt azio ne ed esec uzio ne de l trattato , sa lvo le rev isio ni consens uali . è la sol a via seri a che noi possiam o a do ttare ; se o ra i rus si voglion o rit a rd a rla. se ne a ssum a no, o ne facc ian o ass um ere d a a lt ri , la resp o nsa bilit ù. A bbiamo dunque assunto una diretti va limpid a che po tremo soste ne re sem pre a nch e di fronte a i russi, e che no n ci po trà es sere da lo ro fa cilm ente rim pr ove rata.

Purtroppo , è ve ro c he la di scussio ne sulla ra tifica è ca pita ta un po ' preci pitosamente in occa sione c in rela zio ne alla C onfe renza di Pari gi, il che ha fa tto pensare a i russi che il nos tro Govern o l'avesse provocata no n pe r ragio ni di superiore in te re sse nazion a le, m a per obbedire airinvito delle gra ndi Potenze occidentali: per

ottenere , si potrebbe dire, dagli a nglo america ni il diritt o di entrare con di gnità in un a coalizio ne ... antiso vietica .

Questo sospetto non si togli e rà mai dall a m e nte de i ru ssi, esso forma in sos ta nza lo spun to e il s ucco del di scorso Togli a lti , la ragio ne pe r cui la ques t io ne del m omento della rati fi ca venne collegata all a di scussione di tutta la nos tra poli tica es ter a.

M a è chiaro ch e n o n è il prima o il po i di questa rati fica , dai so vietici in defi nitiva desiderata, non è il dare o meno l'appogg io a i ru ssi su un a questio ne tra nsit o ria di tempo che avre bbe potut o modificare a nostro fa vo re il loro atteggiam ento, purtroppo impron tato ad una riserva diffid e nte che va a ssumend o sempre più i colo r i dcll' os tilit<Ì. Avremm o reso loro un piccolo se rvizio in pura perdita , ecco tutto.

Evidentemente, se i nostri rapporti con l'U.R.S.S. possono e vogliono essere migliori, ciò dovrà dipendere da fatti ben più fondamentali: di qui il torto dei socialcomunisti, di aver voluto legare una ampia e legittima discussione di politica estera ad una questione di tempo e di modo della ratifica che finiva per apparire cavillosa.

Ma il problema generale resta in tutta la sua gravità: come reagiranno i russi di fronte alla linea politica che noi abbiamo adottato con la nostra adesione al cosiddetto piano Marshall? Vi è interesse c modo di correggere tale reazione?

In base al voto della Costituente. al discorso Togliatti (il solo che qui sia stato pubblicato -su tre colonne -mentre completo silenzio si è fatto su tutto il resto del dibattito), al discorso del 24 luglio della S. V. c al telegramma della S.V. n. l 14 del 2 corrente2 sto per fare un passo di chiarimento presso questo Governo, di cui riferirò; ma sul suo esito non mi illudo, cosicché la mia attesa non mi impedi sce di azzardare fin d'ora alcune previsioni e considerazioni.

Sono anch'io del parere che, secondo ogni logica, i sovietici reagiranno seccamente alla formazione del cosiddetto blocco occidentale approfondendo sempre più e non già cercando di ridurre, il distacco da quello ch'essi considerano un vero e proprio fronte ostile.

Dolorosamente, siamo in una fase di lotta fra i due grandi avversari. che per ora è soprattutto lotta economica ed ideologica; gli Stati Uniti pensano che la loro fermezza, isolando il blocco orientale economicamente inferiore, lo obbligherà a cedere e lo sfalderà un giorno o l'altro ; i russi attendono invece che la crisi economica americana costringa gli Stati Uniti a ripiegare su sé stessi, lasciando gli Stati europei privi di appoggio.

Così viste le cose, ogni accordo anche bilaterale fra un blocco e l'altro può essere considerato in definitiva un appoggio, se non economico. almeno politico , che rafforza an ziché indebolire il blocco opposto; questa è probabilmente la visione sovietica delle cose, tanto più probabile se si tiene conto della loro mentalità rigida, aliena da i mezzi termini, incline al con noi o contro di noi .

Un esempio ne è dato dai rapporti russo-francesi. Mi diceva stamane il generale Catroux in un lungo colloquio , che tali rapporti sono nettamente peggiorati, e che i russi sono assolutamente furiosi contro quella che considerano la diserzione francese , ini ziata coll'accordo a tre sul carbone e completata coll'appoggio dato da Bidault a Bevin nello scontro di Parigi con Molotov. Inutilmente Ramadier e Bidault tentano di spiegare che la loro adesione al piano Marsha\1 non significa ostilità all'Unione Sovietica ; queste dichiarazioni lasciano il tempo che trovano. Attualmente la linea di condotta sovietica nei riguardi francesi potrebbe definirsi, secondo Catroux, una netta linea di non cooperazione; tanto che il generale --da qualche tempo intenzionato di lasciare l' ambasciata di Mosca per quest'autunno -si domandava se il Governo francese non si sarebbe indotto a trattenerlo, proprio per non offrire il destro a interpretazioni troppo ostili. li generale Catroux è bene visto qui dai russi e considerato una persona grata, cosicché per i sovietici il suo richiamo costituirebbe la logica conferma di un indirizzo politico poco amichevole, che i francesi non intendono ammettere.


Certo è, che lo stesso generale Catroux considera ormai, data la tensione dei rapporti, ridotto il suo compito a quello di semplice osservazione. Egli mi ha riferito confidenzialmente che qualche tempo fa , in conseguenza del cattivo raccolto francese, il G ove rno di Parigi gli aveva domandato se non ritenesse opportuno trattare a Mosca per avere grano; Catroux sconsigliò il passo, ritenendo che data la situazine politica esso sarebbe stato destinato al più sicuro insuccesso, e non avrebbe fatto altro che offrire ai russi il mezzo di vantare la richiesta frances e e il loro rifiuto.

Questi particolari sui rapporti russo-francesi valgono certo, anche nei nostri riguardi, a confermare le induzioni che si possono fare a priori nel valutare la nostra situazione.

Prima, tuttavia, di accettare passivamente tale situazione e di rinunciare ad ogni speranza di modifiearla, occorre (credo su questo siamo tutti d'accordo) t~1re tutto il possibile per uscirne. o almeno per mettere ciascuno, ed anche i sovietici occorrendo. di fronte alle proprie responsabilità.

È improbabile che i sovietici ci consentano di assumere una posizione diversa da quella che essi attribuiscono all'insieme del cosiddetto blocco occidentale; ma ciò non significa che noi non dobbiamo fare tutto il possibile per assicurarcene, e per evitarlo. A questo fine, ripeto quel che ho già più volte riferito, e cioè che le semplici assicurazioni verbali lasciano i sov ietici perfettamente indifferenti ; dovrei aggiungere. con dispiacere, eh 'esse li lasciano tanto più indifferenti quando provengono da noi. Giacché se è vero che Bevin ha potuto parlare a nostro riguardo di «trucchi all'italiana», basta qui sfogliare il terzo volume della storia diplomatica del Potemkine, edito nel 1946, per leggervi dei giudizi sferzanti c rattristanti sulla «tradizion a le duplicità italiana>>.

I russi pensano che il tentativo di accordo europeo sulla base del piano Ma rshall sia, in sosta nza, un progetto di coalizione antisovietica con finalità economiche e politiche.

Se non è questo che vogliamo, occorre che sia al fine di evitarlo, sia al fine più limitato di una fissazione di responsabilità facciamo verso di loro dci passi ufficiali , concreti che, malgrado la nostra adesione al piano Marshall, smentiscano questa nostra presunta, ostile volontà.

Per ciò che riguarda l'aspetto economico del problema, non posso che richiamare e confermare quanto ho scritto nel mio telcsprcsso 11. 1811/310 del 26 luglio scorso' ; allo stato attuale delle co se mi pare indispe nsabile una manifestazione precisa ed impegnativa, che rinnovi alla Russia l'offerta di collaborazione economica, dopo e nonostante la nostra adesione a Parigi.

Non ho ancora avuto, con l'ultimo corriere, copia del discorso conclusivo della

S. V. alla Costituente; se esso contenesse tale dichiarazione, potrebbe costituire la base per un mio passo ufficiale ; altrimenti si dovrebbe provvedere diversamente.

Dal punto di vista più st rettamente politico, si prospetta poi il problema di una nostra neutralità, anche isolata quale tentativo per liberarsi dalla morsa dei due blocchi. Mi riferisco a tale proposito a quanto ho accennato in data 9 luglio scorso con telcspresso n. 1644/2794 .


285 .1 Vedi D. 222. 4 Non rin venuto.

L'argomento merita tuttavia più approfondito studio, né al riguardo si possono prendere decisioni o fare passi precipitosi, trattandosi di impegnare a lungo tutta la politica estera del nostro Paese.

M i riservo perciò di ritornare più lunga mente in a rgomen to, o di parlarnc alla prima occasione alla S.V. 5

284 2 Del 25 luglio, no n pubblicato. 285 1 Non pubblicato: ritrasmetteva il T . s. n .d. 10227/580 del 29 lu glio con il quale Tarchiani aveva comunica to il tes to della no ta so vietica di c ui al presente documento. 285 2 Vedi D. 256 .
286

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO D EGLI ESTE RI, SFORZA

T. S.N.D. 10746-10753-10763-10747/ Parigi. 8 agosto /947, ore 14.09 510-511-5I2-5I3-514-515. ( per. ore 0,45 del 9 )

Ho fa tt'o ieri sera a Bidault comunicazione di cui al suo telegramma n. 402 1

Bidault dopo a ve rmi detto che proposta incontrava sua entusiastica approvazione, non solo in vista necessità di fare qualche cosa per venire incontro desiderio americano, m a soprattutto per valore intrinseco che anche nel campo politico poteva avere unio ne doga nale franco-italiana, mi ha aggiunto che era contrario a fare dichiarazione congiunta prima che un o st udio preliminare, a nche sommario, no n avesse permesso di fars i una idea di quali erano principali difficoltà da superare, come supcrarle e stabilire, in linea di massima, misure da prendersi e limite massim o di tempo entro cui tale unione dogana le avrebbe potuto diventa re fa tt o concreto.

Proponeva quindi di procedere senz'a ltro nomin a numero ristrettissimo esperti che avrebbe dovuto mettersi studiare impo rt a nte questione: per parte sua designava a condurre negozia ti per la Francia Alphand quale persona che gode di tutta sua fiducia , ma anche perché è entusiasta dell'idea. Mi ha aggiunto che da parte francese si procedeva creazione questo comitato di studi o no n con intenzione enumerare difficoltà ma co n quella di superarle.

Mi ha detto ritenere non sia necessario che dichiarazione abbi a lu ogo prima 31 agosto: la si farà anche prima ma solo se studi di massima hanno già dato risultati co ncreti: data estrema per dichiaraz ione in questio ne riteneva si dovesse essere seco nda quindicina ottobre. A mia richiest <t perch é questa data , mi ha risposto che fine otto bre sarà epoca in cui crisi europea scoppierà: F ranci a I nghilterra I tali a sono alla fine loro risorse in dollari: fine ottobre è ultima scadenza . A quel momento America, se vuole impedire che Europa occident ale vada a finire nel caos, dovrà intervenire con misure straordinarie anche se macchina piano Marsha ll non potrà ancora essere messa in funzione come è assai pro babile. È necessario quindi che prima questa data Francia e Ita lia siano in grado di fare lo ro di chiarazio ne.

2R5 s Sfo rza rispose a ques to tdespresso il l" settembre: vedi D. 400 . 286 t Vedi D. 269.

Mi ha chies to poi , durante questo period o tra ttati ve, impegno, d a pa rte nos tra , più assoluto segreto. Mi ha spiegato che do po dichia razione fatta in propos ito da

V.E. è sta to richies to da comunisti fra nces i se ci fossero trattative de l ge nere in corso ed è stato a vvertito che qualunque uni o ne doganale fra i Sedici e particolarmente unione Fra ncia-Italia sarebbe stata o pposta con ogni energia da partito comunista fr ancese . Egli e Governo francese so no disposti affrontare battaglia e sono anche sicuri di vincerla ma loro compi to sa rà grandemente fac ilitato se a mezzo segre to non sarà da ta possibilità comuni sti preparare agitazio ne o pini o ne pubblica in se nso co ntrario , agitazion e a cui tutti partiti in vista elezio ni no n po trebbero restare indiffe renti. Qualunque indi sc rezio ne d a parte nostra po trebbe quindi compro mettere riuscita nostri pro positi .

Occo rrerebbe q uindi da parte nos tra procedere adesso con mass ima urge nza nomina delegazio ne ristretta per ini ziare subi to negoziati con francesi2 .

A vend o po rtato co nversazione su ques tio ne tedesca (suo 402), Bida ult mi ha detto trova rsi in gravi ssime difficoltà fra a mericani, da un lato (ha a vut o qua lche accenno a ambiguità a tt eggiamento inglese), e opinione pubblica francese agitata da comunisti, d all'al tro. Personalmente lui e Governo francese si rendono co nto difficile situazio ne di fro nte americani e no n sono animati da spirit o sett ario . È chiaro che impia nti industriali tedesc hi attualmente inoperosi sono di sastro per tutta Europa occidenta le: è convinto che tras po rta re impianti tedeschi in altri terri tori è processo antieconomico. Quello di cui F ra ncia si preoccupa è evita re che, nell'ord ine di idee sviluppo produzio ne al di là li velli a nteg uerra o creazione indu strie nuove, no n si dia precedenza G ermania a scapito a ltri Paes i e che si sta bilisca regi me controllo ta le da d are garanzia ad altri Paesi euro pei che rinata industri a tedesca non sarà sfrutt ata d i nuovo dai tedeschi a fini agg ressivi.

Gli ho detto che evidentemente anche no i era vamo interessati a che Germa nia non tornasse d ivent a re pericolo per Europa . Pro blema tedesco ave va due aspetti: politico ed economi co: per quello che co nce rn eva amministrazione politica Germ ania trattavasi grosso pas ticcio da cu i erava mo ben felici essere fu o ri : ma che no n pote vamo di sint eressarci fattore economi co q uestio ne tedesca. So prattutto fo rmul a controllo poteva troppo facilmente trasfo rm a rsi regime pri vilegio eco no mico per Po tenze esercita nti co ntro llo e qu esto Itali a (gli ho spiegato in dettaglio impo rta nza per Ita lia merca to tedesco) no n av rebbe ma i po tuto accettarlo. Era qui nd i indi spensabile che Ita lia fosse associata a tu tto quello che riguardava futu ro eco nomico Germania: co me a m basciatore a Parigi era mi o dovere dirgli che avreb be ca usato ottimo effetto su ra pporti franco-italiani se fosse stata Francia a prendere in izia tiva in questo senso.

Bidaul t mi ha detto ri petutamente che condi videva perfettamente nostro punto di vista e che si sarebbe p reoccupato alla prim a occasio ne favorire in se rzione Ita lia in tra ttative per as pett i economici questione tedesca.

A ques to rigua rd o mi permetto sugge rire oppo rtunità che in vista imminenti negoziati anglo-americani noi prendi amo iniziati va presentare Pa rigi, Londra e Was hin gton , nos tro memorandum in cui espo nia mo nos tro punto di vista e nostri interessi co nce rn enti questioni econ omi che Germ ania . Posso assicurare V.E . che


per quanto riguarda Francia nostra iniziativa in questo senso sarebbe considerata come cosa del tutto naturale. È uno dei casi in cui è necessario riprendiamo abitudine esporre nostro punto di vista anche se altri non hanno ancora preso abitudine chiedercelo.

Non (ripeto non) ho invece parlato con Bidault questione emigrazione perché impostazione data da noi in questo come in altri telegrammi e dispacci istruzioni non corrispondono realtà. Sono francesi che chiedono libertà emigrazione e siamo noi che fino ad oggi la rifiutiamo. Su questo punto riferirò con rapporto3 .

286 2 Per la ris posta su questo punto vedi D. 300.
287

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCI-IIANI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T. l 07 68-1 0804/627-628-631. H'ashingtmz, 8 agosto 1947, ore 20,19 (per. ore 11,10 del 9).

Seguito telegrammi 620-622 1•

Comitato nuove ammissioni O.N.U. in odierna seduta anti-meridiana. ha ultimato esame domanda Yemen che ha riscosso approvazione generale. Yemen è quindi unico Stato sicuro entrare quest'anno nelle Nazioni Unite.

Dopo nuova polemica cino-sovietica per caso Mongolia Esterna, è stata quindi esaminata domanda Bulgaria. contro la quale si sono pronunciati Stati Uniti. Inghilterra e Brasile. sia per asserita violazione «diritti uomo» da parte del Governo di Sofia sia per atteggiamento bulgaro in questione greca. Delegato russo ha respinto accusa prendendo occasione per difendere anche Governi romeno e ungherese. contrapponendo situazione interna Brasile a delegato brasiliano, con conseguente reazione di quest'ultimo.

Delegato australiano ha fatto importante dichiarazione ritirare note obiezioni di principio contro esame domande avanzate da ex nemici. Obiezioni furono elevate quando si riteneva che trattati di pace sarebbero stati ratificati in tempo per prossima Assemblea ed Australia intendeva in tal modo richiamare attenzione dei Quattro su adempimento obbligo loro posto da trattato di pace. Poiché. riservandosi ratifica. Stati interessati dovrebbero attendere ancora un anno ingresso O.N.U.. delegato Australia si pronuncerù al Consiglio sicurezza per ammissione Stati ex nemici e Austria.

Delegato francese ha elogiato Bulgaria per aver rotto rapporti con Spagna franchista. Ha ricordato che Italia aveva già ratificato trattato ma ha chiesto conoscere quale fosse situazione altri Stati riguardo ratifica. Delegato Colombia si è associato alla richiesta. che non ha avuto risposta da altri delegati.

Delegato russo ha invece rilevato che posizione Governo sovietico non è mutata circa rinvio esame tali domande fino entrata in vigore trattato di pace (mio tele



gramma n. 605) 2 . Detto delegato d'altronde in tutte discussioni ha sempre mantenuto tale opposizione principio ma non risulterebbe essersi espresso specificatamente contro domanda Italia.

Delegato siriano, presidente Comitato, ha poi presentato mozione che propone, in base principio universalità O.N.U. ed articoli 4 e 2 numero 6 statuto:

l) che singole domande rinviate da Assemblea anno 1946 siano «raccomandale » per accoglimento:

2) che domande quattro Stati ex nemici , appena completate formalità giuridiche mediante ratilìca relativo trattato, possano essere raccomandate per accoglimento senza ulteriore dettagliata discussione da parte del Comitato:

3) che Austria, non essendo considerata Stato ex nemico, sua ammissione può essere immediatamente raccomandata.

Va rilevato che delegato siriano era stato tra quelli a suo tempo avvicinati da delegato russo circa ammissione in blocco, come segnalato con telegramma del 23 luglio scorso.1.

Delegato americano ha mosso obiezioni, contestando in ma teria competenza Comitato mentre delegati brasiliano e australiano hanno chiesto tempo studiare mOZIOne.

In seduta di oggi pomeriggio non è stata accolta proposta delegato colombiano << raccomandare>> mozio ne siriana al Consiglio sicurezza. In conclusione è stato deciso no n informarne Consiglio. Delegato siriano ha annunciato riproporrà mozione al Consiglio di sicurezza.

Nella seduta pomeridiana di oggi del Comitato, delegato polacco ha dichiarato che, pur non avendo ancora precise istruzioni da suo Governo, riteneva che da punto di vista giuridico domande ex nemici e Austria non possono essere accolte fin quando trattati siano entrati in vigore. A prescindere da tale pregiudiziale egli considera va detti Stati maturi per ammissione O.N.U. e, dopo aver calorosamente difeso Governi Bulgaria Ungheria e Romania, ha detto che avrebbe appoggiato domande detti Paesi e quelle Italia ed Austria al momento opportuno. Ha affermato poi di opporsi a domanda Portogallo, ed ha proposto che quel Governo fosse previamente richiesto ritirare proprio capo missione da Madrid.

In votazione tale proposta unico voto favorevole è stato quello polacco, delegato russo essendosi limitato dichiarare proposta supertlua date caratteristiche Governo portoghese.

Sono stati pure discussi alcuni punti secondari del rapporto preliminare, dando luogo nuovi contrasti e polemiche.

Comitato ha quindi chiuso esame domande ammissione. Rapporto verrà ultimato domani e domenica da segretario Comitato in contatto con varie delegazioni e ve rrà presentato Il corrente a Consiglio sicurezza.

In ambienti delega zioni amiche si continua esprimere apprensione per eventuale uso veto in Consiglio sicurezza . (Richiamo miei telegrammi del l" e 3 corr.)4 .

2S7 2 Vedi D. 264.


3 Vedi D. 21 3


4 Vedi D. 245. Il T. l 0509/604 del 3 agosto non è pubblicato.

286 1 Per la risposta di Sforza \Cdi D. 299. Per altri due argomenti trattati nel colloquio \Cdi DD. 290 e 291. 287 l Vc:di D. 276.
288

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTE PERSONALE 10801;629. Washington, 8 agosto 1947, ore 17.18 ( per. ore 7.40 del 9 ).

Seguito telegramma 623 1 .

Ho fatto oggi visita a ministro esteri greco comunicandogli nella forma più cortese contenuto telegramma di V.E. 463 2 .

Tsaldaris mi ha incaricato ringraziare 'ivamente V.E. sue espressioni e propositi rinsaldare rapporti amicizia italo-greci. Egli, pur naturalmente rinunziando progettata visita ufficiale secondo giuste considerazioni da me riferitegli, ha però mostrato oggi chiaramente aspirazione che aveva cercato di nascondere nel primo colloquio. cioè suo vivissimo desiderio compiere visita a Roma prima rientrare ad Atene. Ha espresso timore che aspettativa annunciato messaggio dell'E. V., a mezzo nuovo nostro ministro Atene, possa essere anche lunga. Ha formulato quindi ipotesi breve incontro con

V.E. aerodromo Ciampino per un rapidissimo scambio cortesie vedute generali e preliminari su relazioni tra due Paesi. Mi ha informato che conterebbe partire mercoledì prossimo da New York. probabilmente fermandosi a Londra prima di proseguire.

Quanto dettomi oggi da Tsaldaris conferma mia impressione che egli caldeggia da un certo tempo progetto di tornare ad Atene con carta riavvicinamento italo-greco. D'altra parte egli, dopo sue note aperture con assistente segretario di Stato Armour, ne aveva riparlato ieri con Marshall. il quale non potè che incoraggiarlo genericamente: sicché Tsaldaris deve sentirsi ora esposto anche di fronte Dipartimento di Stato.

Nell'assicurarlo che le avrei subito riferito nostra conversazione, gli ho naturalmente tàtto notare che V.E .. dopo sue ardue recenti fatiche, potrebbe essere assente da Roma nei prossimi giorni per un breve periodo riposo. Sì che egli è stato eventualmente preparato ad una risposta in tal senso anche alla sua seconda proposta3 .

289

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T. S.N.D. ]0765-10773-10800/521-522-523. Parigi, 8 agosto 194 7, ore 2 l (per. ore 7,30 del 9 ).

Conforme previsioni esposte miei rapporti possibilità unione doganale francoitaliana presenta ogni giorno maggiore concretezza. Tale unione è vista anche da altri Paesi come uno dei mezzi atti a persuadere U .S. A. sulla serietà intenti cooperazione europea. Ieri sera occasione invito fatto delegazione inglese a rappresentanza



2 Vedi D. 283 .

.1 Per la risposta vedi D. 30 l.

delegazione italiana Mr. Harris vice-presidente delegazione inglese mi parlò espressa mente di argomento unione doganale dichiarandosi persuaso che aiu to U.S.A. è subordinato decisioni che assicurino orientamento europeo verso unione economica. Presidente delegazione inglese è a Londra per conferi re Governo in proposito. Si ritiene che particolare situazione legata accordi Dominions non consenta Governo inglese aderire almeno prima fase progettata unione. Benelux e Paesi scandinavi non aderiranno unione se non contemporaneamente a partecipazione Inghilterra. qualora come prevedibile si manifesti impossibilità unione intero gruppo Paesi partecipanti occorrerà esaminare soluzione regionale. Accordo franco-italiano presentasi come più agevole e più rapido.

1-Iarris disse che il Governo inglese vedrebbe volentieri tale soluzione e chiese quale sarebb~ stato atteggiamento delegazione italiana . Risposi rifacendomi dichiarazioni ministro Sforza che Italia considera favorevolmente forma concreta collaborazione. Favorevoli in massima dobbiamo necessariamente riservarci esame basi accordo.

Harris replicò ringraziando e dicendo che Frank avrebbe desiderato incontrarmi appena rientrato da Londra per discutere argomenti confo1me avviso Governo inglese.

Su unione franco-i taliana raccogliesi quindi interesse inglese come elemento successo Conferenza. Informerò subito risultato preannunziato colloquio delegato inglese. Pregovi considerare necessario invio Parigi esperto che possa coadiuva re lavori e applicarsi esame preliminare questione inerente unione da mantenersi prima fase assoluto riserbo. Agisco piena intesa ambasciatore Quaroni cui colloquio Bidault 1 conferma quanto da me esposto 2 .

28 8 l Vedi D . 280.
290

L'AMBASCIATOR E A PARIGI. Q UA RONI, AL M INISTRO D EG LI ESTERI, SFORZA

T. l0774/524 1• Parigi, 8 agosto 1947. ore 21 (per. ori! 7,30 del 9).

Mio 508è

Herald Trihune di Parigi ha pubblicato ieri che conclusioni conferenza ambasciatori americani sono state:

l) Francia Inghilterra meritano assistenza immediata quando loro crediti in dollari saranno esauriti: cioè verso fine anno:



2 Sforza rispose con il T. 11 957/41 4 dell ' Il agosto: << Prego attirare attenzione delegazione su necessità massima circospezione e riserbo con altre delegazioni. specie britannica. relativamente progetti concreti franco-italiani».



2 Con ta le telegramma, del 7 agosto. Quaroni aveva segnalato alcune notizie stampa secondo .le quali nell'i ncontro di Clayton con gli ambasciatori america ni accreditati in Francia. Gran Bretagna e con un ra ppresentante per la Germa nia era stata trattata la questione degli a iuti provvisori ed aveva aggiunto: Qualora ciò fosse esatto potrebbe essere entro cert i limiti preoccupante per noi fatto che ambasciatore americano a Roma non è stato anche lui co nsultato: tanto più che potrebbe dirsi da parte americana che a bisogni più urgenti Italia è stato provveduto con accordo aiuti post-U.N. R.R.A. ». Il telegramma veniva ritrasmcsso con T. l 1951 del IO agosto a Londra (346) e a Washi ngton (470) con l' istruzione di accertare il fondamento di quanto riferito.

2) che essi sono Paesi chiave piano Marshall e che debbono alimentare sforzi per accrescere loro produzione e sta bilizzazione moneta.

Ho chiesto Bidault3 se gli risultava che queste notizie fossero esatte. Mi ha detto che non sapeva assolutamente niente di quello che era stato fatto a Parigi: informazioni sua ambasciata Washington gli facevano ritenere che circa punto primo notizia era esatta in quanto che proposta in questo senso era stata inviata a Washington: circa punto secondo riteneva. senza avere dettagli, si trattasse condizioni che America avrebbe posto per concessione questo aiuto immediato. Ne ignorava dettaglio e supponeva si sa rebbe trattato per Inghilterra rinuncia buona parte programma socializzazione sia in patria che in Germania : per Francia soprattutto garanzie politica finan ziaria monetaria e atteggiamento questione tedesca.

Mi ha detto ignorare quale sarebbe stata adesso reazion e amministrazione Congresso ma che tutto questo aveva poca importanza in quanto fine ottobre avremmo avuto grande collasso principali Paesi europei: allora America sarebbe stata obbligata intervenire e Paesi europei accettare sue condizioni.

«È questo momento per voi mobilitare opinione pubblica italo-americani adesso che sono molto importanti per elezioni --mi ha detto -facendo questo servirete Italia e indirettamente tutti noi »4 .

289 l Vedi D. 286. 290 1 Ritrasmesso con T. l 1952 del IO agosto a Londra (347) e a Washington (471).
291

L'AMBASCIATORE A PARIGI. QUARONL AL MINISTRO DEGLI ESTERL SFORZA

T. S.N.D. 10775 /526-527. Parig i, 8 agosto 1947. ore 21 ( per. ore 7,30 del 9).

Quai tfOrsay era oggi molto agitato per notizie giunte iersera da Roma relative a « riavvicinamento» itaio-russo. Mi è stato fatto più che chiaramente comprendere che si riteneva trattarsi di una manovra russa diretta con allettamento vantaggi economici a staccare Italia da politica piano Marshall.

Ho risposto che. a quanto mj risultava, si stava trattando della possibilità iniziare negoziati commerciali con la Russia, cosa che era nelle nostre intenzioni da molto tempo : mi sembrava del resto strano che si cercasse dare a questo fatto molto semplice interpretazioni sinistre in quanto Inghilterra. che pure era fra promotori piano stesso, aveva inviato missione commerciale Mosca e che non sembrava essere per colpa sua se non si era giunti a conclusione accordi molto vasta portata.

Ieri avendo portato il disco rso con Bidault 1 su questione ratifica egli mi ha detto che effettivamente sue prime impressioni erano state sfavorevoli e che egli si era domandato se non ci si trovava in presenza di insufficiente realizzazione da parte italiana dell'importanza passo da noi compiuto con adesione piano Marshall : ma che poi leggendo resoconto dibattiti parlamentari e soprattutto discorsi presidente e


290 ·1 Nel colloquio di cui al D. 286.


4 Per un altro argomento trattato nel colloquio vedi D. 291.


suo si era reso conto quanto fosse diftìcile situazione Governo italiano e come non fosse colpa nost ra se atteggiamento russo nella questione ratifica avesse messo in grave imbarazzo Governo italiano. Mi ha aggiunto che non aveva inviato messaggio ministro esteri italiano analogamente a quanto avevano fatto U.S.A. e Inghilterra perché, pur condividendo pensiero Marshall circa necessità revi sio ne trattato, doveva tener conto opinione pubblica francese che è in linea principio ostile a parola revisione. Per quanto rigua rda Francia mi ha detto: «revisione bisogna farla e non parlarne». Teneva a dirmi che Governo francese era completamente soddisfatto formula ratifìca.

Reazio ne odierna a notizie da Roma mi conferma però che, nonostante questo, permane in questi ambienti francesi certo timore doppio giuoco da parte nostra che le segnalo pur ripetendo che non è il caso esagerarne importa nza 2 .

291 l Nel colloquio di cui al D. 290.
292

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

Roma. 8 agosto 194 7.

Ottimamente a Bogomolov2 . Circa Kripp, ti prego di vedere che Innocenti possa sempre partecipare alle sue conversazioni. All'occasione e discretamente non sarebbe male che si sapesse la nostra opinione: che i contatti diretti di Gruber coi rappresentanti dell'Alto Adige, come quelli avuti recentemente ad lnnsbruck, contro ogni benevola intenzione, accrescono la reazione degli elementi italiani in Alto Adige contro i postulati di quei tedeschi.

293

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 3281. Varsaria , 8 agosto 194 7 (per. il 18) .

Desidero riferirle molto rapidamente che le dichiarazioni ch'ella mi ha incaricato di fare a questo Governo, nel corso del colloquio che ho avuto l'onore di avere con lei a Roma alla fine di luglio, hanno prodotto qui la più favorevole impressione. Non appena rientrato in sede dal mio breve soggiorno in Italia , sono stato ricevuto infatti dal vice-presidente del Consiglio, on. Gomulka, e dal ministro plenipotenziario Olszewski, direttore generale degli affari politici presso questo Ministero degli esteri, il quale sostituisce durante le vacanze estive il ministro Modzelewski.




1 Vedi D. 27 8.

H o detto a mini stro Olszewski. com'ella mi aveva autorevolmente precisato, che la partecipazione dell'Ita lia ai lavori per la realizzazione del piano di soccorsi all'Europa, sulla base delle d ecisioni della Conferenza di Pa rigi, non implica nessuna presa di posi zio ne pro o contro un determinato gruppo di Potenze e che l' Italia è più che mai contraria a qualsiasi politica di «blocchi». Ho aggiunto che appunto per questo. pur aderendo con sincero ferv ore al cosiddetto « piano Marsha ll», l'Italia desiderava m a ntenere e sviluppare i suoi ra ppo rti eco no mici e commerciali, oltre che di buona a micizia , con tutti i Paesi che hanno creduto di non poter aderire e in primo luogo con la Poloni a .

Il ministro Olszewski mi ha pregato di riferirle, come già era stato espresso in una nota verbale di questo Ministero degli esteri in data 14 luglio, che «il Goverr:o polacco condivide in linea di principio il punto di vista del Governo italiano per quel che concerne il contributo dell'Ita lia alla ricostruzione economica dell'Europa». Anche la Polonia è contraria ad una divisio ne del mondo e dell 'Europa in bl occhi contrastanti ; ed è per questo motivo sopra ttutto, ha aggiunto il ministro Olszewski , ch'essa non ha preso parte a lla Conferenza di Pa rigi, dalla quale avrebbe d ovuto comunque uscire un a volta impostato in una determinata manie ra il problema della ricostruzione industriale della Germania. Per quel che riguarda gli sviluppi dell'accordo commerciale con l'Italia, il Govern o polacco si dichiara ancora una volta interamente d 'accord o con la posizione ch'ella mi aveva inca rica to d 'illustrare. Ha concluso dicendosi sic uro che le attuali d ifficoltà tecniche nell 'applicazione dell 'accordo saranno so rmontate e che in occasio ne delle conversazioni che sono previste a Varsavia nella prima quindicina di ottobre tra le due delegazioni in caricate di rinnovare e perfezionare l'accordo si manifesterà la volontà di questo Paese di stringere relazio ni sempre più strette e profic ue con l'Ita lia .

Da altre informazioni che ho raccolto negli a mbienti di questo Ministero degli esteri e nel m ondo politico di questa capitale sono arrivato alla conclusione che l'interve nto che ho a vuto l'onore di fare in suo nome, signor ministro, ha contribuito a migli orare in questo momento l'atmosfera tra i due Paesi e a creare le condizioni per nuovi passi nella stessa direzione.

291 2 Sforza rispose con il T. s.n.d. 11 960/4 17 del'! l 8gosto: << È in corso spedi zione V.E. testo mio discorso a Costituente che V.E. vomì opportunamente illustrare codesto Governo. Dica a Bidault che so n certo esso dissiperà non solo sue preoccupazioni ma anche dei più inutilmente sospettosi». 292 l Minuta autografa.
294

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. l 0852-10853/529-530-531. Parigi, 9 agosto 1947. ore 17.45 ( per. ore 7,30 del 10) .

Seguito 528 1•

Sta mattina Alphand ha confermato a Sto ppani motivo breve sospensione determinatasi ieri la vo ri Comitati tec nici. F rancia no n può ammettere c he questione tale importanza quale produzione tedesca acciaio venga indirettamente compromessa col prendersi in considerazione da parte Comitati tecnici livelli produzio ne tedesca superi ori quelli attualmente autorizzati.


Governo francese si rende conto necessità permettere sviluppo economia tedesca: ma questione non può essere risolta sul piano della Conferenza e deve essere subordinata ottenimento d a parte francese complesso garanzie o in pa rticolare adeguato sistema controllo Ruhr.

Intanto, per evitare che questione tedesca possa arrestare lavori Conferenza e comprometterne i risultati, Alphand intende prospettare a inglesi divisione programma siderurgico europeo in due fasi: la prima corrispondente ai primi due anni considerati da piano Marshall, per i quali produzione tedesca prevista rimane entro i limiti autorizzati. Per ultimi due anni bisognerebbe concordare formula ordine generale che non costituisca per Francia rinuncia sue riserve contro sviluppo tedesco oltre limiti predetti. Delegati inglesi sono attesi di ritorno da Londra entro domani. Intanto Comitati tecnici , compreso quello per siderurgia, hanno ripreso lavori. Continua a nche attività Comitato reda zione rapporto generale.

Stoppani ha chiesto ad Alphand quanto risultasse circa decisioni riunione ambasciatori americani che, presieduta da Clayton e con intervento Murphy, ha avuto luogo Parigi principio corrente settimana2 . Secondo Alphand, americani sono pienamente consapevoli necessità socco rso soprattutto Francia e Italia, in attesa che possano concretarsi appoggi finanziari previsti da piano Marshall. Inghilterra potrebbe invece avvalersi assistenza Fondo monetario internazionale. Peraltro, americani si domandano come ottenere, in assenza Congresso, stanziamenti per nuove assegnazioni soccorsi: convocazione straordinaria Congresso unicamente a questo fin e non sembra pertanto da escludersi.

Osservazioni Alphand su atteggiamento americano nei riguardi soccorsi in anticipo sul piano Marshall confermano quanto detto ieri da funzionario questa ambasciata americana. Questi ha inoltre assicurato che qualunque progetto socco rso immediato americano per Europa terrebbe conto innanzi tutto necessità italiana.

Considero opportuno agire in questo campo sul piano politico. Ritengo che decisioni Governo inglese per restrizione consumi sono dirette oltre che a difesa situazione finanziaria interna a premere su opinione pubblica e Governo americano. Piano Marshall non potrù aver efficacia che primo semestre prossimo anno mentre aiuti sono indispensabili entro corrente a nno. Gradirei conoscere per norma anche parere nostra rappresentanza a Washington.

294 1 Con il T. per te lefono 10809/528 del 9 agosto. ore 13.10. Campilli aveva anti cipato le no tizie contenute nel presente tel egramma.
295

L 'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 10855/532. Parigi, 9 agosto 1947, ore 18.45 ( per. ore 7.30 del 10 ).

Faccio seguito precedenti comunicazioni 1 e in attesa conoscere decisione Y.E. desidero chiarire che primi contatti per esame eventuale unione doganale dovreb


bero essere ri serva ti e limitati. È s uffici ente un o (dico un o) esperto nostro che con espe rto francese esamini probl ema nei suoi as petti fo ndamentali. Dopo intese di massima dovranno form arsi apposite delegazioni per esame approfondito delle diverse questioni.

Riterrei pe rò opportuno preventivo accordo su linee generali. Sottopongo esame V.E. o pportunità riunire qui dirett o ri generali Industria , Commercio Estero . Agrico ltura , A lTari Eco nomici per concordare linee generali cui dovrà attenersi nostro esperto. Riservo mi te legrafare o telefonare lunedì caso imminente necessità tale riunione 2 .

294 2 Vedi D. 290. 295 l Vedi D. 289.
296

lL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDIN I. AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

APPUNTO SEGRETO. Londra, 9 agosto 1947.

COLLOQUI CON SIR ORM E S;\RGENT DEL l"-6-7 E 8 AGOSTO 1947

ln questi quattro colloqui condensati negli ultimi giorni della mia permanenza a Londra e che son o stati impront a ti alla più aperta confidenza ho po tuto rivedere con Sir Orme Sargent tutte le essenziali questioni pend enti in ogni lo ro aspe tto , motivo e possibile effe tto.

Riassumo in via confidenziale le chiarificazioni essenzia li che so no eme rse da ques ti finali incontri, riservandomi di riferire a voce s u altre questioni di dettaglio e su lle pa ra llele dichiarazioni confidenziali fattemi dal signor Bevin contemporaneamente.

Ratifica trattato. Sargent ha conlèrmato la completa soddisfazi on e del G overn o inglese per l'avvenuta ratifica del tra tt a to da parte dell' Assemblea costituente. Ha co nven uto con me nell'apprezzamento del coraggioso sforzo che il presiden te del Consiglio ed il mini stro degli esteri italian o hanno compiuto per met tere la nos tra opini one pubblica e la rappresentanza parlamentare di fronte alla necessità di affrontare e decidere la questione. Sargent si è perfettam ente reso conto delle ragioni che ha nno reso necessa ria, ed anche opportuna. la formula condizio nale, ammettendo che l'Ita lia ha compiuto tutto quanto stava in lei per normali zzare la propria


295 è Con il T. 11979/419 dell'Il agos to . ore 20, Sforza rispose: « D'accordo circa un solo esperto che sa rà An zilott i. Poiché anc he Santoro vcrrù entro brevi giorni A nzilotti avrà costì numero esperti sufficiente per orientario. sa lvo sottoporre eventualmente determ inat i quesiti questo min iste ro. Aggi ungo che trat tative per unione doga nale dov ranno essere a suo tempo condotte al di fuo ri Confe ren za. Perciò si formerit appena possibile delegazione apposita . Quello che ora occorre è far presto per gi un gere d ich iarazione comune con la maggiore urgenza evitando quindi in questo primo periodo questioni di dett agli o».

posiZione di fron te al trattato non ost a nte l' o pposizione russa e l'a tteggi a mento indulgente dell o Sta te D epa rtement, due elem enti negati vi che avrebbero po tuto co nsiglia re uomini meno risoluti e meno co nsapevoli del reale inte resse del Paese a protrarre un a resa di co nti tanto dol oro sa quanto storicamente inevita bile e nell'attual e m omento necessa ria all a ria fferm azio ne dell a nos tra ca pacità inte rn azio na le. Sargent vede con me come la res po nsa bilità dell a no rmalizza zione dei ra pporti internazion a li italia ni spetti o ra a lla Russia , ch e ne deve assumere la respon sabilit à ed insieme ce ne solleva . Sargent ha la mentat o l'afferm a rsi dell a pretesa russa di co nt empora neità di tutte le ratifiche relative ai va ri trattati, co nvenendo con me che. di fronte alla mancata ra tifi ca di altri sa telliti , la ana cronistica posizione c he si viene così a verifica re fa dipendere in definiti va la restituzio ne dell o sta to di pace fra l'Italia e le Nazioni Allea te e Associ a te non d alla vol ontà dei vincitori ma dal possibil e arbitri o di uno qualunque dei satelliti della G ermania, il qual e può intenzion alm ente blocca re gli effe tti dell a ra tifica italia na . Come Bev in mi a veva già detto in precede nza (mio tel eg ra mm a 11. 531 segreto del 25 giugno 1947) 1• Sargent mi ha confe rm a to in modo preciso che l'In ghilterra , qua nd o n on otten ga rapidamente risp osta fa vore vole al pa sso che ha recentemente diretto a Mosca per so llecitare la ratifi ca del nostro trattato, è de te rmina ta a giungere ad un a soluzione unilatera le con l'Tta lia da lla q uale risulti la cessazione dello stato di gue rra a tutti gli eflè tti che interessa no diretta mente i ra ppo rti ita lo-brita nnici e ch e possano indi re tta mente influire sull a normali zzazion e dei ra pporti itali a ni con il mondo. Mi ha detto testualmente : «Non possiamo a mmettere che venga paralizzata la ratifica di uno qua lunque dei Paes i ex nemici e tanto meno quella dell'Italia». Avendogli fa tto osse rva re (rile vo qu es to pa rticolare per debito chiariment o ) come fosse sta ta l'In ghilterra stessa a proporre ch e il de posito delle ratifiche di tutti i tra ttati a vvenisse contemporaneamente, Sargent mi ha dichiara to che l' Ingh ilterra aveva o nestamen te propo st o questa contempo ran eità !ungi dal sospetta re ch e simil e co ndizio ne po tesse essere sfrutt a ta nella voluta asse nza di qualche ratifica ed a llo sco po di blocca re ratifiche già verifica tesi .

Visita del conte Sfòr:a a L ondra. Gi à fin d al nostro primo inco ntro del l " agosto 2 Sargent , ri torna ndo sul suo primiti vo co nvincimento che la visit a a Lo ndra del co nte Sfo rza no n d ovesse essere ulteriorm ente rima nd a ta, ha acce tt a to in pieno la tesi già d a me accennat agli, c poi confermata m i da R oma. circa l'inopportunità di accel erare i tempi facend o seguire una precipita ta visita ad un diba tti to pa rlamenta re tanto aspro d a co nfe rire alla visit a stessa un significa to polemico che non co nveniva eccessivamente accentuare fino a che un a magg io re di sten sione degli animi non si fosse verificata in Italia . Gi à fin da l l " agost o gli avevo suggerit o l' o pport unità che, ad evitare tendenziose interpretaz ioni, i m otivi reali ch e po tevano pubblica mente giu stificare il rim a nd o dell a visita (imminen te chiusura dei lavo ri parl a menta ri e co nseguente ini zio delle ferie po litiche lo ndinesi, sovracca rico di lavoro del signo r Bevin in vista dei prossimi gra vi di battiti parl a menta ri , impegni in It alia del conte Sforza e mancan za di tempo per una debita reciproca prepara


296 ' Non pu bblica to . 2 Vedi D. 247.

zione) venissero messt in evidenza in un comunicato nel quale si riconfermasse l'invito auspicando la venuta del ministro italiano alla più prossima possibile opportunità. Sargent , durante la colazione a due che gli ho offerto in ambasciata il 6 agosto, mi ha consegnato una bozza eli comunicato in questo senso pregandomi di darne comunicazione telefonica a Roma onde avere il benestare. Nella impossibilità di mettermi in comunicazione con Roma entro la giornata in seguito all 'interruzione delle linee e trovando per parte mia il comunicato in massima soddisfacente, lo stesso pomeriggio alle ore 18 ho fatto sapere a Sargent che avevo inviato il testo telegraficamente a Roma e che autorizzavo senz'altro la pubblicazione dello s tat em ent dato che ritenevo inopportuno un ulteriore ritardo chiarifìcatore3•

Colonie. Abbiamo rivcdulo a fondo tutta la questione. Sargent. in via riservata e naturalmente non impegnativa per quanto riguarda lafinal issue mi ha confermato che non esiste attualmente una definita linea politica inglese, e non può esistere data l'incertezza degli elementi in loco , nei confronti del nostro problema coloniale. All'apertura della Conferenza di Lancaster House nel settembre 1945 il Forcign Officc era pronto a riconoscere una nostra preminente posizione in Tripolitania riservando alla propria influenza la Cirenaica per i noti ovvi motivi di sicurezza mediterranea (sgombero dell'Egitto , ecc.). La proposta americana di trust eeship generale, che è giunta inaspettata e deprecata al Foreign Office, ha sovvertito tutta la questione rendendo impossibile una soluzione che avrebbe potuto, debitamente elaborata, contemperare gli interessi itala-britannici in una comune politica verso il mondo arabo e nel Mediterraneo. Attualmente la situazione si è venuta estremamente complicando e sfugge ovviamente ad una decisiva influenza inglese in vista del complesso e non ben delineato ordine di interessi che da molteplici pa rti convergono ai bordi del Mediterraneo, sensibilizzandosi in modo inquietante nel Medio Oriente c nel Nord Africa. Sargent ha convenuto con me che la posizione assunta dall'America in Grecia, con i suoi evidenti riOessi strategici sulle isole del Dodecanneso , ha completamente spostato nei riguardi russi il problema degli Stretti , rendendo la politica di Mosca sempre più sensibile ed estesamente esigente nei riguardi di tutto il bacino mediterraneo. A questo si aggiunge la spinta dinamica del movimento pan-arabo, la particolare situazione in Egitto, il concorso degli interessi petroliferi americani e del definitivo ingresso americano nel controllo del Mediterraneo e delle sue basi di appoggio. Quale sarà in definitiva la componente di queste forze è impossibile prevedere. Comunque è evidente che (volendo ridurre le cose alla loro linea schematica) l'Inghilterra nel segreto delle sue intenzioni continua ad impostare il problema. per quanto riguarda la Libia , sull'antico suo disegno di spartizione d'influen za : l'Italia in Tripolitania, l'Inghilterra in Cirenaica.

Gli ho parlato allora della posizione tì·ancese ;,c:i riguardi di questo problema chiedendogli come il Foreign Offìce avrebbe visto ed appoggiato un nostro deciso gioco sulla carta tì·ancese. Il Quay d'Orsay ci era favorevole a fondo, e questo non certo per compiacerci ma per provvedere alla connessa difesa dei suoi interessi in Nord Africa in realtà non meno dei nostri minacciati. Quale era il valore presumibile dell'inOuenza francese in seno ai Quattro nei riguardi di questo problema') Sargcnt


296 ·' Vedi D. 273.

mi rispose esplicita mente che ci consigliava a giocare a fond o la carta francese perché su questo terreno Parigi av rebbe avuto tutto l' a ppoggio di Londra . La Fra ncia n on poteva tollera re la eventuale presenza di uno Stato libero arabo in T ripolitania il quale, per contagio immediato, a vrebbe provocato il cro llo , a più o meno lun ga scaden za, delle pos izioni fran ces i in Tunisia e succe ssivamente in Algeria e M a rocco . L'Inghilterra intendeva da rci una soddisfazione in No rd Africa , abbin a ndo i motivi e gli effetti di un nos tro ri to rno su quell a spo nda mediterranea all a difesa delle posizioni imperiali fran ces i che stanno, per i noti motivi di solid a rietà , estremamente a cuore al F oreign Oftìce . Ci rca qu indi la convenienza solidale a nglo-fra nco-italiana ad un a perma nenza d'influen za it aliana in Tri politania no n vi erano d ubbi.

Per quanto ri g uard a i ter ritori dell' A fri ca o rient ale le pretese eti o pich e sull' Eritrea era no un elemento di fficilm ente supera bile a nche perché l'influen za inglese su Addi s Abeba è oggi estrema mente limitata, se no n addirittura nega ti va . Sa rgent ha con venu to con me su ll'opinione espressami a Pa rigi dalla d elega zio ne sud-africa na la qua le rico nosceva che l'incorpo razio ne dell'Eritrea nell' Etio pi a a vrebbe significa to pe r l' Eritrea stes sa la ca ncell az ion e a brevissima scadenza di tutti gli effetti de lla lunga e fortunata colo nizzazio ne it a lia na . C irca la So malia la pos izio ne inglese rimane, co me già da tempo segn alato , per un la rgo riconosc imen to degli interessi italiani.

Per qu a nto ri guarda la a ttual e amministrazione militare provvisoria inglese nelle nos tre colo nie, h o ricordato a Sarge nt la pro messa fa ttami da Bev in e da lui che, d o po avvenut a da parte nostra la ra tifica del tratta to , si sa rebbe div enuti ad un compl esso di provviden ze leniti ve in tutti i rappo rti concern enti la popolazio ne it a liana residente ed i su o i rapporti con la m adre-pa tria. Ho rib a ttu to con forza la mia vecc hia a rgo mentazio ne circa il d uri ssimo ed offensi vo tratta men to inni tto all e po polazion i itali a ne residenti in coloni a da parte dell'amministra zion e milita re brita nni ca segnala ndogli che qua lo ra immedi a te provvid enze no n fossero prese, ne sa rebbe conseguit o non solo un irrimedi a bile deteri ora ment o della pos izion e mora le e degli interess i itali ani nelle colonie (di cui si deve tener co nto se si pensa seriament e ad un nostro rist a bilimento). ma una fra ttura nell a normalizzazione nei ra pporti ita lo-in glesi diffi cilmente sanabile. s~u-gent mi ha di chiara to all o ra che era co nvint o co n me dei difetti che og ni go ve rn o milit a re co mporta e c he appunto per venire incontro all e nostre reit erate richieste di una m odifi ca di orient ament o e di pratica po liti ca nella no stre co lo nie il Fore ign Office aveva recentem ente provveduto ad a ffian ca re suoi elementi nell 'ammini stra zio ne militare provvisoria nell e nostre colonie. Dal che si riprom ett ev a frutti ta ngibili . Gli ho suggerito a ll o ra che un a misura ricca non solo di evid enza ma di so sta nziale soJli evo alla posizi o ne dei nost ri conn aziona li in colo nia sa rebbe sta ta la accettazion e d a p a rte inglese d i un rappresentante uffi ciale ita lian o in Tripolit a nia e nelle zon e anco ra densamente po pola te da itali ani e co munque permeate di nos tri interess i eco no mi ci che si identifican o co n gli interessi delle po polazio ni na tive. Non era ammi ssibile che, ad esempio , la numerosiss ima colo nia ita li a na in Tripo lit a nia fosse uno de i soli impo rtanti gruppi di popo lazio ne e di int eresse italia no sul globo complet a men te stacca ti ed isol ati da lla madre-patria e lasciati alla mercé di un poco comprensivo ed ami che vole co mando militare . Mi pa reva che una simile mi sura fosse troppo logi ca, do vuta ed umana , per po ter esse re rifiutata . Sa rgent mi ha promesso di studi a re immedia tamente la cosa e di confidare nella sua possibile attuaz ione. (La stess a racco manda


zione ho fatto in termini più pressanti a Bevin , ricevendo promessa di immediata attenzione. Nel colloquio avuto ieri con Crosthwaite, capo del Dipartimento dell'Europa occidentale che ha sostituito Hoyer-Millar e da cui dipendono in definitiva le questioni italiane, egli mi ha assicurato di aver già ricevuto istruzioni per l'immediato studio dell a questione).

Sca111bio l'isite delcga:ioni parla111entari italo-britamziche. Nel colloquio che ho avuto con Bevin il 22 giugno e di cui ho riferito con mio telegramma n. 526 del 23 giugno4 Bevin mi aveva detto che. non a ppena avvenuta da parte no stra la ratifica del trattato, sarebbe stato suo vivo desiderio facilitare un più profondo contatto con elementi responsabili dei due Paesi attuando uno scambio di visite di rappresentanti parlamentari italiani ed inglesi. Sargent mi ha ora detto che una visita di un ben scelto gruppo parlamentare italiano in Inghilterra c di un altrettale gruppo inglese in Italia sarebbe estremamente ben vista e vivamente auspicata dal Foreign Office. Mi ha prega to di sottoporre qu es ta proposta al nostro Governo onde nel più breve termine possibile lo speaker della Ho use of Commons ed il presidente dell 'Assemblea costituente italiana possa no scambiarsi un simile in vito. La delegazione parlamentare italiana sarebbe qui ufficialmente ricevuta con ogni possibile risalto e verrebbe posta in condizione di compiere la piLI vasta visita dell'Inghilterra e di acquisire la più vasta co noscenza dei problemi e della vita inglese, altrettant o dovrebbe avvenire per la delegazione britannica in Italia.

Questi i punti essen ziali che mi sono parsi meritevo li di essere afTidati ad un riserva to promemoria per uso esclusivo di S.E. il mini stro e del segretario generale.

38 1
297

L' AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONL AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

R. 690/2376. Parig i. 10 agosto 1947 1

Mi riferisco ai miei telegrammi n. ~69-470 e 485-486 2 .

I due colloqui che ho av uto con Clayton e la sua conversazione con i cinque membri del comitato esecuti vo hanno cominciato a chiarire quello che sembra essere in concreto il pensiero americano.

Nelle sue linee generali si intende: poiché C layton ha conferma to , quanto più

o meno si sa peva, che anche in America si è costituito un comitato, sotto la presidenza di Harriman per studiare il piano di aiuto all'Europa, dal punto di vista americano. O ssia, in altre parole, ci so no contemporaneamente due conferenze per il piano MarshaiL una europea ed un 'altra americana: e la prima dovrà in ultima analisi essere riveduta per adattarsi alla seconda. È evidente, naturalmente, che


sarebbe interesse co mune che i due piani no n fossero diametralmente opposti , anche soltanto per evitare, nella seconda Lise, quella delle trattative a Washin gton, difficili e penose discussioni.

Può essere che, in principio, gli americani si fossero illusi che i Sedici , lasciati a loro stessi, a vrebbero capito le id ee america ne: i primi passi della Conferenza debbono, secondo me, aver fatto lo ro capire che bisognava si esprimessero un po' più chiaramente. Una prima conclusio ne che sa rei portato a fare da questa prima fase della Conferenza è che francesi ed inglesi erano assai meno al corrente ed iniziati nelle idee americane eli quanto molti credessero. Clayton ha cominciato a parlar chiaro solo negli ultimi giorni: ed è appunto negli ultimi gio rni che abbiamo visto un brusco cambiamento dei tì·ancesi e degli inglesi, nel senso di portare la Conferenza ad esaminare, su di un piano più vasto, le gra ndi ques tioni di insieme.

Particolarmente interessan te, sul piano personale, è stata per esempio la evolu zione di Alphand . Alphand, intelligentissimo , a nche se non sempre simpatico è soprattutto ambizioso ed un grande, e non ce rt o inabile, navigatore. Da un giorno all'altro si è convertito al liberism o . è divenuto nemico della pianificazione interna, salvo che in linee del tutto generali, del contingentame n to, fautore di unioni doganali. di acco rdi monetari, ecco un nuovo miracolo della via di Tarso, solo di origine america na.

La sostanza delle idee di Clayton risulta essere la seguente: il popolo americano ha , d'un tratto, realizzato che i venti miliardi spesi per la rchahilitation dell'Europa non han no servito a niente: sono stati soldi gettati in un pozzo senza fondo. Il risultato eli questa reali zzazione sarebbe stato la fine di ogni aiuto all'Europa . Il Dipartimento di Stato, e personalmente Marshall , consci dei dife tti di questo ragionamento superliciale, hanno deciso eli tentare eli rimontare la corrente lanciando l'idea di un soccorso globale all'Europa, non più disordinato ma pianificato, e combinato con un piano europeo eli ricostruzio ne. Ma, osserva Clayton , la decisione è in mano del Congresso il quale rappresenta l'o pinione dell'u omo medio americano. L'uomo medio americano si rende conto dell e di struzioni europee, ma è anche convinto che l'Europa non si risolleverù mai se essa continua nella via che ha seguita sinora: tutti questi piccoli Stati, se parati da barriere doga nali, da monete difese artificialmente a mezzo dì restrizioni oppressive, separati da piccole c futili questioni territoriali , p olitiche e di prestigio, non potranno mai rìmt:Ltersì a posto se non si decidono a fare piazza pulita eli tutto il passa to, creare un o spazio e uropeo, come esiste uno spazio americano, entro il quale danari , uomini, prodotti , possano muoversi sotto la spinta della libera iniziativa e del tornaconto economico. C la yton aggiunge, ..:ortesemente, che questo uo mo medio americano non si rende conto che tutto questo non è soltanto colpa della cattiva volontà europea, ma il frutto di una lunga tradizione storica, che non si può trascurare: ma tant 'è, l'uomo medio americano no n lo capisce; per cui , se no n si dù l'impressio ne che c'è in Europa una vi ta nuova, uno spirito nuovo, è molto difficile, nonostante tutti gli sforzi che può fare il G o verno americano , che il Congresso approvi il soccorso al l' Europa.

Entra nd o poi nel dettaglio C layton ha insistito su due gruppi di q ucstioni :

l) Qllestioni .fìnan:::iarie (:' 11/0/lelaric. n concetto americano ---indiscutibilmente giusto -· è che non si può sperare in un risanamento europeo se non si rende possibile un << free tlow of goods» fra i vari Sta ti europei: attualmente questo

intercambio è ostacolato più che altro dal sistema dei contingenti: questi contingenti non rispondono ad un piano di ricostruzione: sono soltanto imposti dalle necessità dal direttore dell ' Ufficio dei cambi: occorre quindi, in primo luogo, ristabilire la convertibilità delle monete: qui Clayton non ha espresso molto chiaramente il suo pensiero: si direbbe che egli ha in mente una specie di fondo europeo di garanzia, a cui contribuirebbe anche l'America , il quale dovrebbe servire a coprire gli sbilanci, sia periodici che permanenti degli scambi intereuropei: come questo fondo dovrebbe essere maneggiato, se cioè attraverso un sistema un po' analogo a quello che avevano messo in movimento i tedeschi o una rivivificazione della Banca dei regolamenti internazionali, o attraverso qualche nuovo mezzo, su questo credo, si riservano di sentire, prima di pronunciarsi. il parere degli esperti europei .

Un argomento che particolarmente ci interessa è la constatazione che la convertibilità delle monete e la loro stabilizzazione, a sua volta, è connessa con la stabilizzazione dei prezzi ed il risanamento del bilancio all'interno dei singoli Paesi. Su questo punto Clayton ha indicato, come i grandi malati dell'Europa. l'Italia e la Francia.

Parlando personalmente con me è stato più esplicito, e più duro. Mi ha parlato del caos monetario italiano, ma soprattutto della situazione del nostro bilancio: mi ha detto di avere parlato a lungo col ministro Einaudi, e di avere trovato le sue idee ed i suoi principi perfettamente sound: solo dubita della capacità politica del Governo italiano di mantenere questa linea direttiva di fronte alle pressioni della estrema sinistra: dubita della capacità della nostra amministrazione di tàre una politica finanziaria seria. Per cui , mi ha detto. perché altri Stati possano accettare di garantire la moneta italiana e francese , bisogna che i due Paesi assumano delle garanzie internazionali per la loro politica finanziaria all'interno.

In una seconda conversazione con lui , essendo egli tornato sull'argomento della garanzia internazionale gli ho chiesto di spiegare meglio cosa intendeva per questo: e dopo qualche reticenza mi ha detto che riteneva inevitabile che si stabilisse. per qualche tempo almeno , un controllo internazionale sulla nostra amministrazione finanziaria: secondo lui un impegno -ed un controllo -internazionale dovrebbero facilitare il compito del Governo italiano, il quale capisce la situazione. ma non ha la forza politica ed amministrativa di condurre in fondo le sue idee. Ad alcune mie obbiezioni ha riconosciuto che né in Italia né in Francia si potrebbe nenuneno tentare una vera stabilizzazione del bilancio se non si comincia con una stabilizzazione dei prezzi: e che a sua volta la stabilizzazione dei prezzi non è concepibile fino a che non ci sia una molto maggiore abbondanza di beni di consumo, in primo luogo , di prodotti alimentari. Per cui , secondo lui. non ci si può chiedere di stabilizzare il bilancio in qualche mese: bisognerebbe prevedere un periodo di un anno o due. e approntare i mezzi (beni di consumo) i quali dovrebbero permetterei di stabilizzare i prezzi: si tratterebbe di mettersi d'accordo sui mezzi e sulle linee direttive, ma la loro applicazione dovrebbe essere, in certa misura, controllata internazionalmente.

Comparando note con i francesi . ho constatato che lo stesso linguaggio è stato tenuto --e con eguale chiarezza --anche a loro.

Clayton ha aggiunto che, per varie ragioni, sarebbe bene che questo controllo non fosse americano: secondo lui di questo controllo dovrebbe essere incaricato l'ente che dovrà amministrare il fondo di stabilizzazione, o di clearing, ossia un ente in cui anche noi saremmo rappresentati: con questo si otterrebbe, secondo lui , una certa misura di salvamento di faccia: il controllo non sarebbe del tutto straniero, ma di un ente di cui anche noi facciamo parte. A mia impressione Clayton ha in fondo in vista qualche cosa di analogo a quanto fu fatto a suo tempo --e con buoni risultati per l'Austria-Ungheria: e che di questo si sta discutendo, non so in che misura , fra gli americani e gli altri , al di fuori di noi e dei francesi: la stessa impressione l'hanno i francesi.

2) Aiuto intereuropeo. Su questo punto, Clayton ha risposto ad una domanda inglese. Se si vuole, allo scopo di ridurre al minimo l'aiuto americano, studiare al massimo quello che gli Stati europei possano essere in grado di fare per aiutarsi fra di loro, è indispensabile che si introduca qualche sistema di tariffe preferenziali intereuropee: quale sarebbe l'atteggiamento americano di fronte ad un sistema di questo genere? Clayton ha allora ripetuto che l'opinione pubblica americana è assolutamente contraria a qualsiasi tariffa discriminatoria. L ' unica maniera di farle accettare all'opinione pubblica americana sarebbe quella di presentarle come una tappa, necessaria , verso l'unione doganale. I Paesi europei, tutti , o a gruppi, dovrebbero cioè dichiarare la loro intenzione di arrivare ad una unione doganale, in un determinato periodo di anni: a titolo transitorio, essi potrebbero stabilire un regime preferenziale destinato ad essere sostituito, a mezzo di una gradualità da stabilirsi nelle sue grandi linee, dalla realizzazione dell'unione doganale vera e propria. Questo, egli mi ha detto già, è perfettamente giustificabile, in quanto chiunque comprende che una unione doganale, per potere essere realizzata senza scosse che l'economia europea potrebbe adesso difficilmente sopportare, richiede accordi di produzione, livellamento delle monete, livellamento dei salari , dei prezzi, un insieme di cose cioè che non si possono realizzare in poco tempo.

Nella seconda conversazione avuta con me, Clayton ha molto marcata la funzione che dovrà avere per la ricostruzione europea il capitale privato americano. A suo avviso la Conferenza dei Sedici dovrebbe piuttosto limitare il suo programma a stabilire i mezzi con cui, al più presto, la produzione europea può essere riportata alla sua piena capacità ; per gli sviluppi della produzione europea, al di là della capacità esistente, si dovrebbe contare piu che sugli aiuti del piano Marshall sul contributo del capitale privato. Questo è necessario, mi ha detto, sia perché, con tutta la buona volontà, l'aiuto governativo non potrà sorpassare certi limiti (sul quantum non ha mai voluto sbottonarsi) sia perché il capitale privato è più facilmente mobilitabile che non il capitale del contribuente. Il capitale privato è pronto a muoversi. ha detto, domanda solo che siano create alcune condizioni necessarie, stabilità politica, una certa stabilità finanziaria. libera circolazione, in una certa area almeno , delle merci e dei capitali.

Quando ho fatto presente a Clayton la preoccupazione che noi avevamo, di fronte ai piani di altri Paesi, di essere lasciati un po' fuori o obbligati a contentarsi, per la nostra ricostruzione e lo sviluppo della nostra produzione, di somme molto inferiori a quelle che sarebbero state messe a disposizione della Francia e della Gran Bretagna, mi ha risposto che anche se questo si fosse verificato -non lo credeva noi avremmo avuto sempre la possibilità di ricorrere a Washington (mi ha anche detto di seganalare a Washington qualsiasi tentativo si verificasse in questo senso, in seno alla Conferenza e che non fossimo in grado di contrastare) ma, mi ha ripetuto, per lo sviluppo ulteriore dell'Italia è soprattutto sul capitale privato che voi dovrete contare. Mi ha detto che contro il suo giudizio, non senza riserve, della situazione politica e amministrativa dell'Italia , stava la sua ammirazione, sconfinata, condivisa del resto da tutti gli americani per la volontà di lavoro e lo spirito di iniziativa degli italiani. «Ci sono soli due popoli in Europa che hanno veramente voglia di lavorare, sono gli italiani ed i tedeschi ». Questa opinione era condivisa da tutti i circoli americani: che si realizzassero in Italia le premesse politiche e finanziarie di una certa stabilità e noi avremmo potuto contare su di un afflusso di capitale privato, superiore alle possibilità di aiuto governativo, e molto superiore a qualsiasi nostra aspettativa: mi ha aggiunto che il Governo americano, a cui la ricostruzione italiana sta particolarmente a cuore, avrebbe, da parte sua, se fosse stato necessario , contribuito ad indirizzare verso l'Italia il capitale privato americano .

Ho sollevato anche con Clayton la questione dei nostri commerci con l'Oriente europeo : qui, come ho già telegrafato, l'ho trovato non solo favorevole, ma che quasi ci rimproverava di non aver fatto abbastanza: l'ho trovato anzi eccessivamente ottimista in questo senso: che cioè non ci si rende abbastanza conto dello squilibrio che può portare all'Europa occidentale la graduale chiusura dei mercati dell'Europa orientale; egli cioè condivide l'ottimismo nostro circa le possibilità di estendere i nostri scambi verso l'Europa orientale : e non condivide il mio pessimismo sulla incidenza, in questo campo, della volontà politica. Del resto, su questo punto, saranno i fatti a dimostrare chi ha ragione.

296 4 Vedi D. R7. 29 7 1 Manca rindica zio nc della daw di a rrivo. 2 Vedi DD 242 e 153.
298

L' AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 692/2425. Parigi, 10 agosto 194 7 1•

Vorrei permettermi di fare alcune osservaziom m merito alle istruzioni che sono state inviate alla Conferenza dei Sedici: non osservazioni di dettaglio, perché queste le ho già fatte in parte coi miei telegrammi n. 461-462-4632 e per il resto esse sono di più specifica competenza della delegazione stessa . Le mie osservazioni portano piuttosto sullo spirito delle istruzioni.

La prima osservazione che vorrei fare è che esse mi sembrano , in genere , ispirate allo spirito di Sandicchi . Sia in alcune delle osservazioni mosse all'atteggiamento ed all'azione della nostra delegazione, sia in molte delle istruzioni inviate prevale il deleterio criterio burocratico di « mettersi a posto >> . Esse mi ricordano molti telegrammi che venivano inviati durante i negoziati per la pace , quando si davano istruzioni urgenti e pressa nti di chiedere qualche cosa che sapevamo già che non era possibile ottenere.

È molto facile dire fate questo, dite questo o perché avete fatto questo: non è sempre altrettanto facile farlo. L 'impressione generale che da osservatore a latere


298 1 Manca l' indicazione dell a data di arrivo. 2 Vedi D. 231.

quale sono io riporto dal complesso delle istruzioni è che Roma, avendo prese una serie di posizioni, che permette di difendersi da eventuali attacchi interni , si prepara oggi, o domani, a gettare la colpa di quello che può non essere andato according to pian sulla delegazione: il risultato inevitabile di questo è che la delegazione sarà portata a guardarsi le spalle, come prima cosa. È il solito giuoco dello scarico delle responsabilità : lo conoscevo bene come uno dei fondamenti della burocrazia: mi accorgo ora che dalla burocrazia è passato anche nel mondo politico. Ora i risultati di questo sono generalmente deleteri: le questioni di cui si tratta qui sono assai gravi: occorre che chi deve lavorare a Parigi e chi sta a Roma collaborino, ma sul serio: che si rendano conto della realtà della situazione e delle difficoltà, grosse, che s'incontrano, e non si limitino a cercare di rinviarsi le responsabilità.

La seconda osservazione è molto più di sostanza: lo spirito generale delle istruzioni inviate sembra partire dal presupposto che la principale difficoltà che incontra la nostra delegazione è quella di difendersi da oscure macchinazioni degli altri Stati europei partecipanti. Ora non voglio dire che questa necessità non ci sia, ma difendersi dalla concorrenza europea è la parte più facile del compito della nostra delegazione . La parte più difficile non è questa: sarà di difendere quello che si può difendere dalle idee americane .

Fin da quando si è presentata per noi la necessità di ricorrere all 'aiuto americano , per non morire, è apparso chiaro che per avere questo aiuto americano ci volevano , grosso modo , tre condizioni:

l) creare un governo senza i comunisti (il che è solo un eufemismo per non dire un governo contro i comunisti) ;

2) rimettere in ordine (secondo i criteri americani) il nostro bilancio e la nostra amministrazione;

3) avere un piano di insieme per la nostra ricostruzione e lo sviluppo delle nostre attività produttive (il quale quadri pure con le idee americane).

Di queste tre condizioni , ne abbiamo realizzata la prima: quanto alla terza, per il fatto di non averne fatto niente per tanto tempo siamo obbligati , oggi, a mettere giù qualche cosa di affrettato, in un periodo di tempo ristrettisimo: quanto alla seconda che è quella che ci impone bocconi più duri ad ingoiare, a parlare francamente, temo che non ci siamo ancora resi conto appieno di quello che essa significa.

Il fatto che invece di presentare i nostri bisogni agli americani, individua lmente, dobbiamo presentarli in forma collettiva, non sposta i termini del problema, anzi in un certo senso li complica , poiché ha aggiunto, ai nostri problemi interni, il problema dei nostri rapporti economici con gli Stati dell ' Europa occidentale.

Bisogna tener presente che in realtà ci sono due conferenze per il piano Marshall: una europea, che è quella che si tiene a Parigi : un 'altra americana ed è quella che si tiene a Washington sotto la presidenza di Harriman: da questa conferenza uscirà fuori l'edizione americana del piano Marshall: è interesse di tutti, per evitare troppo lunghe discussioni a Washington che i due piani non siano troppo distanti fra di loro : e per facilitare il compito della commissione europea, Clayton ha tenuto qualche giorno addietro il suo li t de justice per far sapere ai membri del comitato esecutivo, nelle sue linee generali, quello che erano i desideri «dell'opinione pubblica american a» .

Cosa vogliono gli americani? la creazione di un mercato europeo che permetta di fare il fre e jlow of goods in un'area infinitamente più vasta di quello che non siano le attuali zone nazionali europee: ossia unioni doganali, sia pure a scadenza non immediata, abolizione di tutte le restrizioni artificiali a l commercio , del contingentamento, della fissazione artificiale dei prezzi, dei prezzi politici, ecc. ecc.: possono ammettere delle situazioni transitorie, ma la direttiva americana resta questa. Su questo punto Clayton non avrebbe potuto essere più chiaro: se non si fa questo egli «teme» che il Congresso non approverà il piano Marshall.

Noi diciamo: difendiamoci da queste misure troppo radicali : farlo in sede della Conferenza di Parigi potrà anche non essere difficile perché, in sostanza, ad eccezione forse del Benelux, tutti in Europa hanno qualche cosa da difendere: gli inglesi , e con loro gli Stati scandinavi, specie i norvegesi, vogliono difendere il loro esperimento socialista; i francesi vogliono difendere il loro dirigisme, noi qualche cosa di potenzialmente analogo: ma tutto questo è fatica gettata al vento: quando gli americani parlano con noi di socialismo, e mostrano anzi di vedere di buon occhio il socialismo europeo, siamo di fronte ad uno dei tanti equivoci del dopoguerra in cui due parti fingono di trovarsi d'accordo sulle stesse parole mentre in realtà danno ad esse un significato del tutto differente: gli americani per socialismo intendono del sindacalismo non politico e quello che essi chiamano socialism by taxation punto e basta; ma questo è ben differente da quello che intende il socialismo europeo, anche se prendiamo l'esempio del laborismo britannico: non ci dimentichiamo che dietro al Dipartimento di Stato ci sta Wall Street, e Wall Street non vuoi sentire parlare di nazionalizzazioni e cose del genere.

Quindi bisogna riconoscere, come un fatto, piaccia a esso o non pi accia, che se noi vogliamo avere questo aiuto americano bisogna che si rinunci in gran parte a questi programmi di riforma strutturale delle società europee che con maggiore o minore intensità aleggiano un po' dappertutto: al massimo si potrà riparlarne il giorno in cui, il piano M arshall avendo dati i suoi effetti, i Paesi europei, non avendo bisogno di rico rrere agli americani per il pane quotidiano, potranno forse cominciare a fare un poco più il co modo loro in casa loro.

Noi obbiettiamo che per questo libero scambio delle merci tra i vari Paesi europei , bisogna affrontare il problema della convertibilità delle monete: e che per un certo periodo almeno occorrer~ un fondo di stabilizzazione che dovrà, in larga misura almeno, essere fornito dall'America . Su questo non ci so no obbiezioni da parte americana, anzi il contrario, sono essi i primi a dirci che questa è la base di tutto. Ma la stabilizzazione delle monete, presume. come prima fa se la stabilizzazione del bilancio, la stabilizzazione dei prezzi. elemento indispensabile, questo, per una stabilizzazione del bilancio: ed è qui che la situazione diventa particolarmente delicata per la Francia e per l'Italia , dove, per differenti ragioni , la situazione è più caotica che altrove: e dove non avendo gli americani fiducia né nella stabilità politica del Governo, né sulla sua efficienza amministrativa (questo più marcatamente per noi) non c'è da farsi illusioni: non si riuscirà ad evitare il controllo internazionale.

Su questo argomento Clayton è stato con me molto esplicito: l'America non desidera interessarsene direttamente, preferisce che questo controllo sia europeo: il controllo dovrebbe essere esercitato dall 'ente che sarà incaricato di amministrare il fondo di stabilizzazione, ente in cui Francia e Italia sarebbero naturalmente anche esse rappresentate. Questo può servire per salvare la faccia, però non toglie che

Francia e Italia, se vogliono i dollari americani, dovranno sottoporsi ad un controllo internazionale delle loro finanze, e di tutto quello che con le finanze e con la questione finanziaria del bilancio è connesso.

Terzo punto, che è apparso assai chiaro dalla mia conversazione con Clayton, è che il Governo americano, soprattutto per la parte che concerne lo sviluppo della produzione dei singoli Stati europei, conta molto sul concorso del capitale privato americano: con l'aggiunta naturalmente che il capitale privato americano andrà là dove si sarà creato quel clima di stabilità politica che possa dargli la sicurezza: che cosa questo significhi in pratica , è troppo ovvio, perché abbia bisogno di essere spiegato.

Clayton nell'esporre, sia pure più individualmente che collettivamente queste sue idee, si è riparato dietro l'opinione pubblica americana: il Dipartimento di Stato si renderebbe conto di quanto tutto questo sia difficile, ma purtroppo non può far niente: è il taxpayer americano che deve decidere. Per me ho forti dubbi che questo non sia che una presentazione diplomatica della cosa: che il Governo americano sia perfettamente d'accordo con la sua opinione pubblica e che, a parte quelli che sono o possono essere i suoi piani politici (su questo argomento mi permetterò di tornare in altra sede), considera tutti i Paesi europei come dei bambini capricciosi incapaci di governarsi (c'è da domandarsi in coscienza se hanno del tutto torto) e che il sacro dovere dell'America è approfittare di questa occasione per obbligarli a mettere la testa a posto.

Ma questo è fuori dell'argomento: quello che conta è che se noi vogliamo . avere l'aiuto americano siamo obbligati ad accettare le condizioni che l'America vuole imporre: noi europei individualmente o collettivamente avremo un bel dimenarci come anguille nella padella: non servirà a niente ; si tratta di prendere o lasciare.

Ella verrà scusarmi se mi permetto di dubitare che la brutalità di questa situazione sia ancora ben chiara al Governo italiano.

Si tratta in primo luogo di vedere se l'Italia , anche stringendo la cinta fino all'ultimo, può fare a meno dell'aiuto americano: se sì, facciamolo, sul serio e subito: se no bisogna che ci adattiamo alle condizioni americane: ma non speriamo di sfuggirle: sarebbe una pericolosa illusione, ed il risveglio sarebbe anche più grave. Ma soprattutto non speriamo che l'abilità di una nostra delegazione, sia a Parigi che più tardi a Washington, possa esimerci dal passare per queste forche caudine: si potranno evitare dei dertagli , ma la sostanza no.

Ho creduto mio dovere attirare l'attenzione sua su tutto questo perché, quando tutto questo avrà preso la forma di accordo con gli americani, al Governo italiano spetterà il compito non invidiabile di farlo trangugiare al Parlamento, all'opinione pubblica italiana : e per quanto la politica interna italiana non sia il mio forte , non ci vuoi molto a comprendere che non sarà cosa facile: molto si potrà mascherare, ma non tutto, specie il controllo internazionale delle nostre finanze e della nostra politica finanziaria : abbiamo qualche mese di tempo davanti a noi, che non saranno però troppi per preparare l'opinione pubblica e la campagna parlamentare: non credo ci sia molto tempo da perdere.

In secondo luogo è evidente che il controllo internazionale sarà più o meno stretto secondo il grado di fiducia che saremo stati in grado di ispirare, sia nel campo politico, sia nel campo amministrativo. Mi dispiace dover dire che se il piano dovesse entrare in vigore oggi, pochissime chances ci sarebbero di poter evitare un controllo molto stretto e molto vasto. Anche qui abbiamo qualche mese di tempo per cercare di mettere le cose a posto: ma la prego di volermi credere quando le dico che se in questi mesi non riusciremo a dare seriamente l'impressione che ci siamo messi a rimettere in ordine la nostra casa, politicamente e soprattutto amministrativamente non riusciremo ad evitarlo. Le ragioni che ella mi aveva suggerito di far presente a Clayton circa le giustificate ragioni della nostra disorganizzazione amministrativa -e che del resto gli avevo fatte presenti -non sono negate da nessuno: ma ci rispondono, siamo lì per aiutarvi: ci riuscirete meglio e più presto. Aggiungo che i francesi non solo se ne sono resi conto ma stanno cercando appunto di far qualche cosa. È tra l'altro di questi giorni la creazione di una commissione che ha l'incarico di sopprimere 300 mila impiegati: nel suo primo giorno di lavoro ne ha già soppressi 24 mila (le sotto-prefetture ed una epurazione quantitativa -ma forse anche qualitativa della polizia).

Un certo controllo per qualche tempo temo non potremo evitarlo: ma c'è una bella differenza fra un controllo molto generico, esercitato da tre o quattro persone, la cui esecuzione sia lasciata intieramente nelle mani dell'amministrazione italiana, ed un controllo che prenda in mano, in varie forme, anche tutto l'apparato esecutivo: in altre parole c'è una bella differenza fra l'avere un adviser, mettiamo al Ministero delle finanze ed alla Banca d'Italia, ed avere invece un controllore straniero ad ogni intendenza di finanza periferica. Evitare il primo non si potrebbe che a mezzo di rifiutare l'aiuto americano: evitare il secondo è invece ancora, per qualche mese, nelle nostre mani e nelle nostre possibilità.

È della rapidità con la quale noi saremo capaci di rimetterei a posto dipende anche la rapidità della fine del controllo. Bisogna che a tutto questo ci pensiamo, e subito 3 .

299

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S. N .D. 11958/415. Roma, 11 agos to 1947, ore 2.

Suoi 513-14-151.

Approvo suo linguaggio circa problema tedesco non potendosi parlare di atmosfera collaboratrice quale sorge necessariamente da unione doganale senza azione comune circa tale problema come indicatole mio 402 2 .

Aggiungo che già ambasciate Londra e Washington sono da tempo in possesso nostro memorandum al riguardo. Una seconda edizione ampliata in relazione piano Marshall è stata già redatta e verrà inviata quelle e codesta ambasciata per essere comunicata rispettivi Governi .

Quanto questione emigratoria nostro concetto è seguente : non sarebbe concepibile apertura frontiere e libertà movimento capitali e merci senza eguale libertà movimento lavoro e stabilimento nostri emigranti.




2 Vedi D. 269.

298 3 Per la risposta vedi D. 343. 299 l Vedi D. 286.
300

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL 'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S. N. D. 11959/ 416. Roma, 11 agosto 1947, ore 2.

Suoi 510-511-512 1• Sono lieto accoglienza francese nostra proposta. In sostanza Bidault propone : l) procedere subito riunione ristrettissima commissione esperti per documentare convenienza unione : d'accordo;

2) procedere a dichiarazione comune prima 31 agosto o massimo 15 ottobre. Noi pensiamo dichiarazione dovrebbe essere emanata possibilmente prima chiusura Conferenza per non frustrare effetto che ambi Paesi propongonsi ai fini aiuti americani. Se ciò non fosse possibile converrebbe darne comunicazione via riservata e a tal fine a Governo americano prima 31 agosto ;

3) nominare commissione mista definitiva per redazione accordo e studi relativi al momento dichiarazione: d'accordo; 4) mantenere segreto: d' accordo per quanto costituzione commissione di cui punto uno rischi pregiudica rlo.

Riservandomi inviare Grazzi a tempo opportuno, V.E. terrà per ora eventuali segreti contatti con Bidault e con Alphand di cui son lieto sapere quanto favorevole al progetto .

Quanto precede concordato anche con ministro commercio estero~ .

301

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N .D. 11961 /472. Roma, il agos to 1947. ore 8,30.

Suo 629 1•

Non per riposo ma per gravi urgenti impegni non è sicuro sia a Roma costantemente nei prossimi giorni. Naturalmente in caso ministro ellenico si fermi per brevissima sos ta all'aeroporto di Ciampino sarei lieto andare stringergli la mano come prova del nostro desiderio riallacciare i migliori rapporti colla Nazione che fascismo aggredì 2•


300 l Vedi D. 286. 2 Per la risposta vedi D. 315 . 301 l Vedi D. 288 . 2 Il contenuto di questo telegramm a e quello del documento cui risponde fu comunicato da Sforza alla legaz ione ad Atene con T. 12020/86 del 12 agos to, no n pubblicato.
302

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTINJ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. l0923/180. Rio de Janeiro, 11 agos to 1947, ore 16,35 (per. ore 9,20 del 12).

Suo 135 1•

Ho discretamente ed in via preliminare sondato Itamaraty circa possibilità che in occasione prossima conferenza interamericana abbiano luogo manifestazioni Nazioni questo continente in senso a noi favorevole nei riguardi trattato di pace.

Mi è stato risposto che materia conferenza -· come ho già riferito per ultimo con telespresso 2460/977 del 5 corrente 2 --è bene definita e limitata e che pertanto si ritiene da escludersi che nel corso delle discussioni trovino posto argomenti non contemplati. Non si è peraltro escluso che i delegati varie Repubbliche possano singolarmente aver modo manifestare atteggiamento loro Paesi verso l'rtalia. Assicuro

V.E. che non mancherò attenermi istruzioni impartitemi in vista dello scopo indicatomi e mi riservo riferire circa risultati mia azione in corso che evidentemente sarebbe agevolata qualora delegazioni ricevessero conformi istruzioni dai rispettivi Governi.

Riservomi altresì riferire per quanto concerne specificamente Brasile, cui posizione di fronte trattato è come è noto del tutto speciale in confronto altri Paesi latino-americani.

303

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHLANI

T. S.N.D. 11980jc.l . Roma, 11 agosto 1947, ore 20.

Questi ultimi tempi abbiamo tenuto corrente ambasciata americana circa istruzioni inviate Parigi per dimostrare nostra volontà contribuire riuscita piano Marshall sul quale abbiamo fede nell ' interesse sia ricostruzione Europa sia della stessa Confederazione. Abbiamo avuto sensazione che nostre idee corrispondessero direttive quel Governo.

Ora temiamo piano Marshall possa venir seriamente compromesso da due elementi:

l) problema ricostruzione Germania circa cui nostre idee le sono note e circa cui trasmettole per aereo memorandum da presentare codesto Governo. Se economia tedesca non torna inserirsi normalmente in quella europea, con accordo su egual piede di tutti Paesi interessati noi compresi, è vano attendersi vitalità europea;


2) richiesta diretta prestiti da parte britannica e francese prima o al di fuori chiusura Conferenza. Ciò esaurirebbe contribuente americano e impedirebbe a restanti Paesi di ottenere quanto necessario rendere piano efficiente, a meno che tali . aiuti non venissero estesi tutti.

Senza passi scritti conto che Y.E. attiri attenzione codesto Governo sulle due questioni2 .

302 l Vedi D . 261. 2 Non pubblicato. 303 1 Questo telegramma era diretto anche a Londra e Pa rigi.
304

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T. S.N .D. 12005/ 118. Roma. 11 agosto 1947, ore 23.

Con telegramma n. 117 1 ho informato V.E. di quanto è avvenuto al Comitato membersh ip e della minaccia che si sta protìlando di un voto negativo sovietico al Consiglio di sicurezza che bloccherebbe, per una questione giuridica di principio , nostra ammissione Nazioni Unite.

Non discuto le ragioni psicologiche che hanno determinato atteggiamento sovietico; ma son certo che a Mosca si comprende quanto tutto il popolo italiano tiene oggi al nostro reinserimento effettivo nella comunità internazionale con la sola preoccupazione di lavorare d'intesa con tutti pel mantenimento pace.

Prego Y.E. far presente a codeste autorità che buone relazioni tra nostri due Paesi trarrebbero gra nde vantaggio da gesto sovietico in questa circostanza che darebbe prova al popolo italiano larghezza di vedute della politica sovietica nei nostri riguardi 2 .

305

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 10946/640. Waslzington, Il agosto 1947 1•

Suoi telegrammi 470 e 471 2 .

Secondo conversazioni avute questi giorni e oggi al Dipartimento di Stato, stampa americana e europea avrebbe tratto conclusioni esagerate conversazioni avute da Clayton a Parigi con tre ambasciatori americani.


In realtà Clayton, non potendo allontanarsi molto da Ginevra dove segue lavori commissione I.T.O., avrebbe per motivi anche di opportunità prescelta Parigi per aggiornarsi su ultimi sviluppi situazione economica europea. Non avendo tempo recarsi Germania come prima deciso aveva convocato Murphy a Parigi, mentre Douglas vi sarebbe andato per porre Clayton al corrente portata crisi finanziaria inglese. Clayton aveva a Parigi parlato con Spaak . Non vi era stata necessità di chiamare Dunn, perché per recentissima visita a Roma Clayton era consapevole necessità italiane. Tra argomenti trattati particolare attenzione sarebbe stata data a questione ricostruzione economica tedesca sia per attuare ini ziativa Marshall e sia per definire direttive americane riguardo prossima Conferenza a tre di Londra (mio 638) 3 .

Clayton aveva qui riferito telegrafiche informazioni da tre ambasciatori. Nulla risulta per quanto concerne di preciso proposte eventualmente avanzate da sottosegretario americano per venire incontro necessità concrete ed urgenti di Stati partecipanti Conferenza Parigi per ricostruzione europea, tanto più che come indicato nel suo telegramma 471 si tratterebbe assistenza da accordarsi tra qualche mese per prevenire collasso.

Circa condizioni per aiuti americani, informazioni date da Bidault a Quaroni dovrebbero ritenersi ben fondate sia per quanto riguarda opposizione questo Governo a sollecita attuazione programmi socializzazione inglesi in Germania specie bacino della Ruhr (mio 570) 4 c sia pe r varie garanzie ed atteggiamento Francia in questione tedesca 5 .

303 2 Per la risposta vedi D. 3 I 6. 304 1 Del ì' Il agosto, con il quale ve nivan o ritrasmessi i DD. 264 e 276. 2 Per la risposta vedi D. 318 . 305 l Spedito alle ore 1,07 del 12 agosto e pervenuto alle ore 17,30. 2 Vedi D. 290, nota 2.
306

L'AMBASCIATORE A CITTÀ DEL MESSICO, PETR UCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TEL.ESPR. 2260/450. Città del Messico, Jl agosto 194 7 ( per. il 20 ) .

Mio telegramma n. 50 del 7 agosto 1947 1•

Il messaggio con il quale il presidente della Repubblica, sig. Miguel Aleman, ed il ministro degli affari esteri, sig. Torres Bodet, hanno presentato al Senato messicano il trattato di pace con l'Italia firmato a Parigi il lO febbraio u.s., è, oltre tutto, una prova della grave crisi di coscienza in cui Torres Bodet si è trovato, quale dirigente della politica estera di questo Paese, di fronte al primo atto internazionale, che è venuto a chiudere uno dei capitoli della guerra.

Che la rottura delle relazioni diplomatiche e lo stato di guerra fra Messico e Italia abbiano rappresentato un atto «doloroso» per i messicani, il documento in



4 Del 25 lu glio, non pubblica to .


5 Vedi D. 312.


questione lo afferma e nessuno oserebbe dubitarne, tante e tali sono state le manifestazioni non solo di amicizia, ma di vero attaccamento all'Italia da parte dei messicani.

Che angoscioso sia stato il dilemma in cui si è trovato Torres Bodet, se aderire ossia al trattato di Parigi , da cui le quattro grandi Potenze avevano «indebitamente escluso» il Messico, o addivenire ad un trattato bilaterale, «più in consonanza con lo spirito di amicizia per il popolo italiano», può essere certificato dai miei continui contatti con questo ministro degli esteri, qualche volta patetici, dai quali traspariscono genuini il dolore e l'imbarazzo del mio interlocutore di fronte alle numerose mie argomentazioni ed appelli, alcuni dei quali emotivi, e tali da colpire la sensibilità raffinata di un uomo che, oltre e forse più che politico, è poeta e filosofo (egli ha insegnato per lunghi anni etica a questa Università), di un uomo infine che, di madre francese , residente per lunghi anni in Francia ed in Belgio, è certamente uno dei più genuini rappresentanti della piena partecipazione del Messico alla cultura e, sotto certi aspetti, alla razza latina.

Le espressioni quindi, contenute nel messaggio, di viva simpatia per l'Italia, di auspicio per il ritorno dell'Italia nel campo delle grandi Nazioni , sotto la bandiera delle libertà e della democrazia, sono vere e sentite, e solamente «la necessità di adattare nel presente caso la linea di condotta al compimento di quanto pattuito quando il Messico firmò la Dichiarazione delle Nazioni Unite» che lo obbligano a non firmare una pace separata, ed il fatto che il trattato di Parigi garantisce da una parte i desiderata materiali del Messico, ossia quelle provvidenze a cui ha diritto, e dall'altra, «per quanto si riferisce all'Italia, non chiude le porte alla revisione pacifica del trattato stesso», hanno potuto far trionfare la tesi dell'adesione al trattato di Parigi, e fare scartare quella di una pace separata.

Il messaggio del presidente Aleman al Senato, sfrondato dell'orpello della prosa alata di Torres Bodet, conferma quanto è scritto nel memorandum n. 8 del 27 agosto 1946 presentato dalla delegazione messicana alla Conferenza di Parigi, e cioè:

l) Il Messico chiede il risarcimento dei danni che l'Italia produsse al Messico, danni che il messaggio qualifica come «diretti» (questi in conformità dell'articolo 75 del trattato).

2) Il Messico chiede la rinunzia dell'Italia ad eventuali reclami, come quello della restituzione delle dieci navi mercantili (in conformità dell'articolo 76 del trattato).

3) Il Messico rinunzia a valersi del disposto degli articoli 78 e 79 del trattato di Parigi.

4) Il Messico appoggerà «una revisione del trattato in quegli aspetti che potrebbero essere un ostacolo per il libero sviluppo economico, politico ed intellettuale dell'I tali a».

Con quest'ultimo punto Torres Bodet ha voluto prendere un impegno di carattere generale, riservandosi di esaminare quali possano essere in seguito i mezzi migliori che possano portare un effettivo aiuto alla revisione stessa, e senza quindi accodarsi alla proposta fatta dalla Repubblica argentina , che, come mi riservo di riferire. non è ritenuta da Torres Bodet ben studiata, e tale anzi da poter risultare più di danno che di beneficio all'Italia.

Come ho detto nel mio telegramma, al quale faccio seguito, questa pubblica presa di posizione del Messico in favore di una eventuale revisione del trattato di Parigi è, a mio avviso, molto importante, sia nell'ambito dei Paesi sud-americani, presso i quali il Messico, per la sua storia antica e recente, e per la sua alta cultura, gode di indubitabile alto prestigio, sia nel campo internazionale in genere, ed in quello dell 'O.N.U. in particolare, per la maturità di senso politico e giuridico, di cui gli uomini politici messicani hanno sempre dato sicura prova.

La parte, che chiamerò negativa, del messaggio stesso, quella di cui ai predetti capoversi l o (indennità per danni subiti) e 2° (rifiuto di restituire le navi), dovrà formare oggetto di future negoziazioni, da condursi con molta prudenza e spirito di iniziativa, così da essere spunto, e non fine, di legami nel campo commerciale ed in quello della collaborazione italo-messicana (industrializzazione del Messico ed emigrazione) che si presentano già ben avviati e promettenti2 .

305 3 T. 10935/637-638-639 del 12 agosto, con il quale Tarch iani aveva co munica to le questioni principali all 'ordine del giorno nelle conversazioni tra anglo-americani e francesi. 306 1 Non pubblicat o: con esso Petrucci anticipava i punti esse nziali del messaggio presidenzi ale al Senato messicano .
307

lL MINISTRO A BUDAPEST, BENZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 3274. Budapest, 11 agosto 1947 (per. il 26 ) .

Fra le prime persone che dopo il mio arrivo in sede ho chiesto di vedere è stato il signor Ràkosi, vice presidente del Consiglio e segretario generale del partito comunista.

D'aspetto più mongolico che semitico, il signor Ràkosi ha un tratto espansivo e cordiale ed è fra le rare personalità politiche dell'attuale Ungheria che, oltre a parlare altre lingue che la propria, non dia l'impressione che qualcuno lo stia a spiare dietro il classico paravento; sarebbe, se non fosse leggermente ripugnante, quasi simpatico.

Riassumo quanto mi ha detto nel corso di una conversazione protrattasi per una quarantina di minuti :

«Lo so, ci accusano di mirare alla dittatura del partito comunista. È falso . La verità è che noi siamo e dovremo ancora restare per qualche tempo l'elemento propulsore della democratizzazione del Paese. Gli altri partiti della coalizione non sono attrezzati per una politica attiva e costruttiva; adagiatisi per oltre venti anni in una opposizione teorica in Parlamento, con dei bei discorsi, fini a se stessi, atti tutt'al più a solleticare "l'autocompiacimento" degli oratori, socialdemocratici e piccoli proprietari mancano ancora d 'esperienza per risolvere problemi concreti e forse addirittura del senso del concreto».

Prevenendo una mia domanda, del come il partito comunista potesse a questo riguardo trovarsi in una situazione migliore, il signor Ràkosi ha proseguito : « Anche noi manchiamo di esperienza; ma molti di noi sono stati in Russia ed hanno visto come si lavora laggiù; poi abbiamo la fede e il senso della disciplina e del lavoro. Vede, ad esempio , quando si trattò di strozzare l'inflazione e di preparare la


306 è Per la risposta vedi D. 353.

"stabilizzazione", noi comunisti eravamo ignoranti in materia quanto gli altri partiti del Governo; ebbene, ho dato l'ordine a ottanta giovani del partito di studiare a fondo la questione anche in rapporto alle stabilizzazioni monetarie attuate in altri Paesi. Hanno studiato e ho studiato anch'io per tre mesi. Ne è venuta fuori la nostra stabilizzazione che è stata un gran successo, dovuto unicamente a noi. Così per la ricostruzione ferroviaria: il ministro comunista delle comunicazioni, signor Gero, quando assunse l'incarico , era dal punto di vista tecnico assolutamente digiuno; ora ne sa più di tutti, e non c'è barba di ingegnere che possa raccontargli frottole sul costo, ad esempio , della costruzione di un ponte. Anche la riforma agraria è di nostra ispirazione. È mancato qui peraltro uno studio preparatorio adeguato perché essa fu effettuata in fretta , quasi sulle orme della liberazione: si porrà rimedio agli inconvenienti riscontrati i quali incidono sulla produzione agricola del Paese, in sede di piano triennale» .

Venuto a questo punto a parlare delle mete che il piano si prefigge e degli enormi investimenti di capitale che esso comporta (ne riferisco a parte per non appesantire troppo il presente rapporto), ho domandato a Ràkosi dove si sarebbero potuti trovare tanti quattrini; «li troveremo nel Paese» mi ha risposto «e la stabilizzazione non ne sarà scossa».

Circa lo scioglimento della Camera, Ràkosi mi ha dichiarato: « Nuove elezioni erano necessarie per creare la situazione politica indispensa bile alla democra tizza zione del Paese. Nei partiti della coalizione, i quali erano rappresentati nella vecchia Camera, troppi elementi reazionari facevano da freno. Prevedo che la futura Assemblea conterà il 23-24°/,, di comunisti, altrettanti socialisti e 37-38(Yr) di piccoli proprietari. La coalizione attuale è destinata a sopravvivere».

Sulla situa zione internazionale, Ràkosi si è meno diffuso: «L'America, mi ha detto, sospendendo i crediti ed i soccorsi post-U.N.R.R.A., fa una politica assolutamente idiota; non si accorge che spinge l'opinione in direzione opposta», e quasi che la frase, pronunciata con marcata irritazione, avesse potuto rivelare un suo intimo e non ortodosso dispetto, si è affrettato ad aggiungere: « naturalmente a noi la cosa fa comodo, perché accresce i nostri voti».

Anche per i passati soccorsi americani, a detta di Ràkosi, il bilancio è passivo per l' Ungheria, in quanto il valore delle merci elargitele dall'U.N.R.R.A. è inferiore al costo del trasporto cui l'Ungheria si è dovuta sobbarcare per far transitare sul suo territorio i soccorsi destinati ad altri Paesi, quali la Polonia e la Cecoslovacchia.

«Una cosa che ha sfavorevolmente impressionato l'opinione pubblica ungherese -·-mi ha detto ad un certo punto Ràkosi ---è che la cifra delle riparazioni imposte all'Ungheria, cioè 300 milioni di dollari , sia identica a quella imposta all'Italia , Paese tanto più grande e popolato». Nel riconoscere come, prima facie, questa impression e potesse avere una parvenza di legittimità, ho fatto presente a Ràkosi gli elementi obiettivi per cui l'attuale economia italiana è proporzionalmente meno adatta di quella ungherese ad affrontare il carico delle riparazioni. Egli ne ha convenuto.

Richiesto se avesse motivo di sperare che l'U.R.S.S. fosse animata di buone disposizioni nei riguardi di un riesame delle riparazioni stesse, Ràkosi non ha esitato a dirmi che non ci spera per niente. «Del resto, ha aggiunto, gran parte del male è fatto; abbiamo già pagato secondo calcoli fatti , il 40%) delle nostre riparazioni e ciò in ottemperanza delle disposizioni dell'armistizio ».

Nel corso del colloquio il mio interlocutore, oltre aver chiesto generiche notizie sul nostro Paese, mi ha interrogato sul significato dell'uscita delle sinistre dal Governo , domanda questa quasi rituale da parte degli uomini politici che ho visto in questi giorni . Gli ho espresso la mia opinione che la crisi governativa italiana non è un mutamento di rotta nell'indirizzo economico e sociale del Governo tripartito; quanto alla politica estera deve essergli noto come sia fermo proposito dell'Italia quello di non secondare e tanto meno associarsi ad alcun blocco al servizio di una politica di forza.

Al momento di accommiatarmi il mio interlocutore mi ha chiesto se ero funzionario o uomo politico; dettogli che ero funzionario il signor Ràkosi ha esclamato: «sono felice di apprenderlo, ci intenderemo molto meglio».

Non vi è nulla di inedito nelle sopracitate enunciazioni di Ràkosi sulla politica del suo partito ; esse costituiscono infatti il leit motil' di non pochi discorsi da lui recentemente pronunciati; le ho citate a titolo di segnalazione riassuntiva.

Quale poi sia il concetto che egli si fa della «democrazia» è un altro discorso ; lo si desume dai metodi adottati dal suo partito nella campagna elettorale in corso, sulla quale riservomi di ulteriormente riferire.

308

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A NANCHINO, FENOALTEA, A PARIGI, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. S.N.D. 12006/C. Roma, 12 agosto 1947, ore 2,05.

(Solo per Washington) Suoi 605, 606, 607 1 .

Prego V.E. voler esprimere codesto Governo ed anche in modo particolare delegato Raynor apprezzamento Governo italiano per fermo ed eloquente intervento a nostro favore in seno Comitato membership.

(Solo per Nanchino) Suo 118 2 . Prego V.E. voler ringraziare codesto Governo per istruzioni inviate suo delegato

O.N.U. in favore nostra ammissione.

(Solo per Parigi e Londra) Prego voler esprimere codesto Governo apprezzamento Governo italiano per efficace intervento a nostro favore in seno Comitato membership .

(Per tutti) Tuttavia sembrami necessario far considerare a codeste autorità che discussione nostra domanda ha a ssunto andamento che non può non preoccupare nostro Governo, e che atteggiamento russo, nettamente delineatosi , giustifica timore che esso abbia a manifestarsi in seno Consiglio sicurezza con voto negativo.


308 l Vedi D 264. 2 Vedi D. 260 .

V.E. è al corrente del difficile dibattito avvenuto in Assemblea costituente per ratifica trattato di pace, durante il quale Governo ha fatto valere come uno degli argomenti principali e forse determinante votazione, che Italia con tale atto si sarebbe acquistato, sebbene a caro prezzo, titolo migliore riconoscimento suo buon diritto partecipare attività massimo organo internazionale.

Eventuale rifiuto nostra domanda metterebbe Governo italiano in difficile posizione non solo davanti Assemblea costituente ma anche di fronte opinione pubblica provocando senso profonda delusione in quei settori che conviene oggi particolarmente curare agli effetti di una politica d'intesa e di collaborazione internazionale.

Tali considerazioni potranno utilmente servire aii'E.V. per spingere codesto Governo a svolgere ulteriore energica azione in nostro favore sia a Mosca sia --a mezzo proprio delegato O .N.U. --presso delegato sovietico, cercando soprattutto raggiungere, su terreno politico, formula che consenta conciliare opposte tesi .

Sarebbe così risparmiata al nostro Paese nuova ferita che, profondamente sentita, non è da escludere possa avere gravi ripercussioni politiche.

(Solo p er Nanchino) Infine preoccupazioni cinesi per futura pace con Giappone ed eventualità che essi vogliano riservarsi possibilità bloccare ammissione Giappone ritardando ratifica non sembrami possano avere serio fondamento, poiché cobelligeranza italiana costituisce elemento che differenzia in maniera indubbia posizione giuridica e morale del nostro Paese da quello di tutti gli altri Paesi ex nemici come è stato autorevolmente riaffermato da delegati americano e francese in seduta Comitato.

(Per Parigi e Londra) Telegrafato Washington Nanchino.

(Per Washington) Telegrafato Parigi Londra Nanchino.

(Per Nan chino) Telegrafato Parigi Londra Washington.

(Per Tutti) Attendo telegraficamente notizia esito suoi passi 3 .

309

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 12021/ll. Roma, 12 agosto 1947, ore 16,30.

Suo 20 1•

Questo ministro di Jugoslavia ha comunicato avere informato suo Governo del nostro desiderio che accordi commerciali siano firmati quanto prima possibile



e che tale firma non sia dilazionata in connessione con questione regolamento pesca. Ha aggiunto aver prospettato nostro desiderio che sia fatto luogo a scambio di lettere fra i due Governi con un pacto de contraendo di regolare la questione della pesca entro un termine di due-tre mesi dalla data della firma degli accordi. Ministro Jugoslavia ha informato suo Governo che diritto pesca non sarebbe basato su principio reciprocità ma che negoziazioni ·sarebbero basate su possibilità altri compensi da parte italiana a Jugoslavia con modalità da ulteriormente fissare.

Da parte nostra vengono continuati contatti a cura della delegazione Mattioli onde ottenere che scambio lettere circa pesca in Adriatico avvenga indipendentemente da accordi commerciali (aderendo così a richiesta jugoslava) ma tuttavia al momento della firma degli accordi anzi prima.

Scambio lettere è preferibile contenga puramente e semplicemente l'impegno a trattare e regolare problema pesca entro un breve termine da convenire. Verrà poi demandato a negoziatori il trovare le opportune basi di reciproca convenienza per la stipulazione dell'accordo relativo.

Prego V.S. adoperarsi presso codesto Governo in tal senso . Per opportuna norma di V.E. tenga presente che scambio lettere, sia pure staccato dal negoziato commerciale e limitato ad impegno reciproca buona volontà, è il minimo cui possiamo limitarci2 .


310 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI

T. PER CORRIERE 12022. Roma, 12 agosto l 947.

Ho ricevuto a lungo il mm1stro Chamoun e gli ho detto che avrei sempre favorito tutti i possibili sviluppi politici economici culturali fra i nostri due Paesi . Chamoun abbondò in questo senso e mi assicurò che il Libano sarebbe disposto a cooperare a qualsiasi possibile accordo fra noi e gli arabi della Libia pur sapendo quanto «son decisi all'indipendenza».

In un pranzo che gli offrii ripetei nel mio brindisi il desiderio di «intese feconde fra due dei popoli più intelligenti del Mediterraneo» 1 .



308 3 Fenoa ltea rispose co n T. l 1056/124 del 14 agosto, non pubblica to . Per le risposte di Quaroni e Tarchiani vedi rispettivamente DD. 335 e 333. Migone rispose con T. s. n.d. l l 185/672 del 16 agosto di avere avuto assicurazioni circa la solidarietà britannica nell'eventualità di veto sovietico all'ammi ssione dell ' Ita lia a ll'O.N.U. 309 l D ell '8 agosto , con il quale Martino trasmetteva una breve sintesi del suo colloquio con Simic di cui a l D . 320 . 309 2 Per la risposta vedi D. 320. 310 1 Con Telespresso 29873/c. del 23 settembre si informava Alessandrini avere Frangie dichiarato. in risposta ad una domanda di Sforza: «Non vi illudete sulle voci che corrono che vi siano arabi favorevoli al trusteeship italiano ; se ve ne sono, sono dei corrotti e quindi non co ntano. A mio avviso il solo modo di assicurare il!rusteeship italiano è che esso venga dall'alto, cioè da Londra. Se sarà discusso in Tripolitania, sarit un putiferio».
311

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. l 0972/281-282. Mosca , 12 agosto 1947, ore 21,30 (per. ore 7.30 del 13).

Nei giorni scorsi questa stampa accennava a trattative italo-americane per ricerche di petrolio in Emilia nonché ad accordi con Autorità militari americane per libero uso porto Livorno come base U.S.A. Oggi Pravda pubblica telegramma del suo corrispondente speciale da Parigi relativo a trattative per conclusione di un trattato fra U.S.A. ed Italia. Tale trattato di amicizia commercio e navigazione conterrebbe, secondo la Pravda, alcune clausole particolarmente importanti ossia la concessione agli U.S.A. del libero diritto di ricerche geologiche e di escavazioni minerarie e soprattutto la previsione di una serie di misure di carattere militare che dovrebbero essere prese d'accordo fra i contraenti nel caso di guerra contro una o più terze Potenze. Il corrispondente aggiunge che esistenza da lui data come certa di tali clausole nel trattato in formazione fa supporre la coesistenza di altre trattative per un separato trattato di carattere militare diretto contro Jugoslavia. Corrispondenza termina osservando che notizie di tali trattative rafforzano opinione corrente a Parigi secondo la quale Governo De Gasperi sarebbe disposto a mettersi come docile strumento nelle mani degli U .S.A.

Mi pare inutile sottolineare importanza di tale corrispondenza, evidentemente ispirata, che maggiormente pone in evidenza ciò che a Mosca si pensa della nostra politica estera. Prego quindi V.E. di voler cortesemente inviare per via telegrafica notizie dettagliate sulle trattative in parola per mia norma di linguaggio nei contatti con questo Governo1 .

312

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHTANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 11004/645. Washington, 12 agosto 1947, ore 22 (pe r. ore 16 del 13 ) .

Seguito telegramma 640 1 .

Da fonte autorevole Dipartimento di Stato, mi è stato oggi confermato che conversazioni avute a Parigi da Clayton con tre ambasciatori avevano preciso scopo esaminare situazione Europa occidentale in relazione preparazione piano ricostruzione. Questione principale esaminata è stata appunto la ripresa industriale tedesca quale elemento indispensabile per risanamento economia europea. Del pari pienamente confermato ovvio motivo dell'assenza Dunn, stante recente visita costà di Clayton che aveva seco tutti i dati su situazione italiana.


311 t Per la risposta vedi D. 323. 312 t Vedi D. 305 .

Secondo interl ocutore, nelle riunio ni Parigi non sarebbe stata discussa né questione aiuti immediati ad Inghilterra e Francia, né particolarmente delle conseguenze crisi inglese ; né tanto meno Clayton avrebbe proceduto sia pure in via di ipotesi a preventivi circa ripartizioni ed assegnazioni di aiuti. Informazioni date a Quai d 'Orsay da questa ambasciata di Francia nel senso indicato suo telegramma 471 2 peccherebbero quindi di ottimismo e potrebbero essere basate più su stampa americana, la quale continuamente si sbizzarrisce in argomenti. che su dichiarazioni di responsabili.

Clayton si muove spesso tra Ginevra e Parigi. Mi è stato accennato che capo della delegazione italiana alla Conferenza dei Sedici chieda di vederlo durante suoi soggiorni in quella capitale per attingere informazioni a fonte diretta.

Circa infine accenni citati telegramma 471 a campagna elettorale che si inizierà anno prossimo, non mancherò riferire a tempo opportuno. Comunque occorrerà attendere ultimazione piano ricostruzione da parte Conferenza Parigi e successivamente apertura fase americana.

313

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI

T. S.N.D. 12043/61. Roma, 12 agosto 1947, ore 24.

Suo 90 1• Delegato siriano O.N.U., in seduta Comitato membership , ha presentato mozione -in base articoli 4 e 2 paragrafo 6 statuto --secondo la quale:

l) domande rinviate da Assemblea 1946 siano «raccomandate» senz'altro per accoglimento;

2) domande quattro Stati ex nemici, appena completate formalità giuridiche mediante ratifiche, possano essere «raccomandate» per accoglimento senza ulteriore discussione da parte Comitato;

3) Austria, non considerata Stato ex nemico, sia <<raccomandata>> per immediata ammissione.

Mozione non (dico non) è stata accolta da Comitato.

Delegato australiano -che in primo tempo crasi dimostrato favorevole tesi russa rinvio ammissione Stati ex nemici --ha dichiarato che, poiché accettando tesi russa Stati interessati avrebbero dovuto attendere ancora un anno ingresso O .N.U., si sarebbe pronunciato in seno Consiglio sicurezza in senso favorevole ammissione Stati ex nemici e Austria. ·

Delegato siriano, dopo rigetto sua mozione, ha annunziato che la riproporrà in seno Consiglio sicurezza. Secondo certuni, delegato siriano sarebbe tra quelli che, a suo tempo, furono avvicinati da delegato russo circa ammissioni.


Ho accennato ieri sera a ministro Chamoun 2 nostra sorpresa per atteggiamento delegato siriano malgrado assicurazioni date S.V. da autorità di Damasco.

Ministro Chamoun, nel riferirmi confidenzialmente aver inteso anche a Londra lamentele inglesi circa comportamento delegato siriano all'O.N .U. , mi ha annunziato che porterà telegraficamente a conoscenza suo Governo quanto precede per un opportuno passo Damasco.

Prego S.V. -eventualmente consultandosi riservatamente con codesta autorità --esprimere a ministro esteri damasceno nostra dolorosa sorpresa per azione svolta da suo delegato in sede Comitato membership e nostra preoccupazione per atteggiamento del predetto in Consiglio sicurezza.

Presa di posizione del delegato siriano è per noi almeno contraria a quella intimità di rapporti che desideriamo vivamente creare colla Siria 3 .

312 2 Vedi D. 290, nota l. 313 l Vedi D. 281.
314

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVIA, DONlNI

T. S.N.D. 12044/ 107. Roma, 12 agosto 1947, ore 22,15.

V.E. ha certamente seguito quanto è avvenuto al Comitato membership O.N.U. e circa minaccia che sta profilandosi di un veto sovietico al Consiglio di sicurezza che bloccherebbe, per una questione giuridica di princpio, nostra ammissione Nazioni Unite.

Non discuto le ragioni psicologiche che hanno determinato l'atteggiamento sovietico, e sono certo che a Varsavia si comprende quanto popolo italiano tenga oggi al nostro effettivo reinserimento nella comunità internazionale con l'unica preoccupazione di lavorare d'accordo con tutti per mantenimento pace.

Voglia V.E. far presente a codeste autorità che buone relazioni fra i nostri due Paesi trarrebbero indubbio vantaggio da un gesto polacco in questa per noi importante circostanza 1•


315 .

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 10984/540-541-542-543 . Parigi, 12 agosto 1947, ore 23 (per. ore 10,30 del 13).

Suo 416 1•

Alphand è d'accordo su tutti e quattro nostri punti. Ai fini del segreto egli ritiene opportuno che commissione ristrettissima di cui al n. l sia limitata funzionari



3 Per la risposta vedi D. 329.



ministero affari esteri delle due parti . Da parte francese egli incarica Drouin raccogliere dati necessari per studio generico possibilità e sarà lui che sarà designato incontrarsi con parte italiana. Drouin sarà pronto a qualsiasi data a partire dal 20 corrente. Trovando giusta, ai fini del segreto, proposta Alphand, permettomi suggerire che da parte nostra sia incaricato della questione Grazzi cui rapporti personali con Drouin, oltre sua competenza, faciliterebbero trattative.

Alphand è d'accordo con lei circa opportunità che nostra comune dichiarazione, se studio preliminare la può far ritenere possibile, venga fatta al più presto appunto per suoi fini psicologici. Rapidità con cui dichiarazione potrà essere fatta dipende, fra l'altro, da rapidità con cui potranno essere condotti lavori preparatori. È per questo che egli propone data cosi vicina che considera come minima necessaria per raccogliere elementi indispensabili.

Alphand mi ha detto essere preoccupato andamento Conferenza che si perde dettagli e non tiene sufficientemente conto necessità procedere soprattutto su via unioni doganali. Mi ha detto di aver suggerito suo Governo (e sua proposta è stata accettata ultimo Consiglio dei ministri) avvicinare un certo numero di Stati e particolarmente Benelux, lnghiiterra ed Italia per unione doganale (graduale s'intende) che verrebbe in questo modo a raccogliere quasi totalità Stati partecipanti Conferenza Parigi.

Contatti personali che egli ha avuto a questo riguardo con delegazione inglese gli fanno supporre che inglesi siano assai riluttanti entrare in questo ordine di idee. Essi si trincerano dietro necessità consultare Dominions e vorrebbero praticamente seppellire la cosa affidandone studio apposita commissione. Alphand ritiene che è assai difficile che America dia suo consenso unione doganale europea che comprenda anche Dominions ma che vorrebbe invece farvi entrare sola Inghilterra per riuscire, in questo modo, rompere sistema preferenze imperiali. D'altra parte ritiene quasi impossibile che Inghilterra acconsenta entrare fare parte unione doganale europea escludendone Dominions e mettendo in pericolo preferenze imperiali. Ritiene anche che atteggiamento negativo o piuttosto reticente Inghilterra avrebbe influenza negativa su atteggiamento Benelux e Paesi scandinavi.

Aggiungo per sua norma che eguale impressione ho riportata da contatti che nostra delegazione ha avuto con americani, inglesi e con Benelux.

In queste circostanze Alphand ritiene sia ancora più necessario procedere senz'altro studio unione doganale fra l'Italia e Francia: se progetto unione doganale più generale sarà accettato tanto meglio. Ma nell'eventualità, più probabile, che Inghilterra ed altri non diano risposta affermativa shock psicologico unione italo-francese potrebbe essere di fronte ad America tanto più importante in quanto potremmo dire che dopo aver fatto tutto nostro possibile per costituire unione generale europea, di fronte atteggiamento negativo, specie Inghilterra , abbiano comunque deciso andare avanti per conto nostro. Senza contare che effetto nostra dichiarazione potrebbe far cambiare opinione almeno ad alcuni Stati. Partendo da questo punto di vista egli è d'avviso che se da una parte sarebbe opportuno fare nostra dichiarazione prima di aver avuto risposte negative o sospensive da altri, dall'altra sarebbe necessario che fossimo in grado di farla subito dopo che sia stato constatato che altri non sono disposti marciare.

Nel complesso condivido pensiero Alphand: come pure suo pensiero circa andamento Conferenza. Tanto che stamane avevo suggerito Campilli prendere IniZiativa prossima riunione Comitato esecutivo richiamare Conferenza necessità non perdersi questioni dettaglio ma esaminare questioni principio quali appunto creazione spazio economico europeo mediante unioni doganali possibilmente generali, o almeno , titolo transitorio, regionali come prima tappa verso unione generale. Questo appunto per mostrare opinione pubblica americana che siamo pronti entrare suo ordine di idee e se non si va avanti in questa direzione non è colpa nostra. Disposizioni Governo francese permetterebbero fare dichiarazione analoga due delegazioni oppure dichiarazione italiana cui francesi si associerebbero.

Prego V.S. tenere presente che ai fini futuri negoziati con America ritengo simile presa di posizione da parte nostra come estremamente importa nte e direi quasi necessaria 2 .

313 2 Vedi D. 310. 314 l Per la risposta vedi D. 337. 315 l Vedi D. 300.
316

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MIN ISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11003/646. Washington, 12 agosto 1947, ore 23,1 O ( per. ore 22 del 13 ) .

Telegramma di V.E. 11980 1•

Non mancai informare dirigenti Dipartimento di Stato direttive di V.E. in problema ricostru zione Germania ed ho riferito con telegramma 555 2 viva soddisfazione qui manifestatami per ana loghe nostre vedute.

In attesa nostro memorandum preannunziato posso assicurare V.E., in base quanto mi è stato detto ripetutamente al Dipartimento di Stato, che il Governo americano concorda in pieno su necessità inserire economia Germania occidentale in piano ricostruzione europea, a vantaggio di tutti i partecipanti. A tale fine comandi militari Bizona hanno ampiamente risposto questionari Conferenza Parigi , fornendo dati che si presuppone verranno utili zzat i nella redazione piano ricostruzione. Qui si è decisi ad acc rescere al massimo possibile produzione carbone Ruhr: si spera giungere presto a media giornaliera 250 mila tonnellate -·~ che sarebbero per ora massimo rea lizzabile per condizioni trasporto (mio telegramma 624) 3 mentre si vorrebbe poter arrivare più in là gradualmente media 350 mila tonnellate.




2 Vedi D. 212.


3 Vedi D. 284.

In via confidenzialissima sono stato poi informato oggi che per industria siderurgica tedesca programma americano attuale sarebbe elevare produzione acciaio prima a sette e poi a dieci milioni di tonnellate annuali.

Al Dipartimento di Stato si mostra convinzione che i francesi finiranno per accettare questa cifra.

Circa punto secondo suo telegramma n. 11980, dirigenti Dipartimento mi hanno detto oggi ancora che il Governo degli S.U. riconosce che Inghilterra Francia e Italia sono tutte di primaria importanza per iniziativa Marshall e devono essere aiutate prima attuazione piano ricostruzione europeo, in relazione rispettive urgenti necessità e possibilità assestamento, che qui sono già esattamente note e valutate.

Dato attuale periodo ferie Congresso e previsione che discussioni parlamentari americane su piano Marshall saranno approfondite e lunghe, Governo americano e Dipartimento di Stato stanno attualmente studiando possibilità venire incontro al momento opportuno esigenze assolutamente inderogabili predetti tre Paesi amici a mezzo Import Export Bank, Banca internazionale e Fondo internazionale .

Per quanto ci concerne relativamente Import Export richiamo attenzione su mio telegra mma 5084 circa necessità concludere d ' urgenza tutti gli accordi per primi cento milioni onde poterei trovare in condizioni chiedere seco ndo prestito. Circa Banca e Fondo internazionali, benché questione prestito non possa essere risolta se non a Washington, non sarebbe da escludere che argomento possa essere anche toccato in via proficua in riunioni gove rnatori che si inizieranno Londra 12 settembre.

A quanto mi è stato ripetuto oggi al Dipartimento non vi sarebbe quindi da temere concessione di grosso prestito preferenziale ad altri Paesi che possa compromettere piano Marshall.

315 2 Sforza rispose con T. s.n.d. urgente 12186/425 del 14 agosto: <<D'accordo su linee generali suoi telegrammi. D'accordo su opportunità dichiarazione da lei proposta in seno Conferenza fatta da nostra delegazione cui si associerebbe quella fran cese. Essa corrisponde a quanto abbiamo in questi ultimi gio rni sostenuto con ambasciata d ' America rice vendone reiterate assic urazioni che eravamo in pien o su linea ca ldeggiata da Clayton. Acco lgo suggerimento circa Grazzi il quale non farà parte se non amministrativa mente della delegazione Conferenza per meglio garantire segretezza conversazioni. Egli dovrà contare su lla collaborazione di Anzilotti. Baffi. Riservomi indicare data suo arrivo entro settimana prossima». 316 1 Vedi D. 303.
317

L'INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. PERSO N A LE 4069. Londra, 12 agosto l 94 71 .

Grazie della tua lettera segr. poi. n. 1311 del 30 luglio e dei documenti ad essa allegatiè. L'ambasciatore ha molto apprezzato la tua risposta a Quaroni ed io mi unisco a lui per quel valore che la mia opinione può avere.

In questi ultimi giorni Carandini ha avuto, come puoi immaginare, alcuni colloqui particolarmente interessanti: del problema delle colonie in particolare ha parlato con Bevin, con Sargent e con Thomas, quest'ultimo, come certo ricordi,




2 Con q uesta lettera Zoppi aveva trasmesso a Londra i documenti di cui ai DD. 163 e 232 , chiede ndo il parere di Carandini e Migone in particolare sull"opportunità di «svolgere una azione a fondo a Parigi , piuttosto che a Londra. per il nos tro ritorno in Africa >>.

sottosegretario alle Colonie e provato amico nostro. Alcune delle rimarchevoli dichiara zioni di Bevin e di Sargent ascolterai a viva voce dall'ambascia tore.

D a quanto ha detto Thomas ·--e da quanto del resto credevamo già di sa pere -è risultato che l'influenza del Colonia) Office in questa faccenda è minore di quanto Quaroni non mostri di credere. Esso viene certo consultato per i ritlessi attinenti alle colonie britanniche, ma nulla più. Dove invece si manipol ano queste co~e è l' Ufficio Egitto del Foreign Office, uno dei più efficienti e con il maggior numero di diram azioni e con il quale, da qualche tempo, siamo in ottime relazioni. Esso si era indubbiamente fa tto prendere la mano dai militari che, essendo sul posto, avevan o mostrato molta vita lità; m a si direbbe che il Foreign Onice sti a ora tirando le redini .

In q uanto all'idea specifica di Quaroni di premere su Parigi in competizio ne con Londra. l'ambascia tore ti fa dire che tale competizione risulterebbe fuori luogo perché, se vi è attualmente e m algrado tutto un terreno di concomitanza di interessi fra nco-inglesi, è propri o nel Nord Africa. Ci si incoraggia quindi a premere sulla carta francese in quanto ciò corrispon de :tll 'i nteresse brita nnico di far piacere alla Francia ed a noi (salvi sempre gli interessi britannici in Cirenaica); e la carta fra ncese vale qui in quanto ha tutto l'appoggio del partner brita nnico .

Quind i: messi a parte certi machiavellismi , attuazione del piano Quaroni di far m arc iare i francesi, tanto più se la contro-pa rtita dovesse essere quella del miglioramento delle nostre relazi o ni con la Francia senza ulteriori es borsi da pa rte nostra.

Ed ora !asciami aggiungere alcune considerazioni sulla collaborazione italo-britannica nei confronti del mondo ara bo, cui dal mini stero si è fatt o ripetutamente cenno. lo sono un orecchiante in materia ed avevo ben poca esperi enza a ll'epoca della mia destinazion e al Cairo . Se, ciò nondimeno, ho capito qualche cosa del mondo arabo, è tendenza di costoro adattarsi a trattare con il più forte. Presentan doci da soli (come certe co municazioni a base di quanto riferisco no i co nsueti « informatori >> dal Cairo farebbero pensa re) siamo in condizioni d'inferi o rità perché il nostro presti gio risente pt::r il momento dell'esito della guerra e le nostre aperture sono interpretate per dell e richies te piuttosto che delle offerte. Che cosa può offrire infatti. nella m entalit ù di un arabo che non può veder chi a ro nella politica europea, un Paese vinto e che per esso è destinato a rimaner tale finché non faccia nuovamente sentire la propria influenza? Presentandoci a braccio dell'Inghilterra offriremmo, per comin cia re, la prova tangibile di questa ri sorta in tluen za. l~ per questo che è stato a mio avviso un errore, fin dall' epoca della ripresa delle relazioni con l'Egitto , trattare direttamente anziché a Londra. Sola parentes i, eloquente nei suoi risultati , la q uesti o ne dell 'espulsione degli it a liani dall'Egitto per la qu a le ti rim a ndo al vostro telegramma per corriere n. 18770 del 12 dicembre 19463

È una digression e ch e ho fatt o e mi si taccierà da alcuni di essere anglofilo ad oltranz<ì. Co me se non fossi stato al Cairo all'epoca della storica visita reale, di ben di ciotto gio rni , prepara ta da Cantalupo e svo lta si ai primi inizi della missione Pagliano! Mutano i tempi, muta no le circostanze ed in conseguenza


317 ·1 Non pubblicato.

mutano i mezzi ; ma la causa è sempre quella dell'Italia in Africa . Aggiungerò solo che se, a questo fine, si vuole la collaborazione con questi qui, bisogna seguire le regole del gioco e moderare certe manifestazioni letterarie: se no, torniamo a radio Bari ed alla Spada dell'lslam.

316 4 Vedi D. 158. 3 17 I M a nca l' indicazione della data di arrivo.
318

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11011/284. Mosca , 13 agosto 1947, ore 19,54 (per. ore 22).

Telegramma di V.E. L18 1•

Ho immediatamente chiesto udienza a Malik presso il quale farò ogni mio sforzo nel senso desiderato dalla E. V. Desidero tuttavia segnalare che atteggiamento sovietico di fronte nostra domanda ammissione O.N.U. è esattamente quello prevedibile e da me accennato in lettera a segretario generale 975/182 del 24 aprile u .s. e in rapporto 1223/208 del 21 maggio u.s. 2 . La nostra domanda ha assunto di fronte ai sovietici il carattere di un passo voluto ed appoggiato da New York al fine di assicurarsi all'O .N.U. un voto in più. Tale interpretazione si è naturalmente rafforzata dopo la Conferenza di Parigi e se fosse ancora necessario sarebbe ora ribadita da atteggiamento U.S.A. che mentre si battono alla Commissione ammissione nuovi membri per nostro ingresso si oppongono ad accettazione altri ex nemici più vicini a Mosca. Una tale linea di condotta degli americani evidentemente non giova ma nuoce alla possibilità di indurre Mosca ad appoggiarci. È possibile che se anglo-sassoni rinunziassero loro opposizione circa Ungheria Bulgaria Romania questo Governo potrebbe forse consentire ingresso ex nemici subordinandolo alla ratifica da parte loro.

In questo senso è bene chiarirmi proposta Siria riportata involutamente da questa stampa che vorrebbe appunto accogliere tutte le domande presentate condizionando ammissione ex nemici alla ratifica. Il chiarimento a me necessario, dato laconica notizia russa, dovrebbe riguardare il punto se la proposta pone come condizione per ciascuno degli ex nemici la sola sua propria ratifica o invece la ratifica di tutti ed anche dei Quattro Grandi. Parlando con Malik cercherò di chiarire interpretazione e punto di vista sovietico su tale proposta e intanto sarò grato V.E. se vorrà dirmi se e come noi possiamo manifestare, almeno come affermazione di principio, il nostro desiderio o non opposizione a che altri ex nemici entrino all'O .N.U. Ciò servirebbe a sottolineare ai russi che noi non vogliamo entrare all 'O .N.U . unicamente sotto patrocinio U.S.A . e ad offrirei una qualche possibilità di successo pur non nascondendomi che tali possibilità resteranno anche in tale caso limitatissime3 .



1 Vedi serie decim a . vol. V.


3 Per la risposta vedi D. 341.

31 8 l Vedi D . 304 .
319

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS

T. PER CORRIERE 12116. Roma, 13 agosto 1947.

Per opportuna conoscenza di V.E. comunico che l'ambasciatore di Turchia in una visita stamane ha ripreso molto alla larga l'argomento dell'intesa fra le Potenze mediterranee di cui in mie previe interviste che secondo lui avrebbero fatto molta impressione in Turchia. Egli desiderava conoscere se e quali sviluppi poteva avere il mio pensiero. Gli ho risposto che lo mantenevo intero ma che nel nervosismo attuale del mondo noi dovevamo !imitarci ad accentuare nel fatto la nostra intimità, e darne ogni prova possibile nel campo culturale ed economico, in modo da preparare l'avvenire. Azioni più accentuate avrebbero rischiato di creare equivoci e sospetti.

Erkin si è mostrato in pieno accordo meco. Mi ha poi confidato che venendo qui ottenne dal suo Governo di poter mostrare coi fatti le buone intenzioni del suo Paese offrendoci, se noi ne avessimo bisogno e se ciò fosse stato nelle possibilità della Turchia, prodotti come carbone, grano, ecc. L'ho ringraziato caldamente e l'ho assicurato che avrei segnalato subito ai miei servizi le intenzioni così am ichevoli del Governo turco.

320

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. RISERVATO 127/41. Belgrado, 13 agosto 1947 (per. il 20 )

A seguito del mio telegramma n. 20 dell'8 corrente 1 ho l'onore di riferire più diffusamente a V.E. sul mio colloquio con questo ministro degli affari esteri. Mi sono incontrato a Bled col signor Simic il 6 agosto. Il colloquio è avvenuto nel giardino antistante la villa da lui abitata ed è durato oltre un'ora.

Scusandomi di avere disturbato le sue vacanze, ho dichiarato a Simic di essere tuttavia lieto di portargli la notizia che il Governo italiano era deciso a concludere in forma definitiva l'accordo commerciale. In tal modo veniva a cadere il sospetto da lui manifestatomi in occasione del nostro primo colloquio2 , che cioè la Conferenza di Parigi potesse influire nega tivamente sulla stipulazione dell 'accordo. Ciò dimostrava anche l'autonomia della nostra politica estera e il fermo desiderio di iniziare una concreta e rettilinea politica di buone rel azioni con la Jugoslavia.

In un momento di così viva discussione sulla formazione di due blocchi di Nazioni contrastanti, la firma dell'accordo acquisterà un particolare significato


320 l Ved i D. 309. nota l. 2 Vedi D. 196.

politico che trascenderà la materia in esso regolata. Con queste premesse, mi auguravo che il Governo jugoslavo avrebbe impegnato tutta la su a buona volontà nel considerare positi vamente la richiesta italiana di regolare il problema della pesca , di cui alle conversazioni già svoltesi a Roma --in sede di definizione dell 'accordo commerciale --con il ministro Ivekovic. Ho fatto inoltre presente l'opportunità di una più completa regolamentazione dei problemi economici connessi , e all'uopo ho sviluppato tutti gli argomenti di cui ai telegrammi di V.E. , tenendo anche p resente la relazione presentata dall'on . Bastianetto al Congresso della pesca a Venezia nei giorni 12 e 13 luglio.

Dalle prime battute di Simic ho avuto la chiara impressione di ascoltare una risposta su materia già esaminata, trattata e decisa , anziché di inizi are una conversazione suscettibile di creare una sufficiente base di discussione.

Simic mi ha infa tti risposto di essere meravigliato che, al momento di sottoscrivere un accordo, del resto già parafato, e dopo che la Jugoslavia aveva accordato tante proroghe (il primo termine era infatti stato stabilito il 19 giugn o) sì soll eva sse da parte italiana un a questione tanto delicata, quale è quella della pesca, e di cui non si era fatto il benché minimo accenno nell 'accordo parafato dalle due parti. A un certo punto, per maggiormente sottolineare il suo disappunto, Simic si è permesso di aggiungere che in occasione della Conferenza di Parigi , in seguito a pressioni di altre Potenze , noi aveva mo ritardato la firma dell'accordo, e che soltanto ora che la Conferen za stessa si era avv ia ta al fa llimento, ci dichia riamo disposti a firmare , cercando nello stesso tempo o di sabotare ulteriorm ente la conclusione dell'accordo o di strappare nuove concessioni. Tutto questo, ha soggiunto , no n faceva buona impressione al Governo jugoslavo, che attendeva dall'Italia la firm a dell 'accordo, quale gesto pregiudi ziale alla trattazione delle questioni pendenti tra i due Paesi.

Ho vivacemente reagito , dicendo a l mini stro Simic di non essere anzitutto d'accordo con lui circa l'asserito fallimento della Conferenza di Pari gi, i cui la vori sono tuttora in corso ad opera delle sottocommissioni, e respingendo recisamente la sua ipotesi di un in tervento di altre Potenze nelle nost re determinazioni circa la co nclusione dell'accordo commerciale. Gli ho ricordato che già lo avevo assicurato della nostra volontà di concludere l'accordo, quando la Conferenza di Pari gi si era appena ini ziata, e gli ho spiega to che il ritard o fu dovuto unicamente all 'esame dell'accordo da parte dei nostri ministeri tecnici , ciò che del resto era a conoscenza della rappresentanza jugosla va a Roma.

Alla mia reazione Simic è tornato a parlare in tono più pacato, come all 'inizio. Ha dichiarato di prendere atto volentieri di queste mie dichiarazioni . Ha aggiunto che l' ltalia ha tutto l'interesse di fare questo primo passo amichevole verso la Jugoslavia senza sollevare contemporaneamente altre questioni . Mi ha ricordato che la Jugoslavia prima ancora che il trattato di pace fosse ratificato, prima ancora che fossero stabilite relazioni diplomatiche, quando ancora eravam o nella rispettiva situ azione di Stato vinto e di Stato vincitore, ha desiderato addivvenire con noi a ll'accordo commerciale, che per la Jugoslavia è premessa alla solu zione di tutte le altre pendenze fra i due Paesi.

A ques to punto ho cerca to di riprendere la questione principale. Ho ricordato che l'opini one pubblica itali ana , e soprattutto le categorie interessate , specia lmente dopo il Congresso della pesca a Venezia, non capirebbero la conclusione di un accordo economico che non considerasse anche il problema della pesca. Simic mi ha risposto che ci saranno altre questioni economiche da regolare e, fra l'altro, ha accennato alla questione delle riparazioni. Ho risposto che questa questione è purtroppo, almeno per ora, regolata dal trattato di pace. Egli ha allora accennato ai nostri obblighi in pendenza di armistizio, ma, nonostante la mia richiesta di precisazioni in proposito , ha sorvolato sull'argomento.

Mi ha poi aggiunto che anche il Governo jugoslavo deve tener conto della propria opinione pubblica, la quale, secondo lui, già si sarebbe meravigliata in primo luogo delle trattative con noi , nonostante la situazione di fatto e di diritto cui sopra ha accennato, e successivamente per il ritardo dell'Italia a firmare l'accordo. Mi ha anche aggiunto che per questo ritardo egli è stato più volte fatto segno a domande e pressioni in seno allo stesso Consiglio dei ministri .

Ho ripreso l'argomento, dicendo che noi non intendevamo ritardare la firma dell'accordo e che, se egli riteneva che un accordo sulla pesca non fosse di facile e sollecita definizione, potevamo impostare un accordo in termini più generali che costituissero una sufficiente base di discussione per una ulteriore definizione. A vremmo così in qualche modo soddisfatto la nostra opinione pubblica su una questione che fu sempre regolata da accordi, e prima ancora da antiche consuetudini.

Simic, dopo un fugacissimo accenno a motivi particolari per cui la Jugoslavia non potrebbe ora fare un accordo in materia (motivi di sicurezza militare?), mi ha detto di co noscere bene la storia dei precedenti accordi: essi sarebbero stati sempre strappati ad una Jugoslavia debole.

Gli ho risposto che ciò non era esatto, che la Convenzione di Gorizia fu conclusa con l'Impero austro-ungarico che allora appariva più forte e più potente dell 'Italia. Simic allora mi ha risposto che l' Austria favoriva piuttosto I'Jtalia che le proprie popolazioni slave. Ho obbiettato che non condividevo questa interpretazione storica della politica austriaca .

Simic ha poi continuato dicendo che il Governo jugoslavo non intende assolutamente legare l'accordo commerciale con l'accordo sulla pesca. Che occorre prima firmare l'accordo commerciale, e poi , se l'Italia lo crede, questa potrà impostare il problema della pesca così come qualunque altro problema, ed ha assicurato che il suo Governo li avrebbe esaminati con la massima buona volontà.

A questo punto ho creduto opportuno presentare a Simic come mia personale opinione, che non sapevo quanto sarebbe stata condivisa dal mio Governo, che le due cose potevano restare sostanzialmente indipendenti. Che poteva aversi una coincidenza cronologica: e cioè che mentre si firmava l'accordo commerciale, che avrebbe avuto vita propria e propria esecuzione in modo indipendente , si poteva firmare anche un atto che mettes se il problema della pesca sulla st rada della soluzione.

Anche a questa mia estrema proposta , fatta sos tan zia lmente in base al tele93

gramma di V.E. n. ---contenente istruzio ni di ottenere almeno la garanzia di una sufficiente futura intesa sulla pesca -Simic ha risposto che il Governo jugosla vo non poteva accettare di legare una questione con l'altra , neppure nei termini da me indicati .

:no 3 YeJi D. 262.

Nell'evidente desiderio di venire ad una conclusione della nostra conversazione, Simic ha poi precisato il pensiero del suo Governo.

La Jugoslavia ha molto interesse alla conclusione dell'accordo commerciale con l'Italia, perché esso l' aiuta a realizzare il piano quinquennale: che d ' altra parte questo piano (e qui ha forzato il tono della voce) sarà realizzato ad ogni costo: se l'Italia non volesse firmare , la Jugoslavia farà accordi con altri Stati che possono fornirle ciò che fornirebbe l'Italia. La Jugoslavia desidera concludere con l'Italia perché Paese confinante, avente complementarietà economica, e perché l'accordo è premessa alla soluzione di altri problemi fra i due Paesi: ma se l'Italia non vuole firmare la Jugoslavia, sia pure con scarso entusiasmo , concluderà accordi con altri Stati con cui preferirebbe non trattare, ma coi quali d'altra parte sarebbero già in corso delle conversazioni in proposito. Ha aggiunto che, d'altra parte, la Jugoslavia è un piccolo Paese che non ha una produzione illimitata e che, se l'Italia ritarda a concludere, rischia di non trovare più le forniture che le abbisognano.

Secondo Simic non c'è che una via: firmare l'accordo commerciale già parafato. Subito dopo la firma l'Italia può presentare tutte le sue richieste e legare fra loro le varie questioni come meglio crede. A nome del Governo jugoslavo può assicurare che ogni questione sarà esaminata con buona volontà: a sua volta il Governo jugoslavo potrà prospettare le questioni che esso desidera vengano risolte. Esso anzi si attende che tutte le questioni vengano regolate: desidera che finalmente esse vengano prospettate direttamente dall'Italia, nella pienezza della sua autonomia, senza la mediazione di altre Potenze.

A quest 'ultimo accenno ho osservato che finché non c'erano relazioni diplomatiche che del resto avevamo sollecitato da tempo, non era evidentemente e materialmente possibile fare altrimenti .

Durante il corso della conversazione, quando mi accorgevo che Simic intendeva pronunciare parole definitive, nell'intento di lasciare aperta , per quanto possibile , qualche porta, deviavo la conversazione su altri argomenti, sui quali riferirò più sotto, ma alla fine Simic, tornando sulla questione fondamentale, mi ha chiesto se il Governo italiano intendeva firmare l'accordo commerciale o se intendeva recisamente subordinare la firma alla conclusione dell ' accordo sulla pesca, sia pure nei termini da me indicati.

Gli ho fatto presente che non ero in grado di rispondere ad una domanda così perentoria; che ero stato soltanto incaricato di esprimere questo vivo desiderio del Governo italiano, che d'altra parte risultava anche dalle ultime conversazioni avvenute a Roma. Ho aggiunto che avrei riferito costì il contenuto del nostro colloquio .

Simic allora mi ha nuovamente invitato in modo assai netto, per quanto cortese, a riferire costì che se l'Italia è pronta a firmare l'accordo commerciale, la Jugoslavia è pure pronta a firmare; ma che quest'ultima non è disposta a legare in nessuna forma e modo la firma a un qualsiasi accordo o preliminare d'accordo sulla pesca .

Durante la conversazione ho naturalmente sostenuto che un accordo sulla pesca avrebbe posto fine agli spiacevoli incidenti, verificatisi anche recentemente, della cattura di nostri motopescherecci da parte delle autorità jugoslave .

Simic ha osservato che gli incidenti non sì verificherebbero se i pescatori itali ani non pretendessero di andare a pescare nelle acque territoriali jugoslave.

Ho risposto che i nostri pescatori da tempo immemorabile, basandosi su consuetudine o accordi, continuano nella loro abitudini di lavoro e che d'altra parte nella pesca di alto mare non è tanto facile il rigoroso rispetto dei limiti territoriali.

Simic ha osservato che questa non è una buona ragione per andare a pescare i loro pesci ... che d'altra parte se motopescherecci jugoslavi venissero in acque italiane, noi ci comporteremmo nello stesso modo, e sarebbe giusto che lo facessimo , se abbiamo autorità di governo.

Ho risposto che non mi pare, comunque, che esista norma di diritto internazionale che consenta la cattura e la confisca dei motopescherecci. Che del resto questi fatti non servono certamente a creare un clima di distensione e di accordo.

Al che Simic, con mia meraviglia, anziché tentare una legittimazione dell 'operato jugoslavo, mi ha prontamente risposto che anche questa è una questione che, appena firmato l'accordo commerciale, potrà essere risolta, sia per il passato che per l'avvenire.

Durante la conversazione ho pure accennato ai tanti italiani condannati dai tribunali jugoslavi a gravi pene. Ho detto che per il momento non intendevo affrontare la questione giuridica della legittimità di queste sentenze relative a cittadini italiani, ma che si trattava anzitutto di una questione di equità e di umanità. Gli ho citato l'esempio di un nostro soldato prigioniero in Jugoslavia che, inviato a lavorare presso una società di trasporti, è stato condannato a dieci anni di prigione « per sabotaggio» perché , in seguito al ribaltamento dell'automobile da lui guidata, morivano due funzionari jugoslavi che viaggiavano su di essa. La sentenza nel suo giudizio non aveva evidentemente tenuto in considerazione che lo stesso autista italiano era stato ferito gravemente, il che doveva escludere l'intenzione del sabotaggio.

Ho anche osservato che i cosiddetti «condannati politici», in molti casi sono stati giudicati troppo severamente rispetto a casi analoghi in Italia. D'altra parte i colpevoli potevano essere giudicati nel nostro Paese. Simic ha osservato che in Italia i tribunali assolvono tutti. E, toccando il problema più delicato, egli ha accennato ai «criminali di guerra», che anziché venire consegnati alla Jugoslavia passeggiano impuniti per l'Italia. Ho risposto che ciò non è esatto: che parecchi sono già stati rinviati a giudizio. Simic mi ha risposto, un po' ironicamente, «per essere giudicati da tribunali che assolvono». A questo punto ho ritenuto necessario reagire con una certa vivacità. Ho detto che gli jugoslavi hanno l'aria di trattare con noi come se fossimo colpevoli di quanto ha !àtto il regime fascista, che i democratici antifascisti italiani hanno invece combattuto dalla marcia su Roma in poi, a cominciare da V.E., che noi abbiamo combattuto la loro stessa lotta dall'S settembre 1943 e che non intendiamo affatto essere secondi a nessuno nel biasimo c nella condanna dei comuni nemici. Che noi intendiamo che la Jugoslavia consideri l'Italia di oggi come una nuova Italia democratica, la quale dal punto di vista delle concezioni morali e di giustizia non ha da imparare nulla c da nessuno.

A questo punto Simic mi ha interrotto per dirmi che appunto perché la Jugoslavia considera democratica la nuova Italia , egli desidera trattare con noi. Ho ripreso dicendo che la nostra generosità verso taluni meno colpevoli è dovuta al fatto che noi preferiamo guardare al futuro piuttosto che indugiarci a lungo sulle tristezze c sugli errori del passato. Del resto. ho osservato, non si può prescindere dal sentimento dei popoli. I popoli latini hanno più spiccato il sentimento del perdono. Ho accennato alla Romania che ha, sinora, eseguito solo quattro condanne capitali fra i grandi responsabili del regime dittatoriale e che altri condannati a morte, per rispondere al sentimento popolare, sono stati graziati dal re.

Simic mi ha risposto che, se sono morti Hitler e Mussolini, non sono però morti il nazismo ed il fascismo e che perciò occorre togliere dalla circolazione i responsabili che potrebbero di nuovo organizzarsi. Ho risposto che in Italia il fascismo non può più risorgere. Che esso era impersonato in un uomo circondato da uomini sostanzialmente codardi come hanno dimostrato il 25 luglio e i giorni della Liberazione. Al che Simic ha osservato che, se fossero stati dei codardi, essi non avrebbero potuto tenere il potere per tanto tempo. Ho spiegato che quando per una ragione qualsiasi si arriva al potere con la polizia, l'esercito e le milizie speciali , è facile governare. Simic ha ancora insistito, dicendo che nella nostra polizia e nelle altre amministrazioni ci sarebbero ancora funzionari fascisti. Ho dimostrato insofferenza per questi ripetuti accenni alla nostra politica interna, ed ho osservato a Simic che i funzionari attualmente in servizio sono ligi al loro dovere ed obbediscono agli ordini dei nuovi capi democratici.

Ho ritenuto opportuno esporre minutamente il contenuto della lunga conversazione con il ministro Simic, che io stesso ho creduto utile allargare a scopo di sondaggio e proprio per l'andamento negativo che essa aveva preso sulla questione principale . Mi permetto ora sottoporre a V.E. qualche mio rilievo ed impressioni in proposito :

l) Come ho accennato, il ministro Simic era già stato evidentemente informato di tutte le conversazioni di Roma e conseguentemente aveva già , dopo avere probabilmente sentito il maresciallo Tito, preparato la sua risposta definitiva.

2) Ritengo che la netta risposta di Simic non sia suscettibile di essere modificata, nonostante il riconosciuto interesse jugoslavo all'accordo commerciale. La sua dichiarazione che se l'Italia non firmerà, la Jugoslavia tratterà e concluderà con altri Stati, può essere dovuta ad un comprensibile tentativo di bluffe di tattica dialettica, ma non è affatto inverosimile nella sostanza. Devo segnalare infatti che in questi giorni ci sono stati richiesti i visti di transito per una delegazione commerciale che si reca a Londra per negoziare con uno di quei Paesi con i quali , evidentemente, la Jugoslavia preferirebbe non trattare.

3) Ritengo che i motivi del rifiuto a qualsiasi impegno relativamente alla pesca siano principalmente due: a) importanza che la Jugoslavia dà al problema (sembra che nel passato i pescatori jugoslavi dalmati abbiano ripetutamente protestato per i privilegi accordati ai pescatori italiani); h) desiderio di contrattare l'eventuale accordo sulla pesca ottenendo una qualche altra contropartita. Simic infatti mi ha ripetuto che quando noi presenteremo delle richieste, il Governo jugoslavo presenterà le sue.

4) La mancata firma dell'accordo da parte nostra dopo che esso è stato parafato e dopo la generale aspettativa , porterebbe i rapporti fra i due Paesi ad un punto morto e paralizzerebbe almeno per molto tempo ogni iniziativa al riguardo.

5) La firma dell'accordo ci consentirebbe invece di prospettare, subito dopo, le nostre varie richieste che Simic mi ha assicurato verranno prese in esame con buona volontà dal Governo jugoslavo e «sulle quali il Governo darà sempre le sue risposte». Il che evidentemente dovrebbe apparire normale se non si conoscesse il sistema di cui si abusa in certi Paesi, quello di non dar corso alle richieste altrui e persino di rendere difficile gli incontri per evitare la trattazione delle questioni.

6) Tuttavia non posso nascondere che , nonostante la firma dell'accordo, ogni ulteriore trattativa sarà sempre difficile e laboriosa: a ogni nostra richiesta sarà opposta una richiesta di contropartita e le negoziazioni saranno lunghe e penose. Credo peraltro abbastanza sincero il desiderio da parte jugoslava di addivenire alla soluzione dei problemi esi stenti fra i due Paesi. Purtroppo noi dovremo combattere anche contro la innata diffidenza jugoslava: il ritardo ad aprire la legazione, il ritardo a concludere l'accordo, ogni altro nostro gesto vengono interpretati con sospetto come se fossero frutto del più raffinato machiavellismo.

7) Credo però che, firmato l'accordo e per il fatto stesso dei più stretti rapporti che ci allacceranno, sa rà possibile svolgere una utile e positiva azione, impostandola intelligentemente e armandosi di pazienza.

8) Bisognerà evitare di impostare delle questioni che conducano a richieste di contrapanite cui noi non potremmo accondiscendere. Occorrerà, ad esempio, separa re le questioni economiche da quelle politiche; impostare solo quelle economiche, ammettendo da parte jugoslava controproposte ugualmente di esclusiva natura economica; prevedere in tempo le contropartite jugoslave di natura politica a nostre rihieste della stessa natura. Il sollevare, ad esempio, in termini generali la questione dei molti italiani condannati condurrà alla immediata richiesta dei criminali di guerra e così via. Mi pare comunque opportuno astenersi dal toccare prematuramente ie questioni regolate dal trattato di pace, se vi è spera nza di ottenere una revisione in seno all'O.N.U. o comunque su di un più vasto piano internazionale.

9) Riterrei opportuno che, finalmente , fosse giudicato qualche criminale di guerra onde dimostrare a suo tempo che la giustizia italiana puo dare sufficienti garanzie nel punire i colpevoli.

IO) Riterrei opportuno, se l'accordo commerciale verrà firmato, come forse apparirà inevita bile avendolo ormai parafato, di impostare poi subito il problema della pesca insieme ad altre questioni economiche che diano possibilità di manovra durante le trattative.

l l) Se il Governo italiano fosse nell 'ordine di idee di firmare l'accordo, occorrerebbe farlo subito onde non ingenerare inutilmente nuovi motivi di diffidenza e dimostrare invece tutta la nostra sincera volontà di collaborazione.

Stimerei infine opportuna la mia venuta a Roma ai primi di settembre per riferire di persona sui problemi ancora da risolvere circa l'organizzazione della legazione, e di varie nostre attività in questo Paese, per studiare con gli organi competenti del ministero i modi e i mezzi di una indispensabile propaganda culturale in Jugoslavia, e soprattutto per avere istruzioni dirette da V.E. sull'azione politica da svolgere che, ripeto, dovrebbe immediatamente iniziarsi dopo la firma dell 'accordo.

È possibile che prima di allora abbia finalmente avuto il richiesto colloquio col maresciallo Tito, che dovette lasciare improvvisamente Bled mentre vi arrivavo e che del resto ha fatto lungamente attendere altri capi-missione, fra cui l'ambasciatore degli Stati Uniti che, pur essendo qui giunto prima di me, non è ancora riuscito ad avvicinare il maresciallo.

321

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL CONSOLE GENERALE A BOMBAY, ORSINI RATTO

T. 12148/434. Roma, 14 agosto 194 7, ore 10. 50.

Suo 55 1•

Invii suoi auguri personali ai due Dominii e inoltri ognuno di essi seguente mio messaggio : «In occasion celebration yo ur Independence Day I ask you accept warm wishes of the Italia n Republic» .

322

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N. D . li 084/655-656. Washington. 14 agos to 194 7, ore 13,19 (per. ore 8 del 15 ) .

Miei telegrammi 638 e seguenti 1•

Conferenza tripa rtita Londra per la Germa ni a avrà in sostanza carattere conferenza ambasciatori e quindi, dopo aver udito punto di vista e desiderio francese, toccherà poi ai Governi Washington e Londra prendere una decisione da attuare nella Bizona circa inizio ripresa industriale tedesca. Mentre Govern o francese starebbe lentamente ripiegando da note sue posizioni intransigenza riguardo siderurgia tedesca, esso non avrebbe abbandonato tesi che decisione fina le spetti a Conferenza Londra novembre prossimo.

Americani invece si mostrano convinti urgenza provvedimenti immediati per la Germania onde assicurare successo piano ricostruzione europea, senza attendere ulteriori discussioni dei Quattro, dato atteggiamento sovietico nei confronti iniziativa Marshall.

Al Dipa rtimento di Stato si è a ttualmente oltremodo scettici sulla possibilità a breve scadenza effettiva cooperazione coi russi. Matthews ed altri dirigenti mi hanno detto confidenzialmente che non sperano alcun risultato utile da Conferenza Londra, se vi sarà . Si prevede qui infatti che i russi insisterebbero sui loro argomenti (riparazioni ecc.) e che si ripresenteranno note due tesi contrasto circa futuro Germania. Sicché in conclusione, salvo unico vantaggio evitare --se possibile rottura clamorosa, non potrebbe che derivarne constatazio ne, sia pure tacita , che si sono formate due Germanie che gra vitano su due poli diversi e su due economie indipendenti.



Purtroppo opinioni summenzionate vanno sempre più diffondendosi e consolidando in questi circoli responsabili.

In conversazione ieri direttore generale affari politici europei mi ha ripetuto che il Governo degli S.U. attribuisce enorme importanza a preparazione rapida e bene congegnata del piano ricostruzione europea da parte Conferenza Parigi. Per quanto concerne inserimento Germania occidentale, dati necessari potranno essere desunti da risposte comandi anglo-americani Bizona a noto formul,ario: ciò indipendentemente da Conferenza tripartita di Londra, la quale, secondo previsioni qui correnti, non (dico non) dovrebbe comunque apportare modifiche importanti a noto programma americano (prima parte mio 646) 2 .

Governo americano raccomanda quindi al nostro massima cura e rapidità per la più convincente documentazione del piano costruttivo dei Sedici perché molto dipenderà dalla serietà dei dati e degli argomenti, che poi verranno indubbiamente sottoposti dal Congresso degli U .S.A. al vaglio più attento e critico.

A tale ultimo proposito mio interlocutore ha molto insistito su grande importanza conclusioni della apposita commissione parlamentare (presieduta dall'onorevole Herter molto competente nel campo economico finanziario c che conosce bene l'Italia), la quale partirà 27 corrente per l'Europa al preciso scopo di rendersi conto delle necessità reali e dei modi di assistenza efficaci. Commissione, dopo aver eseguito sopralluogo nella Ruhr, si dividerà in gruppi per i vari Paesi da visitare; gruppo per l'Italia giungerebbe costà tra lO e 15 settembre p. v. (mentre riferisco dettagli per corriere, richiamo al riguardo telespresso 1829 del 28 luglio scorso )3 .

Tnterlocutore mi ha anche detto che il Dipartimento di Stato ha avuto notizia da Parigi su nostre conversazioni colla Francia per intese doganali e se ne compiace vivamente come un buon esempio cooperazione europea. Ho attirato di lui attenzione sulle dichiarazioni di V.E. a Monteluco qui tr.asmesse dall 'Ansa.

321 1 Del 6 agosto , con il qua le Orsin i Ra tto aveva prospettato l'opportunità d'inviare un messaggio in occasione dell'indipendenza dell' Ind ia e del Pakistan. 322 l Vedi D. 305, not a 3.
323

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T. 12152/119. Roma, 14 agosto 1947, ore 13,30.

Suo 282 1•

In occasione trattative missione Lombardo, che si concluderanno forse oggi con firma accordi di carattere economico e finan ziario cui precisa portata V.E. rileverà da notizie stampa, è stato presentato da parte americana schema trattato di amicizia, commercio e navigazione che dovrebbe sostituire quello che ha governato rapporti fra i due Paesi dal 1871 lino al 1938. Progetto, pur essendo molto comprensivo, non si allontana da quelle che sono usuali linee in materia di accordi bilaterali di stabili


.l Non rin venuto.


mento e commercio; sarà discusso in settembre a R oma . Ogni illazione è dunque del

tutt o pretnatura ma V.E. può fin d'ora dichiarare co stì che saremmo in massin1a

felici di poter concludere con U.R.S.S. trattati di identica portata.

322 2 Vcd l D. 316 . 323 l Vedi D. 311.
324

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHlNGTON, TARCHIANI

T. 12160/475. R om a, l 4 ago sto l 94 7, ore l 5.

Voglia comunicare segretario di Sta to Marsha ll seguente mio messaggio :

« Nel momento in cui firmansi gli accordi economici con l'Itali a, desidero esprimerle a nome G overno italiano e mio personale nostra sincera ri cono scenza per la profonda comprensione che ha animato la delegazione americana durante le trattative. Questi accordi chiudono per noi un triste passato e ri a prono le relazioni econ o miche tra i nostri due Paesi su un piede di assoluta parità. La restituzione dei beni italiani negli Stati U niti e delle nos tre navi, la rinuncia dei claims d a ambo pa rti , la eliminazione di ogni pendenza passiva, la felice soluzione di tutti i problemi econ omici sorti da due anni di feconda cobelligera nza, hanno non solo fornito prova della reciproca nostra buona volontà e dell'amicizia degli Stati U niti per Itali a ma segnano importante passo verso sempre più intim a co llaborazione tra nos tri due popoli per la pace supremo nost ro ideale ed interesse » 1 .

325

L'AMBASCIATORE A NANCHINO, FENOALTEA, AL MINISTRO DEGLI ESTE RI, SFORZA

T . S.N.D. 11056; 124. Nanchino. 14 agosto 194 7, ore 16,35 1 ( per. ore 16 ) .

Suo 12006 2 .

A considerazioni svo lte da V.E., che aveva no già guid a to mia azione presso questo Governo, ho ispira to nuovo passo oggi stesso compiuto. Ho avuto rinnovate formali assicurazioni che C ina appoggerà co n calore nostra ammissi one : sono state ribadite istruzi oni in questo senso delegato cinese O.N.U. Circa invece la possibilità di interventi a nostro fav o re a Mosca o presso delegato sovietico , questo Governo per le ben note ragioni no n sarebbe, e non si consid era , in condizio ne di svolgere attualmente in quella sede un'azione che possa comunque esserci utile.


324 1 Con T. 111 39/661 d el 15 agosto Tarchiani ass ic urò di a vere, in assenza di Marshal l. consegnato il prc>entc messa ggio a Lovett. 325 l Ora locale. 2 Vedi D. 308.
326

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 11095/657. Waslzington, 14 agosto 1947, ore 17,20 (per. ore 9,30 del 15 ).

Trascrivo seguente telegramma Lombardo:

« Proceduto oggi firma accordi con Governo americano 1 . Come già segnal ato trattasi di due documenti principali (rinuncia c/aims e restituzione proprietà) e varie lettere complementari. Proceduto anche firma accordo circa beni tedeschi in Italia con rappresentanti americano, inglese e francese. Trasmetto per corriere copia testo recando con me originali. Prevedo mia partenza giorno 18 p.v. ».


327 .

L' INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11073/664. Londra, 14 agosto /94 7, ore l 7,50 (per. ore 4 del l 5 ) .

Telegramma di V.E. 346 1 e mio telegramma 66J2.

Intrattenuto questo consigliere americano sulle conversazioni di Parigi.

È secondo lui assolutamente arbitrario attribuire significato per noi negativo al fatto che Dunn non vi partecipava, in quanto Clayton aveva avuto modo di formarsi a Roma personale opinione su situazione italiana del resto ben presente al Governo americano. Egli ha escluso che vi sia no in gestazione nuovi piani imminenti: proposta Marshall resta ultima manifestazione intenzione soccorrere Europa e soddisfacente realizzazione dipende esclusivamente da misure che saranno concretate fra Paesi europei. Esse dovranno esser tali da colpire immaginazio ne contribuente americano e convincerlo esborsi necessari: una unione doganale in Europa, ha aggiunto mio interlocutore, sarebbe indicativa della volontà Europa di aiutare sè stessa prima di ricorrere aiuti altrui.

Ho allora sottolineato necessità che comunque fosse messo sempre bene in evidenza importanza contributo italiano alla ricostruzione europea tanto più quanto nostra opinione pubblica era ancora sotto reazione ratifica trattato. Predetto mio collega, che ho trovato singolarmente al corrente delle cose nostre, mi ha assicurato risultargli che anche da parte britannica si mostra di essere convinti di siffatta necessità 3 .



1 Con T. s.n.d. 11101/667 in pari data Migone aggiungeva: «Nel colloquio di cui al mio te legramma 664 consigliere quest'ambasciata d'America, evidentemente al corrente, dava molto rilievo all'importanza attribuita dal suo Governo a lla parle che verrà assegnata all'industria tedesca nella ricostruzione europea. Ciò sembra no n lasciare dubbi su quello che sarà atteggiamento degli S.U. in tali riunioni alle quali assisterà come delegato ambasciatore Douglas, tcsté a Parigi per noto incontro tra ambasciatori ame1icani>>.

326 l Il lesto degli accord i è in Trana/i e cOJm'IÒoni jì·a l'Italia e gli al!ri Stati, vol. LXII , ci t. , pp. 687-827. 327 l Vedi D. 290. no ta 2. 2 Del 13 agosto. riferiva c irca la posizione in glese in relazione alla crisi europea c a lla attuazione del piano Marshall.
328

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11074/665. Londra, 14 agosto 1947, ore 17,50 (per. ore 4 del 15).

In nota odierna, certamente ispirata, corrispondente diplomatico Times rileva che Bevin e Gabinetto britannico non sarebbero alieni che esperti a Parigi prendano in esame recenti e pressanti proposte francesi per unione doganale europea occidentale, senonché Governo britannico dovrebbe procedere con cautela perché, malgrado commercio con Europa rappresenti per Inghilterra fra un terzo e un quarto suoi traffici, non bisogna perdere di vista maggiore volume scambi extraeuropei nonché e soprattutto necessità imperiali. Anche effetti derivanti da proposta su impegno mano d'opera con pericolo disoccupazione in Inghilterra dovranno essere tenuti presenti da questo Governo che peraltro è del tutto pronto esaminare la cosa, «nella speranza che si possa raggiungere progetto costruttivo».

Sarebbe una strana coincidenza (mio telegramma 664) 1 che questo consigliere americano, che è persona di fiducia dell'ambasciatore Douglas, mi avesse parlato della cosa senza che fosse stata discussa al F oreign Office.

Riservomi indagare e riferire 2 .

329

IL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11079/94. Beirut, 14 agosto 1947, ore 22 (per. ore 8 del 15).

Telegramma ministeriale 61 1•

Ho conferito immediatamente oggi con segretario generale mmtstero esteri Damasco il quale mi ha letto corrispondenza segreta in data 9 corrente con cui sono state inviate al delegato siriano Consiglio sicurezza, Fares El Khouri, le vostre istruzioni appoggiare nel modo migliore candidatura italiana. Segretario generale ha espresso profondo rincrescimento per condotta delegato siriano signor Rafie Ashac il quale è console generale siriano New York e notoriamente legato a El Khouri.



2 Con T. 11157/670 del 16 agosto Migone riferiva: «Come segnalato con odierno telegramma stampa n. 167 giornali continuano occuparsi proposta unione doganale europea di cui riconoscesi iniziativa italiana. Ne ho parlato ieri al Foreign Office dove si mostra molta incertezza soprattutto in base considerazioni di cui al mio telegramma 665. In sostanza non siamo oltre generico interesse mostrato da Bcvin fin dall'inizio e si lascia finora che conversazioni abbiano regolare corso a Parigi>>.


Delegati predetti hanno più volte dato motivo rilievo per loro iniziativa e loro atteggiamento che sono dominati da tendenza El Khouri passare da piano nazionale a quello internazionale e a pparire sempre maggiormente quali personalità O .N.U. Essi non hanno potuto tuttavia essere sostituiti causa influenza El Khouri e in omaggio suo passato patriottico. Segretario generale è certo però che il telegramma 9 corrente produrrà effetto desiderato. Jn base comunque ai nuovi elementi da me fornitigli egli ha inviato oggi stesso un nuovo tassativo telegramma ai due delegati.

Ministero esteri Libano Frangie ha a mia richiesta nuovamente e vivamente interessa to per telefono in nostro favore presidente del Consiglio siriano (che io vedrò domani) il quale gli ha confermato invio nuovo telegramma odierno nel senso da noi voluto. Ministro esteri Frangie mi ha detto confidenzialmente essere probabil e che ad approcci russi corri sponda verità poiché El Khouri è notoriamente amico del delegato ucraino Manuilski e spesso da lui visitato . Ministro esteri Frangie ha infine redatto e spedito in mia presenza un suo telegramma al mini stro Libano a Washington (che è anche delegato all 'O. N.U.) signor Malik affinch é intervenga energicamente presso El Khouri in appoggio nostra domanda.

328 l Vedi D. 327. 329 l Vedi D. 313.
330

L'AMBASCIATOR E A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PER CORRIERE 11134/0109. Parigi, 14 agosto 1947 (per. il 16 ).

Suo 11818 1•

Effettivamente anche a me Clayton ha detto che Governo italiano gli aveva dato impressione interessarsi molto poco del piano Marshall in concreto. Sua impressio ne era stata che da parte del Governo ita liano si avesse idea troppo semplicista del piano Marshall, che esso dovesse cioè risultare in una specie di enunciazione dei deficit dell'Italia. deficit da essere colmati da a iuti americani: e che non ci si fosse resi conto della necessità che gli Stati europei , singolarmente e collettivamente, mostra ssero, sia nei loro rapporti interni , sia nei loro rapporti esteri tra di loro, una seria intenzione di mettere la loro casa in ordine. Mi ha aggiunto che ambasciata americana a Roma gli aveva detto che erano soltanto alcuni Uffici del Ministero degli esteri a rendersene conto della vera importanza e delle implicazioni del piano Marshall ; ma che in molti altri Mini steri e soprattutto on top le ve! la cosa fos se presa molto alla leggera .

Non sono entrato molto nel dettaglio di tutto questo nel riferire alla S. V.: ho compreso il tutto dicendo che Clayton era stato con me molto duro nei rigua rdi del Governo e dell'amministrazione italiana.

Ho naturalmente detto a Clayton che la sua impressione non era esatta: che il fatto stesso che il Governo italiano mi avesse incaricato di venire a vederlo per


avere informazioni e discutere con lui in dettaglio del piano Marshall era la prova migliore del nostro interessamento. Che egli non si rendeva conto del fatto che noi, per un complesso di ragioni, eravamo stati fuori da tutte le discussioni che avevano avuto luogo fra francesi e inglesi in proposito; per cui, al momento in cui lui si trovava a Roma, il quadro effettivo, i problemi e le difficoltà del piano Marshall potevano non essere così chiari al Governo ita liano come lo erano già per chi si trovava ad occuparsene a Parigi.

Come ella sa Clayton -al pari di molti americani -è un uomo molto concreto: probabilmente la sua reazione sarà stata quella di non trovare da parte nostra eguale concretezza nella trattazione degli affari. Noi, e del resto non soltanto noi italiani, non siamo ancora abituati alla maniera di trattare le questioni da parte degli america ni: stiamo facendo dei progressi e probabilmente sempre più ne faremo in avvenire, ma nel frattempo queste impressioni poco favorevoli sono una inevitabile conseguenza del nostro ancora incompleto processo di adattamento.

330 l Vedi D. 282.
331

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSlO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELES PR. 1959/355. Mosca. 14 agos to 194 7 ( per. il 23 ).

In precedenti miei rapporti ho segnalato che l'atteggiamento sovietico nei nostri riguardi va avviandosi gradatamente da una riserva diffidente ad uno stato che si potrebbe ormai definire di ostilità. Le ultime manifestazioni sovietiche si sono avute nello stesso senso, e per il momento non vi è cenno che le cose cambino, anzi. per taluni indizi , direi che esse tendono a peggiorare.

Dove vogliono sboccare i russi con questa linea di condotta? A creare veramente una barriera fra noi, considerati come la marca orientale del mondo anglo-americano. e loro, oppure semplicemente a far pesare maggiormente, dopo una certa tensione di nervi. un qualche improvviso gesto di riavvicinemento, che dovrebbe servire loro a disturbare il fronte avverso, col minimo possibile sacrificio proprio?

Quest'ultima è un 'ipotesi da tenere presente per indurci a valutare con maggiore tranquillità la situazione: ma è una ipotesi ottimistica e complicata, quindi doppiamente improbabile.

Preferisco stare ai fatti e considerarli per quel che appaiono, e così facendo debbo concludere che la situazione nei riguardi sovietici va sempre peggiorando. e dà poco a sperare.

Vediamo questi fatti:

l) Nei loro commenti al piano Marshall, i sovietici stanno cercando affannosamente i punti deboli: uno l' hanno trovato per la Francia nel problema della Germania, l'altro stanno indi vid uandolo nei nostri riguardi. nel pericolo che i progetti in elaborazione a Parigi rappresenterebbero per lo sviluppo della nostra industria. Vi è stata a questo riguardo una corrispondenza da Roma della Tass, dove a proposito del viaggio dell 'on. Tremelloni a Pa rigi per porta re le risposte italiane al questionaro del Comitato di cooperazione, si accenna alle inquetudini dell'industri a italiana a ta le riguardo. Secondo quella corrispondenza, gli Stati Uniti vorrebbero a favore della loro industria una drastica applicazione della divisione del lavoro intern azionale, da ll a quale conseguirebbe che noi dovremmo sa crificare le industrie fondate sulla importazione delle loro materie prime: in primis quella siderurgica, poi quella delle fibre artificiali, e in minor misura la produzione macchine e motori e l'industria chimica. D ov remmo invece ]imita rci alla mecca nica leggera , a ll'armamento di piccolo tonnellaggio, a lle co nserve ed ai vini e liquori. Su questo tema è rito rnata la Pravda in un lungo commento odierno. Questi accenni potrebbero anche essere interpretati benignamente, se volessero significare una specie di apertura da parte dei russi: se volete salvare le vostre industrie, dovete cercare le materie prime e l'apppoggio in Oriente, non negli Sta ti Uniti. Ma finora non vi è cenno che sia così, dato il costante ermetico silen zio russo di fronte alle nostre avances per un serio accordo economico. Si tratta soltanto di una opera negativa, di un tent at ivo di demolire il pia no Marshall e di dimostrare agli italiani che andando a Parigi . ed inserendosi in quello che secondo i russi è un blocco politico, essi fan no, oltre tutto, anche un magro affa re.

2) Pure oggi I'Isrestia torna sull'a rgo mento di cui si era già intrattenuta la Pr(m/a del l O occorrente, e cioè, le ricerche americane di petrolio in Italia. e le concessioni che il Governo ita liano avrebbe dato a questo proposito a lla Standard Oil Company : si tratterebbe di permessi di ricerca dati alla Standard nel genn a io 1947 nelle provincie di Ferra ra, Parma e Piacenza, in località ove in precedenza si era trovato il metano. Si fa cenno esplicito ad un getto di petrolio ottenuto in Ca' Posta (Malalbergo ?-Fe rrara) la cui importanza sarebbe stata smentita da l nostro Mi nistero dell'industria: ma qui l'Isvestia mostra di no n credere a tale smentita. L'argomento dei petroli, come tutti sa nn o, è uno dei più gelosi per i circoli politici e per l'opinione pubblica sovietica: dicendo che l' Italia sta per diventare o potrebbe diventare un centro di sfruttamento petrolifero colla partecipazione no rdamericana , i sovietici non fanno altro che segnalare un fatto che a i loro occhi ha anzitutto un o stretto va lo re politico, come un anello di più nella ca tena che ci lega a gli Stati Uniti .

3) Più seria ancora è la notizia da me segnalata alla S.V. co n telegramma 281 1 relati va all e affermate trattative per un trattato «di amicizia di commercio c di navigazione» (Pravda , 12 agosto). Secondo la corrispondenza non si tratterebbe di un semplice accordo economico: gli Stati Uniti acquisterebbero il diritto illimitato di acquistare, tenere, organizzare, prendere in affitto terre, case, sta bilimenti indust riali in Ita lia a qualunque fine , e di o rgani zza rvi e controllare va rie società privilegiate (?) per svolgere attività industriali, commerciali, filantropiche, religiose, scientifiche ed altre. Inoltre sarebbe loro accordato il diritto illimita to di ricerca geologica, nonché di sfruttamento di qualsia si min erale sul nostro territo rio, la più ampia faco ìtà di importazione di ogni fonte di informa zio ne, dai libri ai giornali ai


films sarebbe pure riservata loro in base all'accordo in gestazione. Infine, e soprattutto, l'accordo stesso considererebbe una serie di misure di natura militare, da adottarsi d'accordo fra i due Stati in caso di guerra contro una o più terze Potenze. Fino a che punto ciò sia realtà o fantasia, non mi è dato sapere, benché la provenienza e il contenuto dell'articolo diano a dubitare della sua totale attendibilità; l'importante è però che i sovietici lo pubblichino, e lo concludano con uno dei soliti loro acidi commenti, affermando ch'esso sarebbe la riprova del totale asservimento del Governo De Gasperi, come ubbidiente strumento, agli Stati Uniti, contro gli interessi del popolo italiano.

4) L 'accenno alle clausole militari, su ricordato, si collega ad alcune precedenti notizie, relative a pretesi accordi itala-americani sulla concessione di basi italiane agli Stati Uniti. Si è parlato dapprima dell'aeroporto di Foggia, su di che io scrissi in via riservata all'allora capo di Gabinetto dott. Ivella, per avere informazioni che non ho ancora ricevuto; e si è parlato poi del porto di Livorno. È questo, un altro punto su cui i russi sono estremamente sensibili; essi sanno che almeno per lungo tempo non avranno da temere la nostra forza militare, ma valutano pienamente l'importanza del nostro territorio come piattaforma militare per gli Stati Uniti contro di loro. Affermare che noi concediamo basi agli Stati Uniti e dire che noi siamo loro dichiarati nemici, è, allo stato della situazione, tutt'uno.

Non si perde dunque occasione per mettere in rilievo che l'Italia è orientata politicamente in senso ostile alla Russia; con la differenza che i sintomi di questo orientamento sono indicati in fatti che, veri o no , assumono nelle dichiarazioni dei russi una sempre maggiore concretezza e gravità. Ho sottolineato già e torno a sottolineare l'esplicito accenno che l'accordo italo-americano sarebbe un accordo militare diretto «prima ed anzitutto contro la Jugoslavia» perché mi pare di una singolare serietà.

Di fronte a ciò io ho letto con sommo interesse e con molto piacere il bel discorso finale del presidente De Gasperi alla Costituente sulla ratifica del trattato, e le sue manifestazioni sincere di buona volontà sia verso la Jugoslavia , sia verso l'Unione Sovietica; sono spiacente di aver potuto leggere soltanto un assai sommario riassunto del discorso della S.V., con la esplicita dichiarazione che «nessuno pensa a Parigi di costituire un blocco occidentale, e cioè un ordigno di guerra)). Anche il presidente De Gasperi si è manifestato, se ho ben capito, contro la politica dei blocchi.

Naturalmente mi varrò di queste dichiarazioni nei colloqui, che spero di avere nei prossimi giorni con questo Governo, valorizzandole al massimo ; ma varranno esse a convincere i sovietici, a smuoverli dal loro convincimento? l o ne dubito: dire loro che il blocco occidentale non è uno strumento di guerra contro di loro è dire cosa che corrisponde certamente alla profonda convinzione della S. V. e mia, ma non al giudizio che della situazione si fanno a Mosca.

I russi hanno accolto con glaciale indifferenza le dichiarazioni analoghe (e, ritengo, ugualmente sincere) di Ramadier; è da temere che facciano altrettanto di quelle nobilissime della S.V . e del presidente De Gasperi.

Esse acquisterebbero un altro valore se accompagnate da una serie di offerte e di risposte concrete sui vari problemi che li preoccupano e sui vari attacchi che essi

ci fanno. l rapporti economici, la concessione di petrolio, il preteso trattato, la concessione delle basi, ci offrono il destro a fare loro delle offerte e delle dichiarazioni precise, per dimostrare che il piano Marshall non ci impedisce di lavorare con loro, che accordi militari non ne facciamo, basi non ne concediamo, né rinunceremo così facilmente ai nostri diritti sovrani in tema di giacimenti petroliferi. Sarebbero cioè le prime premesse di quella politica di neutralità, oltreché di collabOI·azione economica bilaterale, senza la quale non è dato assolutamente sperare di migliorare i nostri rapporti coi sovietici.

Queste considerazioni illuminano da sole la grave difficoltà in cui ci troviamo nei riguardi della nostra ammissione all 'O.N.U. Nel mio telegramma 284 del 13 corrente2 111 1 sono permesso di richiamare le previsioni da me fatte nella lettera all'ambasciatore Fransoni del 24 aprile u.s. n. 975/182 e nel rapporto n. 1223/208 del 21 maggio 19473; erano facili, direi ovvie previsioni , e non è da stupirsi se si verificano, né da illudersi che noi possiamo, anche con un passo il più possibile serio e caloroso, indurre i sovietici a mutare atteggiamento. Perché lo dovrebbero fare , se tutto il loro giudizio sulla nostra attitudine li induce a rifiutarci, non a darci, alcun appoggio?

Vorrei sottolineare qui l'effetto indubbiamente negativo che la pur simpatica difesa della nostra posizione da parte degli americani e dei tì·ancesi alla Commissione di ammissione deli'O.N.O. ha certamente avuto di fronte ai russi. La linea franco-americana è stata questa: appassionata e nobile difesa dei nostri meriti e dei nostri diritti, contemporaneo rifiuto di riconoscre la capacità di membri dell'O.N.U. agli Stati dell'Europa orientale, cari alla Russia sovietica. Questa contrapposizione pare fatta apposta per irrigidire i russi contro di noi; essa non può che convincerli che se le Potenze occidentali tanto si agitano per farci entrare all 'O.N.U., non è solo per un senso di giustizia verso gli italiani, ma è essenzialmente per il loro interesse, perché contano di avere all'O.N.U. un voto di più, e meglio ancora, una voce autorevole in loro favore.

È per questo ch'io ho posto alla S.V. e pongo il quesito, se convenga a noi seguire gli anglo-americani su tale via. Certo, noi non abbiamo voce alcuna in riguardo, né possiamo impedire agli Stati Uniti di opporsi tino in fondo alla ammissione della Bulgaria, dell'Ungheria e della Rumania, in vista di quel tentativo di futuro sbloccamento del fronte orientale europeo, che è certo nelle mire (o forse nelle illusioni) dei nordamericani. Non è detto però che ci dobbiamo associare, sia pure col silenzio, a tale presa di posizione; né che abbiamo un reale interesse a servire, in tal modo, da contrappeso: se vogliamo evitare un atto di tacita ostilità contro i Paesi slavi, sarebbe questa una buona occasione per dichiarare che noi saremmo ben lieti di averli a nostro fianco all'O.N.U .

Non so se questo basti, nella delicata e seria situazione attuale, a mutare l'indirizzo del Governo di Mosca: certo esso servirebbe a non creare una ragione di più di malcontento, ed a spianare la via per la nostra ammissione almeno prossima, se non immediata, all'O.N .U .


331 2 Vedi. D. 318. ' Vedi snic decima. vol. V.

33 1 l Vedi D. 311.
332

IL MINISTRO A PRETORIA, ROCHIRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11124;41. Preroria. 15 agos ro 1947. ore 14,25 ( per. ore 8 del 16 ) .

Riferimen to mi o te!espresso n. 388 delr Il corrente 1•

Ho avuto lungo colloquio con Smuts circa colonie italiane sostenendo nostra tesi . Premesso che esponeva sol o sue vedute personali egli ha ripetuto essere tàvo revole assegnazio ne Tripolitania tru sreeslujJ italiana, mentre per Cirena ica vige impegno inglese verso senussi. C irca Eritrea egli in precedenti colloqui aveva attenuato come ho già ri ferito suo atteggiamento contrario nostre richieste. Oggi ha finito col dichiararmi di essere convinto che la migliore so luzi o ne sarebbe una trust eeship italiana. Per Somalia invece ritiene che parte nord dovrà essere assegnata Etiopia (la quale avanzerà molte pretese) mentre sud potrebbe essere annesso al K enia. Egli crede che possa escludersi che l'Ita lia ottenga alla Conferen za contemporaneamente Somalia ed Eritrea, e che quindi dovremmo decid erci su quale delle due concentra re nostre richi este. Egli ritiene Eritrea essere per no i preferibile. Segue ra pporto2 .

333

L'AM BASCIATORE A WASHINGTON, TARCHTA N I, AL MINISTRO D EGLI ESTERI, SFORZ A

T. S.N.D. URGENTE 11123/662-663-664. Washington . 15 agos to 194 7. ore 20,27 ( per. ore 20.30 del 19 ).

Telegramma di V.E. 12006 1• Riassumo passi fatti negli ultimi gio rni presso il Dipartimento di Stato circa nostra ammissione O.N.U.:

l) Appen a pervenuto 12 corrente telegramma eli V.E. ho riparlato dell a questione con direttore generale affari politici europei insi stendo a l massimo su nostri giustissimi argomenti. Matthews, nel rinnovare cal o rosamente precedenti assicurazioni su fermissimo appoggio U.S. A ., ha però o sservato che, d ata attual e situazio ne tra America ed U. R .S.S. , un passo a Mosca sarebbe controproducente, rafforzando con tutta probabilità irrigidimento sovietico. A suo avv iso. salvo caso assoluto irremovibile veto russo . si te nteranno durante prossim a



426 discussione Consiglio sicurezza gli accomodamenti eventualmente possibili. In caso di veto, non rimarrebbe che ricorrere all ' Assemblea, la quale per ammissione Italia non mancherà certo richiedere a grande maggioranza immediato riesame da parte Consiglio sicurezza. Se l'U. R.S.S. rinnovasse allora suo veto. si metterebbe in aperto contrasto con volontà Assemblea e tutta la questione dei «veti russi a ripetizione» potrà venire in discussione. Comunque «sarà grossa battaglia che mostrerà chiaramente popolo italiano chi impedisce immediato ingresso ltalia O.N.U.».

2) Pomeriggio 14 corrente si è tenuta riunione presso Dipartimento di Stato con intervento questa ambasciata e da parte americana direttore generale affari O .N.U., d elegato Raynor ed esperti giuridici . Ribaditi da parte nostra noti argomenti , Ra ynor (venuto appositamente da New York) ha illustrato ultimi svi luppi all'O.N.U. ed in particolare:

a) Anno scorso delegazione Stati Uniti propose nel Consiglio di sicurezza ammissione in blocco tutte domande allora presentate. Delegazione U.R.S.S. si oppose obiettando che ammissioni dovevano essere considerate singolarmente e non trattate come fossero «acquisti di merci all'ingrosso)>. È escluso quindi che Stati Uniti possa no quest'anno ripresentare proposta del genere quando poi, per gravi motivi di principio, vi sarebbe grande ostilità tra maggioranza delegati per ammissione Stati favoriti dalla Russia. D'altra parte delegato russo nel Comitato ammissione non avrebbe alcun proposito favorevole ammissione in blocco , suoi sondaggi iniziali presso alcuni delegati (telegramma n. 558)2 sembrando tendere esclusivamente accertare intendimento altri colleghi. Stesso delegato si sarebbe infatti dichiarato contrario accoglimento punti primo e terzo nota mozione Siria (telegramma 628) 3 mentre avrebbe detto di poter accettare il punto secondo , «purché nuova redazione ne rendesse testo più esplicito» (ossia nel senso che domande quattro Stati ex nemici potessero essere raccomandate favorevolmente solo dopo entrata in vigore tra ttato di pace).

b) Vi è una tendenza tra alcuni delegati (particolarmente australiano e siriano), per motivi giuridici, a non ritenere possibile effettivo ingresso Stati ex nemici finché trattati pace non siano entrati in vigore (in tal se nso vanno quindi rettificate prime informazioni su sed uta Comitato ammissioni 8 corrente di cui al telegramma 627). Del resto a nche delegati francese ed inglese solo tra varie difficoltà avre bbero consentito dichiararsi per una «eccezione » a favore dell'Italia.

c) Hanno confermato tuttavia che delega to russo non aveva preso la parola quando si era discusso caso Italia ed aveva costantemente mantenuto sua opposizione ingresso O.N.U. ex nemici su linee generali e di principio.

Esperti giuridici hanno chiesto opinione ambasciata nel caso ---· ritenuto però probabile -venisse presentata da alc uni delegati eventuale proposta che ammissione Italia avvenisse ipso facto subito dopo entrata in vigore trattato di pace; ciò che a titolo ipotesi poteva anche verilicarsi prima della fine lavori Assemblea. Secondo accenni americani, australiani e siriani ma forse anche


333 2 Vedi D. 213. 1 Vedi D. 287.

inglesi e franc esi potrebbero essere favore vo li so luzione del genere sia per preferenza di principio sia nella supposizione evitare in tal modo veto ru sso. Da parte nostra si è naturalmente mossa ogni opposizione a so lu zio ne ibrida del ge nere . Si è allora discusso nei dettagli linea delegato americano seguirà al Consiglio sicurezza nonché preparativi per azione numerosi Stati amici nell'Assemblea nel caso veto russo .

3) Essendo confermato che po meri ggio 18 corrente Consiglio sicurezza inizierà di sc ussione su do manda ammissione, ho oggi consegnato A cting segretario di Stato nota di apprezzamento del Governo per appoggio americano (con speciali ringraziamenti per Raynor) nonché memorandum confidenziale su gravi conseguenze di un mancato ingresso immediato dell'Italia all'O.N.U. Gli ho dettagliatamente illustra to a voce nostre ragioni , ribadendo argomenti già svo lti in precedenti occasioni contro eventuali ibride soluzioni di compromesso.

A miei rilievi Lovett ha tra l'altro risposto quanto segue: a) Delegazione americana avrà cura di isolare il caso dell'Italia in modo che delegazione sovietica non possa limitare opposizione a questione di principi o. È da

sperare che in tali condizioni U.R .S.S. possa essere men o decisa ad assumersi la grave responsabilità di porre il veto all'ammissione dell' Ita lia promessa a Potsdam. b) I rappresentanti di alcuni Stati al Consiglio di sicurezza cui attuale linea di condotta circa ammissione immediata dell' Italia è ancora dubbia, vengo no nuovame nte messi a l co rrente della posizione dell'America ed espressamente richiesti di affianca rne l'azione in mod o da frenare a nche le azioni dilatorie c ui potrebbe

ricorrersi ed alle quali lo Statuto O. N .U. può prestarsi. c) In caso di veto ru sso al Consiglio, si procederà ad organizzare azione all'Assemblea. d) Governo americano si rende perfettame nte conto importanza che presenta per l' Ita lia soddisfazione morale dell'ammissione immedi ata all'O.N.U. N o n può ovviamente darci previa certezza di successo dati i possibili ostacoli non tutti prevedibili prima fine discussion e al Consigli o sicurezza. e) Delegazione america na all'O.N.U., tenendo ogni conto nostri interessi e desideri, si impegnerà via via in nos tro favore a seconda circostanze. Ufficio competente Dipartimento di Stato si manterrà in contatto con ambasciata per concordare linea di cond ott a e soluzioni da proporre e da preferire. 4) Segnalo infine che in successiva conversazione presso Direzion e ge nerale affari politici è stato accennato a preferibilità non richiedere da parte nostra speciali azioni a delegat i alcuni Stati (in particolare inglesi e francesi) ad evitare trovarsi di fronte situazion e di compromesso , giustificata con asseriti nostri desideri.

Mi limiterò quindi prossimi giorni a generici contatti e persuasione, secondo i casi, con rappresentanti di alcuni Stati (Cina, Belgio, Brasile, Columbia, Siria poss ibilmente Australia) 4 .


332 1 Non pubblic~to. 2 Non rinven uto . 333 l Vedi D . 308. 333 4 Per la risposta ved i D. 345.
334

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 89 C.E. Parigi, 15 agosto 1947l

Ho già dato a mezzo di fonogrammi giornalieri notizie del lavoro che abbia mo qui condotto circa la progettata unione doganale. L'atteggiamento della delega zione italiana risulta dalla dichiarazione da me fatta in sede di Comitato esecutivo e che con altra mia ho rimesso in copia integrale2 . Ci siamo proposti e ci proponiamo di sostenere --come tesi principale -la formazione di una unione generale che abbracci tutti i paesi di Europa e soltanto come subordinata suggerire cd appoggiare la formazione di unioni regionali. E questo per lasciare agli altri la responsabilità di declinare, anche se le ragioni sono oggettivamente fondate, la proposta eli una unione generale europea e fare in modo che si arrivi acl una eventuale soluzione parziale per ragioni di necessità e come avviamento in un tempo successivo ad una soluzione integrale. A questo indirizzo ho uniformato la mia azione oltre che in seno al Comitato esecutivo e a l Comitato eli cooperazione. anche nei contatti e nei colloqui che a questo proposito ho avuto con gli esponenti di varie delegazioni .

Con altro mio rapporto 3 riferisco le conversazioni scambiate e che riguardano sia questo come altri argomenti dai quali ella potrà ricavare un a impressione più esatta dello spirito e dell 'ambiente della Conferenza.

Stamattina mi sono incontrato con il signor Alphand ed a sua iniziativa abbiamo pa rlato a lungo dell'atteggiamento da adottare in comune circa la questione dell 'unione doganale. Il signor Alpha nd conviene pienamente nella nostra linea di condotta e si è dichiarato d'accordo per agire in modo tale da lasciare agli altri Paesi la responsabilità di far cadere la proposta di una unione generale europea. Egli è però sempre persuaso che non essendo possibile, bisogna assolutamente fare qualche cosa, non soltanto per rispondere alle aspettative del Governo e dell'opinione pubblica americana, ma anche perché è il nostro fondamentale interesse fare qualche cosa per realizzare in concreto una forma di cooperazione europea. Abbiamo insieme discu sso dell'incerto atteggiamento inglese e lo stesso Alphand ha riconosciuto che sostan zialmente l'lnghilterra non solo non ade risce all ' idea di una unione doganale europea, ma non vede volentieri e di fatto contrasta una unione continentale fatta senza il suo intervento. Alphand vedrebbe favorevolmente la fonnazione di una unione regionale franco-italiana alla quale potesse aggiungersi, fin dal primo momento, il Benelux. Gli ho fatto osservare che nelle frequenti conversazioni che ho avuto con i rappresentanti belgi e olandesi, questi si sono dichiarati decisamente contrari a partecipare ad una unione doganale senza l'intervento inglese e che consideravo quindi quasi impossibile .-almeno in un primo tempo -una tale soluzione. Alphand ha però dichiarato che sarebbe stato utile insistere e mi ha invitato a svolgere opera persuasiva



2 Vedi Allegato.


3 Ved i D. 338.

in tale senso. Alphand prospetta una unione doganale Francia-Italia-Benelux per una durata limite di dieci anni , periodo sul1iciente per poter sperimentare e vagliare l'utilità della combinazione. Ha accennato alla difficoltà che per raggiungere una tale unione presentano le precarie situazioni di bilancio dell'Italia e della Francia. E perciò la unione doganale non può prescindere da un dichiarato intervento finanziario americano, intervento che potrebbe essere studiato con il concorso e la partecipazione del Fondo monetario.

Le conversazioni preventive che , come le ha comunicato l'ambasciatore Quaroni, comincieranno il giorno 20, da parte di Anzilotti e di un esperto francese, dovranno prendere in esame, sempre in termini generali , questo argomento ed altri pure di massima, inerenti alla progettata unione doganale. La dichiarazione generica di un accordo, a quanto pensa Alphand, rinettendo con questo il pensiero del Quai d'Orsay, dovrebbe avvenire prima che il Congresso americano sia chiamato ad esaminare c discutere i risultati della Conferenza di Parigi. In sostanza Alphand ritiene impossibile poter giungere fra noi nel giro di due settimane ad una conclusione sia pure di larga massima e quindi pensa che la dichiarazione potrebbe avvenire nella prima quindicina di ottobre.

Successivamente all'incontro con Alphand ho conferito con il secondo delegato olandese . Ho incominciato senz'altro a prospettare l'opportunità che il gruppo Benclux riesamini la possibilità della sua adesione ad una unione doganale anche senza la partecipazione inglese. Ho posto in evidenza che l'atteggiamento inglese risponde alla difesa degli interessi imperiali più che europei, mentre la vita e lo sviluppo economico del Belgio, dell 'Olanda e del Lussemburgo sono intimamente legate alla vita ed alle sorti dell'economia dell'Europa.

Il delegato olandese mi ha assicurato che avrebbe proposto ai suoi colleghi di riesaminare la questione per quanto consideri difficile un diverso atteggiamento.

In serata ho avuto un secondo incontro con i delegati olandesi. Essi hanno affacciato nuovamente serie difficoltà per una unione doganale che abbracci i Paesi europei , inghilterra esclusa. Le ragioni addotte riguardano in particolare l'Inghilterra e la Francia; circa l'Inghilterra i delegati olandesi sperano che la situazione politica dei Dominions induca l'Inghilterra a dare tutto un diverso orientamento alla sua politica economica. La sempre maggiore autonomia che i Dominions vanno acquistando dovrebbe secondo i delegati olandesi consigliare il Governo inglese a guardare più all'Europa che all'Impero il quale va perdendo gradualmente la sua forza e la sua unità. Per quanto riguarda la Francia essi considerano gravi le difficoltà da superare per una eventuale unione doganale. La Francia ha tariffe di protezione molto alte che non possono essere accolte dal Belgio e dall'Olanda; anche se si potessero concordare tariffe medie tra quelle attualmente in vigore nel Benelux e quelle francesi questa media sarebbe sempre troppo alta in confì·onto all 'indirizzo economico che il Belgio e l'Olanda intendono seguire.

La nostra politica ·--essi hanno dichiarato si ispira a principi di libertà commerciale e non a criteri protezionistici. Di più l'unione doganale comporta necessariamente, in un domani prossimo, una unione economica c questa non può realizzarsi se non sulla base di una comune politica generale. Son queste le ragioni che lasciano perplessi i delegati del Benelux.

La situazione finanziaria della Francia e conseguentemente quella monetaria aggravano ancora più queste preoccupazioni e queste perplessità.

È supernuo che faccia osservare che le considerazioni fatte dai delegati olandesi per quanto riguarda la Francia si estendo no a nche al nostro Paese, che gli stessi delegati per evidenti ragioni non hanno menzion ato.

Come vede le trattative per una unione doganale generale e regionale si svolgono nel quadro e nell'ambiente della Conferenza. È nella logica e nella realtà dei fatti. Non so quindi a che cosa ella intenda riferirsi quando nel suo telegramma 4194 dichiara «che trattative per unioni doganali dovranno essere a suo tempo condotte fuori Conferenza».

Indubbiamente ella ha inteso riferirsi all 'esa me dei problemi concreti di carattere commerciale, finanziario ed economico, esa me che dovrà seguire l'eventuale dichiarazione comune da farsi in via pregiudiziale e su questo non soltanto mi dichiaro d'accordo, ma ho già telegrafato che acco rreranno --per tali conversazioni -esperti che abbiano una conoscenza approfondita dei singoli settori che essi dovranno rappresentare.

ALLEGATO

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL COM ITATO ESECUTIVO D E LLA COOPERAZIONE ECONOMICA EUROPEA

0JCHIARAZ!ONE5 Parig i. 5 agosto l <J4 7.

Le dévoloppcment des échanges comme rciaux a été cxamme jusqu'ici par no us et continue ù ! \~tre en fonction dc l'amélioration qui do it étre apportée à la situati o n éco nomique européenne. L'augmentation dc la productio n. l'accroisscmcnt du pouvoir de consommation ne peuvent étre réalisés que par l'intensification des échanges internatio naux. La Chartc d'organisation internationalc du commerce qu'on est cn train dc discuter ù Genève tend ù assurcr a u monde un commerce plus libre, un e activité économique plus stable, un progrès continu des éc ha ngcs. Les objectifs qu'o n se propose ù Genève sont éga lement à la base du pian Marshall. Non se ulement, mais, comme il a été justement remarqué. le pi a n Marshall veut o ffrir a ux Pa ys curopéens les moyens et Ics instruments sa ns lesq uel s leur adhésion à la C ha rte internationale resterait ineffìciante.

Il est évident cependant qu'il ne sutTit pas de dégager les vo ics du cummerce internatio nal dcs entravcs qui le génent pour rclever I' Europc d'une crisc économique qui mcnacc so n existencc mème, tout comme il ne suftìt pas, pour résoudrc le problème des échangcs. d'élimincr de s acco rd s toute clausc différentielle ou to ut traitcmcnt préfércntiel.

Le rég imc des échanges n'est quc le retlet de la situation économique telle qu'elle existc à l'intérieur de chaque pays et dans le monde enticr.

Lcs ditTicultés d'approvisionncmcnt en produits de base, la rarcté dcs dispo nibilités en devises, l'insuffi sa ncc dc capitaux et de nouveaux apports d'épargne pcrmcttant de faire face aux besoins de la rcco nst ruction et à la néccssité d 'in stallations nouvellcs obligent presque tous les Gouvcrnement s à appliquer une politique de restriction et dc contròle.


s Il documento reca la seguente annotazione di G razz i: «Cattani, non mi pa re che la de legazio ne si sia attenuta correttamente alle istruzioni. Essa doveva dire che l'Italia era fa vo revo le a lle uni o ni doganali in genere e specie con i Paesi circonvicini: invece mi pare che abbia scoraggiato il concetto e non abbia fatto nessun cenno ai Paesi confinanti».

Contrale des changes, contingentements, licences primes à l'exportation, prix politique pour Ics produits les plus importants constituent Ics é\éments d'une politique restrictive qui souvent n'est pas intentionnelle mais subie. Il s'agit en somme de mesures qui sont imposées par !es circonstances, par des difficultés inhérentes à une situation économique exceptionnelle qui ne peut trouver une solution autonome, mais peut se résoudre seulemcnt dans le cadrc d'une collaboration intcrnationale. D'ailleurs de fait \es Etats sont obligés à pratiquer une politique rcstrictive des échanges tant quc persiste l'actuelle situation de gène, est reconnue par le projet mème de la C harte internationale dont l'art. 86 prévoit «tout membre peut restreindre le volume ou la va leur des marchandises doni il autorise l'importation, dans la mesure où l'exige la protecti o n de sa balance des comptes et de ses réserves monétaires».

C'est qu'en fait, pour pouvor revenir à un régime de liberté des échanges, comme il est prévu par la Charte internationale et conformément aux idées directriccs de nos travaux, il est nécessaire d'abord d 'oter les causes de caractère économique et financier qui , pour le moment , obligent !es Gouvernements à pratiquer une politique d'accords bilatéraux, de tarifs diffèrentiels, bref de contrainte. C'est à la suppression de ces causes que doit tendre le pian Marshall. Et c'est seulement dans la mesurc où pourra ètrc réalisée la coopération européenne et reçuc l'aide américaine quc nous verrons disparaltrc les obstacles qui s'opposent à la librc cxpansion du tnlfic pour !es Pays europécns.

Na turellement, nous ne dcvons pa s oublier la situation réelle et , tout en nous efforçant d'atteindrc l'objectif fina! , nous ne pouvons pas nous dissimuler que cct objectif ne pourra ètre atteint quc par étapes successives.

Une plus étroite liaison et de plus profonds rapports entrc les Pays qui adhèrcnt au pian Marshall ne pourront se vérificr -dans une premièrc période to ut au moins qu'à la condition dc permettrc l'applicatio n de clauscs susceptiblcs de favo rise r et dc facilirer ces rapports mèmes.

D 'aillcurs la Charte internationale elle-mème prévoit l'applicati on provisoire de clauscs d.ifférentiellcs dans le cas d 'accords régionaux. L'exception est cnco re plus exphcite en ce qui concerne !es unions douanières là où la Charte reconnait que l'engagement à ne pas conclurc d 'accords préférentiels ne s'étcnd pas justcmcnt à l'établisscment d ' unions douanières .

Nous devrions en conclure que Ics unions douaniéres sont la forme la plu s généralement acceptée et celle qui répond le mieux au projct d' une meilleure organisation interna tionale du commerce. Pouvo ns-nous nous préparcr à conclure une enten te qui réunisse en une mème unité douanière Ics Pays adhérents a u pian Marsha ll? Le délégué de la Hollande, au cours de so n rcmarquable exposé a mis en lumièrc Ics graves difficultés qu'il a fallu surmontcr pour réaliser dans tous ses complexes détails l'unio n du groupc Benelux, mais il a montré aussi que !es difficultés ne peuvent nous arrèter dans notrc cffo rt, et justcmcnt l'ex périence du groupe Benelux pcut représenter pur nous un enseigncmcnt utile. Celte cxpérience nous indique que l'idée dc rasscmblcr dès le premicr moment 16 Pays dans une union douanièrc est peut-ètre une entrcprisc téméraire et qu'il est plus souhaitablc de passcr d'abo rd par la formule d'unions plus restrcintcs. C'est cc que nous devrions examiner ici.

Mais cc qui est essenticl c'est de commcnccr: car memc si o n l'applique à dcs groupes plus restreints, notrc tache ne sera ni facile ni rapidement accomplie.

Une union douanièrc embrasse des problèmes très complexes: monnaie, prix à la productio n, salaires, potcntiel de capita i et dc travail ; cc so n t tous d es problémcs qui pour ètrc résolus exigcront de l'opiniàtreté et une compréhcnsion réciproque si l'on veut quc le résultat atteint so it conforme à l'intérèt des Pays adhérents sans créer d ' une part dcs situations privilégiées ni d 'autre part des zones de dépression économique, qu'il tà ut au contra ire éviter pour des raisons politiques et sociales.

La délégation italienne déclare pour sa part qu'elle est prete à donner son adhésion à toute initiative tendant à réaliscr une collaboration concrètc cntre Ics Pays curopéens.

Le Gouvernement italien a déjà pourvu à nommer une commission qui est en train d'étudier tous Ics problemes inhérents aux unions douanières.

Dans l'esprit de la Charte internationale et des buts fixés par le Général Marshall, nous ne devrions négliger l'examen d'aucune des possibilités qu'aujourd'hui on nous offre d'une reconstruction de l'Europe.

Je laisse aux collègues du Comité de juger si cette tàche devra ètre confiée au Comité de la balance des paiements ou à toute autre commission constituée dans cc but.

334 1 Ma nca l'indicazione della data di arrivo. 334 4 Vedi D. 295, no ta 2.
335

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11151/556-557. Parigi, 16 agosto 1947. ore 14,03 (per. ore 19,15 ).

Suo 12006/c. 1 .

Essendo tutti attualmente in vacanza ho potuto parlare soltanto con Couve.

Mi ha detto che, ad opinione Governo francese, non c'è dubbio che, a meno che Russia ratifichi trattato in tempo, si avrà sua netta opposizione ad ammissione Italia O.N.U., opposizione che attuale costituzione O.N.U. non dà mezzi di superare. Francesi per loro conto ritengono che Russia non (ripeto non) ratificherà se non dopo riunione novembre.

Mi è stato fatto rilevare che solo due degli Stati zona russa hanno fatto domanda ammissione O.N.U. Siccome è prevedibile che U.S.A. faranno obiezione ad Ungheria (che pure ha ratificato trattato) questo non tàrà che confermare Russia suo atteggiamento negativo ingresso Italia. Unica possibilità che potrebbe esistere, del resto poco probabile, sarebbe che si addivenisse accordo Russia Stati Uniti per non fare obiezione reciprocamente ad Italia ed Ungheria.

Ho fatte presenti a Couve nostre considerazioni. Mi ha detto che Governo francese se ne rende perfettamente conto, ma che in pratica unica cosa che possono fare Alleati occidentali è prendere apertamente posizione in nostro favore in modo che sia chiaro ad opinione pubblica italiana che unico ostacolo nostra ammissione è U.R.S.S. Mi ha assicurato intenzioni francesi a questo riguardo.

Purtroppo quanto mi dice Couvre mi sembra esatto. Ritardo ratifica da parte russa, quali che siano ragioni profonde, giuoca evidentemente adesso se non su desiderio ritardare nostro reinserimento politica internazionale almeno su quello opporsi politica americana nostro favore in questo senso. Essi si riservano questione a scopo negoziato e non cederanno finché U.S.A. non avranno loro ceduto quella che essi intendono come contropartita. Non credo quindi che azione che possano svolgere in nostro favore America od altri Paesi presso Mosca e tanto meno presso delegato russo O.N.U. (che non ha nessuna autorità) possa avere qualche risultato.

Tornerò a parlare a Bidault quando sarà di ritorno ma non credo potrà dirmi più di quanto mi ha detto Couve.


335 l Vedi D 308.
336

L'AMBASCIATOR E A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO D EGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11155-11 l 53/558-559. Parigi. 16 agos to 194 7. ore /4,06 ( p er. ore 19, l 5 ).

Fra ncesi so no piuttosto preocc upati da atteggiamento nega ti vo ass unto da ingles i nei rigua rdi C onferenza e che si è pa rticolarmente ma nifestato in occasione nos tro in vito. appoggiato da fra ncesi, uni o ni doganali .

Mentre a lcuni qui sono portati a ttribuire atteggiamento britannico crisi politica inglese che mette Governo in grav i d imcoltà per prendere decisio ni ed a ssumere ini ziati va Conferenza, da parte fra ncese si è piuttosto portati ved ervi ripresa politica tradi zionale inglese contraria ad ogni fo rma unione europea.

Francesi temono che atteggia men to negativo Inghilterra potrà avere conseguenze su a tteggiamento Benelux e Sta ti scandinavi: seco ndo lo ro atteggiamento questi due Paesi po trà cambia re so lo se pressione americana sa rà suffici entemente fo rte da controbila nciare atteggia mento inglese.

So tto po ngo a V.S. opportunità , a nche a i fini di cui a l s uo telegramma ll 980/c. 1 , fa r presente disc reta ment e a Wa shingt o n questo sta to di cose facendo rileva re co me tutto quello che noi ce rchiam o di fare per po rta re a va nti Conferenza nel se nso desiderato si urt a di fronte atteggiamenti di cui non comprendi a mo bene ragioni. e che sa rebbe q uindi necessaria urge nte azio ne parallela amencana .

Azio ne di cui al punto 2) suo 11 980/c . mi sembra ta nto più necessaria ed urgente perché, nonostante assicurazioni ch e ci sono state qui ed a R oma, non mi sento affatto sicuro che confe renze che si svolgono attualmente fra ambasciatori Parigi Lo ndra c Clayto n tenga no prese nte anche situazio ne Italia .

A pa rte continuata assenza Dunn (spiegazio ne che ne da nno a merica ni di qui che Clayto n è persona lmente al corrente situazio ne italia na non mi soddi sfa perché lo stesso po trebbe dirsi di situaz io ne fra ncese ed inglese) sta il fatt o che stam pa america na Pa rigi. probabilmente più info rma ta di noi, continua a pa rlare esclusivamente p ro blema assistenza immediata Francia Inghilterra come ques tione che è argomento p rincipale riunion e. C iò in vista anche del fatto che, considerando che noi a bbi amo già avuto aiuti post U. N .R.R.A. e varie cose a tito li diversi come con seg uenza missione Lombardo, po trebbe sostenersi che a i nostri bisogni più urgenti è sta to pro vveduto.

Non che ritenga che saremmo del tutto la sciati fu ori da ai uti emergenza: quello che temo è che propo rzio ne aiu ti concessi ai tre Paesi possa perpetuare. a lm eno in ques to stadio , spro po rzio ne ch e finora è s ta ta ril eva ta in nostro sfavo re.



337 .

L'AMBASCIATOR E A VARSAVIA, DONlN I, AL MINISTRO D EGLI ESTERI , SFORZA

T. S.N.D. 11189/138. Varsavia, 16 agosto 1947, ore 2 1 (per. ore l/ ,30 del 17) .

Al ri torno questo mini stro affari es teri , previsto per inizio settima na entra nte. eseguirò passo prescritt omi da V. E. co n telegramma n. 107 1•

Sarò grato a cod esto ministe ro se nel frattempo vorrà informa rmi circa data prossim e di scussioni Comitato memher sh1jJ o Consiglio sicurezza e fornirmi informazioni aggio rnate circa posizione Stati membri nei riguardi nos tra doma nd a ammi ssio ne. Mi sarebbe gradito in particolare ogni a ltro dato circa atteggiamento sovietico che possa riu scirmi utile per mio intervent o presso questo Govern o, cui linea d i co ndotta è di fficil e possa sosta nzialmente divergere da quella sovieti ca 2 .

336 1 Vedi D. 303.
338

L'ONOREVOLE CAMPJLLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T ELESP R . 90 C .E. 1 . Parig i, 17 agos to 1947.

Ma nd o alcune impressioni che ho deri vato da contatti e da conversazioni av ute con esponenti di varie delegazioni all o scopo di po ter offrire elementi concreti di giudi zio sull 'ambiente della Conferenza .

Sta ti Uniti d 'A m erica . Il sign o r White, con sigliere economico dell'ambascia ta america na che segue. d' inca rico del signo r Cla yton, i la vo ri della Conferenza per il piano M a rshall, ha voluto conosce re in modo pa rticolare l' atteggiamento della delegazio ne italiana sull a questione dell 'unione doganale.

Ho nat uralmente esposto le id ee c he hanno form a to poi oggetto di proposte a l Comitato esecutivo .

Sull a situazione eco nomica dell'Italia il signor White ha most ra to pa rti cola ri preoccupazioni. Francia ed Italia debbono prendere provvedimenti rapidi e risolutivi per l'assestamento del bilancio, questo asses tamento è pregiudiziale ad ogni intervento diretto ad equilibrare la bilancia dei paga menti. Anche per quanto riguarda i prezzi il signor White ha dichia rato che l'Ita lia e la Fra ncia dovrebbero fa re una vigorosa politica di cont ro llo e d i assestamento. N aturalmente frasi generiche, ma consigli pratici, per arri vare a risultati che il signo r White a uspica, non ne sono sta ti dati .

H o fa tto notare che un Paese che ha deficien za di beni di consumo e di materie prime non può fare una certa politica dei prezzi e non può raggiun gere il pareggi o


del bilancio, se il mercato non si equilibra nelle domande e nelle offerte dei prodotti. Lo squilibrio porta all'aumento dei prezzi , l'aumento dei prezzi spinge le spese di bilancio. Egli però ha insistito pur rilevando che la situazione dell'Italia è, sotto certi aspetti, migliore di quella della Francia.

Ho detto al signor Clayton · -ha detto il signor White -che «se dovessi avere un incarico per concorrere a risanare una situazione finanziaria e destabilizzare i prezzi, sceglierei l'Italia, e questo per due ragioni prevalenti:

l) perché l'Italia ormai non ha più colonie e quindi sono chiusi i pozzi in cui si buttano i quattrini senza risultato;

2) perché il popolo italiano ha mostrato in questo dopoguerra una tale capacità di ricupero , una volontà di lavoro ed un adattamento alle difficoltà, da dare il massimo affidamento per una vigorosa ripresa dell'economia nazionale».

Ho dato le informazioni che potevo sugli sforzi compiuti dall'Italia in materia fiscale per risanare il bilancio ed ho messo in rilievo che un Paese, che ha una eccedenza di forze di lavoro come l'Italia , ha bisogno di capitali di investimento oltre che di beni di consumo per assestare la sua economia. Bisogna intervenire contemporaneamente su tutti i settori. Non si può chiedere al Governo di provvedere a risanare il bilancio e a stabilizzare i prezzi se contemporaneamente non si provvede ad un adeguato rifornimento di materie prime e di beni di consumo e ad un investimento di capitali capaci di sviluppare le attrezzature e gli impianti per una maggiore produzione e per un maggior assorbimento delle forze lavorative.

Il signor White ha concluso assicurando che avrebbe riferito l'oggetto della .nostra conversazione al signor Clayton.

Inghilterra. La delegazione inglese ha rivolto un invito alla delegazione italiana per un incontro. Nell'assenza del capo della delegazione, signor Franks, erano presenti il vice delegato signor Harris e due consiglieri dell'ambasciata. li signor Harris desiderava conoscere il nostro pensiero sull ' unione doganale. Ha dichiarato che l'Inghilterra, per quanto consideri favorevolmente un progetto di unione doganale difficilmente potrà aderirvi, almeno in un primo momento, per la particolare situazione che la lega ai Dominions. Vedrebbe però volentieri una unione doganale franco-italiana . Ha chiesto se su questo piano fossimo anche noi e se qualche passo fosse già stato fatto . Ho risposto che l'atteggiamento dell 'Italia è sempre diretto a raggiungere una unione generale, che questa unione generale è legata unicamente all'atteggiamento inglese. Se l'Inghilterra non aderisce, difficilmente il Benelux e i Paesi scandinavi aderiranno. L'Italia guarda alla realizzazione di una unione regionale soltanto nel caso in cui una unione generale non possa concludersi. Ho dichiarato che nessuna proposta e nessun progetto di unione regionale esiste né nei confronti della Francia né nei confronti di altri Paesi.

Dalla conversazione ho tratto il convincimento che l'Inghilterra non parteciperà -almeno in una prima fase -ad una unione generale. Tiene ancora a mantenere l'unità imperiale e quindi a restare una Potenza a metà europea e a metà extra europea. L'adesione ad una unione doganale europea potrebbe allentare ancora più se non spezzare i legami che la uniscono ai Dominions. Per ragioni del tutto contrarie l'America vedrebbe invece con favore l'ingresso dell ' Inghilterra in una unità economica europea essendo chiaro che ogni attenuazione dei rapporti tra i Paesi componenti il Commonwealth giova agli interessi americani.

L'impossibilità, almeno momentanea, di partecipare ad una unione doganale europea fa dell'Inghilterra un elemento contrario al raggiungimento di questa unione fra i Paesi del Continente. Una soluzione del genere potrebbe contrastare l'influenza dell ' Inghilterra che, anche se attenuata, è sempre viva in alcuni Paesi di Europa e particolarmente nei Paesi scandinavi e nel gruppo Benelux il cui atteggiamento alla conferenza riflette l'indirizzo inglese.

L'atteggiamento dell ' Inghilterra, nei confronti del piano Marshall , presenta molti punti in ombra. Credo che una effettiva cooperazione europea non rientri nel suo programma. La preoccupazione prima se non unica è quella di avere aiuti adeguati per sostenere la sterlina. Le campagne di stampa, i provvedimenti ultimi adottati dal Governo di Attlee tendono a dare all'opinione pubblica americana una impressione di gravità superiore forse al reale. Questo è fatto per spingere gli americani a intervenire prima ancora che il Congresso possa esaminare le risultanze del piano Marshall. L'atteggiamento assunto in seno alla Commissione finanziaria è al riguardo molto eloquente. Si vuole avere un aiuto subito senza sottoporsi a esame e controlli da parte americana e, peggio ancora, senza assoggettarsi ad una politica economica che tende a spingere l'Inghilterra contro l'area europea accentuandone il distacco dai Dominions.


339 .

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 95 C .E. Parigi, 17 agosto 1947 1

Durante i lavori della Conferenza si è fatto spesso riferimento al problema dell'unione doganale ma sempre di sfuggita quasi che le difficoltà per la sua attuazione e gli interessi particolari di alcuni Paesi consigliassero a non affrontarne a fondo la discussione.

Abbiamo ritenuto opportuno, dopo preventivi accordi con l'ambasciatore Quaroni , di porre noi il problema nella sua interezza per obbligare ciascun Paese a dichiarare apertamente il suo atteggiamento su questa fondamentale questione.

La seduta del Comitato esecutivo del 14 agosto è stata integralmente dedicata alla discussione della proposta italiana che qui in copia si allega 2 .

Preventivamente avevo fatto parola delle nostre intenzioni al presidente della Conferenza ed alla delegazione francese e tanto il signor Franks che il signor Alphand si erano dichiarati favorevoli ed assicurato che avrebbero appoggiato in sede di discussione la nostra proposta: infatti nel Comitato esecutivo francesi, inglesi ed olandesi hanno sostenuto il progetto nella sua impostazione di massima, soltanto da parte norvegese si sono sollevate eccezioni. La Norvegia considera la proposta di una unione doganale dei Paesi aderenti al piano Marshall, assorbita dalle di


339 1 Manca l'indicazione della data di arrivo. 2 N•Jll pubblicata.

scussioni che si stanno svolgendo a Ginevra --per iniziativa dell'I.T.O . -sul regime degli scambi internazionali.

La riunione del Comitato esecutivo del 14 si è chiusa con una dichiarazione del presidente. Ringra ziata la delegazione italiana per l'apporto positivo arrecato ai lavori della Conferenza, ha proposto di sottoporre l'argomento del regime degli scambi e dell'unione doganale alla discussione e all'esame del Comitato di cooperazione convocato in seduta plenaria per il giorno 15.

Jeri si è infatti riunito il Comitato di cooperazione nel quale il presidente Franks ha fatto una lunga esposizione che si allega alla presente. Nell 'esposto il signor Franks ha riassunto i termini generali del problema , sia per quanto riguarda la necessità di liberare gli scambi internazionali dalle limitazioni e dalle discipline che oggi li vincolano, sia illustrando l'opportunità di unioni doganali con riferimento alla proposta avanzata dalla delegazione italiana . Ha inoltre messo in evidenza la particolare situazione dell'Inghilterra per i rapporti che la legano ai Dominions. Al signor Franks ha fatto seguito il signor Alphand . Questi ha tenuto particolarmente a sottolineare che una libertà di scambio e una eliminazione, sia pure graduale, delle cla usole discriminatorie non può venire che nell'ambito di una unione doganale. Ha consigliato che gli Stati assumano un preventivo impegno per raggrupparsi in una unione doganale, impegno che dovrebbe anche considerare un periodo di tempo pluriennale necessario per preparare il passaggio dagli attuali regimi nazionali a quello collettivo, passaggio che comporta l'esame e la risoluzione di un complesso di gravi problemi che investono il campo economico, commerciale e monetario .

La discussione sarà ripresa lunedì. La delegazione italiana si riserva naturalmente di intervenire per riprendere la tesi che ha già prospettato e sostenerla d'accordo in particolare con la delegazione francese.

Le dichiarazioni l'atte dal delegato inglese Franks hanno dato a taluni l'impressione che l'Inghilterra non scarta a priori la possibilità di far parte di una unione generale europea. Ritengo però che l'impressione sia eccessivamente ottimista e che questa eventualità sia da considerarsi molto lontana.

337 l Ved i D 314. 2 Per la rispos ta vedi D. 342. 338 1 T es to della ritrasmiss io nc ai minist eri del Tesoro. Finanze. Commercio estero e Industri a (T. urgentissimo 12572/c. del 22 agos to).
340

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ÀLL'AMBASClATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T . SEGRETO .PER CORRIERE 12257/c .1 . R oma, l 8 agosto 1947.

Come V.E. ha visto delegazione italiana Parigi ha proposto che Conferenza non perdasi dettagli o raccolte statistiche ma affronti in pieno questione collaborazione sostanziale europea onde adeguarsi criteri informativi americani . Ha per ciò proposto commissione per studio unioni regionali che dovrebbero sboccare unione europea. Delegazione francese ha appoggiato.


Abbiamo invece certezza, il che preoccupa vivamente anche Governo francese, che da parte inglese assumesi atteggiamento del tutto negativo.

Può essere che ciò sia dovuto a crisi interna britannica oppure al desiderio mantenere inalterato sistema preferenziale interimperiale oppure a opposizione tradizionale a qualsiasi forma unione europea.

Comunque atteggiamento inglese potrà intluire sui piccoli Paesi specie scandinavi, a meno che su questi e su gruppo Benelux non si eserciti contraria pressione americana.

Voglia illustrare codesto Governo questi concetti aggiungendo che da parte nostra si è fatto quanto possibile adeguarsi criteri informativi americani e che seguiteremo su questa via: ma che occorre a nostro avviso che essa ci sia spianata da amichevole ma deciso intervento americano in Inghilterra.

340 1 Il presente telegramma era diretto anche alle rappresentanze a Lo ndra e Parigi .
341

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSlO

T. S.N.D. 12327/120. Roma, 18 agosto /947, ore 22.

Suo 284 1•

Mozione delegato siriano come riportata da nostra ambasciata Washington propone «raccomandazione» per accoglimento senza ulteriore discussione da parte Comitato domande quattro Stati ex nemici appena completate formalità giuridiche ratifiche (la parola precedente è al plurale). Predetto delegato ha evidentemente inteso riferirsi a ratifiche non solo Stati interessati ma anche Quattro Grandi .

In quanto poi a dichiarazione italiana favorevole ammissione O.N.U. altri Stati ex nemici , come V.E . giustamente osserva , non mi sembra potrebbe modificare atteggiamento russo né sarebbe comunque producente, non avendo oggi Italia veste alcuna per far sentire sua voce in seno O .N .U. 2 .

342

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVJA, DONINI

T. S.N.D. 12329/1 IO. Roma, 18 agosto 1947, ore 22.

Suo 138 1• Commissione membership ha chiuso suoi lavori presentando giorno li agosto a Consiglio sicurezza rapporto votato a maggioranza su ammissioni. Delegato russo

~41 l Vedi D. 318. 2 Per la risposta vedi D. 350. 342 l Vedi D . 337.

proposto rinvio discussione ammissione Stati ex nemici dopo completamento formalità ratifiche. Nel corso discussioni U.R.S.S. non ha modificato suo atteggiamento su questione generale di principio (che in pratica viene a bloccare nostra immediata ammissione per mancanza ratifica russa) ma non ha preso parte quando si è discusso il caso dell'Italia. Delegato polacco, pur dichiarando non aver istruzioni dal suo Governo, ha aderito a tesi sovietica sulla questione generale di principio.

Australia allineatasi con U .R.S.S. e Polonia nell'interpretare questione giuridica della ratilìca. Delegato siriano assunto posizione ondeggiante cercando far adottare una sua proposta compromesso, non accettata. Stati Uniti , Gran Bretagna. Cina. Francia, Brasile, Belgio e Columbia favorevoli nostro ingresso immediato.

Consiglio di sicurezza si riunisce pomeriggio oggi 18 agosto per esame questione. Sessione avrà termine 22 o 23 corrente2 .

343

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

TEI.ESPR. SEGRETO 26037/c. Roma , 18 agosto 1947.

Le osservazioni esposte da V.E. nel suo 692 del l Oagosto 1 sembrano piuttosto essere indirizzate all'atteggiamento generale del Governo che non alle istruzioni ministeriali man mano inviate sia alla delegazione che all'ambasciata. Inlàtti, a parte la sua frase relativa allo scarico di responsabilità che « sarebbe ora dal campo burocratico passato nel mondo politico» non si può non rilevare che le istruzioni ricevute dalla delegazione, oltre quelle avute in partenza, consistono principalmente nei processi verbali delle riunioni del Comitato ministeriale (C.I.R.), e solo nei telegrammi n. 375, 383 2 , 410\ mentre le altre istruzioni contenute in telegrammi diretti a V .E. (ad esempio il n. 3864 che precisamente tiene conto delle osservazioni avanzate nei suoi 461, 462, 463 )5 mirano o ad alleggerire quanto di troppo rigido vi fosse nei verbali di cui sopra, o a lumeggiarli alla luce di considerazioni politiche che , mi sembra, concordavano, talora incrociandosi , con quanto V.E. segnalava , o intìne si riferivano al progetto di unione doganale. esulando quindi dall'oggetto del suo rapporto.

Ciò premesso. e passando ad un esame particolare di quanto contenuto nel rapporto stesso, non vedo quali siano le osservazioni e critiche che sarebbero state mosse all'atteggiamento della delegazione, a parte taluni accenni a opportunità di prendere iniziative allorché, nei primi giorni, non era sembrato che ci




2 Vedi DD. 226 e 236.


3 Del 9 agosto . non pubblicat o .


4 Vedi D. 241.

' Vedi D. 231.

fosse stata da parte nostra una presa di posiZione quale era stata decisa dal predetto Comitato prima che la delegazione partisse. Vorrà certo V.E. convenire che è in queste ultime settimane col mutare delle circostanze, e, vorrei aggiungere, col conforto di istruzioni precise, che la delegazione italiana ha assunto un atteggiamento più netto e meglio inserito nel punto di vista americano che coincide col nostro.

Non si comprende bene, quindi, l'accenno a uno scarico di responsabilità. I verbali del C.I.R., per contro, corrispondevano o a quella latitudine che deve essere lasciata da chi dal centro segue una situazione lontana che si evolve rapidamente giorno per giorno, e direi quasi ora per ora, o a quei criteri più precisi che tengono conto delle nostre necessità interne, sia economiche che politiche, cui la delegazione si è, specie nelle ultime settimane, sostanzialmente e meritevolmente attenuta.

Quanto alle «oscure macchinazioni» che sarebbero da noi temute ad opera delle Potenze estere contro di noi, è da ritenere che tale frase non possa riferirsi che a tre ordini di timori dei quali le istruzioni governative hanno indirettamente tenuto conto. Anzitutto quello di una richiesta di prestiti fatta dalla Francia e dall'Inghilterra, la quale conducesse al sabotaggio della Conferenza. Di tale timore, parmi, anche V.E. si è reso interprete. Il secondo era che la Conferenza non giungesse che a delle modeste raccomandazioni di progressive riduzioni tariffarie le quali, se per noi forse nocive, sono in se stesse per lo meno irrilevanti, a meno che non conducano, come già a Ginevra nel 1932, ad un preventivo generale aumento del protezionismo. Il terzo era -ed è che da parte americana, per tradizione, per simpatia o per altri motivi, si giunga a riconoscere alla Francia una situazione di preminenza nei rispetti dell'Italia, la quale preminenza non tenga conto né della entità dei nostri bisogni, né dell'aumento della nostra popolazione, né della povertà del nostro suolo, né infine delle nostre possibilità lavorative: elementi tutti, questi, che hanno consigliato al Comitato dei ministri di chiedere che all'Italia venga assicurato un trattamento di giustizia, cioè di parità proporzionale con quegli aiuti che potessero venir dati alla Francia.

Ciò, perché il pericolo è, e ciò non sarà certamente sfuggito a V.E., che attraverso l'accoglimento delle risposte ai questionari, da ciascun Paese presentate a propria discrezione, si vengano a determinare dei plafònds immutabili per un quadriennio e forse più, alle condizioni di alimentazione e di produzione dei Paesi stessi: in altre parole, che si cristallizzino o situazioni preesistenti, che per noi erano di povertà e di bassissimo tenore di vita, o quelle che possono scaturire da dati mal interpretati, cioè con malafede o, per lo meno, con mancanza di giustizia.

Sono, questi, giusti timori che non possono identificarsi con quelli di macchinazioni altrui, ma che debbono essere tenuti presenti sia da chi impartisce le istruzioni sia da chi le esegue.

Resta infine la questione più grave posta in risalto da V.E. cioè quella della svolta politica che la Conferenza rappresenta, tanto per l'Europa in genere quanto per i singoli partecipanti in particolare; e delle imposizioni, per non dire dei controlli, che potrebbero o potranno venir posti dal Governo americano in relazione agli aiuti da esso concessi. Trattasi di un argomento estremamente importante, e non facile. Ma il meno che può dirsi e ciò risulta dalle comunicazioni che le sono state inviate sia direttamente sia in copia, per sua documentazione --è che l'importanza politica della Conferenza non è mai -sfuggita né a questo ministero né agli organi di governo, i quali è però giusto abbiano a cercare nei limiti del possibile, ed anche se non si è sicuri di attenerla, la maggior possibile limitazione a controlli

o misure di tal genere, sia politiche, sia economico-finanziarie.

Di questa ultima eventualità, il Comitato ministeriale si è in special modo preoccupato. È chiaro che un controllo troppo evidentemente estraneo che ci fosse imposto per sorvegliare l'utilizzo delle risorse finanziarie concesseci (e di ciò trovo traccia anche nei rapporti della delegazione), rischierebbe condurre ad intromissioni non scevre di pericoli per le nostre produzioni e pel nostro commercio estero.

Sia tuttavia ben inteso che il Governo della Repubblica non è a priori avversario di forme di controlli reciproci che emanino da enti internazionali da crearsi, nei quali noi stessi abbiamo una parte di sovrana iniziativa. Noi vogliamo fare lealmente la strada che porti ad una Europa organizzata cui possano aderire presto

o tardi tutti i Paesi europei, eliminando così ogni pericolo di blocchi ostili.

342 2 Per la risposta vedi D. 356 . 343 1 Vedi D. 298.
344

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 12331/12. Romu, 19 agosto 194 7, ore 14.

Suo telegramma 21 1• Prima ancora ricevere suo rapporto~ pregola precisare codesto Governo che quanto da noi richiesto corrisponde interesse comune due Paesi.

Desideriamo che accordo economico costituisca base nuovi rapporti e nuova atmosfera politica tra Italia e Jugoslavia. Per raggiungere scopo è quindi necessario evitare qualsiasi stato di cose che possa turbare anche parzialmente tale atmosfera il che non mancherebbe di accadere se vitali interessi migliaia lavoratori della pesca che non possono altrimenti vivere apparissero posti in non cale sia da parte nostra sia da parte jugoslava.

Non è quindi un collegamento fra due accordi che noi desideriamo. Come è stato spiegato questo ministro Jugoslavia. che mi disse averlo compreso, è nell'interesse comune che noi stimiamo necessario che al momento della firma dell'importante accordo economico esista un impegno a procedere al più presto ai negoziati sulla pesca i quali si fonderanno come tutti i negoziati sul concetto economico del dare e dell'avere.

l due atti quindi perfettamente separati tra di loro non hanno altro collegamento che lo scopo di dissipare turbamenti che si verificherebbero lungo tutta la costa occidentale dell'Adriatico cioè proprio nelle zone ove desidero creare i semi di una intesa profonda.


344 1 Del 15 agosto, con il quale Martino aveva riferito una parte del suo colloquio con Simic di cui al D. 320. 2 Vedi D. 320.
345

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 12337/482. Roma. 19 agosto 1947. ore 12.30.

Ho ricevuti i suoi telegrammi nn . 662, 663 , 664 1 ed ho preso nota dei vari passi fàtti da V.E. sul problema della nostra ammissione.

Concordo con la linea di condotta espostale sottosegretario Lovett soprattutto rilevando importanza dell'azione che potrebbe venire opportunamente preparata in seno Assemblea al fine di provocare voto per riesame d\l parte Consiglio sicurezza della nostra ammissione.

Ho peraltro considerato attentamente proposta esperto giuridico del Dipartìmento di Stato. Mi sembra che essa possa rappresentare formula transazìonale di cui mi auspicavo raggiungimento con mio telegramma n. 120062 . Ratifica russa se oggi non è prevedibile può, in un prossimo domani, aver luogo permettendo così nostro ingresso durante imminente sessione Assemblea .

Mi rendo conto che rigida applicazione nonne e principi dello Statuto possa condurre all'interpretazione sostenuta da delegato sovietico che ha trovato appoggio anche presso altre delegazioni. Tuttavia mi sembra che proposta esperto giuridico possa essere opportunamente sviluppata suggerendo che Consiglio di sicurezza potrebbe trasmettere ad Assemblea proposta nostra ammissione sub condicìone che essa diverrà operante subito dopo entrata in vigore del trattato di pace.

Assemblea, pur accettando proposta così formulata, potrebbe, nella sua sovranità, riservarsi eventualmente diritto riesaminarla qualora entro un ragionevole periodo di tempo trattato non avesse potuto entrare in vigore per mancanza di una delle ratifiche necessarie.

Per noi, oggi è essenziale entrare alle Nazioni Unite; quindi ogni via deve essere tentata per ottenere lo scopo che ci proponiamo'.

346

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI

T. 12338/200. Roma. /9 agosto 194 7. ore 11,30.

Iniziativa codesto Governo per revtsione trattato pace 1 ha ricevuto sinora adesione soltanto taluni Governi americani. Tutti hanno però manifestato atteggia



2 Ved i D . 308 .

J Per la risposta vedi D. 348.


mento comprensione solidarietà nostra causa. Ogni qualvolta presentatasi occasione abbiamo pertanto suggerito che tale atteggiam ento venga manifestato prossima sessione O .N.U. anche indipendentemente da concrete proposte revisione.

Confidiamo comunque che raccomandazione Argentina e Paesi che hanno già aderito iniziativa venga presentata Assemblea O.N.U. Pregola riferire circa attuale stato ini ziativa stessa e intendim enti codesto Governo al riguardo1 .


347 .

L'AMBASCIATORE A WASHJNGTON, TARCHIANI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 11293-11294-11278-11295/669-670-671-672. Washington, /9 agosto 194 7, ore 16,20 ( per. ore 9, 30 del 20).

Seguito miei tel egrammi del 15 corrente 1• Riassumo discussioni ieri pomeriggio Consiglio sicurezza su domande ammissioni O .N .U.

l) Seduta iniziatasi con annuncio da parte presidente (delegato Siria) che avrebbe ripresentato mozione già sottoposta al Comitato membership (richiamo telegramma n. 628) 2 . Subito dopo segretario generale aggiunto, su istru zioni Trygve Lie, ha ripresentato risoluzione già ava nzata da segretario generale in seduta Consiglio di sicurezza del 28 agosto 1946 per accettazione in blocco tutte domande a quel tempo presentate. Ha specifica to sua proposta come segue: a) accettazione immediata cinque Stati rinviati anno scorso nonché Yemen e Pakistan ; b) ammissione quattro Stati ex nemici e Austria subito dopo en trata in vigore trattati pace. Presidente ha fatto quindi circolare tra delega ti propri a mozion e suindicata, che è da supporre analoga a quella indica ta in citato telegramma 628, non avendo egli fatto in tempo a darne lettura poiché delegato Cina si è subito opposto sostenendo necessità esame isolato singole domande nei rispettivi meriti . È perta nto caduta, senza speciale di scussione, anche proposta del segretario generale aggiunto.

2) Sono state poi esaminate cinque vecchie domande rinviate a nno sco rso da Assemblea generale. Delegati hanno ribadito stessi argomenti pro e contro svolti in Comitato rnembership. Domande sono state tutte respinte con seguente votazione: a) Albania : tre voti favorevoli (U.R.S.S., Polonia, Siria), quattro contrari (S.U.d'A., Inghilterra , Australia, Belgio), quattro astenuti; b) Mongolia Esterna: tre favorevoli (anzidetti) tre contrari (Cina , Inghilterra , S.U.d'A.), cinque asten uti ; c) Transgiorda nia : nove favorevoli, uno contrario (U.R.S.S.), uno astenuto (Polonia); d) irlanda (come per Transgiordania) ; e) Portogallo: nove favorevoli , due contrari (U.R.S.S. e Polonia), quest'ultima per motivi già indicati in telegramma n . 63 11 .




1 Vedi D. 287.

3) So no state votate ad unanimità ammissioni Yemen e Pa kista n.

Riferisco nei dettagli discussione svoltasi su questione ammissione Stati ex nemici, raggruppando varie dichiarazio ni fatte successivamente d a stessi delegati .

Discussione apertasi co n esame domanda ungherese.

Gromyko ha chiesto subito rinvio votazione «a momento opportuno» domande tutti gli Stati ex nemici che secondo lui rientrano in unica categoria poiché trattati non sono entrati in vigore ; idem per Austria. In sostanza ha ripresentato proposte già avanzate da suo supplente in Comitato ammissione (mio telegramma n. 605)3 .

D elegato america no Johnson si è immediatamente opposto rinvio chiedendo separata votazione su singole domande (vedere punto A mio telegramma del 15 corrente). Ha sottolineato necessità prendere in considerazione «effettiva situazione» e non astrazione di ri tti. Dopo criticato situazione Ungheria ha osservato solo mancanza ratifica sov ietica impedisce entrata in vigore trattato di pace ita liano, controbattendo argomenti delegato russo circa Austria poiché qualora quest'ultima fosse stata considerata ex nem ica trattamento finora fa tto le non potrebbe essere peggiore . Successivamente, in polemica con delegato russo, ha rilevato che da gennaio sco rso era in Italia terminato controllo alleato sicchè Italia è Paese pienamente sovrano e libero come non sarebbero altri ex nemici tuttora so ttoposti regime occupazione. Disposizioni trattato di pace convenzioni a rmistizio e Statuto O.N.U. non si oppongono esame domande singoli Stati, i quali non possono essere fatti rientrare in unica categoria, date sostanziali diffe renze.

Delega to australiano si è a ssociato esame separato ciascun caso annunciando che, almeno per due, avrebbe appoggiato speciale proposta.

Delegato inglese, nel solidarizzare critica a mericana situazione ungherese, ha osservato che decisione Consiglio e successivamente Assemblea circa ex nemici dovrebbe essere condizionata, facendo intendere che ammissione detti Stati. anche se accolta. no n potrebbe diventare effettiva se non dopo entrata in vigore trattati (delegato american o si è opposto tale tesi affermando che Consiglio e Assemblea avevano diritto decidere ammissione «incondizionata»). Cadogan successivamente, pur ammettendo che mancanza ratifica sovietica -cui mo tivi gli erano incomprensibili -impedirebbe immediata ammissione Italia, ha rilevato cobelligeranza Ita lia dopo sbarco alleato, affermando inesat tezza tesi sovietica che tutti gli ex nem ici rientrino categoria uni ca, mentre poi Austria si trova in condizioni particolari. In definitiva ha dichiara to non avere obiezioni a che singole domande siano esaminate singolarmente.

Delegato polacco ha affermato accettare proposta Gromyko e non voler entrare nel merito ciascuna singola domanda poiché decisioni del Consiglio sarebbero illegali e pura accademia: O .N.U. è composto so lo da Stati sovrani ed i cinque Stati in esame non lo sono; Austria in particolare essendo occupata d a truppe quattro Nazioni diverse. Qualsiasi raccomandazione di tali domande al Consiglio sarebbe quindi contraria allo Statuto. Successivamente delegato po lacco ha chiesto pa rere legale su questione di principio del segretario generale aggiunto. Quest'ultimo alquanto imbarazzato ha obiettato difficoltà d are parere senza preparazione ade


guata: sembragli peraltro che interpretazione e applicazione Statuto dipenda decisioni Consiglio e Assemblea , pertanto Consiglio è pienamente libero pronunciarsi in merito e fare raccomandazioni circa domanda Stati ex nemici all'Assemblea.

Delegato cinese ha posto questione d 'ordine contrapponendo a dichiarazione delegato polacco circa incompetenza Consiglio, la valutazione domande inoltrate da Comitato membership in seguito trasmissione domande per esame da parte Consiglio stesso.

Gromyko polemizza con delegato americano affermando che quest'ultimo e anche Cadogan non tenevano presente decisioni dei Quattro quali registrate in preamboli trattati di pace. Pertanto solo conclusione dei trattati rendeva possibile ai Quattro appoggiare domande Stati ex nemici come anche Austria. Argomento circa mancanza sola ratifica sovietica per trattato pace italiano non spostava termini questione. Stati ex nemici facevano tutti parte unica categoria: quando loro trattati entreranno in vigore, allora U.R.S.S. appoggerà domanda detti Stati «od almeno di alcuni di essi». Intanto confermava inopportunità attuale esame tali domande.

Mozione riscuoteva tre voti favorevoli (Polonia, Siria, U.R.S.S.); quattro contreni (Francia, Belgio, Brasile, Stati Uniti) quattro astenuti (circa astenuti , specie Australia. Cimt e Colombia, delegazione americana ritiene che rispettivi delegati , sicuri rigetto mozione. abbiano desiderio non accentuare con proprio voto insuccesso sovietico nella speranza evitare ulteriore irrigidimento).

Presidente ha quindi posto in discussione singole domande cominciando da quella ungherese, specificando che Stati non accolti potranno ripresentare domanda dopo entrata vigore trattato.

Delegato polacco ha dichiarato non avere obiezioni ad ammissione Ungheria. Egli intenderebbe però astenersi da voto. data mancata entrata in vigore trattato pace. Per stanchezza generale presidente ha proposto rinvio discussione a seduta

antimeridiana 21 corrente, ciò che è stato approvato.

In occasione seduta ieri Consiglio sicurezza rappresentante «Ansa» ha avvicina to Gromyko e. facendo presente ansietà con la quale popolo italiano attende esito discussione su domanda ammissione e conseguenze politiche che ne potranno derivare. gli ha chiesto f~tre una dichiarazione per nostra opinione pubblica. Gromyko ridendo ha risposto stesse sicuro poiché avrebbe fatto seduta giovedì dettagliata dichiara zione su caso Jtalia. Giornalista ha fatto stessa richiesta a delegato americano il quale ha subito rilasciata dichiarazione trasmessa da «Ansa ».

Riassumo prime impressioni alcuni delegati Consiglio sic urezza dopo seduta ieri.

Delegato francese, molto pessimista, ha detto a nostro funzionario che non vi era nulla da fare e che decisione presa sarebbe quasi certamente contraria.

Vice delegato americano Raynor, pur non essendo molto ottimista circa esito finale, ha assicurato che delega zione americana avrebbe giocato ogni possibile carta in seduta giovedì. Mi confidò che il delegato australiano era stato convinto da americani presentare sua proposta secondo la quale Consiglio dovrebbe approvare domanda Italia e Austria solo in linea di principio, lasciando ad Assemblea generale decisione su momento ingresso effettivo. Come V.E. rileverà tale proposta è molto più elastica di quella esperti giuridici Dipartimento di Stato, di cui al mio telegramma 663.

Delegazione americana avrebbe approfittato giornata odierna per svolgere a fondo opera persuasione su inglesi affinché abbandonassero loro obiezioni per cosi dire giuridiche.

345 l Vedi D. 333. 346 l Vedi D. 197. 346 2 Vedi D. 352. 347 l Vedi D. 333. 347 3 Vedi D. 264.
348

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTISSIMO 11304/674. Washington, 19 agosto 1947, ore 11,43 (per. ore 14,30 del 20).

Il presente telegramma fa seguito a quello 672 1•

Mi è pervenuto poco f~t il telegramma di V.E. n. 482 2 che si è potuto decifrare solo parzialmente. Al riguardo chiarisco comunque ad ogni buon fine circostanze seguenti:

a) come riferito con telegramma 663\ esperti giuridici Dipartimento nella riunione del 14 corrente esposero probabilità che delegati altri Paesi (e non americani) presentassero proposta per ammissione dell'Italia «condizionata», ad entrata in vigore del trattato pace. Essi chiesero nostro parere, dimostrandosi per parte loro poco favorevoli a soluzioni del genere. Da parte nostra ci dimostrammo contrari a simttte ibride proposte anche per motivi di tattica, onde mantenere azione americana, che naturalmente esercita particolare influenza su molti altri delegati in Consiglio sicurezza. su direttiva nostra ammissione <<incondizionata» ed immediata. D'altra parte acting segretario di Stato Lovett si dichiarò 15 corrente contrario eventuale proposta anzidetta (mio telegramma 664 lettera b) 3 .

h) Delegato Stati Uniti si è nettamente opposto tanto al Comitato membership quanto ieri in seduta Consiglio sicurezza ad interpretazione sostenuta da delegato russo. Quest'ultimo ha trovato pieno appoggio unicamente in delegato polacco e solo parziale adesione in delegati siriano ed inglese.

Ciò premesso informo V.E. che questo pomeriggio si è tenuta seconda riunione presso Dipartimento di Stato con nostro intervento e presenza vari alti funzionari americani, tra cui direttore alTari O.N.U. e vice delegato Raynor qui venuto da New York per istruzioni. Dopo dettagliata discussione. direttive delegazione americana giovedì, salvo imprevedibili circostanze che si verificassero durante seduta del Consiglio c da affrontarsi lì per lì, saranno le seguenti:

l) Americani e altre delegazioni si opporranno a che sotto altra forma russi ritornino su nota loro mozione respinta ieri (mio telegramma 670)4 Impegno russo a limitare discussione su questione di principio potrebbe denotare loro riluttanza a porre veto contro Italia. Americani avranno quindi interesse a mantenere isolato nostro caso e attirando attenzione Gromyko su ripercussione mondiale eventuale respingimento domanda Italia, procureranno se possibile indurlo a chiedere esplicite istruzioni a Governo dell'U.R.S.S. prima di porre veto.

2) Americani o altri. d'accordo con loro, cominceranno col proporre ammissione immediata e incondizionata dell'Italia. Americani si ritengono abbastanza

.148 l Vedi D. 347. è Vedi D. 345. 1 Vedi D. 333. 4 Vedi D. 347.

sicuri di avere con sé altri otto delegati, compreso inglese, che essi stanno sottoponendo ad intensa amichevole pressione.

3) Ove tale soluzione fosse respinta da veto russo si passerà a nota proposta australiana indicata in telegramma 672 4 .

4) Qualora anche precedente proposta fosse bloccata da veto potrebbe allora presentarsi caso eventuale mozione per ammissione Italia «condizionata ad entrata in vigore trattato». Americani vi si sono dichiarati oggi nettamente contrari tanto per ragioni di principio quanto per motivi pratici e vorrebbero votare contro. Essi ritengono che soluzione siffatta, oltre poter bloccare ad infinito effettiva ammissione dell'Italia, equivarrebbe conferire all'U.R.S.S. una specie di «doppio veto» giacché rimetterebbe esclusivamente a beneplacito del Cremlino, arbitro propria ratifica trattato, l'ingresso dell'I t alia all'O.N.U.

Abbiamo insistito in base indicazioni V.E. affinché anche tale via non fosse definitivamente chiusa e siamo rimasti d'accordo che avremmo fatto sapere a delegazione americana entro notte mercoledì 20 definitiva opinione di Roma.

Attendo dopo ciò definitive istruzioni, tenendo conto considerazioni americane ed altre possibili soluzioni di cui al presente telegramma5 .

5) A prescindere da suddette soluzioni è stato preparato progetto di risoluzione da presentarsi da delegato americano «in extremis», dopo avere esaurito ogni altra via e qualora andamento discussione lo consenta. Ne trascrivo qui appresso in tutta confidenza testo per esclusiva conoscenza V.E. e Governo.

«Consiglio sicurezza ha dato attenta considerazione alle domande di ammissione dei seguenti Stati (Italia indicata espressamente ed altri nomi in bianco da riempirsi all'ultimo momento).

Date divergenze di opinioni circa applicazione a suddetti Stati dei criteri di ammissione all'O.N.U. di cui art. 4 Statuto, ed allo scopo prevenire che queste divergenze causino ulteriori indetiniti ritardi nell'ammissione degli Stati stessi che molti membri Consiglio ritengono qualificati per memhership:

Consiglio sicurezza richiede ad Assemblea generale di considerare qualificazione Stati summenzionati e provvederà da parte sua a raccomandare immediatamente alla Assemblea generale ammissione di qualsiasi detti Stati che Assemblea generale avrà qualificato per ammissione».

Come è noto a V.E. avevamo insistito col Dipartimento (richiamo mio telegramma n. 598) 6 affinché americani trovassero modo deferire all'Assemblea giudizio di merito su nuove ammissioni se non tutte in blocco almeno nel maggior numero possibile. A queste nostre insistenze si deve oggi progettata risoluzione cui americani si sono finalmente indotti con molta riluttanza e comprensione per favorire nostra ammissione. Abbiamo comunque in seduta odierna continuato ad insistere affinché numero Stati da includere in risoluzione sia quanto più largo possibile in modo da allettare delegato russo a passarla. In riunione odierna tutte fasi procedura da seguirsi circa discussione in Consiglio a tale riguardo sono state congegnate nei


348 s Non risulta che siano state inviate ulteriori istruzioni dopo il D. 345. 6 Vedi D. 245.

dettagli, in modo da tentare di rendere meno difficile nostro immediato ingresso

O.N.U. Ma ovviamente è tutt'altro che da escludersi che nostro lavoro sia all'ultimo momento frustrato da imprevedibili eventi o possibili risolute intransigenze.

349

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 12372/13. Roma, 19 agosto 1947, ore 16.30.

Mio telegramma n. 12 1 , che sostanzialmente confermo, è partito prima che mi giungesse suo rapporto 41 del 13 corrente2 .

Le obiezioni di Simic sarebbero incomprensibili senza questa spiegazione: che egli è convinto della mia malafede. Egli non arriva a capire che il nostro desiderio di intesa col popolo jugoslavo è per molteplici ragioni infinitamente più profondo del suo.

Spero che egli non dubiterà più della nostra buona fede se gli propongo quanto segue: poiché se noi abbiamo interesse a calmare i nostri pescatori egli ha interesse in altri reclami verso l'Italia proponga egli una formula che consentendoci firmare subito accordo commerciale ci dia modo tranquillizzare i nostri pescatori, contribuendo così a quel sostanziale miglioramento dei rapporti tra i due Paesi in tutti i campi dell'economia c aprendoci possibilità prendere esame altre richieste jugoslave.

Circa visita di V.S. a Roma preferirei avvenga dopo tìima accordo commerciale da farsi nel luogo che codesto Governo preferirà.

Non ho difficoltà V.S. legga Simic presente telegramma3 .

350

L'AMBASCIATORE A MOSCA. BROSIO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERL SFORZA

T. S.N.D. 11270/289. Mosca, 19 agosto 1947, ore 22,15 (per. ore 9,30 del 20).

Ringrazio V.E. telegramma n. 1201 .

Ho fatto presso questo Governo passi sollecitando appoggio nostra domanda ammissione O.N.U. c sviluppando le ragioni a sostegno della nostra richiesta. Mi riservo seguire con ogni attenzione la questione e di riferire risultato mio passo se,



2 Vedi D. 320.


3 Per la risposta vedi D. 393.


del che dubito, riuscirò ad aver una esplicita risposta sovietica. Prevedo ad ogni modo che essa non potrà essere coronata da successo perché sovietici difficilmente daranno appoggio a nostra domanda fino a che essa si presenta loro come contrapposta alle domande degli altri Stati ex nemici.


35 l.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PERSONALE 11308/675. Washington, 20 agosto 1947. ore 1.09 (per. ore 17 del 20).

Con mio telegramma n. 674 1 ho dettagliatamente sottoposto considerazione

V.E. direttive che delegato americano O.N.U. perseguirà giovedì in seguito azione questa ambasciata. Al Dipartimento di Stato stasera non si era ancora decisamente pessimisti su deliberazioni definitive Consiglio sicurezza nel caso italiano 2 .

Posso assicurare V.E. che almeno sino ad oggi americani dimostrano impegnarsi a fondo per nostra ammissione O.N.U. con miglior formula possibile.

Francesi li seguono senza per ora tornare ad elevare difficoltà. Risulta da confidenze di un vice delegato inglese O.N.U. che dichiarazioni ambigue e confuse di Cadogan lunedì erano dovute a previe precise istruzioni Foreign Office provocate da note diffidenze e pregiudiziali di Londra. Funzionario britannico ha informato che pressioni americane avrebbero già conseguito un certo etTetto e che Cadogan e sua delegazione sarebbero desiderosi affiancarsi azione americana ove Foreign Office non l'impedisca.

Peraltro nonostante tutti gli accorgimenti divisati. possibilità evitare definitivo veto sovietico sono purtroppo molto precarie.

Prego pertanto V.E. voler considerare urgente opportunità preparare nostra opinione pubblica onde evitare eventuali delusioni eccessive. Ho quindi ritenuto doverle inviare dettagliatissimo telegramma su andamento seduta Consiglio di ieri1 .

Beninteso, se per intransigenza Gromyko (che sarà, in caso di necessità. obbligato da tattica americana a scoprirsi pubblicamente con vcti a ripetizione) non riuscissimo a prevalere al Consiglio sicurezza. si procederà ampia azione in Assemblea generale, dalla quale prestigio Italia e Governo non potranno che uscirne rafforzati4 .



2 Il capoverso che segue, con eccezione delle ultime sei parole, fu ritrasmcsso da Fransoni a Londra con T. s.n.d. 12491/355 del 21 agosto con queste istruzioni: «La S. V., senza palesare predetta fonte informativa, potrà far presente al Foreign Oftlce che abbiamo notato recentemente. con dispiacere, alcune esitazioni improvvisamente sopravvenute nell'atteggiamento della delegazione inglese , ma che contiamo sul loro appoggio completo e solidale con quello americano in questi prossimi giorni di battaglia in seno a Consiglio sicurezza».

J Vedi D. 347.


4 Vedi D. 364.

349 l Vedi D. 344. 350 l Vedi D. 341. 351 l Vedi D. 348.
352

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTISSIMO l l 321/221. Buenos Aires, 20 agosto l 947, ore 13 (per. ore 19.40 ).

Questo Ministero affari esteri col quale sono stato quotidianamente in contatto in merito iniziativa Argentina per revisione trattato di pace mi informa confidenzialmente che domani 2 l corrente delegazione Argentina O.N.U. chiederà venga iscritto programma provvisorio prossima Assemblea seguente punto: «revisione trattato di pace con Italia». Per quanto consuetudine voglia che iscrizione sia chiesta da parte di un solo Stato, Argentina si farà in questa circostanza accompagnare da Repubbliche latino-americane che hanno aderito sua iniziativa. Non ho mancato esprimere Ministero affari esteri espressioni nostra viva riconoscenza.

353

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO A CITTÀ DEL MESSICO, PETRUCCI

T. 12424/35. Roma, 20 agosto /94 7, ore 16.30.

Suo 50 1• Esprima costì nostro apprezzamento per messaggio presidenziale e dica che facciamo assegnamento su sviluppi politici principi in esso contenuti.

Occasione in cui tali sviluppi possono manifestarsi è solidarietà Messico con altri Governi amici in occasione prossima sessione O.N.U. Riuscirebbe infatti molto opportuno che in tale sede codesto Governo trovasse modo confermare suo noto atteggiamento circa nostro trattato pace.

354

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!

T. 12428/141. Roma, 20 agosto 1947, ore 17.

Suo 180 1•

Istruzioni impartitele con telegramma 1352 rifcrisconsi eventuale manifestazione Nazioni amiche circa trattato di pace in seno prossima sessione O.N.U. e non (dico non) in se no codesta Conferenza interamericana. Quest'ultima potrà soltanto offrire V. E. possibilità utili contatti.




2 Vedi D. 261.

Ripetole abbiamo fiducia Brasile voglia comunque confermare O.N.U. suo precedente atteggiamento confronti trattato, tenendo presente anche benevolo atteggiamento Stati Uniti.

Altri Governi latino-americani interessati stesso senso.

353 1 Vedi D. 306. nola l. 354 l Vedi D. 302 .
355

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. SEGRETISSIMO 12457/429 1 . Roma, 20 agosto 1947, ore 22,30.

Ambasciatore degli Stati Uniti è venuto leggermi un telegramma del suo Governo esprimente preoccupazione estrema per non sufficiente volontà dei membri della Conferenza di sottoporsi a tutte le restrizioni possibili e di accettare ogni sana formula di unione. Telegramma concludeva che gli Stati europei debbono persuadersi che tocca ad essi trovare le risorse per vivere e che è solo dopo provato che essi avran fatto tutto quanto potevano che sarà concepibile un aiuto suppletivo degli Stati Uniti.

Dunn ha consentito meco che più che una comunicazione scritta per l'Italia il telegramma sembrava piuttosto una circolare diretta a tutti gli Stati membri della Conferenza. Egli riconobbe che nel campo delle iniziative innovatrici Italia aveva fatto più d'ogni altro a Parigi ma stimava che finora non aveva compiuto le desiderabili compressioni in patria.

Comunichi delegazione e Grazzi 2.·

356

L'AMBASCIATORE A YARSAYIA. DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11351/139. Varsavia, 20 agosto 1947, ore 24 (per. ore I 3 del 21).

Suo 110 1•

In riunione Consiglio sicurezza di domani giovedì atteggiamento delegato polacco --come dichiaratomi presupporre ministro Olszewski data prolungata assenza ministro affari esteri Modzelewski sarà il seguente: se domande di



2 Con successive comunicazioni Quaroni informava (T. s.n.d. 11401/569 del 21 agosto): «Per sua norma la informo che da sondaggi fatti a questo Ministero affari esteri non (ripeto non) risulterebbe che passo analogo sia stato t~ttto anche presso Governo francese. Mi riservo accertare ulteriormente» c aggiungeva

(T. s.n.d. 11594/583 del 26 agosto): <dfo chiarito con CatTery mistero comunicazione Dunn. Trattavasi istruzioni Governo americano dirette Caffcry con incarico di comunicarle capi delegazioni più importanti Conferenza Parigi, di cui è stata data comunicazione Dunn per conoscenza: Dunn ha ritenuto utile informarnc Governo italiano. Caffery. per parte sua, ha fatto comunicazione delegazioni soltanto stamane».


ammissione Ita lia Austria Ungheria Roma nia Bulgaria verranno discu sse in blocco, Polonia voterà contro come U.R.S.S. per mancata ratifica italiana da parte di tutte le grandi Poten ze; se si discuterà separatamente domanda Italia , Poloni a si ast errà anche se U.R.S.S. voterà contro1 .


357 .

IL MINISTRO A DUBLINO, BABUSCIO RIZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTE RI , SFORZA

T. PER CORRI ERE 11612/032. Dublino, 20 agosto 1947 (pe r. il 27 ).

In una conversazione di carattere strettamente amichevole avuta con lui ieri questo vice presidente del Consiglio e mini stro dell'industria e commercio irlandese signor Lemass. al qu ale ho fatto parola della proposta avanzata a Parigi dalla delegazione ita liana per la creazione di una unione doganale europea, mi ha fat to alcune dichiarazioni circa l'attegg iamen to britannico a qu esto riguardo, che ritengo utile riferire a codesto mini stero sia per l'autorevolezza del mio interlocutore sia perchè non è da escludersi che esse riflettano effettivamente il pensiero del Governo di Londra con il qual e quello irlandese appare esse re in questi ultimi mesi in più stre tto e cordiale contatto.

Il signor Lemass mi ha chiaram en te espresso l'avviso che un progetto di questo genere, il quale sia pure in varia forma avrebbe già ottenuto l'adesione di alcuni Paesi, difficilmente incontrerà l'approvazione del Governo britannico poiché l'adesione di questi ad una unione doganale di Paesi europei non mancherebbe di segnare la fine del sistema preferenzia le del Commonwealth e non mancherebbe di avere sulla compagin e di esso gravi riperc ussioni anch e di natura po litica, ed è ovvio perciò che il Governo britannico difenderà ostinatamente questa ultim a trincea del suo sistema imperiale. Questo stesso atteggiamento apparve d 'altra parte già chiaro durante la Conferenza economica di Ginevra del maggi o scorso. L'iniziativa britannic a di deferire la proposta all'esame di un apposito Comitato è sta ta cioè qui interpretata come un mezzo per rinviare sine die la que sti one.

H o chiesto al signor Lemass che cosa vi fosse di vero nelle voci corse qui qualche tempo fa, secondo le quali si sarebbe determinato uno stato di grave incertezza in seno all a delegazione britannica a Parigi. Egli mi ha confermato questa notizia aggiungendomi però che un tale stato di perplessità era più che giustificato dalle difficoltà che prese ntava la red az ione di un piano organico e su basi concrete, co me desiderato da Washin gton. Egli mi ha aggiunto tuttavia essere sua opinione che il Governo di Londra avrebbe bensì continuato a d a re il suo pieno appoggio per la rea lizza zione del piano Marshall, ma non poteva attendere da questo la soluzi o ne delle sue presenti difficoltà che imponeva no l'adozione di pro vved imenti


356 ~ Il 22 a gosto Sforza telegrafava a Do nini : «Qualora se ne presentasse occasione voglia V.E. far intendere a codeste a utorità che Governo italiano ha interpret ato favorevolmente as tensi one del delega to po lacco in occa sione voto Consigli o sic urezza per ammission e Italia » (T. 12562/ 112).

di carattere estremamente urgente; era perciò diretto a trattare per proprio conto in America, se non la stipulazione di un nuovo prestito, almeno la conclusione di nuovi accordi che gli permettano di superare il momento più grave della presente cns1 econom1ca.

Il signor Lemass mi ha infine aggiunto, ed è evidentemente questo il pensiero del Governo irlandese al riguardo, che lo stabilimento di una unione doganale europea non è da ritenersi possibile senza preventivamente affrontare e risolvere il problema della stabilizzazione monetaria dei vari Paesi interessati.

355 l Minuta autografa. 356 1 Vedi D. 342.
358

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'ONOREVOLE CAMPILLI, A PARIGI

TELES PR. 26248/c. 1 . Roma. 20 agosto 1947.

li presidente del Consiglio e i ministri del C.I.R. hanno deciso che la delegazione italiana dovrà continuare a dare tutta la sua più attiva collaborazione per realizzare in forma positiva e nella maggiore misura possibile quella cooperazione europea che è alla base della proposta avanzata dal segretario Marshall. In particolare sono state approvate le iniziative formulate dal sottoscritto nei suoi discorsi iniziali e che la delegazione ha con accorgimento e dignità perseguite e sviluppate proponendo formalmente la formazione di una unione doganale europea e quella di consorzi internazionali per la produzione e il trasporto di energia elettrica.

L'unione doganale generale dovrebbe tendere a raccogliere in una stessa unità economica tutti i Paesi d'Europa sian essi aderenti o no alla Conferenza di Parigi. Qualora si manifestasse la impossibilità di realizzare -per il momento -·una unione generale, la delegazione dovrà dare tutto il suo appoggio per la formazione di unioni doganali regionali.

Sotto questo riguardo l'Italia considera con favore una unione doganale con la Francia. La delegazione, continuando nelle conversazioni avviate, dovrà cercare di condurle a termine in modo che una dichiarazione per un accordo di massima tra l'Italia e la Francia possa essere resa di pubblica ragione con la tìne dei lavori della Conferenza di Parigi.

Una eventuale unione doganale con la Francia dovrà essere prospettata come testimonianza della volontà che anima i due Paesi di realizzare in forma positiva lo spirito del piano Marshall ; sarà quindi nel quadro del piano che dovranno continuare e concludersi le conversazioni.


La delegazione si varrà a tale scopo della particolare collaborazione del ministro Grazzi e dovrà continuare ad agire d'accordo e d'intesa con l'ambasciatore Quaroni.

Circa i progettati consorzi internazionali sulla produzione dell'energia elettrica nei bacini delle Alpi e la costruzione di una rete europea di interconnessione, si invita la delegazione ad insistere nel Comitato esecutivo e nel Comitato tecnico perchè tali organismi od altri similari si costituiscano anche per favorire l'afflusso in Europa dei necessari capitali d 'investimento.

Sulla bilancia dei pagamenti si conviene che qualora il Comitato sia chiamato a valutare le linee generali della politica economica che ciascun Paese si è prefissa nel redigere il proprio bilancio, si facciano bene presenti le condizioni del tutto particolari della economia italiana e la limitatezza degli obiettivi che il Governo italiano ha posto a base del suo programma quadriennale.

Occorrerà insistere perché gli aiuti comportino anche come conseguenza l'apertura dei mercati ai prodotti agricoli ed a quelli manufatturati senza che ogni ripresa economica di Paesi poveri di materie prime risulterebbe praticamente impossibile.

358 1 Diretto per conoscenza anche a Grazzi e Quaroni.
359

IL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

NOTA. Roma. 20 agosTo 194 7.

l have been instructed by Hi s Majesty's Government in the United Kingdom t o ma ke t o you the following communication:

l. With reference to the Agreement under which His Majesty's Government undertook not to restrict availability of certain stcrling at the disposal of thc monetary authorities of the Jtalian Government, his Majesty's Government have been forced most reluctantly by the course of current events, demonstratcd with growing seriousness, by heavy demande on them for dollars of a scale impossible to meet, to suspend temporarily forthwith, pending consultation, the rights given to transfer sterling to certain countries in the Western hemisphere. viz. the United States, other countries included in the American account area, Canada and Newoundland.

2. -Apart from the foregoing , His Majesty's Government hope that the provisions of the existing Agreements may be maintained. Sterling standing to the credi t of transfer accounts will remain availablc for making payments within the Sterling Area, and so far as United Kingdom rcgulations are concerned, to ali countries included in the tranfer account area, except Canada and Ncwfoundland. 3. -Technical arrangements between the Sterling Area and the American account area rem ain unchanged . The special rate of 4.04 will be maintained and holders of

sterhng in American accounts duly held, and recognized as such by United Kingdom banks, will continue to be able to obtain dollars eitber in the New York market or in London. The American account area will bowever, as a result of tbe suspension of transfer mentioned in paragraph l , be isolated from countries baving transfer accounts.

4. His Majesty's Government bave been in consultation on these matters with United States Government. The results of this consultation bave been embodied in letters exchanged in Washington today. Consultations are also proceeding witb tbe Government of Canada 1•

360

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11378-11402/681-682. Washington, 21 agosto 1947, ore 9,30 ( per. ore 8 del 22 ) .

Suo telegramma 483 1 .

Attualmente politica economica Stati Uniti Europa è interamente nelle mani di Clayton. Perciò è con Clayton che occorre soprattutto intrattenersi a Parigi e Londra. Mi risulta peraltro che Clayton sta inviando suggerimenti per uso risorse Banca Internazionale a sottosegretario Lovett il quale è in stretto contatto con presidente Banca McCloy. Personalità tra cui Snyder e Lovett e fun zionari avvicinati continuano assicurare non esservi pericolo nostro accantonamento nella distribuzione eventuali nuovi aiuti. (È naturale che stampa americana di Parigi parli aiuti per Francia e Inghilterra. Stampa americana qui parla di continuo anche di aiuti per l'Italia).

D 'altra parte, che suggerimenti Clayton e azione Lovett tengano in considerazione necessità italiane è confermato da recenti sviluppi avutisi in nostri rapporti con Banca Internazionale, cui esponenti, a cominciare da McCloy, hanno marcatamente lasciato intendere che la banca predetta è in attesa nostra domanda prestito.

Confermo al riguardo quanto già varie volte segnalato (miei telegrammi 645 , 646, 65 J2, miei rapporti n . 2051, 2052 del 14 agosto 3) che cioè Governo americano nell'attuale momento e con congresso in vacanza può far ricorso per aiuti ad Europa soltanto ad Export-Import Bank ed istituti Bretton Woods4 .

Abbiamo quindi intensitìcato contatti con Banca Internazionale: ha offerto spunto intervista McCloy di cui mio telegramma 630 5 . Rappresentanti Banca In




2 Vedi DD. 312 e 316. Il T. 1108 1/651 del 13 agosto non è pubblicato.


3 Non rinvenuti.


4 Questa prima parte del telegramma veniva ritrasmessa con il T. 1261 O del 23 agosto a Londra


5 McCioy aveva dichiarato a lla stampa che si era in attesa di una richiesta di prestito da parte itali a na.

ternazionale hanno suggerito opportunità che Italia presenti circostanziata domanda ufficiale prestito, e ciò in vista riunione Londra Board governatori dove questione finanziamenti transizionali prima dell'attuazione piano Marshall dovrebbe poter essere discussa (mio telegramma 65 l). Si è subito assicurato che Governo italiano avrebbe certo avuta pronta richiesta ufficiale prestito al più tardi per mese ottobre. Funzionari competenti Banca hanno fatto presente opportunità che per accelerare tempi e concordare presentazione, due rappresentanti istituto si rechino ltalia per collaborare con nostri enti a redazione richiesta prestito. Si è risposto senz'altro che visita Italia tali rappresentanti sarà del tutto gradita (da notarsi che dietro istruzioni governatore Einaudi anche presidente Banca McCioy e direttore americano Black sono stati invitati da Cigliana recarsi in Italia dopo Londra e hanno in massima accettato: il primo dovrebbe essere costà tra il 3-7 ottobre, il secondo tra 24-30 settembre) .

Mi sembrerebbe quindi opportuno procedere come segue:

l) presentazione lettera «intent» senza specificazione somma, allo scopo porre ufficialmente Italia tra Nazioni richiedenti prima riunione Londra.

2) Tale lettera verrebbe accompagnata da memorandum relativo principali problemi e caratteristiche bilancia pagamenti, che si consegnerebbe in via non ufficiale McCioy per suo orientamento su nostra situazione economica (memorandum verrebbe compilato qui con delegazione tecnica senza entrare dettagli bilancia e basandoci a titolo esemplificativo su dati 1947 quali presentati in recenti conversazioni missione Lombardo).

3) Lettera «intent » conterrebbe anche invito ufficiale rappresentanti Banca recarsi in Italia verso fine settembre.

4) Nel frattempo nostre autorità competenti costà dovrebbero preparare per quell 'epoca prima bozza richiesta ufficiale prestito dandocene possibilmente tempestiva previa visione. Intanto riferisco per corriere su caratteristiche che qui si ritengono ora opportune per nostra presentazione.

S) Dopo esame e eventuale modificazioni , in seguito conversazioni con rappresentanti Banca, bozza predetta verrebbe recata qui per approvazione preliminare capi istituto.

6) Ciò consentirebbe, al massimo prima fine ottobre, completamento lavori da parte nostra e raggiungimento stadio avanzato lavori uffici Banca stessa.

Poiché è prevista nuova riunione con McCloy e vari rappresentanti Banca martedì prossimo gradirei ricevere telegraficamente benestare massima con autorizzazione presentare lettera e allegato secondo linee sopraindicate. Interesserebbe intanto anche conoscere, solo per norma linguaggio, ammontare che si riterrebbe opportuno richiedere particolarmente con riferimento prossimi nove mesi.

Delegazione tecnica, d 'accordo su quanto precede, prega dare visione presente telegramma Ministero commercio estero 6 .


359 1 Per la risposta vedi D. 368, Allegato l. 360 1 T. 12371/483 del 19 agosto, non pubblicato, ritrasmettcva il T. 11153/559 del 16 agosto da Parigi, pe r il quale vedi D. 336.

(357) e a Parigi (438)

360 6 Questa seconda parte d el telegramm a veniva ritrasmessa con T. per corriere urgente 12621 del 24 agosto a Londra (438) c a Pa rigi (357). Per la risposta vedi D. 380.
361

IL DIRETTORE GENERALE DEL PERSONALE, BALDONI, AL CONSOLE GENERALE A BOMBA Y, ORSINI RATTO

T. 12415/35. Roma, 21 agosto 1947. ore 12.

A suo 1373/371/56 del 7 corrente 1•

Ambasciata Londra è stata invitata2 presentire opportunamente Foreign Office circa nomina rappresentante diplomatico italiano a Nuova Delhi e circa possibile stabilimento relazioni con Stato del Pakistan.

S.V., che sarà tenuta informata, vorrà frattanto ispirare suo linguaggio in proposito alla massima circospezione.

362

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 11404/186. Rio de Janeiro. 21 agos to 1947, ore / 7,28 ( per. ore 14 del 22).

Suo 141 1 , mio telegramma per corriere 049 del 20 corrente2•

Assicuro che mia azione generale in contatto con delegazioni presenti alla Conferenza intcramericana ha mirato e mira ottenere manifestazioni Nazioni latino-americane in merito trattato nel corso prossima Assemblea Nazioni Unite. Passi con il Governo brasiliano per cercare che « fin da ora » fosse data voce a sentim enti amichevoli questi Paesi ha nno avuto carattere sussidiario. È sembrato infatti che Conferenza Petropolis potesse essere sede adatta per un accenno in tal senso durante previste dichiarazioni intese preservazione pace continentale nel quadro pace mondiale fondata su giusti zia per tutti i popoli . Correlazione fra i lavori Petropolis e attività Nazioni Unite in tal senso è stata sottolineata anche da Trigve Lie.

Comunque a parte possibilità realizzazione manifestazione Petropolis resa difficile dalle considerazioni già comunicate e sulle quali peraltro non mi riprometto di insistere ulteriormente dopo averne lanciata l'idea ad ogni fine utile, [non mancherò] esercitare ogni possibile attività creare atmosfera favorevole ad azione latino-americana all'O.N.U.



2 Con esso Martini aveva riferito sui colloqui av uti con J"ambasc iatore Acciol y e con esponenti delle dekgazioni ungherese ed cquatoriana relativi all"interesse dell'ltalia ad una eventuale dimostrazione in suo favore nel corso della Conferenza interamericana.

361 1 Con tale telegramma Orsini Ratto aveva riferito d 'aver preso con tatto con un rappresentante della Lega musulmana per lo stabilimento di relazioni diplomatiche co n il Pakistan. 1 Le istruzioni per la rappresentanza a Londra erano trasmesse con T. 12414/354 in pari dala. 362 l Vedi D. 354.
363

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N.D. 1)417/567. Parigi, 21 agosto 1947, ore 19,30 ( per. ore 13 del 22 ).

Conforme tua iniziale impostazione delegazione intenderebbe presentare proposta tendente realizzare attraverso appositi organismi cooperazione europea anche su piano monetario. Tale scopo anzichè promuovere formazione nuovi istituti penseremmo suggerire utilizzare Banca Regolamenti internazionali opportunamente riorganizzata come filiazione europea Fondo Monetario. Eventuale concorso U .S. A. per risanamento monetario Paesi europei dovrebbe avvenire tramite Banca Regolamenti. Struttura e composizione Istituto sembrami assicuri equa partecipazione Paesi interessati. Stiamo meglio concretando proposta che comunicheremo nel testo definitivo intanto pregoti considerare idea di massima e favorirci istruzioni 1•

364

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11403/684. Washington, 21 agosto 1947, ore 21,40 (per. ore 9.30 del 22 ).

Seguito telegrammi 674-75 1•

In nuove conversazioni iersera e stamane con dirigenti Dipartimento di Stato si era vivamente insistito, in conformità anche indicazioni telegramma di V.E. 482 2 , affinchè delega zione american a Consiglio sicurezza non lasciasse intentata alcuna via conciliativa e transazionale per facilitare; nostra ammissione O.N.U., sia pure condizionata entrata in vigore trattato di pace. Si era anche raccomandato evitare, per quanto possibile, di inacerbire opposizione sovietica provocando molteplici veti . Purtroppo, infatti, ultime informazioni avute iersera in ambienti O .N .U. circa decisioni intransigenti e risolute delega zione sovietica facevano dileguare possibilità soluzione positiva.

Per quanto concerne americani ed altre del egazioni amiche discussioni seduta odierna su caso Italia si svolgevano in massima secondo linee contenute telegramma 674.

Delegazione americana cominciava col proporre ammissione immediata ed incondizionata dell'Italia: dichiarazioni delegati americani sono state dal Dipartimento di Stato telegrafate subito a Dunn con incarico di comunicarle V.E .



è Vedi D. 345 .

Dati noti scrupoli giuridici F oreign Office, veniva prescelta per votazione mozione australiana (di cui al mio telegramma 672 3 e 674 punto 2°). Dopo respìngimento di questa a mezzo solo voto negativo russo, stante manifesta intransigenza sovietica, americani ed altri hanno ritenuto vano presentare nuova mozione per nostra ammissione espressamente condizionata ad entrata in vigore trattato di pace.

Verso fine seduta, quando tutte ammissioni Stati ex nemici ed Austria erano state respinte, delegato americano ha presentato risoluzione (di cui al mio telegramma citato punto 4°) nel tentativo deferire espressamente alla prossima riunione Assemblea generale giudizio di merito su domanda e riaprire così tutta la questione. Gromyko si è vivacemente opposto mentre alcune altre delegazioni mostravano perplessità. Americani decidevano quindi di non chiedere nuova votazione. Ciò tanto più che Dipartimento di Stato si era già dichiarato deciso a portare in ogni caso tutta la questione dell'ammissione all'Assemblea.

Dopo seduta, capi varie delegazioni amiche ci hanno espresso vivo rincrescimento. Delegato francese mi ha informato che avrebbe stasera direttamente telegrafato a V.E.

Trasmetto in successivo telegramma riassunto discussione odierna Consiglio sicurezza 4 .

363 1 Pe r la risposta vedi D . 371. 364 1 Vedi DD. 348 e 35 1.
365

IL MINISTRO A SOFIA, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR . RISERVATO 1727/955. Sofia, 21 agosto 1947 (per. i/29) .

Se, astraendo dalla cronaca quotidiana, si prendono in esame gli avvenimenti svoltisi in questo Paese da qualche mese a questa parte, i risultati di una visione sintetica si possono così riassumere:

l) Dal punto di vista interno, maigrado il ma lcontento diffuso fra le masse dei contadini specialmente per i drastici sistemi dell'ammasso dei cereali, il Governo del Fronte patriottico , con preponderante influenza comunista, appare avere notevolmente rafforzato la propria posizione mettendo il bavaglio all'opposizione con la pratica soppressione della sua stampa, e togliendole ogni slancio e ogni vitalità, co n l'arresto e la condanna a morte di Nikola Petkov, capo della più forte corrente dell'opposizione, e con l'intimidazione conseguente verso gli altri capi più influenti. Ha inoltre ottenuto il risultato di dimostrare che non impunemente l'opposizione fa ricorso o invoca l'appoggio di forze straniere.

2) Dal punto di vista internazionale l'azione politica del Governo del Fronte patriottico si è svolta in modo intenso su tre direzioni coordinate: a) perfetta e supina aderenza alla volontà di Mosca; ne sono --fra l'altro -sintomi evidenti


364 3 Vedi D. 347. 4 T. 11423/686 in pari data, no n pubblicato.

il rifiuto a partecipare alla Conferenza economica di Pa rigi c la ratifica, in corso, del trattato di pace, ora suggerita da Mosca; b) rapido consolidamento e sviluppo dei rapporti con gli Stati, slavi o non slavi , sotto l'influenza sovietica. La visita di Groza a Sofia, e specialmente la successiva visita di Gheorghi Dimitrov in Jugoslavia, con i risultati sui quali ho ampiamente riferito, ne sono state le due più recenti manifestazioni; c) irrigidimento dopo il veto sovietico a Lake Success, dalla posizione della Bulga ri a nei confronti della questione greca. Non che la posizione della Bulgaria sia al riguardo cam biata, ma, mentre prima pur respingendo ogni accusa si metteva in rilievo che perfino la Commissione dell'O.N.U. a veva ammesso una di stinzione fr a l'atteggiamento della Bulgaria e quello della Jugoslavia e dell'Albania, oggi il Governo bulgaro si allinea perfettamente con Belgrado e con Tirana. Si parla quindi di continue provocazioni dei «monarca-fascisti greci», di incidenti a scopo aggressivo creati alle frontiere dall' esercito ellenico, di azione co ntraria alla pace e a lla Carta dell 'O.N.U. svo lta dagli Stati Uniti in Grecia; si mettono in valore i proclami del gen. Markos ; e ci si prepara forse ad ulteriori sviluppi , quali un eventuale riconoscimento del Governo repubblicano greco del gen. Markos.

Tutto questo --benché nel Paese non si notino segni allarmistici, né vi siano in corso misure militari -rende tuttavia l'atmosfera politica notevolmente pesante. La pratica eliminazione dell 'opposizione, la condanna a morte di Nikola Petkov, gli inni roboanti alla fraternità slava, le accuse alla Grecia, gli incidenti di frontiera , sono sintomi locali , ed insieme conseguenze , dell'irrigidimento che si va sempre più manifestando nel più vasto campo internazionale, con la ten sione fra i due blocchi contrapposti, che curano ormai scarsamente di salvare le apparenze con le usuali forme di cortesia, e che, proclamando ambedue di volere la pace e la concordia internazionale, non sanno più mettersi d'accordo neppure nei minori problemi .

Questa atmosfera generale, con le conseguenti ripercussioni in Bulgaria, è stata interpretata in un disco rso che il presidente della R epubblica Vassil Kolarov ha pronunciato recentemente a Varna in occasione del giuramento prestato dalle reclute dell'ottavo reggimento di fanteria co là di stanza. Alla cerimonia si è voluto dare per quanto mancasse Gheorghi Dimitrov, a quanto pare attualmente in Russia (vedi mio telegramma per corriere n. 82 del 13 agosto u.s.) 1 -una certa risonanza politica, co me dimostra il tà tto che il presidente della Repubblica era contornato dai seguenti personaggi ufficia li: il presidente del Consiglio superiore economico, gen. Dobri Tcrpescev, il ministro delle finanze prof. dott. fvan Stefanov, il ministro dell'agricoltura Gheorghi Traikov, il ministro delle ferrovie Stcfan Toncev, il ministro delle informazioni e delle arti Dimo Kasassov, il vice presidente della Grande Assemblea nazionale d ott . Pencio Kosturkov, ed altri.

Nel discorso -di cui unisco il testo --si pone l'accento sul carattere nettamente pacifico della politica svolta dalla Bulgaria , non soltanto verso i popoli slavi ma anche verso tutti i popoli (éspris de /ibené): e si accusano le forze reazionarie, imperialiste, militariste, parassitarie, che esistono in tutti i Paesi capitalisti , di volere la guerra ed i conflitti internazionali. « Bisogna stare in guardia alle nostre fronti ere


365 Non pubblicato_

meridionali. Quando alcune forze imperialiste non nascondono le loro intenzioni rapaci, quando esse tendono apertamente la mano verso il nostro suolo natale, o tentano di intervenire sfrontatamente nella nostra vita interna, di cambiare la volontà del nostro popolo per imporgli la loro, in queste condizioni dobbiamo stare in guardia ed essere pronti a tutto ».

366

L 'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 11486/693. Washington. 22 agosto 1947, ore 7,03 ( per. ore 24 dell'B )

Seguito telegramma 685 1•

Oltre Governi Argentina e San Domingo anche quelli Equatore, Bolivia, Paraguay, Costarica e Honduras hanno chiesto segretario generale O .N.U. iscrizione ordine del giorno prossima Assemblea questione possibile revisione nostro trattato di pace.

Ambasciatore Argentina presso O.N .U ., Arce, ha fatto dichiarazione circa necessità ampio alleggerimento clausole trattato. Ha poi detto a nostro funzionario che questione ammissione Italia O.N.U. quando sarà portata Assemblea troverà caloroso appoggio Stati latino-americani.

367

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 12561/494. Ronza , 22 agosto 1947, ore 23.

Malgrado sfortunato esito votazione Consiglio sicurezza prego V.E. voler esprimere ringraziamenti Governo italiano codesto Governo per azione svolta in questa occasione.

Ho molto apprezzato stretta cordiale collaborazione del Dipartimento Stato con codesta ambasciata, efficace difesa e amichevoli dichiarazioni del delegato americano in seduta Consiglio di sicurezza.

Voglio sperare che in seno Assemblea possano esser trovati quei correttivi giuridici e morali che impongano una soluzione soddisfacente e che valgano a dissipare profondo disappunto del popolo italiano 1•



366 1 Del 21 agosto con il qua le Tarchiani aveva riferito in merit o ;di'ini ziativa del Governo argentino c d e lla Repubblica d o minicana. 367 l Per la ri sposta vedi D. 389.
368

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, E AL RAPPRESENTANTE A LONDRA, CARANDINI

T. 12560/493 ( Washington) 356 (Londra). Roma. 22 agosto 19471•

( Per Washington) Ho telegrafato Londra quanto segue:

(Per tutti) Comunicazione fattaci ieri 2 sospensione convertibilità sterlina ci

colpisce gravemente, sia perchè incide in modo assai pesante su future possibilità

esportazioni italiane (attualmente circa 50'Yo) nell'area sterlina, sia perchè blocca

nell'area stessa ingenti nostre disponibilità sterlina (circa venti milioni) su cui

convertibilità noi abbiamo sempre contato per nostra bilancia pagamenti .

A parte ripercussioni future su nostre esportazioni, dobbiamo fermamente

ricordare Governo britannico che convertibilità fondi fino oggi disponibili discende · da particolari e complessi accordi italo-britannici aprile scorso di cui è clausola integrante, che Governo britannico verrebbe a sospendere in via unilaterale e retroattiva, gravemente intaccando contenuto accordi negoziati per liquidare pen

denze guerra e dar adito nuova era rapporti italo-britannici.

Aggiungasi che Italia in piena fiducia pattuizioni accordi e con spirito amicizia

verso Inghilterra si è astenuta dal fare uso diritto convertibilità, specie in questi

ultimi tempi, contrariamente a quanto fatto da altri Paesi nei confronti dei quali

noi oggi verremmo a trovarci più danneggiati .

Va ricordato inoltre come convertibilità nostre attuali disponibilità sterlina ci

è necessaria per indispensabile approvvigionamento materie prime essenziali non

ottenibili in area sterlina.

Pertanto Governo italiano , pur riservandosi invocare pieno rispetto accordi,

chiede in linea di urgenza che provvedimento britannico non si applichi retroatti

vamente per parte sterline già finora disponibili e che avevamo diritto convertire.

Verrà consegnata stasera risposta a comunicazione questa ambasciata britannica 3

e nota ad ambasciata amcricana 4 che si fa riserva trasmettere a V .E. primo mezzo.

Quanto precede intanto per norma di linguaggio di V.E.

(Solo per WashingLOn) Nell'esporre costì quanto precede V.E. vorrà comunicare che Governo italiano conta su appoggio Governo americano per accoglimento nostra richiesta da parte britannica. Ci rendiamo conto difficoltà inglesi, ma non possiamo non allarmarci per gravissime conseguenze che avrebbe mantenimento misura britannica nei nostri confronti, su nostre già precarie condizioni approvvigionamenti e su deficit bilancia pagamenti. Pensiamo che Governo americano si renda pienamente conto anche conseguenze ed abbiamo fiducia in suo intervento 5 .



2 Vedi D. 359.


3 Vedi Allegalo l.


4 Vedi Allegato Il.

s Per la risposta da Washington vedi D. 389.

ALLEGATO l

I.L MINISTRO DEGLI ESTERI. S FORZA, AL RAPPR ESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES

N OTA 44/26518/39 8. Roma. 22 agosto 1947.

H o ricevuto la sua nota del 20 correnté con la comunicazio ne inviata al Governo ita liano, per suo tramite, dal Governo di S. M . britannica, circa la sospen sio ne delle co n ve rtibilit à delle sterline e la prego , a no me del mio G o vern o, di voler co municare a l G o vern o britannico quan to segue :

Il G overno ita liano constata, no n senza viva preoccupazione, che il Governo di S.M. britannica ha deciso di ven ir meno ad una delle clausole fo nda mentali di un acco rd o bil aterale liberam ente negoziato, attribuendo tal e sua d eci sio ne a lle ingenti richieste di conversi o ne affluite negli ultimi tempi .

II'Go verno itali a no non p uo dichia rarsi d'acco rdo su qua nt o sostenuto a l punto 2 ) della no ta brita nnica , che cioè la radica le mi sura adotta ta non a lte ri la fi sionomia e le caratteristiche delle intese finan zia rie a nglo -italia ne , è a l contrario dell ' a vviso che la mi sura stessa sia di un a portata e di una gravit à che no n è possibile ignora re.

Gli accordi fin a nzia ri d el 17 aprile u .s. tra il Governo del R egno Unito e il G o verno ita liano costitui sco no un a tto spo nta neo no n subordinato a d intese con terzi Paesi. per la liquidazione di ra pporti discendenti d a llo stato di guerra e in vista d ell'a pplica zione del tra tta to di pace. La convertibilità d elle sterline è quindi parte integrante di un complesso d i intese che preved o no anche obbligazioni onerose per l'Italia alcune d elle quali ·-come ad esempio il ve rsam ento di o tto milio ni di sterlin e per il pagamento dei « surplus» -sono già sta te eseguite. La sospensio ne della co nvertibili tà delle sterline rappresenta perta nto un gesto unilatera le no n giu stifica to d alla lettera né d allo spirito d egli accordi finan zia ri a nglo -ita liani, inconciliabile con le ragio ni che erano sta te poste a ba se d ella lo ro conclusio ne.

La sospensione della convertibilità è quindi , so tto il profilo giuridico , lesiva di diritti legi ttim am ente acquisiti dall'Italia ma essa é anche in linea di tàtto --mi sura ingiusta ment e discriminatoria nei co nfronti di un Paese come l'Italia , che non ha fatto uso della faco ltà di conversio ne conscnti ta le se no n in limiti praticamente irrilevanti , sia per la certezza che la Gran Bretagna non sa rebbe mai venuta meno ad un im pegno liberamente assunto e che a veva un a scad enza precisa prima della qua le nessuna d elle pa rti po teva denuncia rlo (a rt. 13 dell 'accordo di pa gamento), sia pe r lo spirito di a micizia che ha a nimato ed anim a le relazioni tra i due Paesi.

Pertanto, seco ndo il punto di vista d el G o verno ita lia no, la sospensio ne unila terale della convertibilità della sterlin a pone in essere un a situa zione estremamente d annosa per l' It a lia .

Su quest' ultimo pun to non sembra necessario al G overno it a li ano d i spendere m o lte parole . Le tragiche co ndi zioni eco no mi che dell ' Ita lia sono ben no te a tutti, tanto che essa è fr a i Pa esi che hanno ricevuto larga a ssistenza dell' U. N .R .R. A . e a nco r oggi devono fa re a sseg namento sui socco rsi d el Gra nt-in-aid .

Non disponendo più di alcuna riserva l' Ita lia d eve po ter essere posta in gra d o di f~m: assegnamento su tutte le sue già scarse di sponibilità all'es tero . L' Italia n o n si trova pe rciò in condizio ni di attende re l'eventua le revoca de lla sos pensione della convertibilit à d ella sterlin a

o ra deliberata .

Per questi mo tivi il Gove rn o ita lian o, pur non rinunciando a d in voca re come invoca il rispetto pieno dell'accordo, d o ma nda intanto in linea di urgenza che il provvedimento inglese no n si a pplic hi a i saldi in sterline accumulatisi fino alla data del 20 agosto co rrente a nn o .


ALLEGATO Il

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A ROMA, DUNN

NOTA 44/26517/287. Roma, 22 agosto 1947.

Come certamente le è noto, il Governo britannico ha inviato al Governo italiano la comunicazione acclusa in copia, circa la sospensione della convertibilità delle sterline.

Con tale decisione unilaterale il Governo britannico non solo viene meno agli impegni contenuti negli accordi finanziari anglo-italiani del 17 aprile 1947, liberamente negoziati tra le parti e non subordinati ad intese con terzi Paesi, ma altresì reca un ulteriore gravissimo pregiudizio alla precaria situazione della bilancia italiana dei pagamenti ed alla possibilità per l'Italia di rifornirsi sui mercati mondiali di materie prime e di prodotti essenziali alla vita del Paese.

Da un punto di vista più generale, poi, il provvedimento britannico, riportando su una base strettamente bilaterale i rapporti economici del Regno Unito con gli altri Paesi europei, si traduce in una misura limitativa degli scambi, e ciò proprio nel momento in cui l'Europa compie ogni sforzo per eliminare i più gravi aspetti della sua crisi postbellica, attraverso l'elaborazione dei presupposti tecnici all'attuazione del piano Marshall.

Per i suddetti motivi il Governo italiano, impossibilitato a dilazionare la soluzione dei più assillanti problemi e quindi a trascurare la difesa delle più elementari esigenze di vita della popolazione, in virtù del diritto conferitogli dagli accordi del 17 aprile, ha inviato al Governo britannico la nota di risposta qui allegata, con la quale si chiede il rispetto degli impegni assunti e, in primo luogo, la revoca delle misure di sospensione per le disponibilità in sterline esistenti a favore dell'Italia al momento della dichiarazione di sospensione.

Sono certo, caro ambasciatore, che ella vorrà esporre quanto precede al suo Governo. che ben conosce la gravità della nostra situazione affinché esso voglia dare il proprio efficace appoggio alle giuste richieste italiane.

368 l Spedito il 23 agosto alle ore 7. 368 6 Vedi D. 359.
369

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALLE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE IN AMERICA LATINA

TELESPR. URGENTISSIMO 26511/c. Roma, 22 agosto 1947.

Dall'insieme delle informazioni qui pervenute risulta che hanno aderito alle iniziative dell'Equatore 1 e dell'Argentina 2 per la revisione del nostro trattato di pace soltanto taluni fra i paesi latino-americani e cioè: Guatemala, Panama, Bolivia, Paraguay, San Domingo, Uruguay. Altri Paesi e principalmente il Brasile, il Cile, il Messico e il Perù hanno in varie circostanze e per via diversa manifestato sentimenti di amicizia e di comprensione della nostra causa, ma non hanno creduto di prendere al riguardo specifiche decisioni.

Da un approfondito esame della questione è risultato che le difficoltà fìnora sorte sono d'indole locale e dipendono essenzialmente da considerazioni di politica intera


369 l Vedi serie decima. vol. V, c. in questo volume, D. 105. 2 Vedi serie decima. vol. V, e. in questo volume, DD. 197 c 352.

mericana, più che da ragioni che ci concernono direttamente. È quindi del maggiore interesse che tali difficoltà siano superate fornendo gli opportuni chiarimenti ogni qualvolta se ne presenti l'occasione e sempreché la situazione locale lo richieda. L'iniziativa equatoriana e quella argentina sono state ovviamente qui viste con simpatia, ma non sono state da noi sollecitate né con noi concordate. Quello che ci interessa è soltanto che lo spirito amichevole che ispira la condotta della maggior parte dei Paesi latino-americani nei nostri riguardi trovi finalmente uno sbocco concreto attraverso una manifestazione che, pur rientrando nel quadro della politica generale di ogni singolo Governo, esprima chiaramente l'appoggio dell'America latina alla nostra causa. Ogni Governo è naturalmente arbitro di decidere se tale manifestazione debba essere individuale o collettiva, preconcordata o spontanea, limitata al continente americano

o di più vasta portata, sempre, s'intende, prescindendo da concrete proposte di revisione.

Sembra ora che la sede più opportuna in cui gli Stati latino-americani possano dare il loro valido contributo alla nostra causa sia l'imminente sessione deli'O.N. U .. prima riunione del massimo consesso internazionale dopo la ratifica del trattato di pace da parte dell'Assemblea costituente.

Occorre pertanto che ciascuna delle rappresentanze diplomatiche cui la presente è diretta provveda: a) ove il Governo locale abbia già promosso le precedenti iniziative o vi abbia aderito, ad assicurarsi che il passo venga effettivamente compiuto;

h) ove il Governo locale abbia fatto generiche manifestazioni di solidarietà con noi, a svolgere opportuna azione affinché tale atteggiamento si concretizzi nel modo suindicato:

c) ove siano mancate decisioni di qualsiasi genere, a provocarle e opportumunente indirizzarle.

Resto in attesa di conoscere i passi compiuti e i risultati raggiunti.

370

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 11490/697. w·aslzington. 23 agosto 1947. ore 7 (per. ore 8 del 24 ).

Seguito telegrammi 692, 693 1•

Mentre questa stampa continua dar rilievo ultime discussioni Consiglio sicurezza commentando caso Italia, segnalo seguenti tre iniziative per portare questione veto ed ammissione alla prossima Assemblea generale.

l) Delegato permanente Argentina, in base articolo l 09 Statuto, ha chiesto iscrizione ordine del giorno proposta proprio Governo convocare conferenza generale Nazioni Unite per modificare parte statuto circa diritto veto. Ha suggerito come data conferenza quella tre giorni dopo chiusura prossima Assemblea.


2) Delegato Australia Consiglio sicurezza ha chiesto iscrizione stesso ordine del giorno proposta circa «protezione diritto Assemblea generale in relazione ammissione nuovi membri».

3) Stesso delegato Australia ha inoltre presentato proposta che Assemblea constati come Consiglio sicurezza non ha dato esecuzione a nota risoluzione anno scorso tendente a che diritto di veto non impedisca rapida azione Consiglio 2 .

370 1 Il T. 692 del 22 agosto non è pubblicato, per il successivo vedi D. 366.
371

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA,

ALL'ONOREVOLE CAMPILLI, A PARIGI

T. 12573/435. Roma, 23 agosto 1947. ore 15.30.

Tuo 567 1•

D'accordo che delegazione prepari proposta tendente realizzare cooperazione europea anche su piano monetario attraverso appositi organismi; attendo conoscerne prevìamente testo.

Circa suggerimento utilizzare Banca Regolamenti internazionali riorganizzata come filiazione europea Fondo Monetario mi rendo conto tue ragioni ma ritengo opportuno richiamare tua attenzione su forti diffidenze che predetto Istituto ha in passato destato presso americani, talchè una nostra indicazione troppo precisa può nuocere proposta ravvivando ostilità americane. Occorrerebbe o assicurarsi previamente favore americano a designazione Banca Regolamenti internazionali, o concertarsi ad esempio con delegazione Benelux per far presentare da Belgio designazione Banca Basilea, cui presidente è anche presidente Banca Emissione belga. e assicurarsi così loro appoggio a proposta principale.

Prego tenermi informato.

372

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11516-11517/573-574. Parigi. 23 agosto 1947, ore 21,10 (per. ore 8.30 del 24 ).

Per questione unione doganale italo-francese dopo prima presa di contatto Grazzi-Drouin che era stata improntata estrema buona volontà dalle due parti, francesi stanno facendo marcia indietro. Non che da parte tì·ancese si abbia tendenza aprioristica respingere proposte unioni doganali: anzi essi affermano il contrario; essi vogliono soltanto cautelarsi con un vero studio seppure affrettato. Impressione Grazzi


è che sia intervenuto fatto nuovo per cui negoziatori francesi sono nei nostri riguardi piuttosto imbarazzati in vista maniera in cui prime nostre aperture erano state accolte. Oggi in sostanza essi hanno proposto breve testo dichiarazione comune in cui si dice che in vista interesse costituzione unione doganale quanto possibile generale europea i due Paesi hanno esaminato condizioni in cui potrebbe essere intrapreso studio pratico e realizzazione progetto per quello che li concerne. Hanno deciso costituire commissione mista studio cui scopo dovrebbe essere stabilire entro 31 dicembre se questa unione potrebbe essere all'inizio limitata Francia-Italia oppure dovrebbe includere anche altri Stati: inoltre essa dovrà studiare se unione doganale franco-italiana potrebbe facilitare partecipazione due Paesi ad unione doganale più vasta.

Delegazione italiana si è riservata studiare formula. Idea Campilli è sostanzialmente accettare formula francese (qualora non sia possibile ottenere da loro formula più impegnativa) dopo che dibattito generale questione unioni doganali in seno Conferenza (discussione durante la quale noi dovremmo mettere bene in chiaro che per quanto ci concerne siamo disposti andare ben più lontano) abbia dimostrato che nelle circostanze non è possibile ottenere di più.

Per quanto mi concerne sono d'accordo con proposta Campilli. Allo stato attuale delle cose tutto quello che noi possiamo ed abbiamo interesse fare è mostrare ad americani che noi siamo disposti ad andare fino in fondo verso unioni doganali generali o parziali: all'atto pratico e come realizzazioni concrete non possiamo fare che quello che altri sono disposti a fare: non ritengo ci converrebbe rifiutare formula francese solo perchè essa non è sufficientemente impegnativa.

Condivido impressione Grazzi che sia intervenuto fatto nuovo; pur riservandomi ulteriori indagini mia impressione è che questo fatto nuovo va piuttosto ricercato in pressioni inglesi. Pur non essendo da qui del tutto chiaro ragioni loro atteggiamento è fuori dubbio che in questi ultimi giorni delegazione britannica, appoggiata da scandinavi e Benelux, ha accentuato sua tendenza impedire che Conferenza arrivi a qualche risultato concreto. Evidentemente dichiarazione italo-francese relativa unione doganale avrebbe messo Inghilterra in posizione difficile nei riguardi America (e tale era appunto idea Alphand). Mi sembra quindi verosimile che inglesi abbiano fatto discrete pressioni Parigi, pressioni a cui francesi difficilmente potrebbero sottrarsi anche in vista ardui negoziati in corso a Londra e dove una certa misura appoggio inglese può essere loro prezioso.

370 2 Per la risposta vedi D. 394. 371 l Vedi D. 363.
373

IL RAPPRESENTANTE AD ATENE, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTE PER CORRIERE 11835/145. Atene, 23 agosto 1947 (per. il l" settembre).

Telegrammi di V.E. 83 e 86 1e miei telegrammi 139 e 144 2 .


373 l Vedi D. 283. nota l e D. 301. nota 2. 2 Rispettivamente del 15 e del 23 agosto. non pubblicati.

Ho avuto stamane colloquio con Tsaldaris. Riferisco punti principali:

l) Mi ha confermato essere stato estremamente soddisfatto colloquio avuto con V.E. che egli ha definito come «il più interessante e piacevole» di tutta la sua missione all'estero durata due mesi .

2) Con altrettanto compiacimento mi ha parlato proposito V.E. di venire in visita ad Atene e delle istruzioni che saranno date a nostro nuovo ministro per definizione questioni concrete in pendenza nonchè «per stipulazione patto di amicizia, neutralità o non aggressione» sul piano politica mediterranea e difesa comuni interessi.

3) Circa ristabilimento pieni rapporti diplomatici Tsaldaris ha detto che attende nostra richiesta gradimento per fare altrettanto. In conversazione svoltasi in francese si è servito quasi sempre parola «ambasciatore»; lingua greca non conosce del resto esatta distinzione tra ambasciatore e ministro e ciò genera frequenti confusioni. Qualora fosse nostra intenzione nominare semplice ministro (come mi sembra rilevare da telegramma di V .E. 83) e successivamente non fosse intervenuto esplicito accordo in incontro con V.E., questione dovrebbe a mio parere essere definita in precedenza per evitare che nostra richiesta possa dare impressione malafede. Seguenti Paesi hanno qui ambasciata : Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Canadà e Turchia. È inutile dire che in conversazione Tsaldaris mi sono astenuto da qualsiasi rilievo su questo punto3 .

4) Resto del colloquio è stato dedicato questione «Saturnia» e «Vulcania» che ministro mi ha detto essere incluse in nota consegnata a Vatikiotty. Poichè egli. anche in questo concreto problema se m brava procedere con consueta tàcilità e ottimismo. gli ho ricordato che punto di vista Governo italiano era già noto. Io stesso avevo avuto occasione di esporlo (telespresso ministeriale 44/38221 del 19 novembre 1946, mio rapporto 1553/1095 del 20 dicembre 1946 e telegramma per corriere 02 dell ' li gennaio 1947)4 Più ancora che ovvi argomenti italiani ho fatto presente che richiesta era sicuramente contraria interessi greci perchè: a) specialmente due grandi unità sono sfruttabili con profitto soltanto se esercitate da grande organizzazione come Compagnia italiana, altrimenti rappresentano pessimo affare; b) valutazione in conto riparazioni, specialmente ora che bastimenti vengono riadattati con grande spesa ad usi di pace in cantieri italiani, sarebbe senza dubbio estremamente elevata, e Grecia verrebbe a pagare troppo cara soddistàzione morale. Tsaldaris non è stato affatto sorpreso ed ha anzi ammesso che molti tecnici e alcuni ministri sono contrari sua richiesta . Ha aggiunto però che questione investe prestigio nazionale (in realtà personale), che egli «in linea di principio» non intendeva retrocedere e che aveva parlato molto chiaro in questo senso al Dipartimento di Stato dichiarando non riconoscere quanto Governo americano aveva fatto con restituzione all'Italia delle due navi. Da quanto egli ha detto è risultato chiaro che Dipartimento di Stato si è dapprima pronunciato contrario richiesta ; ma di fronte insistenza gli ha suggerito mettersi direttamente d 'accordo con noi. E questo è stato forse principale incoraggiamento americano ad incontro.



4 Non pubblicati.

5) Ministro ha però ripetutamente detto che questione potrà essere risolta d 'accordo co n americani nel quad ro di più vas te intese e che, pur mantenendo piena sua richiesta, non (dico non) ne farebbe questione pregiudiziale per futuri accordi. Salvo contrari ordini V.E. mi propongo svo lgere azione in ambienti interessa ti (armatori, banche ecc.) nonchè interessa re questo ambasciatore degli Stati Uniti.

Altrettanto, naturalmente, d ovrebbe essere fatto a Washington come già indicavo con rapporto e telegram ma per corriere citati. Ad ogni buon fine tras metto copia a parte. Cred o di poter assicurare V.E. che specialmente Gri swold che è responsa bile per economia questo Paese sarebbe particolarmente sensibil e argomenti esposti più so pra e, se opportun am.ente interessato, potrebbe essere indotto porre suo veto a richiesta greca perchè an tieco nomica 5 .

Come V.E. avrà potuto rileva re dai telegrammi, fra questi articoli stampa incontro di R oma è stato «montato» in primo luogo massima mente da Tsa ldaris. Sebbene in rea ltà essi abbia no seguit o e non preceduto opinione pubblica nella politica di Tsaldaris con l'Ita lia, ora intende attribuirsene merito esclusivo collegandol a con progetti grandiosi ma imprecisi che vengono ironi zza ti da giornali opposizione. Organi indipendenti più seri mettono in guard ia contro esagerazioni e raccomandano graduali sviluppi e perta nto tutti però, eccetto comunisti , so no d 'accordo sull a so stanza.

Per tutta la parte generale della conversazione mi so no limitato ad ascoltare. Soltanto quando Tsa ldaris mi ha chiesto informazioni circa situazione interna italia na ho brevemente esposto sua complessità e delicatezza accennando a ca utel e che essa ci impone . Su ques tione « Saturnia» e «Vulca nia» mi è sembrato invece opportuno ma nifest are subito qu alc he re sistenza sia per frenare slancio Tsald a ris e impedire che si comprometta ancora di più con i suo i, sia per non lasciare mio successore ingrato compito affrontare per prima principale questione concreta veram ente spi nosa nelle relazioni italo-greche.

373 3 Con T. 13032/91 del 3 settembre SforLa rispose circa questo punto: «Pregola chiedere al Governo greco gradimento per Prina Ricotti quale ministro plenipoten ziario. Se Governo ellenico desidererà poi elevazione dc1 due rappresentanti ad ambasciatori noi vedremo proposta con simpatia ».
374

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, BROSIO, E A WASHJNGTON , TARCHIANI, E A LL 'I NCARICATO D' AFFARI A LONDRA, MIGON E

TELESPR. SEGRETO 1437/ c. SEGR. POL. Roma, 23 agosto 194 7.

Qui unit o in copia si ha il pregio di trasmettere un rapporto in da ta l o agosto

c.m. dell'ambasciata a Parigi 1 relativo all 'oggetto indicato e alle possibili co nseguen ze di un a eventuale ma ncata ra tifica del trattato d a parte dell'Unione Sovietica.



Pur non avendo indizi che lascino supporre, allo stato attuale delle cose, che l'U.R.S.S. non ratificherà mai il trattato, questo ministero concorda nell 'avviso espresso dall'ambasciatore Quaroni che convenga cioè considerare le conseguenze che tale mancata ra tifica potrebbe avere per noi.

Giuridicamente è ovvio e risulta dallo stesso articolo 90 del trattato, dovendo questo, per essere valido, ottenere la ratifica almeno degli Stati Uniti, della Francia, dell'Inghilterra e dell'U.R.S.S. La mancata ratifica da parte di quest'ultima Potenza , impedirebbe di considerare il trattato come esistente e quindi ne impedirebbe l'entrata in vigore.

È tale considerazione appunto che ha schierato numerosi e importanti settori dell 'opinione pubblica italiana contro la ratifica da parte nostra del trattato, giudicandola prematura, e rendendo arduo di fronte alla stessa Costituente il compito del Governo che, per ragioni di carattere politico generale, si era indotto a sostenerne la opportunità e la necessità. Ed è tale considerazione appunto che ha portato alla formula della ratifica condizionata con la quale si è intesa dimostrare la nostra decisione di ratificare il trattato e di darvi leal e esecuzione non appena si fossero verificate le condizioni di cui al già citato articolo 90, senza peraltro compromettere quelle eventualità che dalla mancanza di tali condizioni potessero in seguito scaturire.

Poiché, come osserva l'ambasciata a Parigi , nel che questo ministero concorda, la mancata ratifica da parte sovietica, rehus sic stantibus, non avrebbe, per evidenti ragioni , alcuna possibilità di migliorare, dal punto di vista territoriale, a nostro favore, il tracciato della frontiera orientale quale stabilito dal trattato, i punti da esaminare e nei confronti dei quali occorre sin da ora e per doverosa misura prudenziale premunirei appaiono i seguenti:

l) evitare che, come prospettato dall'ambasciatore Quaroni -in sede di un generale accordo --·-il tracciato della frontiera orientale debba essere ancora peggiorato nei nostri confronti:

2) evitare che le altre Potenze abbiano ad un determinato momento a chieqerci di mettere in vigore il trattato fra noi e loro , sic er simp!iciter, senza cioè che col passare del tempo, con l'estinguersi dei risentimenti , e con l'evolversi della situazione politica interna zionale, ci sia data la possibilità di attenerne, almeno in talune parti , adeguate mitigazioni .

Si noti che -in talune sue parti -il trattato è già stato e può venire mitigato in sede di trattative bilaterali e che ciò tanto meno difficilmente può attenersi nelle more della sua entrata in vigore. Questa constatazione ha rilevanza soprattutto nel settore economico: con gli Stati Un i ti (pur tenendosi conto della posizione del tutto particolare assunta da questo Paese) tutte le questioni pendenti di carattere economico sono state in questi giorni regolate con nostro vantaggio. Con la Cina abbiamo già liquidato le questioni pendenti e questo Paese non ha più nulla da attendersi dalla entrata in vigore del trattato.

Con la Gran Bretagna tutte le questioni connesse con l'art. 79 del trattato sono state regolate: la entrata in vigore di questo regolamento è prevista come contemporanea al trattato, ma nulla vieta che possa essere anticipata specie se il Governo di Londra vi trovasse il proprio tornaconto. Situazione analoghe potrebbero verificarsi nei confronti di altri Paesi: con la Francia ad esempio, le trattative, da tempo, sono già ben avviate.

Rimangono le clausole militari e territoriali, soprattutto quelle per le quali il trattato non costituisce il riconoscimento di uno stato di fatto, ma di cui ci impone l'esecuzione: anche in questo campo, che naturalmente è il più delicato, non può escludersi a priori, se anche non è il caso di farsi eccessive illusioni, che il trascorrere del tempo non possa indurre a maggiore benevolenza nei nostri riguardi.

Esposte le considerazioni che precedono, a chiarimento della formula della ratifica adottata dall'Assemblea e a commento del qui allegato rapporto dell'ambasciata a Parigi, mentre prego gli ambasciatori a Londra e Mosca di voler esprimere il loro pensiero sulla questione di cui trattasi, prego l'ambasciatore a Washington di volere altresì sondare il Dipartimento di Stato per conoscerne l'opinione in merito a quanto prospettato ai punti l e 2 sopra indicati. A tale riguardo l'ambasciatore Tarchiani vorrà sottolineare che noi confidiamo naturalmente nel Governo americano perché, nello spirito del recente messaggio del segretario di Stato Marshall, non ci vengano precluse quelle possibilità di revisione che, sempre aperte sulla base di accordi bilaterali in sede di applicazione del trattato, diverrebbero evidentemente più attuali, qualora venisse a mancare al trattato stesso uno degli elementi essenziali per la sua entrata in vigore 2 .

373 5 Sui punti 4 e 5 Sforza rispose con T. 13088/92 del 4 settembre: «Approvo suo linguaggio ed a zione c he V.S. si propone di svo lgere in ambienti int eressati e p resso codesto a mbasciatore a merica no. Incari co ambasciata Washington svo lgere opportuni passi presso Griswold >>. 374 1 Vedi D . 250.
375

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI

TELESPR. RISERVATISSIMO 16/26645/150. Roma. 23 agosto 1947.

Si tramette in allegato, per opportuna conoscenza di codesta rappresentanza, copia di un promemoria presentato al presidente del Consiglio dal dott. Innocenti sui colloqui avuti da quest'ultimo, il 12 e 18 corrente, con il dott. Kripp, consigliere di codesto Ministero degli esteri.

Gli scambi di vedute avuti dal dott. Kripp a Palazzo Chigi hanno avuto carattere ancor più generico di quello che abbiano avuto al Viminale e si sono limitati, in assenza del direttore generale, ad un solo colloquio con il comm. Jannelli.

ALLEGATO

COLLOQUIO DEL CAPO DELL'UFFICIO PER LE ZONE DI CONFINE PRESSO LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, INNOCENTI, CON IL CONSIGLIERE DEL MINISTERO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA, KRIPP

APPUNTO. Roma, 18 agosto 1947

Ho ricevuto il consigliere Kripp del Ministero austriaco degli amtri esteri nei giorni 12 e 18 agosto, rispettivamente dalle ore 17,30 alle 21 e dalle 17,30 alle 19,45.


Avverto subito che mi sono attenuto scrupolosamente alle istruzioni impa rtitemi dall'on. presidente e, anche nel corso delle discussioni , ho ripetuto e sottolineato più volte che io parlavo a tito lo escl usiva men te personale, mentre i due Governi procedeva no allo scambio dei loro punti di vista unicamente nelle vie d ' uso.

Questa premessa mi ha dato modo, durante le conversazio ni, di far rilevare come le discussioni fra i due Governi sia no, spesso, rese difficili da quel senso di ingiustificata sfiduci a e da preconcetti che da parte del Governo a ustriaco si hanno nei nostri confronti e che traspaiono chiaramente financo nel memoriale di Vienna del 26 giugno scorso. Ma soprattutto, ho fatto presente come sia in aperto contrasto a nc he con lo spirito dell'accordo di Parigi l'atteggiamento, per lo meno equivoco, di alcuni loro clementi qualificati, i quali in forma subdo la ma tenace spiega no una attività a sfondo irredentista la quale dimostra in loro il convincimento che l'anzidetto accordo non sia che una «soluzione provvisoria» la quale non modilìca i loro pretesi « inalien abi li diritti dell'Austria sul Tirolo meridionale».

Gli ha f~1 tt o molta impressio ne di sentire come io fo ssi al corrente a nche dei colloqui tenuti ad Innsbruck dal ministro Gruber con gli estremisti altoatesini . Certamente il dott. Kripp non ha confermato le indisc rezioni che avevo l'aria di fargli al riguardo ; ma il sorriso sornione del dott. Burcsch, che l'accompagnava, mi ha dato l'impressione di aver ben giocato quella carta.

Le varie osservazioni contenute nell'ultimo memoriale a ustriaco sul progetto di legge per la revisio ne delle opzioni , sono state l'argomento principale delle nostre conversazio ni .

Ritengo c he il baro ne Kripp si sia persuaso della infon datezza di molte di quelle osservazioni e dell'inutilità di alcuni suggerime nti datici, mentre, attraverso le sue espressioni, mi è parso di vedere un molto probabile irrigidimento del ministro Gruber sulle richieste avanzate a proposito dell'art. 5 del progetto, nel senso ci oè che le esclusio ni dal riacquisto della cittadinanza italiana in esso co ntempla te sia no applicate no n già per aver rivestito una determinata carica ma solo in quanto sia provato che nell'esercizio dell a stessa l'indi viduo a bbia agito con spirito nazista od a ntiital iano.

Nella seconda conversazio ne, egli ha anche insistito perché il Governo italiano dichiari . almeno, che gli esclusi non saranno troppo numerosi (le sue precise parole sono: «che la esclusione non sarà larga »).

Per la prima richiesta ho detto che egli avrebbe trovato la risposta nel contromemoriale che è all'esa me d ell'on. presidente e, per la seconda, ho fatto presente che mi pareva alquanto strana la richiesta in qua nt o il Governo non aveva niente a c he vedere con l'applicazione della legge. E non era serio né per il Governo né per le Commissio ni, presiedute da magistrati, assicurare in precedenza i limti di applicazion e di una legge che ha per presupposto l'attribuzione a indi vidui di determi na ti fatti ancora da accertare. Ho però soggiunto, che, comunque, a nche nel precedente memoriale il Governo ita lia no aveva assicurato che avrebbe dato, a suo tempo, istruzio ni improntate a spirito di libera lità.

Il consigli ere Kripp ha tenuto a sottolinea re questi altri punti che, per brevità, mi limi to ad enunciare, avve rtendo che -pur parlando a titolo persona le ---non ho dato affidamenti di sorta:

l) che fin o a l regola ment o delle o pzio ni i na tura lizzati, pel solo fatto della loro naturalizzazione, no n sia no allontanati dagli impieghi pubblici a ttua lmente ricoperti :

2) che per la stessa ragione no n si rifiutino le licenze di commercio richi este dai naturalizzati, qualo ra non vi siano impedimenti di altra natura.

3) Il G overno austriaco avrebbe chiesto a quello di Ba vie ra di poter istituire uffici a ustriaci pel rimpatrio in Alto Adige degli a ltoatesini optanti emi grati in Baviera. A seguito di che il nostro Ministero degli a flà ri este ri ha fatto presente al ra ppresentante del Governo di Vienna a Roma che l'Austria non può arrogarsi il diritto di tutela di tutti gli optanti a ltoatesini trasferitisi non solo in Austria ma a nche in altri Paesi e, nel caso preso in esame, in Baviera. Tale pretesa appare agli Esteri giuridicamente e politicamente infondata. Il consigl iere Kripp ha sottolineato che il suo Governo è di avviso di verso e che in tali sensi si è anche espresso J'on. De Gasperi col ministro Gruber.

4) Il barone Kripp si è compenetrato della urgenza indil azionabile di risolvere il problema delle opzioni e mi ha detto che il ministro G ruber sentirà sollecitamente ad Jnnsbruek anche gli altoatesin i prima di rispondere al nostro contromemoria le. Ha poi soggiunto che egli ritiene che sia possibile giungere ad un accordo fra le due parti. In caso contrario però, r A ust ria si vedrebbe o bbliga ta ad informare di ciò gli Alleati. Pe r rendere più sollecita c più facile la conclusione di questo accordo, egli pe nsa che sia indispensabile che un incaricato del Governo italiano si rechi a Vienna per definire gli eventuali punti di dissenso. Gli ho risposto che, a mio avviso. i punti controversi erano ancora troppi per pensare alla sua proposta. Che ciò sarebbe stato possibile ovc la successiva lo ro risposta fo sse più conclusiva e, soprattutto, più concilia nte di q uella alla quale si sta per rispondere.

5) Tanto il consigliere Kripp quanto il dott. Buresch della rappresentanza di Vienna a Roma, di cui sopra ho fatto cenno. si sono soffcrmati sul preteso fenomeno della immigrazione in Alto Adige -a loro dire quasi preordinato dal Governo italiano allo scopo di faci lita re la snazio nalizzazione di quegli element i di lingua tedesca. Ho chiarito con dati di fatto la situazione e si sono dovuti convincere che se, specialmente dopo la Liberazione, è esistito un certo aft1 usso di italia ni delle vecchi e province ve rso rAlto Adige questo no n è che un fenomeno naturale proprio a tutte le zo ne di confine. A nzi, per l'Alto Adige, esistono fin dall'aprile 1946 due decreti. a mia firma, diretti ad infrenare tale inconveniente.

6) In esecuzione a quanto promesso nel primo promemoria italiano, si chiede che siano date disposizioni alle autorità locali di Bol zano perché i naturalizzati rientrati clandestinamente in Itali a non o ltre il 17 marzo scorso, siano immuni da sanzio ni di polizia. Sembra allo sc rivente che si debba provvedere in tali sensi per mantenere fede ad un impegno assunto.

7) A proposito dell'autonomia, il consigliere Kripp nell a prima conversazione è parso soddisfàtto del come il Governo ita liano intenderebbe risolvere tale problema, nel se nso cioè accennato anche a l ministro Gruber nella lettera sc rittagli il 14 luglio dall'on. presidente De Gasperi 1 . Nella seconda conversazione, in vece, mi è parso molto titubante al riguardo ; tanto che, nel corso della stessa , egli ha ratto presente che qualora tale problema no n rosse risolto, a parere dell'A ustria, nel senso voluto d agli accordi di Parigi , il Governo di Vienna (adopero le sue stesse parole) « leverà la voce». Ho l'impressione che nei gio rni intercorsi fra le due co nversazioni da me avute col dott. Kripp, elementi della rappresen ta nza di Vicnna a Roma abbiano fatto presente a detto diplomatico l' opportunità di essere più guardingo prima di usare espressi oni di acconse ntimento.

8) A proposito dell'eventuale ritorno in Ital ia dei naturalizzati emigrati, il consigliere Kripp mi ha detto che da indagini da loro esperite risulta che circa un terzo degli emi grati non intende fàr ritorno in Italia. La stessa proporzione si ha in German ia dove, pare, vi siano circa 23-24 mila emigrati. Egli ha pure tenuto a sottolineare che il Governo austriaco non esercita sugli emigrati a lcuna pressione perché essi si decidano in un senso piuttosto che in un altro.

9) Durante la prima conversazio ne e, facen do quasi una improvvisa parentesi all'argomento del quale si teneva parola, mi ha chiesto se fossimo a conoscenza di certa attività (non meglio precisata) spiegata dalla Russia in Alto Adige. H o risposto che non mi risultava che fosse afliorato niente in tali sensi. Che solo molti mesi fa si è parlato in alcuni ambienti a ltoatesini di certi pretesi atteggiamenti della Jugoslavia nei riguardi dell'Alto Adige ma che erano voci del tutto inconsistenti .


10) Ho chiesto al barone Kripp a che punto fossero i loro studi in merito alle lettere b). c), d) del n . 3 dell'accordo di Parigi. Mi ha risposto che per quanto concerne la lettera b) (reciprocitù della validitù di certi titoli di studio) il loro Ministero della pubblica istruzione sta predisponendo un elaborato. Circa la convenzione di cui si fa parola all a lettera c) (libero transito di viaggiatori e merci per ferrovia e strade ordinarie) un accordo è stato raggiunto a Vienna tra tecnici italiani ed a ustriaci per quanto attiene alle ferrovie. Per ciò che riguarda invece il traffico sulle strade ordinarie, il problema è ancora allo st udio. Infine , circa gli speciali accordi contemplati alla lettera d) (traffico di frontiera e sca mbio in determinata misura di prodotti e merci aventi caratteristiche locali) esiste uno studio <dakoncig» (da noi già distribuito ai Ministeri tecnici) «visto favorevolmente » anche dal Governo federale austriaco il qual e però è tuttora in attesa, al riguardo, del parere delle dogane e del commercio con l'estero.

Tutto sommato io penso che si possa sperare di arrivare ad un accordo con l'Austria anche sulla questione delle opzioni , specialmente se il Governo austriaco sente che l'Italia . forte all'interno, sta riacquistando prestigio e considerazione all'estero. Meglio ancora se fosse possibile , a suo tempo, far capire all 'lnghilterra, all 'America e, maga ri , anche alla stessa Francia (le quali Nazioni tutte sono, in definitiva, interessate ad una collaborazione ad ogni costo tra l'Italia e l'Austria) senza peraltro fare un passo formale al riguardo, che questa collaborazione italo-a ustriaca è minacciata dall'eccessiva intransigenza del Governo di Vienna. Bisogna , comunque, prevedere fin da ora la linea di condotta da tenere. specie nei confronti dell'Inghilterra , qualora a tale accordo non si possa addivenire.

Non va pure dimentica to che, da parte del vice presidente del Si.idtiroler Yolkspartei , dott. Volgger, si cerca di allacciare rapporti con elementi governativi jugoslavi e con esponenti russi per otten ere che anche da questa parte si faccia pressione sull'Italia perché accolga le pretese di dett o partito.

Si deve anche studiare il momento più opportuno per varare i due provvedimenti relativi alla revisione delle opzioni ed a ll'autonomia . Se è permesso esprimere il mio personale avviso al riguardo, pen so che essi non dovrebbero avvenire congiuntamente, a meno che non si abbia la sicurezza dell'assenso austriaco, ad esempio, al provvedimento di legge relativo alla revisione delle opzioni . Altrimenti sembrerebbe prudente dare la precedenza alla legge sull'ordinamento autonomo di quella regione che porta il cri sma di un organo sovrano quale è la Costituente e che, in base allo stesso accordo di Parigi , non è subordinata a consultazioni col Governo austriaco.

374 2 Per la risposta di Brosio vedi D. 416. 375 l Vedi D. 191.
376

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

TELESPR. URGENTE 26647/306. Roma, 23 agosto /947.

Codesta ambasciata è al corrente delle iniziative prese rispettivamente nell'aprile e nel giugno scorso dai Governi dell 'Equatore c dell'Argentina per la revisione del trattato di pace con l'Italia. Tali iniziative non sono state da noi sollecitate né con noi concordate, ma naturalmente le abbia mo viste con simpatia ed incoraggiate, al fine di determinare un movimento fra i Paesi latino-americani in nostro favore. Alle iniziative suddette hanno tuttavia aderito solo taluni Governi , mentre la maggior parte di essi, pur riconfermando il loro proposito di svolgere in opportuna sede ogni possibile azione a nostro favore, hanno fatto sapere di non poter associarsi al passo proposto prima dall'Equatore e poi dall'Argentina, adducendo ragioni d'indole varia.

Come è noto, fin dall'epoca della conclusione dell'armistizio i Paesi dell'America latina ci hanno dato prove di solidarietà non solo con manifestazioni di opinione pubblica ma anche con concrete azioni dei rispettivi Governi. Pertanto lo scarso favore con cui sono state accolte le due iniziative va attribuito, almeno in parte, a considerazioni di politica interamerìcana fra cui: preoccupazioni di non ammettere il principio della revisione dei trattati da parte dei Paesi che hanno questioni territoriali aperte (Perù-Equatore; Cile-Bolivia , ecc.); rivalità locali, specie nei confronti dell 'Argentina che, fra l'altro, è stata l' ultima Nazione americana ad essere ammessa fra le Nazioni Unite; timore di non intraprendere azioni eventualmente sgradite alle Potenze firmatarie del trattato di pace, e particolarmente agli Stati Uniti, ecc.

Poiché, a giudizio dì questo ministero , la questione non ha perduto il suo interesse, si ritiene opportuno che tali difficoltà vengano superate mediante i chiarimenti del caso e si sono a tal fine impartite in data odierna alle rappresentanze diplomatiche nell'America latina le istruzioni trasmesse anche costà per conoscenza 1 . Sembra infatti a questo ministero che riuscirebbe comunque utile che l'atteggiamento di solidarietà già assunto dagli Stati latino-americani nei riguardi del nostro trattato di pace abbia una ulteriore conferma in seno alla prossima sessione dell'O.N.U. Una manifestazione del genere accrescerebbe peraltro la sua efficacia ove fosse considerat a favorevolmente costà, e ciò sia per ragioni di politica interamericana sia per i riflessi che la manifestazione stessa potrebbe avere in generale nell' attuale situazione internazionale. Sarebbe quindi opportuno effettuare previamente al riguardo gli accertamenti del caso mediante qualche sondaggio. Ove poi il punto di vista di codesti circoli interessati coincida con il nostro. apprezzeremmo vivamente che i Governi latino-americani ne fossero informati , analogamente a quanto avvenne, ad esempio, nel 1944 per la ripresa dei rapporti diplomatici fra tali Governi e noi. D'altronde il recente messaggio del generale Marshall ed altre manifestazioni uffìciali ed ufliciose di codesto Governo danno prova di un atteggiamento con cui l'eventuale passo dei Governi latino-americani si armonizzerebbe agevolmente 2 .

Si acclude copia di uno studio compiuto al riguardo dal competente ufficio di questo ministero. per opportuna documentazione ed orientamento di codesta ambasciata e si resta in attesa di conoscere per via telegrafica l'esito dei passi che saranno costì compiuti.

ALLEGATO

L'UFFICIO T ERZO DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNTO.

Si riassumono nello schema seguente gli sviluppi dell'atteggiamento dei Governi latino-americani nei confronti del trattato di pace.


376 I Vedi D. 369. 2 Vedi D. 395.

l. lni::iariva argentina. Com'è noto, il Governo argentino, con la circolare diretta a tutti i Governi latino-americani nel giugno scorso propose l'i scrizione nell ' o. d.g. dell'Assemblea dell'O.N.U. del settembre prossimo di un progetto di «raccomandazione» che suggerisse la « possibile revisione» (s ic) del trattato di pace con l'Italia.

Dalle informazioni finora raccolte risulta che: -hanno aderito a tale iniziativa: il Paraguay, il Panamà, la Repu bblica dominicana, l'Equatore, la Bolivia e il Guatemala; -hanno fatto intendere in modo più o meno la rvato di no n poter aderire: Brasile, C ile, Perù, Messico. Yenezuela e Costarica; non si con oscono fin ora in modo concreto le reazioni di Cuba, Haiti, Paesi centro-americani , Colombia e Uruguay.

2. Generici riconoscimenti della resi italiana nei confronTi del trattato di pace. a) Swti Uniti . Il messaggio del generale Marshall, le infonnazioni fornite dall a nostra ambasciata, le notizie ed i com menti di autorevoli organi stampa nordamericani, di cui taluni vicini al Dipartimen to di Stato, induco no a ritenere che il Governo nordamericano si rende conto de lla fondatezza della tesi da noi ripetutamente esposta, anche in sede di ratifica, circa la necessità della revisione del trattato di pace. Non si può pertanto escl ud ere a priori la possibilità di un atteggiamen to non sfavorevole degli Stati Uniti nei rigua rdi di un'eventu a le presa di posizione, nel senso da noi desiderato , da parte dei Paesi latin o-ame ricani. b) Quasi tutti i governi interpellati da noi direttamente e poi dall 'Equatore e dall'Argentina hanno ripetut a mente m a nifestato sent imenti di amicizia e comprensione nei riguardi della nostra ca usa ed ha nno assun to un a tteggiamento suscettibile di essere opportun ame nte valo rizzato. Il rifiuto di taluni di essi di aderire all' iniziativa arge ntina va quindi probabilmente attribuito, almeno in parte, a considerazioni di politica interamericana più che a ragioni che ci concernano direttamente, ostacolo, questo , che non sarà eccessivamen te diftìcile superare, fornendo . di vo lta in volta , ad ogni singo lo govern o gli opportuni chiarimenti che più si adattino alla sua specifica situazione . Il recen te messaggio del presiden te del Messico al Parlam ento costit uisce un notevole esempio di come una cauta ma costante azion e in tal senso possa riuscire ad ottenere , com unqu e, degli utili risultati. A nalogamente. le preoccupazioni già più volte manifestate circa la opportunità di svo lgere un a az ione in contrasto con la pol itica delle Grandi Potenze, non sussi stera nn o allorché sarà chiaro che noi desideriamo dall'America la tina un a manifestazione di so lidarietà, d ' alt ronde puramente morale, entro il quadro di quella solidarietà interna zionale che è oggi uno dei principali postulati de lla nostra politica. Ove poi gli Stati U niti facessero intendere ai Governi latino-americani

di non avere alcun inconveniente al riguardo. è da prevedere che i risultati sa rebbero ancor più notevoli.

Per varie circostan ze è da ritenere che la sede più opportuna per una manifestazione a nostro favore da parte dei Governi latino-americani è la prossima Assemblea dell 'O.N.U. , prima riuni one del massimo congresso internazionale dopo la ratifica da parte nostra del trattato di pace. Le dichiarazioni ripetutamente fatteci in via ufficiosa . le note scambiate fra le varie cancellerie america ne, i messaggi e le pubbliche manifestazioni di uomini responsabili , le proposte presentate in sede di negoziati a lla Conferenza della pace potranno conservare un minim o di pratica efficacia solo in quanto vengano ribadite in forma esplicita . Altrimenti resteranno nell'ambito dei buoni propositi e verranno presto dimenticate dagli stessi loro a utori. Delle altre possibili procedure, una dichiarazione co lletti va dei va ri Paesi latino-americani indipendentemente dagli organ ismi internazionali si deve ormai escludere dopo lo scarso successo dell'iniziativa equatoriana e di quella argentina; un a decisione in seno alla Conferenza di Ri o de Janeiro è parimenti da escludersi poiché essa deve necessariamente restringere la sua sfe ra di azione al continente americano; un a analoga decisione della futura conferenza di Bogotà appare a nco r men o tempestiva e opportuna, anch e per il ritardo con

cui essa si produrrebbe. Si aggiunga che, essen do I'O.N. U. un organi smo universale, la manifestazione dei latino-america ni a nostro favore, da una parte, potrebbe det erminare effetti di più ampio respiro e dall'altra non perderebbe efficacia per il tàtt o di non raccogliere l'assoluta unanimità delle adesioni. È infine da ritenere che sa rebbe questa la procedura meno sgrad ita agli Stati Uniti, poiché interferirebbe nel min or grado possibile con i problemi della politica interamericana.

Pertan to, ovc si ritenga tutt ora utile una manifestazione di solidarietà con la nostra causa in seno alla prossima sess ion e dell'O. N.U. , non sem bra del tutto superOuo che vengan o com piuti a tal fine gli ulteriori pass i necessari, i quali dovrebbero avere, beninteso, il carattere di un cauto sondaggio con i Paesi fino ra men o propen si e di un normale mantenimento di contatto con quelli che ha nno dato pro va di maggior interessa mento della questione. Ta li passi non potrebbero in ness un caso ri sultare inopportuni , mentre potrebbe in definiti va presentare qualche inconveniente il fatto di non appoggia re fino all'ultimo. sia pure in forma indiretta e con fini precauzionali, una tendenza a nostro favore che indubbiamente esiste c che ove perdesse um1 cos ì opportuna occasione di manifesta rsi, potrebbe in avvenire assopirsi, ciò che , oltretullo , costituirebbe un precedente non favorevole ai nostri interessi e al nostro prest igio.

377

L'A MBASCIATORE A BRUXELLES, DE NOBILI, AL MINISTRO D EGLI ESTERI, SFORZA

R . 2824/1400. Bruxelles, 23 agosto 194 ì 1•

Ho avuto un a lunga cordialissima conversazione col primo ministro Spaak, il quale si imbarcherà l'li settembre sul «Queen Elizabeth» per reca rsi negli U.S.A . ove si tratterrà sino alla metà di ottobre.

Riassumo i punti principali della conversazione:

l) egli è ovvia mente favorevole al progetto di uni o ne doganale europea. Ha a nzi legge rmente criticato l'atteggia me nto tenuto a Pa rigi dal rappresentante di Benelu x -l'olandese dr. Hirschfeld -per l'aver già nelle prime sedute troppo sottolineato le difficoltà, anche se rea lmente esistenti, che si frappongono a lla sua realizzazio ne . Da uomo essenzialmente politico, il signor Spaak dà sopra!tutto importanza, nel m o mento attuale, a lla crea zione di una atmosfera, di uno spirito, che agevo lino poi la solu zio ne dei problemi tecnici. T eme che l' Inghilterra possa creare qualche difficoltà prima di rinunciare, evidentemente a malincuore, a lla sua politica a utarchica del Commonwealth, ma spera che essa, come anche la Francia, finirà per accettare le tesi americane, dato l' asso luto bisogno che i due Paesi hanno dell'appoggio degli Stati Uniti d'America. Ciò che si risolverebbe del re sto in un benefici o per loro stessi.

2) Intanto, il signor Spaak ha dimostrato vivo interesse al progetto più limitato di unione doganale italo-fra ncese (mio telegra mma n. 210 del 22 agosto)2 e pur


accenn a ndo alle difficoltà, soprattutto di carattere valutario, che incontreremo, simili a quelle che ostacolano la definitiva saldatura fra il Belgio e l'Ol anda, ha espresso il desiderio di essere tenuto al corrente degli studi preparatori, non escludendo la convenienza per Benelu x di pa rtecipa re eventualmente a tale unione. Egli si è compiac iuto a fa re un calcolo approssimativo della for za economica e demografica che un tale blocco (Italia -F rancia -Benelux) a pporterebbe al pia no di ricostruzione europea. tenendo conto no n soltanto delle me tropoli , ma anche delle colo nie.

3) Contrariamente a quanto il sig. Spaa k aveva sinora dichiarato, egli mi è sembra to meno deciso a rifiutare un a nuova presidenza [dell'Assemblea] dell'O.N.U. Preoccupato dall 'impotenza del Co nsiglio di sicurezza di fronte a gravi questioni come quelle della Grecia, dell ' Egi tto, della Indo nesia, impotenza ingua ribile senza una radica le m odifica procedurale, egli vo rrebbe fa re un estremo tenta tivo per sal va re l'O.N.U . Avendogli io espresso i mi ei dubbi che a ciò si potesse addi venire ove l'U.R .S.S. non mutasse il suo atteggia mento -e tale mutamento no n mi sembrava proba bile in un prossimo a vvenire -egli mi ha lascia to capire che a su o pa rere la situa zione si sa rebbe fra breve chi a rita , e cioè : o la Russia abbandonerà la sua politica negati va dei «veto », o abba ndo nenì la stessa O .N. U. E credo che egli accetterebbe la presidenza nell ' uno o nell'altro caso, a co nd izione quindi che l'O.N.U. possa diventare un organismo opera nte.

4) Considera ndo appunto provvisoria la situazione attua le deli'O .N. U ., egli non attribuisce importanza alla nostra manca ta ammissio ne a causa del ve to russo , da lui previsto malgrad o le ragioni realistiche che avrebbero d ovuto indurre la Russia a non opporsi alla nostra domanda. L'importante per l'Italia era di riacquistare un a « faccia» internazionale e di partecipare effetti vamente a i la vori di ri costruzio ne. Ciò che è avve nuto, co n la no st ra partecipazione alla Conferenza di Parigi ed ai lavo ri dei comitati , e con la rati fica del tra ttato di pace dell a quale egli si è rallegrato. E per quanto la ratifica belga no n abbia valo re giuridico per l'entrata in vigo re del tra ttato. egli mi ha lasciato intendere che essend o ormai il trattato ratifica to dall'Italia , egli av rebbe intenzione di presenta rlo al Parl amento belga alla sua ri a pertura, all o scopo di fa rne una manifestazion e di a mich evole simpa tia verso il nostro Paese .

Le conversazioni col signor Spaa k, che del resto V.E. ben co nosce, sono sempre interessa nti e piacevoli, no n soltanto per la sua schietta a micizia per il nostro Paese, ma anc he per l'equilibrato ottimi sm o che ispira i suo i giudizi sulle situazioni attuali e sull e p revisioni a vvenire. l suoi concetti generali concordano con quelli di V.E. e sono co nsoni agli interessi ita lian i.

Senza volersi illudere sull a facilità della sua reali zzazio ne definiti va, il semplice avviamento alla costituzio ne di un blocco doga nale. e co nseguentemente eco nomico, italo-fra nco-Benelu x, diretto come dovrebbe essere ---ad attra rre la Germania occidentale, naturalmente senza prescindere d all 'appoggio americano, specie per quanto riguarda il potenzia mento delle industrie chi ave tedesche, eserciterebbe un'influ enza definitiva sull 'attuazio ne del pi a no Marshall. Darebbe l'impressione


377 ' N o n pubblicato, preannunc ia va il conte nuto di questo rapport o .

alla opinione pubblica americana -della quale sono sempre da temersi gli scarti -che in Europa si incomincia a far sul serio. Darebbe alla Francia una maggiore tranquillità sia economica che politica di fronte al problema tedesco. Potrebbe dare al problema delle colonie italiane una soluzione più favorevole agli interessi nostri particolari ed a quelli generali. Insomma, tale blocco, anche se soltanto abbozzato. costituirebbe il nocciuolo della futura unione europea nel quadro nazionale.

Come già ho detto, i concetti generali del signor Spaak concordano con i nostri. Anche lui è stato fautore di un riavvicinamento all ' U .R .S.S. ed è tuttora del parere di non rompere i ponti, ma è altrettanto deciso a non lasciarsi int1uenzare da una speranza, che potrebbe diventare una illusione, al punto da indugiare sulla messa in azione di tutti i possibili mezzi per la urgente ricostruzione del mondo occidentale.

In questo spiritualmente duro e confuso dopoguerra, il solo Paese che sinora è riuscito a dare alla sua politica un principio dì pratica realizzazione è il Belgio, ed a mio parere Benelux è destinato ad acquistare sempre maggiore importanza, rappresentando il raggruppamento europeo più prospero ed ordinato, sotto ogni aspetto.

Sinora gli ambienti belgi si erano dimostrati piuttosto riluttanti, forsanco per tradizionali sospetti politici, a considerare un progetto di unione doganale con la sola Francia, progetto al quale varie volte la stampa aveva in passato accennato. Il fatto che ora il primo ministro belga abbia manifestato tanto interesse ad un'unione che oltre la Francia comprendesse l'Italia. conferma che la politica di Benelux ed in particolare quella del Belgio, che ne è il propulsore, non è particolaristica ma ispirata da una concessione largamente internazionale.


378 .

L'AMBASCIATORE A LIMA, ClCCONARDL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2000/577. Lima, 23 agosto 1947 ( per. il 17 settemhre ) .

M io telespresso n. 1796/536 del 30 luglio u.s. 1 .

Nel riferire circa una conversazione avuta con il presidente della Repubblica facevo presente che dalle sue dichiarazioni fatte in varie occasioni nei nostri riguardi e da colloqui con membri del Governo risulta confermato ancora una volta che in generale possiamo fare assegnamento sulle buone disposizioni del Governo peruviano. Se, tuttavia , esso non ha creduto di potere associarsi all'azione di revisione del trattato di pace, ciò è dipeso unicamente dal fatto che si è creduto -a torto od a ragione --che fossero in gioco gli interessi nazionali, nel senso di creare un pericoloso precedente in favore dell'Equatore, che da anni sostiene la necessità della revisione del suo trattato di pace con il Perù.


l timori c le preoccupazioni del capo dello Stato e del suo Governo sembrano trovare una conferm a nella proposta presentata dalla delegazione dell 'Equatore alla Conferenza di Rio de Janeiro circa la revisione dei trattati.

Secondo le pubblicazioni di stampa essa è del seguente tenore: « Il rispetto e la fedele osservanza dei trattati non si oppongono a che essi possano essere oggetto di revision e non solo per accordo tra le parti, ma anche per mezzo del relativo ricorso agli organismi internazionali , quando tali trattati consacrano situazioni ingiuste e pongono in pericolo l'armonia del Continente. La giustizia ed il diritto sono fondamenta basilari di interesse comune per il mantenimento della pace e della sicurezza nel Continente americano. La ingiustizia commessa contro qualsiasi Nazione di questo emisfe ro, a l pari degli atti di viol enza, deve considerarsi commessa contro tutti».

Non è presumibile che tale proposta possa avere successo, ma essa sta comunque a provare lo spirito da cui è a nimato il Govern o equatorian o circa la questione della revi sione del trattato di pace con il Perù.

377 1 M a nca l'indicazione della data di arri vo. 378 l Vedi D. 238.
379

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. RI SE RVATO 8814/12 55. Vicnna, :!4 agos!O /947 ( p e r. il 26 j .

Faccio seguito al mio telegramma odierno (n. 304) 1 per trasmettere a codesto ministero i primi ritagli stampa contenenti il discorso tenuto dal ministro Gruber a lnnsbruck in data 23 corrente dina nzi a lla direzione tirolese elci Partito popolare austriaco.

Sulla base di questi ritagli e !~no a quando non potrò avere il testo più ampio del discorso, che spero ricevere nei prossimi giorni da lnnsbruck, no n mi è possibile conoscere l'esa tto pensiero d i questo ministro degli este ri, e soprattutto la portata del discorso che evidentemente ha voluto essere un a risposta a quello ten uto dal presidente D e Gasperi nel Trentino.

Le versio ni dei tre giornali che riportano il di scorso (esso n o n è stato infa tti riferito dai giornali soci a listi e comuni st i) hanno qua lch e legge ra variante. Tuttavia, come ho giù messo in rilievo nel mio telegramma surriferito, vi sono giù tre punti essenziali che potrebbero formare oggetto d i esame cd eve ntualmente di chiarificazio ne con q uesto Governo.

l) Gruber avrebbe dichiarato di aver esplicata una particolare attivitit, soprattutto in occasione del suo ultimo viaggi o in America, per l'inclusione degli accordi d i Parigi nel tra ttato di pace per l'Italia. Questa inclusione avrebbe cosi portato gli acco rdi Dc Gasperi-Gruber su di un piano internazionale. Non sono al corrente delle conversazioni a nteriori a ll'accordo di Parigi, ma, second o quanto mi risulta dal


memorandum dell'ambasciatore Carandini allegato al telespresso n. 07067 dell '8 marzo 19472 , sembra che l'inclusione dell'accordo in questione nel nostro trattato di pace fosse cosa già decisa al momento della tìrma, senza che successive az ioni di Gruber vi abbiano particolarmente contribuito. A parte questo, comunque, resta chiaro il fatto che Gruber, a mio parere, ha voluto con questo discorso non solo avvalorare l'ipotesi che l'inclusione dell'accordo di Parigi nel trattato di pace per l'ltalia è opera sua, quasi che fossero sorti in proposito contrasti con l'Italia (cosa questa che naturalmente costituisce una difesa alle accuse fattegli di non aver sufficientemente tutelato gli interessi alto-atesini), ma soprattutto confermare pubblicamente che l'accordo di Parigi , portato su un terreno internazionale, non doveva rimanere nell'ambito di semplici accordi bilaterali fra i due Paesi. Ri spunterebbe così -e adesso in modo ufficia le -il concetto della garanzia internazionale degli accordi di Parigi .

2) Questo concetto mi sembra soprattutto confermato dall'ulteriore dichiarazione di Gruber il quale, secondo la versione data dalla Neues Oes/erreich, avrebbe affermato che le conversazioni con l' Italia sarebbero state iniziate quando apparve chiaro a Mosca che le trattative per il trattato per l'Austria non avrebbero potuto portare ad una rapida conclusione. A prescindere dal fatto che questa dichiarazione è cronologicamente inesatta, perch é dinanzi alle mie personali insistenze di conoscere, fin dal dicembre scorso , il punto eli vista austriaco sul progetto di legge delle opzioni, Gruber mi aveva dichiarato (e lo ripeté ufficialmente nella risposta ai deputati socialist i interroganti) che da parte austriaca non si era ancora avuto il tempo e la possi bilità di iniziare le conversazioni (vedi mio telegramma n. 26 del 18 gennaio 1947) ·\ occorrerebbe interpret a re le odierne dichiarazioni del ministro degli esteri austriaco nel senso che Gruber avrebbe tentato, soprattutto a Londra, eli eludere o quanto meno di subordinare le conversazioni con l' Italia ad una conferma della garanzia internazionale, che egli del resto voleva raggiungere (anche se dichiarò di non saperne nulla) con l'inclusione clell'accorclo di Parigi nel trattato per l'Austria. Questa ipotesi era stata del resto da mc prevista già dal genn aio scorso in mie precedenti comunicazioni, tra le quali il mio telegramma n. 49 del 30 gennaio 19474 .

3) Gruber ha dichiarato che in ogni caso « le esigenze del popolo tirolesc)) saranno difese in modo assoluto. È chiaro che il ministro austriaco ass ume cosi la nota tesi tirolese dell'unità etnica , geografica e politica del Tirolo con l'Alto Adige e che la difesa degli interessi globali tirolesi si potrà protendere nel futuro al eli fuori anche degli impegni già presi.

La mancanza del testo esatto del discorso non mi permette evidentemente di esprimere un mio preciso avviso e di prendere una posizione al riguardo. Certo mi sembra che ci si trovi dinanzi ad un irrigidimento della posizione a ustriaca, fondata ormai su una velata minaccia che è quella, a mio parere, della riaffermazione della garanzia internazionale. Non so a che cosa attribuire questo improvviso irrigidimento che durante le ultime conversazioni relative alle opzioni sembrava essere stato superato in un tentativo di riav vicinamento dei due punti di vista .


· 1 Vedi seri e decima. vol. IV, D. 672.


4 !hid. D. 722.

Può darsi che, dopo aver udita la relazione del consigliere Kripp5 , che egli ha veduto ad lnnsbruck prima di pronunziare il suo discorso. il ministro Gruber abbia voluto, nella sua evident e risposta al presidente del Consiglio italiano. prendere posizione più netta, in vista delle ulteriori conversazioni.

Già prima del suo viaggio ad Innsbruck, avevo preso appuntamento con il ministro Gruber, per mercoledì prossimo6 . Naturalmen te gli chiederò di chiarirmi i punti del suo discorso, che il testo delle notizie pubblica te dai giornali lascia ancora in vago.

379 1 Riferiva sommariamente sul discorso di Gruber oggetto del prese nte telespresso. 379 2 È: la ritrasmissione a Vienna del rapporto Carandini del 22 febbraio per il quale vedi serie decima. vol. V.
380

IL SEGRETARIO GEN E R ALE AGLI ESTERI, FRANSONI , ALL'AMBASCIATORE A WASHTNGTON, TARCHIANI

T. S. N .D. URGENTISSI MO 12665/497. R oma, 25 agosto 194 7, ore 21.

Suo 682 1•

C.LR. ha concordato opportunità che V.E. presenti domani richiesta lnter Bank finanziamento generico 250 milioni di dollari comunicando che al più presto verranno trasmessi promemoria, documenti e dettagli su complessiva nonché attuale situazione economica italiana. Con stessa lettera dovrù esser rivolto invito a Banca inviare in Italia propri esponenti che potranno così partecipare fase conclusiva elaborazio ne nostro rapporto e rendersi conto sviluppo e realtà nostra economia. Comitato mini stri ha espresso avviso che in vito a McCioy venga rivolto successiva mente con particolare opportuna forma.

Dato quanto precede e poiché ritiensi necessario presentare elementi precisi e concordati, è opportuno che V.E. no n (dico non) faccia seguire, a lettera di cui

. )

sopra, promemona-.

381

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI.~FRANSONL ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCHIANI

T. PER COR RI ER E 12666/498 1 . Roma, 25 agosto 194 7. ore 2 1,30.

Ambasciata Parigi segnala crescente affermarsi seno Conferenza piano Marshall tendenza legare acco rdi e loro fun zio namento ad I.T.O. e Commissione europea.


379 ' Vedi D . 375 . Allegato. 6 Vedi D. 388. 380 l Vedi D. 360. 2 Per la rispost a vedi D . 384. 3f\l 1 Il presente telegramma era diretto anche a Londra.

Tale situazione ci preoccupa in sommo grado poiché non facendo noi ancora parte predetti istituti -e ciò non per nostro difetto -né potendo prevedere attualmente quando vi potremo entrare, potrebbero aversi sviluppi e decisioni da cui noi fìniremmo per essere esclusi. Governo italiano formulerà pertanto al riguardo le più ampie riserve per tramite presidente nostra delegazione, alla prima occasione.

V.E. è pregata, dal canto suo, illustrare Governo americano inconvenienti che potrebbero derivare affermarsi tendenza di cui sopra che, trascurando apporto costruttivo fin qui dato c che continueremo dare lavori Conferenza, ci porrebbe condizione netta inferiorità di fronte decisioni che possono rivestire per noi vitale importanza.

382

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI. ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

L. SEG RETA 1450 SEGR. POL. Roma. :!5 agosTo 1947.

La tua lettera del 1o agosto n. 665/2346 1 mi ha raggiunto in montagna, dove ho soggiornato per soli dieci giorni (dopo quattro anni di continuo lavoro) per prendere un insufficiente riposo e un poco di fresco. L'ho potuta leggere quindi con calma e anche rileggere.

Per quanto si riferisce al tuo rapporto pari data (l o agosto)2 che ho letto al mio ritorno, ti allego copia di un nostro telespresso a Washington e Londra che ti verrà mandato unitamente alle risposte che ci perverranno e che ti invio intanto in via personale.

Per quanto si riferisce al telegramma ministeriale n. 315', purtroppo non redatto da me (non avrei messo quell'inciso condizionale del tutto superfluo e pericoloso ed ero perlèttame!lle della tua idea), esso comunque faceva presente le difTicoltù che si incontravano e che non avrebbero con ogni probabilità consentito di ottenere che una ratifica condizionata. Forse ciò era più presente a noi che a voi all'estero; ma che si dovesse trattare di una ratifica condizionata, dati gli umori della Costituente e del Paese. e in considerazione di un elementare dovere di prudenza, apparve qui sempre cosa ovvia. Questo punto mi pare del resto superato per il fatto che tanto gli americani quanto gli inglesi e i francesi si sono ormai dichiarati soddisfatti.

Non posso che condividere in toto le tue considerazioni sulla <<inutile fretta». Sono perfettamente d'accordo con te che a noi converrebbe stare quieti, non sollecitare reinserimenti », soprattutto quando questi non hanno che valore di lustro e possono darci più fastidi che vantaggi, ed esserci fatti pagare, e che dovremmo fare la politica dell a «foglia di carciofo>>, staccandole una dopo l'altra quando se ne presenti l'opportunità e la possibilità. È interesse, e sarà sempre più interesse



2 Vedi D. 250.


3 Vedi D. 134.

degli altri venirci incontro e magari sollecitarci. Nel frattempo dovremmo fare buon viso a tutte quelle iniziative che mirano al consolidamento della pace, alla collaborazione internazionale. ecc. ecc. Sono sicuro come te che a poco a poco ci troveremmo «reinseriti» automaticamente, e avendo conservato nelle nostre mani queile poche carte buone o mediocri che abbiamo. In questo ordine di idee io non ero favorevole alla precipitata domanda di ammissione aii'O.N.U., come puoi vedere dall'unito mio appunto4 . Prevedevo che avremmo dovuto mendicare senza dignità l'appoggio dei più piccoli staterelli americani e levantini e che avremmo finito per trovarci ugualmente nell'attuale impasse. All'ultimo momento tentai una manovra per ottenere almeno che l'invito a presentare la domanda di ammissione ci venisse rivolta dai Paesi latino-americani (anche per non apparire patrocinati dai soli Stati Uniti), ma mentre questa mia azione era in corso, partì il telegramma per Tarchiani! E ora s'insiste per poter entrare a qualsiasi condizione! Non sappiamo fare una politica a lunga scadenza. l ministri sanno che rimangono al loro posto un determinato periodo di tempo e vogliono marcarlo con qualche successo visibile, e non si preoccupano del prezzo che si paga o pagherà anche perché questo prezzo non si vede subito; le conseguenze visibili degli errori, sono in politica a scadenza lontana e possono poi apparire come dovute a insipienza dei ... successori!

Noi che serviamo gli interessi permanenti del Paese e guardiamo più lontano, soffriamo di questa situazione, cerchiamo di rimediare come possiamo (è il nostro compito!) senza perderei d'animo. Ma in confidenza ti dirò che è questa anche una delle ragioni per cui insistentemente chiedo di essere destinato all'estero. Nel frattempo continuerò a fare quello che credo il mio dovere: mettere acqua sugli isterismi inutili e dannosi.

382 l Vedi D. 25 l.
383

IL MINISTRO PER IL COMMERCIO CON L'ESTERO, MERZAGORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA 1

L. S.N. Roma, 26 agosto 1947.

Soltanto nei giorni scorsi sono stato messo in condizione di esaminare in dettaglio. o perlomeno con un minimo di doverosa diligenza, gli accordi italo-jugoslavi di prossima firma.

Premetto, per tranquillizzare la tua, anzi la nostra delicata situazione politica, che io ritengo, allo stato attuale delle cose, che il trattato debba essere, nella sua veste migliore, firmato, per non trascinare una situazione ormai precostituita coi protocolli di Belgrado. È però assolutamente necessario che tu anzitutto, e il Governo intero, sappia la portata di questi accordi e ne misuri l'importanza (ci si può buttare anche dal secondo piano. ma almeno bisogna sapere i metri del salto!).


L'accordo vero e proprio è eccezionalmente notevole per ampiezza e contempla reciproci scambi annuali per circa tredici miliardi di lire. Noi riceviamo i classici prodotti jugoslavi, ad eccezione del rame e del piombo, che sono veramente in quantità trascurabili, ed esportiamo, soprattutto, del macchinario di svariata natura, prodotto dalle nostre aziende meccaniche, ma non esportiamo tessuti ed altri tradizionali prodotti.

Questa parte dell'accordo, condotto con molto mordente dalla nostra delegazione a Belgrado. è un atto di buona volontà da parte nostra per venire incontro alle necessità contingenti dell'economia jugoslava, ed ogni critica di dettaglio può essere oggi e in questa sede superflua.

Un punto importante riguarda il «protocollo speciale» per il quale noi ci impegnamo a fornire macchine e installazioni per il piano quinquennale jugoslavo per un importo di oltre 150 milioni di dollari (grosso modo, quindi. per un controvalore di circa 100 miliardi di lire). L'elenco del macchinario comprende tutto quanto occorre alla futura industria jugoslava:

Fabbrica per apparecchiature di aeroplani;

Fabbrica eliche metalliche a passo variabile;

Fabbrica di strumenti per aeroplani;

Fabbrica di automobili;

Fabbrica di motori navali;

Fabbrica prodotti di lamiera;

Fabbrica velocipedi;

Fabbrica macchine da scrivere;

Fabbrica spilli;

Fabbrica elettrolisi alluminio;

Fabbrica di detonatori;

Fabbrica di ossigeno;

Fabbrica articoli di gomma e pneumatici;

Fabbrica motociclette;

Impianto filatura;

Impianto tessitura canapa:

Impianto tessitura lino;

Impianto tessitura cotone;

Impianto per concerie;

Impianto per la fabbricazione di fenolo;

Impianto per la fabbricazione di formaldeide;

Impianto per la fabbricazione di colori;

Impianto per la fabbricazione di olio di trementina, ecc.;

Impianto per la produzione di superfosfato;

ecc. ecc.

L 'elenco è di molte pagine e concludo riassumendoti che dovremmo fornire alla Jugoslavia le fabbriche di tutto quello che occorre ad uno Stato moderno per modificare la sua struttura da agricola in industriale.

Attento e diligente è stato il lavoro qui del tuo e del mio ministero per migliorare gli accordi parafati a Belgrado e vi è l'impegno jugoslavo di assicurarci il reintegro delle principali materie prime, o di effettuare il pagamento parziale in valuta libera onde procurarci altrove le necessarie materie prime. Però. mentre noi ci impegnamo per cinque anni nelle forniture prestabilite con un allegato assai voluminoso, soltanto anno per anno da pa rte jugoslava verra nno fissate le materi e prime e le derrate che dovrebbero costituire la contropartita e la principa le linea di pagamento di queste forniture italiane.

Evidentemente con questi accordi noi facilitiamo il pagamento delle riparazioni da parte nostra. perché non occorre essere profeti per immaginare che la contropartita jugoslava finirà col darci in paga mento anzitutto le rate della nostra quota di riparazioni, e questa situazione ritengo non meriti commenti alla tua sensibilità, in quanto precostituisce una posizio ne a no i non favorevole. Contro questo nostro sfo rzo, la Jugoslavia in verit à non ha mosso foglia per venirci incontro. Nemmeno la questione della pesca, che tu hai ricordato in Assemblea costituente, non venne legata a quest i accordi e tutti i problemi ineren ti ai beni italiani e alle nostre vecchie pendenze con la Jugoslavia non hanno fatto un passo avanti.

Prevedo che, quando l'accordo sarà noto, le reazioni saranno molto vivaci, specia lmente da parte americana. e potremo avere ripercussioni di ampia portata. Ecco perché è bene che della questione sia investito il Governo e che. magari in sede di C.l.R. preventivamente, il ministro Grazzi e il direttore generale dei trattati per il Commercio estero, comm. Dall'Oglio. illustrino in dettaglio l'accordo. Soltanto così il Governo a vrà modo di prendere esatta conoscenza dei termini delle convenztont m esame.

Questo mi permetto di t~1rti rilevare affinché non venga fatto a te l'appunto di aver impegnato il Paese senza aver fornito a i co lleghi tutti gli elementi di giudizio, dato che non si tratta di un comune trattato commerciale. ma di un accordo di ben più ampia portata.

Ti rico rdo inoltre che ----date le tue dichiarazioni in piena Assemblea costituente -non vedo come possa essere firmato l'accordo senza che sia risolto contemporaneamente il problema dell a pesca.

382 4 Vedi serie decima. vol. V. 383 1 In A.C.S., Carre Sfor~a.
384

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

T. l 1662/702 l. W(/shingron. 27 (/gosto 194 7. ore 17.45 ( per. ore l/ del 28 ) .

Suo 497 2 .

Trovandosi ien McCioy a New York. ho presentato oggi lettera richiesta prestito specifica nte che attuale domanda era per illferim fine o/ credit di 250 milioni di dollari. Tale formula lascia aperta possibilitù altre future richieste nel quadro piano Marshall. In lettera ho incluso invito a rappresenta nti Banca recarsi Italia .

C irca venuta McCloy, da tempo invitato da governatore Einaudi tramite C iglia na, mi ha detto no n aver ancora definitivamente deciso suo itinerari o dopo


riun1one Londra. Colà vi sarà occasione per nostro delegato estendere invito più formale ed insistere. Due esperti Banca contano essere Roma verso 25 settembre.

Contemporaneamente richiesta ufficiale hanno avuto luogo riunioni con uffici tecnici Banca, che hanno fatto suggerimenti circa nostra presentazione. Con corriere in partenza venerdì invio dettagliato rapporto su colloquio McCloy e contatti con uffici .

384 1 Trasmesso con T. 12857/c. del 29 agosto a i mini steri del TesDro. del Commercio estero c dcll"lndu stri<l c commercio. al la 13anca d"l!alia c a l C. J.R . 2 Vedi D. 380.
385

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 11651/703. Washington. 2 7 agosto 1947. ore 19.21 ( per. ore 9 del 28 ) .

Suo n. 502 1 .

Già prima ricezione citato telegramma, questa ambasciata, avendo presente conseguenze recenti decisioni su non convertibilità sterlina, aveva iniziato passi con Dipartimento di Stato e Tesoro. Vedrò domani Lovett cui ripromettomi fare esposizione nostra gravissima situazione consegnandogli ampio memorandum esplicativo. In contatti finora già avuti, si è in sistito per aumentare quota carbone finanziabile su Grant-in-aid.

Dipartimento di Stato ha fatto presente che non avrebbe difficoltà aumentare sue forniture carbone fino al massimo di 500 mila tonnellate, rimanendo però a nostro carico spese trasporto. H a però aggiunto che, data ristrettezza fondi e difficoltà effettuare mutamento in somme assegnate vari Paesi (mio telespresso

n. 2052 del 14 agosto)~. somme che verrebbero spese per maggiori spedizioni carbone andrebbero a diminuzione quelle spendibili verso fine anno per alimentari, quando cioè saranno aumentate assegnazioni tali prodotti.

Dipartimento di Stato desidererebbe conoscere nostre preferenze. Prego f~1rmi pervenire urgenti istruzioni in proposito. Riferirò ulteriormente su colloquio Lovett ed altri attivi contatti in corso con Dipartimento di Stato e Tesoro circa problema sterlina.

386

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CO RRLER E 11976/042. Londra . 27 agosto 194 7 (per. il 4 settembre ) .

Telegramma di V.E. n. 3541 . Alto commissario per l'India, che ha ricordato incontro avuto con V.E., mi ha detto stamane che si sa rebbe messo in contatto con il proprio Governo proponendo


venga intanto uffi cia lmente annunciato in principio stabiliment o relazioni dipl omatiche tra l'Italia e l'Indi a. Soltanto dopo sca mbio ambasciatori tra Roma e Londra Governo india no desiderava discutere futuro rango dei rispettivi rappresentanti. Faceva intanto presente che scambio dei medesimi sarebbe stato probabilmente ritardato per il fatto che Governo indi a no doveva affrontare gravi difficoltà di ordine tecni co e finanziario e si trovava a corto di personale adatto. Ciò sembra in contrasto con quanto lo stesso Krishna Menon avrebbe detto al console ge nera le in Bombay e di cui al penulti mo capoverso del telespresso di quell 'uffi cio n. 1353/36 in da ta 2 agosto 1947 2 .

385 l Del 27 agosto. non pubblicato, ma vedi D. 368. 2 Non rinvenuto. 386 1 Vedi D. 361. nota 2.
387

IL DIR ETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI. QUARONl

APPUNTO RISERVAT0 1 . Parig i, 27 agosto 1947.

Mi pregio rimettere qui uniti i testi o riginali parafati del Progetto di dichiarazione franco-italiana e il Progetto di protocollo circa l'unione doganale fra la Francia e l' Italia.

Siamo rimasti d 'accordo con il min istro Drouin che il Quai d'Orsay si tenga in contatto o co n l'ambasc iata o con la delegazione attraverso il dott. Colonna per decidere di comune accordo eventuali miglioramenti dei detti testi , nonché la data della pubblicazione e della firma.

Abbiamo l'issato che la prima riunion e della Commissione mista av rà luogo a Roma il 15 settembre. La delegazione francese sarà presieduta dal signor Alphand

o in sua vece dal ministro Drouin.

ALLEGATO l

PROJET DE DECLARATION FRANCO-ITALIENNE

Les Gouvernements français et italien constatant que les travaux du Comité de Coopération Economique Européenne, réuni actuellement ù Paris, ont mis en pleine lumi ère l'intérèt que présen tcrait la constit ution d'une union douanière s'étendant autant que possib le aux Etats européens, ont, à l'initiative du Gouvernement ita li en , examiné les conditions da ns lesquelles pourrait ètre entreprise l' étude pratique de la réalisation de tels projets en ce qui les concerne.

lls ont décidé de constitucr dès maintenant une com mission mi xte chargée dc cond uire une étude a pprofondie des données à partir desquelles une union douanière pourrait ètre conclue entre la Fra nce et l'ltalie. Un protocole déterm inera les attribu tio ns dc cette Commission.



387 t Diretto per conoscenza a Cunpilli. Quaroni comunicò le presenti notizie a Sforza con T. s. n .d . 11656/588 del 27 agosto.

Cctte étude d ev ra permettre de déterminer si cc ttc union po ur ra it au départ èt re limitée à la F ra nce et à l'ltalie o u dev ra it a u contraire eng lo ber dès l'origin e d'autres Eta ts E uropéen s: elle aura. cn outre, po ur obJel de d étcrminer si la c réa tio n d ' une uni o n d o uanière franco-italienne se ra it de nature ù faciliter la participation de la F ra nce et dc l"lt a lie à une union douanière europécnne plus vaste.

La commission mixtc devra préscntcr son rapport aux de ux Gouverncments avant la fin de l'année 1947.

ALLEGATO Il

PROJ ET DE PROTOCOLE

A la suite de la déelaration qui a été pubbliée pour faire eonnaìtre l'intcnti o n des Gouvernements fra nçais et ital icn de procéder ù l'étude d'un projct d ' uni o n doua nière fra nco -italienne un e commissio n mi xte f'ra nco-i talienn c est créée dans Ics conditions et a vec les a ttributions sui va ntcs:

Ccttc commissio n comprendra una délégation françaisc et une délégati o n ita lienne co mposées ehacune d'un Président et de dix person nes.

La commissio n se ra présidée a lt ernati vement pa r l'un et l'autre Président. Elle se réunira po ur la première fo is avant le 15 se ptembre alìn dc déterminer ses méth o des d e lra\'ail et la fì·équence de ses réuni o ns: elle établi ra le programme selon lequel les deux délégation s devronl men er lcurs trava ux durant la période comprisc entre Ics séanccs. Les Présidents auront tout po uvo ir pour crée r Ics sous-comités qu'ils jugeront utiles et associer aux trava ux de ces sous-comités tous Ics expcrts dont la préscnce se ra it néccssa ire. lls fixeront Ics licux de réuni o ns de la commissio n mixte. Un sec rét ariat pennancnt se ra cons titu é pour assurer la lia ison ent re Ics d cu x délégations.

La commissio n rni xte devra, a va nt le 31 déccmbre 1947. présenter une étud e approfondie su r l' opportunité de la création d ' un e union d o ua ni ère entre la France et l'Itali e. Ell e devra en particulicr porter so n attcntio n sur les points sui\'a nts:

l) questions douanièeres, fi sca lcs et administrativcs:

2) quest io ns fin ancières et monétaires:

3) questi o ns industricllcs:

4) questions agricoles:

5) communicatio ns et trasports:


6 ) mouvement dcs personnes :

7) relations économiques avec Ics tiers

a insi que sur toutes a utrcs qucstions no n én umérées ci-dcss us qui rcssonira ient dc sa compétence.

386 2 Non pubblicato.
388

IL R APPRESENTANTE A YIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESl'R. RISERVATO 9004/1271. Vienna , 27 agosto 194 7 ( per. il 2 sc ll emhre ).

Riferimento mio telegramma n. 304 e rapporto n. 8814/1255 del 24 agosto 1947 1•

.l88 l Vedi D . .l79 .

Nel mi o colloquio odierno co n G ruber gli ho chiesto, a titolo personale, se egli potesse darmi qualche schiarimento su alcune espressioni del suo discorso tenuto sabato sco rso alla direzione tirolese del Partito popolare austriaco. G li ho accennato a questo pro posito che il resoco nto del di scorso riporta to nei giornali viennesi ed anche in quelli tiro lesi era molto succinto e no n esprimeva completament e il pensiero dell'oratore.

Gruber mi ha premesso che trattandos i di una riunione riserva ta del Pa rtito , il discorso non avrebbe d ovuto essere divulgato alla stampa, ma era stato poi pubblica to in seguito a naturali ed inevitabili indiscrezioni (in realtà deve trattarsi di un resocon to addomesticato poiché i testi dei vari giornali vicnnesi c tirolesi presentano una quasi identitù assoluta di red azion e) .

Il ministro degli esteri austriaco mi ha poi spiegato che trovandosi ad l nnsbruck e dovendo prepa rare -e q uesto mi è sta to accenna to confidenzialmente ---un a ca mpagna d i azione propagandi stica a ca ra ttere politico che dovrà svolgersi in ottobre in tutta l'Austria per rafforzare la po sizione del Partito po po la re, egli non si era potut o esimere d al toccare ad Innsbruck l'argomento che più interessava quella regione e cioè le varie questioni relati ve all'A lto Adi ge, soprattutto d opo il di scorso del presidente del Consiglio De Gasperi nel Trentina .

l . H o chiesto a Grubcr se vo lesse chiarirmi il suo co ncetto secondo il qua le co n l'inclusione nel tratta to di pace con l'Ita lia dell'accordo De G as peri-Gruber ques to era stato po rtato su di un piano internazio na le. M i sembra va inf~ttti che l' accordo De G as peri-Gruber, intercorrendo fra due Stati . era un atto internazionale e non comprendevo il senso d ella espressio ne da lui us a ta, a meno che egli no n a mmettesse che l'accordo di Parigi non a vesse in sé il carattere di acco rd o fra due Stati.


11 ministro Gruber, pur riconoscendo che l'accordo di Parigi d oveva naturalmente definirsi internaziona le, mi ha spiegato che co n l'inclusio ne nel tratta to di pace. tutti gli Stati firmatari venivano a partecipare all 'accordo stesso . In questo senso doveva interprcta rsi il concetto di un più vasto piano in ternazionale.

G li ho d o mandato allora se egli intendesse così di d a re all'accordo un a ga ra nzia int ernazio na le. Gruber con un certo imba razzo. anche di linguaggi o, mi ha risposto che piuttosto di una ga ran zia internazionale doveva intendersi un a gara nzia mo ra le. H a po i soggiunto subito, quasi a diminuire la portata dell a sua dichiarazione, che la d ecisio ne della inclusio ne dell'intesa di Parigi nel tratta to di pace era stata presa d ' acco rdo co n il presidente D c Gasperi nelle co nversazio ni che a vevano preceduto la firm a e che pertanto la sua dichia razione no n po teva co stituire nient e di nuovo.

Ho risposto a Gruber che ero al corrente delle co nversazio ni preliminari avvenute a Parigi, ma che dal testo del trattato di pace seco ndo il qua le le po ten ze firmatarie dichiaravano di «prendere atto dell'acco rd o stesso » no n scorgevo che questa inclusione consentisse l'interpretazi one di una garanzia morale che d 'altra parte. secondo la prassi giuridica internazionale, non poteva esplicarsi se non attraverso l'intervento di terzi Stati nelle rela zioni fra l'Italia c l'Austria. Il ministro Gruber mi ha allora osservato che tutto ciò sa rebbe dipeso dalla interpreta zio ne che i singoli Stati firm a ta ri del tra tta to di pace con l'Italia av rebbero potuto d are all 'art. l O.

Data la delicatezza del tema e privo di istruzioni in materia , mi sono astenuto dall'approfondire e discutere la questione2 che mi avrebbe portato al di là di quello che io volevo e dovevo considerare un chiarimento a titolo personale. Ma la risposta e l'imbarazzo di Gruber mi hanno confermato tuttavia di aver toccato il giusto punto. Gruber, del resto, durante la conversazione si è lasciato andare dicendomi che egli aveva voluto dare ai tirolesi, che avevano male accettato l'accordo De Gasperi-Gruber, la sensazione che questo avesse le sue basi in un vasto campo internazionale.

Per i motivi suddetti ho preferito così astenermi di chiarire l'altra dichiarazi one di Gruber che il suo viaggio in America dell 'ottobre scorso aveva avuto fra gli scopi essenziali quello di ottenere l'inclusione dell'accord o di Parigi nel trattato di pace. Dopo quanto Grubcr mi aveva detto era ormai evidente che la sua dialettica a Washington si era esercitata per ottenere da quel Governo l'assicurazione che l'inclusione dell'accordo De Gasperi-Gruber nel trattato di pace con l'Italia significasse una garanzia internazionale per l'esecu zione di questo. Ciò spiega infine, nonostante le affermazioni di Gruber che ha sempre detto di niente sapere, come il progetto americano per il trattato di pace con l'Austria, presentato a Londra nel gennaio 194 7, contenesse la clausola di includere l'a rt. l O del nostro trattato nella redazione definitiva dello Swatsvertrag.

2. -Circa la sua dichiarazione che le trattative con l'Italia erano state iniziate dopo che fu evidente il tàllimcnto della Conferenza di Mosca, Gruber mi ha detto di aver voluto solo spiegare come il ritardo nelle conversazioni con l'Italia , di cui si lamentavano i tirolesi, era dovuto agli impegni degli uffici competenti austriaci occupati con la preparazione del trattato di pace3 e che solo il rinvio frapposto alla conclusione di questo aveva consentito di riprendere le discussioni con il Governo italiano. 3. -Il ministro Gruber ha creduto chiarirmi il suo pensiero dicendomi che le esigenze fondamentali della popolazione tirolese erano rappresentate dall ' insieme delle questioni previste nell'accordo di Parigi e che il Governo austriaco era chiamato a difenderle , richiedendo !"esecuzione dell'accordo stesso.

Grubcr, dopo queste spiegazioni, mi ha nuovamente ripetuto il desiderio suo e del Governo austriaco perché si arrivasse ad una rapida soluzione di tutte le questioni. Gli ho risposto esprimendo la mia meraviglia dopo quanto era stato tàtto e lo pregavo di dinni dove egli poteva trovare un rilievo da fare contro la volontà analoga del Governo italiano . [J problema del traffico ferroviario era già stato risolto, le conversazioni per le opzioni procedevano secondo il loro normale sviluppo, per l'autonomia gli studi erano quanto mai avanzati ed egli sapeva che in materia noi eravamo legati al termine della Costituente. Solo le questioni economiche non erano state affrontate, ma egli stesso Gruber mi aveva detto di voler attendere allorché l'Austria avesse ripreso la sua libertà economica. Per quanto poi in specie riguardava le opzioni egli sapeva che era interesse italiano quanto austriaco poter emanare a l più presto la legge relativa e gli ricordavo che i rilievi e le richieste fatte in sede [dì consultazione sul] nostro progetto di legge ritardavano quello che a nostro avviso corrispondeva all'interesse della stragrande maggioranza degli alto-atesini optanti.


388 2 Zo ppi ha qui annotato: «M eno mal e!>>. 3 Z oppi ha qui annotato: «Importante: dunque il ritardo no n é a noi imputabile>> .

Vi è stato qui uno scambio di idee in materia ed a questo pro posito Gruber mi ha detto di no n p o te r condi videre la mia valutazio ne, espressamente dichiarandomi «che è assoluto inte resse per gli a lt o-a tesini opta nti di co nse r va re int a tti i quadri dei propri dirigenti » (ed a ta le riguardo mi ha fa tto un vivo elogio dell 'ex vice prefett o Amonn).

Nel seg uito della co nversazione il mini stro Grube r mi ha detto di non aver avuto ancora il tempo di esamina re la relazione fa ttagli d a l consigliere Kripp circa il suo viaggio a Ro ma 4 . Ave nd ogli d o ma nda to se lo sco po del viaggio di questo fun zionari o fosse stato quello di continua re la tra ttazio ne della ques tione delle

o pzioni durante la mia assenza, il minist ro mi ha risposto che egli si era deciso di inv iare Kripp a Roma esse nd ogli stato r ife rito da varie fonti (fra le quali egli m i ha esplicita mente accenn a to a quella di Schwa rzenberg) secondo le quali egli avrebbe avuto la sensazio ne che il Govern o italia no n o n era così pronto e di sposto all a esecuzione dell 'accordo di Pa rigi come egli aveva credu to. Gruber mi ha informato che second o le prime impressioni tratte da lla relazio ne di Kripp qua lche cosa di positivo sarebbe stato ragg iunto.

A co nclu sio ne di ques to a rgomento egli mi ha pregato di riferire a V.E. che occo rre rapidamente concludere poiché egli no n sarebbe più in grado a lun go a ndare di calmare c di frenare l'agita zione fr a i tirolesi. Sempre in tale argo mento egli mi ha nuovamen te confessato che la sua pe rso na è bersagliata dalle insistenze e dalle pressioni dei suoi conterra nei che egli cerca di contenere, nella convinzione che si possa al più p res to definire le questioni pend enti. Il suo desiderio sa rebbe di potere ave re in m a no positivi a rgomenti a favore dell a politica di collaborazio ne e d 'intesa c::J n l'Ita lia, quando nel prossim o a utunno d ovrà ufficialm ente inizia rsi la campagna di propaga nda per il Partito popolare a ustriaco, di cui mi a veva fa tto accenn o a ll'inizio del nostro coll oqui o.

Dal co rnplesso della co nversazione h o potuto co nsta ta re due cose :

1) un irri gidime nto della posizio ne di Gruber in merito alle conversazio ni con l'It a lia. In tutto questo giuoca no cert a mente gli a tt acchi pe rso nali che egli deve subire. specie da parte degli elementi più agitati ciel Tirolo e dal fa tto di non aver potuto anco ra mostrare nell'unico campo di politica es tera dove egli ha un'apparente libertà d'azione qualcosa di concreto. Siamo alla vigilia del 5 settembre, a nn ive rsari o della firm a dell'accordo di Pa rigi c a se ntire i su o i nemi ci n o n sono state in alcun modo reali zza te o mantenute le aspettati ve p romesse che d all'accord o derivano. a nche se si rico nosca che i te rmini giuridi ci no n siano trasco rsi. L' irrigidimento austriaco può essere anche il risultato di una valutazio ne qui fatta del discorso ciel presidente del Consiglio. Grube r stesso mi ha detto che egli non aveva po tuto no n commentarl o c prendere posizio ne in se no all a direzio ne del Partito po po lare tirolese. di cui egli fu a suo tempo il ca po. Egli no n mi ha detto quali sia no sta ti i rilievi che gli a mbienti a ustriaci tiro lesi debbono avergli es pos to in merito al di sco rso del presidente, ma che questo sia sta to interpreta to in un senso no n del tutto fa vorevole all 'Austria lo prova l'articolo oggi pubblica to nell'Arheiter Zl!itung di Vienn a (« Politisc her So mmer in Jtalien » ) nel quale è esplicitamente detto


quanto segue: «De Gasperi ha tenuto nella sua terra trentina un discorso assai notevole, nel quale egli si è espresso contro una autonomia separata alto-atesina e -di nascosto -contro l'A ustria, mentre si è fortemente pronunziato per una autonomia trentina». Vi è infine il viaggio del consigliere Kripp a Roma, che, varie volte ventilato, è stato deciso improvvisamen te alla fine del luglio scorso. Mi mancano ancora gli elementi per giudicare quali argomenti -ed in particolare quelli di carattere strettamente politico -abbia costì toccato il predetto funzionario austriaco. Mi limito perciò a presumere che Gruber, avendo scorto fra l'altro nelle conversazioni delle opzioni che si andava slittando inevitabilmente verso un campo politico con riflessi più vasti di quelli previsti. abbia voluto conoscere direttamente, dopo le informazioni da lui avute anche tramite codesta rappresentanza austriaca, i punti di vista del Governo italiano su tutto il complesso della questione alto-atesina. Naturalmente mi riservo di f~tr conoscere a V.E. le ulteriori informazioni che potrò assumere al riguardo e che dovrebbero illuminare e guidare l'ulteriore corso dei contatti col Governo austriaco;

2) l'imbarazzo di Gruber nel rispondere alla mia domanda di chiarimenti circa l'espressione «piano internazionale». Non vi è dubbio che egli avrebbe desiderato evitare questa domanda cd ha infatti preferito ricorrere alla espressione «garanzia morale» gettando ogni responsabilità futu ra sull'interpretazione che terzi Stati potranno dare all'art. lO del trattato di pace con l'Italia.

Le dichiarazioni imbarazzate di Gruber non mi hanno meravigliato. Nel mio rapporto 6456/921 del 24 gi ugno 19475 avevo già detto che questo era sostanzialmente il punto di vista austriaco ed alto-atesino anche se non vi fosse ancora una dichiarazione di retta ed ufficiale austriaca in questo senso. Ne ho sempre del resto tenuto conto sapendo che il concetto di garanzia internazionale è l'unica arma che Gruber può impugnare a sua difesa per giustificare il suo operato. Solo va ntando questa interpretazione egli ha potuto fare accettare la temporanea rinunzia alla rivendicazione dell'Alto Adige.

Il ministro degli esteri austriaco ha sempre del resto preferito non esprimere direttamente il suo pensiero in materia. Egli conJida che al momento opportuno, quando se ne presentasse eventualmente la necessità per l'Austria, altri Stati manifesteranno il desiderio di esercitare il cosiddetto diritto di garanzia che naturalmente il Governo di Vienna non mancherebbe di provocare. L'Austria potrà allora trincerarsi dietro il pretesto, seguendo il concetto espressomi da Gruber, che l'interpretazione dei trattati internazionali è cosa che appartiene ai firmatari e che la garanzia internazionale è sorta non tanto perché l'Austria l'abbia cercata ma in quanto gli Stati firmatari l'avranno voluta includendo l'accordo nel trattato di pace con l'Italia.

Questa posizione di quasi indifferenza alle sorti avvenire dell'accordo di Parigi e, direi, di «ingenuità precostituita» è conseguenza di quella diversità di interpretazioni che in questa ed in altra materia si sono via via sviluppate dopo l'accordo di Parigi, come ho esposto nel mio rapporto succitato. Non posso esimermi dal ripetere che sarebbe opportuno chiarirla al più presto possibile6.


388 'Vedi D. 91. 6 Zoppi ha qui annotato : «Chiarirla vuoi dire oggi farlo a nostro danno».

38 8 4 Vedi D. 375. Allegato .
389

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI EST E RL SFORZA

T. S.N.D. 11712-11732-11741-11786/ Washington, 28 agosto 1947, ore 20,35 706-707-708-709. ( per. ore 23 ,50 del 29 ).

Suo 494 1 .

In colloquio od iern o con acting segreta rio Stato, dopo averlo ancora ringraziato per posi zio ne presa e aiuto da toci nelle di sc ussioni Consiglio sicurezza , ho particolarmente attirato sua attenzione su necessità organizzare prossima Assemblea solenne manifes tazio ne per ammissione Ita lia O.N.U. Ho rilevato che nell 'occasione deve essere messo chiara luce che, in seguito ratifica trattato da parte nos tra Assemblea costituente. Italia si era posta nelle condizioni volute per richiede re ed ottenere ingresso Na zioni Unite. Ho insistito su importanza siffatta presa posizione Assemblea anche per togliere valore c forza agli erronei argomenti che in It a lia opposizione cerca a ppuntare contro Governo.

Lovett ha assicurato rendersi piena mente conto opportunità prospettatagli.

U.S.A. non lesinera nn o sforzi per condurre Assemblea, del resto in gran maggioranza ben disposta , a co mpiere ogni possibile azione a va ntaggio Italia . D elegazio ne americana continuerà sostenere con pertinacia ferma posizione assunta a Consiglio sicurezza. In ogni modo verranno mantenuti stretti co ntatti tra ambasciata e competenti uffici Dipartimen to onde concordare azione americana Assemblea~.

In attesa conoscere nostre proposte concrete ho comunicato intanto ed illustrato a acting segreta rio di Stato direttive cui si ispira nostra delegazione perfettamente conformi alle vedute e alle speranze di questo Governo per la soluzione angoscioso problema ricostruzione europea.

Lovett ha espresso apprezzamento per azione italiana a Parigi. Egli concorda che molti ostacoli sono creati da interessi nazio nalistici che si augura potranno essere superati nel com une interesse.

In sosta nza Lovett non sembra va oggi condi videre aperto pessimi smo esp resso ultimi giorni da questa stampa e specie d a o rga ni degli ambienti fin anzia ri Wall Street. Mi ha detto sperare che Conferenza Sedici finirà per formulare un piano ragionevole. tanto per soluzioni costrutti ve quanto per costo da addossa rsi a contribuenti americani. Ove così fosse. piano potrà essere subito dopo qui st udi ato e concretato compiutamen te di comune accord o tra Dipartimento di Sta to e Commissioni parla mentari in via provvisoria in modo che Congresso possa essere indotto ad approvarlo in breve tempo. Sempre a titolo di ipotesi, elemento favorevole può essere costituito da so praluoghi che vengono e verranno compiuti in va ri Paesi Europa occidenta le da Commi ssione due rami Congresso e da numerosi pa rlamentari isolati (circa duecento senatori e del egati a mericani saranno in Europa in es ta te autunno). Dipa rtimento di Stato si augura che detti parlamentari rito rnin o con impressioni po siti ve in modo aiutare anziché ostaco la re sfo rzi Govern o americano.


389 l Vedi D. 367. 2 l tre capove rsi seguenti furono trasmessi direttamente a nche a Campilli con T. 9n5 per Parigi.

ln colloqui o con acting segreta rio di Sta to , gli ho dettagliatamente illustrato situ azio ne finan ziaria italian a -\ e decisioni Governo circa richiesta prestiti ecc In particolare gli ho fatto notare la gravità del provvedimento che Mini stero commercio estero è stato costretto emanare per sospe nsione tutti acq uisti cereali e materie prime in America .

Riassumo risposte Lovett.

l) Dipartimento di Stato aiuterà , specie nei momenti decisivi, sia presso Banca internazionale sia presso Export Import Bank riconosce nd o necessità venire incontro nostri assoluti fabbisogni prima dell'applicazione piano M a rshalL anche se questo avesse probabile realizzazione primi mesi 1948.

2) Dipartimento di Stat o fac iliterà in ogni modo liquid azione varie partite nost ro fa vo re (conti sospesi, rimborso parte a nticipi U.N. R .R. A., somme rimesse prigionieri di guerra). Al rigua rd o ho rilevato che queste somme messe assieme non risolvon o affatto nost ro angosci oso problema.

3) Dipartimento agevol erà concessione crediti per nos tri acquisti di materiali surplus americani negli Stati U niti d'America e in Germania (suoi 489 e 492) 4 .

H o fatto notare specia lmente a Lovett come tanto per i prestiti quanto per tutto il resto i fattori tecni ci dipendano in ultima analisi da quelli politici e che Governo italiano conta soprattutto, in questo difficile momento, sull' amicizia e l'interessamento del Governo ame ricano_ Egli mi ha assicurato che le direttive di ques to Governo so no chiare: favo rire e aiutare l'ltalia in ogni campo. Dipa rtimento di Stato agirà fermamente in tal se nso, procurando di supera re per quanto gli è possibile ostacoli materiali e lega li_ Per le singole questioni egli darà istruzioni precise ai competenti uffici.

Durante lun ga cordiale conversazione ho intrattenuto Lovett della grave situazio ne in cui ci troviamo in seguito sospensione convertibilità sterline congelamento residuo prest ito americano all'Inghilterra.

Lovett mi ha assicurato che D ipartimento di Stato, d 'acco rd o co n Tesoro, esa minerà possibilitù azione concreta per cercare il modo indurre Governo inglese ad una equa soluzione in nostro favore_

Contrariamen te impressione, qui diffusa probabilmente da inglesi , circa asserita inoppo rtunità mo ti vazione nos tri reclami a Londra ba sat i su argomenti giuridi ci vio lazione unil a terale accordo aprile sco rso, Lovett ha ricon osciuto che Inghilterra , dopo aver lasciato fa re parte del leone a Canadà, Australi a cd a lcuni altri Paesi, ha sacri fica to tutti gli altri creditori. Ha osservato che non ved e cosa si possa comprare in Inghilterra di utile con quelle ste rline giacché britannici non hanno materie prime da vendere: egli stesso aveva esposto questo a rgomento a delegazione fin anziaria inglese nelle recenti trattative di W<~shington.

L'ho posto al corrente dei contatti diretti già avviati con Tesoro e delle sol uzioni ventilate. Avendo egli permesso di appoggiare tale nostra azione, ho quindi affacciata ipotesi di un diretto intervent o americano con ricorso a speciale fondo di stabiliz


389 ! Vedi DD. 380. 384 e 385. 4 Del 22 agosto. non pubblicati.

zazione per Paesi esteri (che questo Tesoro tiene immobilizzato da qualche anno): ciò per il caso Inghilterra non potesse in alcun modo versarci rate mensili dollari .

Mi ha risposto di temere che disposizioni di legge non consentano tale utilizzazione. Farà comunque studiare la questione dai competenti uffici e vedrà se questa possa essere eventualmente una via di uscita da situazione di cui riconosce gravità.

Per parte mia non mi nascondo estrema diftìcoltà raggiungere soluzione del genere.

390

IL MINISTRO A STOCCOLMA, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLJ ESTERI , SFORZA

T. PER CORRIERE 11725/035. Stoccolma, 28 agosto 1947 ( per. il 29 )

Mio telegramma per corriere n. 026 del 4 luglio u.s. 1•

In imminenza partenza questo ministro affari esteri, signor Undèn, per Lake Success, mi sono intrattenuto oggi con lui su quanto in sua assenza avevo già prospettato a segretario generale relativamente ammissione Italia Organizzazione Nazioni Unite.

Signor Undèn, confermandomi sue precedenti dichiarazioni in merito desiderio Governo svedese e suo personale che nostro Paese sia inserito al più presto in politica internazionale attraverso varie organizzazioni create o da crearsi. mi ha assicurato che in qualsiasi momento questione ammissione Italia venga presentata ad Assemblea O.N.U. voto Svezia sarà pienamente favorevole .

391

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T. PER CORRIERE 11847/097. Istanbu/. 28 agosto 1947 (pe r. il l" se ttembre ) .

Suo 12116 del 13 corrente'.

Colloquio di V.E. con Tsaldaris a Ciampino ha dato, come ella sa, nuovo avvio a voci da fonte inglese, francese, greca di iniziative imminenti per un'intesa e blocco mediterraneo.

Tutti i giornali turchi le hanno raccolte poste in compiaciuta evidenza, abbastanza diffusamente commentate.

Scrivono in sostanza i commentatori turchi che è questa (italo-turco-greca) un'intesa necessaria; che storia, geografia e circostanze impongono ; che potrà avere più ampio respiro, allargandosi a tutto il bacino mediterraneo, in un avvemre, se


non immediato. prossimo. Unanimitù di opinioni che mi par documenti il molto cammino percorso sulla strada di un serio e positivo riavvicinamento fra noi e i turchi e il maggior peso e autorità che andiamo progressivamente conquistando. Ciò che è, mi pare, bene.

Aggiungono tuttavia gli stessi commentatori che codesta intesa o blocco in gestazione è in definitiva necessa riamente destinato a far parte di quel dispositi vo strategico difensivo inteso ad arrestare ed arginare l'espansione slava, e. come tale. ad inquadrarsi più o meno automaticamente nella cosiddetta dottrina Truman. Ciò. che è, indubbiamente. molto meno bene ed è. anzi, male.

Questa stampa ha peraltro pubblica to la smentita di Palazzo Chigi al riguardo e il Gabinetto, di cui Tsa ldari s fa parte. è entrato subito dopo in crisi. Le cose stanno dunque a questo punto.

Non dubiti V .E. che io non manco di far sape re qui che cosa ella ha effettivamente detto a Tsaldaris (suo telegramma n. 76)2 e come dunque tutte codeste voci siano. per quello che ci riguarda, infondate, non essendo proposito nostro quello di puntellare blocchi, e invece, se ne avessimo la possibilità e la forza , di smontarli e di stabilire convivenze pacitìche e non di armare contrasti. Io comunque non credo che codeste voci possano andare molt o più in là delle colonne dei giornali che le hanno accolte. Potranno anzi giovare a dimostrare, anche qui, la difficoltà di attuare. sia pure con purità di intenzioni, progetti des tinati a rimbalzare automaticamente, nelle circostanze che attraversiamo. entro la cornice di codesto pericolosissimo schema dialettico che Stati Uniti e Russia hanno voluto porre ed imporre al resto del mo ndo.

Ciò che non significa affatto che una autonoma politica mediterranea ci sia -per la sola paura di destare diffidenze e sospetti ---preclusa e si debba dunque restare passivi ed immobili . poiché restano invece -come molto giustamente V. E. ha detto ad ambasciatore Erkin -tutti quei settori culturali, e, soprattutto, economici che potrebbero e dovrebbero infatti essere meglio sfruttati e più approfondi ti e che. in ogni caso, costituiscono la migli ore preparazione per tutti quei futuri sviluppi che tutti quanto ci augunamo. senza danno. possibili.

390 l Vedi D. 128. 39 1 ' Vedi D. 319 .
392

L'AMBASCIATORE A PARIGI. QUARONL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . 734/2569. P arig i. :!8 agosru 194 7 ( per. il l " se llcmbre !.

Questo ambasciatore di America, che ho visto prima del suo passo presso i capi delle principali delegazioni e su cui ha riferito CampiIli 1• mi ha detto --non so se e fino a che punto sia esatto --che questo passo americano è stato dovuto in



parte alla sua iniziativa. Quando egli è stato informato che il rapporto finale della Conferenza consisteva in una richiesta di ventinove miliardi di dollari, per quattro anni, alla fine dei quali la bilancia commerciale per l'Europa occidentale avrebbe ancora presentato un deficit di sei miliardi di dollari annui, egli si è reso conto che in questa forma, le richieste europee avrebbero incontrato un no puro e semplice da parte del Congresso.

Secondo lui. condizione sine qua non perché il progetto di aiuto all'Europa possa essere adottato dal Congresso è che esso sia presentato sotto la forma di un piano o individuale dei singoli Stati, o meglio ancora se, almeno in certi limiti, collettivo, in cui si dimostri quello che essi intendono fare per diventare, entro quattro o cinque anni, un going con cern , che abbia equilibrata la sua bilancia di pagamenti e permetta quindi loro di diventare un mercato e non un continuo richiedente di fondi all'America: l'America fornirebbe a questi piani, se approvati, il necessario aiuto.

Avendogli accennato a tutto quello che noi avevamo fatto mi ha detto che era al corrente delle nostre proposte circa una unione generale europea e in particolare di una unione doganale generale europea e in particolare di una unione doganale con la Francia: che tutto questo era ottimo. ma che non risolveva il problema: le unioni doganali avrebbero potuto realizzarsi solo entro un periodo lungo di tempo; inoltre da sé sole esse non risolvevano il problema della ricostruzione delle singole economie. Gli ho fatto osservare che quanto lui mi diceva non concordava con quello che Clayton aveva detto al Comitato esecutivo: Clayton aveva invece particolarmente insistito sulle unioni doga nali: lui insisteva sulla rimessa in ordine dei singoli Paesi (ha insistito più volte anche sulla necessità di mettere in ordine il bilancio e la moneta) : sarebbe stato necessario sapere chi dei due rappresentava il punto di vista del Governo americano: altrimenti non ne nasceva che confusione. Mi ha risposto che il punto di vista del Governo americano era quello esposto da lui e che del resto Clayton stesso, che sarebbe venuto a Parigi fra qualche giorno, avrebbe provveduto a chiarire, se necessario, questo punto.

Gli ho detto, per parte mia, che questo passo suo presso i capi delle singole delegazioni. per quanto importante, non mi sembrava sufficiente per arrivare al risultato voluto. La Conferenza dei Sedici soffriva di un vizio iniziale di impostazione: cominciata come conferenza dei ministri degli esteri era, dopo pochi giorni, caduta al livello di una conferenza di direttori generali, e, in qualche caso, anche di meno. Se si trattava di fare una somma dei bisogni dei singoli Paesi, non c'era nessun inconveniente: ma visto che qui si trattava di ammettere delle serie limitazioni alla sovranità dei singoli Stati, sia che questo avvenisse sotto forma di unione doganale, sia sotto forma di amministrazione internazionale di fondi monetari, sia sotto forma di un istituto supernazionale di pianificazione, questo esulava dalla competenza di un funzionario. La sola delegazione che fosse diretta da persone di cahinet rank era la delega zione italiana: per questo, a n che, essa era in grado di prendere delle iniziative di carattere politico (mi sono servito anche di questo argomento per fargli rilevare quanta importanza da noi si desse al piano Marshall): ma gli altri essendo dei funzionari, nemmeno tutti di piano elevato, non solo non avevano poteri per decidere ma non avevano nemmeno, forse , il peso necessario per proporre delle decisioni dell'importanza di quelle che occorreva prendere in esame. Se si voleva ottenere qualche risultato, il passo di cui mi aveva parlato

avrebbe dovuto essere fatto presso i Governi, e fatto con tutta la energia possibile, in maniera che fosse ben chiaro a tutti a quali condizioni, e solo a quali, si poteva sperare di avere l'aiuto americano: noi , per parte nostra eravamo pronti -e lo avevamo dimostrato -a fare tutto il possibile per mettere la Conferenza sulla buona strada , ma senza un intervento diretto del Governo americano presso i Governi che si mostravano più recalcitranti , tutti i nostri sforzi rischiavano di restare poco più che una manifestazione della nostra buona volontà.

Caffery mi ha detto che la mia osservazione circa lo scarso peso politico dei singoli delegati era un elemento a cui, finora , non aveva fatto sufficientemente attenzione: lo trovava giustissimo ed avrebbe subito telegrafato al suo Governo consigliando un passo energico presso i ~ingoli Governi. Mi ha detto che, fin dall 'inizio, egli era stato della teoria che bisognava che l'America prendesse una decisa leadershzjJ della Conferenza, ritenendo che, da soli, gli Stati europei non sarebbero mai riusciti a mettersi d'accordo su di un piano costruttivo. L'entusiasmo mostrato da Bevin e da Bidault all'inizio aveva indotto in errore il Governo americano che aveva creduto che si potesse arrivare ad una conclusione lasciando gli europei lavorare da soli. I fatti gli stavano dando ragione e stavano già arrivando degli esperti da Washington per prendere diretta mente contatto con i comitati della Conferenza. Sperava che questo , più gli interventi diretti suoi e di Clayton, sia nella Conferenza, sia sui Governi, avrebbero potuto aiutare la Conferenza ad uscire dal punto morto e mettersi sulla buona strada .

Gli ho espresso al riguardo il mio scetticismo: che egli ha finito per condividere : mi ha detto di avere avuta un a grossa delusione con la Francia: aveva molto insistito per gli aiuti a lla Francia in grano e carbone perché sperava di poter contare sulla Francia come organizzatrice di questi accordi europei: la Francia avevagli mancato; i francesi non prendevano sul serio i suoi avvertimenti: gli rispondevano «tanto finirete per aiutarci lo stesso». Ora egli si augurava che così fosse, ma non ci credeva: non solo: ma ad un insuccesso del piano Marshall, sul fronte europeo, avrebbe risposto una disposizione sempre più negativa del Congresso verso qualsiasi aiuto all ' Europa, con eccezione -mi ha detto -forse dell'Italia per ragioni elettorali e politiche: ha aggiunto che a seguito delle notizie che stavano arrivando dall'Europa, le clum ces del piano Marshall di fronte alla opinione pubblica americana stavano diminuendo ogni giorno.

Noto, incidentalmente, che questo crescente disinteresse dell'opinione pubblica americana di fronte al piano Marshall , mi era stato segnalato da alcune personalità americane qui di passaggio e per ultimo dall'ambasciatore di Francia a Washington , il quale ha detto di essere venuto qui per riferire al suo Governo sulla gravità della situazione, quale vista dall'America, visto che i suoi richiami da Washington no n sembravano avere che poco etTetto.

Come che sia, quello che è certo è che la Conferenza dei Sedici , che ormai si avvicina alla sua fine, ha completamente mancato al suo compito: la somma finale dei fabbisogni europei potrà essere modificata in meno , qualche altro atteggiamento potrà essere ricevuto : ma proposte costruttive non ne verrano.

Gli americani hanno commesso un grosso errore restando ne fuori: non so se ciò sia stato dovuto al fatto che essi realmente speravano in una maggiore coscienza europea da parte dei Sedici: più probabilmente che gli americani stessi non avevano idea di come organizzare il piano Marshall ed hanno sperato che delle idee concrete

venissero dall 'Europa. Evidentemente ora c'è dell 'allarme: il passo di Caffery, l'annunciato ritorno di Clayton, l'annunciato arrivo di Kennan, tutto questo sem bra far prevedere una maggiore iniziativa americana . Ma ella mi perdonerà se, in questa fase almeno, continuo a restare un po' scettico sul risultato effettivo: lo spero ma non ci credo. Maggiori risultati si potranno, forse, avere solo se gli Stati Uniti invitassero la Conferenza a trasferirsi a Washington.

Noi abbiamo qui l'af1ì·ontarsi di due tesi: gli americani ci dicono: t~tte attenzione se voi non presentate un piano costruttivo (come quello che dovrebbe essere questo piano il meno che si può dire è che da pa rte americana le idee mi sembrano varie) non avrete niente, l' America si disinteresserà dell'Europa, la lascierà a lla sua sorte, avremo la ripresa dell 'isolazionismo; gli europei dicono: gli americani ha nno bisogno dell'Europa, non possono !asciarla and are alla deriva , saranno obbligati ad intervenire. Chi dei due abbia ragion e, è ditTicile dirlo: la politica americana nonostante tutto resta non priva di un certo elemento instabile e quindi unpredictablc. Ma per la parte europea questa fiducia nella necessità dell'America di aiutare porta deduzioni differenti: sia pure modesti , interventi americani nella Conferenza dei Sedici hanno reso chiaro anche a chi non voleva crederci che l'aiuto americano non sarebbe venuto se non a condizioni: condizioni magari non ancora chiare ed esplicite, ma certo tali da obbligare i singoli Stati europei a rinunciare all ' uso illimitato della loro sovranità , e, soprattutto, a cessare di pensare esclusiva mente in quanto unità singole per pensare un po ' di più quale insieme: ed a queste rinuncie, a questo cambiamento di mentalità, ai problemi che tutto questo avrebbe imposto di affrontare sia sul campo della politica estera, sia, più ancora, sul campo della politica interna, i singoli Governi europei non erano pronti. Perché la Conferenza dei Sedici potesse riuscire ci sarebbe voluto almeno un embrione di spirito europeo; e questo spirito europeo non c'è, almeno nelle sfere governative: questa è una conclusione triste a cui bisogna arrivare .

L'Inghilterra almeno come la si vede da Parigi sta facendo un giuoco suo: il piano Marshall , così come gli americani vorrebbero che venisse fuori , significherebbe, in pratica, accettare una serie di condizioni che modificherebbero radicalmente tutta la politica che, sia sul piano interno che sul piano internazionale, l'Inghilterra ha seguit o fino ad ora. A questo l'Inghilterra vuole opporsi: né saprei dargli torto. Come reagiscono gli inglesi? Cercano di rinchiudersi in se stessi, nel loro Commonwealth, in una specie di autarchia imperiale: non a scopo definitivo, s'intende, a scopo di manovra. È da supporre che gli inglesi sperino, tagl iando all'osso le importazioni dall'America di tutta l'area della sterlina, di causare in America almeno un inizio di crisi: essi contano che ai primi inizi della crisi, le cui cause sarebbero bene individuate in questa chiusura del mercato del Commonwealth, l'opinione pubblica americana cominci a protestare e che da contraria come è oggi alla concessione di larghi prestiti all 'Europa, ed in primo luogo all'Inghilterra, essa vi diventi favorevole. Il giorno in cui questo si verificasse è evidente che l'a iuto all ' Europa si potrebbe trattare in condizioni ben differenti : oggi bisognerebbe creare, accettando tutte le condizioni americane, uno choc psicologico in favore del prestito: domani gli americani dovrebbero quasi pregarci di accettare questo prestito ; per lo meno si tratterebbe in condizioni di parità. Ma perché questo piano riesca bisogna che non ci sia un acco rdo europeo a cui solo l'Inghilterra sarebbe contraria: di qui la necessità che il rapporto della Conferenza dei Sedici non sia quello che l'America vuole; questa, secondo me, è la vera ragione dell'atteggiamento inglese. Il suo giuoco non è difficile : essa può contare sull'appoggio incondizionato, o quasi , del Benelux e degli scandinavi; per ragioni varie la Francia, sebbene alcuni, anzi molti dei francesi siano convinti della necessità di accondiscendere alle richieste americane, di fronte all'alternativa di mettersi contro I'lnghilterra essa esita: esita fra l'altro perché teme di restare sola, di fronte all'America, nella difesa delle sue tesi tedesche; esita quindi fra due politiche, fa poco e finisce così per subire il giuoco inglese. Per cui in pratica oggi a sostenere delle idee europee, che poi finiscono con essere le tesi americane, in opposizione alle tesi inglesi. siamo restati noi soli.

Noi ci siamo gettati a fondo nella questione delle unioni doganali; abbiamo sostenuto differenti piani di collaborazione europea: per ultimo siamo i soli i quali abbiano presentato un piano, sia pure sonu11ario, in base al quale l'attuale squilibrio della nostra bilancia dei pagamenti verrebbe alla fine dei quattro anni ridotto a proporzioni estremamente modeste. Abbiamo, credo, con questo ottenuto quello che ci proponevamo di ottenere. ossia di farci in America la migliore stampa possibile. Se domani si dovesse vedere che le tesi americane sono cambiate, potremo senza difficoltà cambiare anche le nostre: continuare per la via che abbiamo seguita finora non è diftìcile. Ma nella situazione che si sta creando oggi, andare avanti per questa strada significa. e significherà sempre più rompere le scatole all'Inghilterra. Ora al punto a cui sono le cose ritengo mio dovere segnalarglielo perché non sono sicuro che questa sia esattamente la sua idea.

Non c'è dubbio che l'idea di passare sotto le forche caudine americane, con tutte le implicazioni che questo significa, è una idea che non sorride a nessuno in Italia: e non sorride nemmeno a me. Associarsi quindi all'Inghilterra per una campagna di resistenza a certe esigenze eccessive degli americani potrebbe essere molto gradevole. Questo implicherebbe una certa revisione del nostro atteggiamento alla Conferenza.

Prima di decidere però bisogna esaminare un certo numero di fattori: il piano inglese può esso riuscire? Ossia la reazione del piano inglese in America sa rà essa quello che gli inglesi si aspettano? Gli americani con cui ho avuto occasione di parlare a Parigi dicono che può riuscire. ma può avere anche il risultato contrario, quello di spingere ancor di più gli americani a mandare al diavolo tutta l'Europa ed in primo luogo l'Inghilterra. Su questo primo punto dovrebbe pronunciarsi l'ambasciata in Washington. Ammesso poi che la reazione americana sia quella che sperano gli inglesi è evidente che perché si abbia un risultato del genere bisogna che gli inglesi siano in grado di tenir le coup per un certo tempo, sei mesi o forse un anno. Sono gli inglesi in grado di farlo? I francesi sono in generale scettici su questo punto, ma possono essere prevenuti : su questo secondo punto si dovrebbe pronunciare l'ambasciata di Londra. Poiché è evidente che se l' Inghilterra dovesse andare a gambe all'aria fra qualche mese non avremmo l'interesse ad assecondare la sua azione.

Terzo punto, e forse il più importante: siamo noi in grado di aspettare tutto il tempo che è necessario perché le circostanze abbiano maturato? Su questo punto la risposta dovrebbe spettare al Governo italiano: mi sembra però di poter prevedere che la risposta è negativa.

Ella sa che personalmente sono molto fautore dell'Europa occidentale, partendo dal punto di vista che una politica di equidistanza fra americani e russi , al di sopra delle possibilità sugli Stati europei singolarmente presi, potrebbe essere invece possibile ad una Europa occidentale unita. Ma ho egualmente sempre avvertito che questa politica non è una realtà di oggi: è una politica la quale potrebbe essere realizzabile domani, solo ossia il giorno in cui gli Stati europei, singoli e nel loro complesso. si siano rimessi in piedi e non si trovino nella situazione di oggi. in cui, per vivere, sono costantemente obbligati a chiedere l'aiuto americano, situazione che per quante illusioni ci si possa fare non permette certo una, anche solo relativa, indipendenza politica. Ma oltre a questo. perché questa Europa occidentale possa esistere e f~tre una sua politica, ci vogliono due cose. la presenza di uno spirito europeo. la volontà inglese di assumere seriamente la leadership di questa Europa occidentale. Ora purtroppo la Conferenza dei Sedici sta dimostrando che quando si esce dalle manifestazioni retoriche, non esiste. oggi, né lo spirito europeo. né la volontà inglese di assumere questa leadcrship. La situazione potrà cambiare, spero che cambi: per parte nostra non dovremmo lasciare nulla di in tentato per sviluppare questo spirito europeo. Ma in attesa che gli sforzi nostri e di altre persone di buona volontà diano dei risultati, nel campo della politica di oggi non bisogna scambiare le speranze con la realtà. Per allettante che possa essere quindi seguire l'Inghilterra nel suo giuoco, anche il giorno in cui avessimo ragione di ritenere che esso può riuscire -la sicurezza matematica non ce la può dare nessuno ·-bisogna che evitiamo di sacrificare l'uovo di oggi per la gallina eventuale di domani.

Per tutto questo amtre del piano Marshall ero partito sotto una impressione che, all'esame dei f~ttti, si è dimostrata sbagliata : che ci fosse una certa misura di accordo precedente anglo-americano sulla questione del piano Marshall: che l'Inghilterra fosse interessata a che dal piano Marshall uscisse qualche cosa di veramente costruttivo per la creazione di una Europa occidentale. I fatti hanno provato che la supposizione era sbagliata: dalla possibilità quindi di sostenere d'accordo con l'Inghilterra delle idee costruttive. ci troviamo nella circostanza di doverle sostenere contro le idee inglesi: anzi praticamente siamo rimasti i soli a volere che il piano europeo risponda ai desiderata americani. Ora si tratta di vedere se ci conviene di continuare per questa strada oppure di mutarla.

La decisione, su questo punto non può essere che una decisione di governo. tuttavia per la parte che mi riguarda non esito ad esprimere il parere che, nonostante questa constatazione di fatto, ci conviene di continuare per la strada che abbiamo battuta fin da oggi.

La nostra prima cura dovrebbe essere infatti dato che per noi, per ammissione unanime, l'aiuto americano è questione di vita o di morte ---quella di garantirci che in caso di fallimento del piano Marshall non ci sia preclusa la possibilità di un aiuto individuale, aiuto non di contagocce, ma aiuto conseguente e costruttivo. Non sono io che posso giudicare di quanto, per questo, ci possa essere di aiuto l'opinione degli italo-americani in periodo pre-elettorale: ma il fatto che noi siamo stati praticamente i soli a sostenere le tesi americane dovrebbe f~tcilitare l'azione che possono svolgere le nostre collettività.

Su questo terreno la Francia ci seguirà a mezzo: essa è come noi assillata dalla necessità dell'aiuto americano: ma a differenza di noi ha l'incubo della Germania e la paura di rompere questa alleanza con l'Inghilterra che è l'unico trionfo positivo di Bidault. Quindi ci seguirà a mezza strada come ha fatto per l'unione doganale.

Gli inglesi in sede di Conferenza hanno già cominciato a mostrare che questo nostro atteggiamento entusiasta, li secca: li secca perché li mette nell'obbligo di scoprire il loro giuoco: li seccherà ancora di più quando gli americani, sia che questo avvenga a Parigi, sia che avvenga in un secondo tempo a Washington, essendo entrati in pieno nella Conferenza il contrasto fra le due tesi, sarà più evidente di quanto esso non lo sia oggi. È possibile che questo risentimento inglese della Conferenza faccia oggetto di conversazioni fra i due Governi. A questo pun to nessuno ci toglie di parlare chiaro con gli inglesi: i nostri bisogni loro li conoscono tanto quanto noi: comincino col dirci cosa possono fare, sia loro che il Commonwealth, per sostituirsi all"America per aiutarci ad uscir fuori della nostra situazione di oggi: non è nemmeno escluso che questa trattativa possa estendersi a questioni che ci interessano direttamente quali flotta e colonie: il giorno in cui gli inglesi fossero in grado di farci delle proposte reali ed interessanti, allora sì, potremo rivedere il nostro atteggiamento, ma oggi, rebus sic stantibus, non vedo l'interesse che potremmo avere, per non fare un piacere agli inglesi, a mutare l'atteggiamento che abbiamo assunto e tenuto fino ad oggi.

Comunque la questione ha un certo interesse ed ho ritenuto mio dovere segnalargliela per quelle istruzioni che ella crederà opportuno di inviare alla delegazione 2 .

39 1 2 T. 1 2742!1~8 (:\.fosca ) 76 (lstaubu/) del 27 agosto. con il quale Sforza comunicava di a\cr concordato. i.n occasione dcll.incontro avuto con Tsalclaris a Ciampino. la ripresa dei normali rapporti diplomatici se nza attendere rentrata in vigore del trattato di pace. 392 1 Con il T. 11638-1162:1-11639/584-585-586 del 2.7 agosto Campìlli a\cva ant icipato le notizie q ui ri portate su ll a reazione di Ca!Tcry a l rapporto finale della Conferenza dei ScdiCL
393

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 11733/34. Belgrado, 29 agosto 1947, ore 9 (per. ore 18).

Avuto oggi nuovo cordiale colloquio con Simic. Egli ringrazia l'E.V. per messaggio contenuto nel telegramma 13 del 19 corrente1 ed esprime a sua volta sincera fede leale intenzione.

Egli mi ha fatto ufficialmente questa dichiarazione: appena firmato accordo commerciale saranno trattate tutte le questioni la cui soluzione si impone per ragioni eli vicinato e di «buon vicinato». Ha aggiunto che egli considera questione pesca come rientrante tra quelle da risolvere a titolo di buon vicinato. Autorizza V. E. valersi tale dichiarazione pubblicamente quando fosse necessario.

Se noi insistiamo invece per dichiarazione scritta su pesca prima o all'atto firma accordo commerciale, Simic propone seconda formula: collegamento cioè tra la questione pesca e questione riparazioni (dico riparazioni). Egli tuttavia preferirebbe prima soluzione.

Simic con Bebler e delegazione jugoslava O.N.U. partiranno domenica sera per l'America. Segue rapporto 2 .




2 Non rinvenuto.

392 2 Per la risposta vedi D. 438. 393 l Vedi D. 349.
394

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BRUSASCA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 12808/504. Roma. 29 agosto 1947, ore 12.

Dopo veto russo nostra ammissione O.N.U. si sono avute varie manifestazioni da cui può desumersi che vi siano, per quanto scarse, ancora alcune possibilità durante prossima sessione Assemblea.

Anzitutto iniziativa argentina e due proposte australiane di cui a telegramma di V.E. n. 697 1• In secondo luogo senso di generale di sagio , non ancora sfociato in azioni concrete, di cui è sintomo significativo anche articolo Spaak su Nell' York Herald Tribune.

Interesserebbe conoscere punto di vista Dipartimento di Stato---nonché quello di V.E. --su iniziative suddette, su loro eventuale possibile risultato e su ripercussioni che veto russo ha avuto su ambienti Segretariato O.N.U. e varie delegazioni costì presenti.

Prego infine V .E. volersi informare presso codeste Autorità se si è tuttora d'avviso di svolgere azione in seno Assemblea che Governo americano aveva da tempo prevista (suo telegramma 662-663-664 2 : paragrafo 3° comma c). V. E. vorrà far presente che contiamo molto su influenza determinante che Stati Uniti possono esercitare su molte delegazioni. Per parte nostra siamo pronti affiancare azione americana non appena saremo in possesso maggiori dettagli circa modo in cui azione stessa verrà esplicata, ed anche elementi giuridici su cui verrà basata per indurre Assemblea invocare riesame domanda italiana da parte Consiglio di sicurezza3 .

395

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, ALL'AMBASCIATORE A WASHTNGTON, TARCHIANI

L. 20/27326/318. Roma, 29 agosto 1947.

Ella avrà già ricevuto le istruzioni ministeriali circa le note iniziative di taluni Paesi latino-americani per la revisione del nostro trattato di pace (telespresso

n. 26647/306 del 23 agosto u.s.) 1•

Data la tendenza ampiamente diffusa in Sud-America a far rilevare le sfavorevoli reazioni che ha prodotto colà il trattato, abbiamo creduto di incoraggiare tali



2 Vedi D. 333.


3 Per la risposta vedi D. 423.


iniziative. e sarebbe auspicabile che se ne avesse una eco nell'A ssemblea dell'O.N.U. Ritengo però che difficilmente --anche per le note gelosie interamericane --a qualcosa di concreto si possa arrivare se non vi sia chi sprona e coordina all'ultimo momento i vari sudamericani: ho pensa to a Berle. Che ne dice? Potrebbe venire interessato in tal senso~?

394 l Vedi D. 370. 395 l Vedi D. 376.
396

L'AMBASCIATORE A MOSCA. BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 1I789/296. Mosca , 30 agosto 1947, ore 16,06 ( per. ore 17,30).

Stampa sovietica odierna pubblica prima pagina con gran risalto tipografico cinque decreti del Presidio soviet supremo U.R.S.S. coi quali ratificansi cinque trattati pace. Premia, 1svestia, Trud Kra.1paia::reda e altri pubblicano lunghi editoriali anche prima pagina sopra predetta ratifica.

Pr(m/a in articolo fondo sottolinea: ratifica pone fine giuridicamente stato guerra fra U.R.S.S. e cinque Stati. trattati pace non lasciano impunita aggressione e danno soddisfazione Paesi aggrediti ma nello stesso tempo non contengono spirito vendetta e non pregiudicano indipendenza economica politica dei vinti. Aggiunge che è aperta per predetti Stati possibilità sviluppo democratico e entrata

O.N.U. Nota che Romania Bulgaria Ungheria messesi coraggiosamente sopra nuova via democratica rompendo energicamente con passato fascista. Parlando Italia articolo dice: !!Disgraziatamente suscita dubbio capacità circoli dirigenti odierna Italia porre fine sopravvivenza fascismo che ripercuotensi ancora fortemente vita interna Paese. È assolutamente inammissibile tono preso da elementi fasci stizza nti italiani nei rispetti trattato Italia e problemi connessi. Del resto anche circoli dirigenti italiani rit engono possibile firmare trattato e tempo stesso invita re demagogicamente a romperlo. Superfluo sottolineare ciò è contrario interessi Italia stessa}>.

Ritornando parlare in generale trattati articolo scrive che principi collaborazione internazionale stabiliti in C rimea e Potsdam hanno avuto sopravvento nonosta nte tentativi fatti Parigi violare decisioni concordate e imporre brutale Diktat, e ciò devesi sottolineare specialmente ora quando Stati Uniti con aiuto Inghilterra cercano far rinascere nella elaborazione trattati pace Germania Giappone Austria tentativi viziosi di Diktat già condannati da vita stessa a pieno fallimento.

Altri articoli fondo svolgono analoghi concetti senza peraltro fare speciale cenno Italia 1 .



395 2 Per la risposta vedi D. 451. 396 l Con seg uente T. 118~6/298 del 3 1 agos to. Brosio aggiungeva alcuni suoi commenti sviluppati poi nel D. 416.
397

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI. GRAZZL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNT0 1 . Roma, 30 ago sto 1947.

Al 29 agosto la situazione della Conferenza di Parigi si presentava come segue:

l) Scarsa probabilità di efficiente cooperazione europea, tale da soddisfare le esigenze americane. La richiesta di ventinove miliardi di dollari per colmare i fabbisogni dei sedici Paesi fino al 1951 , senza per altro condurre al pareggio, era considerata dagli americani come !udicrous. La riduzione a ventuno milioni non soddisferà egualmente il Congresso.

2) Non si è ancora manifestato il contributo fattivo che gli americani si attendevano. Il progetto di unione doganale gene rale, o quanto meno regionale, vivamente sostenuto dalla nostra delegazione, appoggiata da quella francese. si è urtato nella opposizione inglese che ha manovrato i piccoli Paesi. Quello che è stato deciso non rappresenta una dichiarazione di volontà precisa da parte degli Stati membri, bensì un impegno a studiare le possibilità che possono permettere l'unione.

3) L'atteggiamento americano pare abbia subito delle modificazioni. Mentre il signor Clayton ed i suoi portavoce, sia a Parigi che a Roma, avevano fatto comprendere che una unione doganale generale (astenendosi dal parlare di quelle regionali), avrebbe rappresentato una prova di sufficiente spirito collaborativo europeo, l'ambasciatore americano a Parigi, Caffery, preannunciando l'arrivo del signor Kennan, uomo di fiducia di Marshall, ha espresso a nome del suo Governo seri dubbi a tale riguardo. Perciò, grava sulla intera Conferenza un senso di incertezza che la paralizza a meno che non intervenga un fattore nuovo il quale. allo stato delle cose, non potrebbe consistere se non in una manifestazione precisa da parte degli Stati Uniti d'America.

4) In queste condizioni tre ipotesi sono possibili:

a) il Governo o l'opinione pubblica americana. scoraggiati dalla non comprensione e dalla non cooperazione europea. decidono di lasciare l'Europa a sé stessa, e di chiudersi nell'i solazionismo. Questa ipotesi è assai poco probabile, per quanto da varie parti venga segnalata una corrente isolazionista nel nord America:

b) gli Stati Uniti assumono la direzione della Conferenza, o a Parigi, o a Washington, ove essa potrebbe addirittura trasportarsi. È questa l'ipotesi che al momento attuale sembra la più probabile. Sarà allora il Governo degli Stati Uniti a determinare che cosa debba fare l'Europa per essere aiutata, se attraverso le unioni doganali, se attraverso le pianificazioni, se mediante altri provvedimenti;


c) il Governo americano, constatando il fallimento della Conferenza, si decide ad aiutare gli Stati europei isolatamente, secondo i loro meriti o i loro bisogni. Questo potrebbe ad esempio, essere il desiderio dell'Inghilterra, la quale sconta la posizione privilegiata che essa ha sempre avuto nei riguardi degli Stati Uniti.

Nei casi h) e c) un controllo più o meno larvato, più o meno esteso, da parte dell'America sugli Stati assistiti, sembra inevitabile. Esso si potrà manifestare mediante un intervento diretto del Governo degli Stati Uniti o mediante una organizzazione per così dire cooperativista degli stessi controllati (ad esempio attraverso la Banca Ricostruzione Internazionale).

Quale può stimarsi, almeno in teoria , l'interesse italiano'J

La ipotesi di cui al punto c) sembra la più favorevole. L 'Italia ha infatti dato prova a Parigi di una attiva volontà costruttiva, e l'America lo sa. D'altronde la scarsità dei suoi mezzi naturali, l'esiguità degli aiuti ricevuti comparativamente a quelli così cospicui e così male impiegati ricevuti da Gran Bretagna e Francia, la grande capacità lavorativa che gli americani ci hanno riconosciuto, nonché infine il peso degli italo-americani in vista delle elezioni del 1948, sembrano poterei lasciare intravedere la possibilità di aiuti proporzionalmente maggiori di quelli che verrebbero elargiti ad altri Sta ti, e maggiori anche di quelli che ci verrebbero concessi attraverso un pool comune.

Resta la questione del controllo. Posto che esso sia inevitabile. sorge la domanda se sia maggiormente conveniente quello esercitato direttamente dagli americani o quello esercitato dagli altri Paesi europei, sia pure attraverso un organismo intermediario. Poiché questo ultimo rappresenterebbe senza dubbio lo spirito di Paesi che sono nostri concorrenti, tanto negli aiuti, quanto nelle produzioni, quanto nei traffici , e poiché l'Italia ha già avuto una certa esperienza di come effettivamente i controlli americani si esercitano, tutto considerato, e dovendosi passare per tali forche caudine, sembrerebbe preferibile l'eliminazione dei concorrenti diretti.

Ad ogni modo appare certo che la Conferenza creerà un organismo pennanente, in cui dovremo essere adeguatamente rappresentati, ciò anche perché non essendo noi, come altri Paesi, parte dell'O .N.U., non sarebbe stato possibile affidare alle organizzazioni dipendenti da questo ultimo la continuazione delle attività della Conferenza.

397 1 Annotaz ione di Sforza in testa al documento: «Approvo s;ilvo controllo. c ciò a nche nell'interesse a mericano, cui migliori azioni sarebbero male interpretate>>.
398

L'AMBASCIATORE A VARSAYJA, DONINl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. S.N. Varsavia , 31 agosro l 947 ( per. il 12 settembre ) .

Sebbene nessun commento sia ancora apparso sulla stampa di questo Paese a proposito della ratifica del trattato di pace con l'Italia da parte dell'Unione Sovietica e della nuova situazione che si è creata, a otto giorni di distanza dal veto sov1ettco , per quel che concerne la nostra domanda di ammisswne all'O.N.U. ritengo opportuno, in vista dell'imminente sessione dell'Assemblea generale, dare alcune rapide indicazioni sul modo come viene vista da questa capitale tutta la questione e sull 'atteggiamento che possiamo attenderci a Lake Success da parte della delegazione polacca. Come ho già avuto l'onore di riferire, il ministro degli affari esteri Modzelewski dirigerà questa volta in persona i lavori della delegazione e sarà assistito, oltre che dall'ambasciatore Lange e dagli altri membri della delegazione permanente presso l'O .N.U. (Katzsuchy, Pruszynski e Slotowski), dall'ambasciatore a Washington Winiewicz, dal ministro a Città del Messico Drohojewski e dal vice direttore degli affari politici presso questo Ministero degli esteri Zebrowski, che si occupa soprattutto dci problemi dell'Europa orientale.

La posizione della Polonia nei confronti della nostra domanda di ammissione all'O.N.U. ha subito nel corso di questi ultimi tre mesi alcune oscillazioni. Mentre in un primo momento, subito dopo la presentazione della nostra domanda, ci era stato lasciato intravedere un appoggio caloroso, quando verso la fine di luglio si trattò di passare alla discussione in sede di Comitato per le ammissioni al Consiglio di sicurezza il delegato polacco votò contro di noi per «ragioni di procedura».

Io non mancai di far risaltare tale contraddizione, nei miei colloqui con vari membri di questo Governo e con alti fun zionari del Ministero degli esteri, esprimendo anche la mia opinione che era difficile sottrarsi alla impressione che si trattasse in quel caso , da parte della Polonia , di un inutile e per noi estremamente spiacevole eccesso di zelo. Mi si rispose che la situazione era cambiata e che l'insistenza da parte di alcune Potenze a voler precipitare la discussione anche in assenza della ratifica sovietica del nostro trattato di pace conferiva all'intero problema un carattere «di polemica ideologica e di pressione politica», che la Polonia non poteva approvare. Si aggiungeva che le indiscrezioni di certa stampa sul piano Marshall e sulla partecipazione alla Conferenza di Parigi avevano destato qualche preoccupazione in seno al Governo polacco e che un 'adesione incondizionata a quello che viene qui comunemente presentato come un «blocco occidentale in embrione» non era ritenuta compatibile con la partecipazione alle Nazioni Unite. Si precisava infine che se gli Stati Uniti e l'Inghilterra avessero continuato a favorire l'ammissione dell ' Italia e ad opporsi alle domande presentate dalla Bulgaria, dalla Romania e dall'Ungheria si sarebbe venuta a creare una situazione di fatto insostenibile, della quale noi saremmo stati le prime vittime.

Malgrado questa difesa d'ufficio dell'atteggiamento assunto all'O.N.U . dal loro rappresentante, mi risulta però che le rimostranze da me fatte in quell'occasione a varie autorità di questo Governo e specialmente al ministro plenipotenziario Olszewski , il quale sostituiva durante le ferie il ministro degli Esteri, non rimasero sen za effetto . Appresi da buona fonte che Olszewski, parlando con i suoi collaboratori, aveva criticato il voto negativo dato dalla Polonia a Lake Success nei nostri confronti. Le assicurazioni autorizzate ch'io potei fare ad Olszewski al mio ritorno da Roma alla fine di luglio , dopo il colloquio avuto con lei, signor ministro , a proposito della nostra politica ostile alla formazione di «blocchi» contrapposti in Europa e nel mondo, contribuirono notevolmente a

migliorare la situazione 1 . Nuove istruzioni furono mandate a lla delegazione polacca presso il Consiglio di sicurezza: e si giunse così all'astensione della Polonia nella famosa seduta del 21 agosto, motivata con la mancata ratifica del trattato di pace e applicata anche nei confronti di Stati politicamente vicini al tipo di regime qui vigente, quali la Bulgaria, la Romania e l'Ungheria. Astensione che nello stato attuale delle cose equivaleva ad una indiretta prova di amicizia nei nostri confronti: e sono lieto che come tale sia stata interpretata anche da lei , signor ministro, con il suo telegramma in data 22 corrente2 .

Con l'avvenuta ratifica sovietica del nostro trattato di pace è venuta a cadere la motivazione «giuridica» dell'atteggiamento polacco verso la nostra domanda di ammissione all'O.N.U. , anche se la Polonia, per conto suo. non ha ancora proceduto alla ratifica. come invece ha fatto la Jugoslavia. È solo il Sejm che è competente in materia e una ripresa parlamentare non è prevista prima della fine di ottobre.

Tuttavia, ripeto, la cosa non è esse nzi a le: se il Consiglio di sicurezza dovesse riesaminare nel prossimo futuro la questione italiana. non è probabile. a meno di un imprevedibile inasprimento delle rela zioni tra i nostri due Paesi. che tale mancata ratifica possa venire invocata per giustificare un ulteriore atteggiamento di ostilitù o di neutralitù da parte della Polonia nei riguardi della nostra domanda di ammissione.

Il problema è diverso. ed investe l'insieme dei rapporti tra le grandi Potenze ed il gioco delle varie for ze in seno al Consiglio di sicurezza e all'Assemblea generale. Dalle conversazioni che ho avuto in questi giorni con l'ambasciatore Lange. capo d ella delegazione permanente polacca ali'O.N. U .. il quale precederà di alcuni giorni il ministro Modz.elewski a Lake Success, sono arrivato alla conclusione che i polacchi prevedono che la domanda d'ammissione dell'Italia venga di nuovo presentata da qualche delegazione al Consiglio di sicurezza. forse prima ancora del 16 settembre ma in ogni caso durante lo svo lgimento dei la vori dell' Assemblea generale. In questo caso, qualche altra delegazione presenterà immediatamente le nuove domande dell'Ungheria, della Bulgaria e della Romania: c saremo ancora una volta , malgrado tutte le differenze «procedurali», nella situazione della ultima discussione. L'ambasciatore Lange mi ha detto che sarebbe un errore da parte nostra contare su una radicale modifica della questione del diritto del veto, perché a suo giudizio gli stessi Stati Uniti, pur servendosi dell'argomento per motivi polemici nei confronti dell'Unione Sovietica, sono in fondo altrettanto interessati a mantenere il veto più o meno integralmente nello statuto delle Nazioni Unite e a servirsene largamente in caso di bisogno. Pur prevedendo grandi urti e notevoli difficoltà, Lange non crede che nel corso della prossima Assemblea generale si venga ad una rottura tra le Grandi Potenze e tanto meno poi sulla questione del veto.

Secondo i polacchi, dunque, la questione dell'ammissione dell ' Italia all'O.N.U. non potrù essere dissociata da quella più larga dell 'ammissione eli tutti gli Stati ex nemici. Ogni tentativo di isolare la discussione sul nostro solo caso

.1':18 t Vedi D. 29~. 2 Vedi D. 356. nota 2.

sarà, secondo loro, destinato all'insuccesso . l nostri sforzi dovrebbero quindi essere diretti ad ottenere una posi zione comune delle Grandi Potenze su questo problema anziché a cercare di forzare la mano di alcune di esse a nostro favore. Sino a che gli Stati Uniti metteranno in dubbio per ragi o ni politiche l'eleggibilità della Romania, della Bulgaria e ·dell'Ungheria, c'è da attendersi che la stessa cosa venga fatta dall'Unione Sovietica nei nost ri riguardi. Con l'aggravante che da una questione di procedura si passerebbe così ad una ben più seria e temibile questione di valutazione politica.

Tale è, vista da Va rsavia, la situazione, che ho tenuto ad esporle, signor mini stro, con la sincerità eh 'ella da me attende. La delegazione polacca all'O.N.U. non ci sarà ostile: ma non possiamo attenderci ch'essa prenda posizione contro l'Unione Sov ietica. se si dovesse arrivare alla situazione ch'io ho sopra cercato di riassumere nella sua reali stica essenza, senza entrare naturalmente in merito alle argo mentazioni espostemi da questa fonte. Mentre resto in attesa di sue ulteriori istruzioni , signor ministro, sono certo che anche la nostra rappresenta nza a Washington, mantenendosi in contatto con la delega zione polacca all'O.N.U., potrù grandemente contribuire a chiarire la posizione dell'Italia presso Modzelewsk i e La nge.

Qualche volta mi è stato ratto osservare. da fun zionari di questo Ministero degli esteri, che l'ambasciatore Winiewicz si sente un po ' isolato a Washington e che dei contatti più frequenti e cordiali con la nostra missione gli sa rebbero estremamente graditi . Metto questo in conto della ben nota suscettibilità dei polacchi , i quali scambiano spesso un a tteggiamento di corretta riservatezza con una mancanza di comprensione nei loro riguardi .

Anche per questo motivo, io mi preoccupo che tutte le questioni di carattere politico ed economico attualmente in discussione tra i nostri due Paesi siano affrontate, specia lmente in quest o period o , con la ma ssima prudenza. La recente deci sio ne polacca di passare sotto «amministrazione forza t a » i beni itali ani che si trovano in questo territorio, in applicazione della legge del 15 novembre 1946, mi pare estremament e seria, anche perché essa potrebbe preludere ad una eventuale a pplicazione dell'art. 79 del trattato di pace, proprio in un momento in cui altri Stati, e non solo del cosiddetto «occidente», si dichi arano invece pronti a l~tr vi rinuncia.

lo avevo purtroppo pre visto tale possibilità e mi ero sforzato ripetutamente di avvertire che se ne tenesse conto nel condurre con sollecitudine le trattative sulla questione del « Ba tory» e sull'a nd a mento generale dell'accordo commerciale che accusa attua lmente, in conto clearing, un credito da parte polacca di circa 400 mila dolla ri nei confronti delle no stre es portazioni. Credo che la situazione non vada drammatizzata: e pur protestando per la deci sione unil a teral e presa a nostro danno, io penso che dovremmo approfittare di questa circostanza per rim ettere in discussione l'intera questione dell'art. 79 con i polacchi, sia pure in sede di discussione per il rinnovo dell'accordo commerciale. e arrivare così ad una soluzione favorevole. Da questo punto di vista mi permetto di osservare che non mi pare giovi la nostra recente dec isione di no n inviare qui in ottobre una delegazione economica e di !imitarci a trattare per via diplomatica. Ma anche su questo resto in attesa delle istruzioni ch 'ella vorrà inviarmi per mia norma di linguaggio e di azione.

399

IL DIRETTORE GENERALE DEGU AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA 1

APPUNTO. Roma, l" settembre 1947.

L'accordo commerciale di collaborazione economica parafato dal dottor J'vlattioli a Belgrado il 19 aprile scorso , non appena è stato sottoposto al Ministero degli esteri ed ai ministeri tecnici , ha destato varie critiche per la sua formulazione tecnica, e per la vastità degli impegni contemplati, critiche ed apprensioni che sono state, del resto, immediatamente espresse a V.E. con precedenti appunti.

La missione Mattioli, della quale facevano parte funzionari di vari ministeri , ha ritenuto preferibile profittare di una situazione profilatasi favorevole, concludendo rapidamente un accordo che, essendo soltanto parafato, avrebbe potuto essere normalmente anche rigettato. ma che, stipulato, invece, con la Jugoslavia in particolari condizioni cioè di natura politica, non può essere trattato alla stessa stregua degli altri Paesi.

L'accordo di collaborazione economica del 19 aprile contempla gli scambi commerciali veri e propri fra i due Paesi e prevede un movimento di circa quindici miliardi di lire annuale in un senso e nell 'altro.

Tralasciando un esame dettagliato dell'accordo, ciò che del resto è stato fatto già in altri appunti , che hanno messo in rilievo alcuni gravi impegni che noi verremo ad assumere, va ricordato che l'accordo anzidetto prevedeva la stipulazione di un protocollo ulteriore e speciale da negoziarsi entro due mesi. per la fornitura alla Jugoslavia , da parte dell' Italia, di un complesso di attrezzature industriali , interessante certo per la nostra industria, come del resto per il vicino Paese. che tende soprattutto a trasformarsi in un Paese industriale.

Il Ministero degli esteri, d 'accordo con i ministeri tecnici, ha ritenuto essere possibile di correggere ed in parte eliminare alcune anomalie o manchevolezze dell 'accordo parafato il 19 aprile, nella stesura del nuovo protocollo speciale e nell'aggiunta di un protocollo di firma destinato a chiarire e limitare taluni impegni per noi o troppo gravosi o ineseguibili.

Se la controparte jugoslava accetterù in sostanza, seppure con qualche ritocco , questi nuovi testi, può ritenersi che essi rappresentino un miglioramento degli accordi parafati dalla delegazione Mattioli il 19 aprile.

Tanto la Direzione generale degli affari economici quanto i ministeri tecnici avrebbero desiderato impostare e cercare di avviare, fin dalla prima presa di contatto in sede di trattative fatta dalla delegazione Mattioli a Belgrado, a soluzione nel negoziato di carattere economico , altre questioni connesse e per noi di preminente interesse, come quella della pesca, trattamento dei beni dei cittadini italiani, restituzione di materiali asportati, etc. Ma la trattazione di questi punti, declinata dalla Jugoslavia nella prima fase a Belgrado e non contemplata in alcun modo nei testi del l 9 aprile, non aveva più terreno per essere fondatamente risollevata in questa seconda fase di trattative di protocollo speciale.

Il Ministero degli esteri, pur conscio dei lati economici sopra indicati , è d'avviso che l'accordo in parola debba essere firmato in relazione a motivi di ordine politico.


Anzitutto, dovendo ·convivere nell'Adriatico con la Jugoslavia, è necessario ricercare con essa una distensione politica che non può iniziarsi che sul terreno eonomico. In secondo luogo, perché da questo inizio possono derivare favorevoli sviluppi su tutta una serie di questioni: convenzione sulla pesca; nazionalizzazione delle nostre industrie in territorio jugoslavo; asportazioni, etc.: in altre parole cercando di trasformare i punti di attuale frizione in punti di contatto.

Ma, principalmente, la firma dell'accordo contribuirebbe a dar sostanza all'intendimento ripetutamente manifestato dal Governo, di perseguire, per quanto possibile, una politica di equidistanza e di non contribuire, per quanto in nostro potere, alla divisione del mondo in due blocchi, essendo noi e figurando inseriti esclusivamente in uno di essi.

Questi concetti sono stati dall'Italia sostenuti in sede di piano Marshall , ove abbiamo costantemente ripetuto che la Conferenza dovesse anche nei risultati rimanere aperta a tutti, ed abbiamo posto quasi una pregiudiziale per la nostra presenza: quella che ogni partecipante restasse libero di negoziare con i Paesi non partecipanti.

Ci siamo anzi vantati, giustamente, dei nostri contatti col mondo dell'Est, ad esempio con la Polonia: e ci siamo lusingati che tale nostra posizione ci permettesse di servire, eventualmente, nell'interesse di tutti quale punto di contatto, se non proprio di ponte, tra i due mondi.

Nel momento in cui, per necessità di circostanze, anche economiche , non ci è possibile procedere a negoziati attivi con l'U.R.S.S., è solo attraverso l'accordo con la Jugoslavia che noi potremo dare la sensazione della nostra volonta di equilibrio; stringere oggi l'accordo in esame, significa quindi migliorare i nostri rapporti con l'U.R.S.S.: non farlo, dopo aver parafato, rappresenterebbe un fattore negativo che andrebbe assai al di là delle semplici conseguenze economiche. Né è da temere che da parte americana ci possano essere obiezioni sostanziali: anzitutto quel Governo è stato da noi tenuto al corrente dei risultati raggiunti, senza che ci sia stata reazione: inoltre non va dimenticato che proprio attualmente la Gran Bretagna sta svolgendo con la Jugoslavia ampie negoziazioni.

Infine, il non procedere alla firma , condurrebbe a non negoziare la convenzione per la pesca: e ciò condurrebbe o a danni considerevoli per i nostri pescatori , o a guai a catena di sequestri di pescherecci italiani , fonte continua di animosità e di incidenti.

399 1 In A.C.S.. Carte S/ii!·:a.
400

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

TELESPR. SEGR ETO 27565/202. Roma. l" settembre 1947.

Riferimento rapporto di codesta ambasciata n. 1912/343 del 7 agosto 1•

Questo ministero ha letto con la più attenta considerazione il rapporto sopra indicato e concorda nella disamina della situazione delle relazioni italo-russe fatta dalla E.V. È più che evidente che tali rapporti, così come quelli franco-russi che


pure erano stati impostati su di una base assai più consistente (alleanza in guerra -viaggi di de Gaulle e Bidault a Mosca -trattato di alleanza franco-sovietico) subiscono attualmente l'inevitabile contraccolpo del progressivo peggioramento delle relazioni fra i due maggiori antagonisti e che tale peggioramento rende sempre più delicata la posizione di quei Paesi che, come appunto la Francia e l'Italia, mentre sono animati dal sincero desiderio di consolidare le loro relazioni amichevoli con l'Europa orientale, non possono d'altra parte trascurare, nella loro attuale situazione e per la necessità della loro ricostruzione, le possibilità loro offerte da una collaborazione con l'emisfero occidentale.

Ciò che dobbiamo sforzarci di fare , noi e i francesi, è quindi cercare di convincere codesto Governo a superare la posizione dialettica dalla quale esso parte ogni qualvolta considera tale problema, e di convincerlo che le nostre imprescindibili necessità di ordine economico e l'azione che andiamo svolgendo per superarle, non infirmano la sincerità del nostro desiderio di voler collaborare anche con esso e coi Paesi sottoposti alla sua influenza. Da parte nostra non abbiamo tralasciato occasione per raggiungere questo scopo.

Come è ben noto, all'indomani stesso dell'armistizio, avevamo sa lutato con particolare soddisfazione la decisione del Governo di Mosca di riprendere -primo fra i Governi alleati --relazioni diplomatiche normali con l'Italia. Era stato quello un atto di cui l' Italia aveva apprezzato il significato attendendosene favorevoli sviluppi nel campo più concreto dei rapporti economici e politici itala-sovietici.

Si ebbero è vero in tempo successivo le note polemiche per le questioni della Venezia Giulia e dei prigionieri di guerra, ma tali polemiche -inevitabili in un Paese dove vige la libertà di stampa e pa'rallele del resto a quelle con la Francia e con la Gran Bretagna per le questioni delle Alpi occidentali e delle colonie --non distolsero mai il Governo italiano dal perseguire la realizzazione delle favorevoli prospettive sopra indicate.

Nelle dichiarazioni alla Consulta e alla Costituente, e in pubbliche interviste, tutti i capi del Governo e i ministri degli esteri che si sono succeduti in Italia in questi ultimi quattro anni , hanno costantemente ribadito tale proposito che è stato più volte espresso, in occasione di incontri internazionali , allo stesso sig. Molotov, e da V.E. e dal suo predecesso re a codesto Governo, nonché, in occasione di altri incontri , dai nostri ambasciatori a Washington , Parigi e Londra a quei rappresentanti sovietici, e da me stesso anche recentemente all 'ambasciatore Kostylev.

Sin dalla fine del 1945 il Governo italiano, tramite codesta ambasciata, ebbe poi a far presente che da parte nostra sussisteva un grande interesse alla ripresa dei rapporti commerciali con l'U.R.S.S. e che, pertanto, eravamo pronti ad iniziare conversazio ni per la conclusione di un accordo commerciale. Ebbero allora llJogo scambi di vedute preliminari fra il nostro ambasciatore ed i rappresentanti del Governo sov ietico , nel corso dei quali furono prospettate quelle che potevano essere in linea di massima le nostre possibilità di fornire all ' Unione Sovietica , a condizione che avessimo ricevuto in anticipo le materie prime occorrenti , quei prodotti della nostra indu stria meccanica, come navi e attrezzature industriali, occorrenti all'U.R.S.S . nell'attuale sua fase di ricostruzione.

Da parte sovietica, di fronte a queste nostre proposte, venne come noto sollevata la difficoltà della mancanza di disponibilità di materie prime da poter mettere a nostra disposizione nei quantitativi richiesti per le forniture da effettuare. Il punto di vista sovietico risultò precisato successivamente nel senso che non si riteneva da parte sovietica che sussistessero in quel momento le condizioni per la conclusione di un accordo commerciale di portata generale, ma che non si escludeva che nel frattempo si potesse addivenire alla conclusione di singole operazioni di scambio fra i due Paesi. In base a queste direttive la rappresentanza commerciale sovietica a Roma, negli ultimi tempi , ha sottoposto alla autorità italiane diverse proposte concernenti la fornitura all 'Italia di talune merci sovietiche quali carburanti e derivati dalla distillazione degli olii minerali ed un certo quantitativo di cellulosa per carta, e l'acquisto in Italia da parte russa di un lotto di rimorchiatori e di una partita di canapa. Da parte italiana tali proposte sono state tutte oggetto della migliore accoglienza e nel loro esame e nelle decisioni favorevoli, che nella quasi totalità dei casi ne sono seguite, è stata tenuta costantemente presente l'opportunità di favorirle anche al fine di preparare il terreno per una ripresa di regolari più vaste relazioni commerciali con codesto Paese.

V.E. ricorderà che nell'aprile scorso, apparendo prossimo, dietro invito del sig. Bevin, il mio viaggio a Londra, ebbi a scriverle che tale visita aveva «essenzialmente lo scopo di consolidare la normalizzazione dei rapporti italo-britannici, così come, col viaggio del presidente De Gasperi negli Stati Uniti, si sono ripresi fiduciosi rapporti con quel Paese» . «Noi desideriamo in sostanza», aggiungevo , «poterei reinserire nella comunità internazionale e a tal fine non possiamo che vedere con simpatia gli incoraggiamenti che ci vengono dati e le opportunità che ci vengono offerte di ristabilire con tutti i Paesi e in primo luogo con le maggiori Potenze le antiche amichevoli relazioni». «È quindi evidente», concludevo, «che una possibilità in tal senso e a tali fini , anche nei confronti dell'O .R . S.S. , non potrebbe che essere accolta da noi con uguale interesse, e sarebbe considerata dal Governo e dall'opinione pubblica italiana nel modo più favorevole». Ella suggerì allora di cercare di riprendere col Governo sovietico la questione dell'accordo commerciale e in tal senso e in seguito alle istruzioni di questo ministero, ella ebbe a fare i sondaggi del caso col sig. Vyshinky e col sig. Malik.

Si è avuto successivamente il progetto del segretario di Stato Marshall con l'invito ai vari Paesi europei di coordinare i loro sforzi e i loro piani di ricostruzione per poter presentare agli Stati Uniti un quadro d 'insieme relativo ai loro bisogni di aiuti. Era evidente che le esigenze della nostra ricostruzione, e le necessità stesse della nostra difficile situazione economica e alimentare, ci imponevano di aderire a tale progetto, che oltre tutto presenta anche aspetti razionali e tali da favorire quella progressiva cooperazione europea che è postulato essenziale per la pacificazione politica del continente : meta cui tendiamo con tutte le nostre forze e alla quale era nostra speranza potessero associarsi tutti i Paesi europei compresa naturalmente l'U.R.S.S. Che la nostra adesione, data in tali circostanze e con tali aspirazioni, non potesse avere in sé alcunché di ostile all'O. R .S.S. è provato del resto anche dal fatto che numerosi fra gli stessi Paesi dell'Europa orientale pur compresi nella zona di influenza sovietica (vedi Cecoslovacchia , Polonia , Romania) avevano ritenuto di poter aderire al progetto Marshall e solo dal divieto russo ne furono impediti. In tale occasione ogni chiarimento fu dato ai sovietici, sia da me qui e a Parigi, sia costì da V.E., sul carattere della nostra adesione e sul nostro desiderio di collaborare amichevolmente con tutti i Paesi dei quattro punti cardinali, per lo sviluppo di fecondi rapporti politici ed economici. Prova di ciò sono del resto i nostri accordi commerciali con la Cecoslovacchia e quello con la Polonia. e quelli di larghissimo ambito di collaborazione economica con la Jugoslavia di prossima realizzazione. Tali accordi anche per ovvie ragioni di interesse nostro intendiamo nell 'avvenire potenziare e sviluppare.

È attualmente all'esame un progetto di trattato di amicizia, commercio e navigazione fra l' Italia e gli Stati Uniti e siamo disposti a negoziare sulle stesse basi trattati del genere con altri Paesi che mostrino di desiderarlo ed evidentemente anche con codesto come le ho indicato con mio telegramma n. 1192 .

Questa volontà di collaborazione è e rimane, anche per quanto riguarda l'U.R.S.S. un cardine fondamentale della nostra politica estera. E pertanto apparirebbe anche superf1uo precisare ancora una volta che la nostra partecipazione a lla Conferenza di Parigi non implica nessuna presa di posizione pro o contro un determinato gruppo di Potenze, e che noi rimaniamo contrari a qualsiasi politica di blocchi contrapposti. Se da parte del Governo sovietico si abbandonasse nei nostri confronti quell'atteggiamento negativo che non siamo sino ad ora riusciti a modificare, ci verrebbe data la pratica possibilità di dimostrare coi fatti questa nostra attitudine. Da parte nostra abbiamo fatto ripetute avance.\· e siamo sempre disposti a rinnovarle. Approvo pertanto quanto proposto da V.E. nel suo rapporto n. 1912/343 del 7 agosto e ove ella lo ritenga utile la autorizzo a riconfcrmare verbalmente a codesto Governo nel modo più amichevole, la validità delle nostre precedenti offerte c il nostro desiderio di collaborazione3 .

P. S. Ella potrà trovare eventualmente argomenti a prova della nostra costante disposizione a consolidare le nostre relazioni con l'U.R.S.S. nei seguenti documenti, tutti in possesso di codesta ambasciata :

l) telegramma di questo Ministero n. 22 del 22 luglio l 944 relativo all'enventuale impiego di prigionieri italiani nella guerra contro la Germania sul fronte

russo;

2) lettera del presidente Bonomi al maresciallo Stalin del 7 agosto 19445 ;

3) lettera del presidente De Gasperi all'ambasciatore Quaroni n. 3/I453 del 31 agosto 1945 con allegato rapporto in data 22 agosto stesso anno dell'ambasciatore Carandini6;

4) telegramma di questo Ministero n. 91 del 15 marzo 1945 concernente qu estioni culturali7 .

Codesta ambasciata è altresì 111 possesso della ulteriore documentazione in argomento.



3 Brosio rispose col D. 416.


4 Vedi serie decima, vol. l, D. 299.

s lbid.. D. 327.


6 Vedi serie decima, vol. Il , DD. 480 e 444.


7 Non pubblicato.

400 l Vedi D. 285. 400 2 Vedi D. 323.
401

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANJ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

L. PERSONALE. Washington, l" settembre 1947.

Dopo la ratifica russa -felicemente arrivata in tempo per debellare le misere argomentazioni della ibrida opposizione -permane grande incertezza sulla possibilità di riso lvere rapidamente -entro questa sessione -il problema della nostra ammissione alle N.U.

Purtroppo al momento della ratifica sovietica lo State Department entrava in vacanza (per il week-end con aggiunta del Labor Day) sicché non è stato possibile avere alcuno scambio di idee con dirigenti e funzionari. Del loro parere e dei nostri consigli -spesso ascoltati e seguiti --riferirò per telegrafo.

Ma fin da ora si manifesta chiara la ragione per la quale Gromyko ha detto al New York Times che la ratifica non significava ammissione all'O.N.U. per l' Italia . L' U.R.S.S. intende negoziare l'entrata della Romania, Bulgaria, Ungheria contro quella dell 'Italia. Senza considerare la manovra per l' ammissione dell'Albania e della Mongolia Esterna contro altri candidati anglo-americani come il Portogallo, l'Irlanda, ecc. È proprio a questo proposito che la nostra posizione diviene difficile, perché gli Stati Uniti vogliono la nostra entrata, ma si oppongono assolutamente a quella dell'Ungheria (specie dopo le elezioni di ieri) e della Bulgaria, considerate Stati che non hanno i necessa ri requisiti democratici, e soltanto satelliti dell'U.R.S.S. governati con mezzi di polizia. C'è una certa favorevole incertezza per la Romania.

Quando tentammo di indurre lo State Department a chiudere un occhio su certe situazioni interne, ci fu risposto molto fermamente che gli Stati Uniti non potevano rinunciare ad una posizione di principio che orientava tutta la loro politica nelle N .U.

Non rimane quindi che staccare -dopo nuovi tentativi di compromesso, per esempio quello di abbinare il caso Italia al caso Romania, che è il più facile -la questione nostra dalle altre e fare esercitare una forte pressione dall'Assemblea sul Consiglio. È possibile , dopo tutto, che la Russia (se ha minimamente a cuore la posizione dei comunisti in Italia) finisca per cedere (Gromyko, nella discussione che condusse al veto, fece intravedere che avrebbe avuto molte cose da dire contro il valore effettivo della cobelligeranza dell ' Italia. Può darsi però che si ravveda, su ordine di Mosca, e non dica nulla, se così può parere utile al Cremlino). Altrimenti , col suo diritto di veto, la Russia continua ad essere arbitra assoluta della nostra entrata o meno.

Naturalmente la questione del veto e del suo abuso è all 'ordine del giorno dell'Assemblea; ma è poco probabile che la discussione sia condotta alle estreme conseguenze. Ciò significherebbe la riforma del Charter e il ritiro dell'V .R.S.S. coi suoi satelliti ; cosa che qualcuno auspica , ma che molti temono e deplorano a priori come possibile fonte di maggiori guai .

A lume della presente situazione (aggravata; come dicevo, dalle elezioni ungheresi qui considerate fraudolente) si dove opinare che l'entrata dell ' Italia nell'O.N.U. in questa sessione --anche se si procederà in tempo al deposito delle ratifiche a Parigi -è assai improbabile.

In ogni modo , io lavorerò qui-sia presso lo State Departement sia presso le delegazioni amiche -per organizza re la m anifestazione nell ' Assemblea e per spingere con la massima energi a l'appoggio della maggioranza per un riesame particolare del caso Italia la cui ammissione dovrebbe essere raccomandata come improrogabile. Naturalmente l'opposizione autom atica russa, se persiste con l'attuale aspetto, è sufficiente a paralizza re ogni sforzo.

C'è poi la mozione argentina per la revisione del trattato . Gli Stati Uniti , ora , non la vedono di malocchio, perché può dare loro ancora una volta modo di ripudiare la parte oppressiva, addossandola agli slavi; dobbiamo pensare però che non è utile interferisca col voto per la nostra entrata, ché in tal caso Francia, Inghilterra, Dominions e perfino il Brasile e il Messico potrebbero trovarsi in imbarazzo considerando, sia pure a torto , il trattato utile ai loro interessi . Cercherò che, in ogni modo , la mozione argentina venga dopo quella per l'ammissione ed abbia il suo effetto.

Come vede, non manca il dafare e tuttav ia senza che nessuno osservi e rapporti a Lake Success. Mi spiace, a questo proposito, che non abbia voluto tener conto dei miei disinteressati consigli ; sì che ho dovuto sempre rimediare alla lacuna con mezzi di fortun a, inadeguati. Capisco che lei ha avuto tante altre cose importantissime da trattare e una dura battaglia da vincere . Non accantonerei però la U.N. , ch'è l'unico porto in cui l' Italia può trovare eventualmente un rifugio, e dov 'è possibile giustificare da un lato e valorizzare dall'altro una politica di pacificazione che corrisponda ai nostri interessi e a quelli mondiali.

La informerò d 'o gni sviluppo della situazione'.

402

IL RAPPRESENTANTE AD ATENE, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

L. RISERVATISSIMA 1613/624. Atene, ]0 settembre 1947 (per. il 5).

Mi sembra utile , all'indomani dell'incontro tra V.E . e il ministro degli affari esteri greco, esaminare brevemente le ripercussioni di questo importante avvenimento e prospettare i problemi che, in conseguenza di esso, si presenteranno per la nostra azione politica in Grecia nei prossimi mesi.

In un certo senso è stata gran ventura che l'incontro abbia preceduto di qualche giorno la ratifica russa, rendendo così possibile una manifestazione spontanea di amicizia italo-greca , non impegnativa e pur significante; la sola, forse , che nelle circostanze presenti fosse al tempo stesso praticabile e opportuna. Il signor Tsaldaris è tornato da Roma raggiante, soddisfatto e gratissimo dell'accoglienza ricevuta, profondamente impressionato dalla personalità di V.E. In quest'atmosfera fatta di


«Ho letto con interesse la sua del 1° settembre. Vi furono molte difficoltà-anche di Tesoro per mandare qualcun o all'O.N.U. Ho o ra prospettato a quel ministero la estrema urgen za che qualcuno sia là. E verrà».

sincero entusiasmo e di congenita euforia non si può dire che la complessità del pensiero politico che ha presieduto all 'incontro, come già prima quella delle comunicazioni fatte a Washington o del messaggio trasmesso nel giugno scorso, sia stata pienamente registrata. Con il rapporto n. 1581/619 del 23 agosto 1 ho riferito circa gli impetuosi sviluppi pubblicitari che il colloquio romano ha avuto in questa stampa, e che sono in buona parte il risultato diretto di questo stato d'animo del signor Tsaldaris; e ho indicato anche le prime reazioni suscitate dall'avvenimento nei vari settori dell'opione pubblica.

A qualche giorno di distanza queste si possono così precisare. ln tutta la destra, dominata dal partito populista di cui è capo lo stesso Tsaldaris, e nonostante che proprio in questo settore, saturato di nazionalismo a oltranza, siano più forti le inibizioni morali ad un riavvicinamento con l'Italia, l'avvenimento ha destato entusiastici consensi e aperto prospettive grandiose di accordi che dal Mediterraneo si estendono sino al Medio Oriente. Vari elementi hanno concorso in questa presa di posizione: desiderio contingente di pubblicità personale e di partito, da sfruttarsi subito e al massimo di fronte alla minacciosa crisi ministeriale che infatti, nonostante questo e altri artifici , è scoppiata pochi giorni dopo ed è tuttora aperta; ricerca di più ampie garanzie e assicurazioni politiche in una situazione internazionale che volge al peggio; e persino, in circostanze sì tragiche da farli apparire peggio che futili , residui di una politica espansionistica che potrebbe essere realizzata soltanto in caso di guerra e previo accordo con l'Italia (di qui l'accenno all ' Albania fatto da Tsaldaris a Washington).

Al centro, invece, tra i partiti repubblicani rappresentati in Parlamento, prevale una più sobria valutazione delle possibilità attuali. Si desidera una solida e graduale intesa tra Italia e Grecia, che si sviluppi dapprima nel campo economico e miri più tardi, possibilmente in una situazione internazionale più serena, a una difesa dei comuni interessi nella quale concorra anche la Turchia; )ungi da ogni atteggiamento provocatorio verso altre grandi Potenze, e cercando anzi di creare con questa unione un fattore di stabilità e di pace nel Mediterraneo.

Persino l'atteggiamento comunista, che è ora violentemente ostile al riavvicinamento e si sfoga in diatribe nazionalistiche, è di natura tattica e transitoria. Se domani, per un rivolgimento che attualmente è impossibile immaginare senza le più gravi ed estreme conseguenze internazionali, il partito comunista greco giungesse al potere, muterebbe certamente, e in fretta , di politica nei nostri riguardi. Sebbene in tutt'altro modo e con tutt'altri obiettivi, ci giungerebbero anche da quella parte inviti e lusinghe alla collaborazione.

Ma si lasci pure da parte questa ipotesi estrema. Quel che preme di rilevare è che, qualunque sia il colore politico dei governi che si succederanno in Grecia, la posizione di tutti i partiti parlamentari verso l'Italia è oramai unanime ; in una forma o nell'altra, con maggiore o minore moderazione a seconda delle circostanze e della maturità politica dei capi, tutti desiderano una cooperazione politica ed economica con noi . Da ogni parte saremo dunque esposti a «sollecitazioni» in questo senso (e uso la parola nel senso accetto nella fisica meccanica) secondo le forze di gravitazione politica prevalenti nel Mediterraneo.


Né questa sollecitazione è soltanto greca. Nessuno meglio di V.E., che ne ha così chiaramente indicato le linee nelle interviste al Tasvir e al Vradini , sa che esiste in tutto il Mediterraneo una situazione nella quale l'Italia, quando Io voglia, può facilmente assumere, entro il nuovo ordine di potenza che si va creando, la parte che le compete. Per il suo peso demografico ed economico, per l'ammirevole energia e vitalità della sua rinascita, il nostro Paese è riconosciuto da tutti come il principale fattore locale del Mediterraneo; un fattore locale senza il quale anche i più poderosi, ma lontani , interventi non potrebbero sortire il loro pieno effetto e mancherebbero del necessario punto d'appoggio. Un'occasione ci è così offerta, partecipando attivamente alla stabilità politica in questo mare ove si trova la somma naturale dei nostri interessi , di ricostruire su basi più solide di prima la nostra posizione internazionale, e di inserirei nei mutamenti profondi che, sotto la superfecie dello status quo, si vanno operando in tutto questo settore. Alludo alla crisi inglese e alla pervadenza americana, l'una e l'altra influenzate in modo diverso dal rapido formarsi nel Medio Oriente del principale nucleo politico e strategico mondiale; una situazione di fronte alla quale persino il problema tedesco , ad esempio, passa per il momento in seconda linea.

Ciò premeso, non si può perdere di vista il fatto evidente che il problema greco presenta delle caratteristiche particolari. Ai fini di questo esame basterà rilevarne due delle maggiori. L'una ha carattere positivo, e può riassumersi nel riconoscimento che l'aggressione del '40 ha lasciato ancora una triste eredità di odii e diffidenze che è nostro interesse, e non soltanto nostro ma europeo, di superare costruttivamente con una politica di amicizia. L'altra caratteristica è invece negativa e nasce dalla costatazione che la Grecia, più per effetto di circostanze avverse che per colpa della scarsa saggezza che spesso prevale nei consigli del suo Governo, ha assunto, specialmente negli ultimi tempi, una posizione estrema che la fa compromessa e compromettente, che fa un 'associazione con essa vistosa e controversa.

Ma anche quando tutto ciò sia riconosciuto ed ammesso, resta pur sempre il fatto che la Grecia è nulla più che un elemento, ma un elemento immancabile, della nostra politica mediterranea. Voglio dire con ciò che, mentre sarebbe inopportuno e irrilevante ricercare un'intesa soltanto con la Grecia, altrettanto futile sarebbe cercare di stabilire una intesa mediterranea senza la Grecia.

È facile vedere quali conseguenze discendano da queste premesse. Considerazioni di politica generale possono suggerirei un atteggiamento di riserbo verso il problema mediterraneo in generale, quello greco in particolare. Ma mi sembra evidente che in ogni caso sia nostro grande interesse di tenerci aperta questa strada che in una situazione nuova, nella quale fossero superati gli attuali contrasti tra le grandi Potenze, o questi fossero entrati in una nuova fase, ci potrebbe sembrare o più facile a percorrere, o ineluttabile.

Di fronte alle sollecitazioni alle quali saremo esposti non sarà facile scegliere il giusto mezzo tra un atteggiamento che renda inevitabile una nostra presa di posizione aperta, e uno negativo che palesi agli occhi di tutti una nostra presunta riluttanza o impotenza. Tuttavia questo sarà il nostro principale problema in Grecia, e, gicché la mia missione volge al suo termine naturale, il principale compito del mio successore nei mesi che seguiranno.

Potrà essere affrontato con successo soltanto a due condizioni. Da una parte si potranno sviluppare ulteriormente, oltre gli accordi particolari già conclusi e che potranno essere perfezionati in seguito, intese economiche generali che, svolgendosi sul piano europeo, come ad esempio entro il programma Marshall o di qualsiasi altra iniziativa che non sia polarizzata unicamente verso la Grecia, ci consentano tuttavia di approfondire i nostri rapporti economici con questo Paese. Accanto a questa azione dovrebbe essere al più presto iniziata la cooperazione intellettuale che, analogamente a quanto è stato fatto per le relazioni economiche, potrebbe concretarsi in un accordo culturale che miri non soltanto a mantenere le nostre posizioni di prima della guerra nel campo archeologico, ma ci avvii verso un attivo scambio artistico e scientifico.

Dall'altra parte sarà necessario svolgere una larga azione personale, ricercando, soprattutto in quegli ambienti del centro, parlamentari e di stampa, che, come si è visto, dimostrano una maggiore maturità politica verso questo problema, l'appoggio e il consenso degli elementi più ponderati, di quelli, cioè, che sono già disposti ad accettare il nostro punto di vista. Sono questi comunque argomenti che, sebbene già frequentemente accennati in altri rapporti, meritano una separata trattazione.

401 1 Sforza rispose il 12 settembre con la seguente lettera (n. 1/7042): 402 l Non pubblicato, ma vedi D. 373.
403

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T S.N.D. URGENTE 11917/604. Parigi, 2 settembre 1947, ore 14,25 (per. ore 7,30 del 3 ).

Governo francese ha approvato testo dichiarazione relativa commissione studio unione doganale italo-francese concordata Grazzi Drouin. Secondo Quai d'Orsay dichiarazione e annesso protocollo 1 andrebbero firmati a Roma e Parigi da ambasciatori e ministri degli affari esteri o loro plenipotenziari. Per parte francese firma potrebbe avere luogo entro corrente settimana. Prego informarmi d'urgenza se d'accordo ed in tal caso indicarmi data in cui firma potrebbe avere luogo a Roma per concordare con francesi simultaneità cerimonia.

Subito dopo firma, testo dichiarazione potrebbe venire dato stampa dei due Paesi accompagnato da cominicato preventivamente concordato. Su mia richiesta Drouin accetta precisare che dizione pagina 2 protocollo «movimenti di persone» venga completata con «e questioni relative al lavoro».

Ieri Conferenza è stata ufficialmente informata che Stati scandinavi deciso intraprendere immediatamente esame per più intima cooperazione reciproca con scopo formare eventuale unione doganale regionale. Dichiarazione analoga hanno fatto Grecia e Turchia. Dichiarazione franco-italiana verrà così inserita opportunamente in sistema iniziative regionali euoropee mentre costituendo gruppo di studio assicurerebbe nei riguardi opinione pubblica americana continuato esame possibilità unione carattere generale.


403 I Vedi D. 387, Allegati.

Drouin ha confermato che giungerà con suoi esperti Roma 15 corrente. Decreto relativo nomina delegazione francese Commissione mista potrà subire ritardi per necessità burocratiche: in tal caso Governo francese limiterebbesi prima 15 corrente notificare Governo italiano che presidente delegazione sarebbe Drouin attendendosi analoga notifica da parte italiana2 .

404

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 11944/605. Parigi. 2 settembre 1947, ore 22.30 (per. ore 9 del 3).

Telegramma 604 1•

In base comunicazione telegrafica avuta da Campilli ho detto ad Alphand che Governo italiano avrebbe desiderato che dichiarazione relativa unione doganale itala-francese avesse carattere più impegnativo. Mi ha risposto che Governo francese riteneva difficile imbarcarsi dichiarazione troppo impegnativa prima che problema fosse stato studiato e soprattutto che si fosse visto quali prime misure concrete avrebbero potuto essere introdotte per dare ad unione doganale sua prima seppure modesta esecuzione: mi ha aggiunto che non riteneva però impossibile che, dopo prime riunioni Comitato, fosse possibile dare nuova dichiarazione questa volta di carattere più impegnativo. Gli ho risposto che Governo italiano accettava formula quale proposta Governo francese poiché comunque era meglio contentarsi qualche cosa piuttosto che non fare nulla in attesa di poter fare di più, ma che poteva considerare come già fin d'ora acquisito nostro consenso a formulazioni più precise.

Mi ha poi detto che progetto dichiarazione avrebbe dovuto essere sottoposto domani Consiglio dei ministri, ma che non prevedeva difficoltà.

Circa procedura da seguire mi ha detto che in p1;ncipio era d'accordo con quanto concordato con Drouin e cioè firma della dichiarazione contemporaneamente a Roma ed a Parigi da parte dei due ministri degli esteri con rappresentanti altra parte: subito dopo comunicazione rappresentanti italiani e francesi a Comitato coordinazione. Per darmi risposta precisa era però necessario attendere decisione Consiglio ministri. Gli ho detto che a mio avviso era opportuno dare comunicazione ad un tempo dichiarazione e protocollo: dichiarazione sola restava sempre documento un po' generico: se accompagnata da protocollo essa prendeva carattere molto più concreto. Mi ha detto essere d'accordo e che ne avrebbe subito parlato a Bidault.

Mi ha pure detto che sarebbe stato necessario mettersi d'accordo per campagna stampa da condursi nei due Paesi in favore unione doganale. Gli ho espresso in proposito completa approvazione 2 .




2 Per la risposta vedi D. 412.

403 2 Per la risposta vedi D. 412. 404 l Vedi D. 403.
405

IL MINISTRO A BUDAPEST, BENZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 12206/037. Budapest, 2 settembre 1947 (per. il 9).

Telegramma per corriere n. 024 in data 19 giugno u.s. 1 di questa legazione. La ratifica sovietica del trattato di pace ungherese è avvenuta prima della conclusione dei negoziati di carattere economico in corso a Mosca.

A quanto mi si dice a questo Ministero degli esteri la questione dei debiti ungheresi verso la Germania ha fatto in questi giorni un passo avanti; l'U.R.S.S. condiscende -fermo restando il principio dell 'obbligo ungherese di pagare all'U.R.S.S. il debito verso la Germania -di ridurre tale debito a 50 milioni di dollari . Mi si è lasciato comprendere che questo Governo insisterà, nei limiti del possibile, sul suo punto di vista giuridicamente inoppugnabile che nulla -a tale titolo -è dovuto dall ' Ungheria all'U.R.S.S.

406

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

L. 27836/359. Roma, 3 settembre 1947.

Come avrai rilevato , il vostro telegramma n. 616 in data 25 luglio 1 , relativo al colloquio Carandini-Zarubin, non ha sinora avuto riscontro. Partendo in breve congedo avevo incaricato Jannelli di parlame con Cerulli e pregarlo di preparare un adatto pro-memoria per quanto concerneva in particolare il punto n. 2 del telegramma in questione e cioè la richiesta avanzata dall 'ambasciatore sovietico di ulteriori precisazioni circa l'attuale situazione politica ed economica nelle nostre colonie.

Avendo esaminato con Cerulli attentamente la questione, ne è stata constatata la delicatezza . Ritornato il ministro Sforza, che era anche lui assente, Jannelli ha fatto presente quanto desiderato da Zarubin , sottolineando come il punto di vista italiano sulla questione dei nostri territori d'Africa fosse già stato famulato nei pro-memoria a suo tempo presentati ai Governi delle Potenze alleate ed associate e di conseguenza anche al Governo sovietico.

Numerosi problemi relativi alla amministrazione dei territori coloniali ed agli interessi dei cittadini italiani che vi risiedono, avevano successivamente formato



oggetto di altri memorandum: si trattava peraltro di questioni rientranti nella specifica competenza della Potenza alla quale era attualmente devoluta l'amministrzione di quei territori e cioè la Gran Bretagna, per cui avevano formato oggetto di discussione soltanto con essa. Un vero e proprio memorandum aggiornato alla situazione -quello cioè indicato nell'ultima parte del punto 2 del citato telegramma -poteva considerarsi poi quello presentato da sir Noel Charles a questo ministro il 3 maggio scorso ed al quale era stato da parte nostra risposto con memorandum in data 5 luglio: ma non sembrava opportuno darlo ad altri.

n ministro Sforza, dopo attento esame delle ragioni che militavano pro e contro l'eventuale comunicazione a Zarubin del materiale di cui sopra, è venuto nella decisione ---per un complesso di ragioni --di aderire alla di lui richiesta, presentadogli il nostro memorandum del 5 luglio in forma più breve e schematica «eliminando l'elimin abile» ed unendo ad esso gli atti dei due importanti congressi relativi agli interessi italiani in Africa, recentemente tenuti a Roma2 ed a Firenze3 .

Si è quindi proceduto ad una attenta revisione del memorandum in questione trasmesso a codesta ambasciata in data 5 luglio u.s . con telespresso n. 21304/c.4 apportandovi quelle modificazioni suggerite da ovvi motivi di opportunità politica e integrandolo con alcune delle considerazioni già trasmesse anche a voi in altra sede. Ti trasmetto il documento così compilato 5 . In pari tempo ti trasmetto nuove copie dei documenti relativi ai congressi dianzi indicati dai quali risulta in maniera palese il punto di vista delle principali personalità politiche italiane di ogni partito e dei nostri tecnici più reputati in merito al problema delle nostre colonie.

Ti informo da ultimo che è in prepazione un nuovo memorandum aggiornato sulla questione in parola che verrà a suo tempo inviato, analogamente ai precedenti, ai Governi delle Potenze alleate ed associate e di con seguenza anche al Governo di Mosca. Potrai di ciò fare cenno all'ambasciatore Zarubin.

405 l Con tale telegramma Assettati aveva riferito: <<in conversazione stamane avut a con presidente del Consiglio questi mi ha fra l'altro detto di aver ricevuto da parte russa assicurazione che ratifica del trattato di pace da parte dell 'U. R.S.S . avverrà subito dopo conclusione negoziati di carattere economico attualmente in corso a Mosca>> . 406 1 Vedi D. 219.
407

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR. 2124/386. Mosca, 3 settembre /947 1•

Sulle conversazioni anglo-franco-americane svoltesi a Londra dal 22 al 29 agosto u.s., in merito al livello della produzione industriale tedesca ed alla organizzazione del bacino dell a Ruhr, la stampa sovietica ha fornito solamente qualche breve notizia in cui venivano sottolineate difficoltà e discordanze di vedute fra le


ai/'Jwlia in Aji"ica. Atti del secondo con1•egno di studi co loniali, Firen::e 12-15 maggio 1947, Firenze 1947.


4 Vedi D . 136.


5 N on si pubblica.


varie parti. Solamente il 31 agosto, infine , con una corrispondenza Tass pubblicata dalla Pravda , la stampa sovietica ha infine preso posizione, definendo senz'altro quelle conversazioni come un insucesso. In sostanza, si dice, gli anglo-americani si proponevano di formare a Londra un fronte unico da opporre all'Unione Sovietica nelle discussioni del Consiglio dei ministri a novembre. Ora questo fronte unico, malgrado il comunicato finale sulla riunione di Londra cerchi di mascherare la cosa, in realtà non si è riusciti a formarlo. Gli anglo-americani si sono presentati a Londra con un loro piano già fatto e concordato e ai francesi hanno lasciato ben poco da dire, cercando puramente e semplicemente di imporre loro di aderirvi. Ed è qui appunto, si osserva, che l'accordo in realtà è mancato, in quanto la Francia non può ammettere una ricostruzione della Germania ed uno sviluppo industriale di quest' ultima se non le vengano prima fornite precise e solide garanzie per la propria sicurezza, nonché l'assicurazione che in ogni caso la ripresa industriale tedesca sarà regolata nel tempo in modo da evitare che la Germania si riprenda ad un ritmo più veloce degli altri. Paesi che hanno avuto la loro economia dissestata dalla guerra, e naturalmente, primo tra essi, la Francia.

Questo in sostanza l'atteggiamento della stampa sovietica. Devo aggiungere, tuttavia, che l'impressione che qui si ha è che i sovietici, mentre da un lato ostentano quasi una certa soddisfazione per quello che loro definiscono senz'altro il fallimento delle conversazioni di Londra, in realtà abbiano nutrito un serio nervosismo per quanto là si andava facendo e che questo nervosismo ancora oggi non sia per nulla svanito. Osserverò al riguardo che lo stesso tono della stampa, prima guardinga e silenziosa e poi così pronta a liquidare la cosa come uno scacco anglo-americano senza ulteriori commenti, è un genere classico da parte sovietica nei momenti in cui ci si trova ad una brutta svolta e si è quasi costretti a fare buon viso a cattivo gioco. La nota, poi, presentata a Washington, con cui si sottolineava che qualsiasi decisione in merito alla Ruhr e a ll'industria germanica non può essere adottata che sulla base di un accordo quadripartito, sembra confermare tale stato di spirito ed essere intesa ad aprire la via a gettare sugli Stati Uniti la responsabilità di decisioni unilaterali sovietiche nella propria zona di occupazione in Germania, nell 'eventualità che si dovesse arrivare ad una irreparabile frattura dell'Europa in due zone nettamente distinte.

I russi indubbiamente si rendono conto che quello attuale è un periodo decisivo, in cui si stabilirà per un lungo periodo di tempo quello che sarà in E uropa e nel mondo il loro peso politico. Gli americani oramai da tempo sono all'offensiva un po' su tutti i fronti per contenere, limitare, e possibilmente ridurre tale peso; i sovietici si difendono come possono. Alla Conferenza di Mosca si sono difesi lasciando che Marshall si sfogasse ad illustrare il concetto americano di democrazia mantenendosi calmi , ma fermi nella difesa delle loro tesi. In sostanza, se da un lato hanno avuto vari punti negativi, come ad esempio l'accordo tripartito sul carbone, hanno però anche avuto quello positivo di guadagnare tempo. Guadagnando tempo essi si ripromettevano di consolidare le loro posizioni nella propria sfera di influenza e lo hanno fatto: le recenti elezioni di Ungheria sono quasi il completamento dell'opera; di affrontare ulteriori trattative quando la propria situazione economica si fosse sostanzialmente migliorata; di tentare di rompere il fronte unico avversario.

Sono precisamente queste due ultime questioni, l'una con l'altra strettamente connesse, che debbono oggi essere esaminate per cercare di precisare l'attuale politica sovietica e tentare di prevederne i possibili sviluppi avvenire.

Il tentativo di spezzare il fronte avversario, oltre che ad essere un legittimo ed elementare mezzo di cui la politica si serve in tutti i tempi , qualsiasi sia il regime al governo, risponde qui ad un preciso criterio dottrinario: dato che i Paesi capitalisti sono costretti a far ricorso periodicamente alla guerra per risolvere le crisi del loro sistema, occorre premunirsi per evitare che tale guerra si sviluppi come coalizione dei Paesi capitalisti contro lo Stato sovietico. Ho tenuto a sottolineare questo carattere, diciamo extrapolitico, che entra nell'azione politica sovietica, perché esso porta i russi a perseguire il fine che si propongono anche in casi che, altrimenti ragionando, potrebbero darsi per perduti in partenza . Così, nei confronti dell'Inghilterra, i russi , sin dal noto articolo della Pravda del dicembre scorso e dal successivo scambio di lettere Stalin-Bevin 2 , si sono costantemente adoperati per riuscire nel loro intento di conquistarsi, almeno per determinate questioni, l'appoggio britannico contro gli Stati Uniti. Il fronte unico opposto dagli anglo-americani alla Conferenza di Mosca avrebbe forse scoraggiato chiunque altro, ma non si può dire con certezza abbia veramente scoraggiato i russi. Lo stesso modo con cui questi hanno condotto sinora i negoziati per un accordo commerciale con l'Inghilterra fornisce una conferma a tale tesi . Nel complesso, sia dalle dichiarazioni di fonte russa che da quelle di fonte inglese, risulta abbastanza chiaro che, per quanto riguarda l'aspetto puramente tecnico di tali negoziati , le divergenze non erano poi così sostanziali da giustificare la brusca rottura. In realtà io direi che da parte sovietica, così come è del resto la loro prassi naturale e costante, ci si è in sostanza rifiutati di addivenire ad un secondo accordo economico che impegnava l'economia sovietica per parecchi anni, se un tale impegno non era giustificato da precisi vantaggi sul piano politico. l russi, poi, hanno rotto le trattative proprio quando la crisi economica inglese era chiara in tutta la gravità delle sue proporzioni, sperando probabilmente in tal modo di poter fare ancor più pesare sull'Inghilterra l'importanza di scambi commerciali con l'U.R.S.S. e di riuscire più facilmente nel proprio intento (cosa in cui non è detto che almeno in parte non debbano riuscire, se sono vere le voci secondo cui da parte britannica si farebbero vive pressioni per riprendere al più presto le trattative). Certo si è che qui la stampa segue con viva attenzione e dedica quotidianamente larghi commenti alla crisi economica inglese, sottolineando ad ogni occasione l'interesse britannico a sottrarsi da l dominio finanziario degli Stati Uniti i quali, senza nemmeno celare i loro propositi, approfittano della situazione per inquadrare sempre più l'Inghilterra nella propria scia politica.

Ora, anche se molte delle considerazioni fatte dai sovietici sono esatte -· sarebbe difficile negarlo -e mettono in luce vari aspetti della politica americana che in Occidente la stampa passa spesso sotto silenzio, nel suo complesso la manovra sovietica minaccia alla lunga di portare a risultati opposti a quelli che l'U.R.S.S. vorrebbe raggiungere. Vi è cioè la possibilità che nel campo economico i russi si avviino a compiere il medesimo errore che già hanno compiuto nel Medio Oriente. Qui, dopo la guerra si erano lanciati, come si ricorderà, in una intensa campagna anti-britannica, onde scalzare l'influenza inglese in uno dei settori chiave della sua


politica: il risultato è stato che laddove l' Jnghilterra cedeva subentravano gli Stati Uniti. Oggi è da chiedersi se i russi, facendo assegnamento sulle difficoltà economiche inglesi, e, per quanto è in loro potere, accrescendole con lo scopo di forzare l'Inghilterra ad assumere una posizione di indipendenza nei confronti degli Stati Uniti, non contino invece proprio sull'elemento che sempre più va costringendo l'Inghilterra ad associarsi alla politica americana.

Siamo qui ancora una volta di fronte ad uno di quei circoli viziosi tipici nella politica sovietica dei quali ricercherei la causa prima nella incapacità di conoscere una azione a largo respiro esente da quello che direi uno spirito mercantilistico. Quando i russi sentono di accordi economici fra un qualsiasi Paese e gli Stati Uniti, immediatamente sono portati a fantasticare su misteriose clausole segrete, politiche e militari -noi ne sappiamo qualcosa ----che si accompagnerebbero a quelli . Quasi si direbbe che non venga loro in mente quel che pur dovrebbe essere chiaro a dei marxisti, che cioè il legame politico possa scaturire, al di fuori di qualsiasi formulazione scritta, pubblica o segreta , esclusivamente dai legami economici che vengono moltiplicati e rafforzati dall'accordo stesso. Così, nei confronti dell'Inghilterra, come nei confronti della Francia e nei confronti nostri, i russi non si sentono di lanciarsi in accordi a lunga scadenza senza serie garanzie di carattere politico, rischiando di perdere senza rimedio la possibilità di creare proprio le premesse necessarie a quella intesa politica che vorrebbero raggiUngere .

I sovietici, comunque, anche se con tenacia ammirevole perseguono il fine di spezzare il fronte unico anglo-americano, che minaccia ora di divenire anglo-franco-americano, non si fanno certo eccessive illusioni sulla possibilità di riuscirvi al momento presente. E se questo spiega il nervosismo con cui hanno seguito le conversazioni di Londra, d'altro lato porta alla loro prudenza una seria giustificazione, tenuto conto delle loro limitate possibilità economiche. I russi stanno facendo tutto quanto è in loro potere per superare o comunque ridurre queste loro limitazioni. Ma per quanto --ferme restando le numerose deficenze della loro economia pianificata --· essi si adoperino per sviluppare le proprie industrie e per assicurarsi le disponibilità di larghi quantitativi di prodotti agricoli, in particolare di grano, da esportare anche a costo di imporre serii sacrifici alla loro popolazione, è più o meno impressione generale --dirci senz'altro ben giusta impressione --che essi non siano in grado di provvedere contemporanemente ad alimentare le economie dei loro satelliti qualora questi dovessero fare unicamente assegnamento sugli scambi con l'U.R.S.S. -e a disporre contemporaneamente di riserve da destinare a larghi scambi con altri Paesi.

I sovietici pertanto, quanto più gli Stati Uniti, Inghilterra, e Francia, si pongono su una linea comune, tanto più sentono la necessità di rafforzare il loro dominio sui propri satelliti; e allora tanto più questi gravano economicamente sull'U.R.S.S . -abbiamo visto il caso Cecoslovacchia in relazione alla Conferenza di Parigi --e tanto più l'U.R.S .S. viene così forzata a rinchiudersi nella propria sfera di influenza.

È appunto sotto questo aspetto che le conversazioni di Londra, esaminate congiuntamente alla nota sovietica a Washington , meritano di essere tenute in attenta considerazione come un nuovo elemento che viene ad aggiungersi alla divisione dell'Europa in due fronti e che potrebbe portare ad atti unilaterali da parte sovietica in Germania, facendo compiere così un ulteriore passo avanti alla scissione di quest' ultima .

È bene aggiungere che i sovietiCI potranno ricorrere a decisioni del genere solamente come extrema ratio e che quindi nel prossimo avvenire faranno tutto il possibile per creare delle condizioni che evitino si giunga ad una rottura a novembre. In questo evidentemente entra nel loro gioco come fattore decisivo la posizione che assumerà la Francia: al riguardo sarebbe interessante conoscere sia la reale portata delle critiche che, secondo la stampa russa, sarebbero state mosse dalla Francia alle conversazioni di Londra, sia l'orientamento della Francia nei riguardi del Consiglio dei ministri degli esteri del novembre prossimo. Certo qui si spera che i medesimi fattori che hanno portato Bidault a mantenere una posizione indipendente a Mosca si debbano ancora fare sentire a novembre malgrado lo slittamento del Governo verso posizioni reazionarie; e, per considerazioni analoghe a quelle già esposte per l' Inghilterra, la crisi economica francese ed il cattivo raccolto sono qui seguiti ed accolti con malcelato senso di soddisfazione.

406 2 li convegno si era tenuto nella sede dell'Istitut o italia no per l'Africa nei giorni 4-6 maggi o. Per il resocont o dci lavo ri cfr. << Continenti », Il ( 1947), n. 2-3. 3 Cfr. Università degli studi di Firenze, Centro di studi coloniali , Amministra::ione fiduciaria 407 1 Manca l'indicazio ne dell a data di arri vo. 407 2 Vedi serie decima, vol. IV, D. 730.
408

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 769/2671. Parigi, 3 settembre 194 7 (per. il 6).

Le informa zioni contenute nei telespressi mini steriali n. 26784/c. e 26786/c. del 26 agosto u.s. 1 possono essere considerate esatte se si riferiscono ad un certo stato d'animo diffuso fra i francesi: inesatte se esse vogliono far supporre che la possibilità di revi sione del trattato di pace con l'Italia, specie per quello che concerne la parte territoriale, siano già arrivate allo stadio dell'esame governativo: ciò, beninteso, qualora noi non vogliamo chiamarè revisione le proposte fatteci da Couve de Murville.

Non c'è dubbio che molti dei francesi, specie nelle sfere superiori della politica , hanno rnauvaise conscience, nei nostri rigua rdi , per le clausole territoriali del trattato di pace, clausole che essi, in conversazioni individuali, non esitano a qualificare come stupide. Però, all'atto pratico, per un complesso di ragioni che in precedenti rapporti ho cercato di analizzare, questa mauvaise conscience si esplica nella buona volontà dj fare con noi, e per noi, una quantità di cose, ma non una revisione sostanziale del trattato di pace. Ci si potrà arrivare, ma non oggi: ci vorranno forse degli anni .

Confesso che non mi rendo bene conto di quello che possa significare il consiglio di «non mollare» , all'atto pratico. Comunque, il trattato di pace dovendo entrare in vigore in questi giorni, e con esso il trasferimento dei territori alla Francia dovendo diventare effettivo, bisognerà


pure che noi ci decidiamo a dare una risposta ai francesi in merito alle famose proposte Couve (mi riferisco al mio telegramma per corriere n. 0122 del l o corrente)2 .

Ripeto quanto ho già detto: continuare a trattare non ha oggi nessun senso : potremmo forse avere qualche spostamento millimetrico della frontiera, ma nulla di più. Non abbiamo oggi che due alternative serie: una è quella di accettare puramente e semplicemente quello che i francesi ci offrono, con un grazie puramente di buona educazione: oppure rispondere che data la pochezza delle concessioni francesi noi le rifiutiamo e che la Francia si prenda pure le frontiere consentitele dal trattato. Aggiungo, per necessaria norma, che in questo ultimo caso, quali che siano le reazioni italiane a questo gesto, ci sono venti chances che questo nostro rifiuto spinga la Francia a riconsiderare tutta la questione con maggiore larghezza di vedute e ottanta che si limiti ... ad accettare la nostra proposta.

Ma la risposta da dare alle proposte francesi fatalmente deve avere la sua ripercussione su tutto il problema dei nostri rapporti con la Francia. In questi mesi noi abbiamo avute, a parte alcune conversazioni di carattere generale sulla necessità dei buoni rapporti fra i due Paesi, una serie di contatti sulla opportunità di sviluppare la collaborazione fra i due Paesi soprattutto sul terreno economico, contatti che, in parte sotto la spint('l del piano Marshall, ci hanno portati a studiare addirittura la questione dell'unione doganale. Queste conversazioni erano state parzialmente avviate prima del mio arrivo in sede, ed erano state in parte avviate con la speranza di arrivare, per questa strada, ad una revisione delle clausole del trattato di pace. Nel corso delle conversazioni avute dopo il mio arrivo in sede ho avuta ampia possibilità di convincermi che, anche se a torto, questa collaborazione sul terreno economico interessava, in fondo, più noi che i francesi: che si poteva arrivare a qualche cosa, anche a qualche cosa di molto vasto e concreto, ma che la situazione essendo quella che era, non si poteva contare su di essa come di una contropartita che ci permettesse di esigere delle concessioni dai francesi. L'unica cosa che la Francia aveva ed ha veramente interesse ad avere da noi è della mano d 'opera: ma perché questa mano d'opera potesse giuocare nel senso desiderato avremmo dovuto assumere nettamente l'atteggiamento di aspettare che venisse richiesta: invece prima e dopo l'accordo d'emigrazione abbiamo assunto l'atteggiamento di chi domanda disperatamente di potere mandare la sua mano d' opera in Francia: non discuto che la situazione nostra su questo punto sia assai difficile: ma è evidente che non si può pensare di far valere come contropartita a concessioni francesi una emigrazione che, allo stesso tempo, si supplica di accettare.

Ma, comunque, la situazione è questa , oggi: per i francesi revisione della frontiera e collaborazione economica, unione doganale compresa , sono due cose distinte. Il trattato di pace è la liquidazione del passato : la collaborazione economica è il principio dell'avvenire: le due cose non hanno, secondo i francesi, nulla a vedere fra di loro. Tocca a noi il decidere.

Se noi riteniamo che l'obbligo numero uno della nostra politica colla Francia deve essere la revisione della frontiera , revisione che, si intende, dovrebbe essere limitata a chiedere che si applichi veramente la linea di cresta, allora effettivamente


ci conviene di rifiutare quel poco che i francesi ci offrono oggi ed assumere, verso la Francia, un atteggiamento di riserbo leggermente imbronciato (evidentemente il tutto dev'essere mantenuto entro limiti consoni e all'importanza intrinseca della questione e a tutta la situzione generale) e tenendo i nervi bene a posto, avere la pazienza di aspettare il tempo che sarà necessario, e che potrebbe essere anche qualche anno, perché i francesi si rendano conto che sono loro che hanno bisogno di noi e ci facciano delle avances: allora , e soltanto allora, noi potremo rispondere, va bene siamo pronti a fare questo e questo a condizione che ... Se invece noi riteniamo che la collaborazione colla Francia sul piano economico ---che non può essere disgiunto dal piano politico ---sia per noi di maggiore importanza, allora bisogna che abbiamo il coraggio e nervi di mettere nel cassetto le nostre rivendicazioni (i francesi hanno tenuto le loro tranquillamente nel cassetto per più di ottanta anni) in attesa che si realizzino circostanze favorevoli. Evidentemente, qualora noi riuscissimo sul serio, cosa che io credo possibile, a realizzare una collaborazione colla Francia sul campo economico fino all'unione doganale, la frontiera cesserà di avere un significato vero sia per l'una che per l'altra parte: in queste condizioni una eventuale rettifica, se ci si continuerà a dare dell'importanza, potrà essere effettuata senza difficoltà; ma teniamo presente: anche in questa ipotesi , tutto questo può giuocare fra qualche anno: successi. risultati immediati non se ne possono avere né in uno né nell'altro senso.

Ella sa che, tutto sommato, io ritengo ci convenga adottare questa seconda politica: l'ho anche più di una volta messo per iscritto ; ma anche l'altra ipotesi può benissimo essere sostenuta: sta al Governo italiano di decidere, tenendo conto anche di molti elementi di politica interna che per forza di cose mi sfuggono. Quello che è impossibile è il volere fare le due politiche ad un tempo, ed è in fondo quello che noi stiamo facendo.

Non è vero affatto che l'indirizzo dei duecento deputati italiani abbia fatto qui una grande impressione: non ne ha fatta nessuna , ha dato soltanto fastidio ai nostri amici. Noto qui, en passant, che le espressioni adottate nella mozione contrastano singolarmente con quanto mi scrive riservatamente il Ministero circa i risultati del plebiscito.

Ripeto, proporre alla Francia una unione doganale, ed avere l'intenzione di farla , è una politica; anche il grido di dolore di Tenda e di Briga è una politica: tutte e due, se applicate e seguite con spirito di continuazione, possono dare dei risultati, ma non immediati. È a volerle fare tutte e due che non si riesce a niente, poiché si neutralizzano a vicenda e non ne viene fuori che una situazione di incertezza e di malessere. Mi rendo conto che questo è in buona parte la conseguenza delle incertezze che regnano in seno al Ministero ed anche in seno al Governo stesso: ma oggi bisogna decidersi. L'imminenza del trattato di pace rende indispensabile una decisione, sia sulla risposta che dobbiamo dare ai francesi , sia sulla nostra politica nei riguardi della Francia. Se si conferma quella che mi sembra essere la decisione del Governo, quella cioè di marciare per la via dell ' unione doganale, facciamo pure, se ciò ci fa piacere, una ultima dimostrazione di piazza, di Parlamento, o che so io, personalmente posso ripetere una volta di più al Quai d'Orsay che la frontiera noi non l'accettiamo e che tutto quello che possiamo fare è di metterla nel cassetto come hanno fatto loro, per tirarla fuori al momento opportuno: ma poi bisognerebbe ci decidessimo a non parlarne più, almeno per qualche tempo.

408 1 Non rinvenuti. 408 2 Non pubblicato ma vedi D. 110.
409

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2027/857. Roma, 3 settembre 1947 (per. il 5).

Riferisco le impressioni raccolte in una conversazione avuta con mons. Tardini a proposito del recente scambio di messaggi fra Truman ed il papa.

Secondo mons. Tardini l'iniziativa, come è del resto evidente, è partita da Truman ed il messaggio del presidente avrebbe avuto obiettivi non solo di politica estera, ma anche di politica interna.

l) In politica interna: poiché si avvicinano le elezioni presidenziali (fissate per l'anno venturo) è più che mai necessario curare il voto cattolico senza perdere i voti fra i protestanti. Di conseguenza il messaggio mira a dimostrare a questi ultimi (e precisamente a quelli che si oppongono al prolungamento della missione Taylor) che stretti e amichevoli contatti con la Santa Sede giovano al rafforzamento della politica degli Stati Uniti verso la Russia ed i suoi satelliti. Allo stesso tempo Truman li rassicura sul carattere non solo provvisorio ma anche saltuario della missione Taylor (si vedano le frasi iniziali del messaggio). Per i cattolici americani il messaggio vuole invece significare che, malgrado i contrasti che suscitano nel Paese, essi continuano ad essere curati dal presidente che, anzi, in un momento particolarmente delicato della situazione internazionale, ha voluto darvi particolare risalto e solennità.

2) In politica estera: l'azione degli Stati Uniti tende a stringere sempre più i vincoli fra tutte quelle forze politiche e morali che possano far da argine al comunismo russo. Fra queste forze la Santa Sede è, nel campo morale, la maggiore. È quindi logico che Truman l'abbia voluta spingere con il suo messaggio ancora più apertamente in campo. Ciò tanto più che nella Conferenza di Petropolis il parallelismo di vedute fra la Santa Sede ed il Governo di Washington, così solennemente affermato, non può non accrescere il peso di quest'ultimo nei riguardi degli Stati cattolici latino-americani.

Mons. Tardini mi ha fatto osservare che, contrariamente a quanto ha scritto r Unità, non vi è nulla di nuovo o di sensazionale nel messaggio del papa. Non si è inteso cioè bandire improvvisamente una nuova «crociata ideologica» bensì ribadire quei principi che per la Chiesa sono fondamentali ed immutabili, in difesa della persona umana e della società civile così come il cristianesimo le ha sempre concepite. Questo sarebbe, oltre tutto, provato dal fatto che il papa, nell'appellarsi agli uomini di buona volontà in tutto il mondo perché uniscano i loro sforzi per la pace, ha tenuto a sottolineare che debbono essere eliminate molte aberrazioni sociali, razziali e religiose proprio fra quegli uomini e quei gruppi che «si vantano di essere cristiani».

Quanto al contrasto che vi sarebbe fra il messaggio del papa e gli articoli del conte Dalla Torre sulla Russia (telespresso di questa ambasciata n. 1738/734 del 25 luglio e precedenti) 1 , Tardini ha osservato che quest'ultimo è andato al di là delle sue stesse intenzioni, ma che, comunque, un vero contrasto non c'è. Gli articoli si appellavano, in fondo, ad una maggiore comprensione di alcuni aspetti ed esigenze


409 I Non pubblicati.

della politica russa. Nulla vi è, nel messaggio del papa, che contrasti tali aspetti ed esigenze. Non la Russia, in quanto tale, è condannata, bensì il comunismo «dovunque esso si trovi, sia che governi sia che tenti di andare al potere».

Il papa, inoltre, ha voluto cogliere l'occasione per condannare la persecuzione dei cattolici che ha avuto uno dei suoi più gravi episodi nell'aggressione di Lanischio.

Ritiene, invece, Tardini che nel messaggio di Truman vi siano elementi nuovi che vanno rilevati. È, in altri termini, il presidente che più esplicitamente si avvicina all'insegnamento costante del pontefice, e non questi che si allea «ai banchieri di Wall Street». Basta leggere i messaggi di Roosevelt pubblicati dallo stesso Taylor per rendersi conto di questa evoluzione.

Allora, sia pure per le esigenze della guerra condotta in comune, nessun accenno all' «eresia comunista» era contenuto nelle lettere del presidente. Oggi invece tutta la lettera è contro questa «eresia» e in nome del cristianesimo. Questo è, in parte almeno, la conseguenza del progressivo peggioramento dei rapporti russo-americani. Ma Tardini si domanda se tale peggioramento non sia anche imputabile a mancanza di chiarezza e di coraggio da parte degli Stati Uniti, che, assumendo tempestivamente un atteggiamento più conforme a quei principi cristiani che oggi sbandierano, trattando più equamente i vinti, più fermamente alcuni vincitori, avrebbero potuto evitare la presente situazione.

Per quanto ha, infine, attinenza alla missione Taylor Tardini ha detto sorridendo che Truman le ha voluto far guadagnare in drammaticità e solennità ciò che perde in continuità e in durata. L'ambasciatore infatti subito dopo la sua udienza col pontefice è partito per la sua villa di Firenze e non si sa quando farà ritorno a Roma.

L'Osservatore Romano, nel pubblicare ieri la traduzione italiana dei due messaggi scambiati in inglese, riferendosi ai commenti sfavorevoli suscitati in taluni ambienti, ripete in un breve commento il concetto dell'imparzialità del papa e scrive sembrargli trovarsi di fronte ad un enorme mistifìcazione delle parole e dei moniti del pontefice, quasi che il suo costante insegnamento ed apostolato di religione si sia d'improvviso mutato in preoccupazioni meramente politiche, laddove il papa, per sua natura e suo compito, è anzitutto padre comune di tutti i suoi tigli, quali essi siano e potrebbe semmai offrirsi come mediatore fra di loro, ma in nessun caso intervenire come parte a favore degli uni contro gli altri.

410

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 151 C.E. Parigi, 3 settembre 1947 (per. il 10 ).

Come ho riferito con precedenti telegrammi 1 , il 31 agosto u.s. i membri del Comitato esecutivo della Conferenza di Parigi sono stati ricevuti all'ambasciata americana dal signor Clayton che li ha intrattenuti per oltre due ore.


Unisco il verbale provvisorio della riunione sulla base di appunti presi durante la discussione , con riserva di trasmettere un testo più completo che è in corso di redazione.

L'intervista con Clayton ha messo in evidenza un punto che la Conferenza non aveva ancora affrontato e cioè la costituzione o meno di un organismo inteso a seguire l'applicazione del piano Marshall.

Su questo punto il Comitato esecutivo ha cominciato nell'ultima riunione a discutere l'utilità di mantenere in vita l'organismo della Conferenza o un comitato similare che possa seguire sia l'esame e l'accettazione da parte americana delle proposte a Parigi elaborate, sia curarne in appresso l'applicazione nell'interesse dei singoli Paesi e della ricostituzione dell'economia europea.

La discussione sarà ripresa nelle prossime riunioni.

Da quanto il presidente Franks ha comunicato, si prevede che i lavori della Conferenza dovranno prolungarsi almeno fino al 15 corrente per consentire ai relatori di ultimare il loro rapporto e di concordare in seno al Comitato esecutivo e a quello di cooperazione le soluzioni da adottare per meglio rispondere alle osservazioni fatte dal signor Clayton e dagli esperti americani.

Per quanto concerne la riduzione del fabbisogno europeo, gli inglesi insistono nella loro linea di condotta diretta a presentare un fabbisogno globale lasciando poi alle discussioni bilaterali, tra l'America ed i Paesi interessati, di concretare i fabbisogni singoli e conseguentemente l'aiuto americano. Questa linea di condotta inglese mira anche ad evitare che i Paesi partecipanti siano obbligati a presentare ciascuno i dati relativi alla propria bilancia dei pagamenti e ciò perché non sia resa pubblica la situazione di ciascun Paese e quindi non si possano fare raffronti e rilievi. Le cifre del rapporto, dopo che saranno qui riesaminate dai comitati tecnici, dovranno essere illustrate e chiarite al Governo degli Stati Uniti. Da qui la necessità di mantenere in vita, nella forma da studiare, l'attuale organizzazione della Conferenza anche dopo la stesura del rapporto finale .

Dal promemoria britannico, che allego in copia2 , appare che tale compito dovrebbe essere riservato ancora al Comitato esecutivo con contatti diretti da prendere probabilmente a Washington, mentre a Parigi potrebbe sussistere un qualche organismo di rappresentanza del Comitato di coordinamento e forse anche solo il segretariato generale della Conferenza, opportunamente rinforzato. Successivamente quando il Congresso avrà esaminato il rapporto dei Sedici e gli Stati Uniti avranno deciso di dare un aiuto all'Europa, si vedrà quale forma e quali compiti si dovranno dare ad un ente coordinatore europeo per l'applicazione degli impegni derivanti dal piano Marshall.

Si considera necessaria la costituzione di questo organismo anche per seguire lo sviluppo di quei progetti di cooperazione europea concordati fra i sedici Paesi partecipanti e che non possono rientrare nell ' orbita della Commissione economica europea né degli altri organismi dipendenti dall'O.N.U. e specialmente per quanto riguarda la stabilizzazione finanziaria, la libertà degli scambi, lo sviluppo della produzione, l'assorbimento della mano d'opera. Questi sono gli intendimenti della presidenza della Conferenza, resta a vedere se gli americani sono in tutto d 'accordo .


410 " Non p ubblicato.

Secondo l' opinione di un funzionario dell'ambasciata americana, che è in stretto contatto con Clayton, gli Stati Uniti non desidera no che sia lasciato a loro l'ingrato compito di ripartire tra i Paesi partecipanti le riduzioni per i deficit complessivi: essi insistono perché sia l'Europa da sola e senza pressioni esterne a trovare il modo per raggiungere nei prossimi quattro anni , e con una assistenza ragionevole, e mantenuta anche nei limiti delle di sponibilità mondiali di certe merci essenziali , il proprio equilibrio. Puo darsi quindi che anziché a Washington i lavori debbano continuare a Parigi e che prima o dopo la Conferenza sia costretta ad affrontare quanto finora è riuscita ad evitare: l'esame di merito dei piani individuali, ed il loro coordinamento in un piano europeo. Se ciò avvenisse non potrebbe prevedersi quanto tempo tale lavoro richiederebbe : certo parecchie settimane.

D'altra parte la creazione di organismi che, al di fuori di quelli esistenti nell 'ambito delle Nazioni Unite, continuino i lavori iniziati a Parigi oltre la redazione del rapporto finale ha già suscitato e continuerà a suscitare l'ostinata opposizione dei Paesi scandinavi e probabilmente anche della Svizzera.

ALLEGATO

COLLOQUIO DEL SOTTOSEGR ETARIO DI STATO PE R GLI AFFARI ECONOMICI , CLAYTON, CON I M EMBRI DEL COMITATO ESECUTIVO DELLA CONFERENZA DI PARIGI

VERBALE3 Parigi, 30 agosto 1947.

Clayton: Dopo i complimenti per il lavo ro fornito dalla Conferenza specialmente nel campo tecnico, dichi ara che le conclusioni di questi lavori sembrano «di sa ppointing», anzi tali da creare una cattiva impressione e da comprometterne il successo. Occorre tener presente che lo scopo prefissosi dal generale Marshall era una rapida riattivazione della economia europea co n il raggiungimento dell'equilibrio, capace di rimet tere in movimento l'azione normale del capitale privato. Non vede nell 'attuale programma della Conferenza quella dose di cooperazione europea che aveva sperato e che dovrebbe risultare in una notevole liberalizzazione del conunercio. D opo di che pro pone di discutere i passaggi principali di un memorandum evidentemente compilato dai suoi collaboratori e che tiene davanti a sé.

Franks: Quelle con clusioni che il signor Clayton considera come «disappointing» non sono delle vere conclusioni , ma semplicemente dei dati risulta nti da un a necessaria mente affrettata co mpilazione e non ancora elab orat i. In lin ea di fa tto la Conferenza prevede delle misure di cooperazion e intereuropea che potranno avere, almeno in parte, gli effetti desiderati. Tuttavia la condizione s ine qua non a tale progresso co nsiste nella importazione di ingenti quantità di materie per le quali l' Europa non possiede i dollari necessari. nvolume totale di queste importazioni si può trovare nelle cifre dell a bilancia dei pagamenti, ma deve essere inteso che queste cifre costituiscono solamen te una indicazione e non una richiesta. Non bisogna perdere di vista che i fattori attivi della bilancia sono qua si completamente spariti e che si tratta di una bilancia, quella dell'Europa , che, commercialmente, è sempre stata


41 O 3 Il verbale precisa: «Oltre C layton erano presenti l'ambasciatore americano a Londra Douglas, l'ambasciatore a Parigi Caffcry ed il signor Kennan, capo della sezione Pianificazione europea, il signor Bonesteel "Special Assistant" del sottosegretario di Stato Lovett>>.

passiva. Parlando ora non dell'Europa, ma della Gran Bretagna, credo che nel 1951 il problema non sarà insolubile, benché resti ancora incerto se gli attivi che la Gran Bretagna avrà in altre monete potranno effettivamente convertirsi in dollari. Altrettanto si può dire degli altri Paesi europei per i quali rimane pure incerta la questione specifica della conversione in dollari. Desidero sottolineare fortemente che tanto il deficit quanto lo specifico problema dei dollari non potranno essere risolti che per mezzo di maggiori esportazioni specialmente verso gli Stati Uniti. Senza delle quali, anche se un equilibrio verrà raggiunto con gli altri Paesi, non si potrà prevedere una situazione di equilibrio nei riguardi degli Stati Uniti e dell'area dei dollari.

Clayton: Le mie critiche sono dirette piuttosto al metodo che alle cifre. Non abbiamo dei dubbi per quanto riguarda la base sulla quale dette cifre sono state costruite. Abbiamo l'impressione che è mancata un'azione critica della Conferenza sulle richieste dei diversi Paesi. Ciò che maggiormente ci impressiona sono le cifre per il '51 . Se non si dà l'impressione che alla fine del '51 o nel '52 l'Europa può raggiungere l'equilibrio, sarà molto difficile persuadere gli americani di lanciarsi in questa impresa. Temiamo che le cifre siano basate sulla presunzione di un livello di vita molto più alto di quello che è ragionevole prevedere. Domanda di nuovo a Franks se (supponendo la trasferibilità, con finale conversione in dollari) l'Europa potrà essere in equilibrio alla fine del '51.

Franks: Risponde non senza esitazione che crede di sì, ma con due riserve: l) i Paesi europei sanno approssimativamente quello che potranno produrre ma non sanno quello che potranno esportare; 2) bisogna che si verifichi un ribasso dei prezzi internazionali. Dalla bilancia europea globale, basata sui bisogni dei singoli Paesi e sui loro programmi di essportazione tra loro e con il resto del mondo, risulta un eccedente delle esportazioni sulle importazioni. Questo fatto pone con acuità il problema degli sbocchi per questo eccedente.

C/ayton: Se l'Europa, che rappresenta i 3/5 del commercio mondiale, non può sufficientemente esportare e deve ridurre la propria importazione, ne risulteranno delle difficoltà per i Paesi esportatori di materie prime, ciò che condurrà probabilmente ad una caduta dei prezzi. Altrettanto può verificarsi per i prezzi agricoli (cereali) quando la produzione europea avrà ritrovato il suo livello normale. Questi fenomeni di caduta dei prezzi si verificano dopo ogni grande guerra, ma naturalmente. non si sa se ed in quale misura possano verificarsi nel periodo di quattro anni.

Franks: Lo smistare le esportazioni che normalmente erano destinate a Paesi europei verso altre parti del mondo non è un processo né facile, né rapido, anche perché bisogna modificare la qualità e le caratteristiche dei prodotti.

Clayton: Vi debbo dire francamente che sarebbe pericoloso mostrare agli americani che l'equilibrio non può essere raggiunto alla fine di quattro anni. Bisogna che essi siano persuasi che dopo questo quadriennio anormale, l'Europa non avrà più bisogno di un aiuto eccezionale e statale.

Kennan: Ritiene che se si trovano realizzate le condizioni accennate da Franks e se ritornano a giocare altri elementi della bilancia, l'equilibrio europeo dovrà essere raggiunto.

Franks: Sì, ma con un certo ribasso dei prezzi e con sufficienti importazioni di prodotti indispensabili per vivere e per produrre e con aumentate possibilità di esportazioni. Questo almeno per quanto riguarda la Gran Bretagna.

Alphand: Enumera altre condizioni: il riassesto delle finanze e la stabilizzazione interna europea con aiuto esterno ed accompagnato dal ristabilimento di un regime di prezzi normale. Questo risanamento potrebbe far ritornare sul mercato delle risorse molto considerevoli che oggi sono nascoste e quindi sterili e delle quali non abbiamo tenuto conto nel compilare la nostra bilancia. Ritengo che con un aiuto sufficiente nei primi due anni potremo assistere ad un cambiamento completo. Un'altra condizione è un aumento considerevole del commercio intereuropeo, compresa la Germania. Se la Germania può riprendere il commercio con i Paesi dell'Europa orientale, ne risulterà una diminuzione del deficit verso i paesi extra-Europa. Importante pure è la rimessa in valore dei territori dell'Africa del Nord, che potrebbe operarsi con la collaborazione di altri Paesi europei. Ritengo tuttavia che il deficit totale quale risulta dalle nostre cifre debba essere sottoposto ad una revisione.

Franks: Non può dimenticare quanto siano state illusorie le ipotesi che furono messe alla base del prestito consentito dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna. Il problema della non convertibilità è molto grave. Abbiamo inoltre la perdita, almeno momentanea, di immensi mercati. Questi fatti limitano necessariamente la certezza di poter raggiungere l'equilibrio alla fine del '51.

Clayton: Noi avevamo pensato che con l'aumento della produzione, con la ripresa del commercio e con l'aiuto americano, la situazione potrebbe essere riassestata, tanto più che gli Stati dell'Europa orientale saranno alla lunga obbligati a riprendere il commercio con quelli dell'Europa occidentale, se questi ultimi sono capaci di produrre un eccedente di manufatti per l'esportazione versi i primi.

Kennan: Non ne è convinto. La situazione in Europa orientale è molto cattiva: è ben difficile che quei Paesi possano avere degli eccedenti agricoli importanti da esportare in un prossimo avvenire.

Clayton: Domanda se la Conferenza può esercitare una critica sulle cifre eventuali dei diversi Stati o se deve accontentarsi di riduzioni generali.

Franks: Non possiamo criticare i dati di Stati sovrani. Del resto ciò non sarebbe possibile senza lunghe investigazioni ma stiamo facendo un esame specialmente per quanto riguarda certi Comitati tecnici.

Qui si svolge una breve discussione circa la produzione di carbone. Alphand deplora che per la Ruhr si preveda solamente il 90'% della produzione prebellica, mentre negli altri bacini carboniferi, compresa la Saar, si è già passato il lOO'X,. L'ambasciatore Douglas attribuisce questo fatto ai maggiori danni e alle più gravi distruzioni sofferte dalla Ruhr. Hierschjleld spiega che per mantenere il ritmo produttivo della Ruhr bisogna aprire ogni anno una nuova minera, ciò che non è stato fatto sotto il regime di Hitler. Clayton dopo aver di nuovo accennato alla responsabilità speciale dell'Inghilterra nei riguardi del carbone, insiste su la necessità di una ripresa della produzione del grano in Francia, mettendola in relazione con l'impiego di mano d'opera italiana.

I SETTE PUNTI DI CLAYTON

l. Equilibrio da raggiungere alla fine dei quattro anni.

2. -Diminuzione progressiva dell'aiuto degli Stati Uniti fino a raggiungere lo zero. 3. -I Paesi partecipanti devono periodicamente mostrare i progressi da essi compiuti nell'aumento della produzione, specialmente per quanto riguarda il carbone ed i cereali. Gli americani hanno in comune con gli inglesi la responsabilità della Ruhr. L'Inghilterra ha una speciale responsabilità per il carbone il cui ritmo di produzione deve assolutamente essere rinforzato. 4. -Non deve essere compreso nel programma quadriennale il finanziamento di programmi a lungo termine per lo sviluppo dell'attrezzatura industriale, ecc. ecc., finanziamento che deve esser fatto o dalla Banca di ricostruzione o dal credito privato. 5. -Risanamento finanziario e monetario interno e stabilizzazione delle monete dei cambi ad un livello economico in quei Paesi dove ciò è necessario su una base mutua; ciò significherebbe che l'impegno di risanare le proprie finanze deve costituire un contributo al programma di cooperazione europea ed essere quindi in certo qual modo una specie di impegno internazionale. 6. -Gli Stati europei devono prendere tutte le misure possibili per aumentare le transazioni commerciali, sforzandosi di eliminare progressivamente le restrizioni di diverso genere che vi si oppongono. 7. -Le diverse azioni enumerate qui sopra costituiscono una specie di responsabilità comune degli Stati europei di fronte agli Sta ti Uniti e da ciò deriva la necessità di un'organizzazione europea sulla base di una conven zione multila terale, che possa seguire i progressi dell'esecuzione del programma, organizzare riunioni ed eventualmente intervenire quando è necessario. Infatti non basta formulare dei programmi, occorre avere un organo che ne controlli l'esecuzione.

Alphand: Sottolinea la possibilità di conflitti di competenza con la E.C.E. Clay ton risponde che l'organizzazione dei sedici Stati avrebbe certi compiti speciali e ben circoscritti e che per di più sarebbe di carattere puramente transitorio, la sua esistenza essendo limitata ai quattro anni previsti. Il delegato di Norvegia insiste sulla necessità di ben definire le reazioni dell'organismo previsto con I'I.T.O., con I'E.C.E., coll'I.M.F. e con la I.R.D. Desidera inoltre sia chiaro che il fatto di essere membri dell'organizzazione per il piano Marshall non esclude che si possa ricorrere ai diversi organismi finanziari nonché al mercato americano.

Clayton: Certamente ciascuno rimane libero di ricorrere tanto al mercato privato che ai diversi organismi sopraccennati. L'aiuto americano non sarà globale. Insiste di nuovo sulla creazione di un organismo che deve simbolizzare la responsabilità collettiva dei Paesi europei. Accenna alla possibilità di misure preferenziali alla condizione però che si prenda fin da principio l'impegno di andare verso una unione doganale: solo in questo caso tali regimi sarebbero compatibili coi principi fondamentali deli'I.T.O. Tornando sulla creazione di un organismo comune afferma che detto organismo dovrebbe essere competente per tutte le materie comprese nel programma intereuropeo, ma per quanto riguarda la concessione degli aiuti americani il Governo degli Stati Uniti intende trattare separatamente con ogni Paese.

Franks: Ritorna ad insistere sulla importanza decisiva degli sbocchi per le esportazioni e su quella della convertibilità (che permetta di cambiare in dollari le altre monete guadagnate con esportazioni). Sottolinea che l'Europa sarà commercialmente sempre in deficit verso i Paesi extra-europei dal punto di vista commerciale, ma che le esportazioni ed altri elementi attivi le devono fornire i mezzi per pagare senza di che non è possibile tornare ad una condizione normale.

Delegazione italiana: Sottolinea che questa necessità di sbocchi è tanto più imperiosa per Paesi che, come l'ltalia, non dispongono di materie prime e sono produttori di articoli che rappresentano un lavoro di trasformazione o di prodotti agricoli di tipo vario e non strettamente essenziali nel senso abituale della parola. Riprende l'argomento del naturale e permanente deficit europeo nei riguardi dell 'oltremare avvertendo che non si deve troppo permettere al pubblico americano di concepire un equilibrio commerciale che non è mai esistito, l'equilibrio dovendo essere ricercato nel giuoco dei diversi elementi della bilancia ed in particolare nell'aumento delle esportazioni.

Alphand: Enumera quelle che ritiene essere le condizioni per la riuscita del piano:

l) che la produzione industriale europea possa raggiungere i limiti prefissi;

2) che l'esportazione verso l'area del dollaro sia suftìciente;

3) che il prodotto dell'esportazione verso altri Paesi extra-europei sia conve1tibile in dollari:

4) che il commercio fra l'Europa occidentale e l'Europa orientale riprenda in una certa misura;

5) che i Paesi che ne hanno bisogno ricevano l'aiuto necessario per la loro stabilizzazione finanziaria interna, ciò che avrebbe come conseguenza la mobilitazione delle risorse nascoste;

6) che i Paesi europei cerchino decisamente di liberare il loro commercio reciproco dalle restrizioni che lo impacciano.

Tanto Clayton che Franks ammettono che la reali zzazione del cosiddetto equilibrio non si può concepire senza la realizzazione delle diverse condizioni necessarie per produrlo. Franks afferma che la speranza principale per ottenere tale equilibrio dopo quattro anni sta in un cambiamento dei terms of trade, cioè in un ribasso dei prezzi, ribasso che Clayton dichiara ritenere probabile ma non si sa quando.

Clayton: Concludendo dice: se, pur accompagnando le vostre affermazioni con tutte le condizioni e riserve necessarie, voi non potete mostrare che si può raggiungere l'equilibrio alla fine del 1951 o al principio del 1952, il Governo americano si troverebbe in un grande imbarazzo di fronte al Congresso, giacché dovrebbe confessargli che -ciò che già è accaduto a proposito del prestito all'Inghilterra --si è di nuovo sbagliato nelle sue congetture e questa volta è probabile che il Congresso non gli crederebbe più e sarebbe difficilmente disposto a seguirlo.

410 1 T. 11828/596-597-598 del 31 agosto, con il quale Campilli aveva riferito sulla riunione del Comitato escutivo della Conferenza di cui al verbale qui allegato.
411

IL NUNZIO APOSTOLICO A ROMA, BORGONGINI DUCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

NOTA VERBALE 16428 . Roma, 3 settembre 1947 (per. il 5 ) .

È giunta alla Segreteria di Stato di Sua Santità una notizia, secondo la quale nello schema di trattato di amicizia, commercio, navigazione ed altri accordi con gli Stati Uniti d 'America, si concederebbero le più ampie facoltà alle associazioni estere di qualsiasi culto a detrimento della religione cattolica.

Sembra infatti che una clausola del progetto permetta ai cittadini statunitensi «di esercitare il diritto della libertà di coscienza e di culto e celebrare altresì, sia individualmente che collettivamente, o in corporazioni e associazioni religiose, e senza interferenze o molestie di qualsiasi specie, a motivo delle loro credenze religiose od altro, funzioni religiose sia nei loro propri edifici che in qualunque altro edificio adatto».

Si mirerebbe cioè non a salvaguardare per i non cattolici il libero esercizio del proprio culto nei luoghi a ciò destinati a norma di legge, ma ad organizzare veri e propri atti di culto e propaganda fuori dei templi a ciò destinati ai danni della religione della totalità degli italiani.

La Chiesa cattolica non teme la discussione con qualsiasi denominazione religiosa, tuttavia non potrebbe permettere che associazioni acattoliche, economicamente strapotenti, siano autorizzate a turbare la pace religiosa con un proselitismo a base di danaro, specialmente tra coloro che per la povertà o per l'età minorile o per altre circostanze possono divenire facile preda di conquista.

Per incarico della Segreteria di Stato di Sua Santità, il sottoscritto nunzio apostolico si onora di rivolgersi a S.E. il ministro degli affari esteri perché -se la informazione suddetta risulta vera -voglia evitare che venga inserito nell 'accordo in parola tutto ciò che è in contrasto con il Trattato lateranense, art. l e con il Concordato, pure art. l, che sono leggi per la Chiesa e per lo Stato, approvate --come è noto -anche dalla nuova Costituzione della Repubblica italiana 1 .

412

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N.D. PRECEDENZA ASSOLUTA 13081/449. Roma, 4 settembre 194 7, ore 11 ,40.

Suoi 604 e 6051.

Approvo testi dichiarazione unione doganale circa la quale anche Consiglio dei ministri ha manifestato vivo compiacimento. D'accordo circa firma contemporanea. Propongo venerdì 5 ore 12 . Se codesto Governo concorda voglia dare istruzioni suo incaricato d'affari. Con telegramma chiaro invio V.E. pieni poteri per firma. Prego telegrafarmi se, come credo, anche protocollo può essere pubblicato. Chieda codesto Governo se desidera concordare anche testo comunicato stampa2 .

413

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . 12000/313. Vienna, 4 settembre 1947, ore 20,30 (pe r. ore 9,30 del 5 ).

Telegramma ministeriale 216 1 .

A seguito ratifica trattato di pace Unione Sovietica, questo Governo federale ritiene che situazione sia modificata e che domanda per ristabilimento relazioni diplomatiche tra l'Italia e Austria possa essere accettata senza difficoltà da Consiglio




2 Con T . s.n.d. 13093/452 in pari data Grazzi aggiungeva: <<S.E. il ministro concorda per rinviare giovedì o venerdì prossima settimana firma dichiara zione e protocollo. Pregasi comunicare appena poss ibile data in cui francesi saranno pron ti. Confermasi opportunità che firma sia con tempo ran ea intendendosi c he sarà firmato a Roma testo dichiara zione e protocollo italo-francese e a Pari gi testi corrispondenti franco-italiani». Per la risposta vedi D . 421.



539 alleato. Pertanto, salvo ordine contrario codesto ministero, Governo austriaco e rappresentanza politica presenteranno lunedì 8 settembre richiesta predetto Consiglio alleato . Secondo informazioni confidenziali assunte, risposta potrebbe attenersi entro corrente mese 2 .

411 1 Annotazione a margine di Sforza: <<Detto al nun zio che egli può co ntare sul nostro desiderio di evitare quanto può ferire sentimenti e quanto può parere pressione». 412 1 Vedi DD. 403 e 404. 413 1 Del 29 agosto, con il quale Brusasca aveva dato istruzioni di « non insi stere per l'accreditam en to formale di Cosmelli e comunica re invece nella maniera più opportuna a codesto Governo la determinazione del Governo italiano di inviare costà Cosmelli».
414

L' AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . PER CORRIERE 12248/0 l 0 l . Istanbul, 4 settembre 1947 (per. iliO) .

Perché Mosca abbia ratificato oggi e non ieri i trattati pace con i Paesi ex nemici, è oggetto anche qui di quella attenta speculazione sui reali propositi russi che, in mancanza di indicazioni più dirette, ogni atto o gesto sovietico invariabilmente suscita.

L' opinione qui prevalente è piuttosto grossolana e approssimativa. Che Mosca cioè abbia teso la corda sino a correre il rischio di spezzarla , e, constatato il rischio, improvvisamente la allenta, secondo un metodo ormai tradizionale. Questione, in sostanza , di tattica e non di fondo. E sarebbe dunque grave errore interpretare il gesto in termini di maggiore malleabilità, e, tanto meno, di mutamento di rotta.

Sostengono altri che Mosca considera l'Italia ormai pressoché acquisita alla causa occidentale ed abbia semplicemente inteso col suo veto mostrarci che ci siamo posti su una strada sbagliata e dobbiamo dunque mutarla. I trattati sono poi subito dopo ratificati, in modo che risulti chiaro che appunto questi e non altri erano i risultati da conseguire. In sostanza si tratterebbe dunque di allontanare l'Italia dall'Occidente e di persuaderla della necessità di comunque manovrare con maggiore cautela e prudenza.

Altri ancora riallacciano l'inattesa ratifica russa alla situazione generale, osservando che , ormai, sono in piedi nei Balcani Governi abbastanza solidi attorno ai quali la Russia può dunque permettersi di allontanare senza pericoli i puntelli della occupazione. Resterebbero comunque i molti civili che Mosca avrebbe disseminato un po' da per tutto e partirebbero invece quelle commissioni di controllo alleate che, pur avendo minimo peso ed autorità, sono tuttavia pur sempre ingombranti e fastidiose.

È difficile dire da qui quale fra codeste interpretazioni e induzioni sia la migliore, anche perché in ciascuna di esse c'è probabilmente del vero. Né è poi superfluo aggiungere che, comunque si considerino le cose, par tuttavia certo che la ratifica sovietica sembra -se altre complicazioni non sorgano nel novembre prossimo -un primo passo verso la conclusione di quella lunga fase di occupazione militare straniera che è indubbiamente stata uno dei più grossi e più seri malanni del dopoguerra per tutti i pregiudizi, materiali e morali, ch'essa inevitabilmente comporta.


413 2 Con T. 13543/363 del 4 ottobre Coppini comunicava che il Consiglio a lleat o aveva appro vato il ristabilimento delle relazioni diplom a tiche tra !"Austria e l'Italia .
415

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2128/387. Mosca, 4 settembre 1947 1•

Sere sono il generale Smith, comunicandomi le sue prime impressioni sulla ratifica del trattato da parte dell'U.R .S.S., toccò in via del tutto confidenziale il tema delle colonie italiane e del relativo trust eeship , manifestandomi la sua opinione personale favorevole a designare l'Italia come fiduciaria , almeno in Libia.

Ho ripreso il tema più ampiamente in un colloquio stamane ove il generale Smith ha continuato ad esprimersi in via del tutto personale: e questa non era una riserva d'uso, ma una realtà. Smith non ha esitato a dirmi che al suo primo viaggio a New York avrebbe parlato dell'argomento al Dipartimento di Stato, ma ha insistito ripetutamente sul punto che al riguardo non ha più avuto contatti col generale Marshall e che nulla assolutamente poteva dirmi sulla linea che avrebbe seguita uftìcialmente il suo Governo.

Le sue dichiarazioni hanno dunque un puro valore individuale; presentano però un certo interesse come valutazione della situazione d'insieme del problema.

Nella analisi della questione, alla quale io ho concorso sottoponendogli quelle che a me parevano le possibilità e le difficoltà, Smith mi ha detto di ritenere che gli Stati Uniti avrebbero tutto l'interesse a conferire, col mandato sulla Libia, un prestigio all 'Italia che ne aumenterebbe il valore stabilizzatore nel Mediterraneo e potrebbe spianare la via ad una revisione del trattato di pace. Ha espresso parole lusinghiere --ormai assai comuni a tutti i diplomatici -per l'energia produttiva e la capacità di ripresa , nonché per il buon senso del popolo italiano.

Naturalmente, gli ho formulato le ovvie obiezioni: non riteneva egli sommamente opportuno cercare di affidare il trusteeship mediante l'accordo a quattro, anziché mediante la dubbia ed unilaterale maggioranza dell'Assemblea dell 'O.N.U.? Ed in questo caso, che ne pensava dell'Inghilterra, della Russia, degli arabi?

Il generale Smith mi ha confessato di non essere a l corrente delle intenzioni inglesi al riguardo: mi ha solo dichiarato di ritenere che a suo avviso un consenso inglese non sarebbe impossibile per la Libia, mentre sarebbe del tutto da escludere per l'Eritrea e la Somalia.

Quanto ai sovietici, egli mi ha detto : ammetto anch'io che bisognerebbe cercare di giungere ad un mandato conferito d'accordo, senza portare un conflitto all 'Assemblea . Ritengo pure, come ritiene lei, che a questo fine bisognerebbe cercare non soltanto di avere il consenso sovietico, ma di svolgere le cose con tale delicatezza, da non prospettare la richiesta italiana come un desiderio unilaterale degli Stati Uniti: la soluzione italiana dovrebbe, se possibile, presentarsi come una necessità, come la sola possibile soluzione, ed in questo caso soltanto avrebbe possibilità di essere accolta. Sotto tale punto di vista, io credo che il consenso sovietico sia difficile, ma non sia impossibile. Tutto dipende dal giudizio che essi si fanno sul mondo arabo e


sui suoi rapporti con l'Inghilterra. Se essi credessero davvero, appoggiando l'Egitto

o la Lega araba per il trusteeship, di attirare a sé il mondo arabo, certo non esiterebbero: ma essi dubitano molto a questo riguardo, e le loro esitazioni e il loro voltafaccia nei riguardi del problema palestinese lo confermano . D'altro Jato difficilmente essi possono credere alla definitività del conflitto fra l'Egitto e l'Inghilterra, e temono che gli interessi comuni dei due Paesi nel canale di Suez finiranno per rimetterli d'accordo. Cosicché essi hanno due forti ragioni per dubitare degli arabi: una che la Lega araba significa l'Egitto, ossia potrebbe significare Inghilterra ; l'altra, che tutto il movimento arabo è da loro guardato con diffidenza, perché effettivamente guidato da classi dirigenti reazionarie ed anticomuniste. Tutto ciò mi fa ritenere non del tutto escluso che i russi possano eventualmente appoggiare una proposta a favore dell'Italia, che giunga come la sola soluzione possibile, come il minor male.

Naturalmente, ho manifestato molta soddisfazione per l' apprezzamento del generale Smith nei riguardi del nostro Paese; e debbo sostanzialmente condividere il suo apprezzamento sul possibile orientamento della Russia e sulla questione in generale, con le seguenti osservazioni:

l) il generale Smith suppone che il nostro vantaggio di prestigio a ritornare nelle ex colonie, sia pure come fiduciari , sia fuori dubbio. Chi si ponga tuttavia freddamente il problema dal punto di vista dell'interesse italiano non può dimenticare che siamo in un periodo di crollo degli imperi coloniali e di nascita di nazionalismi di colore, che fa di ogni colonia una fonte di guai. La difficoltà si supera solo apparentemente colla formula del trusteeship e colle dichiarazioni più solenni di voler agire nell 'interesse degli indigeni. Se debbo stare alle dichiarazioni concordi e quasi fanatiche di tutti i rappresentanti diplomatici di qui, il nostro ritorno in Africa sotto qualunque forma ci attirerebbe l'odio implacabile di tutto il mondo arabo, l'ostilità diretta dell'Egitto; è questo un elemento preliminare da non trascurare.

2) La lacuna del generale Smith sull'atteggiamento inglese è certo fondamentale, ed al riguardo egli ha ritenuto di non considerare l'ipotesi più pericolosa, cioè quella di un eventuale riavvicinamento anglo-sovietico. Se gli inglesi sono verso i sovietici nelle attuali condizioni, potrebbero anche essere costretti a ripiegare sulla nostra soluzione di fronte all'opposizione americana, francese e sovietica; ma il vero pericolo sta in un riavvicinamento, nel quale caso la nostra posizione diventerebbe quasi disperata.

3) Infine, a quanto ha detto il generale Smith sulla opportunità di conseguire il consenso sovietico devesi aggiungere il quesito se la maggioranza all'Assemblea generale sarebbe poi davvero così sicura. Votando contro, i Paesi arabi, l'Europa orientale, gli asiatici, e forse taluna delle repubbliche sudamericane con governo a sinistra (esempio: Venezuela) ho l'impressione che il risultato diventerebbe aleatorio . Di qui la necessità di preparare tempestivamente il terreno coi russi, cercando di rassicurarli sul punto che il trusteeship all'Italia non costituirebbe alcun pericolo per loro, e l'Italia in Africa non diventerebbe mai strumento diretto o indiretto di una potenza ostile all'Unione Sovietica. Evidentemente questa convinzione non si può creare nei russi, se non adottando una linea generale di politica estera che dia loro questa sicurezza : che essi attualmente, a torto o a ragione , assolutamente non hanno 2 .


415 1 Manca l'indicazione della data di a rrivo . 415 2 Per la risposta vedi D. 485.
416

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2129/388. Mosca, 4 settembre 1947 (per. il 12).

Faccio seguito al mio telegramma n. 298 del 31 agosto u .s. 1•

l) Che la Russia non potesse fare a meno di ratificare i trattati di pace, appariva logica conseguenza della situazione e della sua politica. Non era possibile pensare diversamente senza attribuirle la volontà di tenere l'Europa in stato di pericolosa incertezza, per approfittarne un giorno o l'altro; in altre parole, una politica non pacifica, che non risponde certo agli attuali interessi dell'Unione Sovietica. I sovietici sono sempre stati difensori della relativa equità dei trattati di pace, gli avversari di ogni politica di revisione ; non potevano, senza mutare radicalmente tale politica, diventare ad un tratto avversari permanenti della ratifica, ossia avversari del consolidamento della pace europea.

Non è meno vero che ad un certo punto essi dimostrarono chiaramente di volere ritardare l'entrata in vigore dei trattati; nel quadro della loro immutata politica generale questo ritardo non poteva costituire altro che una manovra tattica transitoria. per assicurarsi nel frattempo la massima possibile misura di controllo effettivo sulla loro zona di influenza in Europa orientale. Così il loro silenzio dilatorio fu giustamente interpretato qui , ed ogni più ampia interpretazione era eccessiva: sistemate le cose in Rumania con la eliminazione di Maniu e del suo partito, in Bulgaria con quella di Petkov, in Ungheria con le elezioni. non vi era più alcuna ragione sostanziale per prolungare oltre misura il ritardo.

Tuttavia, la subitaneità della ratifica non ha mancato di destare una certa sorpresa. ed i russi sottolineano qui con una certa compiacenza che per gli statunitensi questa sarebbe stata una sgradevole sorpresa: gli americani, essi dicono, contavano ormai sul ritardo della ratifica per rinviare a tempo indeterminato il ritiro delle truppe dall'Italia, e la rapida decisione sovietica li ha sconcertati .

Effettivamente, se era inevitabile che i russi ratificassero. e non era troppo tardi, questa ratifica improvvisa, che ha obbligato rumeni, bulgari e jugoslavi a prendere decisioni a tamburo battente, ha destato una certa sorpresa ed ha provocato le più varie interpretazioni. Si è detto fra l'altro all'ambasciata americana che i russi intendevano assicurare al più presto piena libertà di azione alla Bulgaria, e alla Rumania, in vista dell'eventuale riconoscimento del governo di Markos, o di altre complicazioni in Grecia. Ma anche questa spiegazione, più che rispondere alla realtà, non fa che manifestare le . preoccupazioni americane per la situazione greca: che essa gradualmente peggiori è un fatto, ma che i russi avessero proprio bisogno della fulminea ratifica del trattato per svolgere colà la loro azione non mi pare accettabile.

La spiegazione della fretta sovietica secondo me è assai semplice: ed è che dopo la ratifica da parte dell'Italia, era venuta meno ormai per l'Unione Sovietica


ogni ragione seria per ritardare la propria. Probabilmente i sovietici avevano contato su una decisione negativa, o su un rinvio , da parte nostra, che avrebbe loro consentito di rigettare su di noi la responsabilità di un ritardo maggiore . Visto che ciò non è avvenuto , hanno dapprima mosso qualche riserva sulla forma condizionale della deliberazione della nostra Costituente; ma poiché sarebbe stata una ben debole ragione, hanno compreso che ormai nessun motivo presentabile poteva più essere opposto. La loro politica generale era ed è per l'esecuzione dei trattati; il consolidamento nell 'Europa orientale è ormai a buon punto; ritardarla adducendo il ritardo dei propri satelliti non sarebbe stato un pretesto serio; tanto valeva allora capovolgere la situazione e mettere quantomeno gli americani di fronte alla necessità di evacuare le truppe dall'Italia.

2) Qualche giornale italiano ha voluto benignamente considerare questo atto anche come un gesto di benevolenza verso l'Italia, ed i giornali russi lo hanno riportato: così fosse , ma obiettivamente non si può dire affatto che ciò sia. Leggendo i commenti dei giornali sovietici sull'avvenimento, non può non avere colpito il fatto che proprio il giornale più autorevole -la Pravda -abbia voluto accompagnare le lodi al gesto della ratifica con una riserva assai significativa ed assai pungente nei riguardi del nostro Paese. Tutto il coro dei commenti era intonato ad alcuni motivi sostanziali: i trattati non sono privi di difetti, ma sono nell'insieme equi e non vendicativi, e il vero interesse degli Stati ex nemici è di eseguirli lealmente per risorgere e progredire sulla strada della democrazia. Su questa strada li ha difesi e li assiste l'Unione Sovietica, ma si è opposta sempre al tentativo degli Stati Uniti di approfittare delle trattative di pace per imporre la sua influenza economica e politica nei Paesi vinti . Bulgaria, Ungheria, Rumania sono su questa strada: solo per l'Italia vi sono serii dubbi sulla capacità dei suoi governanti di eliminare davvero il fascismo e di astenersi dall'andazzo demagogico di firmare i trattati da un lato, e di incitare a violarli dall'altro.

Il succo di questo ragionamento è chiaro: i sovietici comunicano in modo elegante di essersi ormai assicurati la piena fedeltà dell'Ungheria, Rumania e Bulgaria, facendo fallire le speranze degli Stati Uniti in quella zona; hanno invece perduto o stanno perdendo l'Italia, alla quale rivolgono l'ammonimento che la eliminazione del fascismo è fra le condizioni del trattato non meno che il rispetto dei diritti fondamentali di libertà: cosicché il suo regime interno potrebbe domani anche avere una rilevanza internazionale.

Tutto ciò è ben lontano da una manifestazione di simpatia: è, al contrario, una netta riaffermazione di quella diffidenza, per non dire ostilità, che ho ormai più volte segnalato, e che caratterizza senza dubbio l'atteggiamento dei sovieti nei nostri riguardi.

3) È precisamente come una manifestazione di tali sentimenti poco amichevoli , che in Italia si è inteso il veto di Gromyko al nostro ingresso ali'O.N. U.: il quale è stato opposto negli identici termini all'Austria, e non già, si noti, per motivi attinenti alla struttura democratica o alla effettiva indipendenza o alla volontà di pace dell'uno o dell'altro (il che la Russia non ha esitato invece a fare per l'Irlanda, per il Portogallo, per la Transgiordania) ma unicamente per la ragione obiettiva della mancata ratifica, che logicamente poteva valere anche per l'Ungheria, la Bulgaria, la Rumania e la Finlandia.

Certo, la scarsa simpatia russa per il corso attuale della nostra politica interna ed estera è il substrato e la ragione lontana del suo atteggiamento: ma le ragioni prossime sono a mio avviso differenti. La prima è il modo stesso col quale la nostra domanda fu presentata, e prospettata alla Russia quando già ormai era decisa ed appariva nettamente ispirata dagli Stati Uniti; la seconda era la mancata ratifica del trattato, che offriva ai sovieti l'arma giuridica per giustificare il diniego senza ufficialmente farlo apparire come una ostilità diretta contro di noi; la terza e decisiva era l'opposizione degli Stati Uniti e dell 'Inghilterra alla ammissione degli altri Stati ex nemici , che ci metteva definitivamente nella situazione di protetti degli Stati Uniti, e di avversari degli Stati protetti dall ' Unione Sovietica .

Quando, dopo la nostra domanda, furono depositate le domande della Rumania e della Bulgaria accanto a quella precedente della Ungheria, apparve chiarissimo che in tanto i russi avrebbero rinunciato ad opporre la mancata ratifica, in quanto tale rinuncia fosse stata applicata in uguale misura a tutti gli Stati nemici. Pretendere, nella situazione generale poco incoraggiante dei nostri rapporti, che i russi ci appoggiassero quando gli Stati Uniti sposavano la causa nostra e nel tempo stesso prendevano posizione contro le domande appoggiate dall'Unione Sovietica, mi pare fosse pretendere troppo.

Indubbiamente, gli americani possono avere i loro migliori motivi, ideologici e politici, per tentare sulla linea dell'ingresso alle Nazioni Unite quella difesa della democrazia nell 'Europa orientale che non hanno saputo meglio effettuare con altri mezzi , ma è indubbio che utilizzandoci co me loro pedina in questo gioco non ci hanno reso, ai fini della ammissione all 'O.N.U., il migliore dei servizi . Io mi domando anzi se, in tali condizioni, la rapidità della ratifica russa non abbia ricevuto un ulteriore incentivo dal fatto che essa ormai, per quest'anno almeno, non avrebbe più potuto servirei per entrare all'O.N.U., posto che la nostra domanda era ormai respinta; probabilmente è stato questo un motivo secondario, ma non del tutto indifferente.

Da tutto ciò traggo la conseguenza che, se per disavventura la nostra prossima domanda all 'O .N .U . ci trovasse ancora nelle attuali relazioni politiche con l' U.R.S.S., potremmo ancora aspettarci, malgrado l'avvenuta ratifica, una ulteriore opposizione. Se in quel momento gli Stati Uniti continuassero a rifiutare l'ingresso alla Rumania, Bulgaria ed Ungheria , perché non sono paesi pacifici o non sono paesi democratici , potremmo avere un nuovo rifiuto sovietico contro di noi perché, supponiamo, saremmo ancora un paese semifascista, in conformità all'ammonimento odierno della Pravda.

4) Riassumendo, mi pare si debba riconoscere che col veto al nostro ingresso all'O.N.U. e con l'immediatamente successiva ratifica dei trattati di pace si sono verificati due avvenim enti piuttosto importanti nelle relazioni nostre colla Russia sovietica . Il primo è stata la manifestazione più clamorosa e conclusiva di una freddezza già trapelata per molti segni, e sempre crescente ; il secondo, rimettendoci coi russi su un piede di quasi parità (resta l'obbligo delle riparazioni) , potrebbe segnare l'inizio di un periodo nuovo.

Indubbiamente i russi, non avendo potuto o voluto accettare quelle offerte di larghi rapporti economici che prima l'ambasciatore Quaroni, io poi, abbiamo loro insistentemente ripetuto, hanno assunto una grossa parte di responsabilità nello spingerei economicamente e politicamente verso gli Stati Uniti. Ma qui non si tratta di discutere responsabilità, bensì di vedere se e come si può ancora modificare la situazione.

Ben presto maturerà la questione del tru steeship sulle nostre ex colonie: si tratta di vedere se noi (supposto che intendiamo ottenere il trusteeship affrontando l'inevitabile inimicizia col mondo arabo e le difficoltà conseguenti) tendiamo a conseguire il mandato col consenso della Russia , o soltanto con una vota zione di maggioranza dell'Assemblea dell'O.N.U. Nel secondo caso, è evidente, non saremmo che dei mandatari degli Stati Uniti, agli occhi dei sovietici, e ribadiremmo una situazione di contrasto con l'U.R.S.S. 2 .

Più tardi verranno i nodi al pettine per le riparazioni: ed anche qui tutto dipenderà dal punto in cui saranno le nostre relazioni politiche generali con i sovietici.

Per ciò che riguarda le colonie mi riferisco al telespresso odierno 2128/3873 ; sulla situazione in generale mi riservo ulteriori comunicazioni alla S.V. 4 .

416 l Vedi D . 396, nota l.
417

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. SEGRETO URG ENTE 8001/2308. Washington , 4 sett embre 194 7 ( per. il 14) .

Riferimento telegrammi di V.E. 504 e 510 1•

Il 21 agosto la domanda italiana di ammissione ali'O.N. U. veniva bloccata dal veto sovietico , sulla cui possibilità e probabilità avevo attirato nei numerosi miei telegrammi l'attenzione del ministero . Fin dal 22 agosto questa ambasciata riprendeva stretto contatto con i dirigenti e coi competenti uffici del Dipartimento di Stato, per ricominciare ad esaminare di comune accordo le varie possibilità di azione alla prossima Assemblea generale dell'O.N.U. e, suggerendo soluzioni e dettagli , porre le basi della linea di condotta da seguire. Questi contatti vengono continuati quotidianamente.

Con il presente rapporto ho l'onore di riferire a V.E. in succinto sulle varie soluzioni esaminate per le successive fasi dell'azione da svolgersi all 'Assemblea . Queste soluzioni devono essere ancora riconsiderate e poi concretate in prossime riunioni e conversazioni tra questa ambasciata, il Dipartimento di Stato ed i membri della delegazione americana a Lake Success. Le proposte definitive di azione dovranno esser quindi esaminate e sperabilmente approvate dal segreta rio di Stato e, nelle grandi linee, dal presidente Truman: tutto ciò richiede e richiederà del tempo, ed infinito lavoro , data la complessità dei meccanismi del Dipartimento e del



3 Vedi D. 415 .


4 Vedi D . 420.


417 I Vedi DD. 394 e 423 nota l.


546 Governo americano. Esporrò, quindi, ora, a V.E. delle possibilità e non ancora delle decisioni americane. Circa queste ultime non sarò probabilmente in grado di riferire prima della fine della settimana ventura. Di concreto ad oggi vi sono però le ripetute assicurazioni, che ritengo sincere, date da tutti i dirigenti del Dipartimento, a partire dal sottosegretario Lovett, ai direttori generali per finire ai capi ufficio (i quali ultimi , in questo Paese, hanno notevole importanza). Queste assicurazioni possono sintetizzarsi: «gli Stati Uniti non lesineranno sforzi a vantaggio dell'Italia e la delegazione americana continuerà a sostenere con pertin acia la posizione assunta al Consiglio di sicurezza». L'ho telegrafato a V.E. col mio 708 2 , nel quale, data l'allora incertezza delle decisioni russe circa la ratifica dei trattati, ho tenuto a porre in evidenza l' importanza che si riconosceva qui al fattore della ratifica della nostra Assemblea costituente ed alla opportunità politica di imperniare su di essa l'azione all'O.N.U .: ciò anche ai nostri fini interni, stante la campagna della opposizione che allora delineavasi in Italia.

Aggiungo che nei quotidiani contatti, nei quali si vanno montando per così dire pezzo a pezzo le direttive pratiche di azione americana, i dirigenti del Dipartimento dimostrano la massima buona volontà di concretare le predette assicurazioni e piena volontà di cooperazione.

Passo alle progettate varie fasi di azione:

l) Eventuale nuova possibilità di a:::ione al Consiglio di sicurezza. Dopo la ratifica russa, sulla mancanza della quale Gromyko imperniò il veto al Consiglio di sicurezza, è stata esaminata preliminarmente la possibilità di un riesame delle domande di ammissione dei cosiddetti Stati ex nemici da parte dello stesso Consiglio. Questo, come è noto , è in ferie sino al 9 corrente. Mancano , d'altra parte, precise notizie sui propositi russi, circa i quali si avrebbero qui finora solo i commenti della stampa sovietica dopo la ratifica, commenti non favorevoli ai «circoli dirigenti italiani». L'ambasciata americana a Mosca li avrebbe interpretati come contrari all'ammissione dell'Italia all ' O.N .U. Comunque il Consiglio di sicurezza potrebbe eventualmente riesaminare le predette domande solo dopo l' avvenuto deposito delle ratifiche e l'entrata in vigore del trattato. Ciò che da rebbe il tempo e la possibilità di contatti ed approcci in proposito tra i vari delegati al Consiglio dopo 1' 8 settembre e sin quando l'Assemblea passerà ad esaminare la questione delle ammissioni di nuovi membri .

Ora, quali possono essere i propositi sovietici? Qui brancoliamo nel buio ed abbiamo soltanto le ambigue e poco rassicuranti dichiarazioni di Gromyko e gli altri pochi elementi riferiti a V.E. col mio telespresso 7787/2247 del 31 agosto u.s. 3 .

Procedendo, quindi , per induzione, i russi potrebbero proporsi : a) data la lenta ponderatezza delle loro azioni , di rinviare al 1948 la questione di tutte le ammissioni di Stati ex nemici, compresi i loro «satelliti», ciò che conoscendoli potrebbe essere probabile; b) di fare un tentativo, più che altro di propaganda, ai loro fini in Ungheria , Romania e Bulgaria , per richiedere l'ammissione ora dei loro amici , che tanto essi sanno sarebbe respinta dagli a ltri, persistendo nell'opposizione all'ingresso


417 2 Vedi D. 389. 3 Non pubblicato .

dell ' Italia: ciò, tuttavia, sembrerebbe meno probabile; c) oppure di manovrare per un largo compromesso a proprio vantaggio, per l'ammissione di tutti o nessuno degli Stati ex nemici: ciò che appare ben possibile data la posizione di principio assunta all'O.N.U. (vedi ripetute dichiarazioni di Gromyko al Consiglio di sicurezza, mio telespresso citato).

Quale invece l'opinione americana (condivisa da altri membri del Consiglio di sicurezza, Inghilterra, Brasile, ecc.)? Al Dipartimento si è contrari per motivi di principio e di politica alla ammissione dei tre Stati danubiano-balcanici e, nell'ordine decrescente, all'ingresso all'O .N .U . della Bulgaria, dell 'Ungheria e della Romania: la delegazione americana votò contro le prime due il 21 agosto al Consiglio; si astenne nel caso della Romania. Si è invece qui favorevoli all'ammissione della Finlandia. Questa, nonostante l'invito ricevuto da Washington, si è astenuta finora dal presentare la domanda. Potrebbe tàrlo dopo la ratifica dei trattati se Mosca lo consentisse ed allora la sua domanda potrebbe essere esaminata durante l'Assemblea (precedente del 1947, se non erro, per il caso del Siam).

Questa ambasciata negli ininterrotti contatti con il Dipartimento si sforza di persuaderlo ad assumere un atteggiamento meno intransigente ed almeno a prendere impegno di astenersi dal voto nel Consiglio, se questo riesaminasse la questione delle tre domande già respinte. Tale impegno potrebbe essere facilitato da un atteggiamento comprensivo dei Governi di Sofia e di Bucarest nei casi Petkov e Maniu e da qualche gesto di Budapest. Tutto ciò è purtroppo ben difficile! Inoltre, in subordinata, si è suggerita al Dipartimento l'eventuale via di approcci diretti od indiretti coi russi per trattare l'ingresso dell'Italia contro l'ingresso oltre che della Finlandia di qualcun altro degli Stati dell'Europa orientale.

Abbiamo suggerito ancora che, qualora gli Stati Uniti decidessero almeno l'astensione, un membro neutro del Consiglio di sicurezza (come il delegato della Siria che votò per tutte le ammissioni) prendesse l'inziativa di utili tramiti tra Gromyko e gli altri. Continuiamo ad insistere ed, in caso favorevole, cercheremo di provocare l'anzidetta iniziativa a Lake Success. Non mancherò di riferire per telegramma quando si avrà qualche cosa di concreto. Naturalmente, si farà di tutto per evitare che la questione ritorni al Consiglio in caso di constatato irrigidimento sovietico nell'opposizione all'ingresso dell'Italia ad evitare un inutile veto.

2) A:::ione all'Assemblea. Come noto, l'Assemblea inizia i suoi lavori costituendo i vari comitati. La questione dell'ammissione dei nuovi membri è di competenza del Comitato politico: questo nominerà una Commissione per esaminare il rapporto del Consiglio e riferire.

Ci stiamo già adoperando col Dipartimento affinché la predetta Commissione sia in maggioranza composta di rappresentanti di Stati amici, in modo che il rapporto (questo potrebbe essere anche accompagnato da un rapporto di minoranza) sia il più favorevole all'Italia. Si stanno inoltre predisponendo le cose affinché, con l'appoggio degli Stati Uniti , l'Assemblea possa votare a due terzi di maggioranza una raccomandazione urgente al Consiglio di riconsiderare subito la domanda di ammissione dell'Italia (possibilmente isolata dalle altre, del che non mi nascondo la difficoltà) e di riferire all'Assemblea stessa, evitando possibilmente le lungaggini dell 'anno scorso. Questa procedura all'Assemblea sarà naturalmente messa in opera qualora vengano meno le possibilità di cui al n. l. Premiamo anche sul Dipartimento di Stato affinché la questione dei nuovi membri venga iscritta quanto più sollecitamente possibile all'ordine del giorno della Assemblea. Ciò ad evitare interferenza con l'altra questione della revisione del trattato, che si procurerà di far di scutere nel modo che sarà allora più opportuno alla fine dei lavori .

È ovvio che questa sperata azione dell'Assemblea per l'urgente riesame del caso dell ' Italia potrà nuovamente imbattersi al Consiglio nel veto russo. In tal e depreca to caso, l'U.R.S.S. verrebbe ad ass umere in pieno la responsabilità di fr o nte alla maggioranza dell'Assemblea ed all'opinione pubblica mondiale ed italiana in particola re. T a le atteggiamento avrebbe a sua volta le sue ripercussioni sulla questione del veto ed anche su quella suaccennata per la revisione del nostro trattato di pace.

Circa quest'ultima, che attualmente è oggetto di attento e serio esame al Dipartimento di Sta to, ed altre particolari, mi riservo riferire dettagliatamente col prossimo corriere. Mi è infatti sembrato opportuno di diffondermi per ora solo sulla prima soluzione eventualmente possibile, onde sottoporre a V.E. ogni elemento in mio possesso.


41 8.

IL MINISTRO A PRAGA, T A COLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . 1403/795 1• Praga, 4 settembre 194 7 ( per. !'8 ).

Oggi vorrei riferirle non tanto della politica estera cecoslovacca quanto della situazione internazionale generale quale è vista da qui e come qui è sentita.

Infatti , della sola politica estera cecoslovacca, a sé considerata, sarebbe presto detto. Dopo il famoso viaggio a Mosca dei primi del luglio scorso e dopo l'affrettata rinuncia al sogno parigino, essa è diventata ancora più cauta: non suona più che il motivo dell'incondizionata fedeltà alla Russia , avendo messo in sordina <d 'accompagnamento» dell'amicizia e dei rapporti con l'Occidente. Ad una parte politica questa remissività piace perché giova : l'altra vi si rassegna per timore di peggio. Soltanto gli estremisti più accesi di una parte e dell 'altra vorrebbero una politica più operante, naturalmente in senso diametralmente opposto per raggiungere soluzioni antitetiche.

Ma è la situazione generale internazionale che plasma interamente la politica estera della piccola Repubblica cecoslovacca, perché questa politica non può per nulla influire su quella situazione. Ne deriva la pa rticolare sensibilità di chi è esposto agli effetti profondi di avvenimenti che non può controllare, siano essi deprecati o


desiderati. Per questo motivo, che a sua volta si spiega con una ragione più ancora geografica che politica, la situazione generale internazionale è visibile con particolare risalto e anche con qualche ingrandimento da questo osservatorio.

Essa è andata progressivamente peggiorando, cosicché occorre rifarsi ad alcuni mesi fa per misurare il cammino percorso. Alcuni, pochi mesi fa nessuno, qui pensava seriamente ad una guerra e chi ne parlava poteva farlo a cuor leggero come di ipotesi improbabile e certamente lontana. Oggi, ciascuno sente che la guerra a breve scadenza è un'eventualità possibile. L'affermazione di non credervi suona come una vuota forma, risponde ad una speranza, non ad un convincimento, è una ripugnanza a dare per ammesso un male orribile piuttosto che la conclusione di un esame critico.

La Russia non commetterà un 'aggressione dichiarata né inizierà una guerra apertamente preventiva. Ma la sua azione di invasione politica, all'ombra di cannoni tenuti presenti o vicini, si rafforza e si completa ogni giorno. Essa domina fino all'Elba all'Ovest ed è in vista dell'Egeo al Sud. Polonia, Jugoslavia, Ungheria, Romania, Bulgaria sono Stati vassalli: i regimi che vi sono stabiliti sono infeudati alla potenza russa più ancora che legati dall'ideologia comunista: la bandiera comunista vi serve soprattutto a creare delle minoranze organizzate ed audaci che esprimono regimi fedeli. La Cecoslovacchia ha ancora una certa libertà, ma è una libertà del tutto condizionata. Tra poco il sistema dei satelliti ruoterà con un automatismo meccanico. Ciò significa praticamente aver portato le frontiere sovietiche in Europa, verso l'Ovest e verso il Sud, agli estremi limiti che si possono consentire prima di identificare il nostro continente con la Russia.

Dall'altra parte, l'America sembra considerare i suddetti limiti come insuperabili e mentre pensa a stabilire nella Ruhr la sua succursale industriale per l'Europa, identifica come capisaldi del suo cerchio di difesa o di assedio Grecia e Turchia e ne fa gli sbarramenti verso il vicino Mediterraneo.

Ho voluto ricordare questi fatti arcinoti nella loro Iinearità e come in definitiva sono ammessi da tutti gli ambienti responsabili pur sotto veli di diverso colore ma trasparenti. Essi infatti portano alla conclusione che le due forze hanno ormai ultimata, almeno sulla carta, la fase che potrebbe dirsi di avvicinamento. Non vi è più spazio per diversivi, non vi è più elasticità nelle direttive ormai troppo definite. Ecco perché è difficile prevedere concessioni e si attenua la speranza di un'intesa. Le due forze contrastanti sono a contatto: il meglio che si possa attendere è che rimangano immobili sulle linee di contatto. Ma per quanto tempo potrà durare questa immobilità?

Credo che giudizi di tal genere siano in verità nel cervello della grandissima maggioranza così a destra come a sinistra. Divergono le opinioni nel riconoscere, in un campo o nell 'altro, l'attaccante e l'attaccato; ma questi contrasti d'opinione, per profondi che siano, riguardano la responsabilità della situazione di oggi e di domani, non la sua diagnosi.

Nell'ombra oscura che si diffonde dal comune giudizio sulla situazione è naturale che un certo nervosismo pervada l'opinione pubblica. Ciascuno si dà a fare previsioni più o meno gravi, a seconda del temperamento e degli interessi in giuoco e si diffondono divergenti interpretazioni di fatti reali e voci difficilmente controllabili.

Generalmente si pensa che né l'uno né l'altro dei due blocchi oserà di partire a fondo spontaneamente. Si fa grande assegnamento non soltanto sull'immane responsabilità che si assumerebbe la parte che provocasse un conflitto, ma soprattutto, da un lato, sulla debolezza inglese e sulla ripugnanza dell'opinione anglo-americana per una guerra preventiva, datraltro lato, sul grado di preparazione della Russia per la quale lavorerebbe il non mai defunto «generale Tempo ». Su quest'ultimo punto è lecito avere maggiori dubbi perché, sulla carta, un'ipotetica azione di sorpresa potrebbe portare i russi assai lontano e le rive dell'Atlantico potrebbero essere raggiunte più facilmente oggi che domani; dopo di che sarebbe da vedersi -e manca qui ogni dato in proposito -se il tempo necessario per stringere d'assedio la «Fortezza Europa» (o Eurasia) sarebbe sufficiente a completare quella preparazione bellica e industriale sovietica che oggi è a ncora in piena fase di sviluppo. Più convincenti sembrano altri argomenti, come quello dell'enorme influenza che deriverebbe ai Soviet dall 'ascesa al potere dei partiti comunisti in alcuni Stati e come quello delle difficoltà economiche dell 'Europa che schiacciano anche l'Inghilterra e che riuscirebbero troppo pesanti alla stessa America: due argomenti questi che possono far sperare in un maturarsi spontaneo della situazione a favore della Russia.

Esclusa così un'attuale determinata volontà di attaccare tanto da una parte che dall'altra, il maggior pericolo è dato , secondo i più, dai punti di frizione (Grecia, Turchia, Iran). Specie nei Balcani , sono a contatto satelliti dove i dirigenti, anche per ragioni di politica interna e di prestigio personale, potrebbero più facilmente determinare un incendio: allora, ed è questa opinione diffusa negli stessi ambienti del Ministero degli esteri cecoslovacco, il fuoco potrebbe difficilmente essere domato o circoscritto.

Tra le difformi interpretazioni che si danno di avvenimenti certi vale la pena di ricordare, perché ci toccano da vicino , quell e relative alla ratifica sovietica dei trattati degli Stati ex nemici. Ben pochi pensano che si tratti di un cedimento, che arrivano a spiegare con il timore suscitato da un'azione americana per ricostruire il Giappone in funzione antirussa. I più giudicano che la ratifica sia stata deliberata per costringere gli americani a sgombrare il fronte nella Venezia Giulia, mentre i russi, facoltizzati a controllare le linee di comunicazione con l' Austria, potranno tenere, sotto questo titolo, in Romania e Ungheria, forze sufficienti a sostenere contro ogni eventualità i Governi locali ormai giunti al punto voluto di sovietizzazione. Il ritardo, che potè sembrare un rifiuto , a ratificare av rebbe consentito di sostenere il motivo giuridico per impedire il nostro ingresso all'O.N.U. e per dare una formale giustificazione al veto. Ora, chiusa la sessione del Consiglio di sicurezza , mentre potrà sostenersi l'incompetenza dell'Assemblea, la ratifica sarebbe divenuta il mezzo per allontanare le truppe americane e forse anche per togliere da un serio imbarazzo il partito comunista italiano. L'opposizione al nostro ingresso all'O.N.U. non avrebbe avuto motivo diverso da quello di eliminare un voto che si dubita sarebbe spesso favorevole alle tesi anglossassoni. Del resto l'ambasciatore Lange, che rappresenta la Polonia al Consiglio di sicurezza, mi diceva, pochi giorni fa, di essere perfettamente persuaso che la Russia avrebbe di buon grado accettato l'ingresso all 'O.N.U. di tutti gli ex nemici: ma di tutti insieme. È una questione di accaparramento di voti.

Ritornando alle interpretazioni dei fatti e alle voci correnti in ambienti autorizzati, ricorderò , per dare una idea della tensione del momento , la preoccupazione che destano nei circoli non comunisti le condizioni di salute del presidente Benes, considerato da tutti come uno dei maggiori ostacoli ad una sovietizzazione di questo Paese (vedi mio rapporto n. 2811179 del 7 febbraio u.s-)2 . Le condizioni del presi


dente sembrano di una certa gravità (si parla di una forma assai avanzata di diabete) e non gli consentirebbero per parecchio tempo una piena attività . Ricorderò ancora il nuovo trattato con la Romania, quello di amicizia che seguirà a quello culturale (vedi mio telegramma per corriere n. 017 del 3 settembre

u.s.)\ uno dei tanti trattati bilaterali tra i Paesi satelliti, anello di una catena che si prolunga nei Balcani contro il desiderio della Cecoslovacchia. Tra lo sventolio di bandiere e il clamore delle oratorie ufficiali si sussurra delle spaventose condizioni politiche ed economiche della Romania quali vengono narrate da numerosi profughi che attraversano proprio in questi giorni il Paese e confidenzialmente -ma veramente confidenzialmente -da alcuni membri della stessa delegazione. In questi mormorii si sente la nota del timore per il domani della Cecoslovacchia.

Tra le voci incontrollabili vorrei segnalare quella della preparazione bellica dell'esercito di Tito che sarebbe particolarmente accurata (si parla di un milione di armati e di armamento moderno per quanto eterogeneo). Questo esercito, in caso di conflitto, dovrebbe attraversare con la maggiore rapidità la pianura padana ed aprire la via per la Francia, così da consentire agli eserciti russi di prendere a rovescio la linea anglo-americana. Altra voce, che trova stranamente conferma in un'autorevole fonte polacca, è che la Russia farebbe largo assegnamento su truppe tedesche ricostituite sul suo territorio e su molti a lti ufficiali della Reichswehr. Si tratterebbe di circa due milioni di uomini e non soltanto del solito generale Paulus, che ora si vorrebbe destinato ad alta carica nella zona sovietica della Germania, ma di molti generali il cui numero si fa ascendere a un paio di centinaia.

Se mi sono dilungato in questi particolari è stato per gettare qualche sprazzo di luce sul giudizio che questi circoli dirigenti fanno della situazione internazionale.

La politica estera cecoslovacca non può essere che la conseguenza obbligata di questo giudizio. Massima cautela nei riguardi della Russia, specie dopo i rabbuffi (c'è chi dice le minacce) raccolti a Mosca nella visita dei primi di luglio (vedi mio rapporto n. 1188/685 del 14 luglio u.s.)4 e diligente cura per persuadere la grande vicina della fedeltà cecoslovacca e per conservare quanto più è possibile di indipendenza e di libertà. Le frasi: «ponte fra l'Occidente e l'Oriente» , «punto di incrocio e di vaglio delle due ideologie», «alleanza con la Russia, ma stretta amicizia con gli anglosassoni» suonano oggi arrischiate e presuntuose. Sembrano passate di moda .

Dunque la situazione internazionale generale getta la sua ombra sulla situazione particolare della Cecoslovacchia. Ancora è dalla valutazione dei pericoli cui questo Paese è esposto che deriva la tendenza a veder cupa quell 'ombra.

Prima che un nuovo conflitto militare, la Cecoslovacchia ha ragione di pensare all'eventualità dell'instaurazione di un regime ortodosso secondo le ideologie comuniste e più docile ai voleri russi , tale insomma da portare l'incontrastato dominio sovietico, anche in questa zona, a quell'estremo limite di espansione di cui si è detto. Non che vi sia, per ora, alcun fatto nuovo, né alcuna azione in svolgimento che debba portare a simile risultato. Ma è proprio la situazione generale, l'irrigidirsi ed il prepararsi dei Grandi e la coscienza della propria impotenza che hanno stabilito l'ambiente in cui un rivolgimento potrebbe scoppiare. Servono di dolorosa riprova o di monito la visita


Vedi D . 192.

dei cecoslovacchi a Mosca del luglio scorso, l'altera noncuranza del Governo russo che esige una condotta ossequiente di cui non dà le direttive e che tiene rigorosamente segrete le proprie intenzioni e le proprie mosse (vedi mio telegramma per corriere

n. 018 in data 3 settembre)5 , e soprattutto le condizioni dei Paesi vicini che costituiscono per i satelliti la regola di cui la Cecoslovacchia è ormai la sola eccezione.

Naturalmente, poiché il subitaneo sbocciare di nuove «volontà popolari» e la scoperta di complicati complotti importano, in questa parte del mondo, rivolgimenti non solo nel campo politico ma anche in quello sociale ed economico, così e il grado di tensione e le reazioni sono diverse a seconda delle situazioni personali e degli interessi di classe. Vi sono personalità politiche che già si domandano con inquietudine che cosa potrà accadere delle loro persone nella temuta eventualità, vi sono degli ambienti che giudicano in grave pericolo i loro residui averi e cercano ripari più o meno legali . D'altra parte vi sono altri uomini politici che sentono avvicinarsi l'attuazione delle loro aspirazioni e l'affem1arsi del loro potere, mentre le classi più umili restano per lo più indifferenti credendo di aver poco da perdere o poco da guadagnare. E sarebbe da aggiungere, come elemento turbativo, la situazione economica che desta non poche preoccupazioni e non solo negli ambienti di destra ma anche in quelli di sinistra, che hanno assunto, nella materia, la maggiore responsabilità. Qualcuno pensa che di fronte ad un'eventuale aumentare delle difficoltà, quei responsabili potrebbero farsi la mentalità dell' après mai le défuge.

È difficile dire se si esageri o no, perché se l'evento determinante è possibile esso dipende da cause lontane e complesse e perciò incontrollabili . È però un dato di fatto che un'apprensione qui esiste: se non è grave è diffusa. Ed altra cosa è certa e cioè che la popolazione nella sua stragrande maggioranza è attaccata alla libertà e all'indipendenza del Paese e che sente che libertà e indipendenza sarebbero compromesse, nonostante ogni parvenza, dall'avvento di un governo di tipo sovietico-balcanico od a nche polacco.

Dall'attuale tensione cerca di trarre vantaggio il partito di estrema sinistra sfruttando la prudenza degli avversari preoccupati di evitare il peggio e timorosi degli effetti di una reazione troppo vivace. Ma la resistenza non è venuta a cessare e così, ad esempio, il progetto comunista detto «dell'imposta sui milionari» (un nuovo tributo speciale da imporsi a soli 35 mila cittadini per sovvenire i fondi necessari ad aumentare i prezzi dei prodotti agricoli conferiti agli ammassi) è stato bocciato ieri dal Consiglio dei mini stri, avendo votato contro anche i socialisti democratici. È vero però che nella piazza principale della capitale, innanzi al palazzo del Rude Pravo, l'organo del partito comunista, un grande cartello viola il segreto delle votazioni e svela alla folla i vituperevoli nomi dei ministri opponenti.

Maggior pericolo che non i tentativi di sfruttamento della situazione a fini del partito, deriva dalla situazione slovacca. Il dissidio tra Boemia e Slovacchia non tende a comporsi e in questa piaga spandono il loro veleno rivalità di partiti, di ideologie e di nazionalismi . Pare quasi che molti si adoperino ad inasprire il male ed è mia opinione che questa tormentata questione potrebbe fornire un facile pretesto per un intervento estraneo. Si dirà che i pretesti si trovano facilmente, ma si potrebbe anche obiettare che non si lasciano perdere i migliori.


Se, dopo di avere allungato lo sguardo da Praga fuori dei confini cecoslovacchi, mi fosse permesso di farlo, vorrei giungere ad una conclusione di ordine generale.

lo non vedo già all'orizzonte il tragico pericolo di una guerra. Ma è certo che si sono andate accumulando da una parte e dall'altra (e sarebbe inutile qui perdersi nella ricerca e nella graduatoria delle responsabilità) le condizioni atte a favorire una conflagrazione. Ce n'è abbastanza per preoccupare .

Può la disgraziata Europa conquistare la sua pace? Può evitare di diventare il campo di nuove battaglie? Ad una sola condizione: che essa diventi una forza con la quale ciascuna delle altre due oggi in contrasto debba fare i conti. Per costituire questa forza è essenziale un senso di solidarietà tra i Paesi europei che può nascere soltanto dalla comprensione del pericolo tragico che corrono ed ancora essenziale è il primo aiuto, la spinta che non dovrebbe però dirigere la rotta.

Ma la solidarietà dovrebbe essere così forte da far dimenticare altri interessi meno vitali e soprattutto da conciliare due opposte necessità, quella del rientro della Germania nella famiglia europea e quella della difesa contro la sua aggressività. E ancora l'aiuto indispensabile per dare l'abbrivio all'economia dell'Europa dovrebbe essere abbastanza illuminato da non vincolare la libertà dell'intesa europea e da consentire la costituzione di un assetto sociale e politico democratico e libero tale da rendere inoffensive le ideologie che già impallidiscono sulle baionette. Certamente si tratta di difficoltà che appaiono insuperabili ma che si trovano sulla sola via che può portare alla salvezza.

Credo che tal via voglia seguire la politica estera italiana guidata da V.E. e se l'ho ricordata è soltanto per concludere che --a mio avviso -un'Europa in fase di sicura ripresa eserciterebbe un potere di attrazione fortissimo su questo Paese e sui Paesi vicini.

416 2 Vedi D. 460. 418 l Ques to rapporto veniva ritrasmesso con Telespr. 16/29 153/c. del 16 settembre alle ambasciate a Londra, Parigi, Mosca, Ankara e Wash ington, alle legazioni a Berna, Belgrado, Bucarest, Budapest, Sofia e Atene ~ alla rappresentanza a Vienna, con l'invito a comunicare gli eventuali commenti e osservazioni che la lettura del documento poteva indurre, «a lla luce delle rispel'tive particolari situazio ni ed in base agli elementi di giudizio di cui possono localmente disporre». 418 2 Vedi serie decima, vol. V. 41 8 3 Non pubblicato . 418 5 Non pubblicato.
419

L'ONOREVOLE CAMPILLJ AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR. )6] C.E. Parigi, 4 settembre 1947 1•

Come ho già riferito 2 , il principale risultato dell 'i ncontro fra Clayton ed il Comitato esecutivo è stato quello di porre sul tappeto la sorte della Conferenza di Parigi all'indomani della stesura del rapporto conclusivo.

Ho anche trasmesso il promemoria britannico contenente le idee di Sir Oliver Franks e del Governo di Londra al riguardo 3 .

Successivamente i membri del Comitato esecutivo venivano invitati dallo stesso Sir Oliver ad approvare delle aggiunte ai testi dei rapporti dei comitati tecnici con cui si veniva a consacrare il dissolvimento dei comitati stessi alla fine della presente

4!9 1 Manca l'indicazione della data di arrivo.


2 Vedi D. 4!0.


3 Non pubblicato.

fase dei lavori e la rimessa delle loro attribuzioni ai corrispondenti sottocomitati della Commissione economica europea. Solo per alcuni aspetti della «cooperazione europea», quali lo studio per le unioni doganali, le consultazioni in tema di liberalizzazione dei traffici, di convertibilità di valute e di produzione agricola e siderurgica, la proposta britannica esclude la possibilità di farli rientrare nel quadro della Commissione economica europea, mancando questa di organi appropriati, e prevede invece la formazione di organi dovuti all'iniziativa diretta dei Governi interessati, indipendenti da Ginevra, ma anche indipendenti dalla Conferenza di Parigi.

Secondo la tesi inglese pertanto: a) la Conferenza avrebbe termine con la redazione del rapporto finale salva la necessità per il Comitato esecutivo, assistito da taluni esperti, di recarsi a Washington per rispondere ai quesiti americani; b) fin dall'indomani della stesura del rapporto i comitati tecnici si scioglierebbero e, salve le eccezioni sopra indicate, la materia da loro trattata passerebbe alla Commissione economica europea. A questa il Comitato esecutivo da Washington dovrebbe rivolgersi in caso che le contestazioni americane richiedessero un riesame approfondito di qualche parte del rapporto o del suo insieme.

Ho ritenuto, di fronte a questa precisa presa di posizione, di indirizzare al presidente la lettera che unisco in copia 4 , lettera che ho letto alla seduta di stamane del Comitato esecutivo e sulla quale si è iniziata una discussione che continuerà domani.

Mi è parso indispensabile porre in rilievo due punti che hanno per noi una importanza essenziale:

a) il lavoro della Conferenza non può essere considerato finito con la redazione del rapporto finale. Questo di fatto non risponde agli interrogativi di Marshall, perché non è un piano di coordinamento economico europeo, ma semplicemente un insieme di piani economici individuali, fondati su criteri sui quali la Conferenza non ha voluto, e forse non poteva esercitare forma alcuna di sindacato. Tutta la cooperazione consiste in qualche platonico proposito di intesa per taluni speciali settori produttivi, e nella accettazione da parte di tutti di tagli globali apportati ai fabbisogni complessivi, tagli che, non essendo stati ripartiti, non rappresentano il risultato di un esame critico dei singoli piani produttivi. Può darsi che gli Stati Uniti non accetteranno il rapporto così com'è: e che occorrerà apportarvi delle modifiche se non proprio giungere, sotto la pressione americana, alla formulazione di un vero piano europeo. Riconoscere oggi al rapporto, come è stato redatto, il carattere di un programma europeo concordato, significherebbe per ogni partecipante avallare le richieste avanzate dagli altri, con la conseguente possibilità di vedersi applicata proporzionalmente la riduzione sull'assistenza complessiva quale verrà ultimamente decisa dagli americani.

b) la nostra situazione nei riguardi delle Nazioni Unite non poteva essere ulteriormente ignorata: non sembra ammissibile che l'ulteriore elaborazione di un piano europeo debba essere svolta per il tramite di organizzazioni delle quali non facciamo ancora parte indipendentemente dalla nostra volontà.


La proposta italiana consiste quindi:

a) nel non ritenere ultimato lo scopo della presente Conferenza fino a quando il piano Marshall non sarà stato approvato dal Congresso. Fino allora tutti gli organi della Conferenza dovrebbero rimanere disponibili per ogni ulteriore lavoro si rendesse necessario in conseguenza dei contatti con gli americani;

b) dopo l'approvazione dei crediti Marshall, essendo, come indicato dallo stesso Clayton, necessaria una organizzazione per seguire lo svolgimento del piano, ci si potrà valere degli organismi internazionali già esistenti in quanto essi rispondano allo scopo specifico del piano Marsl,lall, ed in quanto tutti i Paesi partecipi del piano siano rappresentati con piena parità negli organi stessi.

Debbo stasera incontrarmi con il presidente Franks per esaminare nostri rispettivi punti di vista.

Gli inglesi sembrano decisi ad insistere sulla loro tesi. Senza dubbio questa tiene conto della resistenza opposta specialmente dagli scandinavi a qualunque forma di continuazione della Conferenza oltre la redazione del rapporto: ma la tesi britannica potrebbe anche tendere ad inquadrare in un illusorio piano di cooperazione europea una richiesta di assistenza, che l'Inghilterra avrebbe difficilmente potuto presentare isolatamente agli Stati Uniti, ma della quale gli inglesi non intendono dare agli altri Paesi europei giustificazione alcuna.

Per mio conto intendo non recedere sull'inammissibilità di accettare gli organi della Commissione economica europea come mezzi attraverso i quali attuare la cooperazione europea fino a tanto che tutti i Paesi interessati non vi siano stati ammessi a pieno diritto. Quanto precede è in relazione con la notizia comunicatami stamane dalla delegazione inglese secondo la quale nei prossimi giorni, a seguito di intese dirette fra Franks e Myrdal, l'Italia e gli altri Paesi partecipanti che si trovano nelle sue condizioni verrebbero «invitati» a prendere parte ai lavori degli organi ginevrini sul piede di una sedicente parità «effettiva». Di fatto ci sarà concessa la posizione di semplici osservatori: con diritto cioè a parlare ma non di decidere.

Pregherei comunque V.E. di volermi confermare tali direttive 5 .

ALLEGATO

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

Roma, settembre 1947.

L'on. Campilli col suo rapporto 161 chiede che gli venga dato il benestare alle direttive da lui seguite nei confronti di alcune proposte fatte dal presidente della Conferenza.


419 s Vedi Allegato. 6 Il presente documento reca la seguente annotazione di Sforza: «Certissimo il zo punto. Il 1° anche ma risposta anglo-francese alle obiezioni americane può influenzare».

In sostanza l'o n. Campilli ha sostenuto con detto presidente (di nazio nalità brita nnica), contrariamente alle di lui proposte:

l) che la Confere nza non deve ritenere di aver esa urito il suo compito con la redazione del rapporto finale, che essa non deve sciogliersi , e che deve anzi conservare un suo o rgano permanente a Parigi;

2) che l'Italia no n può ammettere che la competenza di taluni comitati, una volta sciolti, passi all'organizzazione economica dell'O.N.U. , della quale non facciamo parte.

Se si vuoi ammettere che convenga all'Italia di mantenere in piedi una Co nferenza, la quale può essere di ostacolo acché i nostri rappo rti economici con l'America si svolgano direttamente, sia il primo che il secondo punto sostenuti dall'on. Campilli sono tecnicamente giusti. Non si deve però tralascia re di osserva re anzitutto che anche in questo setto re, di importanza particola re, la delegazione italiana ha assunto un punto di vista nettamente contrario a quello britannico ; e che il perpetua re un orga ni smo permanente della Contè renza può dare l'impressione che l'Italia sia favorevole al mantenimento di una divisione, sia pure ottica, fra Paesi eu ro pei.

Ciò stante ho l'o nore di chiedere a V.E. quale risposta debba darsi alla richiesta dell'on. CampiIli.

419 4 Non pubblicata.
420

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO D EGLI ESTERI, SFORZA 1

L. RISERVATA PERSONALE. Mosca, 4 sett embre 1947.

Ritengo sia ques to un momento opportuno per fa re a lei in via confidenziale -secondo le intese nostre prima della mia pa rtenza -il punto della situazione, senza far gira re un rapporto per i vari uffici ed ambasciate e con questa lettera vorrei trarre le conclusioni da quel che scrivo nel mio rapporto e nel mio tel espresso odierni, relati vi l'uno al veto della Russia alla nostra domanda all'O.N.U. , e l'altro al problema delle colonie2 .

La nostra situazione coi russi è dunque ---· come ripeto in quei rapporti decisamente catti va, e non credo vi sia alcun a abilità diplomatica , alcun a fo rza persuasiva che possa qui, allo stato attua le, modificarla dimostrando loro che avrebbero interesse a seguire una via diversa. Le avranno certamente segnalato l'interessante articolo su Foreign Affairs del mese di luglio, «Le ragio ni della condotta sovietica»; lo si attribuisce a Kennan, ed è una specie di es posizio ne ufficiosa del punto di vista statunitense nei riguardi della Russia. È un a analisi penetrante, che contiene a mio avviso un solo e fo ndamentale errore : la illusione di un mutamento di regime in Russia all a morte di Sta lin. Fra l'altro , l'a rticolo contiene pure una descrizione assai esatta ed acuta delle possibilità dei diplomatici


420 1 Copia in Archivio Brosio . 2 Vedi DD. 41 5 e 4 16.

accreditati presso questo Governo: possibilità assai limitate, se non sono sorrette da fatti massicci. È una descrizione che indica l'esperienza dell'autore, e vale per i diplomatici di tutti i Paesi.

Tornando all'argomento, mi pare chiaro che in questo momento i sovietici ci ritengono decisamente aggiogati al carro americano: le dichiarazioni di Zarubin a Carandini3 , quelle di Bogomolov a Quaroni4 , l'ostinato silenzio opposto finora ai miei passi qui, le puntate sempre più acri della stampa sovietica nei riguardi dell'Italia, tutto concorre a convincere di questo, senza lasciare dubbio alcuno. I russi ci ritengono, è bene notare, non solo economicamente ma anche politicamente legati agli Stati Uniti; sono convinti cioè che, vi siano o no espliciti formali patti, la nostra dipendenza economica avrebbe già prodotto, secondo l'insegnamento del materialismo storico, i suoi effetti politici. Praticamente ritengono cioè che, il giorno in cui gli Stati Uniti facessero loro la guerra, il che essi temono, l'Italia ed i suoi eventuali possedimenti sarebbero a disposizione loro per combattere la Russia. Questo delle basi, delle piattaforme, delle piazze d'armi è veramente l'incubo dei russi oggi: essi le vedono un pò dappertutto, e sono convinto che ne vedono una certamente in Italia.

Bisogna dunque domandarsi: che cosa vogliono i russi da noi? e che cosa dobbiamo volere e possiamo fare noi con loro? È curioso che un ambasciatore a Mosca debba porsi queste domande, come se non avesse a disposizione il ministro degli esteri sovietico, per chiedergli delle franche e leali spiegazioni: ma in realtà, queste franche e leali spiegazioni, nella tecnica della diplomazia sovietica, non vengono, e il diplomatico straniero, messo constantemente avanti al muro di una assoluta riserva di rispondere, di una totale impassibilità, è proprio costretto ad argomentare da studi e da indizi ciò che normalmente nei Paesi occidentali si può ricavare da dichiarazioni e da discussioni aperte.

Che cosa vuole la Russia: evidentemente, anzitutto, vorrebbe in Italia un bel governo di coalizione poggiato su una maggioranza di sinistra, e guidato dai comunisti verso una politica economica di indipendenza (ossia di quasi-autarchia), una politica interna di democrazia progressiva autoritaria, ed una politica estera di ossequio alla Unione delle Repubbliche. Questo è il suo ideale, ma non è realizzabile né ora, né, probabilmente, alle prossime elezioni e dubito fortemente che in tale caso saremmo lei od io a concorrere alla sua attuazione.

Poiché tale programma massimo è ben difficilmente attuabile, è disposta la Russia a comprenderlo, ed a ripiegare sull'accettazione di una politica estera ad essa non sgradita, svolta da un governo realmente indipendente? Malgrado l'enorme influenza dell'elemento ideologico sull'indirizzo della politica estera sovietica, malgrado l'intransigenza che i russi continuano a dimostrare nella loro posizione antiborghese, io riterrei che si possa rispondere di si, e che, in ogni caso, valga la pena di fare un ulteriore sforzo per controllare nel fatto se questo sia o non sia possibile.

Se questo si ammette, si deve pur riconoscere che la sola politica estera italiana, indipendente e nello stesso tempo non contrastante coi fondamentali


420 3 Vedi D. 219. 4 Vedi DD. 244 e 250.

interessi sovietici, è una politica di neutralità. Per politica di neutralità intendo una politica che garantisca alla Russia, in caso di conflitto, la non utilizzazione dell'Italia e dei suoi eventuali possedimenti come base di azione contro di lei . Ove non abbiano questa sicurezza, i sovietici avranno in caso di guerra l'interesse ad invadere immediatamente l'Italia (come il resto dell'Europa) non fosse che in via difensiva, anche e specialmente come mezzo di prevenzione contro l'impiego della bomba atomica. Se invece questa sicurezza avessero, potrebbero avere tutta la convenienza a non disperdere forze in Italia, quando sanno che il possesso dell'Italia , specialmente se non esteso alla Sicilia e alla Sardegna, ben poco aggiungerebbe alla loro possibilità di offesa contro le linee di comunicazione nemiche nel Mediterraneo. Può fare una simile politica l'Italia? Non dico ~intendiamoci bene ~ che la debba fare subito, proclamando da un giorno all'altro la sua neutralità: mi domando, se non le convenga opportunamente prepararla, saggiare il terreno, sentire se è possibile avere su di essa l'adesione russa, farne intendere la necessità agli Stati Uniti, valutare e vedere se con la dovuta prudenza essa possa rcalizzarla senza perdere del tutto il loro aiuto economico, e d'altro lato predisporre la sostituzione totale o parziale di quell'aiuto con discipline e con risorse interne ed estere.

Evidentemente l' Italia può seguire soltanto quattro linee di politica: o con la Russia , o di equilibrio, o di neutralità (isolata o nell'Europa), o con gli Stati Uniti.

Non può svolgere la prima, anche prescindendo da ogni ragione di politica interna, da ogni preoccupazione per quella difesa degli ideali occidentali di vita, nei quali lei ed io crediamo; giacché, se anche in Russia vi fosse il governo più liberale di questo mondo, sarebbe evidentemente una follia associarsi al meno civile e più debole contro il più civile e più forte.

Per politica di equilibrio intendo quella che ci riservi fino all'ultimo momento la possibilità di scelta fra la neutralità e la guerra nell'un campo o nell'altro; è un poco la nostra politica tradizionale, che ci ha cagionato e ci cagiona tanta diffidenza c così scarsi vantaggi. Io penso sinceramente che sia venuto per noi il momento di abbandonarla e di dimostrare al mondo che gli italiani sanno anche essere aperti c candidi: tutto sommato lo ritengo nel momento attuale più abile. Del resto, ad una simile politica di equilibrio nessuno crederebbe, perché nessuno penserebbe davvero ad una reale nostra libertà di scelta ideologica e politica al momento della crisi: sarebbe una scelta a soluzione obbligata, mancherebbe quindi allo scopo.

Viene poi la politica della neutralità: sulla cui forma giuridica non mi soffermo. Si possono a vverare qui tutte le sfumature, e bisognerebbe naturalmente cercare di coordinare la via scelta colla nostra futura posizione neii 'O.N.U.; ma non sono cose impossibili, quando si abbia chiaro in mente il fine da conseguire. Per me è la sola politica possibile, per la ragione decisiva che in caso di conflitto l' Italia sarebbe inevitabilmente occupata, la sua classe dirigente esiliata o spazzata, le sue ba si economiche e sociali sconvolte, prima che gli Stati Uniti potessero intervenire. Nessuno in Italia, credo, può e vuole assumersi una tale responsabilità; ma se si vuole tentare di evitare questo disastro bisogna chiarire la nostra posizione in tempo. È vero, può darsi che tale linea di condotta sia inutile e che l'invasione avvenga ugualmente; ma avverrà eventualmente in uno stato di spiriti diverso, e forse con diversi effetti; e quantomeno avverrà dopo che la classe dirigente italiana, avendo visto e tentato, avrà davanti alla storia le carte in regola.

Conosco la risposta: è una politica impossibile, perché ci priverebbe dell'aiuto economico dell'America, e quindi del pane e del carbone. Tanto varrebbe dire, allora, che noi siamo o ci sentiamo già impegnati a sostenere una eventuale guerra con gli Stati Uniti, per pure ragioni economiche, il che mi pare impossibile. E se ciò non è, perché non dirlo chiaramente? Perché rischiare la pericolosa politica di sottrarci all'ultimo istante? In verità, io penso che il popolo italiano, posto chiaramente di fronte all'alternativa fra il sacrificio economico e il più grave pericolo di invasione -sia pure lontano -saprebbe scegliere. Ed inoltre, poiché, ripeto, non penso ad una dichiarazione di neutralità improvvisa ed inconsulta, ma ad una politica di neutralità saggia e predisposta, ritengo che seguendola si potrebbero convincere gli stessi americani a riconoscerla, comunque a predisporre i surrogati economici del loro aiuto.

Tutto sommato, forse non hanno torto coloro che ad una politica non ben definita fra neutralità e blocco occidentale, preferiscono la quarta ipotesi, con un preciso impegno, segreto fin che si vuole, con gli Stati Uniti, per la immediata difesa della nostra frontiera orientale in caso di guerra. Non so come un tale impegno potrebbe essere tecnicamente, tempestivamente rispettato; ma è chiaro che se la situazione economica ci impedisse davvero una posizione di neutralità dovremmo almeno assicurarci la difesa da parte dei nostri alleati.

lo non so bene se su queste linee siamo pienamente d'accordo: direi di si, perché quando ella sostiene, come ha sempre sostenuto, che non vogliamo fare una politica di blocchi, o quando mi incarica di offrire ai russi lo stesso trattato che va negoziando con gli americani, altro non può voler dire, concretamente, se non che noi non entreremo in guerra né con gli uni né con gli altri, e difenderemo soltanto (non fosse che per l'onore delle armi) la nostra integrità territoriale. Se non avesse tale significato, pare a me che la politica di estraneità ai blocchi, riaffermata pure dal presidente De Gasperi nel suo forte discorso di chiusura alla Costituente, perderebbe molto del suo valore. Nel suo significato concreto essa può voler dire solo questo: noi vogliamo essere liberi di appoggiarci economicamente a chi ci pare, e politicamente non entriamo nell'orbita di nessuno, cioè non faremo la guerra con nessuno, né coi nostri uomini, né col nostro territorio.

Il più difficile, per me, non sta tanto nel scegliere la politica: sta nel vedere come propettarla ai russi, e se questi la comprendono e l'accettano. Finora noi abbiamo fatto -Quaroni ed io --continue, inutili avances sul piano economico. Abbiamo dato assicurazioni generiche di amicizia e di buona volontà sul terreno politico, di estraneità ai blocchi, ecc.

Tutto questo non ha soddisfatto i russi. Perché?

a) per la nostra politica interna: epurazione, nuovo Governo De Gasperi, rinascita di partiti quasi-fascisti, ecc.;

b) per la nostra politica economica entro la quale è dispiaciuta soprattutto ai russi la nostra adesione immediata, senza riserve, al piano Marshall;

c) per la nostra politica estera: i russi si stanno convincendo, a torto o a ragione, che noi come la Turchia e la Grecia stiamo diventando un anello della catena di basi militari europee antisovietiche.

Di questi tre ordini di ragioni: nulla possiamo fare sul primo. Abbiamo una Costituente, avremo delle elezioni, ci teniamo alla nostra libertà e non possiamo adottare una forma di democrazia regolata dall'alto. Possiamo invece, a mio avviso, con prudenza, fare qualcosa sul secondo e sul terzo punto, coordinatamente, e non senza chiedere a suo tempo gli opportuni compensi.

Come ho già accennato in miei precedenti rapporti, i russi hanno sempre respinto le nostre offerte economiche, dapprima perché non potevano , in seguito perché ci tennero per non amici. Dopo la Conferenza di Parigi, si sono convinti addirittura che essendoci noi fortemente impegnati con tutte le nostre risorse ad Occidente, la nostra offerta di collaborazione ad Oriente diventerebbe priva di ogni serietà. In altri termini, proposte di tal natura, dopo la Conferenza di Parigi, dovrebbero essere rifatte autorevolmente dal nostro Governo, con preciso mandato al suo rappresentante, precisando la natura e la misura approssimativa di ciò che possiamo dare , malgrado il piano Marshall.

Dal punto di vista politico, i russi hanno accuratamente raccolto sulla loro stampa tutte le voci più o meno fantastiche sulla creazione di basi militari in Italia, sulla permanenza delle truppe americane da noi anche dopo e malgrado la ratifica del trattato, sulle trattative per clausole militari nel trattato in corso di discussione con gli U.S.A ., ecc. ecc. Capisco che noi non siamo obbligati a smentire tutte le dichiarazioni della stampa sovietica , anche se sappiamo che è rigidamente manovrata dal Governo: ma possiamo e dobbiamo farlo, se crediamo di avere interesse a dissipare dubbi , ed a rigettare sui sovietici la responsabilità di una diffidenza ingiustificata . Dobbiamo farlo però in tal caso inequivocamente, specificamente, se vogliamo vincere quella profonda innata diffidenza russa , che lei conosce e della quale ha parlato così bene a Montecitorio .

Praticamente, io penso che una simile linea di condotta potrebbe essere realizzata così: con la esplicità autorizzazione del Governo , l' ambasciatore a Mosca (meglio, naturalmente, se munito di una lettera personale del ministro degli esteri) dovrebbe parlare direttamente con Molotov; prendendo lo spunto dalla avvenuta ratifica dei trattati e dalla nuova fase di rapporti politici che essa ha aperto, dovrebbe lealmente constatare che il declino di tutte le nostre offerte di collaborazione economica da p ar te dell'U.R.S.S. non può che essere indice di insoddisfazione politica, confermata da tutto l'atteggiamento della stampa sovietica. Dovrebbe aggiungere che, ferma rimanendo la libertà dell'Italia per quel che riguarda la sua politica interna secondo le regole democratiche e per quel che riguarda gli aiuti economici di cui ha bisogno, noi formalmente intendiamo dissipare ogni equivoco ed ogni sospetto dell 'U. R.S .S. su due punti: a) che i nostri rapporti cogli U.S.A. implichino un qualsiasi impegno politico o militare, o comunque ci obblighino a fornire basi militari agli U.S.A., il che non vogliamo: la nostra è un a politica di leale neutralità, tendente a facilitare in ogni modo l'accordo fra i due blocchi ma non mai ad aderire o ad appoggiare l' uno di essi in caso di conflitto; b) che la nostra offerta di collaborazione economica rimane ferma dopo e malgrado il piano Marshall , il quale non implica per noi alcun impegno politico, e che dalla misura della collaborazione economica della Russia e degli altri Stati est-europei dipenderà in notevole misura il grado in cui noi potremo rendere sempre meno unilaterali i nostri rapporti economici coll'estero e sempre più solida la nostra indipendenza politica.

In base a tali assicurazioni , si potrebbe domandare a Molotov se, ed in che forma, i sovietici sarebbero disposti a rispettare ed a garantire la neutralità italiana, nell'ambito si intende dell'O.N.U., dei trattati ecc.

È chiaro che se un passo simile si facesse , e non avesse risultato, ci porrebbe politicamente in una posizione inattaccabile; in tale ipotesi i russi sarebbero obbligati a fare delle controrichieste inaccettabili, o a rifiutare tacendo, e ci ridarebbero in tal modo una più che giustificata libertà di azione.

Potrebbe darsi infatti che i russi, malgrado un simile nostro passo, tacessero, rifiutassero in qualche modo più o meno elegante. In altri termini , è possibile che essi sperino ancora sull'esito delle prossime elezioni italiane, e di arrivare. attraverso il partito comunista , e sopratutto attraverso l'azione della Confederazione generale del lavoro, a trattare con un Governo veramente amico nel modo in cui essi lo desiderano. A mio avviso è un speranza infondata: ma tutto può darsi.

Inversamente, si potrebbe anche domandare da parte nostra se un passo quale quello da me proposto non avrebbe maggiore possibilità di successo dopo una elezione che mandasse al potere un Governo democratico e non filocomunista, che si presenterebbe allora ai sovietici con maggiore autorità, e senza speranza per loro di una migliore alternativa. A mio avviso questa seconda considerazione non esclude la opportunità di tentare ora: perché non sappiamo come la situazione internazionale si svilupperà nel frattempo , ed il passo di oggi non impedirà al nuovo Governo di domani di ripeterlo, eventualmente con maggior successo, se crederà. Per intanto, la situazione coi russi è cattiva oggi, ed è oggi che si deve tentare di migliorarla , se lo si ritiene possibile.

Le mie proposte non sono dettate da impazienza, né dal desiderio di sfruttare fino all 'ultimo le speranze di un successo immediato ; lontanissimo da me ogni pensiero di tale natura. Ella mi dà l'esempio di anteporre ad ogni altra la preoccupazione delle sorti del nostro Paese e della civiltà. Sono per ciò disposto ad attendere, e mi rendo conto che l'attesa e il tempo possono qualche volta giovare, ma non posso farlo senza esprimere chiaramente il mio pensiero, e cioè: che solo sulle linee da me indicate si può tentare oggi di chiarire e di migliorare i nostri rapporti coi sovietici, aprendoci la strada per chiedere con qualche probabilità di successo l'appoggio russo per le colonie, maggior comprensione per le riparazioni , talune revisioni del trattato, ecc .

Se un tale tentativo non si ritiene conveniente e possibile ora, non rimarrà qui che svolgere, in condizioni delicate, una attività di attesa e di osservazione: che può avere, indubbiamente, la sua utilità. Ogni altro passo finirebbe per svalutare il rappresentante peggiorando , anziché migliorando, l'atmosfera personale di fiducia e di rispetto che è indispensabile riservare e potenziare per l'avvenire.

Prima di chiudere questa ormai troppo lunga lettera, vorrei preoccuparmi di due naturali obiezioni. La prima è che le mie preoccupazioni di sacro egoismo non terrebbero conto della funzione europea dell'Italia: la neutralità può realizzarsi solo nell'Europa, l'Italia non deve isolarsi, perché sarebbe schiacciata.

Ho già esposto altre volte quale è il mio punto di vista al riguardo: il cammino dell'unità europea è lungo e difficile, non dobbiamo sacrificare ad esso l'altro più facile e più sicuro della neutralità isolata. Questa non impedisce quella : anzi la facilita. Una Italia neutrale non potrà concorrere che ad una Europa neutrale, dissipando molti dubbi, specialmente sovietici. Una Italia che si agita per l'Europa quando grava su di lei un sospetto di parzialità filoamericana, non può che rendere sospetta la stessa costruzione europea. Quest'ultima, del resto, non potrà farsi che a tappe: prima accorreranno accordi bilaterali, intese politiche ed economiche parziali, poi si arriverà eventualmente ad accordi più vasti. Il bollettino radio inglese di oggi dà notizia di un progetto di unione doganale itala-francese: fosse vero! Ma la prima tappa di questo processo può essere, e direi deve essere, la neutralità italiana.

L'altra obiezione è ch'io parlo un po' troppo di guerra. Ma in verità non so come si possa fare politica estera senza parlarne, tanto più nel mondo attuale così gravido di incognite. Senza essere affatto allarmista, ogni uomo che ragioni non può escludere la possibilità di un guerra nell'attuale situazione: potrà essere più o meno prossima o lontana, ma è almeno altrettanto probabile quanto la pace.

Ieri, discorrendo confidenzialmente, come scrivo a lei, col generale Smith dopo avere parlato con lui delle nostre ex colonie, ed essendo scivolati sui soliti argomenti d'ordine generale, naturalmente mi disse che la Russia non voleva la guerra perché sapeva che l'avrebbe perduta; e che gli Stati Uniti a loro volta non l'avrebbero mai iniziata. Però, gli ho obiettato riferendomi all'articolo attribuito a Kennan, sia voi sia i russi aspettate il crollo dell'avversario: e questo crollo a mio avviso non avverrà né da una parte né dall'altra. Posto che il conflitto c'è, come si risolverà?

È vero, mi ha risposto Smith, neppure io credo al crollo del regime russo, ma non è questo che gli americani attendono: è un cambiamento della loro politica estera.

Ma non credete che questo cambiamento sia altrettanto difficile?

È esatto: altrettanto difficile, quasi impossibile.

E non siete forse d'accordo con me che le guerre scoppiano sempre senza che si sappia chi le ha realmente volute? Solo quel pazzo di Hitler ha potuto volere deliberatamente la guerra che lo ha liquidato.

Non credo che neppure Hitler -mi ha replicato -abbia voluto deliberatamente la guerra mondiale: si è sempre illuso di evitarla. E ora nemmeno i russi vogliono la guerra, ma creano situazioni dalle quali la guerra può scoppiare.

Poco prima il generale Smith mi aveva detto chiaramente che gli Stati Uniti erano seriamente preoccupati del dilagare dell'insurrezione partigiana greca, e che non avrebbero mai permesso che quel Paese fosse preda di una invasione comunista larvata sotto la forma della guerra civile: ciò avrebbe significato la guerra.

Ecco come, dalla onesta e sincera dichiarazione che i due maggiori interessati non vogliono la guerra, si può passare all'ammissione chiara, che tuttavia la guerra non è affatto da escludere. Forse è solo questione di tempo: e il miglior modo di tentare di evitarla non credo sia il parlarne, ma il denunciarla sempre, rifiutando chiaramente il proprio concorso.

Ecco che ho finito. Le chiedo vivamente scusa se ho approfittato della sua fiducia e bontà verso di me, esponendole personalmente e in modo del tutto confidenziale, e per giunta un poco affrettato, alcune riflessioni, frutto dell'esperienza di questi primi sei mesi di soggiorno a Mosca. Credo che veramente, a questo punto, valesse la pena di rivedere la situazione tentando di delineare un programma chiaro di azione per il prossimo avvenire, per il prossimo mverno, approssimativamente.

Non so se lei avrà tempo e intenzione di rispondermi per iscritto; eventualmente potrebbe anche essere fruttuosa, se lei ritiene opportuna, una mia breve scappata in Italia, per precisare verbalmente le opinioni e dire anche quello, che sarebbe troppo lungo scrivere. In tale caso, questa lettera sarebbe utile come base di partenza per facilitare l'esame della situazione, e per le sue definitive decisioni. In ogni caso mi sarebbe assai gradito conoscere il suo pensiero, e perciò attendo sue cortesi comunicazioni.

421

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 12033/611. Parigi, 5 settembre 1947, ore 21 (per. ore 7 del 28).

Alphand mi ha detto 1 che non può ancora precisarmi data in cui potrà essere firmata prossima settimana dichiarazione unione doganale poiché non si sa ancora quando Bidault sarà di ritorno. Governo francese desidera inoltre lasciare qualche giorno a Benelux per risposta.

Da impressioni riportate presso questi ambienti belgi olandesi non mi sembra molto probabile che risposta sarà positiva: certamente sarà molto meno impegnativa nostro progetto.

Circa firma contemporanea Parigi Roma Alphand mi ha detto che Governo francese non ne vede ragione. A mia osservazione che si trattava proposta francese, mi ha detto che si trattava idea personale Drouin, che non aveva trovato approvazione sfere superiori. Francesi osservano:

l) tratterebbesi procedura che fin qui non è mai stata usata;

2) fatto che Governo italiano abbia incaricato Campilli firmare significa che noi intendiamo unione doganale nel quadro piano Marshall, il che corrisponde anche intenzioni francesi: soprattutto sotto questo punto di vista firma contemporanea a Roma appare superflua.

Ho insistito presso Alphand facendogli rilevare che firma anche a Roma aveva importanza significato politico: mi ha detto che avrebbe riferito mie considerazioni SUOI capi.

Ha poi protestato per annuncio dato da Roma circa firma dichiarazione facendomi osservare che esso era in piena contraddizione con impegno segreto da noi assunto con Bidault. È mia impressione tra l'altro che resistenze francesi firma contemporanea Roma sono (ripeto sono) anche dovute risentimento per questa comunicazione che stampa francese ha riportato come fatta personalmente da V.S.


421 1 Risponde al D. 412.
422

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 12117-12118/724-725. Washington , 6 settembre 1947, ore 20 ,46 (per. ore 14 del 28 ) .

Mio segreto 720 1•

Risulta in via confidenziale che Dipartimento Stato ha ricevuto telegramma da Dunn relativo nuova nota di V.E. ribadente nostra tesi unità inscindibile tutte clausole per Venezia Giulia in applicazione trattato. Dipartimento ha chiesto ripetizione telegramma giuntogli incompleto, ma decisione anglo-americana presa da molti mesi rimane ferma quale indicata mio rapporto 22462 . Cessione alla Jugoslavia parte zona A assegnatale, come del resto esecuzione altre clausole territoriali , avrà inizio, salvo imprevisti contrattempi, entro quarantotto ore entrata vigore trattato. Ciò, nonostante tuttora mancata demarcazione provvisoria confine tra Territorio Libero e Jugoslavia. Consiglio sicurezza O.N.U. riesaminerà settimana prossima questione nomina governatore Trieste ma prospettive esito sono qui considerate molto scarse: verrebbe pertanto applicato nel frattempo art. 1° dell'allegato settimo.

In sostanza anglo-americani ritengono dover dal canto loro applicare in buona fede trattato e presumere analoga esecuzione da parte Jugoslavia, salvo prendere misure in caso evidente violazione da parte Governo Belgrado (passi diplomatici ; ricorso a Consiglio sicurezza, a suo tempo sospensione riparazioni) 3 .

Truppe anglo-americane si ritireranno subito gradualmente da linea Morgan a linea demarcazione provvisoria, mentre inizierà suoi lavori Commissione ita1o-jugoslava di cui art. 5 trattato. Per quanto concerne contestazione presso Gorizia americani ed inglesi si ritireranno «sino a precisa linea prevista da trattato secondo interpretazione Governi Stati Uniti e britannico»: tale interpretazione, secondo Dipartimento di Stato, coinciderebbe con quella italiana della «linea francese». Ove contestazione non fosse solubile a mezzo trattative dirette con eventuale amichevole intervento anglo-americano, non resterebbe che applicare art. 86.

Dipartimento telegraferà istruzioni in proposito Dunn. Anglo-americani informerebbero dettagliatamente ed ufficialmente di quanto precede Governi Roma e Belgrado solo tre giorni prima data deposito ratifiche dei Quattro4 .



2 R. 7786/2246 del 31 maggio, non pubblicato.


3 I seguenti due capoversi furono ritras messi a Londra con T. s.n.d. 13412/378 dell'I l settembre, con il quale, informando circa un passo verbale inglese presso il Governo italiano per consigliare di accettare com e confine itala-jugoslavo provvisorio la linea della Supervisory Commission, Fransoni scriveva: « Pa sso verbale inglese appare in netto contrasto con comunicazione Washington che parlando anche di truppe britanniche lasce rebbe intendere trattarsi di decisione comune dei due Governi. Senza accennare a comunicazione americana prego pertanto V.S. di voler accerta re il più poss ibile quali siano reali e definitive intenzioni codesto Governo». Per la risposta da Londra vedi D. 454.


4 Per la risposta vedi D. 445.

422 1 Del 5 settembre, riferiva in merito alla data di deposito delle ratifiche .
423

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 12129/726. Washington. 6 settembre 1947, ore 21,30 (per. ore 13,45 del 7).

Suoi 504 e 510 1•

Ho riferito con rapporto 2308 2 circa contatti con Dipartimento Stato per stabilire linea condotta O.N.U. Riassumo:

l) Viene attualmente esaminata possibilità peraltro molto ipotetica riesame domanda ex nemici da parte Consiglio sicurezza subito dopo deposito ratifiche Quattro. Mancano sicuri elementi giudizio circa propositi russi che potrebbero essere a noi contrari mentre americani sono tuttora molto riluttanti ammissione tre Stati Europa orientale.

2) Inoltre si sta studiando col Dipartimento di Stato migliore procedura affinché, venendo meno ipotesi precedente, Assemblea eventualmente possa al più presto discutersi e votarsi a grande maggioranza raccomandazione urgente al Consiglio di considerare subito nostra domanda forse con altre e riferire Assemblea. Naturalmente anche tale caso occorre considerare possibilità veto russo Consiglio.

Riferirò al più presto circa successive eventuali fasi (iniziativa revisione trattato attualmente qui in serio esame ecc.).

Con riferimento telegramma n. 504 sottopongo V.E. , ove ritenesse del caso, opportunità svolgere nuovi passi confidenziali presso Stati a noi favorevoli perché appoggino raccomandazioni di cui punto secondo quando questione verrà Assemblea.

424

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 121141197. Rio de Janeiro , 6 settembre 1947, ore 21 ,45 (per. ore 8,30 del 7) .

. Mio telegramma 192 1 . Non ho mancato intrattenere opportunamente segretario generale secondo direttive impartitemi con te)espresso 26511 del 22 agosto u.s. 2 .



2 Vedi D. 417. 424 1 Del 29 agosto, riferiva su coUoqui con esponenti argentini relativi all'opportunità di ottenere l'appoggio del Bra sile all'azione che l'Argentina si proponeva di svolgere in sede O.N .U. a favore dell'Italia. 2 Vedi D. 369.

Ambasciatore Accioly pur riservandosi riferire al mm1stro Fernandes mi ha fatto intendere che nota particolare situazione Brasile nei confronti trattato, qui ancora non ratificato , renderà difficile che nella prossima riunione O .N .U . delegazione Brasile possa svolgere concreta azione secondo iniziativa Argentina.

Ha tenuto peraltro ripetermi assicurazione che atteggiamento generale Brasile nei riguardi Italia sarà improntato a sentimenti amichevole comprensione e simpatia e si manifesterà secondo opportunità che presenteranno le contingenze.

In corso colloquio ho espresso ringraziamento per l'appoggio datoci sulla questione ammissione O.N.U. (telegramma ministeriale 12567)3 .

Particolare posizione Brasile di fronte trattato e nota atmosfera Brasile-Argentina sembrano consigliare opportunità lasciare piuttosto che fra le manifestazioni Paesi americani circostanze inducano Brasile inserire qualche sua spontanea manifestazione a noi favorevole.

Continuo seguire questione riservandomi riferire dopo il colloquio con Fernandes finora impegnato conferenza e visita Truman4 .


425 .

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

FoN . s.N.D. 12125/614. Parigi, 6 sett embre 1947, ore 23.

Seguenti Nazioni hanno fatto finora conoscere, tramite rispettivi delegati, loro decisione partecipare costituzione gruppo studio per questioni relative unione doganale: Italia, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Irlanda, Portog;allo, Grecia , Turchia. Assenti Norvegia, Svezia , Islanda, Damimarca, Svizzera. E stato concordato che dichiarazione, cui testo è già in possesso codesto ministero, venga diffusa in ogni capitale interessata venerdì 12 corrente.

Per non diminuire valore contemporaneità annunzio, sarebbe opportuno ch e notizia venisse mantenuta riservata fino data convenuta. Lunedì prossimo verrà concordato a quali Stati affidare compito diramare inviti , testo lettera invito, data presumibile e luogo prima riunione gruppo.

423 1 Vedi D. 394. Con T. s.n.d. 12947/510 del 1° settembre Sforza aveva comunicato quanto segue: «In seguito approvazione sovietica trattato di pace e tenuto conto imminenza deposito ratifiche, sarebbe estremamente utile, anche agli effetti procedurali connessi, conoscere attuale pensiero Dipartimento Stato su questione nostra ammissione O.N.U.».
426

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T . 13219/519. Roma, 7 settembre 1947, ore 2.

Abbiamo seri motivi di ritenere che qualora nostra domanda ammissione

O.N.U. fosse ripresentata, sia in sede di Consiglio che in sede di Assemblea, ogni



4 Il 23 settembre Martini riferì le assicurazioni del segretario generale Accioly, da lui incontrato in assenza del mini stro Fcrnandes, che il Brasile avrebbe continua to a « seguire nostra posizione con comprensio ne e simpatia>>(T. 12965/208 del 23 settembre).

tentativo di isolare discussione sul nostro solo caso, sarebbe destinato insuccesso . Nostri sforzi dovrebbero tendere ottenere una posizione comune delle Grandi Potenze su problema ammissione Stati ex nemici anziché cercare di forzare la mano ad alcuni di essi in nostro favore.

È quindi sul terreno politico che occorrerebbe cercare raggiungere formula compromesso poiché vi è motivo credere che opposizione sovietica -in caso di irrigidimento delle Potenze occidentali contro ammissione Stati ex nemici -si aggraverebbe trasformandosi da questione di procedura in più seria questione di valutazione politica di fondo. Articolo Pravda in occasione ratifica russa già accenna quali potrebbero essere argomenti speciosi di cui si avvarrebbe delegazione sovietica contro di noi.

V.E. potrebbe prospettare che ammissione in blocco Stati ex nemici sostenuti da

U.R.S.S. potrebbe anche e soprattutto essere interpretata da quei Governi come gesto di simpatica comprensione mentre nuova opposizione delle Potenze occidentali non avrebbe altro effetto che accentuare sempre più loro subordinazione all'U.R.S.S.

D'altro lato ammissione O.N.U. di codesti Stati o anche di uno di essi non solo avrebbe vantaggio allargare sempre più universalità detta organizzazione, ma permetterebbe ad essi intervenire nelle grandi discussioni internazionali con effetti che lentamente potrebbero far breccia nella assoluta dipendenza in cui attualmente si trovano provocando imponderabili evoluzioni politiche che un giorno potrebbero dare frutti.

Mentre rimango in attesa risposta mio telegramma n . 51 O1 circa possibilità procedurali, prego V.E. volermi far conoscere d ' urgenza sua opinione personale, eventualmente corroborata da impressioni derivanti da contatti riservatissimi, quale potrebbe essere reazione americana ai suggerimenti basati sulle considerazioni di cm sopra.

Tali informazioni mi sono necessarie prima intraprendere il passo di cui trattasi non solo costà ma anche a Londra e Parigi 2 .

424 3 Del 22 agos to, non pubblicato.
427

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, BROSIO, A PARIGI, QUARONI, E A W ASHINGTON, T ARCHIANI, E ALL'INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. 13223/c. Roma, 7 settembre 1947, ore 10.

Strumento ratifica trattato è stato firmato stamane da presidente della Repubblica e viene trasmesso ambasciata Parigi con istruzioni procedere suo deposito Quai d'Orsay contemporaneamente alle quattro Potenze nel giorno che sarà da esse stabilito.


426 I Vedi D. 423, nota l. 2 Per la risposta vedi D. 446.

Prego informarne codesto Governo riferendo telegraficamente se esso concorda su detta procedura che, riteniamo, non dovrebbe suscitare obiezioni 1 .

428

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. SEGRETO URGENTE 8033/2340. Washington, 7 settembre 1947 (per. il 16).

Riferimento: rapporto segreto di questa ambasciata n. 7786/2246 del 31 agosto u.s. 1 .

Ho l'onore di far seguito al mio rapporto surriferito relativo alla improvvisa ratifica dei trattati di pace da parte del Governo sovietico, alle induzioni qui fatte ed alle prime misure esaminate dal Dipartimento di Stato in relazione alla entrata in vigore del nostro trattato.

Coi miei telegrammi del 32 e del 5 corrente 3 ho segnalato l'iniziativa americana per il simultaneo deposito delle ratifiche il 15 settembre: iniziativa evidentemente ispirata anche dal desiderio di sgombrare il terreno dalla questione dei trattati prima dell'apertura dell'Assemblea generale dell'O.N.U., in modo da rendere più libera e spedita la possibile azione per la nostra ammissione fra le Nazioni Unite. Ho riferito del pari l'accettazione inglese, con la nota riserva della necessità di un preavviso di una settimana per i provvedimenti da predisporsi dalle autorità militari.

Si è appreso poi questa sera da ulteriori contatti con competenti funzionari del Dipartimento che era pervenuta l'adesione della Francia. Manca peraltro qui ancora ogni notizia circa l'eventuale accettazione della data del 15 da parte del Governo sovietico. Quest'ultimo avrebbe dovuto ricevere da un paio di giorni la proposta americana, ma l'ambasciatore Smith non aveva ancora telegrafato circa i passi compiuti. Ad ogni modo si penserebbe qui che, nonostante la riserva inglese, si potrebbe attendere sino al lO corrente una risposta affermativa russa, prima di procedere alle consultazioni necessarie per la scelta di una nuova data, con conseguenti nuove incertezze.

Si mancava questo pomeriggio al Dipartimento anche di notizie circa il deposito delle ratifiche dei quattro Stati ex nemici dell'Europa orientale, deposito che, come è noto, dovrà avvenire a Mosca. Questi depositi sono di ovvia importanza per nm,




2 T. s.n.d. 11970/715, non pubblicato.


3 Vedi D. 422, nota l.

stante anche la nota interpretazione sovietica dell 'articolo 90 del trattato (mio telegramma n. 180 del 9 marzo u.s.)4 , che apparirebbe ribadita nella nota del luglio scorso all'ambasciata britannica a Mosca (mio telegramma del 29 di detto mese) 5 .

Ho telegraficamente riferito stasera 6 le dettagliate notizie avute al Dipartimento, in via del tutto confidenziale, circa le misure predisposte dalle autorità militari anglo-americane per l'immediata esecuzione delle clausole territoriali nella Zona A della Venezia Giulia. Le nostre ripetute insistenze, sulla base delle varie note e comunicazioni indirizzate dal Governo a codesti ambasciatori britannico ed americano, non sono purtroppo valse a modificare le anzidette direttive . Londra e Washington si fanno illusioni che applicando alla lettera, per parte loro, le disposizioni del trattato per le cessioni territoriali alla Jugoslavia, il Governo di Belgrado venga posto «en demeure» di eseguire, dal canto suo, con pari buona fede , i propri obblighi quanto alla parte della Zona B compresa nel Territorio Libero di Trieste. Alle nostre osservazioni ed alle nostre proteste, imperniate sulla tesi del tutto unico ed inscindibile delle disposizioni del trattato relative alla Venezia Giulia, è stato oggi ancora risposto dai competenti funzionari del Dipartimento che, in caso di malafede ed ostruzionismo jugoslavo, si passerà alle successive misure del caso: ossia passi diplomatici di protesta, deferimento della questione al Consiglio di sicurezza (dove poi Gromyko penserà lui a prendere le difese dei suoi alleati, magari con il pretesto della mancata consegna dei pretesi criminali di guerra e Quislings vari!). Ci si è accennato anche a possibili rappresaglie mediante la sospensione, a suo tempo, delle riparazioni acquisite dalla Jugoslavia. Comunque non sembra si possa far altro che continuare ad insistere nella nostra tesi e nelle nostre proteste perché Tito possa decidersi a far onore agli obblighi accettati ed ora solertemente ratificati. Quando oggi si è fatto rilevare a competenti funzionari del Dipartimento che la data stabilita (tre giorni prima del deposito delle ratifiche dei Quattro) per la notifica ufficiale dei provvedimenti decisi sembrava troppo tardiva, ci è stato risposto cortesemente che si volevano evitare troppe discussioni e proteste del Governo di Belgrado. Ciò che ovviamente, seppure taciuto, vale anche per Roma.

L'immediatezza dei trapassi territoriali non può non applicarsi anche alla regione di Briga e Tenda ed alle altre zone da incamerarsi dalla Francia. Anche di tale dolorosa questione non si è mancato di parlare in queste ultime settimane col Dipartimento. Ci è stato rilevato dagli interlocutori americani che questa ambasciata di Francia aveva ripetutamente alluso a conversazioni o trattative in corso tra Parigi e Roma per rivedere amichevolmente le relative clausole del trattato ed all'intenzione del Governo Ramadier di porre molto balsamo su queste penose ferite. Al che si è dovuto rispondere che non ne sapevamo nulla. Inoltre il Dipartimento mostrava negli scorsi giorni di annettere ora importanza al plebiscito per quelle zone sotto il controllo della Corte di giustizia dell' Aja, annunziato da Bidault alla Camera francese. Ci è stato detto che, in caso di soprusi e brogli elettorali, le nostre proteste sarebbero state considerate con la maggiore cura dal Governo americano: c'era sempre il rapporto degli esperti, che avevano eseguito il sopralluogo l'anno scorso



5 T . s.n.d. 10227/580, non pubblicato.


6 Il rapporto è stato scritto la sera del 6 settembre. Vedi D. 422.

per incarico del C.F.M., e che avevano constatato che i sentimenti delle popolazioni erano bien melangés. E questo rapporto costituiva sempre una base attendibile per nostre eventuali contestazioni per un plebiscito fraudolento .

Da parte nostra, non si è mancato in queste conversazioni di porre in luce, oggi ancora, le recenti notizie della stampa e dell'Ansa sull'attaccamento dimostrato all'Italia da quei valligiani (spontanea presentazione alle armi delle reclute ; dichiarazioni di sindaci). In risposta, ci è stato però accennato a notizie qui pervenute di esodi verso l'Italia di parte di quelle popolazioni, con amichevole richiamo all 'opportunità che gli elementi a noi fedeli restassero invece sul posto e partecipassero, senza timori e con coscienza di italianità, al plebiscito.

Onoromi, ad ogni buon fine, richiamare su quanto precede l'attenzione di V.E.

Nel mio rapporto surrifetito ho accennato alla insoluta questione del governatore di Trieste ed agli ovvi nuovi tentativi per cercare di risolverla. Dopo una lunga inazione dal luglio scorso, nel pomeriggio del 5 corrente, si è adunato in seduta segreta il Sottocomitato dei Tre (composto di un delegato australiano, un colombiano ed un polacco), nominato dal Consiglio di sicurezza per esaminare le varie candidature e presentare un rapporto. Secondo le prime notizie potute avere, il Sottocomitato ha preso visione di due nuovi candidati proposti al Consiglio dalla delegazione inglese: ùno svizzero (contro il quale si è immediatamente pronunziato il delegato polacco) ed un avvocato norvegese, che non ha destato obbiezioni lì per lì. (Si ignorano sin'oggi i nomi dei due personaggi, né il Dipartimento di Stato li conosceva ancora né att1ibuiva ad essi importanza, sicuro che sarebbero stati scartati). Il Sottocomitato, proseguendo il suo lavoro di Sisifo, ha poi elencato in due liste i candidati contro i quali era stato già pronunziato un «veto» e gli altri. Sulla seconda lista dei non vetati sono rimasti solo cinque nomi: tre latino-americani, l'ex ministro Fernandes del Cile, il signor Padilla Nervo del Messico, membro della delegazione del suo Paese presso l'O.N.U., l'ex ambasciatore del Perù a Washington Prado che ora fa affari a New York; un belga, l'ex governatore di colonia e ministro Buisseret (che sarebbe favorevolmente noto all'an. Nitti), nonché l'ancora ignoto avvocato norvegese suindicato. Questi cinque superstiti, od almeno i quattro noti sono attualmente considerati al Dipartimento di Stato come impari all'arduo compito cui aspirano, benché si abbia simpatia per Fernandes e Padilla Nervo.

Il Sottocomitato tornerà a riunirsi nel pomeriggio di lunedì 8 onde preparare il rapporto per il Consiglio di sicurezza. Questo, rientrato dalle ferie il 9, riesaminerà in seduta segreta la questione in uno dei giorni successivi. In tale occasione, dopo che -come il Dipartimento ritiene molto probabile -sarebbero respinti i candidati ora superstiti, verrà presentato il nome della personalità svizzera già nota a codesto ministero (telegramma 538) 7 . Nel tentativo di creare la migliore possibile atmosfera a tale candidatura, gli americani , e sembra anche gli inglesi , stanno facendo passi presso Parodi affinché sia lui a presentarla. Ciò per rimuovere le possibili obbiezioni pel fatto che il candidato ebbe a rappresentare il suo Paese a Yichy dopo Parigi. Il fatto che egli sia stato un convinto sostenitore della ripresa dei rapporti diplomatici tra la Svizzera e l'U.R.S .S. potrebbe forse addomesticare


l'opposizione di Gromyko. Il Dipartimento però no n ne nutre molta fiducia e sconta già che il delegato sovietico voterà contro chiunque non sia proposto da Mosca.

Il Dipartimento fa mostra quindi di rassegnarsi ad un perdurare, forse per vario tempo, salvo imprevisti, di una mancanza di un governatore a Trieste. Il comandante della guarnigione anglo-americana -che sarà, come certo noto a codesto ministero, il generale inglese Airey -ne farà le veci, in base alle disposizioni dell'art. l dell'annesso VII del trattato. In sostanza, si pensa qui che trovandosi a Trieste le autorità militari anglo-americane nella posizione, per così dire, di « beati possidentes », i russi finiranno un bel giorno col consentire alla nomina di persona confacente. Il che evidentemente non è sicuro.

Nel rapporto già citato ho già rilevato l'opinione, qui diffusa ed attualmente molto accreditata, che all a subitanea ratifica sovietica non fosse estraneo l'annunzio che le truppe americane sarebbero rimaste in Italia per vario tempo.

Al riguardo, riporto, per debito d'ufficio, una impressione confidenziale del primo segretario di codesta ambasciata americana, Page, che travasi qui per seguire un corso di qualche mese al War College. Questi ha detto, inter pocula, che tanto Mosca quanto Belgrado sarebbero state molto impressionate dalle recenti notizie di ingenti quantitativi di petrolio esistenti nel sottosuolo della Valle Padana. Page ha aggiunto che, secondo i giudizi dei rappresentanti delle compagnie petrolifere americane in Italia, tali notizie potrebbero avere serio fondamento e che potrebbe trattarsi di estesi depositi , a grande profondità ma di non troppo difficile estrazione a mezzo di mezzi tecnici più moderni. Questi depositi dunque, sempre secondo Page, sembrerebbero oltrepassare forse largamente il fabbisogno italiano. Tali notizie, connesse anche col prolungarsi dell a permanenza delle truppe americane, avrebbero assai interessato Mosca ed avrebbero potuto influire sulla decisione improvvisa di ratificare. Riferisco, ripeto, quanto precede a puro titolo di cronaca, ma mi sarebe utile conoscere quanto risulti di serio al Governo sulle accennate prospettive di petrolio.

427 l Tarchiani e Migone comunicarono (TT. 12177/730 e 12171/719 dell'8 settembre) il consenso americano e britannico alla procedura proposta dal Governo italiano. Brosio riferì con il T. 12353/302 dell'Il settembre: «Ministero degli affari esteri sovietico mi comunica oggi che , secondo la sua opinione, il deposito della ratifica italiana del trattato di pace può avere luogo nel giorno stesso del deposito delle ratilìche delle quattro Potenze ma tuttavia non contemporaneamente ad esso e ciò perché l'accordo di deposito contemporaneo delle ratifiche riguarda soltanto le predette quattro Potenze». Per la risposta di Quaroni vedi D. 429. 428 l Non pubblicato. 428 4 Vedi serie decima, vol. V. 428 7 Del 16 luglio, con il quale T a rchiani a veva co municat o l'intenzio ne del Dipartimento di Stato di presenta re la candidatura di W alter Stucki.
429

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12181/617. Parigi, 8 se tt embre 194 7, ore 20 (p er. ore 8 del 9 ) .

Suo 13223/c . 1•

Circa ratifica Couve mi ha detto che resta provvisoriamente fissata data 15 corrente sebbene a tutt'oggi no n si abbia risposta russa : a parte solite bizantinerie russe ritardo può essere provocato dal fatto che contemporaneamente deposito Parigi ratifiche per l'Italia dovrebbe avere luogo Mosca quello per altri trattati.

Sono rimasto d'accordo con Couve che deposito nostra ratifica avrà luogo immediatamente dopo deposito ratifica da parte dei Quattro. Ho interpretato in


questo senso espressione contemporaneamente poiché qui si desidera dare a deposito ratifica da parte Quattro certa solennità: i tre ambasciatori dovrebbero recarsi presso Bidault e procedere insieme firma protocollo deposito: per altri è invece previsto solo deposito Quai d'Orsay. Dal momento che non ci viene richiesto , non vedo quale interesse abbia per noi individualmente dare carattere speciale solennità deposito nostra ratifica. Qualora mia interpretazione non fosse corretta posso naturalmente sollevare questione presso francesi.

429 l Vedi D. 427 .
430

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTE 12182-12183/618-619. Parigi, 8 settembre 1947, ore 22 (per. ore 8 del 9) .

Couve mi ha detto che Governo francese intende procedere presa possesso territori ceduti giorno entrata in vigore trattato come previsto da progetto accordo inviato codesto ministero in data 24 aprile n. 347/1235 1 . Mi ha aggiunto che tenendo presente che deposito ratifiche avrà luogo probabilmente 15 settembre abbiamo solo una settimana di tempo per prendere accordi relativi. Governo francese desidera quindi conoscere subito se noi abbiamo osservazioni da fare testo da loro proposto e propongono parimenti che sian date subito istruzioni prefetti e rappresentanti amministrazioni interessate perché prendano subito contatti necessari per risolvere piccole questioni relative.

Se noi abbiamo interesse che traferimento territori si svolga con minimo indispensabile incidenti occorrerebbe provvedere d ' urgenza poiché temo che da parte francese si sia decisi prendere comunque possesso territori ceduti al massimo al mattino del 16.

Couve mi ha detto che sollecito circa risposta sue proposte in merito frontiera era stato motivato soltanto desiderio, se possibile, far ratificare accordo da Parlamento prima vacanze in modo da evitare che al momento entrata in vigore trattato da parte francese si dovesse prendere possesso anche territorio che si ha in animo di restituirei. Tale data essendo stata passata senza nostra risposta accordo non potrebbe entrare in esecuzione che dopo 13 novembre data per la quale dovrebbe di nuovo riunirsi Parlamento: per cui da parte francese ci si trova nella necessità provvedere presa di possesso tutto, ripeto tutto, territorio assegnatole dal trattato salvo a procedere restituzione quando sarà stato concluso accordo 2 .


430 I Vedi serie decima, vol. V.


2 Fransoni diede una prima risposta con T. s.n.d. 13325/460 del 9 settembre: «Entro questa settimana verranno prese decisio ni e concretate istruzioni per modalità tra passo poteri territori frontiera occidentale. V.E. verrà immediatamente informato ma intanto potrà, ove lo ritenga opportuno, comunicare codesto ministero esteri che in linea di massima Governo italiano concorda sulla opportunità di contatti fra i rappresentanti delle varie amministrazioni interessate nell 'ambito delle rispettive Province ». Success iva mente egli inviò il D. 449.

431

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. S.N .D . 13301/375. Roma, 8 settembre 1947, ore 24.

Ambasciatore degli Stati Uniti è venuto mostram1i d'urgenza le istruzioni circolari del suo Governo ai Governi partecipanti alla Conferenza Parigi 1• Tali istruzioni che son certo giunte costì escludono possibilità di una chiusura feconda il 15.

Prego far sapere subito Bevin che parmi sarebbe desiderabile che progettata seduta finale del 15 divenga invece una seduta per prossime più lungimiranti conclusioni della Conferenza.

Desidero che egli sappia:

l) che son convinto della perfetta buona volontà del Governo americano;

2) che sia il 15 od altra data e con qualunque forma sarò felice collaborare con Bevin per una soddisfacente conclusione della Conferenza2 .

432

L 'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. SEGRETO URGENTE 8044/2351. Washington , 8 settembre 1947 (per. il 19 ).

Riferimento: telegrammi di V.E. nn. 504 e 510 ; mio rapporto segreto 8001/2308 del 4 settembre u .s. e telegramma del 6 corrente1•

A seguito del rapporto del 4 corrente, onoromi riferire a V.E. sull'esito delle successive conversazioni e riunioni coi competenti funzionari del Dipartimento di Stato per l'azione americana a favore dell'Italia all'O.N.U., nonché sulle altre importanti questioni che ci concernono (revisione del trattato, ecc.) e che saranno probabilmente discusse alla prossima Assemblea. Come già precedentemente accennato, le direttive impartite ai competenti uffici dal segretario di Stato e dai suoi più diretti collaboratori (sottosegretario Lovett, assistente segretario Armour) sono di non lesinare tutti i possibili sforzi per l'ingresso dell'Italia all'O.N .U. Spetta però agli uffici ed agli elementi di carriera della delegazione americana all 'O.N.U. di studiare le possibili azioni concrete e preparare i piani di azione per poi sottoporre i progetti all'approvazione di Armour, Lovett e di Marshall. Questi ultimi, in materie delicate e complesse, non usano mai entrare nei particolari o prendere impegni di azioni specifiche prima che gli uffici abbiano ultimati i loro progetti.



2 Per la risposta vedi D. 447. 432 1 Vedi DD. 394, 417 e 423.

Riassumo, dunque, l'esito dei più recenti contatti col Dipartimento:

l) Eventuali possibilità di azione al Consiglio di sicurezza. Premetto che il Dipartimento continua a mancare di ogni notizia sugli attuali propositi sovietici circa le ammissioni aii'O.N .U. degli Stati respinti nelle recenti sedute del Consiglio di sicurezza, ed in particolare dell'Italia. Permangono quindi i quesiti circa i possibili intendimenti di Mosca indicati nel rapporto surriferito. Ogni notizia concreta che codesto ministero potesse fornire in proposito sarebbe di indubbia utilità.

Per quanto riguarda i propositi americani, la nostra continua azione di persuasione, nella quale ci avvaliamo di ogni possibile ed utile argomento, sembra cominciare a dare qualche frutto. Nelle conversazioni di venerdì scorso ed in una riunione odierna con Raynor ed altri competenti funzionari, gli interlocutori americani sono finalmente entrati nell'idea di un compromesso coll'U.R .S.S.

Essi vorrebbero che il compromesso sia largo e su basi di «do ut des». Vorrebbero, cioè, non limitare il negoziato ad alcuni degli Stati della cosiddetta categoria degli «ex nemici», ma estenderlo anche ad una parte dei cinque Stati respinti due volte dal Consiglio di sicurezza l'anno scorso e quest'anno. Ossia, scambio di concessioni, sulla base della più stretta reciprocità: ammissione contro ammissione. In sostanza, nell'attuale situazione di intransigenza e di aspra tensione che caratterizza purtroppo i rapporti tra l' U.R.S.S. e gli Stati Uniti (e che coinvolge in tutte le più importanti questioni, l'Inghilterra ed altri Paesi che devono prendere le parti dell'America), il Dipartimento di Stato non ritiene di poter concedere ai russi nessun vantaggio. Quindi ad ogni rafforzamento dei voti del gruppo sovietico all 'O.N.U. dovrebbe corrispondere, secondo il punto di vista dei dirigenti americani, un analogo rafforzamento del gruppo occidentale, escludendo ogni raccorciamento di distanze. In conclusione, il frutto sin'oggi di circa due settimane di contatti e discussioni, potrebbe essere in massima l'accettazione da parte degli Stati Uniti e quindi, quasi automaticamente della grande maggioranza dei delegati del Consiglio, della seguente soluzione: ammissione all'O.N.U., nell'ordine che indico, dell'Italia contro la Finlandia: dell'Irlanda contro l'Ungheria: del Portogallo contro la Romania; eventualmente della Transgiordania contro la Mongolia Esterna (se per quest'ultima potrà essere superata l'opposizione della Cina). L'E.V. rileverà che, in seguito ai risultati delle elezioni in Ungheria, che denotano il persistere di una opposizione antisovietica in quel Paese, Budapest ha ora acquistato qui una preferenza su Bucarest.

Inoltre gli americani vorrebbero ottenere l'ammissione dell 'Austria, eventualmente condizionata alla conclusione del trattato austriaco, secondo la proposta presentata dal delegato australiano al Consiglio di sicurezza nella seduta del 21 agosto (a suo tempo ispirata dagli americani). Tale proposta, come è noto, fu respinta dal veto di Gromyko.

Il Dipartimento di Stato continua ad essere intransigentemente contrario all'ammisione all'O.N.U. della Bulgaria e dell'Albania . Si è qui profondamente ostili al Governo di Sofia ed al suo capo, l'ex presidente del Comintern Dimitrov, pupillo fidato del Cremlino. Si è irritati per l'evoluzione della politica interna bulgara; per l'espulsione dei deputati dell'opposizione agraria dall'Assemblea di Sofia; per il fallimento dei ripetuti passi effettuati dagli anglo-americani a Mosca onde ottenere la grazia di Petkov. Come è noto a V.E. nella Costituzione degli Stati Uniti è sancito solennemente il principio che «gli uomini non possono essere privati degli inalienabili diritti, dei quali sono stati investiti da Dio». Date le asserite violazioni degli «Human Rights», da parte del Governo di Dimitrov, l'opposizione alla Bulgaria è qui una questione di principio.

Sempre per quanto concerne la Bulgaria e l'Albania vi è poi anche una questione politica della massima importanza per gli Stati Uniti, ormai ingolfati nella situazione greca: quella degli aiuti che verrebbero dati da Sofia e Tirana alla guerriglia contro il Governo di Atene.

Da parte nostra non manchiamo di continuare i nostri sforzi per cercare di indurre il Dipartimento di Stato a formule che, pur salvaguardando la questione di principio e l'altra non meno importante, possano facilitare la soluzione che perseguiamo. Insistiamo sulla opportunità di astensione del delegato americano al Consiglio (e quindi anche di quello inglese, Londra avendo assunto analoga posizione), salvo libertà d 'azione all' Assemblea. Così pure abbiamo diffusamente illustrato agli americani la possibilità di eventuali fusioni della Bulgaria e dell 'Albania nella Federazione jugoslava, che potrebbero essere facilitate da questa loro intransigenza. Ma qui si ragiona che, in tal caso , l'U.R.S.S. non acquisterebbe almeno il vantaggio di altri due voti all'O.N.U. Come ovvio, vi è, quindi , giustificato motivo di temere che l'U.R.S.S. possa respingere ogni possibilità di compromesso che non includa la Bulgaria data la sua qualità di prediletta dai russi fra gli Stati ex nemici.

I funzionari americani, che hanno partecipato alla riunione odierna, hanno promesso di darci una più definitiva risposta mercoledì prossimo circa la soluzione di compromesso dianzi esposta. È stata quindi fissata una nuova riunione per il pomeriggio del lO. In caso di difficoltà, procurerò di parlare con l'assistente segretario di Stato Armour ed eventualmente più su, per fare ancora un tentativo ed eventualmente esplorare nuove vie. Ne telegraferò l'esito a V.E. al più presto possibile.

Una volta entrati definitivamente nelle possibilità di compromesso, passeremo alla fase successiva, ossia a richiedere al delegato siriano al Consiglio di sicurezza (tramite, come è noto, da noi proposto ed accettato in massima dal Dipartimento) se egli ritenga di poter procedere agli opportuni sondaggi presso Gromyko. Gli americani non intendono, almeno per ora, procedere ad iniziative dirette presso i sovietici ed il rappresentante della Siria, El-Khouri , sembra la persona più indicata per questi negoziati tanto delicati (la Francia, col Governo Ramadier e l'accettazione del piano Marshall, non sembra essere più il miglior tramite con Mosca). Il delegato siriano , se, come speriamo , accettasse l'incarico , dovrebbe cominciare la sua azione solo dopo l'entrata in vigore dei trattati, onde non suscitare nuove diffidenze e perplessità sovietiche sempre possibili e mettere il campo a rumore anzitempo. Se poi il siriano non accettasse si penserà ad altre soluzioni.

Qualora da parte sovietica si rifiutassero soluzioni di compromesso -ciò che sembra qui ben possibile -evidentemente non resterebbe altra via che passare all'azione all'Assemblea.

2) A zione all'Assemblea. Nelle ultime conversazioni e riunioni al Dipartimento di Stato, abbiamo continuato a discutere i dettagli dei preparativi da compiersi per impiantare, nel modo migliore possibile, l'azione all'Assemblea, qualora venisse meno l'eventuale preliminare riesame delle ammissioni da parte del Consiglia. E cioè, in prùnis, questione relativa agli Stati da nominarsi dalla maggioranza per far parte della Commissione o. Sottocomitato del Comitato politico, incaricato di esaminare il rapporto del Consiglio di sicurezza sulle domande di ammissione. A giudicare dalle dichiarazioni di Gromyko nella seduta del Consiglio dei 21 agosto (mio telegramma n. 690 di detto giorno)2 , i russi sperano che l' Assemblea segua la linea di condotta del 1946 rinviando al Consiglio le domande senza particolare urgenza, in modo che il Consiglio ne ini zi il riesame per l'Assemblea del 1948.

Gli americani, invece, hanno intenzioni diametralmente opposte e vogliono battersi affinché il Consiglio si trovi nella necessità di riesaminare d'urgenza quelle domande rinviategli e di riferire subito alla stessa Assemblea del 1947. Inoltre gli attuali propositi degli americani sarebbero di provocare possibilmente il riesame solo di quelle domande cui la maggioranza del Consiglio e dell 'Assemblea sono favorevoli (nelrordine Italia, Irlanda, Portogallo, Austria, eventualmente Transgiordania), facendo invece seguire alle altre, patrocinate dall'U.R.S.S., tutt'al più la lenta procedura dell'anno scorso. Dal canto nostro ci sforziamo di intiepidire, per quanto possibile, queste intenzioni esclusiviste.

Comunque, occorre fin d'ora considerare che l'Assemblea del 1947 potrà svolgersi in un clima molto arroventato dalla tensione russo-americana , la quale potrebbe essere ancora rinfocolata da varie delle questioni che verranno in discussione.

Le due proposte australiane (di cui al mio telegramma 697) 3 relative alla «protezione dei diritti dell' As,semblea nelle ammissioni di nuovi membri» ed all'esercizio del veto da parte dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza, potranno essere discusse dal Comitato politico e successivamente dall'Assemblea, a proposito del rapporto del Consiglio di sicurezza sulle nuove ammissioni. Queste proposte, cui è riservata una forte opposizione sovietica, sembrano fatte apposta per arrovellare i sentimenti antirussi della maggioranza dell'Assemblea, anziché per calmarla . Esse avranno certo l'appoggio di molti Stati medi e piccoli .

A proposito dell'azione all'Assemblea, permettomi sottoporre all'E. V. l'opportunità di accantonare, sino quando fosse stato ottenuto lo sperato nostro ingresso all'O.N.U., la questione della interpretazione degli articoli 53 e 107 dello ·statuto nei confronti dell'Italia. Nell 'attuale situazione, per dire eufemisticamente di incertezza, fra Oriente ed Occidente (del quale ultimo siamo entrati in certo modo a far parte per il piano Marshall), si potrebbe temere che i nostri scrupoli giuridici diano eventualmente delle idee al gruppo sovietico, da sfruttare a nostro svantaggio. Meglio, quindi, riparlare di tale interpretazione ---· che è da ritenersi pacifica a nostro favore per il gruppo occidentale --quando le acque delle possibili tempeste si saranno calmate.

3) RePisione del nostro trattato di pace. Ho ripetutamente telegrafato -da ultimo domenica scorsa ed oggi --circa le tre iniziative latino-americane (rispettivamente del gruppo Argentina, dell'Ecuador, e dell'Honduras) alla Assemblea dell'O.N.U. per la revisione del nostro trattato. Allego al presente rapporto copia


della mozione argentina e di quella dell'Ecuador4 . Quella argentina ha molte ottime considerazioni e finisce per così dire in. tronco. Quella dell'Ecuador è quasi consimile, quella dell'Honduras è semplicissima.

Tutto ciò potrebbe essere quasi platonico e non suscitare troppe tempeste antagonistiche da parte dell'U.R.S.S. (Mi richiamo al riguardo alle considerazioni dell'editoriale della Pravda -paragrafo V del mio telespresso n. 7787/2247 del 31 agosto che ritengo costà pervenuto)5 .

Ma dietro queste iniziative latino-americane, vi possono essere gli Stati Uniti con tutta la loro influenza e la loro forza e conseguenti complicazioni che occorre considerare.

In precedenti rapporti ho accennato a V.E. che il Dipartimento di Stato, da qualche settimana, sta sottoponendo la questione della revisione del nostro trattato di pace e relative discussioni all'O.N.U. ad attento e serio esame.

Il Dipartimento si considera, infatti, moralmente obbligato ad appoggiare la revisione del trattato, in base alle note dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti quando approvò la ratifica da parte del Senato americano, nonché al successivo messaggio diretto a V.E. dal segretario di Stato subito dopo la ratifica da parte della nostra Assemblea costituente6 . Come è noto queste dichiarazioni furono, a loro volta, precedute e preparate dalle ripetute atTermazioni di Byrnes e degli altri capi della delegazione americana alla Conferenza della pace sulla riconosciuta imperfezione del trattato, «che non corrispondeva ai desideri degli Stati Uniti».

V.E. ricorderà le incertezze e le perplessità del Sena,to americano a proposito del trattato -· nel periodo tra la fase finale della Conferenza di Mosca e la prima decade di maggio -vinte solo dal decisivo intervento di Truman e di Marshall , premuti dalle indignate proteste anglo-francesi. Le manifestazioni pro-Italia del Senato, che riconobbero l'opportunità della revisione c ne indicarono le vie , hanno dato all'opinione pubblica americana la sensazione della necessità di riparare per quanto possibile le ingiustizie inferte al nostro Paese.

Ufficialmente sappiamo, fin 'oggi, solo quanto precede. Ma abbiamo appreso negli ambienti del Dipartimento che sono state già tenute varie riunioni tra i competenti uffici e che altre sono state convocate per questa settimana. Le proposte concrete che potranno derivarne verrebbero quindi sottoposte a M arshall , il quale, probabilmente dopo sentito Truman, deciderà sulle direttive da impartire alla delegazione americana all'O.N.U.

Intanto, in via confidenzialissima, abbiamo avuto le seguenti notizie sulle riunioni finora svoltesi:

a) sarebbe stata rilevata l'inopportunità di proporre alla prossima Assemblea revisioni delle clausole territoriali, che verrebbero lasciate per ora ad eventuali trattative bilaterali tra l'Italia e gli Stati interessati . Ciò anche ad evilare troppe complicazioni nell 'Assemblea;

b) sarebbe stato deciso di non sollevare la nostra questione africana, e ciò per non alienare gli Stati arabi nell'Assemblea, tanto più che dovrà discutersi la



5 Non pubblicato.


6 Vedi D. 243 .

spinosa questione palestinese. D 'altra parte è opmwne diffusa tra i funzionari responsabili del Dipartimento, che i Quattro assai difficilmente potranno porsi di accordo, nell'attuale situazione dei loro rapporti, sulla sorte delle nostre colonie e che quindi , salvo imprevisti , è probabile che la questione vada a ll'Assemblea dell'O.N.U. del 1948;

c) sarebbe stata attentamente esaminata la questione delle riparazioni e si considererebbe seriamente la possibilità di proporre all 'Assemblea una raccomandazione per la riduzione delle riparazioni dovute dall'Italia, dal 60 al 40 per cento delle cifre fissate dal trattato;

d) sarebbe stata anche esaminata preliminarmente la questione delle clauso le militari e navali. In merito si giudicherebbe che il trattato apra già una via di revisione col ricorso al Consiglio di sicurezza;

e) sarebbe stata anche presa in considerazione la questione della consegna dei criminali di guerra e dei Quislings. Al riguardo si sarebbe tuttavia rilevato che, in base a ll'art. 86 ed alla regola della una nimità per le decisioni dei quattro ambasciatori , il rappresentante degli Stati Uniti a Roma sarebbe in grado di bloccare ogni decisione cui il Governo italiano si opponesse.

Queste le prime notizie ora trapelate attraverso ottime fonti . Si tratta, ripeto, non ancora di decisioni ma di tendenze serie. Onoromi pregare V.E. di voler esaminare, con tutta urgen za , il problema tanto importante ed inviarmi telegra ficamente gli eventuali suggerimenti da proporre al Dipartimento. È ovvio che la discussione all 'Assemblea potrà essere tempestosa e susciterà reazioni dell'U .R.S.S. e del suo gruppo. È del pari ovvio che gli americani sollevando il pro blema delle riparazioni potrebbero appunto mirare a provocare queste reazioni, colpendo russi, jugoslav i ed albanesi nelle loro tasche. Qualora poi l'Assemblea votasse, colla maggioranza di due terzi, una raccomandazione sulla riduzione delle riparazioni italiane --inaccettabile dai sovietici --il pagamento delle ripa razioni potrebbe esserne bloccato . Gli Sta ti U niti sostengono infa tti la tesi che le raccomandazioni, votate a grande maggioranza dall'Assemblea, esprimono nel modo più a utorevole, il giudizio dell'opinione pubblica mondiale alla quale i singoli Stati dovrebbero inchinarsi . Su questi argomenti , nei cont atti col Dipartimento, abbiamo finora avuto cura di mantenerci riservati e, per quanto possibile, agnostici. Abbiamo però sottolineato l'opportunità di evitare da nnose int erferenze tra la questio ne dell'ammissione e quella della revisione del trattato, suggerendo che quest'ultima venga in Assemblea solo dopo la deci sion e della prima. Al Dipartimento si sono dichiarati d'accordo.

Ora è possibile che i russi, messi già in allarme dalle suindicate inizi a tive latino-america ne (richi am o il citato telespresso n . 7787/2247), e pur non conoscendo ancora le intenzioni degli Stati Uniti, possano , qualora accettino il' compromesso per l'ammissione dell'Italia ecc., tentare di ottenere dagli americani e da noi l'i mpegno di ritirare la questione della revisione. Per quanto ci concerne, che faremmo allora? Giacché il meccani smo è ormai avviato e non dipende più da noi soltanto il fermarlo.

Ma è poss ibile che, pur continuando ad opporsi alla nos tra ammissione all'O.N.U. nel 1947, i russi tentino, con bla ndi zie o minacce tipo Pravda , di indurci a sconfessare o ritirare la questione della revisio ne. Potremo noi acconsentire?

Potremo chiedere ai latino-americani ed agli Stati ·Uniti di riporre nel cassetto tale questione in contraddizione colla nostra precedente azione?

Ritengo mio dovere porre a V.E. questi interrogativi . D 'altra parte è ovvio che quanto più l'U.R.S.S. continuerà a mostrarsi intransigente nella questione dell 'ammissione, tanto più potrà prendere ampiezza la questione della revisione. Lo stesso vale per la questio ne generale dell'uso del veto. Al riguardo , l'U.R.S.S. è, come noto, ostinata nel conservarne l'uso esteso ed integrale. Anche gli Stati Uniti, in fondo. tengono a conservare quest'atma, ma sono disposti a !imitarla ai problemi essenziali del mantenimento della pace ed anche, sicuri come sono della maggioranza dei consensi dell'Assemblea, ed escludere dal veto le questioni delle ammissioni. Richiamo in proposito le dichiarazioni del delegato americano Johnson nelle recenti sedute del Consiglio di sicurezza (mio tel egramma 689 del 21 agosto7 ecc.). Come ovvio la maggioranza dell 'Assemblea , composta di Stati medi e piccoli privi di questo privilegio dei cinque membri permanenti del Consiglio, è favorevole a limitazioni del veto (mozione australiana ed argentina).

Come V.E. dedurrà da quanto precede, le due questioni che ci toccano particolarmente (ammissione e revisione), possono facilmente essere sottratte alle nostre decisioni. Già oggi esse solo parzialmente si trovano nelle nostre mani .

In sostanza dipenderà dall'atmosfera dell'Assemblea che si troverà di fr onte alla tensione tra l'U.R.S.S. e gli Stati Uniti , ed in particolare dai propositi conciliativi od intransigenti di Mosca, se le nostre questioni, nonostante i nostri sinceri sforzi di pacificazione europea e di moderazione, ne saranno invelenite e diventeranno una nuova manifestazione della lotta d'influenza tra i due colossi. E, per parte nostra, potremo praticamente far ben poco per impedirlo e mantenerci strettamente neutrali, tanto più che l'una potrà attaccare a nche noi . mentre l'altra ci difenderà e ne avrà l'aureola.

Non mancherò di riferire , man mano, a V.E. ogni altro elemento utile anche per telegrafo8 .


433 .

IL MINISTRO A COPENAGHEN, CARISSIMO, AL MINISTRO DEyLI ESTERI, SFORZA

T. 12208/38. Copenaghen, 9 sett embre 1947. ore 12,40 (per. ore 15,40).

Questo Ministero degli affari esteri che avevo a suo tempo intrattenuto circa ammissione Italia O.N.U. (dispaccio di V.E. 20238) 1 mi ha fatto ora conoscere che, quando domanda verrà sottoposta all'Assemblea , delegato dal G overno danese darà voto favorevole. Ministro R asmussen ha tenuto farmi tale comunicazione prima sua prossima partenza per New York.


431 1 Ed. in Foreign Relations of the United States, 1947, vol. III , cit ., pp. 412-415. 43 2 2 Non pubblicato. 3 Vedi D. 370. 432 4 Non pubblicate. 432 7 Non pubblicato. 8 Per la rispO'Sta ved i D. 487. 433 1 Vedi D. 128, nota l.
434

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N.D. 13307/458. Roma, 9 settembre 194 7, ore 14.

Ho letto circolare telegrafica americana relativa rapporto finale Conferenza 1 che è certo già stata comunicata anche Quai d'Orsay e nella quale è espresso pessimismo Dipartimento di Stato circa impressione che suddetto rapporto finale susciterebbe in America.

Sono convinto che suggerimenti di Washington sono ispirati da una visione esatta della situazione in America e da un leale desiderio di aiutarci.

Mi domando quindi se progetto seduta finale del 15 non dovrebbe trasformarsi in qualcosa di più conforme ai desideri del Dipartimento di Stato. Agendo altrimenti nostra responsabilità potrebbe essere grave.

Prego informare Bidault e dirgli che telegrafo anche a Londra. Legga a Campilli 2 .

435

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATA A PARIGI

T. S.N.D. PRECEDENZA ASSOLUTA 13360/462. Roma, 9 settembre /947, ore 23,30.

Per delegazione. Mio telegramma 458 1• Ambasciatore Dunn informami che domani signor Clayton adunerà Comitato esecutivo ed esporrà seguenti punti:

l) in quattro anni dovrà giungersi ad una organizzazione economica europea vitale ed indipendente da aiuti esteri speciali;

2) riduzione progressiva nel frattempo degli aiuti speciali esteri;

3) di tempo in tempo i Paesi partecipanti dovranno nel quadriennio produrre prove di avere raggiunto sostanziali progressi nella produzione di determinate merci essenziali specialmente carbone e alimentari;

4) programmi a lunga scadenza non debbono interferire su tale ripresa economica bensì essere finanziati da fonti estranee al programma Marshall;



2 La mattina del 9 Campilli aveva avuto una conversazione telefonica con Sforza. Lo stesso giorno egli riferi (T. s.n.d. 12226/621) avergli Franks dichiara to : « E probabile che Bevin non voglia rinviare la Conferenza dei mini stri e degli ambasciatori già fissata per il 15 corrente: e pensi di fare decidere aj ministri sul da farsi. I lavori potrebbero essere ripresi do po una interruzione preferibilmente a Washingto n >> . Campilli aggiungeva che anche gli ambienti francesi erano orientati verso tale soluzione.


5) si debbono intraprendere necessarie misure interne monetarie e finanziarie per stabilizzazione monete e ristabilire fiducia sistemi monetari Paesi partecipanti mediante determinazione e mantenimento adeguate quote cambio;

6) si deve raggiungere un'azione concertata fra i partecipanti per aumentare al massimo intercambio merci e servizi, includendo misure specifiche per progressiva riduzione e eventuale eliminazione ostacoli al commercio conformemente principi I.T.O.;

7) le misure sovra indicate debbono essere considerate nel quadro di una responsabilità europea comune, dandosi vita a tale scopo a organizzazione multilaterale che dovrà verificare di tempo in tempo i progressi effettuati;

8) eventualmente esperti americani potranno dare loro collaborazione nei diversi Comitati che continueranno loro lavoro dopo chiusura Conferenza.

V.S. potrà esprimere massima simpatia con cui Governo italiano ha esaminato tutti i punti sopra riprodotti. In particolare l, 2, 3, e 6 sono stati sempre sostenuti da delegazione italiana. Numero 4 ci era già noto; circa punto 7 una risposta più precisa potrà essere data solo quando si conoscano più esattamente termini progettata organizzazione. Circa punto 8 d 'accordo.

434 1 Vedi D. 431. nota l. 435 l Vedi D. 434.
436

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12219-12260/320-321 . Vienna. 9 settembre 1947, ore 23,50 (per. ore 20.10 del 10 ).

Telespresso mini steriale 16/151 del 27 agosto 1 .

Ho consegnato oggi a ministro degli affari esteri risposta italiana a memorandum austriaco sulle opzioni. Dopo avergli sommariamente esposto contenuto, ho ripetuto e messo in rilievo a Gruber, secondo le istruzioni ricevute, urgenza Governo italiano ad una sollecita [definizione] questione optanti nell'interesse particolare della sistemazione di quella regione e a vantaggio delle relazioni fra nostri due Paesi.

Gruber nel ringraziarmi di quanto gli dicevo e confermandomi ancora una volta l'analogo desiderio suo e del Governo austriaco, mi ha detto confidare che, dopo esame risposta italiana, egli potrà esprimere il suo punto di vista in materia già nella prossima settimana 2 .

Ministro Gruber mi ha detto che egli si recherà venerdì prossimo Parigi per partecipare seduta chiusura Conferenza piano Marshall. Presenza colà Bevin ed altri ministri esteri gli daranno modo fra l'altro esaminare questione austriaca. Gruber mi ha, a tale proposito, confidenzialmente espresso suo pessimismo per situazione


436 l Non pubblicato, trasmetteva il promemoria allegato. 2 Vedi D. 484.

generale specialmente per quanto concerne Austria. Egli non ha molte speranze che futura Conferenza ministri esteri Londra possa portare soluzione per trattato per Austria ed avrebbe in questo caso deciso portare qu estione dinanzi Consiglio di sicurezza Nazioni Unite giustificando tale appello col fatto che prolungata permanenza truppe di occupazione costituirebbe pericolo per pace europea.

ALLEGATO

LA RAPPRESENTANZA A VIENNA AL MINISTERO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA

PROMEMORIA 3 Vienna. 18 agosto 1947.

A) Parte generale

Nel pro memoria austri aco del 26 giugno sco rso 4 si esp rime il desiderio di quel Governo di giungere ad un accordo con l'Italia nella materia delle opzioni, ma si subordina l' accordo stesso alla condi zione che « tale questione » sia risolta « in maniera più generosa di come era già previsto, spontaneamente da parte sua (cioè dal Governo italiano), nel progetto di legge del 1946».

Ora è bene chiarire una volta per sempre che il progetto al quale si fa spesso riferimen to dal Governo a ustriaco, nel promemori a in esame, non è affatto un progetto dovuto alla «spontanea >> iniziativa del G overno . Esso. invece, elaborato a Bol zano dall'aprile a l giugno 1946 da una Commissione composta quasi interamente di elementi locali di lingua tedesca ed in gran parte rappresentanti del Si.idtiroler Volkspa rt.ei, stava a rappresentare unicamente ed esclusivamente il massimo delle aspirazioni di detti elementi. Ed a questo proposito giova ricordare che durante e do po i lavori dell'anzidetta Commissione fu fatto ripet utamente presente che la soluzione della stessa proposta non aveva alcun carattere impegnativo pel Governo il quale pur l'avrebbe presa in seria considerazione, come di fatto è avvenuto. E quindi il far riferimento a quel progetto (che peraltro non era né poteva essere a conoscenza dei membri della delegaz ione it alia na a Parigi e che, tanto meno , era stato comunicato al Governo au striaco) per inv oca rne cd ottenerne uno, in tutto e per tutto, ancora più fa vorevole agli optanti , 11011 ha serio fondamento. M a prescindendo da quanto sopra, sembra al Governo italiano che -eliminato da ambo le parti ogni preconcetto ·--quell o che è urgente ed importante è di trovare -se possibile -un a so luzi one di comune gradimento. Con questo intento si passa quindi all'esame della parte genera le e, successivamente, dei singoli punti con tenuti nel promemoria austriaco:

l) In relazione al principio stabilito nell' art. 5 dello schema che sancisce l'esclusione dal riacquisto della cittadinanza italiana degli alto-atesini i quali abbiano ricoperto le cariche, indicate nel n. l dell 'articolo st esso, il G overno a ustri aco osserva che sarebbe iniquo far discendere a utomaticamente una sì grave conseguenza dall'esercizio degli uffici indicati quando questo non sia stato accompagnato da atti d i faziosità o di fanatismo. E il promemoria mette in rilievo che la di sposizione considerata rischia di colpire un gran numero di persone , specialmente nel ceto degli intellettuali , molti essendo coloro che, per un a ragione

o per un 'altra e senza, con questo, nutrire sentimenti nazisti , si trovarono a far parte delle


436 3 li documento è intitolato: « Risposta al promemoria del Governo austriaco in da ta 26 giugno 1947>>. 4 VedJ D. 107. Allegato.

organizzazioni e degli uffici indicati nello schema. Ora devesi, anzitutto , obiettare che i timori espressi nel promemoria risultano, ad un esame sereno ed obiettivo, eccessivi. La esclusione si riferisce, invero, a coloro che abbiano ricoperto cariche importanti negli uffici specificati e non può, quindi , estendersi ad un numero con siderevole di persone.

Interpretata nel suo giusto valore la norma , appare oziosa e superflua quell'indagine cui l'Austria vorrebbe subordinare l'esclusione dal riacquisto della cittadinanza. Le cariche oggetto della disposizione rappresentavano i gangli vitali dell'organizzazione nazista che svolgeva la sua opera in Alto Adige non soltanto in danno dell'Italia, ma dell'Europa , attuando i piani hitleriani. La faziosità , il fanatismo, era dunque, in re ipsa, nell 'attività stessa che quelle persone compivano. Una indagine individuale non avrebbe ragion d'essere e richiederebbe un periodo di tempo non indifferente.

D'altro canto non v'é chi non veda come la sostituzione chiesta dal Governo austriaco delle parole del progetto: «Sono escluse» con le altre: «Possono essere escluse » miri ad inserire nel concetto della esclusione quella discrezionalità che, specie nell'applicazione di leggi epurative porta, inevitabilmente, alla impunità . E poiché nel promemoria austriaco si fa spesso richiamo al progetto redatto a suo tempo dai sudtirolesi, si avverte che anche in quello era usata la stessa espressione riportata nel progetto attuale.

2) A proposito del riacquisto della cittadinanza da parte degli optanti i quali abbiano traferito, prima o dopo l'opzione, la loro residenza all 'estero, si osserva, nel promemoria del 17 giugno scorso, che la normativa contenuta nell 'art. Il si presenterebbe più sfavorevole di quella prevista in via generale dall'art. 9 della legge 13 giugno 1912, n. 555, sulla cittadinanza italiana. E propone che, così com'è stabilito in tale articolo, il riacquisto medesimo si verifichi ipso iure, salvo la facoltà d'inibizione del Governo esercitabile per gravi motivi.

Ora, la prima e fondamentale obiezione che deve farsi a questo ragionamento è di così intuitiva evidenza che vien subito alla mente di chiunque. Non è possibile che una legge avente carattere generale, relativa, quindi, ad una serie di ipotesi non presentanti alcun carattere di eccezionalità, si possa estendere a regolare una massa imponente di casi e, soprattutto, un fenomeno , nel suo complesso così particolare, quale quello delle opzioni. Il congegno dell'art.· 9 della legge della cittadinanza ben si adatta, in armonia con lo spirito che lo sorregge, alla disciplina di fatti sporadici di perdita e di riacquisto della cittadinanza che si verificano nella vita di un popolo. Si spiega così che in uno spirito di profonda e viva solidarietà nazionale, inteso a venir incontro agli italiani attirati da fals .i miraggi e poi pentiti del loro gesto, la Patria possa riaprire le sue braccia , non senza. tutta via , riservarsi un giudizio sulla sincerità e sulla spontaneità del loro ritorno nonché sui motivi che hanno determinato la loro condotta e, in genere, sull'opportunità del riacqui sto della cittadinanza. Indagine questa che, appunto perché limitata a pochi casi , può ben essere costretta nel breve periodo di tempo (tre o sei mesi) indicato nell'ultimo comma dell 'art. 9.

Ma, a prescindere da questa pregiudiziale circa l'applicabilità al complesso fenomeno delle opzioni dei principi generali sanciti nella legge fondamentale sulla cittadinanza, non è difficile dimostrare che il trattamento fatto agli optanti sia non meno favorevole di quello stabilito in via generale nell'art. 9 della legge generale. Il Governo austriaco non ha , infatti , considerato che un lato solo della questione, e, cioè, il carattere automatico o meno , del riacquisto, e non ha posto mente ai requisiti che lo condizionano nel sistema della legge generale. I quali si concretano in atti (prestazione del servizio militare in Italia ecc.) che inequivocabilmente rivelano in chi li ha compiuti l'intenzione di riallacciarsi alla propria Patria. Nulla, invece, si è richiesto e nulla si poteva richiedere di analogo rispetto ai naturalizzati emigrati, e il particolare procedimento previsto nel progetto mira appunto ad indagare la sincerità, la serietà dell'intenzione diretta al riacquisto, tanto più che si tratta di persone le quali hanno trascorso un lungo periodo all 'estero, in una Nazione, anzi , che negli ultimi tempi aveva assunto un atteggiamento decisamente ostile all'Italia.

Il procedimento, quindi, oltre ad accertare la sincerità e la serietà dell 'intenzione diretta al riacquisto , ha la finalità d 'instaurare quell'indagine sull'esistenza di gravi motivi, impeditivi del riacquisto, che, pure nel sistema della legge generale sulla cittadinanza, è riservata al Governo. Con questa differenza che la massa imponente dei casi che si presentano all'esame impone l'adozione di un modus procedendi diverso e soprattutto di un termine più largo di quello previsto dall'art. 9 della legge 13 giugno 1912 n. 555.

In conclusione, mentre la situazione giuridica degli optanti non giustificherebbe in alcuna guisa il richiamo allo spirito che anima la legge generale sulla cittadinanza, la generosità italiana non si è dimostrata aliena da un trattamento sostanzialmente analogo a quello ivi considerato. Soltanto la peculiarità della specie imponeva di adottare modalità di procedura diverse aderenti alla complessità delle circostanze e alle difficoltà degli accertamenti.

Resta l'inconveniente pratico denunziato dall ' Austria consistente nello stato d'incertezza circa l'esito della loro domanda di riacquisto in cui verrebbero a trovarsi gli optanti durante lo svolgimento della procedura. Senonché --a parte la considerazione che un termine relativamente breve è assegnato per la pronuncia del parere: art. 12, terzo comma, dello schema -si vedrà più innanzi che, in accoglimento di una richiesta contenuta nel promemoria austriaco, viene fissato un termine di sei mesi per l'emanazione del decreto di esclusione da parte del ministro. Del resto solo per le domande implicanti una laboriosa istruttoria e, quindi, per casi particolarmente delicati, sarà necessario un certo spazio di tempo: le altre, invece , avranno sollecito corso e gli interessati acquisteranno, quindi , al più presto quella sicurezza circa il loro destino cui la nota austriaca accenna.

3) Al Governo austriaco non pare fondato su motivi giuridici il punto di vista del Governo italiano secondo il quale gli optanti naturalizzati germanici hanno perduto la cittadinanza italiana ancorché non abbiano trasferito in Germania la loro residen za. Ciò sarebbe in contrasto con l'art. 8 della legge generale del 1912 più volte citata che subordina la perdita della cittadinanza italiana , oltre che all'acquisto volontario della cittadinanza straniera, al trasferimento della residenza del rinunziante all'estero.

L'argomento non regge per una serie di considerazioni. Anzitutto, non è difficile dimostrare che la legge 21 agosto 1939, n. 1241, emanata in esecuzione degli accordi Hitler-Mussolini, deroga alla legge sulla cittadinanza circa le condizioni necessarie per la perdita della cittadinanza italiana e il momento in cui essa si verifica. Il presupposto per tale deroga era contenuto nella disposizione della legge generale (art. 8 n. 2 secondo comma) che fa del trasferimento all'estero un requisito non solo essenziale, ma indispensabile da parte de l Gove rno.

Riannodandosi allo spirito di questa regola, la legge speciale considerava il trasferimento all'estero soltanto come un obbligo dell'optante il quale con la dichiarazione di opzione e l'acquisto della cittadinanza germanica aveva ormai cessato di essere italiano . E risulta evidente dalla dizione stessa dell 'art. l della legge l agosto 1939 n . 1241: «Le persone ... devono dichiarare di rinunciare alla cittadinanza italiana prima del trasferimento». Né s'invochi a sostegno dell'opinione opposta il secondo comma dell'art. 2, in base al quale il prefetto procedeva alla cancellazione dell'interessato degli elenchi e dai registri di cittadinanza italiana soltanto dopo aver avuta comunicazione dell'acquisto della cittadinanza germanica. Da questa regola si deduce che, a perfezionare il procedimento e per evitare casi di apolidia, era necessario l'acquisto della cittadinanza germanica, non già il trasferimento della residenza dell'interessato in Germania . È vero che dagli estensori del promemoria austriaco si obietta che per l'acquisto della cittadinanza germanica era necessario -secondo le leggi del Reich -il trasferimento in quella Nazione ma -a prescindere dall'ipotesi di concessioni particolari che ben potevano fare a meno di quel requisito -quella condizione interessava l'ordinamento interno tedesco, non quello italiano. TI quale , ai fini della perdita della cittadinanza italiana, si arrestava alla documenta::ione dell 'acquisto della cittadinan::a germanica, senza indagare se e in base a quali condizioni l'acquisto medesimo si fosse verificato.

D 'altronde, questo requisito del trasferimento all'estero richiesto dall'art. 8 della legge del 1912, e sul quale tanto si insi ste da parte austriaca, non è affatto posto a favore di colui che rinuncia alla cittadinanza italiana. Esso vale soltanto ad impedire casi di apolidia , e ad evitare che per effetto della sola rinuncia non sorretta dal fatto positivo dell'a bbandono del suolo patrio, il cittadino si sottragga fraudolentemente agli obblighi che lo legano all'Italia (principale fra tutti il servizio militare). Finalità che nello spirito degli accordi . dato lo stretto legame che intercedeva fra i due Governi e data, soprattutto, l'assoluta inferiorità del Governo italiano del tempo rispetto a quello germ anico. venivano poste dall'Italia in seconda linea. Basta rifarsi alla situazione di quell 'epoca, e agli scopi politici che si proponeva Hitler, perfettamente assecondato da Mussolini: per favorire le mire germaniche, era indispensabile che l'optante fosse, in tutti i modi e con tutti i mezzi , indotto a trasferirsi in Germania. Se il trasferimento fosse stato indispensabile per la perdita della cittadinanza italiana , come si pretende da parte austriaca, l'optante avrebbe avuto ancora la possibilità di pentirsi del suo gesto: conservando ancora la cittadinanza italia na egli aveva ancora una Patria . Bisognava , invece, che, per effetto della sola naturalizzazione, egli l'a vesse perduta e, dunque, non gli restasse ormai altra via che il trasferimento in Germania , per non rimanere più in luogo in cui era ormai considerato straniero. Ecco perché perde ogni valore la obiezione fatt a dal Governo austriaco che si richiama alla «cosiddette linee direttive emanate di comune accordo dai Governi italiano e germanico il 21 ottobre 1939» da cui si desumerebbe che la perdita della cittadinanza italiana fosse condizionata al trasferimento all'estero dell 'optante.

Si cita, in proposito , il paragr. 12 dell e norme surrichiamat e : « Il trasferimento della residenza in G ermania dell'allogeno tedesco che acquista la cittadinanza germanica è essenzia le .... E quindi anche gli allogeni tedeschi residenti nelle altre provincie del Regno devono trasferire la loro residenza in Germania per poter acquistare la cittad inanza germanica».

Ora, non bisogna dimenticare che queste direttive avevano ca rattere escluvamente politico 5 e non giuridico e che è possibile cogliere in esse numero se con traddizioni di guisa che sarebbe veramente fuor di luogo voler trarre dalle regole in esse contenute lumi per la risoluzione della questione che ci interessa. Le direttive si prefiggevano di favorire l'emi grazione in Germania: questa finalità e non quella di stabilire il momento della perdita d ella cittadinanza italiana spiega perché si dica che il trasferimento in Germania è essenziale . Sul terreno giuridico assume, invece, valore decisivo l'a rt. 2 della legge 21 agosto 1939 n. 1241, secondo cui il momento determina/1/ e della p erdita dall a cittadin an::a italiana è costiluito dalla comunica:ione de lla concessione della cill adinan za germanica .

Non va, poi , omesso che tutta una serie di ulteriori direttive prova , appunto, l'immediatezza del distacco del naturalizza to da tutti i suoi legami con l'antica Patria, indipendentemente dal suo trasferimento all'estero.

Infatti, il numero 22 delle stesse norme consente ai genitori emigrati, non appena avranno acquistato la citl a dinan:a g ermanic a , di far impartire a i loro figli (divenuti germ anici in virtù dell'art. 3 della legge soprarichiamata) prima J el/'emigra::ione l'insegnamento privato della lingua tedesca .

Ma ancor più evidente appare l'esattezza della nostra tesi a chi scorra i cosiddetti 11 Chiarimenti» ove, ad esempio , nel primo capoverso del paragrafo 2 viene stabilito che chi «si considera


''L'accordo di Berlino del 23 giugno 1939 e la successiva Convenzione fra il Governo it aliano e quello germanico, firmata a Roma il 21 o ttobre 1939, si propongono di raggiunge re una defin ili va e completa soluzion e etnica del p rohlcma dell'Alto Adige , in maniera che dopo l'effettuarsi dell'emigra zione in base all 'accordo del 23 giugno 1939 ed a quanto con venuto a Roma il 26 o ttohre 1939 cess i di esist ere una questione di minoranza etnica in Alto Adige " ».

appartenente alla nazione tedesca» deve decidersi entro il 31 dicembre 1939, «se intende rimanere cittadino italiano o acquistare la cittadinanza germanica e quindi emigrare in Germania ». Concetto ribadito nel terzo capoverso dello stesso paragrafo secondo il quale, in tal caso, l'optante «dovrà definire l'acqui sto della .cittadinanza germanica e trasferirsi in Germania».

Inoltre, il successi vo pa ragrafo 7 dispone che gli avvocati ed i procuratori i quali dop o aver ricevuto l'atto di naturalizzaz ione germanica, pur continuando a risiedere tempora neamente in Alto Adige, no n possono più comparire .in Tribuna le, appunto perché ha nno perso il requisito dell a cittadinanza ita liana.

Del resto , come è possibile dedurre da queste norme la fondatezza del punto di vista del Governo a ustriaco sull 'a rgomento, quando esse so no spe sso in così stridente contraddizione tra loro? Si pensi , infatti , che per le stesse «Norme» ed i « Chiarimenti » relativi, il prefetto di Bolzano ed il console generale a Milano dovevano sta bilire «un programma di emigrazione graduale» che si effettuava dopo l'avvenuto acquisto dell a cittadinanza germa nica da parte dell'optante, come fa nno anche fede gli stessi formulari adottati dai vari organi ed enti che si occupavan o dell'emigrazione degli optanti. Così, ad esempio , quando l'a llogeno aveva fatto la dichiara zione di opzione per la cittadinanza germanica, il prefetto di Bolzano ne accusava ricevuta a ll'interessato e, tra l' a ltro, lo avvertiva: «la delegazione per le migrazi oni dell'Alto Adige vi rilascerà inoltre, in occasione del vostro viaggio di trasferimento in Germania , dop o acquisita cittadinanza germanica, la concessione pel viaggio gratuito... »6 . Dopo di che, il capo dell'anzidetta delegazione scriveva alla « Direzione degli uffici tedeschi di rimpatrio e di immigrazione » a Bolzano una lettera ove si diceva: « . .. allo stesso verrà inoltre, a l più presto, consegnato un passaporto gratuito dell a validità di due mesi per consentirgli di recarsi in Germania... ». << Si rimane in attesa della comunicazione di codesto uffi cio , sull'avvenuto acquist o della cittadinanza germ anica da parte del Sig ..... »7 .

Ma quel che più importa è di rilevare come questi fomulari traducessero fedelmente in atto quegli accordi presi a Roma fra l'allora sotto segretario al Ministero dell 'interno, Buffarini, ed il generale Greifelt, diretti a precisare, appunto, il mom ento in cui si perdeva la cilladinan::a italian a. Detti accordi sono riportati nella lettera al prefetto di Bolzano del 20 agosto 1941 n. 2975/5227 a firma del ministro plenipo tenziario Otto Bene.

Vale la pena di tra scriverl a perché, ove occorresse -contrariamente al nostro parere -altra e definitiva documenta zione a riprova del nostro assunto, non sarebbe agevole produrne una più schiacciante di quella fornit a da questi accordi : «Confermo i nostri accordi presi a Roma in presenza di S.E. Buffarini e del genera le Greifelt in riguardo all'acquisto della cittadinanza germanica ed alla perdita della cittadinanza italiana.

La cittadinanza germanica sa rà conferita regolarmente dopo il rila scio del mod . 4 e 8 da parte dell'autorità italiana. Nel momento del cm1ferimento della cittadinan:::.a germanica l'optante perde la cittadinanza italiana e diventa citt adino germanico a rutti gli effetti di legge» .

E, naturalmente, il prefetto dava conferma di questi accordi con nota del 4 settembre 1941 n. 379 Gab. E.T.

Sembra quindi fuori discussione che, sia in base alla legge speciale 21 agosto 1939 n. 1241 che dette esecuzioni agli accordi di cui trat tasi , sia in base alle stesse « direttive » invocate da l Governo austriaco, malgrado queste a bbiano carattere meramente politico e non ma nch i qualche contraddizione, il momento in cui gli all ogen i tedeschi perderono la cittadinanza italiana era quello in cui gli stessi ricevettero la naturalizzazione germanica, indipendentemente da ogni loro trasferimento all 'es tero.


436 6 Nota del documento: «Vedasi modulo n. 4». 7 Nota del documento: «Vedasi modulo n. 8».

B) Parte speciale

A rt . l e 3 -ln linea preliminare si osserva che la richiesta è in contraddizione colle aspirazioni ad una celere soluzione del problema espresse ripetutamente, in precedenza , anch e dal G overno austriaco. Comunque, la proposta fatta dal Governo a ustri aco di concedere un a proroga di un mese nel caso che sussistano «moti vi plausibili » complicherebbe l' attività delle commissioni per i necessari accertamenti sulla esistenza dei motivi dedotti e, in definitiva , fini rebbe per ritardarne i lavori. Per dimost rare il suo spi rito conciliativo, il Governo italiano non ha difficoltà a mod ificare l'art. 3 portando il termine a tre mesi.

An. 2 -L'Austri a si duole che sia previsto nell 'art. 2 l'acquisto della cittadinan za germanica in mod o diverso («altrimenti ») che con il rila scio del certificato di naturalizzazione. Si deve obiettare che la prevision e era contenuta anch e nel progetto precedente redatto da i sudtirolesi di lingua tedesca i quali convennero, dopo lunga disamina, sull 'opportunità dell a previsione stessa in considerazione anche dell'appli cazio ne alquanto diso rdinata e non sempre uniforme che riceve ttero i no ti accordi.

Per quan to riguarda p oi la richiesta di considerare coloro che hanno effettuata la dichjarazione prevista nel l o comma dell'art. 2, cittadini italiani fin dal J939 senza soluzione di continuità, si levano contro di essa varie obiezioni consistenti soprattutto nella gravit à delle conseguenze che derive rebbero dalla cancellazione retroattiva di un o stato di fatto e di diritto durato vari an ni. Si pensi in fa tti agli effetti che deriverebbero nella materia dei diritti famigli a ri, ed anche in quelli di diritto patrimoniale compreso il successorio: rapporti che, regolati in base alla legge della cittad inanza , ha nno dato luo go alla creazione di situazio ni co nsolidate, le quali subirebbero profonde m od ificazio ni se la cittadinanza e, quindi, la legge regolatrice , venissero modificat e con effetto retroattivo. Del resto il fin e che, seco nd o la nota, spingerebbe il Governo austriaco a propugnare questa soluzione, e cioè la opportunità di sottra rre i beni all'estero degli optanti a l sequestro da parte degli Alleati, non si raggi ungereb be con il suggerimento dato dal Governo a ustri aco perch é tanto l'Italia che la Germania sono considerate dagli Alleati potenze ex nemiche e quindi i beni all' estero anche dei cittadini italiani sono soggetti alla stess a misura. Poiché, peraltro, in linea di fatto potrebbe avvenire, a ttraverso intese cogli Allea ti, che l' ltalia riesca aò ottenere per i suoi cittadini all'estero un trattam ent o men o det eriore, essa si impegna, in quella sede, a far sì che lo stesso tra ttam ento sia fatto agli alto-a tesini ai qu ali venga restit uita la cittadinanza italian a.

Art. 3. -La richiesta è in contrasto con l'esigenza gi à rileva ta e che si rende sempre più pressa nte di una so llecita soluzion e del problema . Del resto il termin e di un a nno era previsto anche nel precedent e progetto ed è largamente sufficiente, tenuto anch e conto del fatto che le questioni relati ve al probl ema della revisi one delle opzioni hanno avuto larga diffusione anche nei luoghi più remoti ed è attesa con an sia vivissima la promulgazione della legge.

Ari. 4. -Ness una difficoltà ad accogliere la richiesta nel senso che sia rilasci ata ricevuta della dichiaraz ione di revoca dell a opzione.

Ari. 5 -Per chiarezza di espression e si esa min ano distintamente le va rie richieste relative a questo articolo:

a ) richiesta di modificazione, nel senso che l'esclusi one dal riacquisto per le persone previste nel n. l dell'art. 5 presupponga l'accertamento di una particolare faziosit à na zist a (e quindi alle pa role «sono escluse » si sostituirann o le altre : « possono essere escl use»): si rinvia a quanto è stato detto a pag. 3 della parte generale.

h) Sostituzio ne dell 'es pressione «cariche importanti » con l'altra: «cariche direttive» e proposta dì aggiunta delle parole: «ed han no dimostrato in tali qualità un fanatismo particolarmente grave o malvagia faziosità nazista co n parole e fatti ». Sì rin via al punto l della parte generale.

c) Proposta d ì subordinare l'esclusione di co loro che ha nno prestato servizio , in qualità dì ufficiali nella « Gestapo» o nel «S. D.» alla dimostraz ione della volontarietà della prestazio ne del servizio e colla sa lvezza per coloro che ì<non risultino pericolosi per fanatismo o faziosità nazìsta». In contrario è d a osservare che sembra del tutto inverosimile l'ipotesi dì persone che a bbiano presta to servizio in qualità di ujfìciali in o rga nizzazioni così importa nti , e così selezionate dal punto di vista dell"ossatura del regim e nazista, senza una completa e incondiziona ta adesione a lle direttive della politica del Reich. Non è poi ignot o come cariche del genere per il presti gio che vi e ra , in quell 'epoca, connesso, erano oggetto di vìvissìme aspirazio ni .

d) Circa la proposta di eliminare al n. l dell'art. 5 il rilievo dato alla propaganda svolta per le opzioni o aJle altre attività spiegate fra il 23 giugno 1939 ed il 5 maggio 1945, si osserva che la stessa commissione di sudtirolesi fu un a nim e nel riprovare la propaganda stessa considerata come la origine di tutti i mali derivati alle popolazioni alto-atesine. Quanto poi all'appunto che la propaganda veniva considerata lecita dal Governo italiano dell 'epoca, si può opporre che essa riguarda il principio della retroattivìtà delle sanzioni contro il fascismo ed il nazi smo il cui fondamento morale, chiaramente riconosciuto anche in Austria, è alla base di tutta quella legislazione a lleata in materia, imposta dagl i stessi in ogni Paese occ upato. Del resto, pìu che di una questione meramen te teorica in fatto di retroatti vità, sì tratta , so prattutto, dì giudica re della lealtà dei sentimenti che uni sco no la persona considerata all'Italia e non v'è dubbio che co loro i quali abbiano spiega to co n zelo ed abnegazione la loro attività a favore delle opzioni , non diano alcun affidamento di una effettiva sincerità di propositi verso l' Italia . L' unico rilievo che sembra avere fond amento è quello che si rifer isce al ca ra ttere vago della espressione ì<altre attività» contenuta nell' ultimo capoverso dell 'art. 5. Ma è possibile eliminare l'inconveniente aggiungendo al sostantivo «attività», l'aggettivo «ana loghe».

e) Sostitu zione nel n . 3 dell'art. 5 dell'espressione ì<gravi atti di crudeltà » a quella di «atti dì crudeltà ». È ovvio il rilievo che la crudeltà implica di per sé la gravità dell ' atto considerato. La aggiunta di un qualsiasi aggettivo varrebbe so ltanto a dar luogo, su l terreno pra tico , ad ipotesi dì esclus ione del disposto legislativo; il che non riteniamo sia nell ' intenzione del Governo austriaco il quale ha dim ostrato particolare energia nella legislazio ne relati va alla repressio ne delle a tti vit à nazìste.

An. 7 -a) Ini ziati va del prefetto. Era prevista fin da l precedente progetto , sia pure in forma alternati va. D el resto giova alla imparzialità del la decisione che, sull 'esempio d i quello c he avvien e in ma teria dì procedim enti pen a li, l'organo il quale abbi a l'iniziativa dell'accusa sia diverso da quello che giudica . Nella specie è vero che la Commissione si limita a formula re un pa rere, ma è chiaro quale sia l'i mpo rtanza di questo parere rispetto al provvedimento del ministro.

h) Il termine dì sei m esi è appena suffici ente per quelle indagini prelimi nari che il prefetto deve compiere prima di richiedere il procedi mento per l'esclusi o ne . La ragio ne della modificazione è con sist ita appunto nell'es igenza di consentire queste indagi ni prelimin ari per evitare che, incalzato da un termine più breve, il prefetto fosse costretto ad esami più so mma ri e, nel dubbio , a decidersi per la richiesta di procedimento anche quando no n risultassero con precisione gli elementi per la richiesta stessa allo sco po di non incorrere nella decadenza. In definitiva, quindi, il m aggior lasso di tempo, conten uto nel testo in limiti ragionevoli , è garanzia di una oculata obiettività nel promovimento delle procedure e di maggio re speditezza nel lavoro delle commissioni e quindi si può considerare, sostanzialmente, come stabilito nell'interesse generale degli alto-atesini.

c) Motivazione della richiesta. Più che la motivazione , che non può inerire ad un atto che si limita ad iniziare il procedimento, è opportuno per colui che viene ad essere sottoposto al giudizio, come avviene in materia penale e disciplinare, l' indicazione sommaria dei fatti su i quali la richiesta stessa si fonda in modo da porre l'in teressa to in condizioni di discolpa rsi: in questo senso la rich.iesta è acco lta.

d) Notifica a mezzo di lettera raccomandata con ricevuta di ritorno; la notifica a mezzo del messo comunale previ sta dall'art. 7 presenta le stesse gara nzie e corrisponde al sistema , di regola, seguito in Italia per la notific azione di atti della pubblica amministrazione. D 'a ltro canto il sistema della notifica zione a mezzo di messo comunale offre agli interessati dislocati in zone alpestri maggiori garanzie. Ad ogni modo non vi è nessu na difficoltà ad adottare, in via alternativa, o l'un o o l'altro sistema .

A rt . 8 -a) Il te rmine di sei me si è st rettamente indispensabile per l'obiettività del pa rere . Esso è necessario anche ai fini della difesa dell' interessato, se questi chiede l'escussione di testim on i o co munque una istruttori a a suo favore.

h) Si riconosce, invece, la esattezza del rilievo relativo alla facoltà di proroga concessa dal 2° comma dell'art. 8 al presidente della commissione e si accolgono i suggerimenti dati nel senso che la proroga sia una sola e non possa superare i tre mesi.

c) Ri chiesta di particola ri disposizioni per coloro che si trovano a ll'estero. Non si comprende quali possano essere le particolari disposizioni richieste in relazione all'art. 8 che si occupa del funzionamento della Commiss ione. Se la richiesta riguarda la audi zio ne dell' interessato spetterà alla Commi ss io ne di sta bilire un congruo te rmine tenendo conto del luogo in cu i egli si trova . (Di qui una ulte rio re riprova dell 'opp ortunit à del termine di sei mesi per il parere della Commissione cui si è accennato inna nzi a lla lettera b). Se poi la richiesta stessa si riferisce alla facoltà dell'interessa to di farsi rapprese ntare di fronte alla Commissione da persona di sua fiducia, non vi è difficoltà per l'a ggiunt a di una particolare disposizio ne in proposito.

d) La richiesta della prefission e di un termine per il decreto ministeriale appare giusta tanto più che essa trova riscontro nella situazione , in certo qual mod o, analoga, prevista dai

n. 2 e 3 dell ' art. 9 della legge generale del 19 12 sulla cittadinanza italiana. Pertanto , tenuto con to dell e difficoltà delle indagini e della necessità di avere il parere del Consiglio di Stato, si può fi ssa re un termine di sei mesi deco rrenti da lla da ta di ricezione da parte del Ministero del pa rere della Commi ssio ne . È logico , quindi , che la mancata osservanza dei termini produca la decadenza del proced imento di escl usione.

Art. 9 -Obbligo di motivazio ne del decreto ministeriale che concede il riacquisto: corrisponde già ai principi general i del diritto amministrativo che il provvedimento dell'organ o attivo il quale si discosti dal parere emesso da un organo con su ltivo, contenga l'esposizione dei motivi che hanno indotto l' orga no attivo alla diversa soluzi one. Per questa ragione non era stata fo rmulata una di sposizione in proposito che, peraltro, non si ha nessuna difficoltà ad aggiungere.

Art. l l -Si rinvia a quanto è stato esposto al punto 2 della parte ge nera le in risposta alle osservazioni del Governo austriaco sull 'a rgomento . Circa poi il termine per la domanda diretta ad ottenere il riacquisto della cittadinanza italiana è larga mente sufficiente quello previsto di un ann o se si tiene conto della opportunità più volte accennata dell a rapida eliminazione del problema a ltoatesino e se si considera che la domanda possa essere, a nonna del n. 2 dell'art. 4, presentata anche ad un rappresentan te diplomatico o consolare it aliano. Si richiamano poi i rilievi tà tti a ll 'art. 3 circa la diffusione e la co noscenza da parte di tutti , anche a ll'es tero, della imminente ed attesa regolarmentazione delle questioni relative alla revisione delle opzioni.

Art. 12 -Il Governo austriaco vorrebbe cancellare la differenza posta nel progetto fra i naturalizzati che non ha nno emigrato e quelli che hanno emigrato concedendo inoltre. a favore di questi ultimi , un termine maggiore (due anni) per la dichiarazione. La differenza, invece, ha tutta la ragione di essere, per la necessità di compiere particolari indagini, su coloro che hanno trasferito all'estero la loro residenza. E ciò giustifica il sistema seguito dal progetto per cui, mentre per i naturalizzati che non a bbiamo trasferito all'estero la propria residenza, il riacquisto ha luogo per effetto della semplice dichiarazione, salvo il provvedimento di esclusione per i motivi dell'art. 5, per quelli invece che siano emigrati all'estero il riacquisto della cittadinanza non ha luogo se non dopo il provvedimento del ministro dell'interno, preceduto dalle opportune indagini e dal parere della Commissione. Si osserva inoltre che colla sua proposta di «compromesso» la nota austriaca, in sostanza, si rifà a quella tesi circa l'applicabilità dell'art. 9 della legge sulla cittadinanza ai naturalizzati emigrati ; tesi che è già stata confutata al punto 2 della parte generale. Comunque, come è già stato detto a pag. 2 del precedente promemoria comunicato al Governo austriaco dal nostro rappresentante politico il 28 maggio scorso8 , si conferma che saranno adottate opportune misure per accelerare lo svolgimento della procedura prevista dagli articoli Il e 12 del progetto in discussio ne .

Art. 14 -Si accoglie l'osservazione riconoscendosene il buon fondamento. L'ultimo comma verrà perciò modificato nella parte finale come segue: «coloro che sono stati legati da un rapporto d ' impiego di carattere pubblico all 'estero».

A rt. 15-L'osservazione è superlua. Già in base a lla formulazione dell'art. 15 si intende che la reticenza deve essere volonraria. Comunque, se il Governo austriaco lo ritenesse assolutamente indispensabile, non vi sarebbero difficoltà a chiarire la norma nel senso sopraindicato.

Art. 16 -L'art. 16 si ispira al principio fundam enwle dalla legislazione italiana sulla comunicazione della cittadinanza del marito o del padre rispettivamente alla moglie ed ai figli minorenni non emancipati. Al principio stesso non è opportuno derogare perchè esso è espressione dell ' uniti! del nucleo familiare. Comunque, già l'art. 16, in co rrispondenza a quanto disposto dalla legge del 1939, concede anzitutto alla moglie l'esercizio persona le dei diritti co ntemplati nel progetto nel caso che ella abbia esercitato personalmente il diritto di opzione. Non v'è dubbio poi che a llorché il matrimonio sia sciolto, la vedova possa esercitare personalmente la facolt~1 prevista negli articoli l. 2, Il e lo stesso secondo comma dell 'art . 16 attribuisce le stesse potestà al minore emancipato. Del pari le facoltà in questione spettano ai figli divenuti maggiorenni e a quelli emancipati dopo la naturalizzazione del padre. In ogni modo se si ritenesse indispensabile un chiarimento a questo proposito non si avrebbe difficoltà acl introdurlo .

Art. 17 -Si prende innanzi tutto atto del riconoscimento della tesi che l'acquisto volontario di una seconda cittadinanza esclude la partecipazione alle provvidenze contenute nello schema. L' Austria però propone che una eccezione sia fatta per coloro che hanno acquistato la cittadinanza austriaca. Non si ravvisano quali siano i motivi che giustificherebbero questa deroga a l principio la cui fondatezza no n è affatto contestata, come si è detto, dall ' Austria. Meritevole di qualche considerazione appare, invece. il sugge rimento contenuto nella nota austriaca circa le sudtirolesi che dopo l'opzione si siano maritate ad uno straniero. Se il matrimonio si è sciolto, per qualsiasi motivo, c la donna, in bas~ a lla


436 s Vedi serie decima. vol. V.

legge a lei applicabile, abbia riacquistato la cittadinanza germanica, potrà effettuare, a seconda dei casi , o la dichiarazione di cui agli articoli l e 2 o presentare la domanda di cui all 'art. 11 , sottostando alle disposizioni dello schema. La soluzione accolta si armonizza , nei limiti in cui lo consentono le particolarità della specie, collo spirito che anima il 3° comma dell 'art. l O della legge 13 giugno 1912 n. 555 sulla cittadinanza italiana. Non è possibile procedere ad ulteriori concessioni senza venir meno ai principi fondamentali in materia.

Art. 18-La proposta si può accogliere stabilendo che il prefetto provveda agli adempimenti stabiliti in questo articolo entro tre mesi dalla avvenuta dichiarazione di revoca della opzione o del provvedimento del ministro dell'interno di riacquisto.

Art. 23 -Data la riserva contenuta all'art. 25 dello stesso promemoria austriaco, pur contèrmandosi il punto di vista italiano che anche i riflessi d'ordine patrimoniale delle opzioni debbano trovare la loro soluzione nello schema in esame, il Governo italiano si riserva di far conoscere fra pochi giorni il proprio pensiero sull'argomento in ordine alle richieste avanzate, a questo riguardo, dal Governo austriaco.

Art. 24 -L'articolo era preordinato allo scopo di estendere la legislazione punitiva contro il fascismo a coloro che avessero commesso fatti analoghi per motivi nazisti. Siccome però la formulazione della norma dà luogo a dubbi di interpretazione, non si ha difficoltà ad accogliere il concetto esposto nelle osservazioni austriache. E pertanto la norma in esame potrebbe essere redatta nel modo seguente: «Salva la competenza dell'autorità giudiziaria per i fatti costituenti reato, le disposizioni degli articoli l e 2 del D.L.L. 26 aprile 1945,

n. 149, si applicano ai cittadini italiani che abbiano commesso i fatti ivi previsti per motivi nazisti o avvalendosi della situazione politica creata dal nazismo ovvero abbiano ricoperto nel partito nazista cariche direttive analoghe a quelle fasciste qualora queste ultime siano prevedute dalla legge come causa di perdita o di sospensione dai diritti elettorali».

436 5 Nota del documento : « Art. l -dei " Chi arimenti alle Norme":
437

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 12298/0128. Parigi, 9 seltembre 1947 (per. l'li) .

Couve mi ha detto, a mia richiesta, che questione ammissione Italia O.N.U. sarebbe stata sollevata di nuovo alla prima riunione Consiglio di sicurezza, poiché con entrata in vigore trattato di pace veniva a cadere obiezione Gromyko.

Mi ha però aggiunto che doveva francamente dirmi che non riteneva la cosa sarebbe andata da sé. Governo americano aveva testé comunicato Governo francese sua decisione opporsi ad ingresso O.N.U. Ungheria, Bulgaria e probabilmente anche Romania aggiungendo che, qualora non si realizzassero maggioranze richieste, per opporsi queste ammissioni Stati Uniti erano decisi fare uso loro diritto veto. Couve temeva che in questo caso era possibile che russi rispondessero con veto ad ammissione Italia sostenendo che Italia non era sufficientemente democratica. Egli arrivava domandarsi se recentissimi attacchi estrema sinistra italiana contro politica antidemocratica Governo italiano non fossero predisposti allo scopo fornire argomenti eventuale veto russo. Couve sperava che preoccupa zione creare ulteriori difficoltà partito comunista italiano avrebbe forse potuto far recedere russi da simile gesto m a non ne era sicuro poiché non sempre essi tengono co nto di questo fattore: maggior peso , temeva, avrebbe avuto per loro questione prestigio, mostrare cioè che se essi no n riuscivano far entrare O .N.U. loro protetti erano almeno in grado impedire America farci entrare i suoi. Mi ha comunque promesso che da parte delegazione francese sarebbe stato fatto tutto il possibile per assicurarci risultato favorevole. A mia richiesta mi ha escluso -il che del resto mi attendevo -che Francia potesse comunque influire su atteggiamento russo.

Pericolo segnalato da Couve mi sembra niente affatto immaginario : poiché è escluso che né noi né nessuno degli a ltri Tre Grandi possiamo in nessun modo influire sulle decisioni russe, permettomi consigliare Governo italiano non far troppo entusiasmare opinione pubblica italiana circa possibilità nostra ammissione O .N.U. poiché altrimenti contraccolpo potrebbe avere risultati non desiderabili 1•

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IL MINISTRO D EGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T ELESPR. SEGRETO 2837 1/c. 1 . Roma, 9 sellembre 194 7.

H o Ietto con vivo interesse il suo rapporto 734 del 28 agosto 2 circa l'andamento della Conferenza e sulla posizione presa nei riguardi di essa dall ' Italia.

È esatto che il rango della maggior parte dei delegati non sia consono all'importanza delle decisioni che spetterebbero alle delegazioni: è esatto soprattutto .che la deficienza di un certo spirito europeo, che guardi a l futuro, può condurre al fallimento della Conferenza. Inoltre è vero che si può constatare anche da altre fonti un crescente disorientamento -non vorrei dire disinteresse -del pubblico americano , e che all o stato delle cose non sarebbe da escludere un netto rifiuto del Congresso a seguire la Conferenza sulla via su cui si era sin qui ingaggiata . Ma più di tutto era preoccupante la non precisazione da parte americana di quanto gli Stati Uniti desideravano o speravano che l'Europa compiesse.

A questi lati negativi, noi, per quanto più speci almente ci riguarda, possiamo contrapporre qu alèhe favorevole constatazione. Anzitutto quella di avere, forse da soli, antiveduto, sin dapprima che la Conferenza si aprisse, quale sarebbe stata la via che la Conferenza avrebbe dovuto percorrere, e di averne dato prova, non solo




2 Vedi D. 392.

mediante l'operato veramente fattivo della delegazione, ma nei contatti con la stampa e con le rappresentanze americane, a Roma .e costì. Basterà citare il nostro atteggiamento per le unioni doganali , per la diminuzione delle richieste di aiuti attraverso l'incremento delle produzioni nazionali e degli scambi europei, per dar peso a queste constatazioni.

Ci saremo inoltre creati ciò che ella chiama una «buona stampa», se la Conferenza fallisce: sta a noi di saperla sfruttare in tale eventualità.

Oggi, peraltro, la situazione qual'è da V.E. descritta, nonché le giuste preoccupazioni da lei manifestate circa una certa divergenza di vedute fra di noi e la Gran Bretagna, mi sembra siano modificate e tali da dover essere esaminate alla luce di due fatti nuovi. Anzitutto le precise esposizioni del signor Clayton3 : e in secondo luogo la inconvertibilità della sterlina.

Il signor Clayton ç i suo esperti hanno infatti esposto ciò che gli Stati Uniti vogliono, come presupposto degli aiuti. Le obiezioni europee sono state giuste, specie per quanto riguarda la necessità di dare all'Europa degli sbocchi suflicienti alle sue esportazioni, e la difficoltà di raggiungere un pareggio senza il contributo dell'Europa agricola dell'Est. Ma sostanzialmente molti dci s\.tggerimenti americani possono e debbono essere seguiti : e se l'Europa se ne persuade, e se quindi la Conferenza si sposterà a Washington, è da ritenere che il terreno perduto presso l'opinione americana , possa, almeno in gran parte, essere riguadagnato.

La crisi poi della sterlina e l'isolamento britannico, ci impediscono di pensare troppo a vantaggi dal lato inglese. Fo;se la Gran Bretagna non ha tempo da aspettare: e certamente non l'Italia. Ma è anch e probabile che i contrasti anglo-americani non saranno sostanziali nel futuro, perché gli Stati Uniti non lasceranno in asso la Gran Bretagna, malgado le sue resistenze ed il suo atteggiamento in sede di Conferenza. Sarei per dire che potranno intervenire suo malgrado: e fo rse altrettanto si può sperare per noi .

Questa è una considerazione che non va dimenticata. Dovendosi escludere

lo spero almeno . se noi Europa agiremo decentemente -~ un isolazionismo assoluto americano nei riguardi del nostro continente, non restano che due alternative: o la Conferenza, dopo la sferzata americana, si mette sulla buona strada, e vi saranno allora gli aiuti costruttivi, sia pure entro un certo tempo, entro una determinata misura e sotto determinate garanzie: o non vi si mette, e allora noi ci troveremo nuovamente in colloquio diretto con gli americani, forti dei nostri bisogni, della nostra capacità lavorativa, delle simpatie che avremo saputo guadagnarci, dei meriti che ci siamo acquisiti entro la Conferenza, e forse anche di quelli elettorali per il 1948.


11 difficile sta nel poter sorpassare questo lasso di tempo, nello sfruttare al massimo le nostre carte, e nel non crearsi -e in ciò concordo pienamente -. inutili frizioni con la Gran Bretagna: cosa questa cui dovremmo ora fare attenzione, adesso che, avendo detto a Parigi tutto quello che c'era da dire, potremo metterei un poco maggiormente alla finestra e lasciare che la Conferenza (e la stessa Londra) seguano quel corso che ormai Washington si è decisa ad imprimerle.


437 l Sforza rispose con il T. 13532/472 del 13 settem bre, ore 18, ritrasmcttendo il D. 426 e aggiun gendo : «Opinio ne espressa a ll ' E.V. da Couvc mi ha perta nto particolarmente interessato. Mentre prego l'E.V . ringraziare G overno francese pe r sue assicura zioni , riterrei utile conoscere reazioni G overno ste sso a comunica zione americana e quali possibilità potrebbero esistere circa eventual e compromesso accennato nel telegramma suddetto per a mmi ssione uno soltanto degli Stati ex nemici )) . Pe r la risposta di Quaroni vedi D . 463. 438 l Diretto per conosce nza anche a Londra e Washingl o n. 438 3 Vedi D. 435.
439

L'AMBASCIATORE WASHlNGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. SEGRETO UGENTE 8046/2353. Washington , 9 settembre 1947 ( per. il 16 ) .

Riferimento: miei rapporti 800112308 e 8044/2351 del 4 corrente e di ieri 1•

Ho sotto gli occhi il telegramma di V.E. di ieri 2 , decifrato con molta fatica dati gli errori di trasmissione e la grande complicatezza della cifra. Questa ambasciata, nonostante l'importanza preminente di Washington per i nostri problemi politici ed economici, dispone di troppo scarso personale per i molteplici compiti ... Ma torno al telegramma . A quest 'ora V.E. avrà certamente in sue mani il mio dettagliato rapporto del 4 corrente, cui faceva riferimento il mio telegramma del 63 incrociatosi col suo.

Da tale carteggio e dal rapporto dettagliato di ieri che le giungerà insieme a questo, V.E. rileverà che l'azione, iniziata da due settimane e proseguita in quotidiani contatti col Dipartimento di Stato, conformemente alle istruzioni dei suoi 504 e 510 4 , si è sempre ispirata e si va svolgendo secondo le direttive che l'E.V. mi dà. Dalla riunione fissata per domani pomeriggio al Dipartimento potrà essere confermato il tentativo di soluzione di compromesso che ho esposto in modo particolareggiato nel citato mio ultimo rapporto. Dopo la riunione, se vi saranno, ripeto , risultati concreti, li telegraferò a V.E., mantenendomi succinto per la gravosità della cifra (non si può tornare, provvisoriamente, al sistema precedente?). Ove risultati non ve ne fossero riproverò con l'assistente segretario Armour o più in su.

V.E. accenna nel suo telegramma ad «impressioni derivanti da contatti riservatissimi ed eccezionali», ma al Dipartimento di Stato, Marshall ha portato i metodi dello Stato Maggiore dell 'esercito, presso il quale ha servito per lunghi anni. I capi del Dipartimento danno ora assicurazioni molto generiche benché molto fì"anche e sincere ed in cui si può avere fiducia, ma prima di prendere impegni specifici su problemi che involgono questioni di principio e di politica essenziale (quali i compromessi con l'U.R.S.S.) sentono gli uffici e si rimettono ai pareri ed ai progetti di questi. È quindi sugli uffici (dai direttori generali in giù) che premiamo senza sosta per procurare di indurii ad adottare le soluzioni che desideriamo. Purtroppo ci vuole, quindi, tempo affinché gli studi siano ultimati ed i progetti varati e presentati a Marshall. Solo allora si può passare, con prospettive di buon esito, all'azione diretta presso il segretario di Stato o più in su. Dobbiamo adattarci ai nuovi metodi locali. Saltare le fasi preliminari non sarebbe conveniente : se Marshall rispondesse di no ai suggerimenti di compromessi coll'U.R.S.S., non vi sarebbe più nulla da fare per ora. Se, come probabile, mi rinviasse agli uffici , sarebbe perduta una occasione di concludere con lui, poiché tutti i problemi mondiali confluiscono ora a Washington ed egli ne è assillato e manca di tempo.



2 Vedi D. 426.


3 Vedi D. 423.


4 Vedi DD. 394 e 423 nota l.

Posso comunque assucurare V.E., in piena onestà, che ci siamo avvalsi e ci avvarremo delle istruzioni e degli argomenti del 5UO telegramma . Ci rendi a mo pienamente conto dell 'azione di larga conciliazione tra Oriente ed Occidente che ella vuole tentare; ci sforziamo in tutti i modi di renderla possibile e facilitarla. V.E. si renderà conto dai miei rapporti degli ostacoli che ci sono e dei tentativi già fatti per superarli e dai qualì non desisteremo finché permanga una sia pur lieve possibilità.

D'altro canto, ove il Dipartimento , col quale lavoriamo nel più stretto contatto, si persuadesse a seg uire i nostri suggerimenti e lè nostre esortazioni , trascinerebbe nella scia l' Inghilterra, la Francia e gli altri molti . Ove non accadesse, per le questioni di principio e di politica estesamente indicate nei precedenti rapporti, forse sarebbe vano per parte nostra bussa re alle porte di Londra e di Parigi. Mi consenta V.E. l'affermazione che non vorrei fosse male interpretata (absit iniuria ... ), che attualmente ancora le questioni dell ' Italia sembrano trovare più comprensione e simpatia a Washington che in altre capitali.

Ma anche se Washington acconsentisse domani a soluzioni di compromesso, che magari potrebbero essere successivamente allargate, res ta , in tutta la sua incerte zza, l'incognita di Mosca . Ce ne preoccupi amo qui da tempo, ed ho ritenuto di doverle sottoporre i miei dubbi col telespresso 7787/2247 del 31 agosto 5 e col ra pporto del 4 settembre ed ancora coll'ultimo di ieri.

Speriamo vivamente che un pò di buo n senso e di spirito conciliativo possa prevalere e che l'ammissione dell'Italia possa avvenire in sede di ·riesame delle domande di ammissione al Consiglio di sicurezza. Se così non fosse , che fare?

V.E. chiede la mia opinione personale . lo mi pongo gli stessi dubbi che evidentemente si pone il Governo a Roma. Vi è peraltro un fatto. Gli ingranaggi per l'azione eventuale all'Assemblea (tanto per la questione della nostra ammissione quanto per quella della revisione del nostro trattato) sono già in moto e girano sull 'asse della politica mondiale.

Di fronte ad un atteggiamento intransigente dell 'U. R .S.S . riguardo la nostra ammissione all 'O .N.U., possiamo noi cedere, ritirare la domanda di ammissione, rinunziare alla azione all 'Assem blea, cui evidentemente l'U.R.S.S. non può che essere contraria? Ho scritto «possiamo noi rinunziare» , ma in realtà dovremmo vivamente pregare gli Stati Uniti e gli altri di astenersi da ogni azione. Ma se ne asterranno? La questione verrà fuori lo stesso quando la Commissione ad hoc del Comitato politico dell 'Assemblea riferirà sul rapporto del Consiglio di sic urezza circa l'esame fatto delle domande di ammissione ed i risultati delle votazioni. Saranno allora se non gli Stati Uniti, altri Stati che sbandiereranno il caso dell'Italia come quello più clamoroso e flagrante e se ne serviranno contro l'U.R.S.S., ai propri fini di limitare il veto russo. Crederà Mosca, nella sua sospettosità e nella classifica già fatta di a mici e non amici , alla nostra buona fede ed alla nostra volontà di sacrificarci nell ' interesse di migliori rapporti tra Occidente ed Oriente, sui quali in realtà l'incidenza del peso specifico attuale dell'Italia è lieve? E che ne penseranno gli Stati Uniti e l'America latina? Il men o sarebbe che siamo pavidi ed incerti, colle ovvie conseguenze.

Non è da escludersi che, nonostante le nostre eventuali ripulse, l'azione venga probabilmente continuata lo stesso da altri . Soltanto, con noi ritirati so tto la tenda


ed in difficoltà di seguirla come ora, di tentare di moderarla per quanto possibile, di indirizzarla nel modo più conseguente, l'azione potrebbe perdere della sua efficacia, esaurirsi in sforzi più violenti ed inconclusivi: gli americani, infatti, sono ancora al loro tirocinio di Potenza determinante degli affari mondiali. La loro azione al Consiglio di sicurezza fu continuamente fiancheggiata ed in una certa misura indirizzata: fu efficace anche se non fece breccia sul muro sovietico.

In sostanza, se ci ritirassimo, è dubbio che ci guadagnerebbe il prestigio dell'Italia e del Governo; probabilmente avremmo lo stesso dei danni. È meglio forse essere considerati come una entità, sostenuta ed appoggiata dalla maggioranza dell'Assemblea dell'O.N.U. che come degli autoisolati timorosi, trascurati dagli altri.

Per non ripetermi, richiamo inoltre la parte finale del mio rapporto di ieri.

Rimango comunque in attesa di eventuali istruzioni di V.E. 6 .

439 l Vedi DD. 41 7 e 432 . 439 5 Non pubblicato.
440

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR 168 C.E. Parigi, 9 settembre 194 71•

Questa mattina il solito Comitato « ufficioso» per la questione delle unioni doganali si è riunito ancora una volta per decidere:

a) sulla data in cui rendere pubblico nelle rispettive capitali, a cura dei Governi aderenti, il testo della nota dichiarazione;

b) sui Paesi cui affidare il compito di « Potenze invitanti e convocatrici», e sui Paesi cui inviare l'invito a prendere parte al Gruppo di studio;

c) sul testo della lettera di invito.

Sul primo punto è stato deciso che il testo della dichiarazione venga pubblicato dalla stampa e diffuso dalla radio non prima della mezzanotte (ora di Greenwhich), fra il 12 ed il 13 corrente. La data è stata prescelta per far coincidere l'annuncio simultaneo della costituzione del Gruppo di studio con la chiusura effettiva dei lavori, prevista per saba to. L'ora è stata scelta per poter fare apparire la notizia sulle prime edizioni dei giornali americani. Si tiene molto, specialmente da parte britannica, a che l'annuncio non venga dato in nessun Paese prematuramente.

Unisco ad ogni buon fine la versione francese della nota dichiarazione2 . Quella inglese è già in possesso di codesto ministero.

Sul secondo punto la scelta unanime del Comitato è caduta, come avevo preannunciato, sugli Stati del Benelux, in considerazione della loro qualità di « pionieri » dell'idea dell ' unione doganale in Europa. A detti Stati incombe pertanto il compito di inviare entro il 13 corrente, a tutti gli Stati da invitarsi , la lettera di


invito a nome di tutti gli Stati che hanno inizialmente aderito alla costituzione del Gruppo. In secondo tempo, conosciute le decisioni degli Stati invitati , il Benelux provvederà a convocare il Gruppo di studio per la sua prima riunione.

La scelta del Benelux non ha mancato di sollevare, dietro le quinte, qualche obiezione da parte della Francia, forse per timore che l'Inghilterra in questo modo si assicuri il controllo del Gruppo e soprattutto per evitare che le riunioni del Gruppo vengano indette a Bruxelles anziché a Parigi.

L'alternativa proposta dalla Francia era di affidare il compito all'Inghilterra ed alla Francia soltanto. La nostra delegazione ha perciò ritenuto preferibile appoggiare la soluzione Benelux che trova la sua giustificazione formale nell'esperienza già acquisita dai tre Stati sull'argomento delle unioni doganali, e questa formul a ha finito per prevalere. Venuta la discussione sugli Stati cui inviare l'invito, la delegazione britannica ha sottoposto l'unit o documento3 .

È stato subito osservato dalla delegazione olandese che mancavano nella nota le zone occidentali della Germania. La delegazione britannica ha allora replicato che, per quanto desiderabile potesse esserne l'inclusione nel Gruppo, sembrava preferibile attendere che il Governo sovietico, ed il comandante della zona di occupazione sovietica, fos sero ufficialmente informati della costituzione del Gruppo di studio, e che il Gruppo stesso avesse cominciato a fun zionare. La questione è stata pertanto lasciata per il momento in sospeso.

I delegati del Portogallo e dell'Irlanda hanno poi a nome dei loro Governi espresso rammarico per l'esclusione della Spagna: esclusione fondata, secondo loro , su motivi ideologici che essi considerano insufficienti a giustificare l'assenza di un Paese ch e interessa in misura considerevole il commercio europeo. Il delegato britannico ha replicato osservando che la maggioranza dei Paesi aderenti non poteva ignorare gli obblighi derivanti per loro dall'essere membri delle Nazioni Unite. Portogallo ed Irlanda si sono inchinati di fronte alle decisioni della maggioranza.

Fra i Paesi cui estendere l'invito è stata compresa anche Trieste. Su richiesta del delegato italiano il delegato britannico ha chiarito che il Governo di Londra era decisamente a favore dell'estensione di tale invito, che peraltro sarebbe stato, in mancan za di un governatore del Territorio Libero di Trieste , rivolto al segretario generale delle Nazioni Unite con la lettera di cui si acclude copia 4 .

Il delegato francese ha rilevato la mancanza dell'Albania. Con qualche imbarazzo il delegato inglese ha osservato che la Gran Bretagna non ha relazioni diplomatiche con l'Albania. Avendo il delegato francese insistito, l' Albania è stata inclusa fra gli Stati da invitarsi .

È stato infine, con una lieve variante di pura forma , approva to l'unito testo5 , proposto dalla delegazione brita nnica, di lettera di invito.

Da conversazioni private coi delegati britannici sembrerebbe che il Gruppo di studio debba riunirsi, per decidere su questioni di procedura, relativamente presto. Esso però non potrebbe cominciare a lavorare sul serio prima che la Gran Bretagna non abbia potuto esaminare con i Dominions la questione se questi intendono o



4 Non pubblicata.


5 Non pubblicato.

no considerare la possibilità di entrare a far parte del nuovo organismo europeo. E di fatto, con le iniziative priva te già decise, o in corso di decisione, fra gruppi di Stati eu ropei, è la risposta dei Dominions, e la conseguente decision e britannica, quella che sembra ormai essere rilevante per l'importanza dei lavori che il G ruppo di studio dovrà svolgere: in quanto è da tale decisione che dipenderà in sostanza la possibilità per i Paesi europei di affrontare seriamente come Paesi singoli o come gruppi , il problema dell' unione europea generale, che --a quanto sembra -è quanto gli Stati Uniti si attendono l'Europa sappia attuare.

439 6 Per la risposta vedi D . 487. 440 1 Manca !"indicazione della data di arrivo. 2 Non pubblicata. 440 3 Non pubblicato.
441

L ' AMBASCIATORE A WASHfNGTON, TARCHlANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N .D. URGENTE 12295/740. Washington , 10 settembre 1947, ore 21,47 (p er. ore 13.30 de /1 '11 ).

Seguito mio 7251.

Apprendo in via confiden zialissi ma da fonte Dipartimento che da parte inglese si farebbero ora qui insistenze a ffinché sia mantenuta precedente divisione a favore Jugoslavia in tratto frontiera contestato presso Gorizia. Inglesi avrebbero a nche fatto presente che nuova interpretazione linea frontiera potrebbe dar luogo ad incidenti con Jugoslavia per noi pericolosi. Secondo predetta fonte Dipartimento aveva ancora oggi resistito per interpretazione favorevole Italia. Comunque informazi one darebbe adito nuovi dubbi circa decisione definitiva.

442

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 12320/742. Washington. 10 settetnbre 194 7. ore 2 1,46 (per. ore /6,30 del/'11).

Miei 735 1 e 7392.

Ho avuto oggi nuovo colloquio con Lovett. Eg li mi ha detto confidenzialmente che Dipartimento di Stato intende fare dell'Italia caso tipico (test case) per provocare session e specia le Congresso. Occorre però, ha aggiunto Lovett , che Diparti


mento abbia con ogni possibile urgenza ogni utile dato per documentare tragicità situazione italiana quale prospettata discorso Napoli De Gasperi. Lovett mi ha chiesto con insistenza tali dati aggiungendo che debbono essere ben persuasivi ed inconfutabili. Richiesta pressante Lovett odierna conferma quella fatta ieri da uffici Dipartimento Stato di cui mio 735. È necessario che da parte nostra si corrisponda con urgenza. Rinnovo quindi preghiera invio dati qui richiesti con telegramma citato. Inoltre secondo accenni fatti da Lovett occorrerebbe bilancia pagamenti accurata con particolare riguardo acquisti area dollaro per prossimi sei mesi oltre che dettagliate indicazioni su attuale situazione cerealicola. Prego inviarmi dati predetti per telegrafo 3 .


443 .

L'AMBASCIATORE A CITTÀ DEL MESSICO, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12383/54. Città del Messico, 11 sett embre 1947, ore 16,40 (per. ore 13,45 del 12 ).

Ho veduto oggi Torres Bodet di ritorno da Rio de Janeiro e in procinto di partire per New York per la sessione dell 'O .N.U. Si è dichiarato molto soddisfatto per i risultati della Conferenza che spera possa contribuire alla pace del mondo.

Parlandomi del ministro affari esteri argentino Bramuglia mi ha detto che è persona di prim'ordine, abilissimo e molto simpatico e che ha potuto stabilire con lui rapporti di vera amici zia. Bramuglia gli ha parlato dell'iniziativa Argentina per la revisione del trattato di pace con l'Italia e Torres Bodet ha manifestato le sue preoccupazioni tecniche circa l'ammissibilità della iniziativa nel quadro del regolamento dell'O.N.U. Bramuglia ha dichiarato che studierà ancora la questione per vedere come attuarla e Torres Bodet gli ha confermato che il Messico appoggerà qualsiasi azione che possa portare alla revisione del trattato di pace. Questo ministro degli affari esteri mi ha detto poi che sarebbe veramente doloroso che il ministro degli affari esteri argentino, la cui autorità si è affermata a Rio de Janeiro, non possa intervenire alla sessione dell'O.N.U. poiché pare che Peron voglia trattenerlo a Buenos Aires. Su questo punto ha molto insistito anche per sforzi del segretario di Stato americano Marshall, che, mi ha detto, è un uomo eminente, assai preparato, ma molto duro di maniere. A questo proposito Torres Bodet ha manifestato le sue preoccupazioni per l'attuale situazione in Europa e per l'aggravarsi del conflitto tra U.S.A. e U.R.S.S. Egli confida che l'Inghilterra con la sua abile perizia possa ancora svolgere una parte importante per la pacificazione del mondo.


Egli ha poi deplorato vivamente la mancata ammissione dell'Italia all'O.N.U. e mi detto che si batterà come e quanto potrà per la questione generale dell'abolizione del veto e per l'accettazione del voto maggioritario , sapendo a priori che tutte le nazioni minori sono d'accordo in tal senso.

Mi ha dato infine formale assicurazione che sua azione in seno alle Nazioni Unite sarà in qualsiasi evenienza cordialmente a favore dell 'Italia e che, non potendo rimanere a New York durante tutta la sessione, darà conformi istruzioni al signor Padilla Nervo, delegato permanente Messico.

44 1 l Vedi D . 422. 442 l D el IO sctlembre. con il quale Tarchiani riferi va di un primo colloquio con Lovett sulla situazione finanziaria ddl' l ta lia . 2 Del l O set tembre. co n il quale Tarchiani riferiva in merito alle dichiarazioni del segreta rio di Stato sulle rnoJalità di concessione dell'assistenza ai Paesi europei. 442 3 Per la risposta vedi D. 452.
444

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 12363-12364/745-744. Washington , 11 settembre 194 7, ore 17 (per. ore 9 del 12).

Ho visto oggi assistente segretario di Stato per affari politici Armour. Gli ho recato ufficialmente testo Ansa dichiarazioni presidente del Consiglio a Napoli quale nuova testimonianza attuale gravità, situazione economica italiana già da me illustrata in precedente colloquio con Lovett 1• Ho illustrato a Armour nostre richieste a A.U.S.S.A. per ultimo trimestre 1947 quali risultanti da promemoria rilasciato a tale organizzazione da C.I.R. (e pervenuta a questa ambasciata tramite delegazione tecnica) dimostrandogli che Italia deve ottenere mezzi finanziamento tutti i suoi acquisti fino 31 dicembre in quanto che anche in caso sessione speciale Congresso fine ottobre non potrà aver da ciò risultato che ad ini zio anno prossimo . Ho insistito per immediato potenziamento programma grant-in-aid tale da consentire finanziamento tutti cereali carburanti aumentata quota carbone nolo compreso. Armour mi ha riaffermato piena consapevolezza nostri problemi assicurandomi che Dipartimento di Stato sta esaminando fabbisogno italiano e ricerca soluzione di cui spera potermi dara sollecita comunicazione.

In mio colloquio odierno con Armour ho molto insistito affinché americani sostengano decisamente punto di vista nostro Governo nota questione frontiera presso Gorizia. Pur rilevando che nel trattato descrizione tale tratto confine sarebbe imperfetta e che vi saranno quindi opposizioni e contestazioni, Armour mi ha assicurato che verran no confermate al rappresentante americano istruzioni difendere richiesta italiana. Confermo che al Dipartimento di Stato si ritiene che inglesi intenderebbero disinteressarsi della questione 2 .


444 t Vedi D 442. 2 Altre p,;rti d el colloquio nel D. 446.

445

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D . 13413/526. Roma. il settembre 1947, ore 21.

Suo 725 1 .

Questo incaricato d'affari di Gran Bretagna ha compiuto un p asso per consigliare a nome del suo Governo il Governo italiano di accettare come confme orientale provvisorio la linea della Supervisory Commission di Trieste. Tale passo appare in contrasto con le comunicazioni fatte dal Dipartimento di Stato a V.E. di cui al telegramma in riferimento. In tale comunicazione infatti si parla anche di truppe inglesi lasciando intendere trattarsi di decisione comune dei due Governi. Ciò stante --nel mentre telegrafo anche ambasciata Londra per tentare di conoscere in modo più preciso reali intenzioni britanniche 2 -prego V.E. di voler possibilmente accertare se trattasi effettivamente decisione congiunta o se Governo americano intenda seguire linea da esso prescelta anche indipendentemente da decisione inglese.

446

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCHIANL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 12375/746-747. Waslzington, l l settembre 1947, ore 22,03 ( per. ore 13,30 del 12 ).

A telegramma di V.E. 519, incrociatosi cou mio rapporto 2308 del 4 corrente e mio telegramma 726 1 . Dipartimento di Stato rimane inflessibilmente contrario ammissione O .N.U. Bulgaria ed Albania, tanto per ragioni di principio qua nto per situazione Grecia.

Per altri Stati, in seguito azione persuasiva questa ambasciata, Dipartimento di Stato attualmente non esclude in massima possibilità qualche eventuale compromesso peraltro su base concessioni rigidamente reciproche, sia limitaw Italia e Finlandia sia esteso ad altri Stati precedentemente non accolti dal Consiglio di sicurezza ma sempre rimanendo esclusi due Stati suindicati. Comunque Dipartimento di Stato non ritiene poter assumere per il momento precisi impegni al riguardo tranne quello con noi di battersi a fondo per ammissione Italia, eventualmente al Consiglio sicurezza se U.R.S.S. manifestasse propositi non intransigenti e diversamente all'A ssemblea. Peraltro viene meno per ora possibilità già considerata di far ricorso ai buoni uftìci delegato Siria Consiglio sicurezza dell'O.N. LI.



2 Vedi D. 422, not a 3.


Secondo informazioni confidenziali , potrebbe essere vano riprendere nostra azione persuasiva su Londra, la quale da molto tempo sarebbe contraria compromesso per ammissione in blocco mentre condividerebbe ostilità americana contro Paesi balcanici . Non sembra Parigi abbia possibilità superiori alle nostre per indurre americani a recedere da attuale posizione .

Ho già dettagliatamente riferito sui precedenti contatti col Dipartimento di Stato col rapporto 2351 dell'8 e successivo 2353 del 92 che dovrebbero giungere dopodomani.

In colloquio stamane Armour gli ho nuovamente esposto giustissime considerazioni di V.E. Pur avendo io fatto ricorso ogni utile argomento mi ha ribadito attuale posizione americana.

Ha rilevato che segretario Stato non può prendere impegni prima che delegazione america na O.N.U. abbia concretato linea azione e abbia potuto rendersi conto se russi abbiano propositi più conciliativi. Marshall va domani New York per partecipare riunioni predetta delegazione ed orientarsi. Durante Assemblea egli dividerà sue attività fra Washington e Lake Success.

Armour crede che discussione sulle questioni nuove ammissioni e veto sarà molto seria. Mi ha ripetuto che Stati Uniti America manterranno fermissimo atteggiamento per ammissione Italia e si impegneranno a fondo nostro favore non lesinando sforzi per far prendere decisioni pressanti e stringenti. Egli si augura che delegazione U.R.S.S. defletta da atteggiamento intransigente nel caso dell'Italia anche per non porsi contrasto con gmnde maggiora nza Stati che vuole nostro immediato ingresso O.N.U. Ma ovviamente nell'attuale stato cose non poteva fare previsioni su eventuali propositi dell ' U.R.S .S. di ricorrere nuovamente al veto quando questione torna sse al Consiglio.

Proseguiamo nei contatti col Dipartimento di Stato e con elementi delegazione americana. Telegraferò eventuali nuovi elementi.


447 .

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 12359/733. Londra , li se ttembre 194 7, ore 23.3() (per. ore 9,30 del 12 ). Telegramma di V.E. 375 1 .

l) Si ha qui l'impression e che passo americano fos se dovuto soprattutto ad equivoco basato su informazioni incomplete dato che rapporto Commissione non era stato ancora ultimato per distribuzione.

2) Dopo riunione Parigi cui hanno partecipato Clayton ed ambasciatori americani Parigi e Londra punti controversi sarebbero stati esaurientemente chiariti.


3) È opinione di Bevin che rapporto costituisca quanto di meglio si poteva ottenere per il momento. Egli è del parere che rifacendolo si perderebbe tempo prezioso e non lo si migliorerebbe notevolmente tanto più che esso già risponde in sostanza ai sette punti americani.

4) Sarebbe previsto di lasciare in vita un Comitato che si terrà pronto trattare questioni che dovessero sorgere in seguito; e cioè illustrare se necessario al Governo americano contenuto del rapporto, senza peraltro alcuna facoltà condurre negoziati.

5) Consegna del rapporto 15 corrente a Parigi da parte presidente Commissione dovrebbe avere carattere formale nel senso che non vi sarebbero discussioni di sorta. Studiandolo, Governo america no farà sapere se soddisfa oppure proporrà alternative.

6) Salvo cambiamenti all'ultima ora dei quali verrei tempestivamente informato, Bevi n sarà a Parigi 15 corrente come previsto e conta incontrare V .E.

7) Quanto precede rappresenta punto di vista Governo britannico allo stato delle cose. Discussioni a Parigi continuano ma non si prevede al Foreign Office affacciarsi di nuovi elementi tali da moditìcare su esposta linea di condotta2 .

44 5 1 Vedi D. 422. 446 l Vedi DD. 426, 417 e 423. 446 2 Vedi DD. 432 e 439. 447 l Vedi D . 431.
448

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTISSIMO 12339/750. Washington, 11 settembre 1947, ore 23,47 (per. ore 10,30 del 12).

Seguito 740 e 745 1•

Apprendo stanotte « via contìdenzialissima » che Dipartimento di Stato ha ricevuto questo tardo pomeriggio risposta negativa da Londra a sollecitazioni rivolte da qui affinché confine presso Gorizia fosse stabilito secondo nota richiesta nostro Governo. Telegramma ambasciatore U.S.A. Londra avrebbe informato che Bevin, personalmente interessato, avrebbe risposto che non (dico non) riteneva potere intervenire affinché fossero modificati gli ordini impartiti alle autorità militari Italia di dare esecuzione nota decisione Commissione per demarcazione provvisoria confine.

È stata qui pertanto convocata immediatamente riunione con intervento Lovett ed Armour ed altre autorità militari. Queste ultime, già in certo modo impegnate da partecipazione a predetta Commissione dell'addetto militare a Roma, avrebbero opposto alle replicate insistenze del Dipartimento Stato impossibilità azione isolata americana per pretesi gravi ssimi rischi connessi. Dipartimento ha quindi finito per cedere. Questa notte verrebbero inviati nuovi telegrammi urgenti in tal senso al generale Lee e a Dunn perché qust'ultimo ne informi domani Governo.



447 2 Con T. s.n.d . 12410/73& del 12 se tt embre Mi go ne a ggiungeva : « Come ho comunica to stamane per tel efono. a seguito andamento discu ssio ni Parigi si è convenuto a nc he qui che co n venga rin via re co nsegna rapporto . Conseguentemente Bevin sarà a Pa rigi lunedì 22 corrente invece del gio rn o 15 come stabilito in un prim o tempo». 448 l Vedi DD. 441 e 444.
449

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

L. 5/2330. Roma, 11 settembre 1947.

Faccio seguito alle mie precedenti lettere e mi riferisco anche al tuo ultimo telegramma dell'8 settembre n. 619 1 per metterti un po ' al corrente delle vicende relative alle proposte Couve.

Quando Carrobio giunse da Parigi alla fine di giugno latore delle proposte stesse e dei tuoi rapporti in argomento, venne immediatamente redatto un promemoria illustrativo sia della situazione come da te prospettata, sia della consistenza delle zone di cui la Francia ci offriva la retrocessione .

In quei giorni però si iniziava quell'agitato periodo che è durato tutto il mese di luglio per le questioni della partecipazione italiana al piano Marshall e della ratifica del trattato di pace da parte italiana.

Gli ambienti governativi ritennero necessario sospendere qualsiasi decisione in merito alle questioni della frontiera occidentale per incaricare apposite commissioni parlamentari (opportunatamente composte secondo i vari colori dell'orizzonte politico italiano) di effettuare sopralluoghi per stabilire in concreto e con perfetta conoscenza di causa anche gli interessi economici in giuoco. l rapporti dei parlamentari avrebbero dovuto pervenire al ministero entro il mese di luglio ma, malgrado i numerosi e si può dire quotidiani solleciti, a tuttoggi non sono nemmeno pervenuti tutti .

Nel frattempo, acquisita la nostra partecipazione al piano Marshall e la autorizzazione dell'Assemblea costituente alla ratifica, gli ambienti responsabili si sono trovati influenzati dalla mancata ratifica russa e dalla probabilità che questa avesse ancora a tardare e che, conseguentemente, dovesse tardare anche l'entrata in vigore del trattato.

Così siamo a rrivati a tuttoggi e nessuna decisione è stata presa.

Mi è impossibile dirti quali siano le correnti prevalenti e cioè se la tesi della accettazione delle proposte francesi abbia maggiore possibilità di trionfare che non la tesi opposta. Certo, ai primi di luglio, la situazione mi avrebbe indotto a dirti che le probabilità erano assai maggiori per un rifiuto . Oggi , con il rapido evolversi della situazione internazionale, con la indubbia pressione esercitata dagli Stati Uniti perché in Europa si faccia qualche cosa di nuovo, con i progetti di unione doganale e più particolarmente di unione doganale italo-francese, non è da escludersi che la bilancia si sia spostata e che sia possibile che il Governo decida di accettare le proposte francesi, sempre naturalmente, nella forma e nei modi da te previsti. Ad ogni modo ti informerò esattamente quanto prima possibÌle.

Dovendosi arrivare ad una tale decisione era meglio averlo già tàtto ed evitare così l'occupazione francese di territori che poi ci verranno restituiti? Da un lato la risposta non può essere che affermativa anche perché questa retrocessione anche


materiale, assumerà evidentemente una importanza maggiore. Non dobbiamo però perdere di vista il fatto del plebiscito nel quale, così stando le cose, dovrà evidentemente essere compresa anche la frazione di Libri che è nella sua quasi assoluta totalità realmente italiana. Questa circostanza potrà forse influire in senso a noi favorevole e così il ritardo non sarà poi stato dannoso: naturalmente ciò dipenderà dalle modalità del plebiscito che l'art. 3 della legge testè approvata dall'Assemblea francese rinvia ad un apposito decreto ....

Per quanto riguarda in genere il plebiscito ti ho tenuto informato con altre mie comunicazioni e tornerò a scriverti in argomento per esporti le nostre considerazioni sulle leggi da te trasmesseci con telespresso 4 settembre n. 772/26892 .

Non mancherò, naturalmente, di tenerti informato per quanto possibile.

449 l Vedi D. 430.
450

IL MINISTRO A BERNA, REALE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 1/3903/1243. Berna, 11 settembre 1947 ( per. il 19 ) .

Si è chiuso ieri sera il congresso dell'Unione parlamentare europea che, ad iniziativa di Coudenhove-Kalergi il quale fu già l'ispiratore e l'organizzatore del movimento Pan-Europa, si è tenuto in questi giorni a Gstaad con larga partecipazione di parlamentari di vari Paesi d'Europa. Ai lavori del congresso stesso ha preso parte una numerosa rappresentanza di parlamentari italiani, appartenenti a diversi partiti, sotto la presidenza dell 'on. Giacchero.

Nel discorso di apertura del congresso il signor Ernesto Boerlin, consigliere nazionale, capo della delegazione svizzera e vice presidente dell'Unione, dopo avere rivolto il suo saluto ai rappresentanti e promotori del congresso, ha detto, fra l'altro, che i fautori dell'unione europea sono contrari alla formazione di blocchi europei sia dell' Est che dell'Ovest in quanto questi segnerebbero la fine dell 'ideale di un'Europa unita, e della stessa Europa.

Nel corso di laboriose sedute durate tre giorni sono state redatte numerose mozioni , da parte delle diverse commissioni, che hanno poi portato ad una mozione conclusiva approvata dal congresso.

La conferenza eleggerà un Consiglio esecutivo provvisorio dell'Unione parlamentare europea che avrà il compito:

a) di elaborare uno schema di statuto dell'Associazione, di sottoporlo ai diversi gruppi nazionali e di presentare in seguito un testo per l'approvazione da parte della futura conferenza ;

b) di provvedere all 'organizzazione ed alla convocazione della conferenza anzidetta;


c) di prendere nell'intervallo, secondo lo spirito adottato dalla conferenza , tutte quelle iniziative suscettibili di servire la causa della Federazione europea.


11 consiglio si comporrà di un delegato e di un supplente per ogni gruppo nazionale e potrà aggiungere a titolo consultivo membri la cui collaborazione sarà ritenuta utile.

Esso eleggerà un ufficio composto di un presidente e di quattro vice-presidenti ai quali saranno aggiunti due segretari parlamentari eletti dalla conferenza. Un segretario generale assicurerà, sotto il controllo dell'ufficio, la direzione dei servizi permanenti dell ' V n ione.

L'ufficio generale dell'Unione parlamentare europea è stato così composto: presidente: Georges Bohy, presidente del gruppo socialista alla Camera dei deputati belga; primo vice-presidente: Léon Maccas, ex-ministro , deputato democratico-socialista dell'Assemblea nazionale di Grecia ; vice-presidenti: E. M . King, membro, laburista della Camera dei comuni; K. Boegholm, membro, deputato conservatore del Parlamento da nese; Enzo Giacchero, membro, demo-cristiano dell'Assemblea costituente italiana; segretario generale: R. Coudenhove-Kalergi.

Nella seduta di chiusura, numerosi discorsi sono stati pronunciati da diversi oratori, tì·a i quali l'on . Giacchero, che ha esaltato ancora una volta l'ideale di solidarietà dei popoli che è alla base del movimento pan-europeo.

È stato anche commemorato dal presidente on. Bohy, dall'on. Giacchero e da altri oratori. l'on. Carlo Bassano, morto a Losanna ieri .

Il discorso di chiusura è stato pronunciato dal signor Coudenhove-Kalergi ch e ha messo in rilievo i risultati ottenuti in una atmosfera di reciproca comprensione ed ha invitato i pa rlamentari presenti ad intensificare la loro azione di propaganda nei propri Paesi ed a costituire gruppi che possano esercitare una pressione sui rispettivi Governi. Facendo propria una proposta italiana, il signor Coudenhove-Kalergi ha invitato i parlamentari a porre ufficialmente di fronte ai rispettivi Parlamenti il principio della Federazione europea mediante interpellanze

o mozi oni.

La stampa non ha dedicato molto spazio all'avvenimento. La Tribun e de Lausanne dell'Il settembre, che è fra i pochi giornali che hanno seguito più largament e i lavo ri del congresso, rileva che, a parte professioni entusiastiche di fede e dichiarazioni di principio, molto lavoro pratico a Gstaad non è stato fatto e si è anche perduto del tempo prezioso. Le discussioni si sono troppo dilungate su questioni procedurali e formali, mentre questioni come la collaborazione con i Parlamenti europei non rappresentati a Gstaad; l'organizzazione eventuale di un gruppo regionale nell'O.N .U.; la creazione di una forza armata capace di difendere la sicurezza collettiva delle Nazioni ; l'opportunità di una collaborazione con il Comitato dei Sedici a Parigi sono state completamente trascurate. Il giornale si associa in proposito al rincrescimento espresso da un delegato italiano e mette in rilievo che mentre nel corso della conferenza si è fatto appello alla stampa e a tutti coloro che a qualunque titolo esercitano un 'influenza sull'opinione pubblica per suscitare un forte movimento a favore della Federazione europea , nelle tre giornate non si è mai fatto cenno ad altri movimenti che lavorano per gli stessi fini. In particolare, è stata completamente dimenticata l'Unione dei Federalisti europei che ha tenuto recentemente il suo congresso a Montreux.

Il congresso di Gstaad è stato seguito con molta prudenza e riservatezza dai circoli ufficiali svizzeri timorosi che le sue iniziative, interpretate in taluni Paesi e da una parte della stampa locale come ostili all'U.R.S.S. ed al « blocco orientale», potessero turbare la neutralità svizzera.

Per mio incarico, il console di Losanna si è recato a Gstaad a portare il mio saluto ai parlamentari italiani, che ho poi tenuto a salutare personalmente stamane, al loro passaggio da Montreux.

449 2 Non pubblicato .
451

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. 8164/2421. Washington, 12 settembre 1947.

Ricevo adesso la sua del 29 agosto n. 27326/318 1 e le telegrafo per informarla che il telespresso di istruzioni del 23 agosto2 , cui ella accenna, non è ancora qui pervenuto, nonché per attirare la sua attenzione sul mio rapporto n. 2351 dell'8 corrente3 . Con tale rapporto ho esposto dettagliatamente il serio interesse dimostrato attualmente dal Dipartimento di Stato alla questione della revisione del trattato. Sarei lieto di ricevere quanto prima dettagliate istruzioni circa eventuali nostri suggerimenti allo stesso Dipartimento in materia, pel caso fossero possibili degli sviluppi interessanti e forse anche di qualche concretezza.

Ho anche riferito con vari telegrammi e rapporti sui progressi che, a quanto informa la delegazione argentina all'O.N.U., conseguirebbe già la loro iniziativa all'O .N.U. Ove del caso vedrò di interessare Berle nel senso da lei indicato ; probabilmente la sua opera non sarà necessaria tranne forse presso i brasiliani di Lake Success.

In conclusione, per quanto è possibile ora prevedere, salvo imprevisti ipotetici -·· quali atteggiamenti largamente conciliativi dell'U.R.S.S. verso gli U.S.A., dei quali profitterebbe la nostra ammissione -la questione della revisione del nostro trattato dovrebbe essere largamente discussa all'Assemblea. È possibile che da parte sovietica, qualora non si potessero impedire tali discussioni, si richiedessero analoghi vantaggi per qualcuno dei loro Stati balcanici ; ciò che in nessun caso sembrerebbe poter essere accolto dall'Assemblea . Da parte nostra abbiamo fatto presente al Dipartimento ed a delegazioni amiche l'opportunità, sulla quale insistiamo di continuo, che la questione della revisione venga all'Assemblea, solo dopo l'esaurimento della questione dell'ammissione (il cui esito, come ovvio, è molto dubbio e complicato).



1 Vedi D. 376.


3 Vedi D. 432.

Se poi , nelle discussioni , verranno fuori solo molte parole di simpatia od eventualmente qualche « raccomandazione» importante per la sostanza , dipenderà in definitiva dalle decisioni che verranno qui prese ed in piccola pa rte da quelle nostre eventuali, nonché soprattutto dall'andamento generale della Assemblea4 .

451 l Vedi D. 395.
452

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHJANI

T. 13513/532. Roma, 13 settembre 1947. ore 9, 30.

Suo 742 1 .

Con telegramm a 5072 fornitole dati richiesti con suo 735 3 . Con corriere aereo inviatole bilancia pagamenti presentata Conferenza Pa rigi nonchè statement su situazione generale italiana consegnato e illustrato congressmen4 .

Per razionamento pane e pasta espressi in termine grano per dodici mesi sono necessarie 4.975 mila tonnellate. Tenuto conto che al 1° luglio avevamo 300 mila tonnellate scorte e che ammassi daranno presumibilmente tonnellate l.78 l mila, restano da coprire 2.894 mila tonnellate.

Allo scopo diminuire esigenze complessive si sono ridotte durante periodo estivo razi oni pasta da due a un chilogrammo con guadagno di 176 mila tonnellate. Quindi deficit attuale per annata 47-48 è 2.718 mila tonnellate per una media mensile di 260 mila tonnellate. Sull a base affidamenti ricevuti prevedevamo importare mensilmente no n meno di 200 mila tonnellate dagli Stati Uniti mentre assegnazioni da S. U. per ottobre novembre e dicembre sono state soltanto 116 mila tonnellate mensili.

Si a pre quindi fall a estrema gravità che o esaurisce entro dicembre totalità ammassi o necessita riduzi one razione pane in inverno oltre che mantenimento ridotta razione past a.

Quanto a bilancia paga menti prossimi sei mesi confermasi deficit generale fino a 31 dicembre 160 milioni dollari comprese spese trasporto oltre presumibile deficit medio mensile genera le per 1948 di 71 milioni dollari che deve essere aumentato circa 20'Y,, per trasporti (sen za tener wnto conseguenza inconvertibilità sterline). Di tutte tali cifre presumesi che al massimo soltanto 15'1,, (dico 15°1<,) potrà venire speso su arca sterlina5 .




2 Con T . 12866 del 30 agosto veniva ritras messa a Londra (364) e a Washingt o n (507 ) una comunicaz io ne di Campilli per la quale vedi D. 392, no ta l .


3 Ved i D . 442 , nota l.


4 Con T. 13421/527 dell'Il settembre. non pubblicato. Grazzi aveva informato che lo scoperto

della b ilancia dei pagamenti era pari a 260 milioni di dollari per il seco ndo semestre e quello previ sto per il primo trimestre del 1948 ammontava a 250 mili oni di d o llari . 5 Per la risposta vedi D . 471 .

451 4 Per la risposta vedi D. 524. 452 l Vedi D. 442.
453

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12459-12460/641-642. Parigi, 13 settembre 1947. ore 21,JO (per. ore 8 del 14) .

Bidault mi ha detto che intende fare una dichiarazione «éclatante» all ' O.N.U. Per questione ammissione Italia ha intenzione di dire che è uno scandalo che Italia non faccia ancor parte delle Nazioni Unite.

L'ho ringraziato ma gli ho fatto osservare che temevo potesse crearsi parallelismo fra veto americano per Stati ex nemici orientali e possibile veto russo per noi. A sua osservazione che in fondo non doveva importarci se non avremmo avuta l'unanimità gli ho detto che non era unanimità che ci interessava ma funzionamento diritto veto.

Mi ha detto che stava facendo studiare suoi uffici se statuto O.N.U. non offrisse mezzo che permettesse, per questione ammissione Italia, fare a meno Consiglio di sicurezza. Ha espresso desiderio tenersi per questo affare in stretto contatto nostra ambasciata Washington e mi ha pregato far avere istruzioni Tarchiani mettersi subito in rapporto con lui.

Bidault avendomi accennato che discussione su problemi arabi O.N.U. può forse avere per conseguenza cambiamento atteggiamento Inghilterra per questione nostre colonie gli ho ricordato che noi continuavamo contare su appoggio Francia .

Mi ha detto che sia lui che Governo francese erano fermi su loro atteggiamento favorevole mandato individuale ad Italia per sue ex colonie e che egli manteneva promessa fatta al riguardo.

454

_L 'INCARICATO D ' AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

T. S.N.D. 12472/741. Londru, 13 settembre 1947, ore 2 l ,35 ( per. ore 8 del l 4).

Suo 378 1•

Secondo Foreign Office decisione anglo-americana è del seguente tenore: Combined Chiefs of Staff Washington hanno istruito Comando alleato a Livorno che a momento dato tuttora da fissare forze anglo-americane , abbandonata linea Morgan , daranno in consegna alle forze italo-jugoslave frontiera provvisoria tracciata in tutta la sua estensione dalla Commissione quadripartita. Dopo di che Commissione italo-jugoslava di cui art. 5 trattato dovrebbe subito iniziare lavori mentre di fronte eventuali contestazioni verrà applicato art. 86 del trattato .

L 'ora dell 'entrata in vigore del trattato il 15 corrente è oggetto di conversazioni attualmente in corso a Parigi mentre l'ora del trasferimento della frontiera provvisoria alle forze italo-jugoslave, che non (dico non) dovrà necessariamente coincidere con l'entrata in vigore trattato (non si esclude anzi che in vista opportunità che


operaziOne avvenga di gwrno essa finisca per aver luogo il 16 corrente), sarà stabilita dal Comando alleato di Livorno alla luce delle istruzioni ricevute dai Combined Chiefs of Staff od in accordo con i Comandi locali italo-jugoslavi .

Quanto precede corrisponde sostanzialmente al contenuto delle istruzioni impartite l'li corrente a codesta ambasciata britannica in argomento.

454 l Vedi D. 422, nota 3.
455

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12494/644. Parig i, 13 settembre 1947, ore 22,58 (per. ore 8 de/14 ).

Presenti ambasciatore Quaroni, signor Drouin, e funzionari italiani e francesi, è stata firmata questa mattina dichiarazione per studio unione doganale franco-italiana1• Bidault ha tenuto a dichiarare che egli e Governo francese annettono particolare importanza dichiarazione ed ha assicurato che delegati francesi porranno tutta loro migliore volontà per superare difficoltà e giungere favorevolmente conclusione. Una unione franco-italiana potrà non soltanto giovare ai due Paesi ma segnare un nuovo e decisivo orientamento verso una effettiva cooperazione europea. Ho espresso a nome Governo italiano eguali sentimenti augurando che iniziativa franco-italiana segni inizio di quella unificazione europea che ministro Sforza aveva auspicato nella seduta inaugurale Conferenza cooperazione. Bidault ha soggiunto che suo ministero curerà informare e illustrare valore eventuale unione perché opinione pubblica accolga favorevolmente iniziativa. Consiglio seguire anche in Italia commenti stampa perché ambienti economici e politici siano indirizzati durante svolgimento lavori .

Drouin parte questa sera con altri commissari. Consiglio inoltre nostra commissione evitare studio a rgomenti dettaglio attenendosi esame massima questioni basilari.


456 .

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . SEGRETO 795/2751. Parig i, l 3 settembre 1947 ( per. il 17) .

Mentre mi riservo di riferire sulla attuale crisi della Conferenza dei Sedici, credo necessario riferirle su alcuni aspetti che hanno più stretto riferimento alla eventualità di una sua venuta a Parigi per la Conferenza di chiusura 1•

Questa idea della Conferenza solenne di chiusura, secondo quanto mi è stato detto qui, è originalmente di Spaak: poi Bevi n la ha fa tta sua.



ll lit de jusrice di Clayton, preceduto dal passo degli ambasciatori americani presso i Governi interessati ha messo crudelmente in luce il dissidio anglo-americano . I francesi mi hanno detto che Bevin ha trattato Douglas «alla Bevin», e che, di fronte alla esposizione dei punti americani, ha risposto violentemente di no a tutti. L'atteggiamento di Bevin ha avuta la sua ripercussione sulla linea di condotta di Franks il quale si è rifiutato. in un primo tempo, sia di acconsentire ad un lieve rinvio della Conferenza, sia a considerare l'attuale rapporto come solo preliminare. In una seconda seduta poi Franks ha rimangiato in parte il suo atteggiamento : ma dubito molto che, all'atto pratico, gli inglesi porteranno una grande contribuzione alla redazione di un rapporto che sia, sui punti criticati dagli americani, così preciso e così impegnativo come gli americani lo vogliono. Sarà quindi probabilmente, un'altra volta <~tutto da rifare».

Inoltre, da parte americana -me lo ha confermato Caffery che, in assenza di Clayton. è diventato ora il portavoce americano per il piano Marshall -----si insiste sul fatto che il rapporto deve continuare ad essere considerato come preliminare ossia aperto a tutte le modificazioni che possano essere ritenute necessarie, sia che queste avvengano qui a Parigi sia che ad esse si giunga in una seconda sede a Washington.

Gli americani sono terribilmente montati: il discorso di Bevi n sull'oro del Forte Knox, la sua reazione al passo americano, l'atteggiamento generale inglese alla Conferenza dei Sedici ha dato loro l'impressione che i Sedici, sotto la guida inglese, vogliono prenderli in giro: e si mostrano ogni giorno più intransigenti. Di fronte al lit de justice di Clayton i delegati francese ed italiano, presi in un certo senso alla sprovvista, hanno fatto delle dichiarazioni generiche, cercando un po' di salvare capra e cavoli. La sera stessa Caffery, saltando Bidault, si è recato presso Ramadier (che fra parentesi sta diventando «l'uomo degli americani») ha protestato bang on the table, con risultato che. dopo una conferenza te n utasi di notte, il giorno seguente Alphand ha fatto una conversione completa ed è uscito fuori con una dichiarazione più americana degli americani stessi. Con me Caffery ha protestato perché Campilli non si era dichiarato d'accordo con gli americani, mentre Dunn lo aveva assicurato che il Governo italiano a~.:cettava i punti americani e che istruzioni in proposito erano state inviate a Parigi (il che era esatto, se non che le istruzioni erano arrivate dopo la seduta in questione). Ho calmato Caffery. la cosa non ha ness una importanza: la riferisco comunque per da re una idea dello stato d 'animo.

Questa situazione solleva alcuni ordini di questioni circa la opportunità della sua venuta qui sull'invito di Bevin.

l) Dato che gli americani insistono nel considerare questo rapporto come preliminare, ossia come un rapporto che deve essere considerevolmente modificato, in modo da venire, se non al l 00(;;, almeno al 90% incontro ai «consigli americani» vale la pena di avere una seduta togata per dare il via ad un rapporto che, secondo ogni probabilità, è destinato ad essere mandato per aria per la parte sua più sostanziale? E in sostanza esporre i vari ministri degli esteri a venire a Parigi a prendere essi stessi e direttamente il contraccolpo della perdita di prestigio che ne deriverà dal fatto di dovere poi far rivedere tutte le buccie agli americani.

Bidault, con cui ne ho parlato, mi ha detto francamente che trovava le mie preoccupazioni giuste, e che non condivideva affatto l'idea di Bevin. Naturalmente non poteva impedire a Bevin di venire a Parigi : per suo conto risolveva la questione andandosene a New York per la riunione dell'O.N.U.: ci sarebbe stato qui il suo sostituto, ma non era la stessa cosa. Caffery mi ha detto che gli americani non avevano avuto nessun preavviso di questa convocazione, che, fra l'altro, aveva trovata una delle tante «mancanze di senso politico» (sono le sue parole testuali) di Bevin , avere fatto questa convocazione senza per lo meno preavvertirne gli americani: che la cosa non li interessava affatto, ma che se anche invece dei ministri degli esteri fossero venuti qui i sedici presidenti del Consiglio, questo non avrebbe cambiato affatto le intenzioni americane di considerare il rapporto della Conferenza come soltanto preliminare.

2) Non mi sembra ci siano segni che gli inglesi intendono moditìcare sostanzialmente la loro attitudine di resistenza. Come in seno al Comitato Franks ha fatto tutti i suoi sforzi per evitare di trovarsi solo di fronte agli americani, così è molto probabile che Bevin speri , alla riunione di Parigi, di riuscire a trascinare gli altri , in una certa misura almeno, nel suo ordine di idee. Bidault essendo assente, et pour cause, lei si troverà ad essere l'unico ministro degli esteri che conti, sia come persona, sia per il Paese che rappresenta, di fronte a Bevin (Spaak essendo anche egli in America sono per ora previsti solo i ministri degli esteri di Austria, del Portogallo e forse dell'Olanda). Il che la mette in un difficile dilemma : o lei accetta, più o meno, il punto di vista di Bevine allora si mette contro gli americani e rischia di compromettere anche l"aiuto americano all ' Italia, quale che esso possa essere: o lei si mette a sostenere il punto di vista americano e allora si mette in contrasto diretto con Bevin, con le ripercussioni che questo può avere sia sui nostri rapporti coll' Inghilterra sia sul suo viaggio a Londra. Se lei si sente di scegliere una o l'altra di queste soluzioni, allora non ho più altro da dire: se no: conosco la sua abilità di compromesso, ma siamo in un momento in cui gli americani sembrano molto montati e temo siano tutt 'altro che disposti ad accettare posizioni di compromesso: anche loro sono della scuola «chi non è con noi è contro di noi».

3) Il 23, se non erro, dovrebbe iniziarsi da noi la discussione sulla politica del Governo. Se lei a quella data, o giù di lì, è a Parigi, la discussione alla Camera fatalmente si rivolgerà sulla questione del piano Marshall (che è già l'obiettivo indiretto ma reale dell'offensiva delle sinistre): e siccome il piano Marshall va prendendo fin troppo apertamente una piega non troppo gradevole per i suoi recipienti (piega su cui, del resto, l'avevo già messa sull'avviso) la discussione più facilmente si sposterà sul piano Marshall e questo non faciliterà, anzi , la situazione del Governo italiano. Senza contare l'influenza che sull'atteggiamento americano nei nostri riguardi potrebbe avere una discussione aperta alla Camera italiana sul piano con l'indispensabile accompagnamento di parole grosse, e non solo forse da sinistra, nei riguardi degli americani.

Ci sono, come vede, intorno a questo invito di Bevin una serie di complicazioni le quali non possono non avere delle ripercussioni sia sulla situazione generale del Governo italiano, sia sulla situazione sua personale. Ed ho ritenuto mio dovere fargliele presenti, d'urgenza, in modo che ella possa tenerne conto per la sua decisione di accettare, o meno, l'invito di Bevin 2 .


455 l Testo in << Relazioni internazionali», 1947, p. 606. 456 1 Con T. 13292/457 dell' 8 settembre Sforza aveva comu nicato di aver accettato l'invit o di Bevin a recarsi dal 15 a Parigi per la chius ura dei la vor i della Conferenza . 456 2 Sforza rispose (T. 13743/483 del!? settembre): << Riconosco peso delle sue ragioni per astensione. Ma mia assenza potrebbe essere interpretata come tim ore di compromettem1i e ciò sa rebbe anche peggio. Dopotutto Bevin sa già che io ho sos tenuto tesi più vicine alle americane».
457

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 13629/537. Roma, 14 settembre 1947, ore 22.

Telegramma V.E . n. 749 1•

A parte Stati membri Consiglio di sicurezza cui atteggiamento è noto a V.E., abbiamo ottenuto assicurazione appoggio ventuno Stati in seno Assemblea. Mentre ho provveduto sollecitare risposte tuttora mancanti da parte Turchia, Danimarca, Lussemburgo, Filippine, Norvegia, Islanda, Iran, Canada, India, Nicaragua, Haiti , Cecoslovacchia, sarebbe opportuno che V.E. avvicinasse delegazioni Governi che non sono stati da noi interpellati per mancanza di rappresentanze diplomatiche od altri motivi, e cioè: Paesi Bassi, Egitto , N uova Zelanda, Siam , Arabia Saudita, Iraq e Liberia.

V.E. potrà anche utilmente sondare delegazioni Stati che non ci hanno tuttora risposto per accertare se tale ritardo sia occasionale o fatto a ragion veduta 2 .

458

IL MINISTRO AD OSLO, RULLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . 12517/58. Osio, 15 settembre 194 7, ore 12.30 (per. ore 16,30 ) .

Telegramma di V.E . n. 13627/c . 1•

Questo direttore generale affari politici mi ha detto che non (dico non) esiste dubbio che il suo Paese appoggi in seno a Assemblea O.N.U. nostra ammissione ove naturalmente Consiglio sicurezza riesamini proceduralmente questione. Interesse Norvegia è che l'Italia entri far parte al più presto Nazioni Unite.

Circa Islanda, non essendo sul posto , tra qualche giorno se sarà necessario mi sarà possibile dare risposta conclusiva . Dato però quanto ho potuto constatare nella mia recente visita colà parmi poter prevedere indubbio atteggiamento favorevole visto interesse Islanda a nostro mercato importazione ed influenza colà Stati Uniti e Inghilterra . Intervengo ad ogni modo presso questo ministro Islanda.


457 1 Con T. segreto l 2376/749 dell'Il settembre, Tarchiani chiedeva quali Stati avessero dato ri sposta affermativa e quali negativa in merito all'ammi ssione italiana all'O.N.U. 2 Per la risposta vedi D. 510. 458 1 Del 14 settembre, dava istruzioni di comunicare la posizione dei Governi di Haiti, Norvegia, Islanda, Nicaragua e Paesi Bassi cira l'ammissione dell'Italia all'O.N.U .
459

IL RAPPRESENTANTE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, CHARLES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

L. Roma, 15 settembre 1947.

I have just received a telegram from Mr. Bevin requesting me to convey to Your Excellency the following message: «I wish Your Excellency to know that it gives me the greatest personal satisfaction that the Treaty of Peace with Italy should now come into force.

Italy can now resume her rightful piace among nations.

I am well aware that there are provisions in the Treaty which to many in Italy seem unjust or unduly onerous. With good will on both sidcs these matters can receive consideration and I can assure Your Excellency that in this country good will towards Italy and a desire to reestablish the old bonds of friendship between us are not Jacking.

Italy's voice is needed in the councils of the world even as her skill and industry are needed in the great task of hastening thc economie recovery of Europe, and I feel sure that our two countries will be brought more and more closely togcther by co-operation in the constructive tasks that Jie ahead» 1 .

460

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, BROSIO, E A V ARSAVIA , DONINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. 13632/c. Roma, 15 settembre 1947, ore 13,10.

(Solo per lvlosca) Per opportuna conoscenza dell'E.V. comunico quanto segue:

(Per tutti) Con telegramma in data 7 corrente avevo espresso ad ambasciata Washington 1 convinzione che nostra domanda ammissione O.N.U., qualora ripresentata Consiglio o Assemblea, non potrebbe essere mantenuta isolata e che sarebbe nostro interesse ottenere posizione comune Grandi Potenze su problema ammissione Stati ex nemici . Irrigidimento Potenze occidentali contro ammissione Stati orbita russa aggraverebbe infatti opposizione sovietica contro ammissione Italia trasformandola da questione procedura in questione valutazione politica. Con telegramma stesso chiedevo ambasciatore farmi conoscere quale, secondo sua opinione personale, potrebbe essere punto di vista americano, onde consentire ammissione Italia, circa ammissione in blocco Stati ex-nemici o almeno uno di essi.


In data 9 corrente ambasciata Parigi riferiva 2 frattanto, in base informazioni fornite personalmente da Couve, che Governo americano aveva comunicato Governo francese sua decisione opporsi ingresso O.N.U. Ungheria, Bulgaria e probabilmente Romania facendo ricorso , ove necessario, a diritto veto.

Ho pertanto chiesto ad ambasciatore Parigi3 farmi conoscere quali possibilità potrebbero ancora esistere, secondo opinione Governo francese , circa eventuale compromesso consistente in ammissione uno soltanto Stati danubiani come, ad esempio, Romania.

In data l l ambasciata Washington ha risposto4 informando che Dipartimento Stato inflessibilmente contrario ammissione Bulgaria ed Albania pur non escludendo possibilità senza però voler assumere impegni precisi al riguardo eventuale compromesso basato su concessioni complementari sia con limitazione parziale verso Italia e Finlandia sia con estensione ad altri Stati precedentemente non accolti. Governo inglese condividerebbe ostilità americana contro Paesi balcanici e manterrebbe sua opposizione ad ammissione in blocco per cui sarebbe inutile riprendere suoi confronti azione persuasiva. D'altra parte non sembra Governo francese abbia possibilità indurre America modificare posizione assunta. Dipartimento Stato prima stabilire definitivamente linea azione attende rendersi conto se Russia abbia propositi più conciliativi , augurandosi essa possa deflettere da atteggiamento intransigente verso Italia anche per non porsi in contrasto con grande maggioranza Stati che vogliono nostro immediato ingresso O .N .U . Dipartimento stesso prevede che discussione su questioni nuove ammissioni e veto sarà molto seria ed ha confermato assicurazione Stati Uniti manterranno atteggiamento fermissimo e si impegneranno a fondo per ammissione Italia.

(Per Londra e Varsavia) Comunico quanto precede per opportuna conoscenza e per eventuale norma di linguaggio deii'E .V. con codeste autorità.

459 l Per la risposta vedi D. 464. 460 l Vedi D. 426.
461

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12568/647. Parigi. 15 settembre 1947, ore 13,25 ( per. ore 16,30).

Come d 'accordo oggi ore 11,30 ho depositato ratifica trattato pace presso segretario generale Quai d'Orsay dopo che ratifica Quattro era avvenuta presenza Bidault. Nessun accordo è stato preso fra i Quattro per ora entrata in vigore trattato. Con i francesi ci si è accordati perché trattato entri in vigore ore zero del 16 corrente ora francese .


460 2 Vedi D. 437. 3 Con il T. 13532/472 del 13 settembre per il quale vedi D. 437, nota l.

Vedi D. 446.

462

IL CONSOLE GENERALE AD OTTA WA, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12560/99. Ottmva, 15 settembre 1947, ore 15,50 (pe r. ore 8 del 16 ) .

Telegramma circolare 13626 1•

Signor Pearson sottosegretario di Stato per gli affari esteri, mi ha assicurato proprio ieri, vigilia partire per Assemblea O.N.U. che Canada appoggerà molto caldamente nostra ammissione.

Atteggiamento canadese in nostro favore importante dato anche Canada probabilmente diverrà ora membro Consiglio sicurezza.


463 .

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12645/648. Parigi, 15 settembre 1947, ore 20,10 (pe r. ore 3 del 16 ) .

Suo 472 1•

Governo francese ed in particolare presidente Consiglio ha ormai preso orientamento decisamente americano. Oltre che da note necessità finanziarie, atteggiamento francese è determinato da speranza ottenere, mediante allineamento politica americana, maggiore comprensione da parte Stati Uniti aspirazioni francesi per questione tedesca . Atteggiamento francese a questo riguardo è anche, in certa misura , ispirato da impressione che in genere Stati Uniti sono meglio disposti verso di noi che verso Francia; che questo è conseguenza politica tentata per due anni da Francia di mantenere bilancia eguale fra i due avversari. Essi tentano quindi di riacquistare terreno perduto e, possibilmente, farcelo perdere a noi .

Bidault e con lui Quai d'Orsay è personalmente convinto che posizione assoluta intransigenza assunta da russi non (ripeto non) rende attualmente possibile politica anche solo relativa equidistanza: ritiene che prossim a Conferenza Londra non farà che consacrare rottura russo-americana anche per questione Germania: che adesione piano Marshall, date le circostanze in cui essa si è prodotta, è «biforcazione delle strade»: è quindi convinto necessità andare avanti per strada americana senza più preoccuparsi reazioni Mosca se non per quel minimo di apparenza che può essere necessaria per ragioni politiche interne.

Iniziativa del genere quella proposta da V.S. non avrebbe qui probabilità essere accolta che qualora si fosse sicuri che Stati Uniti sono d'accordo.



Qui si ritiene invece che Stati Uniti vogliono continuare loro pressione finanziaria e politica su Stati zona russa nella speranza che questo provochi difficoltà crisi loro periodo assestamento.

Oltre a ciò trattasi calcolo di voti: proposta V.S . significherebbe di fatto che America acquista un voto mentre Russia ne acquista quattro ossia combinazione non favorevole per Stati Uniti . Si pensa perciò che Stati Uniti manterranno loro atteggiamento e che, per quanto riguarda Italia avendo avuto impressione che primitivo veto russo abbia avuto in Italia reazione poco favorevole estrema sinistra , cercheranno piuttosto di manovrare in modo da spingere Russia opporre veto nostro ingresso O.N.U.

Mentre francesi confermano loro atteggiamento per Italia, nei riguardi altri Stati ex nemici , qualora Stati Uniti mantegano loro intenzioni, francesi esitano fra votare contro o semplicemente astenersi ma non (dico non) intendono svolgere azione conciliativa.


464 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE,

T. URGENTISSIMO l 3668/389 l. Roma. 15 settembre 1947. ore 21, l O.

Pregola far pervenire ministro Bevin seguente mio messaggio in risposta a quello da lui inviatomi in occasione deposito ratifiche trattato di pace2 :

«Grazie del suo messaggio e della cordiale sincerità con cui ella ammette che con reciproco buon volere si potrà studiare come correggere le clausole del trattato che noi sentiamo ingiuste.

Ella mi dice che l' Inghilterra riconosce che la voce dell 'Italia è indispensabile nei consigli del mondo . Quel giorno, che confido prossimo, l'Italia sarà felice di essere accanto all'Inghilterra per la difesa della pace del progresso democratico dell 'Europa».


465 .

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNTO. Roma, 15 settembre 1947.

Quanto riferito da S.E. Carandini in merito agli ultimi colloqui da lui avuti al Foreign Office in tema coloniale e cioè che «non esiste attualmente una definita politica inglese e non può esistere data l'incertezza degli elementi in loco» è certa


464 l Minuta autografa. 2 Vedi D. 459.

mente verosimile 1 . Di questa mancanza di una definita politica inglese e delle incertezze che ne derivano si ha del resto una riprova nell'esaminare la condotta britannica in tutte le questioni che riguardano il Medio Oriente. Non può dirsi che questa incertezza sia per giovare alla Gran Bretagna: essa alterna da qualche tempo i colpi al cerchio con quelli alla botte, ma in realtà non raccoglie che amare delusioni . Per quanto riguarda gli arabi:

L'appoggio che essa ha dato alla Lega araba (e che ha influito sull'atteggiamento del Foreign Office a noi contrario nella questione coloniale) non le è servito se non a potenziare un organismo che all 'atto pratico si è rilevato dinamicamente ostile all'Inghilterra e ai suoi interessi .

Nella questione palestinese l'Inghilterra ha abbandonato la sua politica, sia pure entro certi limiti favorevole agli ebrei , nella speranza di crearsi delle simpatie nel mondo arabo: all'atto pratico essa ha sostituito oggi la Germania come nemico numero uno degli ebrei mentre l' ostilità degli arabi nei suoi confronti non fa che aumentare .

In Egitto l'anglofobia, cui si accompagna una preoccupante xenofobia, è in continuo progresso.

L'atteggiamento inglese filo-arabo nella questione coloniale italiana non ha fatto che dare maggiore esca al più acceso nazionalismo indigeno che è andato propagandosi nelle vicine colonie e protettorati francesi mentre per colmo di ironia nelle stesse colonie italiane gli indigeni diventano ogni giorno di più ostili all'amministrazione britannica e rimpiangono quella it aliana .

Il bilancio è dunque completamente passivo per gli inglesi . Ma essi purtroppo sono lenti a capire e restii a mutare, e noi, in quanto interessati, e quindi sospetti di portare argomenti ad hominem più che giudizi obbiettivi , siamo i meno indicati a convincerli dei loro errori.

Converrà pertanto cercare di persuaderli anche attraverso i francesi e gli americani, senza tuttavia rinunciare noi stessi a sostenere il comune interesse ad una solidale politica nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, come V.E. si propone di fare in occasione del suo prossimo incontro col ministro Bevin.

Gli argomenti che potremo sostenere sono quelli che , per il loro carattere generale ed europeo, e non solo esclusivamente italiano, sono stati da noi esposti già in passato : forse oggi troveremo orecchie più disposte ad intenderli .

l) L'Africa è indispensabile all'Europa, politicamente ed economicamente, e anche strategicamente.

2) L'Africa non si mantiene se non imprimendo al suo sviluppo civile quelle stesse caratterÌ$tiche che già impressero un carattere europeo all'America del Sud: investendovi cioè popolazioni e capitali, ossia colonizzandola (valorizzandola se si vuole usare diversa parola) ed europeizzandola. Così si creerebbero a poco a poco nuovi Paesi e Stati (come già nell'America del Sud), si aprirebbero nuovi mercati di produzione e di consumo , si troverebbe sfogo e lavoro per popolazioni che oggi vivono troppo densamente e poveramente su ristretti territori in altre parti del mondo. Questo dovrebbe essere compito dell 'O.N.U . attraverso l'istituto del trusteeship .


3) Per venire alle colonie italiane, lo smantellare l'attrezzatura europea e italiana delle nostre quattro colonie è proprio il contrario di quello che è l'interesse generale europeo come sopra esposto. Politicamente, si farebbe l'interesse di coloro che cercano di scalzare in Africa l'influenza europea e ne soffrirebbero rapidamente tanto la Francia quanto. a più lunga scadenza, la stessa Gran Bretagna. Economicamente, andrebbero perduti tutti o quasi gli investimenti fatti dall'Italia per includere quei territori nel consorzio dei Paesi civili e produttivi. Demograficamente, se ne provocherebbe lo spopolamento da parte dei «bianchi» che vi risiedono, con danno dei territori stessi, delle migliaia di persone che tornerebbero in patria a vivere di miseria , e dell'influenza europea in Africa . Occorre invece fare proprio il contrario.

4) Venendo all'esame analitico dei singoli territori si rileva:

a) Tripo/itania. Da parte inglese, abbinando i motivi e gli effetti di un nostro ritorno su quella sponda mediterranea alla difesa delle posizioni imperiali francesi che stanno, per i noti motivi di solidarietà, estremamente a cuore al Foreign Offlce, il Governo inglese sembra disposto a riconoscere la «convenienza solidale anglo-franco-italiana». Questa influenza non può affermarsi se non attraverso un trusteeship singolo affidato all'Italia. Gli inglesi sembrano paventare una reazione araba. Una generica ostilità araba al nostro ritorno vi è effettivamente stata, ed era frutto essenzialmente della propaganda fatta dagli inglesi, in particolare dalla British Military Administration contro di noi. Col passare del tempo molte simpatie sono rinate in Tripolitania verso gli italiani e non può essere ignorato dai servizi informativi britannici che oggi gli indigeni ripensano con nostalgia all'epoca della nostra amministrazione. Il nostro ritorno si può quindi preparare facendo leva sulle simpatie di cui godiamo e che vanno rapidamente rinascendo, se all'attuale amministrazione britannica vengano preposte persone idonee con precise istruzioni in tal senso, e se contemporaneamente da parte italiana, d'accordo e con l'a ppoggio inglese, si prendano contatti con gli arabi.

b) Cirenaica. Noi ci rendiamo perfettamente conto delle esigenze militari britanniche conseguenti allo sgombero dell'Egitto. A questo scopo , già nei primi pro-memoria presentati al Consiglio dei ministri degli affari esteri, avevamo suggerito di staccare dalla Cirenaica la zona orientale col porto di Tobruk del cui destino ci saremmo disinteressati, e di poter conservare ai coloni italiani la zona centrale e occidentale che sono particolarmente adatte (più della stessa Tripolitania) alla colonizzazione agricola. Avevamo anche suggerito che se la zona di Tobruk (Marmarica) fosse stata trovata troppo ristretta o arida, si poteva studiare una linea di confine che inglobasse in tale zona la parte più orientale dell 'altopiano. Da parte inglese si è sempre obbiettato opponendo i loro impegni coi senussi e la recisa ostilità senussita nei nostri confronti. Quest' ultima osservazione, vera in principio, sembra per altro non rispondere più alla realtà odierna. Infatti, da che si sono potuti ristabilire contatti con la Cirenaica ci pervengono frequenti attestati di simpatia dagli stessi capi senussiti , e come noto lo stesso senusso ha recentemente chiesto di prendere contatto con noi: attraverso tali contatti si potrebbe anche cercare di modificare gli impegni assunti dai britannici. Più volte del resto alle obbiezioni britanniche abbiamo risposto proponendo negoziati «a tre>> coi senussi per giungere ad un accordo. Ora noi riteniamo ancora che la presenza in Cirenaica (dove accanto all a popolazione indigena di 160 mila abitanti si erano già stabiliti 60 mila italiani) di una folta popolazione bianca sia la migliore garanzia per assicurare il mantenimento di quell'importante territori o nella sfera d'influenza europea e britannica . Data la scarsità della popolazione indigena, la relativa fertilità del territorio, lo spirito di adattamento degli italiani, la Cirenaica potrebbe rapidamente divenire l'unico Paese del Nord Africa a popolazione bianca prevalente su quella indigena . Se si pensa che la Cirenaica è a contatto con l'Egitto e separa praticamente il Medio Oriente dal Nord Africa e si trova di fronte alla Grecia, è evidente l'importanza di una simile possibilità c l'interesse anche britannico di realizzarla ai fini della salvaguardia di quelle posizioni a nglo-franco-italiane (ossia europee) nel Mediterraneo, che stanno appunto a cuore al Foreign Office. Se queste premesse veni ssero riconosciute come rispondenti ai bene intesi interessi britannici e italiani non dovrebbe essere difficile trovare una soluzione.

c) Eritrea. Possono ripetersi per l' Eritrea le stesse considerazioni di ordine «europeo» accenna te per la Cirenaica e suffragate dall'opinione espressa dai sudafricani e riportate da Sargent a Carandini secondo cui «l'incorporazione dell'Eritrea nell'Etiopia significherebbe la cancellazione a brevissima scadenza di tutti gli effetti della lunga e fortunata colonizzazione italiana». È questo un interesse europeo? O no n piuttosto quello di conservare e potenzia re questo selt!em en t nel cuore dell'Africa Orientale e in un punto così importante per tutta l'Europa come il M a r Rosso? Basta porre il quesito per attenderne una logica risposta. Le poco buone relazioni anglo-etiopiche, accennate da Sargent, possono esser un motivo per la Gran Bretagna per non accogliere le richieste del negus. L'Etiopi a ha sem pre giocato sui contrasti fra le Potenze confinanti, ma non sarà mai amica di alcuna di esse. D'altra parte in E ritrea non vi è mai stata verso gli italiani quella ostilità che in un primo tempo si poté ri scon trare in Libi a . Jn questi ultimi tempi anzi --c ciò non è ignorato dagli inglesi ·-si so no creati in colonia importanti movimenti che reclamano il ritorn o dell'Italia : si vedano l'atti vità della Lega musulmana e le precise indicazioni dell'Associazione ex ascari che raccoglie decine di mi gliaia di aderenti. La vera posizione in glese nei confronti dell'Eritrea è quella già esposta in precedenti colloqui, e cioè che il Governo britannico vuo le evitare che l'ftalia si trovi nei confronti dell ' Etiopia nella stessa situazione geografico-militare del 1935. Noi saremmo pronti per superare tale pregiudi ziale a dare direttamente al Governo bri tannico le maggio ri garanzie possibili che potrebbero praticamente concretarsi, ad esempi o, sulla gestione comune italo-britannica delle vie e mezzi di comunicazione (ferrovie-porti-avio linee) in Eritrea. Come soluzione alternativa e subordinata noi non saremmo sfavorevoli ad una organizzazione autonoma dell'Eritrea eventualmente anche sotto tru stecsh ip di retto dell'O.N.U. purché la direzione e l'attrezzatura tecnico-amministrativa rimanga italiana e sia facilitata l'ulteriore va lorizzazione di quel territorio da parte dei nostri emigranti.

d) Somalia. Non c'è che prendere atto delle dichiarazioni di Sargent secondo cui «la posizione inglese rimane per un largo rico noscimento degli interessi italiani». Questa posi zione risultava già dai colloqui che Ccrulli aveva avuto a Londra e riteniamo debba co ncretarsi in un mandato affidato all'l tali a le cui condizioni saranno concordate con l'O.N.U.

5) Nell'esame di questa questione noi abbiamo sempre insistito per una presa di contatto con la Gran Bretagna e ciò facendo eravamo -come siamo -animati dal desiderio di ricercare una soluzione del problema che annulli ogni residua diffidenza nei nostri confronti e sopra tutto verso le nostre intenzioni. Ciò per conciliare le riconosciute esigenze britanniche con le nostre necessità, che sono di ordine demografico economico e anche sentimentale e difendendo le quali siamo persuasi di difendere un interesse europeo. Del resto i principali interessati al problema siamo appunto noi italiani e gli inglesi (gli altri vi si sono per così dire inseriti in virtù di eccezionali e transitorie circostanze), ma noi sappiamo a priori che almeno due delle Potenze che hanno voce in capitolo, Francia e Stati Uniti, sono disposte ad accogliere anche le soluzioni più favorevoli all'Italia se la Gran Bretagna le appoggia. Nel nostro proposito di favorire una durevole intesa itala-britannica e di eliminare, come dianzi detto, ogni residua per quanto del tutto ingiustificata diffidenza, noi auspichiamo anche una estesa collaborazione economica itala-britannica in quei territori.

Per quanto si riferisce alla Tripolitania, questa collaborazione si può considerare già iniziata con le intese intervenute tra la Fiat e la Mitchell Cotts per i trasporti aerei e automobilistici e con altre intese minori già attuate o in corso di attuazione. A Tripoli svolge ora la sua attività la Barclays Bank la cui attività potrebbe utilmente integrarsi a quella degli istituti bancari italiani. Anche il campo dei trasporti marittimi può dar luogo a utili intese.

La stessa collaborazione può applicarsi anche alla Cirenaica.

Per l' Eritrea si è già accennato alle possibilità di collaborazione economica nei mezzi di comunicazione. L ' Eritrea essendo essenzialmente un territorio che vive di traffici e di industrie può offrire anche in questo campo vaste possibilità di collaborazione. Il nostro interesse è infatti quello di mantenere e sviluppare ogni possibilità di assorbimento di lavoro italiano e può coincidere con l'interesse britannico a valersi della produzione eritrea e delle vie commerciali di quel territorio per lo sviluppo di una attività economica nelle varie regioni finitime .

La Somalia ---territorio di esclusiva produzione agricola -non è senza possibilità di collaborazione economica. Sono ad esempio recenti i contatti fra gli agricoltori italiani della Somalia e gruppi finanziari inglesi interessati al trasporto dei frutti tropicali in Europa. La stessa produzione agricola delle aziende italiane in Somalia è stata anche in passato utile ai vicini territori sotto controllo britannico.

Ove l' E .V. concordi nella impostazione sopra accennata del nostro problema coloniale, proporrei di riassumere tali considerazioni e proposte con estrema franchezza e sottoporle al Foreign Office onde dargli tempo di esaminarle anche prima del viaggio dell'E.V.

Potrà così il Governo britannico avere una prova impegnativa delle nostre leali intenzioni e qualunque sia per essere l'ulteriore sviluppo della questione rimarrà fissato in un documento diplomatico anche se di carattere confidenziale il nostro punto di vista su di essa e lo sforzo da noi compiuto per ristabilire senza reticenzc le basi di una sicura collaborazione itala-britannica in Africa 2 .


462 1 Del 14 settem bre, indirizzato alle legazioni ad Ankara. Copenaghen . Lussemburgo, Ma nila, Praga. Tehera n ed Ottawa e a l consolato a Bo mba y: sollecitava una rispost a al Telespr. 31/20238/c. (per il quale vedi D. l28, no ta l) chiedendo di far conoscere se i rispettivi gove rni intendessero appoggiare l'ammi ssione dell'Italia all'O.N.U. in sede di Assemblea genera le. 463 l Vedi D. 437, nota l. 465 l Vedi D. 296. 465 2 Vedi D. 540.
466

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . RISERVATO 810/2787. Parigi, 15 settembre 194 7 1•

Mi riferisco al suo telespresso n. 27686/360 del 3 corrente2 .

Spero ella vorrà perdonarmi se, da Parigi, mi occupo dei rapporti italo-russi : valga a mia scusa il fatto che ho passato in Russia molti anni e che il dispaccio ministeriale diretto a Mosca si riferisce, in parte almeno, ad un passato a cui ho partecipato di persona.

Per riguardo al passato, noi abbiamo l'aria di dire che dal giorno della ripresa dei rapporti diplomatici abbiamo fatto tutto quello che era possibile per persuadere i russi delle nostre buone intenzioni: non lo diciamo solo, ma, temo, ne siamo anche convinti. Ora mi permetta di dirle, con tutta franchezza, che questo non è vero affatto.

ln una delle ultime conversazioni che ebbi con lui, Molotov, ad una delle ennesime dichiarazioni di buona volontà che ebbi a fargli, su istruzioni del Governo, mi rispose, con la sua abituale crudezza: «voi italiani riservate le parole per noi ed i fatti per gli americani». In queste parole, crude, ma non del tutto prive di verità, se vogliamo essere sinceri con noi stessi, sta tutto l'equivoco dei rapporti italo-russi. Noi non abbiamo mai voluto renderei conto che con i russi contano solo i fatti, e più precisamente quei fatti a cui, in un dato e preciso momento, il Governo russo attribuisce una determinata importanza. E che tutte le dichiarazioni di amicizia e di buona volontà, sia che esse siano fatte dall'ambasciatore a Mosca, sia che esse siano fatte dal ministro degli esteri o dal presidente del Consiglio, non hanno per i russi il minimo valore, se ad esse non tengono dietro i fatti. Ora la verità vera è che in tre anni e qualche mese di ripresa dei rapporti fra i due Paesi noi non abbiamo ma i fatto niente di quello che era suscettibile di essere riconosciuto dai russi come un effettivo atto di buona volontà da parte nostra. Il ministero potrà darmi atto che non dico questo adesso: quasi tre anni di miei rapporti da Mosca stanno a testimoniarlo. Mi si potrà rispondere che i fatti che ci domandavano i russi non era nelle nostre possibilità di concederli: questo può essere esatto, non per tutti i fatti che erano stati da me proposti, ma per molti: ma dato che i russi sono quello che sono, e non è in nostro potere di cambiarli, il problema, per noi , andrebbe allora impostato non sulla desid erabilità di un nostro riav"vicinamento con la Russia ---perché su questo saremmo tutti d'accordo --ma sulla sua possibilità.

Noi diciamo «bisognerebbe cercare di convincere i russi ad abbandonare la loro posizione dialettica ... »; se queste istruzioni fossero dirette ad un 'altra ambasciata, sarebbe benissimo. Ma ci rendiamo noi conto che l'ambasciatore italiano a


466 l Manca rindicazione della data di arrivo. 2 È la ritrasmissio ne a Parigi del D. 400.

Mosca, sia esso io o Brosio o chiunque ci piaccia di mandarci, non vedrà mai Stalin, riuscirà al più a vedere un paio di volte all'anno Molotov, e non potrà mai avere una conversazione, un contatto amichevole con una sola persona che possa avere qualche influenza su Stalin? Ci rendiamo noi conto che la dialettica è l'essenza stessa di tutto il regime, di tutta la politica russa? Che cosa si direbbe da noi se qualcuno volesse inviare al nostro ambasciatore presso la Santa Sede delle istruzioni cercando di persuadere il Santo Padre che Gesù Cristo non è mai esistito? Eppure, mi creda , persuadere i russi a rinunciare ad una loro posizione dialettica è esattamente la stessa cosa.

Le obiezioni dei russi alla nostra politica sono parecchie: ma due sono le principali:

l) il revisionismo: su questo punto Molotov è stato ben chiaro con lei : e Shvernik, a quanto mi sembra, non meno. Il ragionamento dei russi è il seguente: il revisionismo italiano, anche se non lo si dice apertamente, è revisionismo territoriale: e come revisionismo territoriale è diretto principalmente contro la Jugoslavia: siccome né i russi né gli jugoslavi hanno la minima intenzione di rivedere le frontiere a nostro favore (eccetto che, forse , alle condizioni che noi conosciamo , la questione del Territorio Libero), la conseguenza dell'atteggiamento revisionista è che, potenzialmente, l'Italia desidera la guerra contro un alleato dell'Unione Sovietica : il revisionismo è quindi, potenzialmente almeno, una politica di guerra e di guerra contro l'U.R.S.S. Aggiungo poi che, se non vogliamo fare dell ' escamotage , ma vogliamo essere sinceri con noi stessi, dobbiamo anche ammettere che il ragion?mento dei russi è anche giusto: settanta anni di politica italiana stanno lì a fa rne fede.

2) E oggi il più importante: la nostra adesione al piano Marshall. I russi sono convinti che il piano Marshall non è che la manifestazione di una politica americana diretta a costituire un blocco delle po tenze dell'Europa occidentale, in fun zion e difensiva certamente, offensiva anche, probabilmente nei riguardi della Russia sovietica. Ora persuadere i russi che il piano Marshall non è quello che essi pensano è al di sopra delle forze umane : ed è tanto più difficile in quanto, diciamocelo pure fra di noi , i russi, in questo, hanno perfettamente ragione: il piano Marshall , nelle intenzioni americane, è proprio questo e non altro: lo dicono anche abbastanza chiaramente: cosa vuoi dire infatti, tolti i fronzoli, salvare l'Europa occidentale dal comunismo?

Mi si dirà: il Governo italiano, nell'aderire al piano Marsball non ha inteso affatto aderire ad un blocco ant i russo: sulle intenzioni del Governo italiano non ho, personalmente, il minimo dubbio: persuadere i russi della purezza delle intenzioni del Governo italiano è difficilissimo: supponiamo che sia possibile. Ma il giorno che ci fosse riuscito di persuadere i russi delle nostre intenzioni , essi ci diranno: ammettiamo che l'intenzione ci sia: c'è anche la possibilità? E anche qui ella vorrà scusarmi , sarà forse effetto del fatto che la dia lettica ha guastato un poco la mia maniera di ragionare, non potrei dare del tutto torto ai russi.

Mi spiego : nonostante tutti gli sforzi che noi possiamo fare in proposito, il soccorso americano nel piano Marshall non sarà un soccorso dato una volta per tutte per quattro anni, di modo che una volta avutolo noi possiamo fare il comodo nostro. Già si delinea perfettamente che esso verrà dato a piccoli instalments, circondato di tutti i controlli, di modo che gli americani abbiano la possibilità, ad ogni momento, quando la nostra politica interna o estera non garbi loro, di sospender! o: del resto, anche se tutte queste clausole non ci fossero, non cambierebbe niente: la disinvoltura con cui gli americani hanno sospeso prestiti già concessi a tanti Paesi nella zona russa sta là a dimostrare quale sia la loro maniera di fare.

Esiste oggi una indipendenza, anche minima, della nostra politica estera? Certo no: la volontà ci potrà essere, la possibilità no . Noi dipendiamo dall'America a tal punto che il solo ritardo nell'invio di un piroscafo di grano o di carbone può mandare tutto per aria a casa nostra: per cui ogni volta che ci soffiamo il naso dobbiamo preoccuparci di vedere come lo prenderanno gli americani , di spiegarlo agli americani, di vedere che questo non guasti le nostre prospettive di aiuti americani: la prego di volermi comprendere: questa non è una critica che io faccio , è semplicemente una constatazione di fatto: non c'è che da sfogliare la collezione dei nostri telegrammi per rendersene conto. Come si può parlare oggi di indipendenza della nostra politica estera, come si può pretendere che i russi ci credano? Se il piano Marshall andrà in atto, se grazie all'aiuto americano e grazie ancora più allo sforzo nostro, in tre, quattro , cinque anni, noi ci saremo rimessi sufficientemente sulle nostre gambe in modo che non dipendiamo dall ' America per il nostro pane ed il nostro lavoro per la prossima settimana , allora sì ma solo allora, non oggi, si potrà parlare di relativa indipendenza della nostra politica estera: e solo allora si potrà domandare ai russi di crederci: probabilmente, allora , anche i russi sarano disposti a crederci.

Comunque, ritornando al dispaccio ministeriale, se le istruzioni date all'ambasciatore Brosio hanno per scopo di crearci, all'interno, un alibi, se vogliamo solo poter dire all'opinione pubblica italiana: abbiamo fatto uno sforzo per convincere i russi della nostra buona volontà , va benissimo, non ho nulla da obiettare. Ma se, come ritengo, non si tratta soltanto di stabilire un alibi politico , ma si vuoi realmente vedere se non c'è una possibilità di rompere il circolo vizioso delle nostre relazioni con la Russia, mi creda quando le dico che questa dichiarazione non serve a niente se essa non sarà accompagnata da fatti.

Il fatto che cambierebbe sul serio i nostri rapporti con la Russia, adesso , sarebbe naturalmente che noi ci ritirassimo dal piano Marshall: questo, ammettiamolo, sarebbe piuttosto difficile. Passando ad un piano più ridotto , c'è un unico fatto che , forse, potrebbe fare una certa impressione ai russi: l'invio a Mosca di una nostra delegazione per trattare del pagamento delle riparazioni . Intendiamoci bene: non a chiedere riduzioni o rinvii del pagamento; a trattare del pagamento puro e semplice e pagare, come vogliono i russi che si paghino le riparazioni che sono loro dovute, con gioia, con il senso di un dovere onestamente riconosciuto. Se noi faremo questo , sono quasi sicuro che le porte del commercio russo ci si apriranno nella misura modesta che permettono le loro possibilità pochine assai in questo momento -ma comunque ci si aprirebbero certamente più che per qualche briciola e se faremo la stessa cosa con gli jugoslavi, con gli albanesi (meglio ancora se, allo stesso tempo, le rifiuteremo ai greci perché non sufficientemente democratici) , allora con tutta probabilità i russi potrebbero cominciare a pensare che, forse, i dirigenti della politica italiana non sono quei mostri che essi ritengono .

Possiamo noi farlo? Non parlo delle difficoltà di politica interna che pure non sarebbero poche : 225 milioni di dollari sarebbero un aiuto non del tutto indifferente alla Russia ed alla sua zona per la sua ricostruzione; ci permetterebbero gli americani di farlo in questo momento? E soprattutto ci permetterebbero essi di farlo applicando al pagamento delle riparazioni quello che essi ci danno per la nostra ricostruzione (perché poi in ultima analisi è di questo che si tratta)? Dato tutto l'andamento del piano Marshall mi permetto di dubitarne, ma comunque non sono certo io che posso pronunciarmi su questo punto. Se è possibile facciamolo: comunque, e su questo ritengo che l'ambasciatore Brosio condividerà il mio parere , è bene tener presente che oggi è questo l'unico fatto che potrebbe avere una certa influenza sui russi e sul loro atteggiamento nei nostri riguardi.

È mio dovere aggiungere che, in ogni caso, non si tratterebbe che di un primo passo; poichè se ad esso non ne seguissero degli altri è anche inutile il farlo : poiché il suo effetto non durerebbe che «l'espace d'un matin»: occorrerebbe dunque la possibilità e la volontà di una serie di atti positivi e concreti che, nel loro insieme , mostrassero un nostro progressivo svincolamento dall ' orientamento americano per sostituirvi un orientamento più apertamente filorusso .

Questo è tutto quello che le posso dire su questo importante problema dal lato tecnico, diciamo così. Se poi dal lato tecnico passiamo al lato politico più generale, la prego di credermi quando le dico che, data quale è la situazione di oggi , e peggio ancora del prossimo domani, la soluzione del problema dei rapporti italo-russi è al di fuori delle nostre possibilità e dei nostri mezzi d'azione.

La lotta d'influenza fra i russi e gli americani per l'Europa occidentale e più precisamente per la Francia e l'Italia, si è già spostata su di un terreno assai più profondo, e più pericoloso. La Russi a non vuole che il piano Marshall riesca: non vuole che si crei anche un semplice primo embrione di Europa occidentale: ha tentato l'intimidazione, non è riuscita; spera ancora, forse, sulla crisi americana , sull 'impossibilità per gli Stati europei a mettersi d'accordo, spera sul rifiuto del Congresso americano; il giorno in cui però essa si sarà convinta che l'aiuto americano viene, e che esso viene in forma massiccia , per cui il piano Marshall ha dato delle serie probabilità di rinascita, allora, mi creda, essa giuocherà il tutto per tutto per mandarlo all'aria. E questo tutto per tutto si svolgerà, in Italia ed in Francia almeno, sul piano interno: noi avremo nei due Paesi un tentativo ben preciso dei partiti di estrema sinistra per arrivare al potere e non in posizione secondaria: se questo avverrà per via di scioperi, di elezioni, di blocchi, di intimidazione questo dipenderà da tante circostanze specifiche che è oggi difficile prevedere. Se questo riuscirà, e non è affatto escluso che questo riesca, il problema dei nostri rapporti con la Russia sarà risolto, ma su di un piano differente ; ma allora , ricordiamocelo bene, tutti quelli che, per pure che siano state le loro intenzioni, hanno data la loro contribuzione al piano Marshall sono destinati al plotone d'esecuzione. Se esso non riuscirà, se l'Europa occidentale con l'aiuto americano e col suo lavoro si rimetterà in piedi, i russi procederanno, come è loro abitudine, a d una analisi della nuova situazione internazionale ; da questa analisi scaturiranno delle tesi , le qu ali dopo di avere dimostrato che tutto si è svolto secondo le previsioni di alettiche di Stalin, saranno le basi delle nuove direttive. E quasi certamente queste nuove direttive saranno cercare con allettamenti economici e politici di staccare dall'influenza americana sia l'Europa occidentale tutta, sia quei singoli Stati che sono più disposti a farlo.

La prego di volermi credere quando le dico che la situazione nostra e del mondo è molto più grave di quello che essa non sembri, almeno dall'Italia ; che una situazione di questo genere non è suscettibile di essere risolta sul terreno diplomatico : la lotta si svolge su ben altro piano e con altri mezzi ; ed è una lotta in cui non siamo più soggetti ma solo oggetti impotenti . Non è questa una conclusione a cui sia arrivato alla leggera: la scissione dell'Europa in due blocchi era chiaramente visibile da Mosca ben prima che in Europa occidentale ci si fosse cominciato a pensare: un paese come l'Italia ha oggi due sole alternative : o Washington o Mosca : una via di mezzo non c'è, né l'uno né l'altro sono disposti ad ammetterla. E la scelta, sia per lo Stato che per gli indi vidui, non è più nel campo degli atteggiamenti di dettaglio o nella politica estera, ma è nell 'indirizzo generale, con tutte le conseguenze che questo comporta, necessariamente, anche nel campo della politica interna.

467

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

TELESPR. 2115/904. Roma, 15 settembre 1947 (per. il 16).

Mio telespresso n. 2027/857 del 3 settembre u.s. 1•

La stampa cattolica continua nei suoi commenti apologetici allo scambio di messaggi fra Truman ed il papa, illustrando e presentando il loro contenuto come soprattutto di carattere spirituale, e sostenendo -con abbondanza di citazioni tratte da precedenti discorsi e messaggi di Pio XII e del suo precedessore -come in definitiva il pontefice non abbia detto nulla di nuovo, salvo coglier l'occasione per rievocare con la consueta fermezza l'esaltazione dei principi del Vangelo e dei valori umani del cristianesimo . Del tutto inesatte quindi le insinuazioni della stampa di sinistra che vorrebbe rappresentare le parole del pontefice come un fiancheggiamento dell'attività politica del Governo nord-americano . Nel messaggio di Truman si ritrovano tutti gli elementi di quella tradizione cristiana che la Chiesa ha diffuso e sostenuto nei secoli ; Pio XII non poteva che rallegrarsene e manifestare il suo


compiacimento. Analogo compiacimento egli avrebbe egualmente dimostrato qualora per avventura -scrivono alcuni giornali ·-· un messaggio dello stesso genere fosse pervenuto da qualunque altro Stato, ai cittadini del quale risultassero assicurate le opportune garanzie di libertà religiosa.

Dalle impressioni che ho raccolte fra i miei colleghi accreditati presso la Santa Sede rilevo tuttavia come essi non condividano le suddette affermazioni e considerazioni dei commentatori ufficiosi , e sono invece portati a considerare lo scambio di messaggi come una manifestazione di carattere politico, desiderata dal Governo nord-americano, ed alla quale il Vaticano non ha potuto rifiutarsi (chi potrebbe infatti rifiutare oggi qualcosa a Truman?). Lo stesso monsignor Tardini ha riconosciuto del resto che la visita di Taylor non è avvenuta di sorpresa e che il testo dei messaggi era stato concordato in precedenza , ed egli stesso alle insistenti richieste di informazioni circa le frequenti udienze concesse al signor Taylor si schermisce, ripetendo l'argomento della correlazione fra l'ostentata attività ed importanza di quell'ambasciatore con interessi di politica interna ed opportuna soddisfazione di una certa parte dell 'opinione pubblica nord-americana. Sarebbe a tale proposito interessante conoscere quale ripercussione lo scambio di messaggi abbia avuto presso l'opinione pubblica suddetta e se possa dirsi che il presidente Truman abbia conseguito i risultati che si riprometteva dalla sua recente iniziativa. Che cosa abbia ottenuto il Vaticano, in contraccambio delle condiscendenze dimostrate, non è chiaro ed in questi ambienti si cerca di sfuggire alla questione, osservandosi che di fronte alla inesauribile benevolenza e beneficenza nord-americana il Vaticano è in un certo senso debitore e non avrebbe quindi contropartite da chiedere. Ho creduto nell'insieme rilevare nei circoli vaticani come un senso di imbarazzo e di malcontento, e mentre sono note le lamentele formulate in passato per la troppo breve durata dei soggiorni romani del signor Taylor e per l'attività da lui spiegata anche in altri campi, la notizia della sua partenza è stata accolta questa volta direi quasi con un certo senso di sollievo.

L'ambasciatore si è trattenuto a Roma poco più di una settimana con l'interruzione di un paio di giorni di riposo nella sua villa di Firenze. In questo breve periodo egli è stato ricevuto tre volte dal santo padre e, secondo quanto mi ha detto mons. Montini, argomenti dei colloqui sarebbero stati più che le questioni politiche gli assillanti problemi dell 'assistenza e della beneficenza con particolare riguardo alla situazione in Italia ed in Germania. li signor Taylor avrebbe accennato fra l'altro ad un progetto per l'assistenza e la rieducazione dei fanciulli mutilati per causa di guerra, che in Italia ammonterebbero a circa diecimila, iniziativa interessante e per la cui attuazione accorrerebbero capitali considerevoli. Nel suo viaggio di ritorno l'ambasciatore dovrebbe fermarsi un paio di giorni in Germania dove la situazione politico-economica è preoccupante ed è opinione diffusa in America che gravi errori siano stati commessi dagli Alleati; il signor Taylor avrebbe naturalmente colloqui con le principali autorità di occupazione per un scambio di idee su tutto l'insieme della situazione, ma scopo principale della sua visita sarebbe lo studio sul posto della situazione dei profughi e della possibilità del loro trasferimento, nonchè dci problemi dei soccorsi in viveri e dell 'assistenza invernale.

467 1 Vedi D. 409.
468

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 12604/758. Washington, 16 settembre 1947, ore 11,40 ( per. ore 22 ,30 ) .

Suo 536 1•

Informazioni avute ancora oggi al Dipartimento escluderebbero che Governo americano abbia comunicato a Governo francese proprie decisioni (oltre tutto non ancora qui prese definitivamente) circa Stati da ammettersi O.N.U. Si tratterebbe quindi tutt'al più di risposte generiche a richieste informazioni francesi o di conversazioni amichevoli tra membri due delegazioni a Lake Success.

Propositi americani permarrebbero (attualmente) quali indicati due miei telegrammi dell'li corrente2 , né risulta che Dipartimento abbia «fin'oggi» scartato eventuale possibilità qualche compromesso con U.R.S.S ., escluse sempre Bulgaria e Albania, su base rigida reciprocità riferita con rapporto 2351 dell'8 corrente 3 .

In sostanza americani intendono per il momento riservarsi piena libertà azione per caso sviluppi situazioni politiche interne in Romania, Ungheria. Inoltre vogliono serbare gelosamente segreto proprio giuoco finché avranno accertato per proprio conto eventuali propositi sovietici. Vogliono intàtti evitare che sovietici, avendo piena conoscenza eventuali intendimenti americani, possano scontare possibili concessioni per irrigidirsi su maggiori loro richieste.

Situazione quindi, per quanto concerne americani, permane in realtà fluida. Dipartimento di Stato raccomanda segreto su conversazioni finora qui avute 4 .

469

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . 12602/244. Buenos Aires, 16 settembre 1947. ore 15 (per. ore 22,30).

Telegramma ministeriale 216 1•

Direttore affari politici in recente colloquio ha confermato che nota iniziativa Argentina revisione trattato di pace conterebbe su appoggio Stati latino-americani. Nulla risultagli invece finora su atteggiamento Stati Commonwealth.



2 Vedi D 446 .


3 Vedi D . 432 .


4 Per la risposta vedi D . 487.


Ha assicurato che delegazione Argentina ha istruzioni tener viva con speciale calore iniziativa che si presenta --secondo sua impressione --con prospettive più favorevoli di quanto non si pensasse.

Riservomi riferire ampiamente per corriere aereo avendo predetto promesso notizie più complete.

468 1 Del 13 settembre: trasme tteva una sintesi del colloquio fra Quaroni e Couvc de Murville per il quale vedi D. 437. 469 1 Dell ' Il settembre, con il quale Zoppi aveva comunicato: « Ambasciata Washington informa che secondo delegazione perma nente Argentina presso O.N .U. iniziativa suo Governo revi sione tratta to pace sta rebbe progredendo presso ambienti Lake Success e che Argentina conterebbe su a ppoggi o tutti Stati americani e vari Stati Commonwealth britannico. Prego accertare e telegrafare».
470

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 13687/546. Roma , 16 selfemhre 1947, ore 17.

Qualora invito di cui a telegramma per corriere di codesta ambasciata n. 0132 del 3 corrente 1 contempli partecipazione Italia a titolo consultivo e senza diritto di voto , in conformità decisione adottata lo agosto u.s. da Consiglio economico sociale, Governo italiano preferisce astenersi inviare rappresentante od osservatore a Conferenza Avana. Siamo già membri «istituti specializzati» quali Fondo e Banca internazionale, F.A.O., I.C.A.O. , U.N.E.S.C.O. Nostra decisione non è tanto ispirata da ragioni prestigio quanto da ragioni sostanziali, poiché all'A vana verranno discussi problemi di fronte ai quali Italia si presenta con proprie peculiari caratteristiche che deve aver modo far valere.

Rimango in attesa telegrafico riscontro 2 .

471

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . 12637/759. Washington, 16 settembre 1947, ore 18,2 2 (per. ore 11,10 del 17).

Suoi 527 e 532 1• Ho oggi consegnato a Lovett (in relazione segnalata di lui richiesta) mia lettera accompagnante dati telegrafatimi e a ltri desunti da bilancia pagamenti 1947-1948



2 Per la risposta vedi D . 509.


presentata Conferenza Parigi (questi ultimi ottenuti da delegazione tecnica) nonché nuova nota ufficiale su angoscioso problema grano sia per periodo ottobre-dicembre sia per primo semestre 1948.

Lovett, nel prendere visione documento, ha sottolineato difficile posizione in cui Governo americano può essere posto rispetto al Congresso -· che deve essere convinto della necessità aiutare l'Italia per indispensabile alimentazione e mantenimento adeguata attività industriale -se popolo italiano si induce ad agitazioni o scioperi come quelli attuali, che sembrano ritardare o mettere a repentaglio raccolto ed ostacolano produzione industriale. Va al riguardo osservato che la stampa americana ha fin dagli scorsi giorni dato ampio rilievo a nostre agitazioni operaie e ad accuse imperialismo mosse dall'estrema sinistra agli Stati Uriiti: la cosa comincia qui a impressionare come dimostrato da editoriali e articoli (richiamo anche mio telegramma 756) 2 .

Dal canto mio ho fatto osservare a sottosegretario di Stato che scioperi in Italia sono stati finora rari e che non andrebbe attualmente sopravalutata estensione agitazione in questione: situazione potrebbe trovare una soluzione senza gravi danni per raccolti.

In conclusione Lovett mi ha assicurato che si occuperà con ogni cura nostro problema economico quale risulta da dati rimessigli. Il Dipartimento di Stato ed il Governo americano faranno tutto quanto possono per aiutare l'Italia tenendo conto anche difficoltà in cui si trova nostro Governo. Ha promesso che mi avrebbe dato presto una risposta.

470 l Con tale telegramma Tarchiani com unicava l'in vit o del seg retario generale dell'O.N.U. all'Italia a partecipare alla conferenza dcii ' I.T.O., per discutere della Carta di una organizzazione internazionale del co mmercio. 471 l Vedi D. 452 .
472

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MfNISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 12606/760. Washington, 16 settembre 1947, ore 19,36 ( per. ore 10,10 del 17 ) .

ln seguito pressante richiesta e tentativi autorità jugoslave acquartierare propri reparti Trieste e in altre parti Territorio Libero (qui telefonicamente comunicata ieri pomeriggio da Dunn), Dipartimento Stato ha fatto eseguire immediato passo Belgrado.

Inglesi hanno fatto altrettanto. Governo jugoslavo ha risposto oggi aver impartito istruzioni autorità dipendenti soprassedere intanto da richiesta in attesa negoziati via diplomatica da iniziarsi d'urgenza. Al Dipartimento Stato si assicura che americani continueranno opporsi 1•


471 2 Del 16 settembre . non pubblicato . 472 l Per la risposta vedi D. 475.
473

IL MINISTRO A PRAGA, T A COLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12682/173. Praga, 17 settembre 1947, ore 21 ,40 (per. ore 9 del 18) .

A telegramma 13626/c . 1•

Azione indicata da telespresso ministeriale 31/20238/c. 2 , che ha dovuto svolgersi dopo nota revoca adesione cecoslovacca Conferenza Parigi , aveva portato ad una vaga assicurazione come sempre condizionata atteggiamento sovietico . Successivo veto russo ad ammissione Italia O.N.U. ha ovviamente sospeso ogni possibilità sviluppo.

Seguito telegramma citato giunto peraltro giorno successivo partenza delegazio ne cecoslovacca O.N.U. e sto cercando qualche più esplicita assicurazione pur dubitando poterla ottenere prima che sia conosciuto prossimo atteggiamento Russia3 .


474 .

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI , FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. 13794/485 . R oma, 17 settembre 1947, ore 24.

Telegramma di V.E. n. 6481. Era chiaro, anche dal contesto telegramma inviato a Washington, che compromesso suggerito doveva essere in primo luogo accettato in quella capitale.

Ho trasmesso a V.E. con mio telegramma n. 473 2 risposta nostra ambasciata in Washington in cui , mentre si ria fferma da parte americana intransigenza assoluta verso Bulgaria , Ungheria e desiderio battersi a fondo nostro favore, pure traspare che in definitiva vanno tenute debito conto possibilità che possano offrirsi durante dibattito giungere compromesso che riguardi tanto Finlandia (cui domanda ammissione peraltro non è stata ancora presenta ta) quanto Romania.

Ultimo periodo telegramma ministeriale n. 472 3 parlava di ammissione di uno (dico uno) e non quattro Stati balcanici. Telegramma per corriere n. 01284 era



2 Vedi D. 128, no ta l.


3 Vedi D. 493.



2 Del 13 settembre, rilrasmetteva il D. 446.


3 Vedi D. 437. no ta l.


4 Vedi D. 437.

particolarmente significativo poiché riferiva comunicazione Couve secondo cui Governo americano era deciso opporsi ingresso O.N.U. Ungheria, Bulgaria e «probabilmente anche» Romania.

473 l Vedi D. 462, nota l . 474 l Vedi D. 463.
475

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. URGENTISSIMO 13808/555. Roma, 17 settembre 1947, ore 23.

Suo 760 1•

Pretesa jugoslava accantonare truppe Trieste è in netto contrasto con disposizioni trattato. Art. l allegato 7 stabilisce infatti che, in attesa nomina governatore, amministrazione Territorio Libero spetta singoli comandanti militari «ciascuno nella sua zona», senza peraltro definire tali zone. Art. 7 stesso allegato chiarisce che luoghi accantonamento vari contingenti verranno concordati da rispettivi comandanti con governatore. Si deduce da tali disposizioni, che sono le sole in materia, che fino all'insediamento del governatore, la dislocazione esistente al momento entrata in vigore trattato non (dico non) può subire mutamenti.

Pregola a ttirare su quanto precede ogni più seria attenzione codesto Governo seguendo la questione e riferendo d ' urgenza 2 .

476

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A PRETORIA, ROCHJRA

TELESPR . 1573 SEGR . POL. Roma, 17 settembre 1947.

Rapporto di V .S. n . 2709/397 del 15 agosto 194 7 1•

Questo ministero ha preso conoscenza con interesse dell' ultima conversazione avuta dalla S.V. in materia coloniale col maresciallo Smuts e, per opportuno orientamento di V.S. nell'ulteriore trattazione deil a questione, ritiene doverle esporre alcune considerazioni, del resto in parte già comunicatele, relativamente alla questione dell'Eritrea .

L'Italia mantiene tuttora la richiesta di trusteeship singolo, ad essa affidato, su entrambe le colonie deii' Africa orientale nelle quali, specie in questi ultimi mesi, sono venute affermandosi, anche tra le popolazioni indigene --· e special


mente tra quelle eritree, maggiormente evolute --forti correnti che reclamano il ritorno dell'amministrazione italiana. Le allego a tale riguardo un interessante documento 2 .

Se nel corso degli sviluppi della nostra questione coloniale noi fossimo messi nell'alternativa di dover scegliere su quale delle due colonie conservare una più diretta ingerenza governativa italiana la scelta, come precedentemente indicatole, cadrebbe sulla Somalia per i seguenti motivi che qui appresso vengono chiariti.

l) A differenza di quanto si verifica in Eritrea, non esiste in Somalia, che non è colonia di popolamento, una popolazione italiana capace di conservare e sviluppare il carattere italiano del territorio. Il passaggio della Somalia all 'amministrazione di altra Potenza, significherebbe la fine completa a più o meno breve scadenza dell 'impronta che l' Italia e gli italiani (pochi dei quali rimarrebbero) hanno dato all'opera di civiltà da essi intrapresa in quel territorio. Il mantenimento di questo sotto amministrazione italiana , anche se fiduciaria per conto dell'O.N.U., garanti rebbe invece il proseguimento di tale opera da parte degli italiani. Va anche tenuto presente che la situazione interna etiopica permane quanto mai instabile e che il retroterra somalo, con le fertili regioni etnicamente non abissine del Kaffa, Gimma e Galla Sidamo, attende tuttora, dopo la breve parentesi quinquennale della valorizzazione italiana, di essere riaperto alla civiltà. L'attrezzatura portuale e stradale da noi data alla Somalia consente da quella regione un'opera di penetrazione economica nel retroterra che conviene fare il possibile per mantenere a perta alla futura attività degli italiani .

2) L' Eritrea invece, legata all 'Italia da vincoli storici, demografici , economici solidamente affermatisi durante un periodo più che cinquantennale, quand'a nche non dovesse essere affidata , come noi chiediamo, ad una amministrazione esclusivamente italiana , potrebbe tuttavia conservare un 'impronta ed una fisionomia italiana difficilmente sradicabile specie se, come dobbiamo in ogni modo cercare di ottenere, verranno a cessare i provvedimenti che l'attuale amministrazione militare ha adottato allo scopo di paralizzare la vita economica e di provocare il rimpatrio di numerosi connazionali. Ecco perchè nel considerare il problema dell'Eritrea questo ministero ha ritenuto di fare appello anche a codesto Governo prospettando l'interesse anche sudafricano a che quel territorio rimanga in ogni caso un territorio bianco, non sia riportato cioè allo squallore del tempo in cui vi posero piede i primi coloni italiani e sia anzi valorizzato come una delle pedine della progressiva attività colonizzatrice bianca in Africa che è precipuo interesse sudafricano non distruggere ma conservare e potenziare, se si vuole che codesto continente rimanga aperto all'attività civilizzatrice dell'Occidente. Rimando per questo alle diffuse considerazioni esposte nei precedenti telespressi n. 38086 del 16 novembre 1946 e

n. 14160 del 6 maggio 19473 che prego la S.V. di voler tener presente nell'ulteriore trattazione della q uestione4 .



3 Non pubblicati.


4 Per la risposta ved i D. 680.

475 l Vedi D 472. 2 Per la risposta ved i D . 481. 476 1 Non rinvenuto . 476 2 Non si pubblica.
477

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 13810/26. Roma, 18 settembre 1947, ore 15.

Risulta che Radio Lubiana ha in varie emissioni denunciato pretesi incidenti a danno elementi sloveni residenti in Italia, minacciando eventuali interventi a salvaguardia minoranze slave.

Nessun incidente del genere è a conoscenza del Governo italiano. Assicuri comunque codesto Governo che sono state date precise istruzioni reprimere ogni tentativo di molestia nei confronti slavi in Italia . È nostro fermo intendimento che auspicata nuova era rapporti italo-jugoslavi non sia turbata sin dagli inizi da rinfocolamento contrasti e esasperazione reazioni locali tra elementi due nazionalità che debbono invece ricercare strada feconda concordia. Emissioni come quelle di Radio Lubiana non sono però certo adatte calmare animi. Confidiamo Governo jugoslavo condividendo stessi sentimenti vorrà collaborare ogni mezzo raggiungimento questo obiettivo 1•

478

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 13811/27. Roma, 18 settembre 1947, ore 17.

Non appena raggiunta nuova frontiera, autorità jugoslave hanno interrotto esistenti linee telefoniche con Italia, rendendo tra l'altro impossibili comunicazioni tra Gorizia e centrali elettriche Plava e Doblari nonché tra Gorizia e impianti sorgente acquedotto cittadino . Minaccia così esse re compromesso funzionamento rifornimenti elettrici e idrici Gorizia, pur garantiti da trattato pace. È probabile che analoghi inconvenienti possano verificarsi soprattutto nella zona Gorizia dove tracciato nuova frontiera attraversa addirittura abitato, sollevando una serie di problemi pratici di assestamento.

È nostro vivo desiderio e fermo proposito che quest o assestamento sia raggiunto nella maniera più pacifica ed evitando nella misura possibile ogni motivo di attriti locali. In attesa accordi di carattere definitivo tra i due Governi, appare quanto mai desiderabile risolvere sin d 'ora tali ques tioni in via pratica . Ci proporremmo pertanto autorizzare prefetto Udine prendere opportuni contatti con corrispondente autorità jugoslava e concordare con essa modus vivendi. Incontro potrebbe aver luogo Gorizia stessa o Trieste.


Pregola intrattenere in tal senso codesto Governo e, ove esso concordi, chiedergli di precisare autorità locale da esso designata all'intento .

Questione ha carattere massima urgenza. Telegrafi 1•

477 1 Per la rispos ta vedi D. 489.
479

L' INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 127291754. Londra. 18 settembre 194 7, ore 22 (p er. ore 8 del 19).

Mio telegramma n. 753 1•

Ministro Wal\inger, capo Dipartimento Europa me ridionale, è in questi giorni permanentemente in contatto telefonico e telegrafico con rappresentanze britanniche Roma e Belgrado. Egli mi ha assicurato che sino a questa sera non erano stati segnalati al Foreign Office ulteriori incidenti.

Atteggiamento jugoslavo che ha portato ad occupazione nuova linea frontiera durante la notte , per quanto giuridicamente inattaccabile, era in violazione intese che, secondo ragionevole proposta anglo-america na, prevedevano movimento pel mattino del giorno 16. Ciò aveva costretto forze britanniche ad una inaspettata manovra provocando nei comandi militari reazione qualificatami come «molto acida» e immediate rimostranze a Belgrado.

Entrata truppe jugoslave nella zona A del Territorio Libero era stata impedita da contegno molto fermo comandanti reparti e non si conta per nulla recedere da decisioni adottate.

In ambedue i casi condotta jugoslava ha molto irritato qui. Verrà sottoposto stase ra a Bevin schema di telegramma a Washington per nuovo passo co ngiunto a Belgrado chiedendo assicurazione osservanza anche per il futuro dell'art. l allegato 7 del trattato di pace la cui interpretazione si esclude possa da re motivo di dubbio.

Ho detto al mio interlocutore che qualora non si fosse mostrata in quest'occasione massima ferme zza avremmo avuto in Italia reazioni semplicemente disastrose agli effetti delle relazioni tra i nostri due Paesi. L' ho prega to di rammentarlo a Bevin. Mi ha risposto di rendersene perfettamente conto e mi ha assicurato essere suo convincimento e che si sarebbe stati questa volta irremovibili. Regime Territo rio Libero era determinato da un trattato. Frontiera Trieste rappresentava interesse mondiale e questio ne non andava soltanto trattata nei suoi riflessi con l'ltalia.

Intero atteggiamento di Wallinger non da oggi soltanto fa pensa re che F oreign Office si sia definitivamente orientato verso un apprezzamento delle posizioni britanniche in quella zona che sembra corrispondere più da vicino a lle nostre vedute.



479 I Con T. 127 121753. in pa ri data, Migone aveva rife rito che il Fo rcign Oftlce concord ava con l'interpreta zione italiana dell'art. l . allegato 7. del tra tta to di pace concernente il ma ntenimentt o dello stallls quo nella dislocazio ne delle truppe a nglo-american e e jugoslave nel co stituendo T erritorio Libero.

478 l Per la risposta vedi D. 489.
480

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .D. 12718/662. Parigi, 18 settembre 1947, ore 22,25 ( per. ore 8 del 19).

Ho avuto oggi un colloquio con ambasciatore Caffery su argomento unione doganale franco-italiana.

Considero necessario valorizzare questa iniziativa anche agli effetti di ottenere dal Governo americano un concorso speciale diretto risolvere problemi particolari dei due Paesi specie per quanto riguarda stabilizzazione monetaria che è condizione essenziale della unione economica.

Ho esposto importanza che nel quadro europeo riveste unione franco-italiana e ho illustrato alcuni particolari aspetti finanziari per i quali concorso Stati Uniti potrebbe essere risolutivo.

Caffery ha dichiarato che Stati Uniti apprezzano decisione prese dai due Governi e faranno quanto possibile per agevolare favorevole soluzione . Egli mi ha invitato preparare breve appunto su questioni esposte, appunto che predisporrò per sottomettere a V.E. qui a Parigi prima di presentarlo.

Ambasciatore ha dichiarato che americani considerano soddisfacente nuova redazione rapporto e tale da creare favorevole impressione. Esame a Washington potrà cominciare primi ottobre. Ho ritenuto opportuno suggerire che Governo americano prima di prendere contatto con Comitato esecutivo esamini con singole delegazioni situazione rispettivi Paesi per poi successivamente considerare problema d'insieme.

Caffery ha convenuto sulla opportunità seguire questa procedura che segnalerà suo Governo. Ritengo che abbiamo tutto l'interesse a trattare direttamente l'aiuto che ci è necessario prima che questione possa essere pregiudicata da una impostazione generale . Se d'accordo consiglierei opportuno far presenti queste considerazioni anche tramite nostra ambasciata Washington.


48 t.

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12740/767. Washington. 18 settembre 1947, ore 23.38 ( per. ore 10,10 del 19) .

Suo 555 1 .

A seguito passo già eseguito I 6 corrente ho oggi provveduto attirare nuovamente più seria attenzione Dipartimento di Stato, verbalmente e con nota scritta, su assoluta inammissibilità pretesa jugoslava accantonamento truppe Trieste.


Dipartimento di Stato, nel riservarsi rispondere alla nota, ha informato confidenzialmente che Governo Belgrado non ha fino ad oggi qui presentato sua richiesta via diplomatica. Ha ribadito assicurazioni che non (dico non) verrà consentito accantonamento truppe jugoslave «a Trieste e nella zona anglo-americana» del Territorio Libero. Continuerò seguire questione.

481 1 Vedi D . 475.
482

L'AMBASCIATORE A NANCHINO, FENOALTEA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12757/1 . Chung-King 1 , 19 settembre 1947, ore 20,30 2 (per. ore 22 ).

Yuan legislativo ha approvato trattato di pace Italia. Questo ministro degli affari esteri attende relativa comunicazione ufficiale per procedere formalità ratifica.

483

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 13912/28 . Roma, 19 settembre 1947, ore 23,45 .

Viene segnalato sconfinamento reparti jugoslavi sul tratto confine tra Monte Nachnoi e Monte Napriccia.

Voglia far subito presente codesto Governo che, insistendo in azioni del genere, su cui conseguenze dovrà poi pronunciarsi Commissione dei quattro ambasciatori secondo termini trattato, non si può intanto che generare malumori ed ostacolare i nostri intendimenti tutti rivolti a creare più confidenti rapporti tra i due popoli .

Telegrafi risultato suoi passi 1 .

484

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12840/331. Vienna, 19 settembre 1947 1•

Mio telegramma 320 2•



2 Ora locale . 483 1 Per la risposta vedi D. 489. 484 1 Spedito il 20 alle ore 19 e pervenuto alle ore 7,30 del 21.


2 Vedi D. 436.

Ministro Gruber mi ha detto ieri di aver deciso, dopo avere esaminato risposta Governo italiano a memorandum austriaco su regolamento opzioni , di affrontare discussioni dirette orali con delegati italiani nella sede che il Governo italiano deciderà. Gruber mi ha detto che con semplice scambio di memorandum e risposte scritte non si potrà mai giungere a sollecita e completa intesa, cosa che sta a cuore ad ambedue Governi.

Ministro esteri mi ha altresì accennato non solo alle pressioni tirolesi, ma anche a risultato incontro ad Innsbruck socialisti italiani e austriaci i quali, come è noto, hanno deciso di compiere azione comune e simultanea presso rispettivi Parlamenti per impostare e risolvere problema opzioni . Era evidente in Gruber desiderio concludere prossimamente prima che azione socialista, potendo svilupparsi, ottenesse che vantaggio accordo fosse imputato partito concorrente Volkspartei.

Ho potuto sapere che memorandum austriaco, che mi verrà probabilmente consegnato oggi, dichiara che, se Governo italiano sia disposto affidare consigliere Innocenti continuazione trattative , Governo austriaco sarebbe felice considerarlo suo ospite a Vienna.

482 1 Fenoaltea era partito da Nanchino il IO settembre per recarsi a Chung-King e Pechino. Rientrò in sede il 3 ottobre. Andò ancora a Pechino il 12 ottobre tornandone il 25 ottobre.
485

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL 'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

TELESPR. 1586 SEGR . POL. Roma, 19 settembre 1947.

Riferimento: telespresso di V.E. n. 2128/387 del 4 settembre 1947 1•

Ho letto con interesse il telespresso sopra citato e ho provveduto a dare istruzioni all'ambasciata a Washington di prendere opportuno contatto con il generale Smith non appena questi giungerà colà.

È bene intanto ella sappia che proprio in questi giorni impartiamo ulteriori istruzioni alle ambasciate a Washington e Parigi 2 per la ripresa in esame con quei Governi della questione di cui trattasi e perchè appoggino la nostra richiesta di trusteeship singolo come accennatole appunto dall'ambasciatore Smith.

Lascio a lei, ove lo creda possibile, di avvicinare anche codesto Governo valendosi delle argomentazioni che a suo tempo sono state fornite al suo predecessore insistendo particolarmente sul carattere popolare della nostra colonizzazione, che mentre ha migliorato il livello di vita degli indigeni ha creato possibilità di lavoro per molti nostri contadini, e accentuando la funzione di equilibrio politico generale che l'Italia può svolgere in Africa e nel Mediterraneo fra contrastanti interessi.

Ella potrà in più accennare che la graduale ripresa dei contatti fra l'Italia e la Libia, Eritrea e Somalia ha ora messo in luce come quelle popolazioni, e soprattutto


le masse popolari, nutrano viva nostalgia per l'amministrazione italiana e numerosi capi ci hanno espresso il desiderio di vederla ritornare, e ciò nonostante l'accanita propaganda fatta contro di noi dalla amministrazione militare occupante e da alcuni giornali da essa sovvenzionati e influenzati. In Eritrea la Lega musulmana è apertamente favorevole al nostro ritorno ed una associazione si è recentemente costituita fra gli ex-ascari che ha già raccolto decine di migliaia di aderenti i quali hanno come programma il raggiungimento dell'indipendenza sotto la guida dell'Italia.

Se l'inchiesta della Commissione che si recherà in quei territori si svolgerà con criteri di imparzialità -e per ciò confidiamo anche nell'autorevole intervento del rappresentante sovietico -questo stato d'animo delle masse indigene dovrebbe poter affiorare: ciò che importa quindi è fare in modo che i commissari siano liberi di svolgere la loro inchiesta nel modo più largo possibile evitando che gli interrogatori siano limitati alle sole persone indicate dalla British Military Administration ed evitando che la presenza di queste possa intimidire coloro che intendono manifestare i loro sentimenti favorevoli all'Italia. Tra questi ultimi sono per esempio in Tripolitania gli ebrei (circa 30 mila). È probabile che in qualche territorio vengano inscenate artificialmente manifestazioni antitaliane all'arrivo dei commissari: confidiamo che questi non si lasceranno trarre in inganno.

Altra questione che presenta interesse per noi è quella della procedura che sarà seguita dalla Commissione. Come le è noto noi avevamo chiesto di poter essere presenti anche ufficialmente nei territori per fornire delucidazioni e tale richiesta manteniamo. Saremmo anche favorevoli a che, prima e dopo il suo viaggio, preferibilmente dopo, la Commissione venisse anche a Roma prima di concludere i suoi lavori, anche per ascoltare la voce dei profughi.

L'Unione Sovietica fu già favorevole, in una delle ultime sedute del Consiglio dei ministri degli esteri in cui la questione venne discussa, ed assegnare i territori in esame all'Italia come «trustee» singola per incarico dell'O.N.U. Noi abbiamo fiducia che codesto Governo vorrà nuovamente sostenere tale proposito nelle prossime discussioni . L'atteggiamento che l'U .R.S.S. ha dovuto tenere in altre questioni di nostro interesse, in particolare in quella della Venezia Giulia -alla quale l'opinione pubblica italiana è così sensibile -ha contribuito, anche a non volerlo, a creare in Italia quello stato d'animo che, interpretato costì come un generico orientamento anti-sovietico, ha portato a quel raffreddamento di rapporti che da tempo invano cerchiamo di superare e che, sia pure per diversi motivi, è deplorato dai più opposti settori politici italiani come recenti polemiche di stampa -su iniziativa della stessa stampa di destra -hanno dimostrato. Un atteggiamento dell'U.R.S.S. favorevole all'Italia nella questione delle colonie non potrebbe non avere qui le migliori ripercussioni.

Per quanto si riferisce alle disposizioni generiche delle altre Potenze la informo, per sua riservata conoscenza, che la Francia continua ad essere favorevole alla tesi del mandato singolo all'Italia. Gli ultimi sviluppi dei rapporti fra la Gran Bretagna e il mondo arabo sembrano d'altra parte avere indotto il Governo di Londra a riesaminare la sua posizione nei nostri confronti e secondo le più recenti riservate informazioni pervenute da quella ambasciata risulta che il Governo inglese, interessato alla «difesa delle posizioni imperiali francesi» sembra disposto a riconoscere la «convenienza solidale anglo-franco-italiana ad una permanenza d'influenza italiana in Tripolitania» ed è favorevole ad «un largo

riconoscimento degli interessi italiani in Somalia» mentre continua a mantenersi negativo per l' Eritrea e la Cirenaica. Gli Stati Uniti per conto loro , sembrano ora inclini a minori entusiasmi per la politica genericamente anticoloniale da essi seguita sino a qualche mese addietro3 .

485 l Vedi D. 415. 2 Si tratta del di spaccio 1585 del 19 settembre inviato da Sforza alle rappresentanze a Parigi e Washington , non rinvenuto.
486

IL CONSOLE GENERALE AD OTTA W A, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. RISERV ATO 12832/103. Ottawa, 20 settembre 1947, ore 12,55 (per. ore 2 del 21 ).

Questo sottosegretario di Stato per gli affari esteri è stato molto lieto potermi comunicare personalmente oggi che il primo ministro Mackenzie King, recandosi in Europa novembre prossimo in occasione matrimonio principessa Elisabetta, intenderebbe recarsi anche in visita ufficiale in Italia. Signor Pearson mi ha confidenzialmente aggiunto che il primo ministro gradirebbe molto un invito ufficiale del Governo italiano sua visita Roma che avrebbe durata qualche giorno 1•

487

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 13903/562. Roma, 20 settembre 194 7, ore 14.

Suoi rapporti 2351 e 2353 e telegramma 758 1 .

Mi rendo conto fluidità situazione come esposta da V .E.

V.E. vorrà attenersi seguenti direttive di massima:

l) Ammissione all'O.N.U. Converrà insistere presso Dipartimento di Stato affinchè non rinunci a ricorrere a quella azione che esso ritenga più efficace allo scopo di ottenere nostra ammissione, eventualmente mediante compromesso con U.R.S.S. nel quale sembrano oggi risiedere maggiori possibilità di soluzione favorevole .

2) Articoli 53 e 10 7. Dietro nostro suggerimento Governo argentino aveva da tempo svolto azione presso altri Paesi sud-americani nel senso determinare adesione

O .N .U. tesi italiana interpretazione suddetti articoli. In vista di quanto prospettato da V.E., informo Governo Buenos Aires, che ella prenderà contatto con suo collega




e con delegazione dell 'Argentina al fine concordare tempo e modalità azione che dovrebbe aver luogo solo quando non possa più compromettere nostra ammissione.

3) R evisione trattato. Governo italiano è d'avviso che questione non debba affatto esser lasciata cadere pur tenendo presente che primo problema è ora ammissione O.N.U. Circa clausole economiche, cui modifica ci sta particolarmente a cuore, converrà astenersi da qualsiasi precisazione in attesa promemoria che Mascia (in arrivo New York con «Mauritania») porterà aii'E.V.2 .

485 3 Per la risposta vedi D. 556. 486 1 Sforza rispose con T. 14017/79 del 22 settembre inviando al primo minis tro canadese un « cordiale invito del Governo italiano» a visitare Roma. 487 1 Vedi DD. 432 . 439 e 468.
488

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES. ARPESANI

T. 13918/221. Roma, 20 settembre 1947, ore 16.

Ambasciatore d'Italia Washington, segnalando gravi difficoltà che si prevedono circa nostra ammissione O.N.U., prospetta opportunità accantonare questione interpretazione a rticoli 53 e l07 Statuto1 .

Azione Argentina circa suddetti articoli potrebbe, se svolta prematuramente, intralciare opera Dipartimento Stato americano per nostra ammissione. Ho dato istruzioni ambasciatore Washington 2 , comunicandogli che ne avrei informato Governo Buenos Aires, di prendere contatto con ambasciatore e con delegazione Argentina Assemblea al fine concordare tempo e modalità azione che dovrebbe aver luogo soltanto quando non possa più compromettere nostra ammissione.

Prego V.E. informare di quanto precede codesto Governo tenendo presente necessità evitare di dare impressione che vogliamo fermare in alcun modo iniziativa così volenterosamente intrapresa da codesto Governo dietro nostro suggerimento.

489

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. U RGENTE 12865/41. Belgrado, 20 settembre 1947, ore 18,40 ( per. ore 14 del 21 ) .

Seguito mio telegramma odierno 39 1 e in relazione telegrammi ministeriali 26, 27 e 282 , ho concordato con maresciallo Tito immediato incontro nel palazzo




2 Vedi D . 487.



2 Vedi DD. 477. 478 e 483.

comunale di Gorizia, tra prefetto Udine e generale Rade Pehacek per eventuali contingenti difficoltà createsi zona Gorizia.

Maresciallo ugualmente concorda regolare subito questione confini onde evitare incidenti di qualsiasi natura e specialmente militari. Egli propone altresì di nominare nel giro di due o tre giorni due persone autorevoli o due commissioni. Maresciallo mi ha dichiarato che darà ordini sue truppe di ubbidire decisioni concordate da tali commissioni. Occorre pertanto che codesto ministero dia immediate istruzioni prefetto Udine.

Prego telegrafarmi conferma tali piani e nominativo persona o capo commissione che tratterà questione confini. Suggerirei nomina personalità civile o politica.

Maresciallo Tito mi ha pregato raccomandare Governo italiano di impedire ogni incidente allo scopo di non turbare ripresa rapporti che egli desidera veramente cordiali. Ho fatto a mia volta presente necessità evitare incidenti da parte della Jugoslavia e di rinunziare a pubblicità eccitatrice e negativa. Maresciallo ha concordato. Tito desidera altresì iniziare subito conversazioni per soluzione varie questioni e in particolare per tutela rispettive minoranze.

Segue rapporto3 .

487 2 Per la risposta vedi D . 492. 488 l Vedi D. 432. 489 1 Richiedeva la ripetizione di pa rte del D . 483.
490

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 12835/774. Washington, 20 settembre 1947, ore 21,33 ( per. ore 9,30 del 21 ) . Seguito telegrammi 760 e 767 1•

Dipartimento ha informato questo pomeriggio circa nuovi tentativi di pressione jugoslava su posti americani linea demarcazione Territorio Libero, manifestando qualche preoccupazione per probabili incidenti e conseguenze. Ha anche accennato essergli stati segnalati due analoghi tentativi su posti italiani di frontiera. Ad ogni buon fine abbiamo subito colto occasione per rilevare condizioni inferiorità nostro esercito in seguito clausole militari trattato pace e necessità revisione. (Richiamo rapporto 2351 dell'8 corrente) 2 .

Dipartimento ha inoltre comunicato confidenzialmente che stava inviando Belgrado due nuove note protesta, la prima per rinnovare deplorazione azione Jugoslavia notte 15 al 16 corrente. La seconda, di cui ci è stata data lettura, per richiamare più seria attenzione Governo jugoslavo su gravi conseguenze incidenti frontiera e chiedere siano impartite categoriche istruzioni autorità militari desistere siffatti tentativi e richieste ingiustificate. Nota riafferma in sostanza che linea demarcazione provvisoria tra zone anglo-americana e jugoslava Territorio Libero sarà mantenuta quale attualmente, beninteso sino completa esecuzione clausole trattato3 .




2 Vedi D. 432.


3 Per la risposta vedi D. 496.

489 3 Non rinvenuto. Per la risposta vedi D. 51 5. 490 l Vedi DD. 472 e 481.
491

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12854/758. Londra, 20 settembre 1947, ore 21,50 (per. ore 8 del 21 ).

Telegramma di V.E. 13632/c. 1•

In assenza di Sargent ho visto stama ne Harvey che mi ha confermato vivo desiderio Governo britannico di vederci al più presto nelle Nazioni Unite. Nulla poteva dirmi sull'atteggiamento della delegazione britannica nei confronti delle nuove ammissioni in quanto, in vista della mobilità della situazione, le era stata lasciata ampia libertà manovra. Foreign Office sembra ritenere che Russia non si opporrà necessariamente alla nostra ammissione che aveva ostacolato sul terreno tecnico adducendo mancata ratifica: in tal caso non si renderebbe necessario alcun baratto. Si ammette peraltro possibilità che veniamo a trovarci coinvolti in una lotta per riuscita di altri candidati . Ammissione di alcuni Paesi che hanno appoggio anglo-americano (principalmente Irlanda e Portogallo) potrebbe portare a mercanteggiare con la Russia tanto quella degli ex satelliti che di altri suoi protetti . generalmente più invisi (quali Albania e Mongolia); e non è possibile far prevision i in quanto tutto o quasi è fatto dipendere dalla maggiore o minore intransigenza della delegazione sovietica. Gran Bretagna è favorevole a che venga riesaminata questione veto per quanto concerne accettazione nuovi membri ta nto da avocarne a sé l'iniziativa se necessario .

492

L ' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHJANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N.D . URGENTE 12869/777-778. Washington, 20 settembre 1947, ore 22.52 (per. ore 19,45 del 21 ).

Mio rapporto 2351 1 e tel egramma di V.E. 562 2 .

Risulta in via confidenzialissima che Dipartimento ha ieri ultim a to esa me questione revisione nostro tratta to, redigendo relazione che, approvata da tutti i dirigenti , è stata oggi inviata a M a rshaii a New York.

Relazione sottoporrebbe, tra l'altro, seguenti proposte :

l) Questioni territoriali: nel caso discussione Assemblea si estendesse a tali problemi , delegazione Stati Uniti dovrebbe cogliere occasione per ricordare note posizioni di partenza americane alla Conferenza Londra settembre 1945 (ossia niente




2 Vedi D. 487.

alla Francia, linea Wilson modificata etc.); Dipartimento ritiene che atteggiamento americano avrà soprattutto valore riaffermazioni di principio.

2) Clausole militari: relazione sarebbe vaga ricordando competenza in materia autorità militari cui spetterebbe esame questione.

3) Colonie: si conferma citato rapporto.

4) Riparazioni: relazione proporrebbe che delegazione americana si pronunci per riduzione possibilmente 60'Y.,.

Dalla stessa fonte si sono avute alcune notizie circa discussioni svoltesi in riunioni uffici Dipartimento di Stato riguardo eventuale procedura quando questione venisse esaminata O.N .U.: questione dopo eventuale iscrizione ordine giorno da Comitato esecutivo dei Quattordici verrebbe deferita Comitato politico

n. l. Questo nominerebbe apposito sottocomitato il quale, ove Italia non fosse ancora ammessa, potrebbe (sempre in ipotesi) invitare rappresentante dell'Italia espo rre proprie ragioni forse partecipando discussione come non avvenne Conferen za pace.

Si tratta ben inteso solo ipotesi Dipartimento di Stato. Occorre ora, per quanto concerne americani , che capi politici delegazione americana e Marshall e probabilmente Trumann approvino sostanza rapporto e procedura proposta. Occorrerà poi che due terzi altre delegazioni si associno e vi potrebbero essere molti ostacoli (Inghilterra e Francia?). Quindi attualmente non è possibile dare nessun affidamento su effettive possibilità realizzazione che dipenderanno oltre tutto da atmosfera Assemblea nelle successive fasi procedurali nonchè da situazione Stati Uniti-U.R.S.S.

Che intenzio ne Dipartimento Stato riguardo questione siano attualmente molto buone (situazione nostro Governo influisce ed influirà) è anche provato da adesione iniziativa revisione Messico Costarica Honduras Cuba i quali mantengono sempre stretto contatto con Washington nelle questioni importanti.

Mentre prego mantenere informazioni assolutamente segrete per non bruciare fonte, sarei grato eventuali istruzioni 3 .


493 .

IL MINISTRO A PRAGA, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORR IERE 12957/020. Praga. 20 settembre /947 (p er. il 23).

Seguito mio telegramma filo n. 173 del 17 corrente 1• Segretario generale questo ministero esteri, cui avevo passati giorni domandata più esplicita assicurazione, mi ha oggi dichiarato che se questione nostra ammissione


O.N.U. verrà trattata Assemblea O.N.U. Cecoslovacchia non voterà mai contro. Sue opinione è che qualora Stati occidentali non persistessero rifiutare ingresso Bulgaria, Romania, Ungheria, sovieti non voterebbero contro di noi. Ma anche quando sovieti votassero contro nostro ingresso Cecoslovacchia non voterebbe mai contro. A mia domanda circa assicurazioni voto favorevole segretario generale ha ripetutamente affermato che, restandole più piccola possibilità di farlo, Cecoslovacchia voterà favore nostro ingresso, ma che in nessun caso voterà contro. Credo poter dedurre che in caso di opposizione sovietica Cecoslovacchia si asterrebbe, senza netta opposizione sovietica voterebbe favore.

Accogliendo mio richiesta segretario generale ha promesso di comunicare Masaryk New York assicurazioni datemi, a mezzo funzionario Bourek che parte domani. (Riferisco tale particolare per eventuale controllo a Washington).

Aggiungerò che segretario generale è dimostratosi ancor più pessimista del solito circa lavori O .N .U. e circa tensione tra Grandi accentuando ulteriormente tono usato da Masaryk alla partenza, fino al punto da dubitare che questione in oggetto possa effettivamente essere trattata da Assemblea.

491 l Vedi D. 460. 492 l Vedi D. 432. 492 3 Per la r isposta vedi D . 512 . 493 1 Vedi D. 473.
494

IL MINISTRO A SOFIA, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE J3506/092. Sofia, 20 settembre 1947 (per. il 4 ottobre).

In colloquio avuto in questi giorni con direttore generale affari politici (che attualmente è altresì segretario generale a.i.) di questo Ministero affari esteri, egli mi ha detto che Bulgaria segue con grande attenzione e interesse proposta Argentina diretta a porre ordine del giorno Assemblea Nazioni Unite questione revisione trattato pace con Italia : Bulgaria spera infatti che qualora sia accolto principio revisione trattato pace con Italia esso possa poi esser pure sollevato ed applicato nei confronti trattato pace con Bulgaria.

495

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12870/333 e 12875/336. Vienna. 21 settembre 194 7, ore 14,30 (per. ore 1,30 del 22 ) .

Presidente della Repubblica Renner ha tenuto ieri Innsbruck discorso politico presenti anche autorità di occupazione.

Riferendosi a problema Alto Adige egli ha detto :

l) Nel 1945, ancora quale cancelliere federale , avevo presentato a Grandi Potenze memorandum nel quale sostenevo che il ritorno all'Austria dell ' Alto Adige corrispondeva non solo a principio di giustizia ma a interesse Europa in quanto con un corridoio formato da Austria e Svizzera si sarebbe creata la migliore via di unione tra l'Occidente e l'Oriente e che, se fosse esistita nel 1938, avrebbe reso straordinariamente difficile l'unione del fascismo settentrionale con quello meridionale.

2) Benché l'Austria non abbia ricevuto nessun immediato diritto sull'Alto Adige tuttavia il riconoscimento della autonomia in questa regione mostra che il diritto sta dalla sua parte. L'Austria però non pensa ad usare della forza e non ha nessun sentimento di odio per il popolo italiano.

3) L'Austria difenderà con tenacia ed energia i diritti riconosciuti e se l'Austria non rinuncia alla speranza di un ritorno dell'Alto Adige, questo avviene perché l' Austria pone tutte le sue speranze nelle Nazioni Unite che un giorno saranno sufficientemente forti per compiere di loro iniziativa un atto di giustizia.

Invio testo tradotto con corriere odierno.

Non ritengo si debba sopravalutare importanza discorso Renner in rapporto politica austriaca anche perché concetti suo discorso mi erano già stati da lui espressi nelle conversazioni avute nel 1946. Non posso tuttavia non sottolineare gravità sue affermazioni: mentre Governo austriaco vuole concludere trattative regolamento opzioni , lascia intravvedere sua ripresa libertà d' azione nel caso che sue richieste in merito non trovassero completa accettazione.

D'altra parte discorso Renner precisa interpretazione ufficiale austriaca circa accordo De Gasperi-Gruber affermando:

a) che Austria non intende rinunziare Alto Adige;

b) che a momento opportuno ricorrerà a Nazioni Unite per riconoscimento sue rivendicazioni ;

c) che difenderà principio autonomia alto-atesina negando così che questa sia lasciata a decisione sovranità italiana.

Mi permetto esprimere suggerimento che discorso Renner non sia lasciato senza risposta e che comunque di queste sue affermazioni si tenga conto sia per decidere se non convenga premettere alle conversazioni sulle opzioni un chiarimento della situazione politica come da me auspicato nel mio rapporto 921 del 24 giugno scorso1 , sia per richiedere concrete assicurazioni e garanzie da parte austriaca qualora predette conversazioni venissero decise.

Presenza discorso governatore militare francese Tirolo aggiunge un particolare sapore a tale avvenimento 2 .


495 l Vedi D. 91. 2 Per la risposta vedi D. 532.

496

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONl, ALL' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. URGENTE 13988/566 1 . Roma , 21 settembre 1947, ore 15.

Suo 774 2 .

Prefetto Udine telegrafa:

«Da parte jugoslava, approfittando della imprecisione delle linee oppure della mancanza al momento della presa di possesso di reparti alleati che avrebbero dovuto fare le consegne, si tenta qua e là di prendere posizioni dominanti o strategicamente utili . Non trattasi pertanto di iniziative isolate ma piuttosto di una pressione che sembra ispirarsi a direttive di carattere generale. Ciò deve essere tenuto presente anche perchè in qualche località comportamento jugoslavi è particolarmente vivace. Segnalo ad esempio che oltre invettive, qua e là si sentono pronunciare ad alta voce preavvisi di prossima avanzata da parte quarta armata jugoslava. Per quanto tali manifestazioni possano ridursi ad espressioni iattanza, pure ritiensi debbano essere considerate come indizio complessa situazione».

Quanto sopra e numerose analoghe segnalazioni che continuano a pervenire, confermano preoccupazioni prospettatale da Dipartimento di Stato. Con tali elementi ella vorrà nuovamente lumeggiare costà attuale situazione nostro confine orientale, situazione che avevamo previsto e sulla quale avevamo ripetutamente attirato attenzione Governi Londra e Washington 3 .

497

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, T ARCHI ANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

T. 129101784. Washington , 21 setlembre 1947, ore 22 ,57 (per. ore 16,10 del 22 ) .

Mio telegramma 783 1•

Proposte Argentina e altri Stati latino-americani per revisione trattato sono state improvvisamente esaminate iersera da Comitato esecutivo dei Quattordici , competente decidere definitiva iscrizione questione ordine del giorno Assemblea. Anno scorso detto Comitato aveva espletato suo compito in sostanza procedurale senza particolari difficoltà; ora invece atmosfera è arroventata da contrasto russo-americano e iscrizione tutte questioni assume carattere aspro di lotta ad oltranza. Gromyko già irritato



2 Vedi D. 490.


3 Pe r la rispo sta vedi D. 513.


per essere rimasto soccombente in sua opposizione contro adozione proposta Argentina e Australia circa veto (mio telegramma 779) 2 ha subito manifestato risoluta intransigenza d'altronde prevista . Riferisco con telegramma separato 3 miei colloqui di ieri a New York con numerosi capi di delegazione che ho trovato in grande maggioran za maldisposti o perplessi sia contro Argentina cui si vuole rimproverare una attività eccessiva per porsi in mostra sia per sostenere questione revisione ritenuta da molti (specie europei) prematura ad una settimana da entrata in vigore trattato . Ho fatto del mio meglio per tranquillizzare con ogni utile argomento .

Delegazione americana si dichiara decisa impegnarsi a fondo e sicura del successo . Essa si propone superare questo ostacolo assicurando almeno astensione di tutte delegazioni dell'orbita occidentale contrarie iniziativa Argentina che costituiscono attualmente maggioranza comitato.

496 1 Il presente telegramma era diretto anch e a Londra (401 ). 49 7 1 Con T. urgente 12887/783 del 21 settembre. T a rchiani comunica va il rin vio della discussio ne sulla revisione d el tratta to di pace it a liano a ca usa dell'opposizi one sovietica.
498

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12881/785-786. Washington , 21 settembre 1947, ore 19 (pe r. ore 8 del 22).

Suo telegramma n. 540 1• Chiesi subito appuntamento a Bidault che egli stabilì ieri nel pomengg10 a New York. Mi ha dato comunicazione frasi relative Italia suo discorso (mio telegramma

n . 776) 2 . Mi ha poi lungamente esposto proprie preoccupazioni per iniziativa Argentina revisione : non perchè -secondo lui -spiacesse particolarmente alla Francia dato che riconosceva non trattarsi mossa anti-francese ma perchè riteneva inammissibile che Assemblea patrocinasse revisione trattato appena una settimana dopo entrata in vigore. Non aveva fissato suo pensiero: non poteva dire che si sarebbe dichiarato contrario idea revisione ma era molto in dubbio sulla opportunità tale iniziativa in questo momento quando non eravamo ancora entrati all'O.N.U. Ha aggiunto che russi sono folli e jugoslavi li sopravanzano sicchè una revisione diverrà inevitabile a tempo opportuno; ma ora gli pareva una mossa platonica ed intempestiva. Ho cercato in ogni modo calmare sue preoccupazioni, usando anche alcuni suoi stessi argomenti. Ho rilevato poi che iniziativa nove Paesi latino-americani non era stata da noi sollecitata né con noi concordata, ma aveva incontrato il



3 Vedi D. 498.



2 T. 12843/776 del 20 settembre. non pubblicato.

più caloroso appoggio Governo degli U .S.A. , il quale intendeva impegnarsi a fondo per farla discutere dalla Assemblea. Mi son sforzato di persuaderlo utilità, per le relazioni italo-francesi che si incamminano all'auspicato rafforzamento , che sua delegazione facesse nell 'occasione dichiarazione simpatia per nostra causa.

Bidault ha continuato dichiarare propria perplessità ripetendo di dover ancora molto riflettere sul problema. Bidault mi ha poi ripetuto assicurazioni date a Quaroni. Delegazione francese si batterà per nostra ammissione O.N.U. e cercherà con nazioni amiche una forma giuridica (che d'altra parte non si vede quale possa essere) che ci tàvorisca nonchè ove sia possibile eventuali compromessi. Entrambi siamo stati d'accordo nel non poter escludere ipotesi nuovo veto russo al Consiglio sicurezza . Questa volta volta però vi è Assemblea e la campagna in corso contro veto.

Bidault è però perplesso anche su tale campagna: secondo lui abolirlo equivarrebbe riconoscere peso preponderante combinazione Stati latino-americani più arabi; mantenere veto quale è paralizza Nazioni Unite. Propende per !imitarlo con formula moderata e precisa ma ritiene che U.R.S.S. non lo accetterà date proprie attuali condizioni che egli definisce di nervosismo parossistico e preoccupazione «sua opinione pubblica nazionale e internazionale».

È assai impensierito per situazione relazioni russo-americane che giudica molto gravi. Si è dichiarato invece lietissimo trattative Roma per unione doganale: Siamo ai preliminari ma si può andare lontano; diamo poi buon esempio.

497 2 Con T. 128631779 del 20 settembre, Tarchi a ni comunicava l'iscrizio ne definitiva all ' o rdine del giorno della proposta australiana sulla « protezione diritti Assemblea in mater ia nuove ammissioni» e della mozi o ne argentina contro il veto. 498 1 Del 16 settembre. ritra smet teva il T. 641 da Parigi (primi tre capoversi del D . 453 ), con le seguenti ist ru zJOni: «Prego V.E . volersi porre subito in contatto con ministro Bidault allorqua ndo arriverà e concertare con lui linea d'azione -possibilmente in a rmonia con quell a adottata da Dipartimento di Stato --facendomi conoscere punto di vista giuristi fran cesi su eventualità sopra accennata».
499

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12876/334-335. Vienna , 21 settembre 1947, ore 22 {per. ore 1,30 del 22 ).

Mio telegramma n . 331 1•

Trasmetto con corriere odierno nota austriaca su opzioni consegnatami oggi da consigliere Kripp 2• Essa, dopo aver constatato che scambio di memorandum ha chiarito reciproche posizioni e divergenze esistenti, dichiara che sono stati creati presupposti per conversazioni orali che potrebbero essere compiute al più tardi entro metà ottobre. Memorandum prega Governo italiano, in caso di sua accettazione predetta procedura , designare sede e delegati riunione . Qualora possibilmente scegliesse Vienna, Governo austriaco prega considerare detta nota quale invito in tal senso.

Kripp nel consegnarmi tale nota mi ha detto che Schwarzenberg ha avuto istruzioni di ripetere costì seguenti considerazioni: l) riconfermare desiderio Governo austriaco rapida definizione questione optanti; 2) azione Governo austriaco è ed intende mantenere estranea iniziativa socialista di cui al mio telegramma


499 l Vedi D. 484. 2 Vedi D . 502.


650 surriferito; 3) Governo austriaco, in caso mancata intesa su problema opzioni, si sarebbe riservato libertà d 'azione; 4) il Governo austriaco confida che il Governo italiano vorrà includere fra delegati persone particolarmente esperte in materia ed a questo proposito esprime desiderio consigliere di Stato Innocenti; 5) principali punti divergenza restano tuttora art. 5, cittadini optanti naturalizzati residenti Italia e procedura riacquisto cittadinanza per emigrati.

Ho risposto a Kripp quanto segue:

l) riconfermavo che desiderio Governo austriaco concludere rapidamente questione opzioni trovava perfetta identità vedute in quello italiano;

2) prendevo atto posizione Governo austriaco circa iniziativa socialista;

3) non mi era chiaro significato dichiarazione circa eventuale ripresa libertà d' azione Governo austriaco e mi riservavo chiarire esatta portata parlandone con questo ministro esteri. Gli facevo comunque osservare che accordo De Gasperi-Gruber , lasciando a sovranità italiana sistemare questione opzioni, prevedeva semplicemente consultazioni in materia con Governo austriaco. Tali consultazioni si erano svolte con ampiezza e col reciproco desiderio nella forma e nella sostanza di giungere ad una identità di vedute in detto problema . In questo senso doveva intendersi che da parte italiana si era data pienamente esecuzione a impegni accordo Parigi, anche perchè progetto era stato redatto sulla base di massima generosità. Accordo Parigi non presupponeva che una intesa completa fra i due Governi m materia opzioni fosse indispensabile per l'emanazione della legge italiana.

Ho espresso a Kripp mio punto di vista , a titolo puramente personale, che accordo De Gasperi-Gruber stabiliva in sostanza che interesse predominante in materia opzioni era quello Governo austriaco. Ne conseguiva quindi che si poteva parlare solo di invio di delegati austriaci a Roma. Governo italiano avrebbe potuto a mio avviso consentire a continuazione dell e trattative a Vienna solo per tramite normali vie diplomatiche e che caso mai se codesto ministero lo avesse ritenuto necessario avrebbe potuto inviare un esperto per fiancheggiare rappresentante diplomatico.

500

IL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI , FRANSONI

T. l 2878/665 1• Parigi, 21 settembre 1947, ore 24 (per. ore 3 del 22).

Prego trasmettere seguente telegramma Washington : «Rapporto che Conferenza Parigi rimetterà Governo americano è considerato provvisorio in quanto dovrà formare costì oggetto esame e discussione .


Conclusioni sono state adottate sulla base dei rapporti e dei bilanci presentati alla Conferenza dai singoli Paesi . Le revisioni che si sono operate a Parigi sono state ispirate da criteri e valutazioni di carattere generale. Nessun esame critico dei dati e delle richieste presentate dai diversi Paesi è stato eseguito in quanto Conferenza non ne aveva i poteri . È fuori di dubbio che un esame critico dovrà farsi da parte Governo americano onde decidere misure e modalità assistenza: la conclusione dei lavori dovrà quindi necessariamente avvenire a Washington.

Sarebbe pertanto opportuno che prima di iniziare conversazioni con presidenza e relatori Comitato cooperazione sul fabbi sogno europeo codesto Governo procedesse ad un esame bilaterale, fra esperti americani e rappresentanti Paesi interessati , dei singoli dati , situazioni e richieste .

Da tale esame singolo potrebbe meglio valutarsi il fondamento della richiesta complessiva e conseguentemente l' ammontare dell'assistenzenza da accordare.

Le considerazioni di cui sopra sono esposte da Campilli a Caffery che probabilmente le ha già segnalate al suo Governo. Ella vorrà peraltro esporre direttamente nostro punto di vista. Se accolto, questo può offrire possibilità migliore valutazione degli effettivi fabbisogni europei e comparazione fra obiettivi diversi Paesi con conseguente adeguata ripartizione eventuali aiuti» .

500 1 Ritrasmesso a Washington co n T . 14014/568 del 22 settembre.
501

L'AMBASCIATORE A WASHINTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12907/795-796. Washington, 21 settembre 194 7, ore 24 ( per. ore 15,45 del 22 ) . Mio telegramma 794 1•

Questione di principio revisione nostro trattato ha oggi superato primo grosso ostacolo mediante approvazione sua iscrizione ordine del giorno da parte Comitato esecutivo. Probabilmente fra pochi giorni vi sarà seconda tappa quando Assemblea plenaria (nella quale blocco Stati americani esercita notevole influenza) dovrà approvare rapporto predetto Comitato. Superata questa seconda prova questione andrebbe a comitato politico n. l che dovrebbe nominare sottocomitato o commissione competente esaminarla per discussione successiva.

Emendamento cileno a mozione Argentina, pur nella sua attuale redazione vaga, può presentare vantaggio formula più elastica, consentendo raggiungere egualmente scopi prefissi, ove continuino concorrere circostanze favorevoli. Costituisce comunque impostazione questione di principio .

Dopo seduta comitato delegato Brasile si è spontaneamente dichiarato persuaso che eravamo estranei iniziativa Argentina. Lo stesso Gromyko ha oggi attaccato Stati Uniti ma non Italia.


Americani hanno registrato oggi notevole successo a nostro favore essendo riusciti nel proposito neutralizzare mercè astensione opposizioni o perplessità maggioranza membri comitato esecutivo. Iersera ed oggi abbiamo vissuto momenti ansia in cui respingimento questione in comitato sembrava molto probabile. Russi hanno evidentemente sperato stante coincidenti interessi specifici di vari degli astenuti.

Da parte nostra si è fatto tutto quanto possibile per compiere opera moderatrice. Si è anche ma invano tentato far rinviare discussione conclusiva odierna a dopo mercoledì quando Consiglio sicurezza dovrebbe riesaminare nostra ammissione.

Nonostante ottimismo Dipartimento di Stato e delegazione americana, successo odierno può riservare molte incognite per possibili reazioni russe: si richiamano anche possibilità prospettate col rapporto 2351 dell'8 settembre2 .

501 1 C on T. 12904/794 del 21 settembre, T arc hiani riferiva in merito ad una modifica della mozione argentina su lla revisione del trattato di pace italiano, stabilita in sede di comitato esecutivo.
502

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINJ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESP R. 9791/1366. Vienna, 21 selle mbre 194 71 .

Riferimento miei telegrammi odierni n. 334 e 335 2 . Trasmetto il testo originale e la traduzione della nota verbale n. Zl.l 09.305 del 19 settembre 1947 consegnatami ieri dal consigliere Kripp.

Questi mi ha detto che contemporaneamente erano partite istruzioni per il principe Schwarzenberg, rappresentante politico austriaco a Roma, perchè oralmente ripetesse a V.E. i punti di vista e le considerazioni che Kripp ufficialmente mi esprimeva a nome del ministro Gruber. Le ho riassunte nel mio telegramma odierno

n. 334. Aggiungo alcune brevi esplicazioni:

l) Circa l'atteggiamento del Governo austriaco in merito all 'iniziativa socialista che aveva portato all'incontro di Innsbruck, Kripp mi ha detto che il ministro Gruber voleva assicurare il Governo italiano che non solo la mossa dei socialisti era stata completamente estranea al Governo austriaco , ma che questo intendeva mantenersene completamente al di fuori e che le intese corse fra le due delegazioni non potevano in a lcun modo legare le eventuali conversazioni fra i due Governi. Le affermazio ni di Kripp mi confermarono l'impressione che avevo già avuta, come l'iniziativa cioè del partito socialista austriaco, a nche se potesse servire ai fini di una piena soluzione austriaca della questione delle opzioni, andava oltre alle intenzioni del partito popolare che in tale ma teria vuole assolutamente riservarsi l'onore della difesa dei cosidetti interessi degli alto-atesini e mantenere in tal modo integra la sua posizione elettorale nel Tirolo. Ho preso atto delle dichiarazioni fattemi da Kripp in materi a . Non posso tuttavia esimermi dall'esprimere il sospetto che l'ini


ziativa socialista sia qui tenuta presente , per ogni eventualità, anche da un punto di vista di politica interna italiana. Infatti anche se Gruber insiste affinchè l'attuale Governo italiano non pensi che egli sia diventato la mosca cocchiera del partito socialista austriaco, può sempre albergare in lui la speranza, qualora il Gabinetto De Gasperi fosse sostituito da un governo di sinistra, di poter approfittare del fatto che esso sia a sua volta legato alle intese di Innsbruck.

2) Alle dichiarazioni di Kripp circa l'eventuale ripresa di libertà d'azione da parte del Governo austriaco, qualora non si raggiungesse una intesa in materia di opzioni, ho risposto mettendo bene in chiaro che di libertà d'azione si può parlare, nei riguardi di accordi internazionali, solo se uno dei contraenti viola o non esegue l'accordo in parola. Ora ho voluto ben affermare a Kripp che l'impegno italiano consisteva esclusivamente nell'eseguire le consultazioni col Governo austriaco che erano state compiute in ampiezza di forma col desiderio vero di arrivare a un'intesa, sia cedendo alle esigenze austriache che erano apparse giustificate, sia mostrando con ricchezza d'argomenti la fondatezza dei notri punti di vista. Un impegno ad una preventiva e indispensabile intesa in materia non sussisteva e quindi non si poteva parlare di una violazione italiana agli impegni dell'accordo. Pertanto mi riservavo di chiarire con il ministro degli esteri la vera portata del significato dell'espressione.

3) Kripp mi ha contìdenzialmente spiegato quali erano i motivi che facevano confidare a Gruber , al direttore degli affari politici Leitmayer ed a lui stesso Kripp, che codesto ministero si decidesse a scegliere Vienna per l'ulteriore corso delle trattative. l delegati austriaci, venendo a Roma , non avrebbero potuto avere quei poteri decisivi per concludere, che Gruber invece ritiene possano essere dati , per il suo rango e la conoscenza della materia, al consigliere di Stato Innocenti .

Come ho spiegato nel mio telegramma odierno, ho ritenuto opportuno, esprimendomi tuttavia a titolo personale, di stabilire il principio che se in questa materia si doveva trattare di invio di delegati, questi non potevano essere che austriaci a Roma. La venuta di Innocenti come delegato non mi sembrava rispondere alla vera natura delle cose, e risultava altresì incompatibile con la personalità ed il rango del consigliere Innocenti . Kripp mi ha detto che il desiderio del Governo austriaco di avere a Vienna il consigliere Innocenti era dettato non solo dalla preoccupazione di rapidamente concludere la questione delle opzioni , ma anche dal vivo desiderio di riceverlo con tutti gli onori dovuti al suo rango e di colmarlo di particolari attenzioni.

ALLEGATO

IL MINISTERO DEGLI ESTERI D ' AUSTRIA ALLA RAPPRES ENTANZA A VIENNA

NOTA VERBALE ZL. 109.385 -POL. 47. Vienna. 19 seu emb re 1947.

Das Bundeskanzlera mt, Auswartige Angelegenheiten, bestatigt dankcnd den Empfang des vom Herrn Politischen Vertreter am 9. Scptcmber iiberreichten , vom 12. August I.J. datierten italianischen Memorandums, betreffend die Regelung der Siidtiroler Optantenfrage.

Es darf festgestellt werden, dass durch den bisherigen Notenwechsel die in Betracht kornmenden Fragen, soweit dies auf schriftlichern Wege moglich ist, griindlich erortert wurden , wobei die bestehenden Differenzpunkte teilwei se bereinigt werden konnten, wiihrend in anderen eine Anniiherung erzielt und in den noch strittig verbliebenen eine Klarstellung der beiderseitigen Standpunkte herbeigefiihrt wurde.

Das Bundeskanzleramt, Auswiirtige Angelegenheiten, ist nun der Meinung, dass darnit die Grundlagen fiir die Moglichkeit geschaffen sind, durch miindliche Besprechungen zu jenem Einvernehmen zu gclangcn, das ja beiderseits gewiinscht ist und nach Ansicht der Bundesregierung bis liingstens Mitte Oktober herbeigefiihrt werden solite.

Das Bundeskanzleramt, Auswiirtige Angelegenheiten beehrt sich daher, die italienische Regierung zu bitten, diesem Vorschlag auf Finalisierung der Optantenfrage durch mi.indliche Verhandlungen zuzustimmen, die Bevollmiichtigten zu solchen Verhandlungen namhaft zu machen und ihre Wi.insche beziiglich Ort und Zeitpunkt des Zusammentreffens bekannt zu geben. Wenn dìe Verhandlungen nach dem Wunsche der italienischen Regierung in Wien statt!inden sollten, darf gebeten werden, diese Note glcichzeitig als Einladung der Herren italianischen Delegierten zu betrachten.

Das Bundeskanzleramt, Auswiirtìge Angelegenhciten , beniitzt diese Gelegenheit, um die Politische Vertretung der italienischen Regierung seiner ausgezeichneten Hochachtung zu versichern .

TRADUZIONE

Il Ministero federale degli affari esteri accusa ricevuta del memorandum italiano del 19 agosto corrente anno relativo alla regolamentazione del problema degli alto-atesini optanti, rimessogli dal rappresentante politico d'Italia il 9 settembre u.s. 3 .

Si può senz' altro affermare che le questioni relative a tale problema. quali risultano dallo scambio di note avvenuto finora, sono state fondamentalmente esaminate, per quanto è possibile per iscritto e che si è potuto superare in parte i risultanti punti di divergenza, mentre in altre que stioni si è potuto ottenere un avvicinamento e in altre, ancora in contestazione, si è pervenuti a una chiara esposizione dei due diversi punti di vista.

Il Ministero federale degli affari esteri è ora dell 'opinione che si sono ottenute in tal modo le basi per la possibilita di raggiungere, attraverso conversazioni orali, quella intesa che è desiderata da ambedue le parti e che. secondo il pensiero del Governo federale austriaco, potrà essere realizzata al più tardi alla metà del prossimo ottobre.

TI Ministero federale degli affari esteri si onora perciò di pregare il Governo italiano di voler accogliere la suddetta proposta per la conclusione del problema degli optanti attraverso trattative orali, di voler prec.isare il nome del plenipotenziario incarica to di tali trattative e di voler fare conoscere i suoi desideri circa il luogo e il momento dell 'incontro. Se le trattative, secondo il desiderio del Governo italiano, dovranno aver luogo a Vienna, si prega di voler considerare la presente nota quale invito per i signori delegati italiani.

Il Ministero federale degli affari esteri coglie l' occasione per assicurare alla Rappresentanza politica italiana i sensi della sua alta considerazione.


501 2 Ved i D. 432. 502 I Sulla copia conservata in Archivio ma nca l'indicazione della data di arrivo. 2 Vedi D. 499. 502 3 Vedi D. 436, Allegato.
503

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. 9806. Vienna , 21 settembre 1947 (per. il 25).

Ti mando direttamente copia del mio rapporto odierno n. 9791/1366 relativo alla conversazione con Kripp 1•

Gaja mi ha riferito la tua comunicazione che se gli austriaci non fossero soddisfatti del nostro memorandum sulle opzioni noi potremmo infischiarcene ed applicare la legge tale e quale. È una ipotesi che io avevo formulato nel mio rapporto n. 929 del 24 giugno u.s. 2 e che in seguito ad una tua lettera 3, avevo nuovamente esaminata in tutte le sue conseguenze nella mia lettera del 20 luglio scorso dallo Stolzalpe4 .

Ti accorgerai che non sono stato invano profeta . La minaccia della ripresa della cosidetta libertà d'azione è il sintomo che questa gente calcola anche su tale ipotesi. Ecco perchè è opportuno tener presente tutte le inevitabili conseguenze di questa nostra decisione.

Gaja mi ha anche riferito il tuo punto di vista sul chiarimento delle relazioni italo-austriache. È inutile che ti dica che su questo punto io mi permetto di dissentire con te e che io insisto , per quanto concerne il mio punto di vista, di chiarire ogni cosa, anche avanti che si arrivi a parlare delle opzioni. A mio modo di vedere. ben vengano i delegati austriaci a Roma, o ben venga Innocenti a Yienna, ma prima di tutto carte in tavola!

Ricordati, e lo accenno anche nel mio rapporto che allego, che qui si approfitta di tutte le occasioni: Gruber dichiara di ignorare e maledire l'iniziativa socialista , ma sarebbe pronto a farne uso non appena De Gasperi uscisse dal governo e lo sostituisse Saragat.

Ricordati che Gruber mi ha detto di voler portare la questione austriaca all'O.N.U., se a novembre non si arriva alla conclusione del trattato, e che potrebbe approfittarne per rimettere sul tappeto la questione dell'Alto Adige.

Ricordati infine che non è neppure da escludersi che, prospettandosi l'ipotesi di una futura politica italiana non del tutto conforme ai desideri americani , i nostri amici anglosassoni e francesi avrebbero tutto l'interesse a creare quel corridoio tra Occidente ed Oriente , l' unico che resterebbe aperto, preconizzato da Renner nel suo discorso di ieri. Lo so che io faccio delle mere ipotesi , ma nell'interesse del mio Paese è mio dovere segnalarvele tutte , anche quelle più lontane , perchè in politica si deve decidere non solo in base alle contingenze attuali, ma so prattutto in relazione al giuoco di forze che si possono improvvisamente verificare.

Comunque voglio rapidamente tracciare le tre ipotesi . Dopo l'attuale nota austriaca che insiste per nuovamente conversare noi possiamo:

l) sganciarci completamente, ed allora bisogna calcolare tutte le conseguenze di tale atto, e prendere immediatamente posizione verso l'Austria e verso le Potenze che essa chiamerà a sostegno;


=' Vedi D. 93.


3 Non rinvenuta.


4 Vedi D. 205.

2) continuare le conversazioni. Questo è il mio preciso parere. Ma ciò ci dovrebbe servire per chiarire tutti i problemi; e dovremmo farlo sapere in precedenza agli austriaci per non essere poi accusati di aggiungere alle conversazioni temi sui quali essi non erano preparati . Circa il luogo dell'incontro io ritengo che questo debba essere Roma, perchè non si possa dire che gli italiani sono venuti qui per discutere di tutti i problemi generali italo-austriaci;

3) limitare le conversazioni al solo problema delle opzioni. Per conto mio non c'è che un punto di vista da sostenere: costringere gli austriaci a darci le due assicurazioni, già da me progettate nel mio rapporto del giugno 5 , che gli alto-atesini devono rientrare come leali sudditi italiani e che gli austriaci deplorano qualsiasi iniziativa o attività destinata a staccare l'Alto Adige dall 'Italia . Basterebbe un rifiuto a ustriaco in questo sen so, perchè noi potremmo pubblicamente dichiarare che gli austriaci sono in mala fede.

Io sostengo che questo è il momento favorevole perchè l'Italia precisi e difenda la sua posizione nei riguardi dell'Austria .

L'Austria vuole ora condurre una politica che è collegata a un principio di collaborazione occidentale. Essa non può pretendere di entrare in questa collaborazione, di cui l'Italia costituisce oggi per l'Austria la parte essenziale, con la riserva mentale di risollevare il problema dell'Alto Adige, quando ad essa possa far comodo, approfittando della nostra generosità e longanimità in Alto Adige, dove proprio si stanno creando tutti i presupposti per un placido distacco di questa regione dall'Italia.

Non mi nascondo l'incognita sovietica. L'atteggiamento negativo dell 'U.R.S.S. e del partito comunista austriaco nei rigua rdi della Conferenza di Parigi è dettato però in gran parte dalla ostilità politica contro Gruber ed il suo ministero. Questo poi è a sua volta aggravato dalla politica filo-americana dell 'Italia . Tuttavia nella situazione generale italiana una possibile posizione negati va dell 'U.R.S.S . nei nostri confronti, per quanto riguarda l'Alto Adige , potrebbe smussare le punte anglo-sassoni , rendendole guardinghe a sostenere la tesi austriaca.

503 l Vedi D. 502.
504

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12931170. S antiago, 22 settembre 1947, ore 15 ( per. ore 8 del 23).

Telegramma 39 1 .

In un lungo colloquio avuto stamane ministro degli affari esteri Vergara Donaso mi ha confermato quanto riferii con telespresso 358 2 che Argentina non aveva tenuto conto posizione giuridica Cile.




2 Ved i D. 233.

Ciò nonostante egli ha voluto farmi rilevare che ispirandosi sentimenti di simpatia per l'Italia aveva dato istruzioni a delegato cileno presso l'O.N.U. di trovare una formula che salvaguardasse tale posizione e appoggiasse interessi italiani per una modificazione trattato. Tali istruzioni furono seguite ieri da delegato cileno Santa Cruz che propose presso Co mitato modifica titolo mozione Argentina maggiormente accettabile.

503 5 Ved i D. 107. 504 l Del 17 settembre. con il qual e Fransoni ave va dato istruzioni , alla luce delle recenti d ichiara zio ni nordame rica ne e delle già numerose adesioni. di adopera rsi allìnché a nche il Cile si unisse all' ini ziativa in favore della revisione del trattato di pace italiano.
505

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12919/43. Belgrado, 22 settembre 1947, ore 17,35 ( per. ore 8 del 23 ) .

Apprendo da stampa locale che ministro jugoslavo avrebbe compiuto costì passo di protesta per asseriti «atti terrori stici >> contro sloveni. A complemento mio telegramma n. 41 del 20 corrente 1 ritengo utile informare

V.E. che durante colloquio maresciallo Tito non mi aveva minimamente accennato ad un tale passo. Da parte mia avevo spiegato asseriti incidenti con risentimento popolazione del goriziano per deportazione di circa 500 persone da quella sola zona, quali risultano da elenco in mio possesso. Tito si era dimostrato comprensivo anche dinanzi mia argomentazione su spiegabile reazione di quella popolazione in occasione annessione terre fino a ieri italiane .

Segnalo quanto sopra per norma di V.E. e per eventuali parallele argomenta zioni costì.

506

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 4145/1058. Buenus Aires, 22 settembre 194 7 (per. il 6 ottobre).

A seguito dei miei telegrammi in data 16 e 18 settembre u.s. n. 244i e 2472 , mi onoro qui appresso trascrivere il testo di appunto informativo confidenzialmente rimessomi da questo Ministero degli affari esteri con le notizie di cui gli uffici del ministero sono finora in possesso circa l'iniziativa argentina per la revisione del trattato di pace e circa l'atteggiamento di questo Paese per la questione dell 'ammissione dell'Italia all'O.N.U.


«l) l'Argentina ha svolto, con buoni risultati , delle trattative con i Governi latino-americani, ad eccezione del Nicaragua, affinchè di comune accordo partecipino all'inclusione di un punto nell'ordine del giorno della seconda Assemblea generale, relativo alla revisione del trattato di pace con l'Italia. Il Governo argentino è ampiamente favorevole all'ingresso dell'Italia nell'organismo. Esso ritiene che la collaborazione dell'Italia in seno allo stesso sarà utile e benefica all'opera di ricostruzione del mondo e di consolidamento della pace. Se il Consiglio di sicurezza ne raccomanda l'ammissione, i delegati argentini ne approveranno l'entrata senza alcuna riserva. Se non lo farà, presenterà la sua protesta. Fa parte della sua tradizione democratica, come ebbe a manifestarlo in seno alla Società delle Nazioni, che gli Stati sovrani facciano parte delle organizzazioni internazionali di carattere mondiale. In data 21 agosto scorso, la delegazione permanente presso le Nazioni Unite fece includere tale tema nell'ordine del giorno supplementare della seconda Assemblea generale. Lo stesso giorno, la Bolivia, il Costarica, la Repubblica dominicana, il Panamà, il Paraguay , l'Honduras e l'Equatore richiesero l'inclusione di un tema identico nell 'ordine del giorno. A causa di difficoltà nelle comunicazioni, l'opinione di El Salvador giunse in ritardo , e di conseguenza , tale Paese non telegrafò alla Segreteria generale delle Nazioni unite per esprimere la sua adesione nella data indicata, però il Governo salvadoregno darà il suo pieno appoggio alla iniziativa argentina nell' Assemblea generale. Il Perù rispose che avrebbe consultato il ministro degli esteri che si trovava in Rio de Janeiro. Il Brasile non credette conveniente presentare la proposta argentina all'Assemblea. Cuba accetta la revisione del trattato. Il Venezuela è in attesa dello sviluppo che prenderanno gli avvenimenti . Non sono tuttora pervenute comunicazioni da parte delle altre rappresentanze diplomatiche.

Per la revisione del trattato verrà tenuto conto: delle clausole economiche: si richiede che l'Assemblea generale consideri la possibilità di approvare una raccomandazione destinata alle Potenze firmatarie del trattato di pace con l'Italia, affinchè addivengano ad una revisione dello stesso. Si otterrebbe così che l'economia italiana riprenda il suo corso, alterato dalla guerra e possa contribuire alla ricostruzione dell'Europa e alla normalizzazione della economia mondiale. Devono pertanto essere modificate le clausole economico-finanziarie nonchè quelle relative alle riparazioni strettamente collegate tra di esse. Occorre alleggerire il pesante carico che in questo momento ostacola la ripresa dell'Italia e favorire il ristabilimento dell'equilibrio della sua economia e tentare di dare una soluzione al difficile panorama economico universale; delle colonie: tali possedimenti continueranno sotto l'amministrazione degli Stati vincitori, fintanto non si deciderà sulla loro destinazione definitiva, decisione che verrà adottata entro l'a nno a contare dal IO febbraio 1947. La questione verrà presentata all ' Assemblea generale nel caso in cui la Francia, il Regno Unito, gli Stati Uniti d ' America e l' Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste, non raggiungessero un accordo. Se l' Italia venisse ammessa nelle Nazioni Unite, potrebbe aspirare ad essere potenza amministratrice e ricevere in fidecommesso la totalità o una parte delle sue vecchie colonie.

2) La Cancelleria ha adottato l'interpretazione data dagli assessori legali del Ministero degli affari esteri italiano in relazione a quanto stabilito dagli articoli 53 e 107 della Carta di San Francisco. In conseguenza essa è entrata in contatto con le cancellerie latino-americane, ad eccezione di quella del Nicaragua, su tale argomento oltrechè su quello dell'ingresso dell'Italia nelle Nazioni Unite. Il Messico aveva precedentemente comunicato al nostro Paese d'essere favorevole all'incorporazione dell'Italia. Alla interpretazione di cui sopra hanno aderito i Governi del Messico, di Costarica, che offrì anche direttamente al Governo italiano il suo appoggio, di Panamà, dell'Honduras. Il Venezuela ha informato che, malgrado il veto del delegato sovietico in seno al Consiglio di sicurezza, esso darà istruzioni alla sua delegazione presso le Nazioni Unite aftìnchè appoggi qualsiasi eventuale iniziativa che venga presentata circa l'ammissione ».

505 l Vedi D. 489. 506 1 Vedi D. 469. 2 Riferiva le assicurazioni di Bramuglia ad Arpesani circa le favorevoli disposizioni della delegazione Argentina all'O.N.U. sulle questioni che interessavano l'Italia.
507

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A QUITO, BACCINETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR. 925/360. Quito. 22 settembre 1947 (per. il 4 ottobre).

In relazione al mio telegramma n. 40 1 col quale chiedevo istruzioni a codesto ministero sull'opportunità o meno di accusare ricevuta alla nota con la quale questo ministro degli affari esteri, dottor José Vicente Trujillo, mi partecipava il suo ritorno daiia Conferenza di Rio de Janeiro e la riassunzione delle sue funzioni, ho l'onore di comunicare che ho provveduto, in conformità alle istruzioni contenute nel telegramma

n. 182 , ad accusare ricevuta della nota di cui sopra, che unisco in copia (allegato 1)3 .

In pari tempo, in un lungo e cordiale colloquio , ho confermato a S.E . Trujillo --in via personale -tutta la nostra simpatia e riconoscimento per l'atteggiamento da lui e dal suo Governo sempre mantenuti nei nostri confronti.

Il ministro degli affari esteri Trujillo -come ho già riferito col telegramma n. 424 -è rimasto sensibilissimo alle lusinghiere espressioni nei suoi riguardi . Nell'esprimere i suoi ringraziamenti ed i sentimenti di viva simpatia verso il nostro Paese, mi ha soggiunto che farà tutto il possibile per sostenere sia l'entrata dell'Italia nell 'O.N.U., sia la revisione del nostro trattato di pace.

A conferma di questi suoi sentimenti rilevo che , in occasione di una cerimonia tenutasi il giorno 14 in un teatro cittadino in onore della missione equatoriana di ritorno dalla Conferenza di Rio, il dottor Trujiiio ha sottolineato «l'ingiusto trattato di pace con l'Italia» e la necessità di una sua revisione5 .



1 Del 15 settembre, con il quale Franzoni aveva impartito le seguenti istruzioni: « Accusi pure ricevuta lettera inviatale evitando da re a sua comunicazione carattere formale riconoscimento ufficiale Governo per cui attendiamo vi procedano contemporaneamente gli altri Stati. In via personale ella potrà confermare a S.E. Truijllo no stra simpatia e ricon oscimento per atteggiame nto da lui c da suo Governo sempre mantenuto nei nostri co nfronti >>.


3 Non si pubblica.


4 Del 18 settembre , non pubblicato.


5 Con T. 14122/20 del 25 settembre Zoppi telegrafava: <<Faccia sa pere a codesto ministro esteri che abbiamo vivamente apprezzato a ttegg iamento delegazione equatoriana O.N.U. e che seguiamo con interesse ulteriore azione che esso vorrà svolgere in seno imminente Assemblea».

Aggiungo infine che nel predetto colloquio S.E. Trujillo mi ha , confidenzialmente, informato che fra tre o quattro mesi dovrà rinunciare (secondo quant'è previsto nella vigente Costituzione equatoriana) al portafoglio degli Esteri poichè egli intende iniziare la campagna elettorale presidenziale in suo favore 6 .

507 l Del IO settembre, non pubblicato .
508

IL MINISTRO A LUSSEMBURGO, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGU ESTERI, SFORZA

T. 12970/20. Lussemburgo. 23 sellemhre 1947, ore 20 ( per. ore 7 del 24).

Mio telegramma 17 del 15 corrente 1•

Mi sono espresso con questo presidente del Governo rientrato oggi da Parigi , secondo le istruzioni di cui al telegramma di V.E. 13626/c . del 14 settembre scorso 2 . Dupong si è mostrato lieto di appoggiare in seno Assemblea generale O.N .U. ammissione Italia e mi ha assicurato che in tal senso avrebbe telegrafato al ministro degli affari esteri Bech che, come noto, è stato recentemente nomin ato presidente della Commissione politica O.N.U.

509

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 12999/809. Washington, 23 settembre 1947, ore 21,33 (per. ore 10 del 24 ).

Suo 546 1•

Invito Consiglio economico sociale O.N.U. è stato rivolto Italia in base mozione adottata da Consiglio stesso in sua ultima sessione per consentire partecipazione a Conferenza Avana Stati non membri O.N.U. Invito è stato diramato oltre che Italia ad altri Stati (quali ad esempio Ungheria ed Eire) intendendosi che essi non presenzieranno soltanto come osservatori ma potranno partecipare discussioni senza però diritto di voto.

Dato che questione nostra ammissione O.N.U. verrà in esame Consiglio sicurezza entro prossimi giorni, mi sembra convenga attendere esito tale discussione. Se essa fosse favorevole dovremmo automaticamente conseguire ammissione


Conferenza Avana con ogni diritto. In caso contrario si dovrebbe far sollevare questione da qualche Paese amico in seno Assemblea generale O.N.U., in cui ordine del giorno è compreso esame rapporto sessione Consiglio economico contenente predetta mozione. Sono già in contatto con Dipartimento di Stato affinché possibilmente intervenga nostro favore in caso di necessità 2 .

507 6 Con T. 1309 5/43 del 25 se ttembre Baccinetti comunicava di aver provveduto, in base alle istru zioni ricevute, a riconoscere il nuovo Governo equatoriano. 50S 1 Preannunciava il colloquio con Dupong. 2 Ved i D. 462 , nota l. 509 1 Vedi D. 470 .
510

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 13001-13002/812-813. Washington , 23 settembre 1947, ore 21,43 ( per. ore 10 del 24 ) . Suo telegramma 537 1•

Si è in questi ultimi giorni preso contatto con rappresentanze Washington o delegazioni O .N .U . maggior parte Paesi indicati suo telegramma. Turchia, Islanda, Iran, Canadà, Nicaragua, Haiti , Egitto, Arabia Saudita, Iran e Liberia dato affidamento per appoggiare nostra ammissione. India desiderosa rimanere neutrale in caso difficoltà. Ritelegraferò circa Paesi rimanenti.

Dipartimento di Stato si è appreso oggi in via confidenzialissima che segretario generale O.N.U. (richiamo mio 804) 2 starebbe procedendo a sondaggi con delegazione sovietica circa possibilità compromesso su base concessioni rigidamente reciproche quale indicata rapporto 2351 dell'8 corrente 3 . Ove sondaggi dessero risultati favorevoli contatti diretti o indiretti potrebbero essere stabiliti fra americani e russi anche in occasione seduta domani Consiglio sicurezza per scelta governatore Trieste (mio telegramma 790) 4 •

Mentre in ambienti O.N.U. si mostrava ieri ed oggi un certo ottimismo citca possibilità conseguire nostra ammissione in seduta Consiglio giovedì, ritengo a ttualmente prematura ogni previsione. Infatti proposta delegazione polacca al Consiglio circa riesame domanda ammissione tre Stati danubiani e Italia (telegramma

n. 799)5 potrebbe indicare intenzione russa battersi per ammissione di tutti o nessuno . Irritazione americana contro Bulgaria e Albania è oggi al colmo in seguito esecuzione Petkov e accuse contro U.S.A. al processo Tirana. Dovrebbe essere quindi più che mai esclusa ammissione predetti due Paesi.

Elemento a noi più favorevole è costituito da ovvio interesse U .R.S.S . evitare esasperare Assemblea facendo ricorso nuovo veto per esclusione Italia. Ritelegraferò.


E.V. con teleg ramma 809 si concorda circa opportunitù a tte ndere esit o discussione ammissione It a lia

O.N.U . prima fare comunicazioni di cui a telegramma ministeriale 546 » .



51 l.

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHlANI

T. URGENTE 14073/572. Roma, 23 settembre 194 7, ore 22.

Trasmettesi seguente telegramma a firma De Gasperi per ambasciatore Tarchiani:

«Vice presidente Einaudi e Menichella in Londra presentarono a Snyder e Clayton promemoria su situazione finanziaria italiana concludendo che se entro prossime settimane non ci venisse concesso aiuto straordinario in dollari , collasso nostra economia sarebbe inevitabile. Tale aiuto immediato non può derivare da prestiti bancari per lentezze procedurali e loro finalità ricostruttive di singole industrie. Nessuna concessione si poté ottenere Londra per conversione grant-in-aid recuperabile su altre entrate straordinarie maturande ovvero anticipo quaranta milioni dollari su sterline congelate. Due proposte potrebbero combinarsi. Snyder mostrasi perplesso ma promise esaminare questi ed altri suggerimenti richiamandosi sempre per soluzione definitiva a necessità decisioni Congresso. Ritiensi ministri americani abbiano trasmesso costì risultati colloquio. Segue via aerea documento presentato Londra. DE GASPERJ» 1 .


512 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T . 14094/575. Roma, 24 settembre 1947. ore 16.30.

Suo 777-778 1•

Istruzioni di massi ma già inviatel e con telegramma 5622 . Ci rendiamo conto dirtìcoltà che sono da superare come di quelle che, anche in seguito efficace azione svolta da V.E., sono giù state superate . Provvediamo ringraziare Governi Cile, Cuba, Messico , Honduras, Costarica, Equador per loro amichevole atteggiamento.

Importante per noi è poter ottenere affermazione di principio favorevole revisione che apra la via a concreti sviluppi anche se, per difficoltà contingenti , questi non potranno essere immedi ati .


509 2 Sforza rispose con T. 1423 1/585 dd 27 settembre: ''Tenuto conto di quanto f~Hto presente d a 510 l Vedi D . 457 . 2 Del 23 settembre. non pubblicato. l Vedi D . 432 . 4 Dd 21 settembre, no n pubblicato. 5 Del 23 settembre. no n pubblica to . 51 l 1 Per la risposta vedi D . 514. 51~ l Vedi D. 492. 2 Vedi D. 4R7 .
513

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANJ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13050/817. Washington, 24 settembre 1947, ore 19,04 (per. ore 9.45 del 25).

Telegramma di V.E. 566 1•

Si è provveduto comunicare Dipartimento di Stato informazioni riferite da prefetto Udine e attirarne nuovamente attenzione su attuale situazione confini orientali purtroppo conforme previsione V.E. lnterlocutori americani hanno a loro volta chiesto se avevamo presentato protesta a Belgrado per sconfinamento che sarebbe avvenuto presso Caporetto come pure se nostro Governo intendesse ricorrere per pressioni jugoslave al confine ai quattro ambasciatori in base art. 86 trattato2 .

514

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. l 3057-13108/818-820-821. Washington, 24 settembre 1947, ore 19 {per. ore 10 del 25 ) .

Ho avuto oggi lungo colloquio con assistente segretario di Stato Armour.

Per quanto concerne nostra ammissione O.N.U. mi ha confermate sue speranze sebbene Stati Uniti d ' America non intendano assolutamente cedere su questione principio circa Albania e Bulgaria. Era soddisfatto per «onorevole maggioranza» ottenuta ieri Assemblea su questione revisione trattato (mio telegramma n . 805) 1• Al Dipartimento di Stato si mancava fino a stasera notizie oggi circa andamento sondaggi e contatti di cui mio telegramma n. 813 2 . Comunque ambienti O.N.U. continuano manifestare un certo ottimismo.

In colloquio con assistente segretario di Stato Armour gli ho rimesso una mia lettera che descrive nel modo pressante e drammatico nostra situazione alimentare e gravissime conseguenze che possono derivarne (suo 572) 3 .

Ho illustrato a voce tutti gli aspetti preminente problema estrema scarsezza cereali , dimostrando facilmente che in attuali circostanze una ulteriore riduzione razione pane susciterebbe caotiche agitazioni contro le quali Governo sarebbe disarmato. Ho insistito sulle necessità solleciti concreti provvedimenti americani onde consentire normale consolidamento nostra situazione interna, rilevando


" Con T. 1414 7/c. del 25 settembre, Fransoni rispose che « nell'attuale stadio G o verno ita liano non (dico non) ritiene opportuno ricorrere procedura a rt. 86 al quale peraltro si riserva richia marsi qualora tutti i tentativi di accordo diretto dovessero fallire» .



2 Vedi D. 510.


3 Vedi D . 5 11.

impossibilità risolvere questione senza effettivo apporto americano di circa duecentomila tonnellate mensili grano da novembre a marzo. Riguardo all'aspetto finanziario , non meno grave, ho prospettato nuovamente ad Armour: l) utilizzazione anticipata da ora a fine dicembre ottanta-novanta milioni dollari U .S.A.;

2) necessità immediata corresponsione residui conti sospesi; sollecito congruo anticipo a fronte scrips prigionieri; realizzazione merce ausilio Tesoro americano con almeno quaranta milioni dollari su credito inglese sterline;

3) pieno riesame questione indennizzi per requisizioni forze armate americane in Italia, in modo da trovare nuovo cespite senza dover presentare per il Congresso.

Armour mi ha risposto che Governo americano si rende conto pienamente nostre necessità ed urgenza trovare soluzioni. Presidente Truman appena tornato dal Brasile ha personalmente preso a cuore situazione italiana e si adopera trovare rimedio adeguato con aiuti tecnici governativi e parlamentari. Marshall è venuto domenica da New York a conferire con Truman a tale scopo. Si sta esaminando possibilità adunare Congresso e lunedì prossimo dovrebbe aver luogo riunione alla Ca sa Bianca maggiori personalità due Camere.

Per rimedi urgenti interinali da me prospettatigli si procurerà compiere al più presto massimo sforzo possibile e mi si comunicheranno man mano provvedimenti potuti adottare.

Ho nuovamente insistito affinché Dipartimento di Stato non si limiti a discussioni burocratiche amministrative che richiedono molto tempo ma faccia massimo ricorso a presidente che solo può prendere responsabilità di decisioni carattere straordinario.

Armour mi ha ripetuto assicurazioni più calde, pur facendomi osservare complessità problemi. Si adopererà presso varie amministrazioni interessate per cercare di ottenere subito liquidità possibili cespiti. Prevedeva molto difficili conversazioni con Tesoro circa nostri crediti sterline bloccate stante netta ripulsione britannica. Farà di tutto per procurare venire in aiuto Governo italiano e non mi ha nascosto preoccupazioni circa eventuali prossimi sviluppi nostra situazione interna che potrebbe compromettere attuale massima buona volontà questo Governo.

513 l Vedi D. 496. 514 1 Del 23 settembre, non pubblicato.
515

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 14111/36. Roma, 24 settembre I 947, ore 2 I ,30.

Suo 41 1•

Riunione tra prefetto Udine e generale Rade svoltasi Udine 22 corrente con intervento anche prefetto Gorizia e generale Cappa comandante territoriale Udine.


Atmosfera cordiale manifestandosi da parte jugoslava volontà collaborazione. È stato convenuto procedere contatti diretti tra ufficiali ambo le parti per risolvere questioni pendenti. Generale Cappa precisato che base per risolvere contestazione rimane linea stabilita da Comando alleato, indipendentemente da quella definitiva che sarà determinata in base prescrizioni trattato: propone che ove si dovessero verificare tuttora incertezze si potrà stabilire di creare un vacuum in attesa predetta linea definitiva. Generale Rade espresso augurio si possa risolvere tra noi questioni in via definitiva senza interventi alleati.

Sono state date istruzioni nostri organi militari procedere su linea condotta seguita pur avendo cura mantenere principio che in questa fase trattasi ancora delimitazione provvisoria in attesa lavori detìnitivi secondo procedura stabilita da art. 5 trattato.

V.S. può assicurare costì che Governo della Repubblica è deciso fare quanto può perché Territorio Libero funzioni normalmente in piena intesa tra i due Paesi confinanti. Ella potrà così meglio saggiare intenzioni jugoslave circa ogni relativa questione in sospeso.

515 l Vedi D . 489 .
516

L'AMBASClATORE A NANCHJNO, FENOALTEA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13064-13063/2-3. Pechino, 24 settembre 1947, ore 23,50 1 ( per. ore 15 del 25).

Direttore generele affari europei questo Ministero degli affari esteri , interrogato circa astensione Cina voto revisione nostro trattato pace, ha detto non essere in grado fornire precisi chiarimenti, atteggiamento cinese essendo stato deciso locale delegazione capeggiata ministro degli affari esteri: ritenere motivi astensione vadano ricercati in andamento generale discussione O .N.U.; escludere per altro asten sione possa significare abbandono o indebolimento politica a noi favorevole che seguita ispirarsi nota dichiarazione revisione .

Ritengo tuttavia sia da tener presente che seguenti motivi potranno indurre delegazione cinese O.N.U. atteggiamento di ca utela anche riguardo problemi italiani :

l) dichiarazione cinese fa v ore revisione sembra a suo tempo essere spiacìuta inglesi e aver provocato richiesta chiarimenti da francesi;

2) Cina sebbene animata simpatia nostri confronti non vuole creare precedenti carattere giuridico che potrebbero operare in favore Giappone;

3) disappunto per recente atteggiamento americano nei riguardi Cina c scarsi tà aiuti inducono Governo Nanchino fare apparire possibile riavvicinamento con


Unione Sovietica, in particolare ostentando convergenza poslZioni russa e cinese circa trattato pace Giappone: questo atteggiamento Cina, anche se per ora inteso soltanto a premere su Stati Uniti per attenerne aiuti sperati, potrà trattenere delegazione cinese O.N.U. dallo schierarsi contro delegazione sovietica quando ciò non sia richiesto da suoi interessi diretti .

516 l Or~ locale .
517

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR . RISERVATO 8613/2602. Washington. 24 settembre 1947 1•

Il 22 scorso ho fatto visita a New York ad Arai'iha, eletto presidente dell' Assemblea generale dell'O.N.U. per l'azione di sorpresa del blocco latino-americano che riuscì ad imporsi. V.E. e codesto ministero conoscono l'uomo colle sue brillanti qualità ed il rovescio di esse.

Arai'iha ha parlato continuamente in italiano e si è dichiarato animato dalle più amichevoli disposizioni per il nostro Paese. Mi ha voluto distesamente narrare come il 21 corrente, in sede di Comitato esecutivo, abbia salvato la mozione argentina da uno scacco, facendo adottare da Arce durante la discussione una formula più elastica nella quale la parola «revisione », molto ostica alla maggioranza, venne sostituita da più anodini «suggerimenti» e «cambiamenti». Ha tenuto a dirmi che la proposta dell'Argentina e le analoghe dell ' Honduras e dell'Equatore sarebbero state respinte senza l'emendamento da lui definito suo, ma che, secondo il comunicato stampa ufficiale diramato dopo la seduta del Comitato (mio telegramma n. 794 del 21 corrente)2 , sarebbe stato invece avanzato dal rappresentante del Cile, ambasciatore Cruz Ocampo. Ha rilevato che l'esito della votazione al Comitato di quattro favorevoli, due contrari e otto astenuti è soddisfacente, date le difficilissime circostanze. Al riguardo ha tenuto a ripetermi varie volte che è stato il Brasile a votare per la mozione mentre il Cile si sarebbe astenuto. Il già citato comunicato, i giornali e lo stesso Dipartimento di Stato affermano invece il contrario: comunque cerchiamo di accertare la circostanza.

Aranha si è poi dichiarato francamente ottimista circa la nostra ammissione, confidando ·--non so con quanto fondamento -che l'U.R.S.S. alla fine non insisterebbe nelle proprie intransigenze.

Era del pari ottimista riguardo la grave questione delle relazioni russo-americane: Marshall è stato ed è molto duro nella posizione presa, ma altri delegati non disperano che si trovino terreni d'intesa (non ha spiegato quali) prima che l' U.R.S.S. abbia sviluppato minacciose possibilità atomiche . D 'altronde egli non ritiene che i russi saranno capaci per molti anni di produrre bombe atomiche ed altri ordigni di


guerra che creino veri incubi per gli Stati Uniti . Sicché, in sostanza, il suo ottimismo circa distensione tra Mosca e Washington potrebbe proiettarsi più sul futuro che sul presente.

Ha, infine, ribadito che nella sua qualità di presidente dell ' Assemblea cercherà di favorirci in ogni modo perché è convinto del nostro buon diritto: in realtà ne ha dato poi una prova alquanto relativa, ieri , durante la discussione all'Assemblea per la definitiva iscrizione all'ordine del giorno della questione della revisione, consentendo al rappresentante dell'Etiopia di entrare nel merito con effetti molto nocivi.

La conversazione si è chiusa con molte sue frasi gentili. Mi ha pregato di tenermi in contatto con lui.

51 7 l Manca !"indicazione della data di arrivo. 2 Vedi D. 501 , nota l
518

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON. TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR . 8615/2604. Washington , 24 settembre 1947 (per. il 13 ottobre).

Miei telegrammi 783, 794 del 21 corrente' e telespresso n . 2597 di ieri 2 .

A seguito delle comunicazioni in riferimento trasmetto, qui acclusa una copia dei verbali riassuntivi sulle sedute, del 20 e 21 corrente, del Comitato esecutivo dell'Assemblea delle N.U. 3 (detto anche generale o «steering»). In tali sedute, come è noto, è stata discussa la proposta argentina relativa alla revisione del trattato di pace con l'Italia.

Come purtroppo avviene in tutte le Conferenze i verbali (che d 'altra parte è detto esplicitamente sono riassuntivi: «summary record») non contengono il testo esatto, parola per parola, dei discorsi effettivamente pronunziati: per aderire al desiderio degli oratori spesso approfondiscono concetti che a voce sono stati appena enunciati, e altrettanto spesso invece non riproducono parole o interi periodi effettivamente pronunciati. Così nel verbale della seduta del 21 corrente non è riportata la frase sul discutibile valore del soldato italiano in Russia che purè stata effettivamente detta da Gromyko e che io ho riferita con mio telegramma 783.

È da rilevare che gli oppositori dell'inclusione nell 'ordine del giorno dell'argomento proposto dall 'Argentina si sono tutti riferiti all'art. 107 della Carta.

Nella seduta del 20 settembre, il primo a parlare è stato il delegato russo Gromyko il quale subito ha dichiarato di non poter accettare la proposta argentina , appoggiata da altri otto Stati.

L'art. 107 della Carta si riferisce esplicitamente a tal genere di proposte e non lascia dubbio che l'Assemblea generale non ha il diritto di discutere tali questioni. Nel corso di questa sessione gli amici dell'Italia continuano ad aumentare. Ma dove erano questi amici quando l'Italia, sotto il regime fascista, combatteva la



2 Non rinvenuto.


3 Non rinvenuta.

guerra contro l'Unione Sovietica e altri Stati , causando loro considerevoli danni? Il trattato è giusto e sta al popolo italiano di approfittare delle possibilità che gli sono lasciate per normalizzare la sua economia e stabilire amichevoli relazioni con tutti gli Stati. «Le Nazioni Unite sono tenute a rispettare. a norma della Carta, gli impegni internazionali e la Carta menziona specificamente al riguardo gli accordi intervenuti tra gli Alleati e gli ex nemici durante la guerra».

Subito dopo l'americano Johnson appoggia invece la proposta perchè «gli Stati Uniti non hanno mai nascosta la loro insoddisfazione per questo trattato che è stato accettato solo quando divenne chiaro che nessun'altra soluzione sarebbe stata accettata dall'intero Consiglio dei ministri degli esteri».

Il francese Jules Moch ricorda le espressioni di simpatia rivolte all'Italia dal ministro Bidault ma ritiene che la sostanza di questa proposta sia per lo meno prematura. E principalmente per quattro ragioni:

l) la delegazione francese non si opporrebbe a certe modifiche delle clausole coloniali del trattato, ma il destino delle antiche colonie italiane non è stato ancora deciso;

2) è dubbio se l'Assemblea possa raccomandare la revisione dei trattati di pace in base all'art. 14 della Carta, specie se si tien conto del disposto dell'art. 107;

3) era da domandarsi se era possibile che un trattato di pace potesse rappresentare una minaccia per la pace a così poco tempo dalla sua firma ;

4) il trattato era stato effettivamente ratificato solo quarantotto ore prima.

Perciò malgrado le buone disposizioni per la Repubblica italiana la Francia non poteva accettare la proposta e assumeva una posizione di riserva .

Il rappresentante dell'Honduras, Carias, spiega che la proposta del suo Governo tien conto che l'Italia è stata costretta alla guerra contro la volontà del suo popolo e che sarebbe «un'irreparabile catastrofe se questo Paese dovesse essere permanentemente indebolito da un trattato»; che mirava soprattutto alla revisione delle clausole economiche e che la sua proposta era dettata da motivi ideali.

Il delegato argentino Arce, a sua volta , ha precisato che «la risoluzione non proponeva che l'Assemblea generale discutesse il trattato di pace con l'Italia. Proponeva semplicemente ch'essa voglia fare appello ai firmatari perché permettano all'Italia di chiedere la modifica di alcune clausole». Contro l'obiezione francese che il trattato è stato appena ratificato spiega che ove fosse adottata la risoluzione, questa dovrebbe esser poi notificata ai Governi firmatari e all 'Italia e difficilmente potrebbe esservi una discussione sostanziale prima di un anno.

Il rappresentante dell'Ecuador, Duran-Bellen , si sofferma principalmente sull'apporto dato dall'Italia con la co-belligeranza e sulla necessità della ricostruzione economica italiana. Ritiene che l'Assemblea in base al cap. IV della Carta abbia il diritto d'intervenire nella revisione del trattato di pace con l'Italia.

Nella successiva seduta del 21 settembre sir Hartley Shawcross, delegato britannico, affermò che il trattato non rappresenta certo l'ideale, ma è stato firmato solo recentemente ed è stato appena ratificato. La revisione così presto forse non è cosa saggia ma il Regno Unito non si oppone all'inclusione dell 'argomento nell'ordine del giorno.

Interviene poi nuovamente Gromyko che sostiene che la proposta è stata presentata con il solo scopo di «esercitare una pressione morale sull'Unione Sovietica» e perciò ogni raccomandazione dell'Assemblea o di altri organi delle Nazioni Unite sarebbe priva di valore. L'Unione Sovietica si oppone quindi all'inclusione dell'argomento nell'ordine del giorno dell'Assemblea.

Segue il delegato polacco Lange il quale si preoccupa delle «pericolose ripercussioni sugli eventuali trattati di pace con la Germania e con il Giappone». Non intendeva con questo mettere l'Italia sullo stesso piano della Germania e del Giappone ma riteneva non si sarebbe reso un grande servizio all'Italia infirmando il trattato di pace concluso con essa.

Il delegato messicano, Torres-Bodet , spiega a sua volta che il suo Governo non ha presentato alcuna proposta concreta circa la revisione del trattato di pace con l'Italia perché riteneva l'art. 107 della Carta costituisse un 'effettiva barriera a tale revisione attraverso l'Assemblea. Appoggia però la proposta argentina.

Anche il delegato cileno, Santa Cru::, ritiene che l'inclusione dell'argomento nella sua presente enunciazione sia contraria all'art. 107 della Carta. Propone di modificare la definizione dell'argomento in questo modo: «Suggestions to the countries concerned with the peace treaty with Italy» . L'Argentina e l' Honduras accettano l'emendamento, l'Ecuador ritira la sua risoluzione, e i delegati del Lussemburgo, Bech, e della Nuova Zelanda, Berendsen, chiariscono che data la divergenza di opinioni manifestatasi essi non intendono prendere posizione sull'argomento.

Si giunge così alla votazione che dà il risultato già comunicato (mio telegramma 794 del 21 corrente): quattro favorevoli (Stati Uniti , Cile, Cuba, Messico) due contrari (U.R.S.S., Polonia), otto astensioni (Brasile, Cina, Francia, India , Inghilterra, Lussemburgo. Nuova Zelanda, Siria).

5 18 1 Vedi DD. 497 , nota l c 501. nota l.
519

L ' INCARICATO D 'AFFARI A L'AJA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR. 3098/469. L 'Aja, 24 settembre 1947 (per. il 14 ottobre).

Telegrammi di questa legazione n. 43 e 50 1 .

Le prime notizie circa le conclusioni cui la Conferenza dei Sedici sarebbe giunta , dopo le osservazioni del sottosegretario Clayton, hanno ravvivato nella stampa olandese l'interesse per il piano Marshall; interesse che in questi ultimi tempi si era andato alquanto affievolendo.

Nel complesso, l'orientamento delle principali correnti dell'opinione pubblica non ha subito sostanziali modifiche da quanto era riferito nei sopracitati telegrammi. A parte infatti i comunisti (che mantengono una ostilità aprioristica per il piano Marshall, definito «io strumento del capitalismo americano per dividere ed asservire


l'Europa») ed a parte alcuni socialisti di sinistra (che mostrano di essere combattuti tra l'impellente necessità di ricorrere all 'aiuto straniero e la preoccupazione che tale aiuto possa tìnire col pregiudicare l'indipendenza politica ed economica del Paese), la grande maggioranza continua a guardare al piano Marshall come all'unico mezzo possibile per giungere alla ricostruzione dell'Europa e per permettere all'Olanda di uscire dalle sue attuali gravissime condizioni.

Ciò non signitìca tuttavia che anche sulla stampa non legata all'estrema sinistra non siano apparsi dubbi e preoccupazioni: dubbi che gli Stati Uniti siano in grado di fornire tutto l'aiuto finanzi ario e tutti i prodotti ritenuti necessari dai vari Paesi per la loro ricostruzione (cosa che richiederebbe uno sforzo veramente gigantesco); preoccupazioni che questo aiuto ·--che, evidentemente, non è disinteressato possa Jinire col vincolare troppo i Paesi benitìciati alla politica ed agli interessi economici di Washington.

Né sono mancate critiche ai sistemi adottati nei lavori della Conferenza dei Sedici , come pure allo spirito che avrebbe animato molte delegazioni : tali lavori avrebbero infatti confermato come grandissime difficoltà ostacolino una sincera e reale cooperazione europea e come queste difficoltà derivino non solo dalle enormi diversità di interessi, di bisogni, di sistemi di organizzazione, di indirizzi economici, ecc. , ma anche dall'assenza di un vero spirito di collaborazione internazionale. Grande scetticismo in particolare si manifesta qui per le possibilità di realizzazione del progetto di una unione doganale europea; unione che l'Olanda vedrebbe tuttavia con molto piacere, soprattutto sotto forma d 'adesione da parte degli altri Stati ai principi cui si è ispirata la costituzione della '<Benelux».

Nonostante però tali dubbi e tali critiche , non solo la grande maggioranza dell'opinione pubblica , ma anche le autorità governative, mostrano di fare grande affidamento sul piano Marshall anzi lo stesso ministro delle finanze, nel presentare il bilancio preventivo per il 1948 , ha fatto chiaramente comprendere come la attuale situ azione dell 'Olanda sia tale che, senza l'intervento americano, sarebbe pressoché impossibile superare la crisi che minaccia di sconvolgere le finanze e l'economia del Paese.

519 l Vedi DD. 67 e 149.
520

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13124/822. Washington , 25 settembre 1947, ore 20,43 (per. ore 18 del 26 ) .

Seguito telegrammi 820 e 821 1•

Ho avuto occasione incontrare ieri sera presidente Truman. Sebbene ambiente non si prestasse conversazione carattere politico, ho trovato modo ricordargli nostra grave situazione alimentare e finanziaria.


Mi ha risposto: «Sono pienamente informato attuali condizioni italiane; sto studiando rimedio e le assicuro che farò tutto quanto possibile in favore del suo Paese». Gli ho ricordato che alla fine 1947 Italia mancherà completamente grano. Mi ha detto che sperava molto trovare soluzione prima di allora.

520 l Vedi D . 514.
521

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13130-13157/825-827. Washington, 25 settembre 1947, ore 24 (per. ore 20 del 26 ) .

Seguito telegrammi del 23 e 24 corrente 1•

Ri assumo breve seduta odierna Consiglio sicurezza (presidente di turno Gromyko) circa riesame domanda Italia e quattro Stati Europa orientale (telegrammi

n. 782 e 799)2 Delegato americano con caloroso discorso ha chiesto immediata nostra ammissione e rappresentanti Inghilterra , Belgio , Francia, Brasile e Cile si sono associati.

Delegato polacco ha presentato risoluzione per ammissione in blocco cinque • Paesi mentre Gromyko ha djchiarato che U.R.S.S. è pronta aderire ammissione Italia ma solo a condizione che altri quattro Stati siano parimenti accettati senza alcuna discriminazione: entrambi si sono richiamati Potsdam e preamboli trattati pace.

Delegato Siria ha tentato da un canto svincolare caso Finlandia e dall'altro canto estendere riesame ai cinque Stati che avanzarono domanda nel 1946 e furono respinti due volte, tenendo egli particolarmente ammissione Transgiordania. Parodi ha accennato opportunità riesame casi Irlanda e Portogallo. Maggioranza si è pronunciata contro ammissione Bulgaria.

Tra scambio di accuse tra le due parti, di tentativi di mercanteggiamento e di ricatto grande maggioranza delegati ha insistito per esame separato e vo tazione separata cinque domande Stati ex nemici all'ordine del giorno. Delegato polacco ha detto allora non aver obiezioni a votazione separata « purché alla fine discussione e singole votazioni presidente sottoponga a voto intera risoluzione»: ciò che ovviamente dà ad U.R.S.S. possibilità dare voto favorevole singole domande e successivamente porre veto.

Gromyko dopo aver accettato, senza chiedere immediata discussione su proposta polacca, di procedere ad esame e voto su singole domande ha per altro ribadito impossibilità per Consiglio di sicurezza prendere decisioni positive se non ammettendo tutti cinque Paesi: «La procedura non ha importa nza tanto il risultato sarà quello».

Si è quindi passato riesame domanda Ungheria, cui ultime elezioni attuale Governo sono state vivamente criticate da Johnson e difese da Gromyko. Seguito discussione è stato quindi rinviato a lunedì 29.


521 l Vedi DD. 510 e 5 14. 2 Del 2 1 e 23 settembre, non pubblicati.

Con telegrammi in chiaro si trasmettono per conoscenza V.E. e Governo ed eventuale comunicazione nostra stampa riassunti dichiarazioni più importanti3 .

Discussioni odierne al Consiglio sicurezza hanno provocato ondate pessimismo ambienti amici O .N .U. data irremovibile opposizione U.S.A. e maggioranza molte delegazioni contro ammissione Bulgaria, nonché noto atteggiamento americani ed altri contrario del tutto accettazione Romania e Ungheria senza corrispondenti concessioni russe per Irlanda ecc. Pur non escludendosi ancora possibilità proseguimento contatti indiretti e diretti tra due parti per negoziare, ripetute ferme dichiarazioni Gromyko per ammissione di tutti o nessuno lascerebbero oggi adito scarsissime speranze favorevole esito domanda Italia in seno Consiglio sicurezza in fase attuale.

Nuove iniziative Argentina, d 'altra parte, aprono fase azione Assemblea (miei rapporti 2308 e 2351)4 tendente eventuale nuovo urgente rinvio Consiglio nostra domanda, questa volta fors'anche dopo che Assemblea si fosse pronunciata sul merito ammissione Italia con procedimento non ortodosso rispetto art. 4 statuto

O .N.U., ma indubbiamente efficace quale manifestazione opinione mondo. Ciò prescindendo considerevole rafforzamento campagna contro veto specialmente per quanto riguarda ammissioni.

In sostanza, ove Russia con uso veto realizzasse propositi oggi manifestati, probabilmente verrebbe a trovarsi all'O.N.U. in condizioni ancora più difficili di quelle attuali.

522

L 'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 13270/0117. lstanbul. 25 settembre 1947 (per. il 29 ).

Mio telegramma per corriere n. O113 del 18 settembre 1•

Rivedo, prima della sua partenza per Teheran, il nuovo ministro degli affari esteri iraniano, che ha, com'è noto, ricoperto sin qui le funzioni di ambasciatore d' Iran in Turchia.

A mia richiesta, conferma il proposito suo e del suo Governo di appoggiare la nostra ammissione ali'O.N. U. e darà istruzioni conseguenti alla delega zione persiana. Alle mie spiegazioni sulla portata ed i fini dell'iniziativa revisionistica argentina, assicura che esaminerà la questione con la maggiore buona volontà, consapevole com'egli è che il nostro trattato è grossolana ingiustizia nei confronti italiani, e, insieme, grossolano errore nei confronti europei.

Insisto sulle possibilità di cooperazione economica fra i nostri due Paesi, che ha dato già notevoli frutti in passato e che potrebbe dunque essere riattivata ora con un vantaggio reciproco. Mi dà amichevoli assicurazioni anche su questo punto.


Egli parte, come ho detto , perplesso e preoccupato . Si rende perfettamente conto che i russi, oltre che ai petroli del nord, tendono a raggiungere i mari caldi: puntano cioè verso un controllo generale del Paese. Mentre gli inglesi potrebbero invece accontentarsi di mantenere le loro attuali posizioni sulle regioni meridionali, a difesa degli annuali 20 milioni di tonnellate di petrolio dell' Anglo-Iranian, sui quali poggiano le sorti della flotta britannica: ciò che potrebbe con d urli ad accettare senza reazioni notevoli la spartizione del Paese in zone di influenza, secondo le vecchie formule dibattute fra Mosca e Londra ormai da un secolo e mezzo .

Mi pare dunque egli confidi soprattutto sull ' azione degli Stati Uniti e sul proposito americano di difendere, sia gli en01mi interessi petroliferi, sia, soprattutto, quel bastione iraniano che integra e completa, con la Grecia e la Turchia, il dispositivo di sicurezza del Medio Oriente.

52 1 3 Non pubblicati. 4 Vedi DD. 417 e 432. 522 1 Riferiva circa un precedente co lloquio con il nuovo mini stro de gli esteri iraniano.
523

L' AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 13269-13264/0118-0119. Istanbul, 25 settembre 194 7 (per. il 29 ).

Il presidente del Consiglio mi ha , nel corso di un breve colloquio avuto con lui ier l'altro, pregato di far pervenire al presidente De Gasperi il suo personale saluto ed i voti migliori del nuovo Governo ch'egli presiede.

Hasan Saka si è espresso negli abituali, amichevoli termini nei nostri confronti. È tornato, come sempre, sull ' idea della comunità e solidarietà mediterranea, ch'egli continua certo a concepire come uno dei maggiori obiettivi della sua politica, ma non -mi pare --come problema attuale ed urgente. Ed è certamente questo il modo più sennato di tener viva un'idea che potrà diventare , in circostanze mutate, feconda . Parlandomene, egli aveva indubbiamente presenti i chiarimenti dati in proposito dall'E.V . all'ambasciatore Erkin .

Gli ho da parte mia illu strato alcune possibilità di ulteriore penetrazione della nostra industria in Turchia, che siamo venuti in questi ultimi tempi accertando insieme all ' ing. Vidulich inviato allo scopo dall'l.R.J. , e su cui mi riservo di riferire . Mi ha chiesto di esserne più particolareggiatamente informato e per iscritto, ciò che farò in questi giorni. Si tratta in sostanza di concorrere ai piani di ricostruzione turchi, per una vasta mole di lavori, che potrebbero essere da noi intrapresi, con vantaggio reciproco .

Mi ha confermato per il resto che il mutamento dell ' équipe ministeriale non comporta alcun mutamento della politica estera turca. che resta dunque quella che è.

Il nuovo ministro degli esteri Sadak, che ho visto ieri l'altro ad Ankara, mi ha, come ho già telegrafato, assicurato che istruzioni erano state già date alla delegazione turca perché appoggi attivamente la nostra ammissione all 'O.N.U. All 'atto di assumere le sue funzioni egli ha tenuto in modo particolare a riconfermarle.

L'ho interessato all'iniziativa revisionistica argentina. Mi ha d ato anche su questo punto assicurazione del massimo buon volere turco .

La nostra conversazione aveva luogo il giorno stesso in cui Vyshinsky pronunziava la sua violenta requisitoria all'O.N.U., ove, fra l'altro, si denunziano le mene belliciste della Turchia e la « propaganda criminale in vista di una nuova guerra condotta dagli ambienti reazionari di alcuni Paesi, e, soprattutto, negli Stati Uniti, in Grecia e in Turchia, con ogni moderno mezzo di diffusione}>. Come uno dei principali esecutori di tale campagna, Vyshinsky citava , in termini di estremo disprezzo, il giornale turco Tania e il suo redattore capo Yalcin.

Il ministro Sadak, che ha vecchia consuetudine di riunioni internazionali, mi dice di non avervi mai udito violenze verbali di questo genere, che vivamente deplorava. Gli sembrava poi eccessivo che un uomo dell'autorità di Vyshinsky e con dietro le spalle il peso di un Paese come la Russia, si occupi e citi un piccolo calibro come il Tania e uno scrittore minore come l'Yalcin, che hanno un 'udienza pressoché esclusivamente locale. Il nostro delegato -ha aggiunto -ritorcerà le accuse sovietiche, ma in tono e forma misurata e, a suo giudizio, più degna. Egli dirà in sostanza che la radio e la stampa russa attaccano a fondo la Turchia da anni e che a codesti attacchi la Turchia non può dunque assistere passivamente, ma ha risposto e risponderà come meglio crede. Per il resto il delegato turco appoggerà le proposte Marshall , sia in materia di limitazione del diritto di veto, sia per la costituzione della cosiddetta piccola Assemblea, che consentirebbe, in tutte le questioni più gravi, un largo ed efficace appello all'opinione pubblica mondiale.

Nuovo alle sue funzioni , il ministro Sadak si esprime naturalmente in termini cauti e di molta prudenza. Mi dice egli stesso che ha bisogno di un periodo di tirocinio e di informazione attenta e di studio. Mi sembra, tutto sommato, di mente sveglia, e, per quello che ci concerne, di disposizioni cordialmente amichevoli. Il suo recente soggiorno a Roma ha rafforzato -mi dice --il rispetto che egli risente per la nuova Italia, per le sue capacità di ripresa e di paziente recupero.

Mi ha pregato di esprimere a V.E., che si augura di poter incontrare, i suoi più vivi, personali sentimenti di stima1 .

524

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

L. SEGRETA URGENTISSIMA 20/30123/353. Roma, 25 settembre 1947.

Mi riferisco alla sua cortese lettera in data 12 settembre 1 circa l'azione a ttualmente in corso per la revisione del trattato di pace. È superfluo le dica con quanto interesse seguiamo e come sia qui apprezzata la sua opera al riguardo.

Non è ormai il caso che mi soffermi sull'origine e la spontaneità dell 'iniziativa argentina perché lei se ne è reso conto e molto opportunamente ha saputo metterla in rilievo . Ora è nostro intendimento adoperarci in ogni possibile forma affinché l'esame delle questioni di nostro interesse sia mantenuto entro i limiti di una serena valutazione e non contribuisca in alcun modo ad acutizzare le difficoltà della situazione interna


zionale attuale. Occorre pertanto continuare l'opera di chiarimento intrapresa circa la vera origine e l'effettivo carattere dell'inziativa in corso e far rilevare come sia estraneo alla nostra politica ogni tentativo di ma novra per sottrarci in forma indiretta agli impegni presi con l'accettazione del trattato. Non possiamo però ovviamente commettere il suicidio di rifiutare l'appoggio che nelle vie pacifiche e nell'ambito dell'attuale ordinamento internazionale ci offrono taluni Paesi amici. In tal senso non esito a dirle che condivido pienamente anche a questo riguardo il suo giudizio che sia «meglio forse essere considerati come una entità sostenuta ed appoggiata dalla maggioranza dell'Assemblea dell'O.N.U. che come degli autoisolati timorosi, trascurati dagli altri».

Circa la portata delle proposte che saranno esaminate dall'Assemblea dell'O.N.U. rile vo anzitutto che le proposte stesse costituiscono un'affermazione di principio che ha per noi uno speciale valore non solo per il suo peso attuale ma soprattutto per le sue proiezioni future . Si tratta della prima breccia aperta nella muraglia in cui ci teneva rinchiusi la nostra posizione di Paese vinto. Che gli Stati Uniti e le altre Nazioni americane prendano così netta posizione in nostro fa vo re equivale a muovere il primo passo da tale posizione e dal relativo isolamento.

Data la fluidità della situazione non è possibile fiss a re rigidamente la materia che la mozio ne in nostro favore potrà e dovrà abbracciare. Le clausole economiche e finanziarie hanno per noi un rilevante interesse immediato, tuttavia è ovvio che non intendiamo prendere l'iniziativa di limitare ad esse l'azione in corso; è anzi vero il contrario. Ella giudicherà sulla base degli elementi di cui man mano disporrà quale sia la formula più efficace e più suscettibile di raccogliere le adesioni necessa rie nonché quale sia l' azione più adeguata al riguardo, provvedendo inoltre, come già opportunamente sta facendo , a smorzare le intemperanze degli uni e ad eliminare dubbi, perplessità e infondati sospetti degli a ltri.

Comunque mi pare che l' optimum sarebbe una soluzione che, pur evitando di affrontare particolari questio ni che nel m omento attuale urterebbero determin a te susce ttibilità, ne lasci aperta la possibilità avvenire e non abbia quindi carattere e portata meramente platonica .

523 l Per la risposta vedi D . 549. 524 l Vedi D. 451.
525

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANJ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. URGENTISSIMO 13154/832. Washington, 26 settembre 194 7, ore 12 ,56 (per. ore 7,30 del 27 ) . Seguito 824 1•

Dipartimento di Stato informa a titolo confidenziale e personale che in riunione ieri Parodi, rilevando impossibilità raggiungere risultato tra i Cinque, ha in certo modo suggerito che Governi italiano e jugoslavo cerchino porsi direttamente d'accordo per scegliere candidato governatore Trieste da approvare poi Consiglio sicurezza . Altri qu attro delegati non avrebbero lì per lì manifesta to opinione.


Dipartimento di Stato, pur senza potere assumere impegno e mostrando anzi dubitare praticabilità ed utilità per l'Italia, sarebbe comunque molto interessato conoscere d ' urgenza punto di vista Governo italiano2 .

525 l Del 26 settembre , con il q uale Tarchiani rife ri va su lla riunione dei cinq ue membri permanenti del Consiglio di sic u rez za per procedere alla scelta del governatore del Territorio Libero di Trieste.
526

IL RAPPRESENTANTE A VlENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13144/343. Vienna, 26 settembre 1947, ore 21 (p er. ore 5,30 del 27 ) .

Mio telegramma 336 1•

Avendo ricevuto testo esatto discorso presidente Renner, pubblicato su giornali tirolesi , ho visto oggi questo segretario generale Ministero affari esteri. Gli ho dichiarato mio profondo stupore per contenuto discorso Renner su Alto Adige e gli ho aggiunto che in tal modo e per iniziativa austriaca tentativi italiani di sistemare relazioni politiche itala-austriache venivano nuovamente frustrati.

Signor Wildner mi ha detto che discorso era stato pronunciato d'iniziativa del presidente e che ministro esteri ne era completamente all'oscuro. Egli mi ha aggiunto confidenzialmente che ministro Gruber, dopo aver letto primi resoconti discorso, aveva, nella sua impulsività, deciso di pubblicare dichiarazione nella quale avrebbe voluto dissociare responsabilità Governo austriaco da tale discorso. Dopo riflessione, Gruber avrebbe deciso di attendere testo esatto dichiarazioni Renner che fino ad oggi trovavasi in viaggio e di pronunziare a sua volta discorso ad Innsbruck nel quale avrebbe «portato correzione» alle affermazioni presidenziali. Discorso Gruber sarà tenuto domenica 28 corrente ad Innsbruck.

Ho detto al segretario generale che, data personalità presidente della Repubblica, non si trattava solo di correggere, ma di annullare completamente gravissima impressione che discorso Innsbruck aveva certamente prodotto in Italia. Siamo rimasti d'accordo che egli, dopo aver parlato con Gruber, mi avrebbe nuovamente visto domani .

527

L'INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D . PERSON ALE 13166/763. Londra, 26 settembre 1947. ore 21 (per. ore 12 del 27) .

Ho potuto vedere soltanto stamane Halpern perché fino a ieri assente da Londra. Consegnatogli messaggio di V.E. 1 , l'ho commentato secondo istruzioni ricevute.


Halpern concorda perfettamente e si è riservato comunicarmi all'inizio della settimana esito sondaggi che effettuerà al più presto. Gli ho infatti raccomandato agire immediatamente perché questione non abbia a risultare compromessa in qualche riunione della Commissione navale interalleata con sede costà , come sembra vi sia il pericolo da quanto mi aveva accennato capo dipartimento competente del Foreign Office.

Da alto funzionario Foreign Office con il quale mi è consentita ampia libertà di linguaggio ho potuto intanto raccogliere elementi seguenti. Al Foreign Office sarebbero in questo momento alquanto scoraggiati perché ogni atto finora compiuto dall'Inghilterra per venirci incontro non avrebbe dato risultati positivi: Governo italiano tuttora considerato instabile, comunismo non avrebbe perduto terreno e nostra opinione pubblica continuerebbe a manifestarsi nettamente ostile alla Gran Bretagna. Indipendentemente dai piani dell'Ammiragliato (dal quale provengono le difficoltà tanto più che «Vittorio Veneto» non sembrerebbe destinata allo smantellamento) Foreign Office sarebbe sotto l'impressione che anche gesto rinunzia nostre navi rischia rimanere senza effetto per lo meno immediato mentre può provocare critiche ai Comuni e nella stampa di questo Paese.

Di fronte ad ovvie argomentazioni in risposta, predetto funzionario mostrava di ritenere che soltanto convincente conversazione con Bevin (cui opinione ha grandissimo peso nel Governo) può portare a capovolgimento di quel che sembra ormai decisione negativa dell'Ammiragliato.

Quanto precede confermerebbe opportunità missione officiosa dell'ambasciatore Carandini cui V.E. ebbe a fare cenno a Parigi; tanto più che predetto interlocutore ne aveva genericamente lamentato la partenza in vista della posizione ormai acquistata a Londra. Esito sondaggi che farà Halpern potrà fornire ulteriori elementi giudizio.

Tanto quest' ultimo che funzionario predetto confermano impossibilità di qualsiasi dichiarazione pubblica sull'atteggiamento del Governo britannico in merito alle nostre colonie a motivo della necessità di attendere decisione Quattro e per il pericolo che tale unilaterale dichiarazione britannica possa provocare reazione sovietica dovuta a motivi polemici anti-britannici ma di cui Italia sopporterebbe conseguenze. Naturalmente ciò non esclude convenienza agire su Bevin per il merito della questione e per controbattere influenza ambienti del Colonia! Office e dello Stato Maggiore. Telegraferò appena possibile2 .


528 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 13162/835. Washington , 26 settembre 1947, ore 22,02 (p er. ore 12 del 27).

Seguito telegramma 827 1• In conversazione confidenziale con capo direzione O .N.U. Dipartimento di Stato si è avuta purtroppo conferma che primi contatti avviati a mezzo di Lie (cui


al mio telegramma 813) 2 avevano constatato assoluta intransigenza sovietica. Non si escludevano affatto ulteriori contatti, ma in mancanza note soluzioni di compromesso si considerava quasi sicuro nuovo veto sovietico per l'Italia. In tal caso si aprirebbe seconda fase Assemblea ripetutamente prospettata.

Si è esaminata possibilità rinvio discussione lunedì 29 che per altro appare oggi impossibile.

Per quanto concerne predetta seduta Consiglio sicurezza che si inizierà con prosecuzione discussione su Ungheria, si è da parte nostra insistito per atteggiamento per quanto possibile conciliativo Stati Uniti.

In risposta interlocutore ha confidato che, conformemente punto di vista espresso con nota mozione in seduta 21 agosto scorso Consiglio (miei telegrammi 6743 e 689)4, americani si asterrebbero qualora ammissione Ungheria ottenesse sette voti favorevoli necessari per approvazione: caso contrario tale domanda essendo comunque respinta americani darebbero voto negativo (e non veto) per marcare disapprovazione metodo attuale regime ungherese. Ovviamente prima eventualità è poco probabile.

Si è anche esaminata possibilità che nelle discussioni su Italia, russi e polacchi si riferissero nuovamente asseriti impegni Potsdam identici per cinque Stati (mio telegramma 831)5.

Al riguardo si è attirato attenzione interlocutore su dichiarazioni a suo tempo fatte da Byrnes circa tali impegni e di cui telegramma per corriere 0117 del 28 agosto 19456 .

Predetto ha assicurato delegazione americana sarebbe stata subito informata.

525 2 Per la risposta vedi D . 533. 526 l Vedi D . 495 . 527 l Non ri nvenuto. 527 2 Vedi D . 559. 528 l Vedi D. 521 .
529

IL RAPPRESENTANTE AD ATENE, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 13358/041. Atene, 26 settembre 1947 (per. il ] 0 ottobre).

Mio telegramma per corriere n. 040 del 23 corrente1•

Nel colloquio sul quale ho riferito con il telegramma per corriere suindicato, il primo ministro mi ha detto che avrebbe volentieri dichiarato pubblicamente i suoi propositi di amicizia verso l' Italia ; e che l'occasione migliore (la ratifica del



3 Vedi D. 348.


4 Del 21 agos to, non pubblicato.


5 Del 26 settembre, non pubblicato.


6 Vedi serie decima , vol. Il , D. 472.


trattato di pace avviene, come è noto, a Parlamento chiuso ed innanzi alla cosiddetta Commissione dei pieni poteri) gli sembrava quella di un'intervista ad un giornale italiano.

Si ricorderà che Sofulis, già nel dicembre del '46, mi aveva annunciato l'intenzione di fare una dichiarazione in questo senso non appena fosse divenuto capo del Governo (mio rapporto n. 1094 del 21 dicembre u.s.) 2• E più volte ho riferito come il partito liberale, del quale Sofulis è il capo, abbia sempre mostrato notevole sobrietà e realismo nel considerare i rapporti greco-italiani; lontano dalle esagerazioni e fantasie pubblicitarie, di cui si è raccolta tanta messe recentemente, e meno imbevuto dai sospetti che ancora prevalgono negli ambienti dell'estrema destra. Inoltre l'età veneranda, il lungo passato politico, il prestigio di Sofulis all'interno e negli ambienti americani che lo hanno voluto al Governo, potrebbero dare alle sue parole, in questo momento, autorità e risonanza.

Sono perciò del parere che convenga di venire incontro al suo desiderio, chiedendo ad un grande quotidiano italiano, possibilmente al Corriere della Sera che è il più conosciuto e rappresentativo in Grecia , di inviare qui, sollecitamente, un suo corrispondente speciale per l'intervista.

528 2 Vedi D. 510. 529 1 Non pubblicato : con esso Guidotti riferi va sugli aspetti formali della visita di congedo che aveva reso a Sofulis.
530

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 13220/838. Washington, 27 settembre 1947, ore 13 ,11 (per. ore 7,30 del 28).

Seguito telegramma 835 1•

Delegazione americana ha adesso informato Dipartimento di Stato che sovietici hanno testé opposto nuovo netto rifiuto --che si considera definitivo -a note proposte concessioni reciproche, insistendo su formula «tutti o nessuno». Questa intransigenza potrebbe anche porre Gromyko in imbarazzo per caso Finlandia cui ammissione incontra generale consenso ma contrasterebbe con predetta formula

U.R.S.S.

Dipartimento di Stato ha stamane confermato pratica impossibilità rinvio discussione lunedì 29 Consiglio, sia data presidenza turno Gromyko sia perché americani ed altri amici desiderano non ritardare successiva fase azione onde cercare concluderla durante attuale Assemblea.

Ciò stante, salvo improbabile resipiscenze sovietiche ultima ora, occorre prepararci nuovo veto russo lunedì.


529 2 Non pubblicato. 530 1 Vedi D. 528.
531

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13209/316. Mosca, 27 settembre 1947, ore 16,50 ( per. ore 18,30 ) .

Giornali sovietici riportano oggi ampio resoconto riunione 26 corrente Consiglio sicurezza circa ammissione nuovi membri O.N.U. Essi chiariscono e riconfermano posizione sovietica non disposta ad assumersi odiosa opposizione singola contro l'Italia ma ferma nel volere contemporaneamente ammissione altri ex nemici. Accettazione ordine discussione, che antepone Ungheria a Italia e la pospone altri Stati, potrebbe anche significare possibile compromesso che qui non ho modo di controllare. Questo ambasciatore degli U.S.A. esclude di aver trattato mai argomento con Governo sovietico o di aver fatto al riguardo previsioni o interpretazioni al suo Governo. Anche egli pensa che sovietici vogliono soltanto bilanciare il meglio possibile ammissione Italia e non esclude del tutto possibile compromesso da parte loro contro ammissione Ungheria e Finlandia, ma ripete che tutta la materia è esclusivamente trattata a Washington e nulla può dire sul grado di transigenza amencana.

532

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI

T. 14224/234. Roma, 27 settembre 1947. ore 22.

Telegrammi di V.S. n. 333 e n. 3361•

Chieda a Gruber di essere ricevuto e gli comunichi che se Governo italiano non ha finora annesso importanza eccessiva a dichiarazioni austriache che periodicamente pretendono sollevare in Alto Adige questione sovranità italiana e che sono più o meno irresponsabili, non può non elevare sua protesta formale circa dichiarazioni contenute nel discorso a Innsbruck del presidente Renner e apertamente in·edentistiche.

Abbiamo considerato quale premessa logica e giuridica accordi Parigi, rinuncia Austria a rivendicazioni di carattere territoriale Alto Adige. Il tenere viva dal punto di vista territoriale questione altoatesina ha per conseguenza di ritardare normalizzazionc quella regione, di alimentare propaganda elementi interessati e di farci incluttabilmente più cauti nell 'attuazione e nello studio delle questioni attualmente in esame quali quella dell'autonomia e delle opzioni 2 .


532 l Vedi D. 495. 2 Per la risposta vedi D. 552.

533

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 14229/5841 . Roma, 27 settembre 1947, ore 20,30.

Suo 8322 .

Nostro vivo desiderio è di andare d'accordo con Jugoslavia.

V.E. dirà Dipartimento di Stato che saremmo lieti adottare suggerimento Parodi se fossimo sicuri di egual buon volere jugoslavo . Ma ciò può essere solo chiarito costì.

Se ci mettessimo in contatto con Belgrado senza una previa forte probabilità di intesa riconosciuta costì faremmo più male che bene3 .

534

IL MINISTRO A BERNA, REALE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13296/337. Berna , 29 settembre 1947. ore 18,57 (per. ore 7.35 del 30).

Suo 268 1 e mio telespresso 1104 del 14 agosto2•

Ministro Stucki interpellato alcuni mesi fa da Governo inglese se avrebbe eventualmente accettato posto governatore Trieste declinò offerta per ragioni personali. Sua candidatura proposta recentemente da delegazione cinese è stata ritenuta ... 3 e, da notizie pervenute a questo Dipartimento politico, sembra raccogliere molto consenso e non (dico non) troverebbe opposizione da parte russa.

Per motivi che mi riservo comunicare sembra che ministro Stucki, che non (dico non) è stato finora interpellato, non (dico non) intenda desistere da precedente decisione.

Mi risulta, nel discorso che pronuncierà prossimamente al Consiglio nazionale, capo Dipartimento politico comunicherà che, in omaggio solidarietà europea, Consiglio federale non (dico non) si opporrà ad eventuale candidatura cittadino svizzero posto governatore Trieste.



2 Vedi D. 525.

' Ved i D . 555.


533 1 Ritrasmesso con T. 14347 del 30 settembre a Londra (412) e Parigi (508) . 534 l Del 27 settembre, con il quale Franso ni chiedeva conferma della no tizi a della Reuter circa il rifiuto di Stucki della candidatura a governatore di Trieste. 2 Riferimento errato. Si tratta proba bilmente del Telespr. 1/34211101 del 14 agosto con il qual e Reale tracciava un profilo biografico di Stucki. 3 Parola mancante.
535

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13304/841. Washington , 29 settembre 1947, ore 22,10 (per. ore 13,15 del 30 ) .

Seguito telegrammi n. 820-821 1-833 2 .

Dopo segnalata riunione Casa Bianca con dirigenti Congresso dei due partiti , presidente ha tenuto conferenza stampa ponendo particolare rilievo necessità di inviare dall'America approvvigionamenti essenziali affinché «Francia e Italia possano superare critico inverno come Nazioni libere e indipendenti». Al riguardo ha dichiarato che:

l) vari provvedimenti in corso da parte dell'Amministrazione possono coprire necessità più urgenti poche prossime settimane e non oltre dicembre 1947 (evidentemente per quanto ci concerne Truman ha inteso alludere ad alcune delle misure da me chieste di cui al mio telegramma n. 820);

2) assistenza per inverno può essere decisa solo da azione Congresso. (Secondo giornalisti Truman avrebbe citato a tale scopo cifra cinquecentottanta milioni dollari per Italia, Francia e Austria tra dicembre e marzo). Presidente ha pertanto chiesto sollecita convocazione competenti Comitati parlamentari affari esteri e stanziamenti Senato e Camera . ·

Mentre rinvio per dettagli circa dichiarazioni Truman a dispacci agenzie, aggiungo prevedesi qui attualmente che Comitati potrebbero riunirsi primi novembre, dopo di che verrebbero adottate eventuali decisioni circa speciale sessione Congresso.

536

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. S.N.D. 14320/411. Roma, 30 settembre 1947, ore 12.

Incaricato d'affari britannico venne iersera chiedermi miei desideri circa data mia visita Londra. Gli risposi che continuavo gradire data suggerita da Sargent cioè verso fine ottobre e che sarei felice se visita creasse base di una intima intesa fra i nostri due Paesi 1•



2 Del 26 settembre, non pubblicato.


535 l Vedi D. 514. 536 l Vedi D. 553.
537

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13337/352. Vienna, 30 settembre 1947, ore 18 (per. ore 8 del l " ottobre).

Gruber ha parlato 29 settembre in comizio partito popolare Innsbruck.

Circa problema Alto Adige egli ha detto quanto segue:

l) Accordo Parigi parte dal concetto che difficoltà provocate da confini non basati su principi etnografici possano essere mitigate caduta barriera al traffico economico e allo sviluppo culturale del gruppo etnico senza che freni siano posti dall'Italia.

2) È da sperare che le trattative in corso fra i due Paesi giungano presto acl un risultato.

3) Austria tiene presente nella sua politica altoatesina interessi di quelle popolazioni. Governo austriaco non si dipartirà mai da queste condizioni essenziali e concentrerà su ciò tutta propria energia.

4) Italia, che rientra quale Potenza importante su scena internazionale, col dare esecuzione letterale accordo Parigi darà altresì prova del suo interno rinnovamento ciò che non resterà senza effetto per la sua rinascita.

538

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 14350/39. Roma, 30 settembre 194 7. ore 21.

Mio 38 1 .

Colloqui Udine conclusisi con accordo su seguenti due punti:

l) iniziare al più presto lavori delimitazione definitiva ;

2) mantenimento temporaneo dello statu quo senza pregiudizio delle decisioni definitive.

In relazione punto primo V.S. vorrà comunicare codesto Governo che proponiamo immediato incontro in località da designare, per sua norma possibilmente Trieste, di uno od al massimo due delegati per ogni Paese al fine di prendere necessari accordi di carattere pratico (composizione commissioni, modalità di lavoro, ammontare indennità, ecc.). Rappresentante italiano tienesi pronto raggiungere sede incontro entro quarantotto ore dal momento in cui perverrà risposta codesto Governo2 .



2 Per la risposta vedi D. 578.

538 1 Del 25 settembre, con il quale Fransoni aveva sostenuto l'opportunità di attendere l'esito delle conversazioni Cappa-Rade (vedi D. 5 15) prima di affrontare la più complessa procedura per la delimitazione definitiva.
539

L'AMBASCIATORE A WASHlNGTON, TARCHJANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 13355-13386/848-850. Washington, 30 settembre 1947, ore 21,54 (per. ore IO del 1° ottobre ). Mio telegramma n. 8141•

In seguito insistenze questa ambasciata Dipartimento di Stato telegrafato a Dunn messaggio Marshall annunciante rinun zia americana quota nostro naviglio guerra per noti usi a vantaggio dell'Italia. Dunn ha istruzioni fare comunicazione a

V.E. al momento che crederà più utile e di concordare con lei comunicato da diramarsi contemporaneamente costì e qui. Inoltre Dipartimento marina invierà probabilmente domani comunicazione tecnica per l'ammiraglio Maugeri.

Dipartimento di Stato ha fatto presente che l'Inghilterra , sulla quale gli americani esercitano pressioni per simile rinunzia in nostro favore , sembra entrare in analogo ordine idee.

Per il caso V.E . non avesse ancora avuto comunicazione di Dunn aggiungo che messaggio indirizzatole da Marshall, oltre contenere riconoscimento contributo nostra marina da guerra durante cobelligeranza, specifica demolizione unità a vantaggio ricostruzione italiana citando protocollo navale quattro del l O febbraio scorso.

Secondo gli accenni confidenziali fatti da Dipartimento di Stato a titolo personale, comunicato da concordarsi tra V.E. e Dunn potrebbe forse alludere anche eventuale conversione usi pacifici unità ausiliari che vi si prestino, ciò che sarebbe compatibile citato protocollo.

540

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T ELESPR. URGENTE 1639 SEGR. POL. Roma, 30 se t/embre 1947.

La S.V. è pregata di voler consegnare al Foreign Office l'unito documento concernente la questione coloniale in oggetto 1 . Nel procedere a tale consegna V.S. vorrà sottolineare che il documento stesso ha carattere « informai » (non dovrà perta nto recare né numero di registrazione né indicazione di data, timbri o altro),



ma che esso costituisce l'esposizione confidenziale del punto di vista del Governo italiano sulla questione, che abbiamo ritenuto di dover comunicare in via amichevole e con tutta franchezza e lealtà al Governo britannico. Analoga comunicazione verrà fatta a questa ambasciata britannica .

Per opportuno orientamento della S.V. si trasmette per sua personale conoscenza copia di un appunto interno di questo ministero 2 da cui sono stati tratti gli elementi per la compilazione del documento di cui trattasi 3 .

539 1 Con T. 13049/814 del 24 settembre Tarchiani a ve va riferito di ritardi burocratici nella dichi a razione americana di rinuncia a lle navi italiane. 540 l Non pubblica to : riproduce il D. 465 con alcuni mutamenti di forma per rcndcrlo idoneo alla presentazione al Governo britannico.
541

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 859/2945. Parigi, 30 settembre 1947 (per. il 4 ottobre ).

Mi riferisco al mio telegramma per corriere n . O142 del 25 corrente 1 .

La messa all'ordine del giorno dell 'Assemblea delle Nazioni Unite della revisione del trattato di pace con l'Italia è stata per i francesi, e per il Governo francese, una grossa e spiacevole sorpresa. L'iniziativa argentina era qui nota, ma non ci si era data grande importanza: la si metteva alla pari di una delle tante iniziative altrettanto generose quanto platoniche in cui, di tanto in tanto, indulgono gli americani del sud. Inaspettato è sta to il massiccio appoggio dato dall 'America all'iniziativa argentina , appoggio che ha assicurato il passaggio ad una iniziativa che sarebbe stata, altrimenti, sepolta.

Come era da attendersi, le spiegazioni date da Tarchiani a Bidault e quelle che ho cercato di dare qui circa la nostra «innocenza» al riguardo non hanno convinto nessuno. l fr ancesi sono convinti che la mossa è partita da noi e ne sono rimasti doppiamente seccati: sia perché vi hann o visto una prova evidente del fatto che noi non intendiamo che la nostra non accettazione morale del tratta to resti una cosa puramente formale: ma soprattutto perché è stata una nuova prova del favore di cui noi, secondo i francesi, godiamo a Washington : cosa che qui si constata non senza una certa gelosi a .

l francesi si danno l'aria di credere che l'iniziativa americana non sia seria: che gli americani sollevando questa questione non abbiano voluto far altro che dare alla Russia una nuova seccatura, ed abbiano voluto, una volta di più, mettere in imbarazzo in Italia i comunisti ed i loro amici. Ma, in realtà non si rendono ancora conto di quanto gli americani intendano, in realtà , marciare su questa strada : questo crea per loro una nuova complicazione, una nuova marcia sulla corda che si aggiunge alle tante che impone loro la politica americana: e una buona parte del loro risentimento per questo nuovo pasticcio si scarica su di noi.


Perché su di un punto vorrei essere ben chiaro : i francesi, oggi , sono assolutamente contrari a qualsiasi revisione del nostro trattato di pace, a meno che noi non vogliamo considerare come revisione le note proposte di Couve. Ho voluto specificare, oggi: tutti i francesi sono teoricamente convinti che il nostro trattato va rivisto: ma non sono pronti a prendere in considerazione la cosa oggi : essi la vedono possibile in un domani non vicino, per una Italia «assagie», senza più nazionalismi, amica della Francia, e convinta della necessità e dell'opportunità per lei di fare , nei riguardi della Francia, la funzione di sorella minore. La revisione dovrebbe essere concessa come atto di generosità francese e non richiesta, imperativamente, da noi, né richiesta da qualcun altro. Il processo di preparazione dell'opinione pubblica francese alla revisione del trattato anche i nostri migliori e più sinceri amici lo vedono come un processo lento graduale, fatto soprattutto da loro , e che, da parte nostra, dovrebbe essere coadiuvato con una costante prova di buona volontà . E quando parlo di revisione, non è soltanto della revisione delle clausole territoriali e finanziarie che parlo: anche delle clausole militari: oggi per lo meno , quando si parla ai francesi di esercito, marina o di aviazione italiana si vedono arricciarsi i peli sulla loro epidermide, come quelli di un gatto alla vista di un cane .

Oltre a questo , evidentemente, i francesi sono terrorizzati dal precedente che questo rappresenta per il caso tedesco : non c'è ormai nessun francese che abbia il minimo dubbio sui sentimenti , niente a!Tatto ostili, che nutrono gli americani per i tedeschi: per cui , mentre i francesi si stanno concentrando sulla elaborazione di clausole ben concepite da mettere nel trattato di pace per legare la Germania politicamente, economicamente e militarmente, si affaccia oggi l'atroce dubbio che tutto questo debba poi essere rivisto il giorno dopo la sua firma. Un giornalista francese ha riassunto il pensiero dei suoi compatrioti dicendo: se si fa così allora è perfettamente inutile negoziare dei trattati.

Questa storia della revisione del nostro trattato di pace rischia di crearci dei grossi pasticci. In un piano contingente, seppure importante, non potrei che condividere le preoccupazioni espresse dall'ambasciatore Tarchiani circa la reazione che questo può portare sull'atteggiamento, già presunto poco favorevole, della Russia nella questione della nostra ammissione a.ll'O.N.U. Ma è di un piano più vasto che voglio parlare. L'atteggiamento della Russia nei riguardi dei trattati è ben noto: ci è stato reso noto dalla nota Molotov e dal messaggio Shvernik: i trattati sono ottimi e non si debbono toccare: la Jugoslavia, per conto suo, vuole forse la revisione a suo làvore, ma non certo una revisione a nostro favore. La domanda della revisione da parte dell'America, domanda a cui la nostra opinione pubblica vorrà dare certamente una portata ben più ampia di quello che pensa l'America stessa, è un chiodo di più sul feretro delle relazioni italo-russe: e lo è, se possibile, anche di più sulle nostre relazioni con gli jugoslavi: è un altro piano Marshall; anzi , agli occhi dei russi e degli jugoslavi è il prezzo che gli americani ci pagano per la nostra adesione al piano Marshall: è, vorrei dire , già una specificazione degli scopi che noi ci proponiamo di raggiungere facendo la guerra al blocco slavo insieme con gli americani. Non che noi , coscientemente almeno, la intendiamo così: così la interpretano i russi e non c'è persona al mondo che possa persuaderli del contrario. Mi si può obbiettare che i nostri rapporti colla Russia sono talmente compromessi che male più male meno, fa poca differenza .

Ma esso ci pone anche in una condizione delicatissima di fronte alla Francia.

Noti che, nel piano in cui si muove oggi la politica internazionale, i nostri rapporti colla Francia non hanno che scarsa importanza: ne hanno tanta quanto ne potevano avere, una diecina di anni fa, i rapporti fra Haiti e San Domingo: il comune padrone ci penserà lui a tenerci a posto.

Ne possono avere invece per la nostra politica avvenire. Voglio mettere bene in chiaro il mio pensiero: eccetto che nella questione coloniale, dove i nostri interessi coincidono con un interesse assai reale della Francia, non mi aspetto assolutamente niente, in termini di vantaggi concreti e immediati, da nostre buone relazioni colla Francia. A mio avviso , come ella sa, l'interesse, entro certi limiti comuni, è un altro. Noi, come la Francia, siamo oggi degli Stati vassalli degli Stati Uniti: se intendiamo adattarci in questo stato di cose, benissimo. Ma mi sembra di aver compreso che questo non è affatto il suo desiderio, né quello del Governo italiano, né il mio, aggiungo, per quello che conta. Ora se c'è una speranza, per tenue che sia, di toglierei da dosso il gioco americano senza per questo metterei addosso quello russo, essa sta soltanto in una politica concorde, su tutti i campi, fra noi Francia, Inghilterra e Germania occidentale: già così come stanno le cose è una politica di realizzazione non facile né breve: se ci aggiungiamo, per parte nostra, uno stato di tensione colla Francia non rendiamo il compito certo più facile.

Il fatto della domanda di revisione ora è là: the cat is out of the bag e noi non possiamo rimetterlo dentro: la revisione, per ora almeno, alle Nazioni Unite non si farà, perché avremo contro tutto il coro russo apertamente, e la Francia copertamente, ma non meno efficacemente. Copertamente, purtroppo, non tanto per «ménager» i nostri sentimenti quanto per l'impossibilità di mettersi contro l'opinione pubblica ed il Governo americano. Questo fatto potrà provocare una forte reazione nella stampa e nell 'opinione pubblica italiana, reazione che, come al solito, sarà più forte contro la Francia che contro la Russia e la Jugoslavia. Per la semplicissima ragione che siccome strillare contro la Russia o la Jugoslavia espone alla minaccia di essere trattato di poco democratico o poco progressista dai comunisti, questo frena una larga sezione del mondo politico e giornalistico italiano: mentre invece siccome i comunisti, dalle due parti delle Alpi, sembrano farlo a posta a guastare le relazioni fra i due Paesi, si può strillare contro la Francia restando un vero democratico.

Noi oggi stiamo studiando l 'unione doganale fra la Francia e l'I tali a: nel pensiero dei due Governi, quale lo conosco almeno, non si tratta soltanto di fare qualche cosa che possa dare una soddisfazione agli americani: c'è buona volontà di arrivarci perché si ritiene che, sotto tutti i punti di vista, anche e soprattutto sotto quello della politica a lunga portata di cui ho parlato, esso risponde agli interessi dei due Paesi. Ma esso è anche un passo politico di primaria importanza: se Francia e Italia fanno una unione doganale, è chiaro come il giorno che questi due Paesi , che hanno ottant'anni di tradi zione di cattive relazioni mascherate sotto il titolo di fratellanza latina, diventano solidali: e questo implica, sia pure gradualmente, una rivoluzione nella maniera di guardarsi l'un l'altro. Ora non è possibile mettersi a discutere per superare con coraggio e buona volontà le molte difficoltà che si mettono sulla strada dell'unione doganale se noi al tempo stesso tempestiamo per avere dalla Francia, e subito, la sua adesione alla revisione del trattato di pace.

Mi si osserverà, e giustamente, che questo lavoro deve essere fatto dalle due parti . La assicuro che non mancherò di fare tutto il mio possibile per persuadere i francesi a non prendere posizione troppo negativa almeno contro il principio. Non potrò ottenere molto e subito (il colpo è stato troppo inatteso) ma qualche cosa si può ottenere: ma bisogna pure che io sia aiutato dall'altra parte. Grande importanza ha , a questo riguardo , la stampa: posso assicurare che la grande massa della stampa francese non attaccherà per prima: ma posso anche assicurarla che sarà difficile farla star zitta a lungo se la nostra attacca. Da noi la stampa è libera, diciamo: questo è vero anche per la Francia: ma nonostante questa libertà vedo che il Quai d 'Orsay trova la maniera, e non soltanto con le bustine, di far manovrare una buona parte della stampa francese come vuole lei: e bisognerebbe che anche noi ci abituassimo a fare lo stesso. Ed è una cosa di estrema importanza; se si tiene alle relazioni italo-francesi , perché se comincia da una parte e dall 'altra delle Alpi la bordata delle ingiurie, ci mettiamo per una china che sarà difficilissimo fermare.

Per ultimo, questa nuova impostazione della questione complica e rende urgente una risposta nostra ai due gruppi di questioni ancora in sospeso: proposte Couve per la frontiera e riscatto dei beni . Ho già detto e le ripeto che, in via di negoziati diretti, non c'è più niente da fare per migliorare la nostra situazione: ho anzi l'impressione che questa mossa americana ha reso i francesi anche meno disposti a mollare -ammesso che lo fossero -di quanto lo fossero prima. Noi siamo, da oltre due mesi, in debito di una risposta ai francesi: questo nostro silenzio non ha certo ben disposto i francesi. Tutti sanno, anche i francesi , che questo nostro silenzio è dovuto alla difficoltà in cui noi ci troviamo di prendere una decisione. Ma la tradizione che noi siamo furbi è talmente forte che resiste perfino alle innumerevoli prove in contrario che noi stiamo dando al mondo da qualche decennio a questa parte. E nessuno toglierà dalla testa dei francesi che noi non ci decidevamo prima perché speravamo che qualche cosa di nuovo scappasse fuori dal fatto che la Russia non ratificava: oggi perché speriamo che qualche cosa scappi fuori dalla mossa americana . Per quanto riguarda la Francia posso senz'altro dire che le conseguenze possibili immediate della mossa americana sono nulle. A meno che, cosa di cui mi permetto dubitare , gli americani fossero disposti di fare un intervento imperativo, a nostro favore , del genere di quelli che hanno fatto in funzione del piano Marshall: se non sono disposti altro che ad un intervento blando , è meglio che non ne facciano niente. L'effetto sui francesi sarebbe negativo, sarebbe, fra l'altro, interpretato, e non del tutto a torto, come una violazione dell ' impegno da noi assunto di trattare la questione direttamente con la Francia.

Noi abbiamo oggi due sole alternative, acce ttare gli accordi così come essi sono, o respingerli . Agli effetti dei rapporti italo-francesi ciò non fa praticamente nessuna differenza grave: comunque meglio rifiutare che tornare continuamente fuori con nuove proposte e nuove formule. Ma adesso la questione non è solo importante ai fini dei rapporti italo-francesi, essa ha importanza anche ai fini della politica americana di revisione, ammesso che realmente ci sia una politica chiara americana in questo senso.

Ciò non ha tanta importanza per la questione dei beni quanto per quella della frontiera . Se noi rifiutiamo, i francesi possono dire che loro ci avevano fatte delle offerte ragionevoli e che è colpa nostra se le abbiamo rifiutate: e così turn the t ab/es contro di noi. Se accettiamo, c'è il pericolo che i francesi possano dire che, loro , la revisione l'hanno già fatta. Nelle mie conversazioni con Couve avevo messo bene in chiaro che noi non consideravamo le sue proposte che come un acconto di revisione di là da venire: e queste so n cose che fra cancellerie si possono dire senza che questo porti a conseguenze gravi. Ma se la cosa va alle Nazioni Unite, ossia ad una piattaforma internazionale pubblica, la cosa ha un valore differente. Se noi stiamo zitti ad una dichiarazione dei francesi che questa è la revisione, ciò rischia di significare che noi abbiamo accettato e che. questa è una nostra rinunzia ad ulteriore revisione. Se noi invece riaffermiamo la nostra insoddisfazione, tiriamo in ballo e gravemente il problema della frontiera con tutte le sue ripercussioni sui rapporti itala-francesi e con poco risultato pratico, a meno che, ripeto, potessimo ottenere un intervento energico americano ed una esplosione a nostro favore dalla stampa americana che facc ia temere alla Francia delle conseguenze poco favorevoli per la questione degli aiuti . Comunque quale che sia la decisione che prendiamo bisogna che sia concordata con gli americani in modo da continuare ad avere il loro appoggio per questa revisione.

Per precisare il mio pensiero:

Il contatto con Washington dovrebbe aver carattere di consiglio da chiedere, non di intervento da provocare: in quest'ultimo caso correremmo infatti il rischio gratuito di indisporre gravemente i francesi a seguito di qualche immancabile indiscrezione. La necessità in cui ci troviamo di sapere che cosa gli americani vogliono col loro revisionismo non ci può far trascurare i limiti che una seria e concreta politica di unione doganale con la Francia ci impone.

Questo non cambia in nulla l'opinione già da me espressa sulle conseguenze della politica di revisione del trattato, sia sul piano interno che su quello internazionale. Ma dal momento che ci siamo messi su questa strada e che oggi non è più possibile a nessuno di tirarsi indietro, cerchiamo di trame tutti i vantaggi che essa può dare e di non creare una situazione in cui verremmo ad avere al tempo stesso tutti gli svantaggi di una politica di revisione e di una di accettazione. È tutta questione in fondo di delicatezza nel trattare le cose.

540 2 Vedi D. 465. 3 Con T. 13763/809 del 9 o tto bre Migonc riferì di aver consegnato il document o con gli opportuni chi a rime n ti. 541 1 Con tale telegramma Quaroni a veva a nticipat o le no tizie contenute nel presente documento.
542

IL CONSOLE GENERALE AD OTTA W A, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

T. RISERVATO URGENTE 13383/108. Ottawa, JD ottobre 1947, ore 13,33 (per. ore 8 del 2 ).

Mio telegramma 103 1 e telegramma di V.E. 79 2•

Primo ministro Mackenzie King mi ha iersera a tarda ora convocato per dirmi che era stato molto sensibile ad invito Governo italiano e che lo aveva particolarmente gradito ed apprezzato.

Aveva tardato appositamente alcuni giorni rispondere sperando sempre -come era sua intenzione e vivo desiderio manifestatomi attraverso sottosegretario di Stato per gli affari esteri Pearson --poter etTettuare visita il 1° novembre. Per sopravvenute


542 l Vedi D. 486 . 2 Vedi D. 486 , nota l.

circostanze indipendenti sua volontà, era però assai spiacente dover essere costretto rinviare sua visita Roma a primavera prossima. Durante suo soggiorno Londra per matrimonio principessa Elisabetta non visiterà altre capitali europee.

Per corriere aereo invio rapporto.

543

L'INCARICATO D 'AFFARI A BRUXELLES, VENTURINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13385/233. Bruxelles, l " ottobre 1947, ore 19,40 ( per. ore 8 del 2 ) .

Mio telegramma n . 229 1 .

Direttore generale a ffari politici mi ha comunicato ieri che, a seguito passi fatti da ambasciatore De Nobili , erano state impartite disposizioni ad ambasciatore Motte di illustrare costì moventi memoriale Belgio contro proposta Argentina.

Nel corso della conversazione, barone de Gruben mi ha poi lasciato intendere che atteggiamento belga è stato determinato anche da motivo indicato ultimo capoverso mio telegramma su riferito2 .

Infatti nomina signor Buisseret a governatore Trieste sarebbe qui vista con soddisfazione e rappresenterebbe tra l'altro successo prestigio nel momento in cui signor Spaa k non è stato nominato nuovamente presidente Assemblea O.N.U.

544

L 'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 855(2941. Parigi, r ottobre 1947 1 •

Suo 1585 del 19 settembre u.s. 2 .

Ho intrattenuto il signor Chauvel del nostro punto di vista sulla questione coloniale; sulla base della lettera n. 1575 del I 5 settembre\ gli ho spiegato quello che è il minimo dei nostri desiderata , come sia nostra ferma intenzione di cercare di realizzarlo sotto forma di una coll aborazione africana stretta fra Francia, In



2 In ta le capoverso era detto: « in base lievissimi sinto mi notati non è peraltro da escludere che voto sia stato anche determinato da manov ra intesa cattivarsi simpatie blocco slavo in questione nomina governatore Trieste>>.



2 Non rinvenuto .


3 Non rinvenuta.

ghilterra ed Italia; ho spiegato che è nostra intenzione di intrattenere il Governo britannico in questo senso: che saremmo stati grati al Governo francese se esso avesse voluto, per quanto gli era possibile, coadiuvare il nostro sforzo di persuasione presso il Governo inglese: gli saremmo stati anche grati se avesse voluto , in caso , fornire informazioni e suggerimenti circa lo sviluppo della questione coloniale nei prossimi mesi. Gli ho Jumeggiato l' importanza che aveva per noi , sotto vari punti di vista, una soluzione favorevole della questione coloniale; e quanto l'appoggio francese avrebbe potuto influire favorevolmente sui rapporti dei nostri due Paesi.

Chauvel mi ha confermato il punto di vista francese circa la opportunità che l'Italia abbia la possibilità di continuare la sua opera di colonizzazione in Africa : questo punto di vista restava immutato quanto alla sostanza: quanto al come il nostro desiderio -e quello francese potesse essere realizzato, il Governo francese non aveva precisato le sue idee: dipendeva molto dallo sviluppo delle circostanze che non era possibile precisare oggi. Gli sembrava comunque che la nostra impostazione fosse ragionevole e la avrebbe comunicata senz'altro a Massigli ; chiedendogli il suo parere sulle probabilità che questi nostri desideri potessero essere accettati dagli inglesi: in pari tempo gli avrebbe date più precise istruzioni di fare, da parte sua , una certa opera di persuasione presso il Governo inglese.

Parlando poi deiJa situazione generale del problema mi ha detto che, dall 'epoca della discussione del trattato di pace, non aveva più avuto occasione di parlare della questione coi russi: era quindi totalmente all'oscuro di quelle che potessero essere le disposi zioni russe al riguardo. Riteneva che un punto assai debole, nei riguardi dei russi , fosse la sistemazione inglese della Cirenaica che i russi avrebbero senz'altro, e non del tutto a torto, interpretato come una larvata annessione. Questo avrebbe portato i russi a chiedere delle contropartite che avrebbero trovato la più assoluta opposizione americana. Si poteva solo supporre che i russi avrebbero sostenuto il contrario delle tesi americane.

Quanto all'America, i francesi non avevano avuto, negli ultimi tempi, occasione di parlare in concreto del problema delle colonie italiane; in linea generale però aveva l'impressione che gli americani avessero , negli ultimi tempi , considerevolmente cambiato il loro punto di vista sulla questione coloniale in genere; il loro atteggiamento verso le Potenze coloniali sembrava essere non più tanto negativo : anche il mandato plurimo non godeva più di tanto favore presso gli americani, in quanto mandato plurimo significava una ingerenza russa nell 'amministrazione, e gli americani erano più che mai orientati nel senso di non permettere ai russi di stabilirsi in nessuna parte del mondo coloniale, meno ancora nell'Africa del Nord. Sotto questo punto di vista avremmo dovuto ritenere la posizione americana più favorevole a noi di quanto non fosse un anno fa. Per contro, in contatti avuti con americani, on lonw leve!, aveva riscontrato, ancora probabilmente per influenza inglese, l'impressione che un nostro ritorno in Africa, sotto qualsiasi forma, avrebbe incontrato una ferma opposizione degli indigeni ed avrebbe quindi coinvolto noi in grosse spese di carattere militare che il bilancio italiano non era in grado di sopportare. Riteneva quindi che, per quello che concerne Washington, la nostra azione avrebbe dovuto essere diretta a dimostrare che questa opposizione non ci sarebbe stata.

Quanto all'Inghilterra, pur riconoscendo che, negli ultimi tempi, l'atteggiamento generale nei riguardi dell'Italia era completamente mutato, mi ha detto che le nostre impressioni gli sembravano un po' troppo ottimiste: ammetteva comunque che, con un po' di abilità da parte nostra, l'opposizione britannica fosse suscettibile di modifiche. Ha riconosciuto anche lui che non si ha l'impressione di una politica determinata da parte degli inglesi, ma di varie politiche fatte da enti diversi. L'ho trovato meno deciso circa questo raffreddamento da parte degli inglesi per la carta araba, anzi , per conto suo, il progetto di abbandono della Palestina, a parte le considerazioni economiche contingenti, doveva essere interpretato come un gesto inglese diretto a levarsi da torno una grossa c delicata questione di equilibrio fra arabi ed ebrei , appunto allo scopo di potere più liberamente giuocare la carta araba: mi ha accennato che la politica inglese anche nei riguardi delle colonie francesi non era del tutto chiara.

Del Fezzan non è stato fatto parola: il mio interlocutore non ne ha parlato ed io mi sono, come d'accordo, astenuto dal parlarne.

543 1 Del 27 settembre, non pubblicato: riferiva che il ministero degli esteri belga non aveva a nc ora fornito spiegazioni per la presa di posizione contraria alla proposta argentina per la revisione del trattato di pace. 544 1 Manca l'indicazi o ne della da ta di arrivo .
545

L'INCARICATO D 'AFFARI A MANILA, STRIGARJ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13453/45. Mani/a, 2 ottobre 1947, ore 1,01 ( per. ore 11,30 del 3 ) .

Miei telegrammi 14 1 e 44 2• Nonostante istruzioni che Quirino Elpidio aveva impartito delegazione filippine

O.N.U. per appoggiare ammissione e revisione trattato di pace, delegato Romulo Carlos ha telegrafato tre giorni fa proponendo astensione Filippine in ambedue votazioni <<per non creare precedenti sfavorevoli nei rigu a rdi Giappone».

Dopo lunga discussione con Quirino Elpidio e sottosegretario affari esteri Africa --ai quali ho presentato opportuna documentazione mettendo in rilievo gravità astensione confronti Italia -sono state telegrafate oggi Romulo Carlos seguenti istruzioni: «Appoggiare ammissione Italia Nazioni Unite. Circa revisione trattato di pace, Filippine avendo trattato di amicizia con l'Italia dovrebbero appoggiare richiesta italiana. Pregasi studiare questione attentamente tenendo presente, oltre trattato di amicizia, anche posizione speciale Italia risultante da cobelligeranza con Nazioni Unite e sua dichiarazione di guerra Germania e Giappone, precedente che non potrebbe essere invocato da Giappone, per accoglimento ,;chiesta italiana. Tale speciale posizione Italia è stata riconosciuta solennemente paragrafo quarto preambolo trattato di pace ».

Su accennate istruzioni non sono tassative sul secondo punto lasèiando adito ulteriori esitazioni Romulo Carlos: sarebbe opportuno (come avevo già riferito con mio telegramma n. 14) nostra delegazione prenda contatti con ambasciatore Romulo Carlos rimettendogli testo nostra dichiarazione guerra e riconoscimento sincero nostro contributo guerra Germania e Giappone onde stimolarne ogni sforzo favorevole r ichiesta italiana.



2 Con il T. 12586/44 del 16 settembre . Strigari aveva risposto al T. 13626/c. (vedi D. 462 , nota l) nei seguenti termini: << Delegaz ione Filippine ha giù avuto istruzi oni appoggiare ammissione Italia Nazi oni Unite>>.

545 l Non pubblicato.
546

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

T. S.N.D. 14398/ 141. Roma. 2 ottobre 1947. ore 9,30.

Ambasciatore sovietico mi ha comunicato che, ricordando quanto gli dissi 26 luglio 1 confermando accenno fatto nel mio discorso 24 luglio all'Assemblea costituente, il Governo sovietico riceverebbe volentieri Mosca una delegazione italiana per concludere accordi economici e commerciali.

Ho risposto che metterei tosto allo studio la proposta e che speravo sarebbe presto attuata. Senza fare un legame col negoziato proposto gli accennai quanto tutto sarebbe più fecondo di risultati se Russia accogliesse senza condizioni entrata Italia O.N.U. 2 .

547

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. PERSONALE 14416/ 595. Roma, 2 ottobre 1947, ore 17.

Come è noto a V.E. andamento recenti dibattiti Consiglio sicurezza circa ammissione Italia O.N.U. è stato seguito da Governo italiano con crescente interesse circa suo esito finale . Tuttavia, benché decisione a noi sfavorevole ieri raggiunta sia serenamente valutata nella sua effettiva consistenza e portata, che non toccano in alcun modo né posizione giuridica Italia né tanto meno sua posizione morale dopo i numerosi contributi -anche dolorosi -·-dati alla causa degli Alleati ed alle alte finalità, della pace e della collaborazione internazionale, è bene che ci si renda conto in codesti ambienti del vivo senso di amarezza che popolo italiano risente attualmente in seguito al nuovo rigetto della nostra domanda.

Sono sicuro che Governo americano --in seguito alle cui amichevoli ed apprezzate sollecitazioni abbiamo, fin dal maggio scorso, presentato domanda ammissione, pur rendendoci conto estrema delicatezza nostra posizione è consapevole stato d'animo opinione pubblica italiana e vorrà determinare, in sede Assemblea e con le procedure più appropriate, azione da cui possa infine risultare soddisfacimento legittime aspirazioni italiane che sono anche --specie attraverso piena partecipazione Istituti specializzati --così intimamente collegate coi generali mondiali interessi di ricostruzione sociale economica e finanziaria.


546 ' Vedi D. 224. 2 Per la risposta ved i D. 548.

548

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSTO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 13435/320. Mosca, 2 ottobre 1947, ore 21 .30 (p er. ore 2,30).

Telegramma di V.E. 141 1•

Richiesta sovietica di invio nostra delegazione commerciale a Mosca è conseguenza politica di V.E. che ha sempre mirato a far comprendere ai russi volontà dell 'Italia a non aderire a nessun blocco e mantenere relazioni amichevoli sia con Washington sia con Mosca specialmente sul piano economico. Anche nel mio ultimo colloquio con Malik il 18 settembre valendomi pure autorizzazione avuta dalla

S.V. con telespresso 27565 2 tornai per ennesima volta sulla necessità avviare nonostante piano Marshall ampi rapporti economici tra i due Paesi. Passo di Kostylev è da ritenersi come espressione volontà sovietica mettere a prova nostre dichiarazioni. Ritengo che predetto passo è stato fatto costà per fare apparire che sovietici hanno preso l'iniziativa.

Dato quanto precede mi sembrerebbe conveniente non subordinare apertura tali trattative a condizioni che potrebbero urtare suscettibilità sovietici e contraddirebbero atteggiamento finora da noi tenuto. Una volta entrati con trattative commerciali sulla via delle conversazioni concrete con Mosca , non ci dovrebbe essere troppo difficile toccare altri argomenti . Comunque sovietici, con accettazione nostre offerte negoziati commerciali, mostrano voler saggiare nostre effettive intenzioni nei loro riguardi . Mi pare spetti a noi ora saperne profittare nel modo migliore. Nella mia prossima venuta a Roma mi permetterò ritornare verbalmente con l'E. V. su tale argomento.

549

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS

T ELESPR. 1664 SEGR. POL. Roma, 2 ottobre 1947.

Telegramma per corriere di codesta ambasciata n. 0119 del 25 settembre 1•

Le dichiarazioni fattele da codesto ministro degli affari esteri rivestono nelle attuali circostanze uno speciale rilievo sia come indice dell'orientamento generale della politica turca , sia, soprattutto, per la presa di posizione che esse implicano nei riguardi delle questioni di nostro fondamentale interesse, come l'ammissione all'O.N.U. e la revisione del trattato di pace.


Sarà opportuno che ella colga la prima occasione propizia per far sapere al signor Sadak che ho vivamente apprezzato le sue manifestazioni di amicizia verso la nuova Italia di cui egli stesso ha voluto sottolineare le capacità di ripresa. È appena necessario rilevare che analoghi intendimenti ispirano il nostro atteggiamento nei confronti di codesto Paese.

Sarò lieto anch'io di avere alla prima occasione uno scambio di idee con codesto ministro degli atTari esteri , al quale ella vorrà intanto esprimere anche i miei personali sentimenti 2•

548 1 Vedi D. 546. 1 Vedi D. 400. 549 l Vedi D. 523.
550

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2407/438. Mosca, 2 ottobre 1947I

l) I lavori dell'Assemblea dell 'O.N.U., sia nelle riunioni plenarie, sia nei comitati, sono illustrati dalla stampa sovietica con una ampiezza ed acutezza che non ha equivalenti, non dico nella stampa italiana, ma nemmeno nel Times e in altri grandi giornali politici occidentali. Non vi è come da noi il solito titolo attraente seguito da un breve riassunto e da commenti che cercano di isolare l'elemento importante o semplicemente sensazionale delle successive discussioni: qui si riportano per intero i lunghi discorsi di Vyshinsky e di Gromyko, in larghissimi riassunti quelli di Manuilsky, di Masaryk, di Bebler, di Kisselev , di Modzelewski, ecc. , e del rimanente si dà un riassunto abbastanza analitico. Si tratta di resoconti che occupano quasi interamente la terza e la quarta pagina, ossia quasi tutto lo spazio riservato alla politica estera, che è la sola parte veramente interessante dei quotidiani, essendo le prime parti riservate, come è noto, a propaganda e a notizie sul piano quinquennale. Vi è una certa obiettività nel tono dei resoconti, che è sempre sereno e quasi uftìcioso: non nella sostanza, perché i discorsi dei rappresentanti sovietici o filosovietici sono messi in assoluta evidenza, mentre degli altri si riportano riassunti che mettono in luce, isolandole, le ammissioni a favore delle tesi di Mosca, e segnalano esasperandole le affermazioni eccessive e insostenibili in senso opposto, nascondendo quasi sempre l'insieme e lo spirito delle risposte avversarie. Ciò non toglie che il lettore sovietico intelligente, leggendo nelle righe e fra le righe (come sa fare assai bene, avvezzo da lunga esperienza) possa farsi una idea abbastanza completa dei lavori dell 'Assemblea, come da noi potrebbe farsela su riviste specializzate di politica estera.

Tali rilievi non hanno valore di mera curiosità, ma si riassumono nel segnalare che da parecchi giorni milioni di lettori sovietici sono spinti dalla loro stampa ad accentrare sui dibattiti di New York la loro curiosità e la loro attesa. E poiché non



si può dire che questa stampa nasconda la gravità dei contrasti che all 'O.N.U. si manifestano, indistintamente su tutti gli argomenti all'ordine del giorno, ognuno comprende come in questo momento tutto il popolo sovietico sia conscio della delicatezza della situazione internazionale, del conflitto fra i guerrafondai e i popoli pacifici, del tentativo di fare dell'O.N.U. uno strumento degli Stati Uniti o di cacciarne, altrimenti, la Russia sovietica. Naturalmente questo popolo si domanda ansiosamente, come si domandano tutti gli esseri pensanti d'ogni Paese, che cosa ne uscirà, e molti temono il peggio .

2) Gli echi dell a Assemblea riflettono ed accentuano una inquietudine generale, comune purtroppo a tutti i Paesi europei: i timori di alcuni diplomatici turchi , di cui ho Ietto in taluni nostri rapporti, sono condivisi anche qui da questo ambasciatore il quale, dopo essersi preoccupato estremamente della ritardata ratifica sovietica, avvenuta che fu la ratifica se ne preoccupò anche maggiormente, dubitando di colpi di mano a Trieste o in Tracia, e dimostrando così un pessimismo resistente ad ogni prova . Il ministro Tacoli a sua volta ha assai chiaramente espresso i timori di guerra ormai diffusi in Cecoslovacchia 2 .

Non credo però che tali timori siano fondati, allorché non escludono la volontà e possibilità di una iniziativa dell'U.R.S .S., nel senso di una occupazione preventiva della fortezza europea, al fine di completare la prepa razione bellica e industriale sovietica durante l'assedio. Coloro che così ragionano trascurano la reale situazione economica e sociale di questo P aese. La Russia non è attualmente in condizione di organizzare l'Europa a proprio vantaggio. Già prima della guerra essa era ben lontana dall'avere l'attrezzatura tecnica e il potenziale umano di scelta qualità, che aveva la Germania; con la guerra poi , si sono avute le distruzioni, vi è stata l'usura tremenda cagionata dal violento sforzo imposto ad un organismo in formazione, e vi è stata la perdita spa ventosa di milioni di uomini. L'attuale piano quinquennale sa rà un successo se riuscirà a riporta re il livello di vita della popolazione e la produzione nel suo in sieme (non soltanto nelle ingannevoli punte di massima di alcune importanti industrie belliche) al livello 1939-1940. Ma anche quando sia raggiunto quel livello, non è detto che si sia attuata la trasformazione umana necessaria per fare dei contadini russi quella massa di operai capaci, di tecnici medi sperimentati e di dirigenti di classe, di cui la Germania disponeva a suo tempo. Diffondendo nell'Europa le debolezze del proprio organismo che si sta facendo le ossa, la Russia rischierebbe di far fallire l'Europa intera , in luogo di rafforza re se stessa; tanto più che non si potrebbero trascurare le resistenze politiche e militari , le epurazioni, le depressioni economiche inevita bili per il fatto dell'occupazione, probabilmente anche nella stessa zona orientale.

I russi non ignorano tutto questo, e quando ripetono sistematicamente ai visitatori del loro Paese che l'U.R .S.S. ha bisogno di lavorare per ricostruire, ed ha bisogno di pace, dicono sostanzialmente la verità: naturalmente essi non dicono di avere bisogno di una lunga pace anche per potersi prepa rare ad un a più lontan a guerra, offensiva o difensiva che sia, ma almeno nei limiti di un decennio , questa loro affermazione deve riten ersi esa tta . Ciò che inganna gli osservatori e fa loro


dimenticare gli elementi fondamentali del problema, è la intransigenza ideologica dei sovietici, è la durezza della loro polemica, l'asprezza della lotta diplomatica, la tendenza a non cedere un passo e ad avanzare ovunque possibile.

Sono fatti veri ed evidenti , ma non dimostrano alcuna prossima volontà offensiva , e possono benissimo interpretarsi come manifestazioni di un esasperato timore. Non bisogna dimenticare che dal 1919 i russi vivono sotto l'incubo dell'accerchiamento capitalistico: non soltanto Monaco, ma anche Versailles e Locarno sono da loro interpretati in funzione di un attacco degli Stati borghesi contro lo Stato socialista. Tutta la storia diplomatica dal 1919 in poi è per loro nulla altro che la storia di un tentativo di soffocamento capitalistico della Russia sovietica. Il 1939-40 voleva essere l'inizio della rivincita, della liberazione dall 'assedio, grazie al conflitto interno dei Paesi borghesi; la solidarietà antifascista della seconda guerra mondiale è stata un episodio, dopo il quale l'assedio ha ripreso. Oggi, quando i russi rompono sempre maggiormente i ponti fra la loro cultura e la cultura occidentale, ritengono di difendersi contro l'attacco e la corruzione capitalistica; quando limitano al minimo i loro rapporti economici coi Paesi capitalisti, intendono salvaguardare i giovani edifici delle economie pianitìcate dall a inondazione dei capitali, dei sistemi commerciali, delle merci e dei modi di vivere borghesi; quando adottano metodi diplomatici urtanti e violenti , alienandosi spesso i Paesi e le opinioni pubbliche che vorrebbero accattivare, in parte subiscono l'eredità della tradizionale politica estera russa , in parte manifestano in durezza il loro timore, il loro complesso di inferiorità.

Tutto questo è risaputo, e credo non vada dimenticato neppure di fronte ad episodi sconcertanti; nessuno oggi può escludere in modo assoluto che la guerra scoppi presto o tardi per uno di quegli incidenti nei punti di frizione, cui accenna giustamente il ministro Tacoli, ma è da escludere che a questo tenda la volontà deliberata della Russia. Ed è da escludere, si noti, proprio per ragioni di forza, che sono insieme economiche e militari: né il milione di uomini di Tito, né i milioni di tedeschi di von Paulus (di cui si parla assai, ma in base a dati di fatto molto scarsi) potranno modificare l'attuale debolezza economica, tecnica e organizzativa della Russia. Basta girare un po' la Russia di provincia , anche nella ristretta zona che per un raggio di duecento chilometri si stende attorno a Mosca, per intendere come l'immenso e profondamente serio sforzo di industrializzazione di questo Paese non riesca che assai lentamente a trasformare la mentalità contadina, le tradi zioni di miseria e di noncuranza, la povertà rudimentale dei mezzi di comunicazione e di lavoro. In queste condizioni, fino a che alla testa di questo Paese vi saranno dei realisti della tempra di Stalin e dei suoi collaboratori. una temeraria avventura offensiva con la speranza di conquistare, di tenere e di organizzare efticacemente !"Europa, appunto perché avventura e perché temeraria, devesi escludere. A mio modesto avviso, è tanto sicuro che i russi lo faranno, per ragioni difensive , quando fossero costretti alla guerra, quanto è certo ch'essi non vi si avventureranno a cuor leggero di loro iniziativa .

3) Se i timori più gravi di avventure sovietiche sono da ritenersi , per quanto è umanamente possibile prevedere, infondati , rimane da domandarsi quali saranno le conseguenze -sia pure più limitate ---che deriveranno dalla estrema tensione manifestatasi in questi giorni all'O.N.U.

Vi è chi, a questo proposito, pensa che la conclusione logica della attuale Assemblea sia l'uscita dell'U .R.S.S. e degli Stati suoi satelliti dall'O.N.U. Fra gli altri, propendeva per tale ipotesi stamane il professor Jordan, ambasciatore di Rumania, venuto a salutarmi in visita di congedo; la Russia mi diceva, vuole avere la mano libera per la sua propaganda.

Vi sarebbero ragioni anche migliori per giustificare tale ipotesi : perduta la speranza di dividere nell'O.N.U. la Gran Bretagna dagli Stati Uniti, i russi non avrebbero più alcun interesse a rimanervi. L'O.N.U. è lo strumento del loro nemico numero uno: in ogni discussione essi si troveranno in minoranza, da ogni discussione gli americani trarranno occasione per metterli nell'alternativa di cedere su questioni vitali o di assumere un atteggiamento di resistenza odioso all'opinione pubblica mondiale, giovando alla propaganda ostile dei guerrafondai americani contro i comunisti. Tanto varrebbe allora staccarsene, agire dal di fuori, e magari creare un contro-altare all'O.N.U . in qualche associazione dei Paesi amanti della pace, alla quale confluirebbero per ora gli Stati filosovietici e le varie organizzazioni mondiali di impronta comunista (Internazionale delle Trades Unions, delle donne antifasciste, della gioventù , ecc.), e più tardi mano a mano, gli Stati scontenti del predominio statunitense e delle vicende e beghe interne dell'O.N.U.

L'ipotesi non è da escludere. Fare l'indovino è il più arduo e il più inutile dei mestieri, specialmente quando il controllo della realtà è, pericolosamente, di prossima scadenza. Tuttavia, in quanto ciò serva come contributo alla analisi della politica sovietica, credo non del tutto inutile ricordare le ragioni per cui penso che ciò facendo l'U.R.S.S. commetterebbe un grave errore; il che mi fa supporre che non sarà commesso , nei limiti in cui la logica ha un valore politico.

I russi partono dal concetto che gli Stati Uniti, e non soltanto alcuni uomini politici e taluni monopolisti , svolgano nei loro riguardi una politica offensiva di provocazione. Non lo dicono apertamente in modo ufficiale, ma Vyshinsky rispondendo ai giornalisti lo ha quasi confessato: per loro la politica di John Foster Dulles è la politica degli Stati Uniti , ed è, manco a dirlo, una politica di preparazione alla guerra. Questi 1varmongers, secondo i russi , vogliono avere una O .N.U. su cui possano comandare con la maggioranza, oppure una O.N.U. senza i sovietici; poiché sanno di non potere avere la prima, evidentemente mirano alla seconda. È già questa un a buona ragione per non seguirli nel loro gioco: una vera coincidenza di interessi fra due avversari irriducibili su un problema importante non vi può essere ; basterebbe questa riflessione molto elementare a dimostrare ai russi che quel che vogliono gli americani non può essere a loro vantaggio. Ed effettivamente, se i russi si staccassero dalla Organizzazione, lascerebbero agli Stati Uniti un immenso campo di azione per una politica di forza: guadagnerebbero eliminando l'occasione di molte limitate lotte e di molte sconfitte, ma perderebbero ben di più lasciando via libera di fronte all'opinione pubblica mondiale a quella lotta dichiarata, a fondo, che considerano la mira principale dei loro avversari. l sovietici, che hanno sempre ostinatamente rifiutato di riconoscere la divisione del mondo in due blocchi , la sanzionerebbero ufficialmente di loro iniziativa, per non saper durare in una posizione scomoda e ingrata ma ancora formalmente unitaria. Per ragioni tattiche perderebbero la loro fondamental e impostazione strategica.

Questo errore si rifletterebbe nel campo ideologico e di quella penetrazione per vie interne, che rimane il modo di azione più efficace per i comunisti russi.

Diviso il mondo in due associazioni contrapposte, evidentemente sarebbe spianata la via alle Nazioni occidentali per eliminare più o meno elegantemente l'azione e la propaganda comunista all'interno dei loro Paesi; questa può reggere con un sapore di legalità fino a che vi è la speranza di conciliare i due mondi , sia pure con una gradazione di sfumature e di compromessi sociali ed ideologici da Occidente verso Oriente. Quando questa continuità si spezzi, l'irrigidimento all'interno nei due campi è fatale.

U guai e riflessione si può fare nel campo economico: le stesse ragioni che escludono la volontà offensiva della Russia dovrebbero renderla estremamente guardinga nel troncare la possibilità di legami e di aiuti economici da Occidente ad Oriente. È vero che I'U .R .S.S. ha impedito agli Stati amici di aderire al piano Marshall; ma Io ha fatto per la solita ragione difensiva, per timore cioè che esso si sovrapponesse alle pianificazioni socialiste e semisocialiste, compromettendole e così compromettendo il fondamento stesso del nuovo mondo comunista , o democratico progressivo. Ciò non vuoi dire tuttavia ch'essa creda alla propria totale autosufficienza e non speri di riallacciare bilateralmente in avvenire rapporti di scambio e di credito; staccarsi dall'O.N.U. significherebbe anche abbandonare gli organismi e le iniziative di collaborazione economica e sociale, che all'O.N.U. si collegano e che i russi sono troppo intelligenti per non valutare in rapporto ai limiti delle propne nsorse.

Tutto sommato, sarebbe a mio avviso un errore possibile, ma improbabile; e il fatto stesso che i sovietici diano all'attuale Assemblea una tanto grande pubblicità, con una cosi seria relazione delle sue discussioni, sembrerebbe un sia pur tenue indizio contrario alla volontà di abbandonarla. Non si mette in evidenza l'organismo che si vuole abbandonare: lo si smonta col silenzio e col ridicolo, predisponendo già gli animi alla sua morte ed eventualmente alla nascita di un organismo nuovo. Di ciò non vi è traccia per ora nella propaganda sovietica.

Vi è, è vero, qualche monito che dà a pensare. A proposito della Grecia. Gromyko ha ammonito che l'accettazione delle proposte americane potrebbe avere gravi conseguenze: «Dobbiamo dire francamente ed apertamente che questo è un andazzo dannoso e pericoloso per la Organizzazione, dal momento ch 'esso mina le fondamenta della sua proficua attività per il sostegno della pace e delle relazioni amichevoli fra gli Stati».

Vyshinsky, richiesto su cosa farebbe la Russia nel caso di deliberazione favorevole alla costituzione del «Comitato permanente», prudentemente si è rifiutato di prevedere ciò che accadrebbe in una eventualità ipotetica. Potrebbero essere pure minacce (dirette soprattutto a intimidire gli Stati minori , neutri ed incerti), e potrebbe essere volontà di finirla con l'O.N.U.: ma un ' ultima considerazione in senso contrario è suggerita dalla imminenza della Conferenza di Londra, che mi si dice qui essere stata concordata per il 25 novembre, col gradimento ufficioso del Governo russo. La frattura dell'O.N.U. significherebbe il fallimento preventivo assicurato della Conferenza di Londra: ed è ben difficile che i russi vogliano assumersi con un solo gesto tale duplice responsabilità, senza nemmeno consentire un ultimo tentativo di accordo.

4) Quale linea hanno allora i russi a loro disposizione? Subire le riduzioni del veto, la creazione della Commissione per le frontiere a Salonicco, ed incassare?

Ciò non è affatto necessario. Anzitutto essi contano, se non di eliminare, almeno di ridurre la maggiora nza a favore degli Stati Uniti (che per le modifiche allo statuto e le questio ni importanti deve essere di due terzi , artt. 18 e 108-109) impressionando gli Stati minori con la minaccia di rottura e il pericolo di guerra: in tal senso , oltreché con ragioni di propaganda interna, possono considerarsi principalmente indirizza ti i di scorsi e le dichiarazioni di Vyshinsky e di Gromyko.

Comunque, anche se messi in netta minoranza, i sovietici hanno a disposizione mezzi giuridici perfettamente validi per resistere. Quanto alle niodificazioni dello statuto dell'O.N .U. esplicite e implicite che siano, gli artt. 108 e 109 rendono indispen sa bile il suo voto favo revole.

Quanto alla questione greca ed a quella di Corea, l'Assemblea non può fare raccomandazioni ; le ha fatte al Sud Africa per l'Africa sud-occidentale, ma con scarso effetto. La raccomandazione dell 'Assemblea al Consiglio di sicurezza può condurre, giuridicamente, a d un nuovo veto di una grande Potenza all'interno del Consiglio di sicurezza. L' U.R.S.S. ha già esercitato venti volte il diritto di veto: ha a disposizione molti fortissimi dialettici e una considerevole misura di coraggio per affrontarne e giustificarne altri. Osino gli Stati Uniti, se credono, proporre l'espulsione dell'U.R.S.S. per abuso di un diritto di veto che questa sosterrà con mille intelligenti ragioni essere stato un uso sacrosanto a difesa dell a pace : questo parrebbe ancor oggi il più solido e meno pericoloso degli atteggiamenti d a parte sovietica.

Si tratta, è evidente, di continuare in una posizione scomoda in vista di evitare danni maggiori (isolamento dei blocchi e avviamento alla guerra) e di riservarsi altri vantaggi (prosecuzione della penetrazione ideologica); i mezzi giuridici vi sono, e i russi sanno benissimo trova rli ed adoperarli. Presto vedremo se prevarrà la logica , o l'insofferenza .

549 2 Con T. per corrie re 16158/0159 d el 19 no vembre Prunas comunicò di a ver eseg uito le presenti istruzioni. 550 1 Manca l'indicaz ione d ella data di arrivo. 550 2 Vedi D. 418.
551

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T ELESPR . 2410/441. Mosca, 2 ottobre 194 7 (per. il 13 ).

Credo sia ormai superfluo segn alare particolarmente le critiche sovietich e alla politica estera del Governo italiano . Esse continuano sullo stesso tono, ormai ben noto . L 'articolo dell' Jsve s tia del 26 settembre è stato già segnalato con telegramma n. 315 1 e ne uni sco qui il testo integrale; del tutto analogo era un precedente articolo di Flotta Rossa sulle basi navali americane in Italia ( 18 settembre) mentre lo stesso giorno il M oscovski Bolscev ik, occupandosi in generale degli aiuti finanziari americani e delle loro conseguenze politiche, non mancava di dare all'Italia il dovuto posto.


È piuttosto da domandarsi se e quando, ed a quali condizioni, questa attitudine ostile potrà cessare. Indubbiamente, un tale cambiamento presuppone da parte dell' Italia la possibilità di dare certe garanzie di amicizia o almeno di effettiva neutralità nei riflessi della lotta per il predominio mondiale; ma si tratta pure di vedere se i sovietici sono disposti ad accettare per buone tali garanzie da qualunque governo italiano, o da quali. A tal fine è interessante cercare di capire il loro giudizio sulla nostra politica interna.

Che, infatti, i russi si lascino a questo riguardo unicamente dominare dalle loro concezioni ideologiche, è inesatto; così come è inesatto che vi siano indifferenti. Ovunque possono, essi tendono ad assicurarsi governi comunisti, o almeno di coalizione democratica guidata da comunisti o da essi controllata; ma ove non possono, non disdegnano affatto di trattare con governi tipicamente conservatori, quali sono per loro i Governi di Egitto o dell'India o dell'Argentina . Rispetto a questi non è tanto un giudizio di maggiore o minore liberalismo ch'essi danno, quanto un giudizio di solidità, di capacità a garantire una politica estera continuativa, sempreché, bene inteso, la ritengano amichevole.

Sotto tale aspetto, quale giudizio essi si fanno dell'attuale Governo De Gasperi? Malgrado l'adamantino passato antifascista dei suoi principali esponenti, essi lo considerano tendenzialmente reazionario; quanto alla sua solidità, ho l'impressione che almeno negli ultimi tempi essi non contino più molto su un suo prossimo cambiamento.

Alla serie di scioperi agricoli ed industriali, e poi alle voci di crisi o quantomeno di rimpasto, hanno dato in fin dei conti più rilievo i giornali inglesi che i giornali russi.

Qui nella prima metà di settembre si è parlato un po' di questi scioperi italiani, ma senza attribuire loro molta importanza, e senza degnarli di alcun particolare commento. Nella seconda metà non se ne è parlato più : si è annunciata assai brevemente e seccamente la mozione socialista di sfiducia contro il Governo, il 28 settembre si sono riferiti succintamente i discorsi di Nenni e di Togliatti alla Costituente, e tutto per ora è finito lì.

Poiché tutto fa ritenere che i sovietici non si fidino troppo del Governo attuale , e sperino che esso cambi , si tratta di vedere se essi contino su una caduta prima delle elezioni, o se sperino un mutamento di indirizzo derivante dalle elezioni. In questa fase, essi sembrano ormai avere poca fiducia in un mutamento preelettorale: può darsi che essi sperino ancora nel ritardo degli aiuti americani , sia in anticipo sia in esecuzione del piano Marshall, e sulla crisi economica invernale o di fine inverno, ma indubbiamente per ora non lo dimostrano eccessivamente.

Sperano essi dunque in un forte miglioramento delle sinistre alle elezioni? O ritengono addirittura di poter influire in qualche modo sulla opinione pubblica italiana con qualche gesto di simpatia preelettorale per il nostro Paese? Sarebbero entrambe opinioni un pechino azzardate, ma non sono da escludersi, e perciò occorrerà seguire attentamente le impressioni di questa stampa, specialmente la più autorevole ed ufficiosa, sulla nostra politica interna: in questo momento, ripeto, non vi è segno che i sovietici sperino seriamente in una crisi preelettorale.

Ciò che è importante, si è che la volontà dei sovietici di non urtare troppo la sensibilità del nostro popolo, non è ancora esclusa; essi cioè non ci considerano ancora tanto definitivamente perduti e nemici, da non sentire la necessità di m énager la suscettibilità della nostra opinione pubblica .

Ciò appare in modo chiaro dall'atteggiamento ultimo tenuto dai sovietici nei riguardi della nostra ammissione all'O.N.U. Poiché gli Stati Uniti e l'Inghilterra, con uno slancio tanto commovente quanto nocivo per noi nei riguardi dei sovietici, insistevano nel rifiutare l'ingresso all'Ungheria, alla Bulgaria, alla Rumania per dichiarate ragioni di politica interna di quei Paesi, sarebbe stato facile ai russi riesumare qualcuna delle accuse, che già ci hanno rivolto, di mancata epurazione, di favoreggiamento dei fascisti , ecc.

Invece, non solo non l'hanno fatto, ma hanno tenuto a dichiarare di non volerlo fare, e di non avere nulla in contrario all'ammissione del nostro Paese: il comunicato Tass del 30 settembre da Nuova York relativo alla riunione del Consiglio di sicurezza qui pubblicato, dice testualmente: «Durante la discussione della questione italiana, Gromyko ed il rappresentante polacco dichiararono che il popolo • italiano avrebbe indubbiamente compreso che il voto contro l'ammissione dell'Italia non significava opposizione alla ammissione dell 'Itali a come membro dell'O.N.U. , ma significava unicamente opposizione alla discriminazione contro gli altri Paesi».

Questa dichiarazione ufficiale, mentre tronca ogni dubbio in contrario, significa pure che i russi non hanno ancora abbandonato le speranze di riprendere con l'Italia, prima o poi, una politica più amichevole: quando e con quale governo dipenderà, ripeto, sia dal suo grado di democrazia, sia e soprattutto, dal suo grado di solidità.

55 1 1 Non pubblicato.
552

IL RAPPRESENTANTE A VTENNA, COPPINJ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13448-13447/355-356. Vienna, 3 ottobre 1947, ore 0,30 ( per. ore 9,10 ) .

A telegramma di V .E. 234 1•

Ho fatto a Gruber protesta Governo italiano relativa al discorso lnnsbruck presidente Renner secondo istruzioni di cui al telegramma su riferito. Questo ministro esteri che, come prevedevo, mi ha ripetuto discorso Renner essere stato pronunciato a sua completa insaputa, si è riferito a sue dichiarazioni Innsbruck , da me riprodotte in telegramma 352 2• Ne è seguita ampia discussione dalla quale sono emersi nostri rispettivi punti di vista su cui riferisco per corriere 3 .

Debbo ad ogni modo mettere in rilievo seguenti principi affermatimi da Gruber:

l) durante le trattative che portarono ad intesa Parigi non sarebbe mai stato fatto cenno a rivendicazioni territoriali austriache su Alto Adige. Egli la considera come modus vivendi fra l'Italia ed Austria, dalla cui esecuzione da parte italiana dipenderà ulteriore destino Alto Adige ;



2 Vedi D. 537.


3 Vedi D. 558.

2) Austria non può d'altra parte recedere da rivendicazioni morali che in eventuale domani potranno essere nuovamente esposte e messe in valore in base richieste stessi altoatesini qualora questi non fossero soddisfatti trattamento Italia.

Nel corso conversazioni Gruber mi ha tuttavia pregato di far presente V. E. che egli si rende conto impressione che discorso presidente Renner può aver fatto su Governo italiano, impressione che egli ha cercato di dissipare e di «paralizzare» attraverso sue recenti pubbliche affermazioni. Per altro egli mi ha confessato suo profondo convincimento che con esecuzione accordi noti, i quali secondo sue stesse parole costituiscono pieno soddisfacimento esigenze popolazione interessata, questione altoatesina scomparirà nel quadro di collaborazione leale e proficua

• fra i due Paesi. Gruber ha aggiunto che, mentre è sua precisa intenzione di continuare opera di persuasione presso elementi Tirolo ed altoatesini , egli sarebbe grato Governo italiano se venisse portato a termine al più presto progetto revisione opzioni.

Ho chiesto Gruber esatta portata dichiarazioni fattemi da Kripp circa eventuali riserve libertà d'azione austriaca in caso mancata intesa in consultazioni austro-italiane per revisione 4 . Questo ministro esteri mi ha detto di riferirsi alle offerte di mediazione che da parte di altri Stati (vedi Francia) gli erano state fatte per ben due volte. Gruber ha affermato di averle sempre respinte, convinto che una intesa fra i nostri due Paesi sarebbe stata assai più vantaggiosa, ma ha aggiunto che naturalmente si riservava di farne ricorso qualora consultazioni dirette non raggiungessero favorevoli risultati .

552 l Vedi D 532.
553

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. s . N . D . 13495/783-784. Londra, 3 ottobre 1947, ore 22,25 (per. ore 10,30 del 4 ) .

Mio telegramma 778 1•

Funzionario Foreign Office incaricato preparazione visita V .E. mi ha detto che Ward aveva telegrafato accettazione di V.E. e che dettagli sarebbero trattati man mano costì. È stata proposta intanto a Bevin data 28 corrente.

Ospitalità Governo britannico includerà verosimilmente invito a V.E. e seguito di quattro o cinque persone prendere alloggio principale albergo londinese (probabilmente Claridge) che suggerirei venisse accettato per un certo significato che ciò può avere, a meno che V.E. non preferisca ambiente più raccolto dell'ambasciata. Oltre scambio abituali banchetti (di Bevin e del primo ministro e uno


trattare della visita di Sforza a Londra.

almeno dell'ambasciata) che saranno mantenuti entro generali norme cosiddetta austerità, V.E. aveva già accettato invito gruppo interparlamentare e colazione della altrettanto importante Foreign Press Association, cui date saranno fissate compatibilmente con programma ufficiale.

Predetto funzionario mi ha anche detto che Ward ha sottoposto a V.E. come base programma conversazioni con Bevin elenco di cui a promemoria Sargent del 30 giugno u.s. (telegramma di questa ambasciata 541)2• Ciò mi ha fornito occasione per seguenti considerazioni:

punto A: potrà naturalmente fornire ampio campo discussioni senza peraltro prestarsi a risultati concreti o immediatamente visibili;

punto B: è altrettanto interessante anche nei suoi riflessi politici ma si riferisce collaborazione europea mondiale già in elaborazione ed annuncio suo esame da parte due ministri degli esteri non potrebbe avere significato di un passo avanti nelle relazioni tra due Paesi;

circa punto C. per quanto posizione britannica sia ormai ben detìnita, siamo giunti ciò non di meno ad un punto morto.

Questione colonie, di cui punto D, è una di quelle che sta particolarmente a cuore all'Italia ma per considerazioni già più volte esposte potrebbe risultare opportuno non rendere note quelle assicurazioni che potessero eventualmente esserci date.

Relazioni finanziarie italo-britanniche avevano fatto passo indietro con la sospensione convertibilità sterlina e conversazioni Menichella avevano dimostrato come, nelle attuali circostanze, sarebbe difficile ottenere un miglioramento.

Delle questioni maggiori unica pertanto che potesse offrire all'opinione pubblica italiana impressione tanto auspicata che Governo britannico era disposto a venirci incontro anche su un piano concreto era quella della flotta. Ho allora illustrato con la maggiore possibile energia concetti di V.E. Mio interlocutore ha convenuto che quanto gli dicevo collimava con quanto aveva riferito anche Ward. Mi ha assicurato che organi del Foreign Office avevano fedelmente esposto a loro volta nostro punto di vista agli orgam competenti ma doveva francamente ammettere che non nutriva speranza che al momento presente potessimo ottenere risposta favorevole.

Quanto alle questioni minori ho fatto presente che soprattutto quelle concernenti amministrazione colonie potessero rappresentare qualche cosa se risolte favorevolmente senza riserve. Ho ricevuto assicurazione che erano sotto esame a Londra dopo ultimata inchiesta presso altre autorità interessate. Sarei stato tenuto al corrente dell'ulteriore seguito.

Dall'intera conversazione è apparso che solo esito immediatamente tangibile della visita sarà, a tutt'oggi, ampio comunicato sullo scambio di vedute tra V.E. e Bevin. Si conviene pienamente che ciò avrà ripercussioni più rimarchevoli qui ed all'estero che non in Italia. Se ne è spiacenti e, al Foreign Office, direi quasi imbarazzati, ma situazione presente non consentirebbe di più. D'altra parte mi


risulta che, da quanto ha riferito Ward e da quanto è stato detto da tempo anche da parte nostra, Foreign Office è fermamente convinto che V.E. mira a stabilire amicizia italo-britannica su antiche basi ed all'infuori di ogni possibile malinteso. E di ciò si è profondamente grati a V.E.

552 4 Vedi D. 499. 553 1 Del l" ottobre, informava circa un prossimo incontro con un funzionario del Foreign Office per 553 2 Vedi D. 109.
554

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AGLI AMBASCIATORI A MOSCA, BROSIO, A PARIGI, QUARONI, E A W ASHINGTON, TARCHIANI

T. 14462/c. Roma, 3 ottobre 1947, ore 22,30.

Telespresso di questo ministero n. 892/c. del 3 giugno 1•

Nell'imminenza della riunione del Consiglio supplenti che dovrà discutere questioni nostre colonie, sono state impartite istruzioni alla ambasciata in Londra2 di rinnovare al Consiglio stesso la richiesta di nostra collaborazione, nei sensi di cui al telespresso in riferimento, già presentata a Lancaster House nello scorso giugno 3 .

Si prega pertanto la S.V. di voler insistere presso codesto Governo perché proprio rappresentante al Consiglio supplenti riceva sollecite istruzioni appoggiare la nostra richiesta.

Prego farmi conoscere non appena possibile esito passi compiuti 4 .

555

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI. ALL'AMBASCIATORE A WASHJNGTON, TARCHIANI

T . S.N.D. URGENTE 14502/602. Roma , 4 ottobre 1947. ore 16.

Mio 5841 .

Stampa odierna pubblica che delegazione britannica avrebbe aderito proposta Pa rodi e che delegazione americana non si opporrebbe pur manifestando il suo scetticismo sulla possibilità di un accordo fra l'ltalia e la Jugoslavia per nomina governatore Trieste.

Questione rivestendo massima importanza prego V.E . controllare possibilmente notizia telegrafando d'urgenza 2 .



2 Con T. 14397/4 15 del l" ottobre .

.1 Vedi D. IO, Allegato .


4 Per le rispos te vedi DD. 556, 570 e 574.



2 Per la risposta vedi D. 573.

554 l Vedi D. IO. 555 1 Vedi D. 533.
556

L' AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13533/321. Mosca , 4 ottobre 1947, ore 19,25 (per. ore 22 ) .

Oggi ho veduto Malik e gli ho parlato questione colonie 1 richiamandogli nostri passi gennaio 2 e giugno 1947 3 e segnalandogli urgenza istruzioni favorevoli Zarubin data apertura discussioni Londra 6 corrente. Malik mi ha risposto dichiarandomi che problema era ben presente Governo sovietico ma trincerandosi dietro solito riserbo e aggiungendo che giorno 6 si discuterà ancora questioni procedura cosi che urgenza non era assoluta.

557

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. URGEì"TE 14520/43. Roma. 4 ottobre 1947, ore 22.

Comando generale Carabinieri ha segnalato due nuovi sconfinamenti effettuati da truppe jugoslave, rispettivamente : -giorno 25 settembre tra Castelletto e Plessiva, in settore Cormons, per circa 200 metri in territorio abitato ; -giorno 30 settembre nei pressi di Lamiano Vecchio , in settore Duino, tra quote 219 e 235 per circa 200 metri.

Primo sconfinamento ha avuto luogo giorno antecedente ad accordo Cappa-Pehacek di cui a telegramma di questo ministero n. 38 1 , ma in ogni caso successivamente ad assicurazioni fornite da generale Pehacek nel colloquio col generale Cappa in data 22 settembre nel senso che truppe jugoslave avevano avuto ordine di non (dico non) avanzare .

Secondo sconfinamento rappresenta invece palese violazione accordo già citato e mal si concilia con dichiarazioni ed atteggiamenti del generale jugoslavo che agiva quale plenipotenziario di codesto Governo.

Nel chiedere a codesto Governo di ordinare che i reparti che hanno operato gli sconfinamenti su elencati si ritirino sulle posizioni inizialmente occupate, prego la

V.S. di attirarne la più attenta considerazione sui riflessi che azioni del genere --che ci auguriamo provocate da iniziative dei comandanti di settore -· non possono mancare di avere sulle intese intercorse o avvenire, che si desidererebbe da parte nostra voler svolgere ed approdare in atmosfera di reciprocc. fiducia e comprensione2 .



2 Vedi se rie decima , vol. IV. D. 642.


3 Vedi D. 47.


" Per la risposta vedi D . 578.

556 1 Vedi D . 485 . 557 1 Vedi D. 53 8. not a l.
558

IL RAPPRESENTANTE A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 10599/1522. Vienna . 4 ottobre 1947 (per. il 13)

Mio telegramma n. 355 1 .

La conversazione con il ministro Gruber, di cui è oggetto il mio telegramma surriferito, può dividersi in due parti.

l) Ho formulato al ministro Gruber la protesta formale del Governo italiano per il discorso tenuto dal presidente Renner ad Innsbruck il 20 settembre, secondo le istruzioni inviatemi da V.E. con il telegramma 2342 . In tale occasione gli ho esposto altresì gli argomenti che avvalorano la nostra protesta e le considerazioni che V.E. mi aveva indicato nello stesso telegramma.

Gruber, che sembrava non attendersi questo passo italiano, mi ha mostrato il suo disappunto. La sua risposta è stata che, pur non avendo avuto notizia del discorso del presidente, egli doveva dichiararmi che il contenuto di tale discorso corrispondeva perfettamente a quanto era stato affe rm a to dalla Commissione parlamentare degli affari esteri, nello scorso anno, in sede di discussione dell'accordo De G a speri-Gruber3 .

Ho immediatamente ribattuto che proprio le affermazioni del Governo e del Parlamento austriaci erano quelle che determinavano l'attuale protesta e confermavano quella sensazione di incertezza , direi di sfiducia, che aveva sempre appesantito i nostri rapporti e complicato le nostre conversazioni . Il Governo italiano infatti riteneva che la rinuncia dell'Austria alle rivendicazioni territoriali sull'Alto Adige fosse premessa logica e giuridica dell'accordo De Gasperi-Gruber.


11 ministro degli a ffari esteri mi ha allora nettamente interrotto dicendomi che di questa rinunzia non si era mai parlato né dopo né tantomeno prima delle trattative di Parigi c che egli, che a veva condotto le discussioni con l'ambasciatore Ca randini, esattamente si ricordava che tale rinunzia non aveva mai formato oggetto di esigenza da parte del Governo italia no.

«Quando mi sono recato a Parigi, nel 1946, io mi ero ormai convinto che la richiesta austriaca per un ritorno in seno all'Austria dell'Alto Adige non sarebbe stata accettata dalle Grandi Potenze. D'altra parte sentivo che senza arrivare ad una intesa con l'Italia la situazione degli altoatesini avrebbe sempre costituito un punto di attrito con l'Italia, come non si sarebbe po tuto giungere ad una reale collaborazione col Governo italiano se le richieste degli allogeni di lingua tedesca non avessero trovato un regolamento soddisfacente. L'accordo di Parigi rimane quindi il modus vivendi per le future rela zioni fra i due Paesi . Le discussioni tra me e Carandini hanno avuto il solo ed urgente scopo di formula re una serie di condizioni , soddisfatte le quali la questione altoatesina avrebbe perso il suo carattere



2 Vedi D. 532.


3 Vedi serie decima , vol. IV , D. 366.

di permanente attualità. Ma in nessun caso il Governo austriaco ne 10 avremmo potuto formulare una rinunzia che non è, d'altra parte, nelle nostre facoltà e possibilità. Potrei pubblicare gli atti e gli appunti redatti durante le conversazioni di Parigi per confermare le mie atfermazioni» .

«Non credo che il Governo italiano possa accettare questo suo punto di vista. L'accordo di Parigi può essere oggetto di diverse interpretazioni. A sua volta ognuna di quelle può essere oggetto di discussioni, ma, quali che esse siano, il Governo italiano sostiene che da parte austriaca vi sia stata una rinunzia alle rivendicazioni territoriali, senza la quale l'accordo De Gasperi-Gruber non avrebbe ragione di sussistere, come non avrebbe avuto motivo di essere concluso>>.

«Lei forse parla di rinunzie giuridiche, ma una rinunzia morale da parte austriaca non può sussistere».

«Non comprendo esattamente la sua distinzione fra rinunzia giuridica e rinunzia morale. Anche altra volta, ella, signor ministro, accennando ad una garanzia internazionale dell 'accordo di Parigi, mi disse trattarsi piuttosto di una garanzia morale da parte dei firmatari del trattato di pace. Debbo farle osservare che nei rapporti internazionali il concetto di moralità ed il concetto di diritto si sovrappongono quando le norme sono fissate in un accordo fra Stati».

«Le spiego. Il Governo austriaco ha il dovere di tutelare gli interessi del gruppo etnico di lingua tedesca in Alto Adige. La decisione circa il proprio destino, se questo cioè desideri restare sotto la sovranità italiana od invece preferisca ritornare all'Austria, spetta esclusivamente agli altoatesini stessi. Il Governo austriaco non poteva né può disporre del destino di questo gruppo. Parlare quindi di rinunzie non avrebbe senso poiché non si rinunzia a un diritto che spetta ad altri. Ho altre volte detto che la questione altoatesina , più che una questione fra l'Italia e l'Austria, si presenta come una relazione fra altoatesini ed Italia. Sta a questa non dare loro il motivo di dichiararsi malcontenti. Il Governo austriaco ha voluto accordarsi con il Governo italiano solo per definire con lui quali siano le loro esigenze vitali».

«Le ripeto, signor ministro , che questo punto di vista non è conforme a quello del Governo italiano. Non è questa la sede, né io sono chiamato a farlo , per discutere l' interpretazione dell'accordo De Gasperi-Gruber. Il Governo italiano, nel presentare la formale protesta per il discorso del presidente Renner, ha voluto constatare, contrariamente del resto a quanto ella mi dice, che il presidente della Repubblica austriaca, riconfermando le affermazioni della Commissione degli esteri sulle rivendicazioni territoriali per l'Alto Adige, mantiene viva quella agitazione irredentistica nel Tirolo e nell 'Alto Adige della quale noi siamo preoccupati. La prova migliore di quanto le dico è data dall'incidente di Merano, riportato dalla Bozner Zeitung che qui le mostro, dove altoatesini hanno insultato la bandiera italiana».

«Sono dolente di quanto è accaduto, ma non ritengo che si possano imputare al discorso del presidente Renner, o all 'atteggiamento del Governo austriaco, le eccitazioni di certi giovinastri. Del resto il mio discorso di Innsbruck ha un contenuto ed un tono diverso da quello del presidente Rennen> .

«Ella vorrà ammettere, signor ministro, che questo sistema omeopatico per guarire l'impressione prodotta dal discorso del presidente non è certo il più adatto. Il Governo italiano aveva il diritto di attendersi, dopo quel discorso , qualche cosa di più di una tesi brillantemente esposta, che tuttavia non modifica la situazione nella quale l'Austria pretende di trovarsi nei riguardi dell'Alto Adige».

Ho voluto riportare quasi letteralmente il dialogo avvenuto tra il ministro Gruber e me. Il ministro si è mostrato, nel sostenere la tesi che non si era mai parlato di rinunzia territoriale austriaca nei confronti dell'Alto Adige, piuttosto irruente, anche perché egli non attendeva, a mio avviso, questa nostra presa di posizione. Il colloquio ha assunto un tono di vivace dialettica, quando da parte mia gli ho controbattuto che non era concepibile una distinzione fra rinunzia morale e rinunzia giuridica. Comunque ho tenuto durante tutta questa discussione a mantenere fermo il principio della rinunzia austriaca alla rivendicazione sull'Alto Adige, principio questo riconfennatomi dal telegramma di V.E.

Il) Nella seconda parte la conversazione ha assunto un tono più direttamente cordiale e Gruber -e di conseguenza anch 'io -ha abbandonato la sua posizione di durezza, preferendo riesaminare i nostri rapporti relativi all'Alto Adige in una atmosfera di reciproca comprensione, atmosfera che del resto aveva sempre circondato le nostre precedenti conversazioni.

Il ministro Gruber mi ha voluto subito riconfermare di essere rimasto stupito ed addolorato per il discorso del presidente Renner. Egli mi ha detto di non aver avuto conoscenza dell'intenzione di Renner di tenere un discorso politico ad Innsbruck che ... a discorso avvenuto. Suo primo pensiero era stato quello di staccare la propria responsabilità; poi aveva deciso che la migliore cosa fosse quella di attutire, di «paralizzare» l'impressione prodotta con altre sue dichiarazioni ad Innsbruck. Mi ha spiegato che il presidente Renner ha un carattere impulsivo e sentimentale, talché deve essersi lasciato prendere dalla suggestione dell 'ambiente locale nell'esprimersi in un modo quanto mai inopportuno. Il ministro mi ha ripetuto che comprendeva perfettamente come V.E. e l'opinione pubblica italiana fossero rimaste colpite da tale discorso; per quanto lo concerneva egli mi assicurava di aver fatto al presidente tutti i rilievi del caso e di averne avuto promessa di evitare in avvenire simili «incartate».

Premessomi questo , il ministro Gruber, sollecitato dai miei rilievi che il discorso del presidente rimetteva in discussione l'atteggiamento austriaco nei confronti dell'Alto Adige, mi ha nuovamente ripetuto che nel momento in cui si erano svolte le trattative e si era concluso l'accordo di Parigi non sarebbe stato possibile per lui parlare di rinunzia dell 'Alto Adige. D'altra parte era essenziale che tale accordo corrispondesse perfettamente alle normali esigenze di vita degli altoatesini. Questi, una volta ottenuto quanto desideravano, non avrebbero avuto più né il modo né la giustificazione di lamentarsi del trattamento da parte italiana. La sua preoccupazione, più che di risolvere una controversia storica tra i due Paesi , era stata quella di costituire le condizioni basilari di buon vicinato e la collaborazione fra Italia e Austria. Tutto il resto non era praticamente essenziale ai fini che egli e il presidente De Gasperi si erano immediatamente prefissi. Gruber è convinto che la questione dell'Alto Adige non possa essere risolta tanto con formule precise e giuridiche di un trattato, quanto, da un lato, con la buona volontà italiana di concedere al gruppo etnico di lingua tedesca i diritti contemplati dall'accordo De Gasperi-Gruber e, dall'altro, con lo spirito di amicizia che l'Austria sentirà per l'Italia una volta che sia eliminato questo punto di attrito tra i due Paesi. Egli era persuaso, e teneva ad esprimere questa sua persuasione a

V.E., che, regolata la questione delle opzioni, tutte le difficoltà e le incomprensioni

sarebbero cadute e che sarebbe stato allora facilissimo giungere a quei cordiali rapporti tra i due Paesi che egli aveva sempre auspicato. Il ministro Gruber ha dato, come sempre, alla sua perorazione un tono di apparente sincerità.

Gli ho risposto che io mi ero convinto, durante il periodo della mia missione a Vienna, di questa sua intenzione di trovare in una collaborazione tra Italia ed Austria il superamento della questione altoatesina. Gli facevo comunque osservare che l'ltalia era stata però la prima ad iniziare questa politica, poiché fino dal 1945 il Governo italiano aveva emanato numerose disposizioni che davano alla popolazione allogena altoatesina tutte le possibilità di vivere, di lavorare e di sviluppare il loro particolare carattere etnico in un nuovo clima politico. Quando fu concluso l'accordo di Parigi, molte tra le esigenze altoatesine ivi previste avevano trovato già la loro formulazione in leggi e decreti italiani.

In contrapposizione a questa volontà italiana di favorire la pacifica convivenza dei due gruppi etnici nell'Alto Adige e di riconoscere i loro diritti, noi dovevamo constatare la tenace volontà degli altoatesini di lingua tedesca di approfittare di queste concessioni per creare un nucleo estraneo all'Italia che voleva gravare verso l'Austria e che in Austria trovava ispirazioni ed aiuti. Ora da parte austriaca niente era stato fatto perché questa sensazione crescente di sfiducia italiana fosse dissipata . Si erano avute invece le dichiarazioni del Parlamento e quelle del presidente Renner.

Desideravo che il ministro Gruber conoscesse come per raggiungere un'intesa fra i due Paesi, prima condizione dovesse essere quella di stabilire il senso di reciproca fiducia. lo mi auguravo , per questi nostri rapporti, che la sua persona restasse a lungo a!la direzione della politica estera austriaca, ma mi sembrava che le sue direttive per la politica italiana e la sua interpretazione dell'accordo di Parigi fossero troppo personali , perché d·a parte italiana non si sentisse la necessità di qualcosa di più concreto che superasse le contingenze di tempo e di persona e diradasse ogni sensazione di sfiducia. Ed a questo proposito gli facevo osservare come non avessi mai sentito esprimere dalla bocca di una personalità austriaca e dalla sua stessa una dichiarazione che assicurasse il Governo italiano sulle leali intenzioni degli altoatesini e che indicasse la disapprovazione del Governo austriaco per tutte le attività più o meno nascoste e più o meno influenzate da circoli austriaci tendenti ad una politica irredentistica in Alto Adige.

Gruber mi ha risposto dicendomi che comprendeva questa nostra esigenza, e che era pronto a venire incontro a questo desiderio italiano di chiarificazione, ma che avrebbe voluto e potuto farlo solo quando gli fosse stato possibile convincere austriaci e altoatesini della buona volontà italiana , che sarebbe stata confermata dal sollecito regolamento delle opzioni.

Ho rilevato a questo proposito che la decisione di V.E. in merito alla richiesta austriaca di conversazioni orali dirette doveva certo essere stata rinviata in attesa della risposta in merito alla protesta da me formulatagli per il discorso di Renner, risposta che avrei naturalmente subito riferito a Roma.

La nostra lunga conversazione, nel corso della quale sono stati esaminati anche problemi di politica generale, si è conclusa con la preghiera di Gruber di non ritenere il discorso del presidente Renner come remora alle decisioni di V.E. Egli desiderava anzi che io ripetessi a V.E. la sua convinzione che il regolamento del problema delle opzioni fosse la questione più urgente per contribuire alla pacificazionc degli animi cd alla collaborazione fra l'Austria e l'Italia .

558 l Vedi D. 55 2.
559

L' INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 13559/788-789. Londra, 5 ottobre 194 7, ore 12,55 ( per. ore 19,30 ) .

Mio telegramma 779 1• Col prossimo corriere invio lettera Halpern. Ne riassumo intanto contenuto e con esso commenti che per ovvi motivi egli ha fatto soltanto a voce.

Halpern scrive ritenere che si mi sura qui valore politico e psicologico che mandato coloniale riveste nostri occhi; personalmente spera in una soluzione non <<indebitamente antagonistica».

Non vi è, per quanto concerne flotta, indizio che Ammiragliato voglia moditìcare atteggiamento negativo accettato dal Governo. Halpern non ritiene venuta Carandini possa sensibilmente modificare questo stato di cose pur confermando sua presenza tornerà in qualsi asi momento più che gradita data «eccezionale posizione» acquistatasi.

Verbalmente Halpern ha confermato motivi che non consentiranno manifesta presa di posizione per le colonie, ma ha notato qualche maggiore ricettività in materia, naturalmente Cirenaica esclusa. Osservo che d'altra parte non si era mai perduta occasione per sottolineare al Foreign Office come delle opinioni finora espresse quella del Governo britannico fosse la sola considerata in Italia nettamente ostile.

Informazioni fornite da Halpern per quanto concerne flotta collimano con contenuto mio telegramma n. 763 2 .

Foreign Office ha ampiamente documentato nostre richieste alla cui accettazione peraltro si oppone irremovibilmente Ammiragliato. Quando questione è stata portata di fronte al Gabinetto, Bevin non avrebbe mosso obiezione in armonia con atteggiamento, che sembra regola del Governo, di non opporre resistenze alle richieste dei militari. Halpern ha citato caso della Palestina nel quale opinione Montgomery avrebbe determinato annunzio ritiro della Gran Bretagna.

Perché si ritorni sulla faccenda occorrerebbe pertanto fosse riesumata la cosa attraverso energica presa di posizione di Bevin o che Ammiragliato prendesse inizia tiva modificare proprie decisioni. Ambedue queste ipotesi sembrano di ben poco probabile realizzazione salvo nostra azione fortunata.

Indipendentemente da opera di persuasione che V.E. potrà esercitare su Bevin mi permetto esprimere opinione che, dati eccellenti rapporti che legano i due uomini, terreno potrebbe essere utilmente preparato da ambasciatore Carandini che dovrebbe in tal caso affrettare sua venuta. Anche con scarsa speranza di riuscit a sembra valga la pena tentare giacché non vedo si possa fare danno. Malgrado quanto ha scritto, anche Halpern ha convenuto su utilità colloquio Bevin-Carandini come pure che questi, una volta qui, potrebbe cercare raggiungere Ammiragliato per qualche via .


559 l Del 1° ottobre, anticipa va la no tizia di questo colloquio. 2 Vedi D . 527 .

Condivido impressione Halpern che tanto Foreign Office che codesta ambasciata britannica siano molto vicini al nostro punto di vista che avrebbe probabilmente finito per preva lere se, con presente amministrazione, Ministero a ffari esteri britannico non avesse perduto in autorità a favore degli organi tecnici.

560

L'AMBASCIATORE A NANCHINO, FENOALTEA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 13558/134. Nanch ino , 5 ottobre 194 7, ore 18,50 1 (per. ore 19,30 ) .

Riferiscomi mio 124 2 .

Questo vice ministro esteri, con il quale ho nuovamente sollevato questione posizione cinese in discussi one O .N.U., mentre per quanto riguarda nostra ammissione mi ha detto che voto fav orevole Cina ci era acquisito in ogni caso, circa revisione mi ha confermato atteggiamento Cina essere in questo momento dominato da profonda preoccupazione riguardo politica americana Giappone e necessità, imposta a diplomazia cinese da opinione pubblica , non creare precedenti che a Giappone possano comunque giovare. «Malgrado ciò -ha test ualmente affermato -potete essere certo che non voteremo contro». Ha anche tenuto aggiungere che in seno Comitato Cina avrebbe votato a favore se da suo voto fosse dipesa formazione maggioranza .

Ho nuovamente insistito che Cina può sempre evitare che deliberazioni in fav o re Italia costituiscano precedente per Giappone motivando voto favorevole con cobelligeranza. Ho espresso fiducia G overno italiano che atteggiamento Cina prossime discussioni circa revi sione non deluda aspettativa suscitata da incoraggiamento nota marzo scorso. Ritengo questo Governo orientato, nel contrasto fra amichevoli disposizioni nostro riguardo ed anzidette preoccupazioni , verso mantenimento a tteggiamento astensione. Su sua decisione finale influiranno tuttavia:

l) atteggiamento Gran Bretagna e Francia che Cina, anche in vista futura Conferenza pace Giappone, non intende urtare su problemi europei ma che essa probabilmente seguirebbe ove votassero nostro favore;

2) attese decisioni americane circa assistenza G overno Nanchino dalle quali dipenderà, su questioni italiane come su altre, più stretto allineamento delegazione cinese con quella Stati Uniti.

Essendo ritorno ministro esteri previsto fra dieci g10rm riservomi ulteriori comunicazioni 3 .



2 Vedi D. 325.


3 Vedi D. 684 . Ri cev ut a la ritrasmi ssio ne di questo telegramma, l' osserva to re presso l'O.N.U., Mascia , rispose: << Delegato perm a nente Cina accoltomi viva cordialità ed ass icuratomi piena collaborazione ed a ppoggio in generale ed in particolare per questi one ammissione su lla qu a le però non nutre grandi speran ze nella presente sessione . Circa q uestione revisio ne egli mi ha confe rmat o d ichiarazione fa tt a Nanchino ad ambasciato re Fenoaltea» (T. s. n.d . 14136113 del 17 ottobre).

560 l Ora locale .
561

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13567/157. Varsavia, 5 ottobre 1947 (p er . ore 10,30 del 6 ) 1 .

Stampa annuncia grandissimo rilievo conferenza infom1ativa avvenuta Varsavia fra rappresentanti sette partiti comunisti Europa orientale e partiti francese italiano, presenti tra altri Zhdanov Duclos Longo Reale.

Comunicato informa costituzione ufficio collegamento e informazione fra nove partiti con sede Belgrado che disporrà organo stampa periodico in francese e russo.

Contemporaneamente diramato primo manifesto ai popoli sulla situazione internazionale contro imperialismo e in difesa pace stigmatizzando politica Stati Uniti, laburisti inglesi , Blum, Schumacher e Sargent.

562

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE

L. 1680 SEGR. POL. Roma , 5 ottobre 1947.

Mi riferisco a quella pa1·te del tuo 783-84 1 che si riferisce alle colonie richiamando il punto D del vostro precedente telegramma 541 2 .

Su questa questione il ministro si propone di illustrare a Bevin i concetti esposti nel documento che hai avuto istruzione di presentare al Foreign Office e che io ho rimesso a Ward (telespresso del ministero n. 1639)3 e di esporre i nostri desiderata in altre questioni di dettaglio pure importanti per noi. Per quanto si riferisce a queste ultime, mi richiamo al nostro telespresso n. 991 del 18 giugno4 e ti pregherei di interessare sin d 'ora il nostro esperto Cerulli, che è costì, ad esaminare con te gli appunti allegati a detto telespresso e a riassumere quelle questioni che non siano nel frattempo da considerarsi superate e che potranno essere riprese verbalmente in occasione della visita. Ciò a guadagno di tempo e per avere pronto il nostro materiale di discussione 5 .




2 Vedi D . 109.

> Vedi D . 540.


4 Vedi D. 69.


5 Per la risposta vedi D. 627.

561 l Manca l'indicazione dell'ora di partenza. 562 l Vedi D. 553.
563

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 892/3096. Parigi, 6 ottobre 1947 1 .

Ho letto con molto interesse la lettera n. 1575 del 15 settembre2 ed il dispaccio

n. 1585 del 19 settembre3 .

Come ho già riferito col mio telespresso n. 855/2941 del I o corrente4, l'impressione generale francese è che, attualmente, noi siamo un poco ottimisti circa l'Inghilterra. Evidentemente i francesi hanno, ed avranno sempre, la tendenza di esagerare le opposizioni britanniche per magnificare la loro opera: tuttavia, per quanto non debba essere io a pronunciarmi, non posso esimermi dal pensare che un po' di ottimismo ci sia. Se per esempio dovessi giudicare dalla mia ultima conversazione con un nostro comune amico che Carandini mi ha sempre detto essere «mollo bene informato» dovrei dire che siamo molto e molto lontano dalle nostre tesi, anche le più ridotte. Mi sono talvolta domandato se, come gli altri casi, non ci troviamo di fronte ad un atteggiamento del Foreign Office più favorevole a noi, ma che dovrebbe essere adottato -ed è ancora lontano dall'esserlo --da altre istanze: il consiglio di Sargent di appoggiarci sui francesi potrebbe essere interpretato in questo senso. Inoltre come le cose si vedono da Parigi viene fatto di domandarsi se e fino a che punto oggi la decisione è prevalentemente in mano britannica: un anno e mezzo fa è stata l'Inghilterra a fare naufragare delle proposte più favorevoli a noi: mi domando se oggi basterebbe un revirement britannico.

Abbiamo noi un'idea dell'atteggiamento della Russia? I francesi --e gli altri inglesi di qui -non ne sanno niente . Ne sappiamo qualche cosa di più noi? L'ultima conversazione che io ebbi con Vyshinsky sull'argomento fu piuttosto non-committal. Mi disse, se ben mi ricordo, «noi abbiamo fatto una proposta che non è stata accettata: se questa proposta sarà ripresa da qualcuno, noi non ci opporremo».

Ora quale era la proposta russa? È bene precisarlo perché la stampa italiana e la stampa francese ripetono ora quello che si disse all'epoca: che la Russia aveva proposto il trusteeship italiano: il che non è del tutto esatto. La Russia cominciò col chiedere che le colonie fossero distribuite, chiedendo per sé la Tripolitania, e un po' più in sordina l'Eritrea. Poi propose che le quattro colonie fossero distribuite in trust eeslujJ ai Quattro Grandi, una per ognuno, con un vice amministratore italiano ed un consiglio di amministrazione composto da rappresentanti dei Tre altri Grandi che non avevano, nella data colonia, l'amministratore. Avanzò poi finalmente come sua ultima proposta che l'amministratore di ognuna delle quattro colonie fosse italiano, il vice amministratore uno dei Quattro Grandi in modo che ognuno ne avesse una, ed il consiglio di amministrazione composto dai rappresentanti degli altri tre. Non era quindi, come si vede, un vero e proprio trusteeship



2 Non rinvenuta.


3 Vedi D . 485. nota 2.


4 Vedi D. 544.

italiano: di questo dettaglio oggi pochissimi si ricordano, ma i russi se ne ricordan o certamente. Chi potrebbe avanzare adesso una proposta di questo genere? Non certo i francesi, né noi. se avessimo voce in capitolo. Ciò significherebbe infatti uno zampìno russo in tutte le nostre colonie: e uno zampino russo piuttosto grosso : questo quintumvirato dovrebbe funzionare all 'unanimità, e l'esperienza di molte altre istituzioni ci fa sapere quello che i russi intendono per unanimità. Credo quindi che sarebbe l'ultima cosa che oggi incontrerebbe il favore americano.

I russi nell 'appoggiare il nostro trusteeship hanno voluto, fra l'altro, fare un tentativo di dirigere il nazionalismo italiano in altre vie che non quelle dell'irreden tismo della Venezia Giulia . Questo voltatàccia, inatteso, non fu infatti un fenomeno isolato: faceva parte di una serie di avance.s·, fatteci sia direttamente, sia a mezzo di stampa e che, nel loro insieme -come ebbi occasione di segnalare a suo tempo da Mosca -· costituivano un tentativo di risollevare la teoria del Mare nostrum, naturalmente in funzione anti-inglese, facendoci intendere che se avessimo rinunciato ad una politica adriatica avremmo potuto avere l'appoggio della Russia per una politica mediterranea: tutte queste avances non ebbero alcuna risposta da parte nostra, e fu anzi da a llora che cominciò a cristallizzarsi l'idea russa che con l'ltalia non c'era più niente da fare. In ultima analisi poi i russi, convintisi che non c'era per loro la minima chance di avere una parte delle nostre spoglie coloniali, si son detti: meglio che esse vadano all'Italia -con zampino russo -piuttosto che all'Inghilterra. Ma, e anche questo lo segnalai a suo tempo, perché i russi restassero su questa tesi era necessario che essi fossero convinti che dare le colonie all'Itali a non fosse praticamente la stessa cosa che darle all'Inghilterra od all'America. Ora data l'opinione che essi hanno -e che non è in nostro potere di cambiare -che oggi Italia =anglosassoni, dubito assai che essi siano attualmente così favorevoli alla loro restituzione, sia pure limitata a noi.

Quali saranno poi in realtà le proposte russe, questo da Parigi non mi sento di pronosticarlo: forse l'indipendenza completa, forse per l'Eritrea e la Somalia l'annessione all'Etiopia, e per la Libia all'Egitto; è forse più facile dire che diranno esattamente il contrario di quello che desiderano gli americani.

E quali sono le idee degli americani? Se non ci sono a questo riguardo delle comunicazioni da Washington che io non conosco, mi sembrerebbe che non siamo molto illuminati in proposito. Quanto dicono i francesi circa una evoluzione in senso meno negativo da parte degli americani verso le potenze coloniali in genere è probabilmente esatto: però da voci varie, difficili a controllare ma nelle quali qualche cosa ci deve essere di vero, si direbbe che questa evoluzione americana dovrebbe essere precisata : essi hanno in merito piani vari, ma grandiosi , di penetrazione economica di certi territori coloniali: per un momento hanno ritenuto che dei governi indipendenti, aiutati dall'America fossero, a questo rispetto , più facili a maneggiare che non le vecchie amministrazioni coloniali: poi essendo venuti alia conclusione che i nuovi Governi, nazional-comunisti, mettiamo di lndocina e delle Indie olandesi sarebbero stati invece assai meno manovrabili, evolvono verso una politica di appoggio alle antiche amministrazioni, ma at a price.

Ora, anche facendo un largo margine alla bestialità dei nostri geologi, si direbbe che nelle nostre colonie non ci siano grosse risorse che possono interessare gli americani : le nostre colonie potrebbero invece -specie la Libia -interessa re l'America dal punto di vista strategico; e forse solo dal punto di vista strategico.

Personalmente io mi domando se non ci sia qualche cosa di vero nelle voci che qui circolano che l'America pensa a chiedere il mandato per la Tripolitania e per la Libia intiera per sé. Pensiamo un po' logicamente: gli americani stanno facendo una politica mediterranea attiva: questa politica non si può farla senza punti di appoggio: non sarà certo l'Inghilterra che cederà Malta o Gibilterra: la politica può dare una certa base di appoggio generale in Grecia , Turchia od Italia ma questo può non bastare: quale migliore occasione della Tripolitania, o della Libia, attualmente res nu/lius?

Notisi che non sarei affatto sorpreso che si tratti oggi dell ' idea di qualcuno, solamente; ma del passo che vanno le cose, nei rapporti fra Russia ed America , un ' idea di questo genere può maturare molto rapidamente. Ma è tuttavia una ipotesi che va considerata con attenzione poiché essa può cambiare molti dati del problema, quali essi si presentavano fino ad oggi. Se l'America realmente vuole il Nord Africa per sé allora <<lasciate ogni speranza ... » a meno che noi siamo disposti ad entrare in compartecipazione con gli americani, sia con la formula mandato a noi e basi agli americani , sia con la formula mandato agli americani e nostro contributo nella valorizzazione -mi piace la formula --specie agricola della zo na.

I francesi, ripeto, so no interessati a che no i restiamo nell'Africa ; specificherei però, soprattutto nell 'Africa del Nord: Eritrea e Somalia sono per loro meno interessanti. l francesi lo desiderano perché niente sarebbe loro meno gradito che di vedere la Lega araba, in forma diretta o indiretta, installarsi alle loro frontiere: forse -e qui sono un po ' malvagio -con la segreta speranza che i desideri frustrati della Lega araba e le inevitabili difficoltà di una nostra riinstallazione, ci permettono di sostituirei a loro nella non ambita posizione di nemico numero uno del mondo arabo, primato che oggi senza dubbio è detenuto dalla Francia. Comunque i francesi so no abbastanza intelligenti e logici per capire che l'Italia, cacciata dall 'Africa, malgrado le intenzioni del Governo italiano, finirebbe fat almente per buttarsi a tutt'uomo dalla parte degli arabi e potrebbe dare non pochi fastidi all'Impero francese.

Ma detto questo, temo che l'interpretazione che noi diamo ad una politica di solidarietà franco-anglo-italiana in Africa del Nord sia assai più vasta di quella che le danno i francesi. I francesi la intendono oggi, più che altro, come una coope razione di polizia ; ma non credo siano affatto maturi per una politica attiva di collaborazione, per esempio nel campo della va lorizzazione demografica italiana , a nche nell ' Africa francese: ossia, vedrebbero con piacere una immigrazion e, anche forte, di manoeuvres italiani , con piena libertà di naturalizzazione: ma non sono affatto disposti ad incoraggiare. nemmeno forse ad ammettere, una immigrazione di elementi italiani dici a mo così dirigenti. Può essere che se noi riusciamo a fare l'unione doganale. e cioè a rivolu zionare i rapporti fra Italia e Francia, col tempo questa attitudine cambi. Ma i tempi non sono ancora maturi: quindi bisogna andare un po ' cauti nel parlare di questa collaborazione per non spaventarli: e bisogna andare cauti nel parlarne anche con gli inglesi, perché quello che si dice a Londra arriva molto facilmente a Parigi.

Ho detto, e ripeto, che su questo atteggiamento francese si può contare, perché corrisponde ad un interesse francese: però specifico che l'interesse francese è piuttosto limitato all 'Africa del Nord: e che comunque l'intensità di questo appoggio francese dipenderà in larga misura dalle nostre relazioni generali con la Francia. Così per esempio ogni qualsiasi accenno ad una ripresa della politica tunisina di vecchio stile non faciliterebbe certo la situazione: e i francesi sono sospettosissimi su questo punto. I francesi , che non cambiano mai , hanno un debole per la loro generosità, e per la riconoscenza degli altri verso la generosità francese. Durante questo periodo in cui avremo bisogno dell'aiuto francese , e almeno fintanto che noi riterremo di averne bisogno è una corda che bisogna che noi tocchiamo: e non abbiamo paura di esagerare.

Ho voluto ripetere tutto questo per rilevare quanto sia delicata l'opera diplomatica da svolgere c quanto fluido il terreno su cui dobbiamo lavorare. Tanto più oggi che si presenta una possibile nuova difficoltà che non so come si farà a girare: qui si parla sempre di mandato dell'O.N.U.: come si fa ad affidare il mandato dell 'O.N.U. ad uno Stato che non ne fa parte?

Resta a vedere il lavoro di preparazione e di propaganda nell'opinione pubblica internazionale. A questo riguardo mi permetto di fare alcune osservazioni all'appunto di cui alla lettera n. 1575:

1) temo che noi mettiamo troppa enfasi sulla questione della colonizzazione ~ -o valorizzazione che dir si voglia ~ -delle nostre colonie, specie dell'Africa del Nord. Sono argomenti che faranno senza dubbio una grande impressione sul maresciallo Smuts, ma dubito che il loro effetto sia altrettanto grande altrove . Prima di tutto sono i francesi , e gli inglesi , con tutta la diffidenza che resta in fondo al loro animo verso l'Italia avvenire, proprio così entusiasti all 'idea di vedere costituirsi nell'Africa del Nord una potente base demografica italiana? Ne dubito , anzi per i francesi non esiterei a esprimermi in senso più negativo: essi hanno in vista, secondo me , la conservazione di quello che resta: punto e basta. Vorrei spiegarmi meglio: la Tripolitania, la Libia, dopo essere state per decenni uno scatolone di sabbia, una collezione di deserti , sono adesso diventate di colpo per noi delle specie di terre promesse, che potrebbero da sole risolvere o quasi il problema demografico . Sono voli pindarici di propaganda, mi si dirà, ma qui c'è molta gente che ci crede: i francesi, per tanti decenni, hanno risposto alla nostra insoddisfazione coloniale sostenendo che le colonie che avevamo erano più che sufficienti: ora facciamo attenzione: l'idea di un 'Italia appoggiata in Africa su una vera e grossa base demografica potrebbe diventare per i francesi altrettanto déterrent quanto una Lega araba. Non ci facciamo illusioni; qui , in Francia, per lo meno, a questa ltalia del futuro democratica, pacifica, tranquilla che noi vogliamo rappresentare non ci crede nessuno o quasi: tutti si aspettano di rivedersi fra qualche anno l'Italia agitata , scontenta , di destra o di sinistra non sanno, ma comunque nazionalista e ferocemente nazionalista.

Ma uno scoglio anche più grosso sarà in questo l'elemento arabo: non dubito ~ -non conosco affatto le nostre ex colonie -che sia esatto quello che noi diciamo delle simpatie indigene per la nostra amministrazione: ma ci saranno anche in Libia dei nazionalisti accesi come ce ne sono nel Nord Africa francese : i contenti stanno zitti mentre i malcontenti si agitano : e saranno loro ad avere contatto con tutto questo irrequieto e nazionalista mondo arabo esterno, che ha e, temo , sempre più avrà il suo centro in Egitto. Già vediamo cosa sta avvenendo in Palestina per l'immigrazione ebraica: siamo noi sicuri che non ci sarà una eguale esaltazione per una nostra eventuale emigrazione di massa in Libia? Io personaln1ente non ne sono affatto sicuro. Tanto più che, ai termini del mandato, sarà assai difficile per noi mandare alla forca gli agitati: e la forca in Africa resta sempre un elemento indispensabile di governo.

Per cui, secondo me, di tutti questi progetti di immigrazione dovremmo parlarne il meno possibile: meno di tutto parlarne a Londra: anche se la politica della Lega araba ha dato delle delusioni agli inglesi ci saranno certamente, specie al Colonia! Office, dei die hards, e saranno questi i primi a fare arrivare alle orecchie degli arabi i nostri progetti di europeizzazione dell'Africa del Nord ; e il giorno in cui questo sarà arrivato agli orecchi degli arabi, voglio vedere che pandemonio scappa fuori. Quindi per carità, di questi progetti non ne parliamo ; né nella nostra stampa, né alle cancellerie straniere; pensiamoci pure ma teniamoceli per noi.

2) Io temo che noi non ci siamo ancora resi conto che imperfettamente di quanto la nostra attività per le nostre colonie sia , dal Iato propagandistico, impostata in forma e con formule che non corrispondono più ai tempi. È troppo chiaro che noi intendiamo il mandato dell'O .N.U. come un mandato della Società delle Nazioni, ossia una foglia di fico per coprire la parola colonia. I francesi sono certo quelli che su questo punto hanno meno scrupoli di tutti , ma anche loro arricciano il naso ; figuriamoci gli inglesi e gli americani, e tutti gli idealisti dell'O.N.U. Per parlare francamente , dietro a tutti i nostri progetti si vede troppo apertamente lo zampino dei funzionari dell'Africa italiana che vogliono ritrovare i loro posti . Non li giudico , difendono il loro pane quotidiano, anch'io al loro posto farei lo stesso: ma il mondo non s'interessa a loro, anzi sono terribilmente passati di moda. Oggi si deve parlare di indipendenza, di selfgovernment, si deve parlare di indigeni e non di italiani: ossia esattamente il contrario di quello che noi facciamo.

Noi dovremmo fare quello che farebbe l'Inghilterra al nostro posto. Per la Cirenaica si è già provveduto con un emirato senussita: non so se si possa trovare un re od un principe di Tripolitania; se no facciamone una repubblica; bisogna trovare un principe per l'Eritrea, uno per la Somalia. Bisogna sostenere che esiste una nazionalità tripolitana , eritrea e somala, che aspira all 'indipendenza, e che l'Italia appoggia per l'indipendenza. Gli inglesi hanno perfino inventata una nazionalitù transgiordanica , dopo questo cosa non si può trovare?

Scherzi a parte, bisogna che noi non perdiamo di vista che cosa è il concetto, apparente quanto si vuole , ma fondamentale del trusteeship: è la creazione di un nuovo Stato che non può camminare con le sue sole gambe, e di cui si affida, nel suo interesse e sotto la stretta sorveglianza delle Nazioni Unite, la tutela temporanea allo Stato X. Quindi quando noi parliamo di interessi, di sentimenti italiani nelle nostre colonie, noi siamo terribilmente fuori di strada. E, aggiungo, fino a che noi resteremo su questa strada, noi non riusciremo ad avere nelropinione pubblica mondiale nessuna simpatia per le nostre richieste, non solo, ma renderemo assai diftìcile anche al governo più benevolo di sostenere le nostre tesi.

Bisogna che noi cominciamo col dire che noi vogliamo che le nostre ex colonie siano indipendenti, indipendentissime : che cominciamo col dire come sarà, o come dovrebbe essere o rgani zzato, questo Stato nuovo ad essere del tutto indipendente ; bisogna che parliamo in termini di common wealth italiano di libere Nazioni, e non di colonie italiane. Noi su questo argomento non abbiamo fatto -che io sappia -pratica mente nulla , abbiamo perduto un tempo prezioso ed abbi amo creata contro di noi un'opinione pubblica che pesa. Dobbiamo met terei per questa strada subito , senza perder tempo ; creare cioè subito una formula nostra del futuro mandato, che, se indovinata bene e lanciata bene, può a nche diventare la formula intorno a cui si finirà per di scutere a Londra; e il discutere intorno ad una nostra formula può essere il primo passo per il mandato a noi. Tutti sanno poi che va lore hanno ques te formule: ma bisogna che siano buone per i tempi moderni.

Mi si dirà che l'opinione pubblica italiana non è preparata a questo: non discuto ch e questo sia esatto; ricordiamoci però che le nostre colonie sono in mano ad alt ri, e non in mano alla nost ra opinion e pubblica e che le formule, gli atteggiamenti , le prese di posizione che più piacciono all 'opinione pubblica italiana, so no , in questo campo, quelle che più danno ci fanno a ll'estero e che, in ultima an alisi, rischiano di farci perdere le poche chances che a bbiamo .

Per me ques to è un punto maledettamente serio: che se noi non ci decidiamo subito a mettere la questione coloniale nostra su questa strada e se no n provved iamo subito ad impian tare una organizzazione di propaganda per questa prese ntazione del nostro caso , in tutto il mond o, tutta la più abile preparazione politica, tutto il più sottile lavorio diplomatico che noi possiamo fare non ci serve ch e a fare un buco nell 'acqua.

C'è una azio ne diplomatica da svolgersi a Londra, a Parigi e a Washington; azione che de ve essere fatta con molta delica tezza. per non secca re. Noi dovremmo più che altro persuadere, ma persuadere senza fretta e regolare la nostra azione sullo sv iluppo del di saccordo fra Alleati. Non sembra proba bile che a Londra si affronti la questione di fondo: ci si vorrebbe limitare a stabilire le moda lità dell'inchiesta : in ques to caso la discussione di fond o comincerà, fo rse, fra un sei mesi. Ma come che sia, cominci adesso , cominci fra sei mesi, è essere facili profeti il dire che sarà una baruffa grossa fra Alleati , baruffa in cui la Russia bloccherà qu alsiasi decisione degli al tri tre. Finché dura questo stato di baruffa, la miglio r cosa che noi possiamo fare è quella di cercare, gentilmente, di persuadere questo o quello che ci può essere anche una soluzione ital iana.

Poi delle due l'una: o russi ed americani si mettono d'acco rd o , il che: è difficile che avvenga se non c'è un se tllement gene ra le; ed è questa l'ipotesi per noi la più pericolo sa perché se si mettono d'accordo si rischi a che sia co me altre volte a spese nostre. Se non si mett o no d 'accordo si potrà riportare la cosa all'O .N .U.: il che non le farà fare un passo avanti perché qua lsiasi decisione dell 'O. N.1.J. no n la si pu ò fare senza il consenso della Ru ssia : co munque, ad un certo m oment o , se non interviene il famoso accordo, si dovrà mettere fuo ri la Russia; saranno gli a ltri tre a dichiarare che non pot endosi mettere d'accordo con la Russia decideranno senza di lei. Ed è a questo momento che a umentano sul serio le nostre chances; poiché se si mette fuori la Russia bisogna metterei den tro l'Italia. È lo strano destino del nostro Pa ese che desidera sincera mente che Russ ia e America si m ettano d 'accordo e che sembra invece destinato a ritrovare un ce rto posto nella politica internaziona le solo là dove la Russia si mette od è messa fuori: così è accaduto per il piano Marshall, così accadrà per l'O.N.U. e così sarà anche per le colonie, temo. Comunque è appunto in vista di questa eventualità, che col passo in cui stanno andando avanti le cose potrebbe avvenire prima anche che sia ritornata la Commissione d'inchiesta, che dovrebbe essere diretta la nostra leggera, delicata opera diplomatica di persuasione.

Riassumendo, l'azione diplomatica deve, a mio avviso , e d ata la fluidità della situazione, l'incertezza dei piani dei Governi agenti , essere lenta, calma, sottile, diretta soprattutto a sfruttare le possibilità che mano a mano si presentino; allo stesso tempo bisogna che noi chiariamo al mondo quello che vogliamo fare , in caso le colonie ci fossero date in mandato, che lo chiariamo in forma consona ai tempi, che sia simpatica a tutte le correnti anti-colonialiste, che sono ancora fortissime in tutto il mondo e specie all'O.N.U.: e questa nostra formulazione dobbiamo invece propagandarla al mondo a grandi colpi di grancassa.

La prego, signor ministro, di voler fermare la sua attenzione su quanto le scrivo; sono fuori d 'Italia e quindi sono, per forza di cose, meno al contatto con la nostra opinione pubblica; ma per questo stesso sono forse molto più al contatto dell'opinione pubblica mondiale, ed è questo che conta ai fini della decisione. Mi creda, se anche noi riuscissimo a persuadere gli inglesi e gli altri ad accettare le nostre tesi, essi si troverebbero in difficoltà grandissime a farle accettare, così come esse sono, all'O.N.U.; se presentiamo le cose sotto altra forma sarà molto più facile per noi persuaderli; sarà molto più facile per loro sostenere tesi a noi favorevoli .

Le chances per noi di restare in Africa sono molto più grandi oggi di quanto fossero un anno fa: e forse maggiori lo saranno in seguito: ma la chiave del successo di quanto stiamo facendo è, ed è esclusivamente, nella forma della presentazione, in una forma consona allo spririto dei tempi. Se noi non lo facciamo , noi perderemo tutto quello che si potrebbe ancora ottenere; e non facendolo, prendiamo di fronte all'Italia una responsabilità gravissima, responsabilità di cui saremo un giorno chiamati a rendere conto.


564 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL RAPPRESENTANTE A PRETORIA, ROCHIRA

T. 14587/23. Roma, 7 ottobre 1947, ore 15,45.

In occasione viaggio maresciallo Smuts Londra per matrimonio principessa Elisabetta sarebbe apprezzata sua visita Roma ove sarebbe ospite gradito del Governo italiano.

V.S. potrà trasmettergli invito ufficiale 1•


563 l Manca l'indicazione della data di arrivo. 564 1 Co n T. 13803/52 del IO ottobre Rochira comunicava l'accettazio ne dell'invito da parte di Smuts.
565

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A VIENNA, COPPJNI

T. 14622/241. Roma. 7 ottobre 194 7, ore 16,15.

Con riferimento a riserve Kripp di cui a n. 5 suoi telegrammi n. 334-335 1 , è opportuno che ella faccia costà subito presente che, in sostanza, esse rimettono in discussione intero progetto contrariamente nostra aspettativa e togliendo, in definitiva, valore allo scambio memoriali già avvenuto. Comunque, non si ha difficoltà ad ascoltare nuove argomentazioni che fossero addotte relativamente all'art. 5 ed alla procedura per riacquisto cittadinanza da parte emigrati. Non è possibile invece alcuna discussione sull'esigenza che anche i naturalizzati non emigrati siano sottoposti al procedimento per riacquisto cittadinanza come già è stato sostenuto al punto 3" dell'ultimo nostro promemoria2 .

In base a questa premessa, essenziale anche ai fini rapido svolgimento consultazioni , si conviene su opportunità far luogo conversazioni proposte che però riteniamo preferibile si svolgano a Roma o in città intermedia quale ad esempio Venezia. Mentre ministero si riserva precisare data, ella cerchi frattanto di conoscere persone che sarebbero designate da parte austriaca 3 .

566

IL MINISTRO A PRAGA, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13653/188. Praga, 7 ottobre 1947, ore 20 ( per. ore 7, 30 del/'8).

Dichiarazione partiti comunisti V arsa via 1 ha causato ambienti politici Cecoslovacchia viva emozione rilevata stampa ieri e oggi.

Rude Pravo rende conto discorso tenuto ministro comunista informazioni secondo il quale dichiarazione rappresenta principio nuova era politica internazionale e inizio offensiva forze progressive democratiche contro piani imperialisti occidentali condotti da Stati Uniti d 'America. Ministro informazioni sostiene offensiva analoga contro reazione e traditori, ed invita forze socialiste questa Repubblica unirsi unico blocco seguendo via iniziata recente accordo comunìsti-socialdemocra tici.

Organo socialdemocratico depreca apertamente avvenimento che sembra fare rivivere intransigenza comunista che avrebbe dovuto essere liquidata con Terza



2 Per la risposta vedi D. 572.


3 Vedi D. 436, Allegato.


Internazionale e potrebbe giovare alla reazione. Secondo stesso giornale, dichiarazione comunisti renderebbe più difficile cooperazione socialista Internazionale.

Vice primo ministro Fierlinger, leader socialdemocratico, ha affermato in pubblico discorso suo partito respinge riesumazione Internazionale ma sostiene spettare Federazione internazionale sindacati operare a favore intesa tutti i lavoratori evitando conflitti ideologici tra le masse.

Organo socialnazionale Svobodne Slavo critica acerbamente dichiarazione comunista osservando in linea pregiudiziale che comunismo internazionale ha invertito fronte ultima guerra accomunandosi Paesi già alleati Germania (tra i quali Ungheria è stata maggiore nemica indipendenza Cecoslovacchia). Partito comunista cecoslovacco che dirige attualmente politica Paese è ora schierato inequivocabilmente fronte opposto Gran Bretagna ed America alleati amici ultima guerra. Critica inoltre attacco personale contro primo ministro e ministro degli affari esteri britannico.

Presidente della Commissione parlamentare esteri Duchacek scrive nel democratico popolare Lidova Demokracia che dichiarazione comunista svela intenzione preparare organizzazione Nazioni comuniste nel preteso caso in cui politica americana causasse disintegrazione O.N.U.: egli sostiene non sarà facile sostituire alla Internazionale proletaria una Internazionale dei nazionalismi .

Dichiarazione Varsavia che può intendersi come risposta piano Marshall può anche spiegarsi ardore recentemente mostrato questo partito comunista per accaparrarsi alleanza socialdemocratica temendo che corrente questo partito potesse sembrare vicina socialisti destra. Secondo Duchacek dichiarazione Varsavia avrebbe significato più offensivo che aggressivo. Riservomi comunicare ulteriormente per corriere.

565 l Vedi D. 499. 566 l Vedi D . 561.
567

IL MINISTRO A SOFIA, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CO RRIERE 13826/099. Sofia, 7 ottobre 194 7 (per. l'II ).

Secondo notizie confidenzialmente assunte, questo Governo -che aveva a suo tempo ricevuto per tramite di questa legazione del Belgio l'invito a partecipare alla Conferenza proposta da sedici Stati per lo studio di un'unione doganale europea -risponderà quanto prima negativamente. La decisione è già stata presa dai ministeri «tecnici» ai quali era stata inviata per competenza dal Ministero degli esteri.

Tale decisione non sarebbe stata peraltro motivata e il Ministero degli esteri starebbe ancora cercando una formula per la risposta che dia al rifiuto qualche plausibile spiegazione.

Sembra comunque superfluo aggiungere che i reali moventi di tale atteggiamento negativo appariscono essere analoghi a quelli che impedirono alla Bulgaria di partecipare alla Conferenza di Parigi per l'esame del piano Marshall.

568

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . 891/3089 1• Parigi, 7 ollobre 1947 (per. l'Il ) .

Ho letto con molta attenzione l'interessante rapporto del ministro Tacoii, trasmessomi con dispaccio n. 16/29153/c . del 16 settembre2 . Vorrei purtroppo che la situazione, quale essa appare da Parigi , fosse meno preoccupante di quanto essa appare vista da Praga: ma non è il caso.

Il ministro Tacoli ha riassunto con molta efficacia il processo graduale con cui , in questi pochi anni , i vari Stati satelliti della Russia sono stati , non sempre spontaneamente, portati a darsi dei governi dei quali i russi si sentano sicuri: e non potrei che condividere le sue apprensioni circa possibili future evoluzioni anche della Cecoslovacchia. È da rilevare, d'altra parte, che un processo analogo, più spontaneo, entro certi limiti, più nascosto ma egualmente efficace si va svolgendo nella zona d'influenza americana. Esso è forse più visibile in Francia ed in Italia, nei due Paesi dove la situazione era, o sembrava, agli americani più delicata. Lo scopo che perseguono i due avversari è esattamente lo stesso: togliere ogni potere di nuocere a partiti o gruppi politici i quali, in caso di conflitto, possono essere considerati come quinta colonna dell'altra parte: e come l'anno che viene vedrà, indipendentemente da quello che ne pensino le popolazioni interessate, un consolidamento dei governi della zona russa in senso veramente democratico o filo-comunista che dir si voglia , così egualmente vedremo nella zona americana, e particolarmente in Francia ed in Italia, una evoluzione definitiva --in quanto c'è qualche cosa di definitivo in questo mondo -verso governi battaglieramente anti-comunisti. Il lavoro di approccio, delle due parti, si sta compiendo rapidamente, e probabilmente continuerà con ritmo accelerato: ma nemmeno il completamento dei lavori di approccio porterà, temo , ad una distensione vera fra i due, perché, nonostante tutti gli sforzi dei governi, resteranno sempre nelle due zone, efficienti anche se silenziosi , gruppi importanti i quali, con azione più o meno clandestina, permetteranno ai due avversari di darsi reciprocamente fastidio, di impedire all'altro di sentirsi su terreno realmente solido nella sua zona.

Questo senso di insicurezza può essere, però, fra gli elementi che ritardino una guerra: la quinta colnnna, i partigiani, la resistenza sono stati, secondo i casi, esaltati

o depressi: la verità vera sul loro valore effettivo , dal punto di vista bellico e della produzione industriale, non la sapremo probabilmente mai: ma l'esempio delle difficoltà di Hitler nel suo Reich europeo hanno creata una speciale psicosi: oggi, e domani, è indubbio che se la guerra dovesse scoppiare fra russi ed americani ci sarebbe una forte quinta colonna americana nella zona russa e russa nella zona americana: può essere che tutti e due aspettino, prima di cominciare, di avere più saldamente in mano, non solo i governi , ma i Paesi.


568 1 Ritrasmesso a Washington co n Telespr. 16/32468/c. 2 Vedi D . 4!8. nota l.

La situazione internazionale non accenna certo a migliorare: basterebbero le cronache dell'attuale riunione dell'O.N.U. A mia impressione gli americani -o almeno alcuni americani -mirano a creare una situazione tale all'O.N.U. che o permetta di metterne fuori la Russia, o che obblighi questa ad andarsene, con tutti i suoi satelliti. E temo che ci riusciranno: i russi come tutti i Paesi dittatoriali sono passati maestri nell'arte di dar dentro a tutte le trappole tese loro dagli anglo-americani. In questo caso l'O.N.U. diventerà una vasta coalizione antirussa, a cui i russi probabilmente risponderanno creando un anti O.N.U., cosa per cui non dovranno fare grandi sforzi, poiché esso praticamente già esiste.

È essere facili profeti il dire che la prossima riunione di novembre, a Londra, sarà un fiasco: c'è chi dice che gli americani, ai fini della loro propaganda interna, saranno obbligati a fare un grosso sforzo di conciliazione, per mostrare alla loro opinione pubblica che hanno realmente fatto tutto il possibile per evitare una rottura . Questo è possibile, ma non sarà uno sforzo reale, sarà piuttosto una nuova trappola: il massimo che possiamo sperare è che si trovi una formula per rinviare ancora lo showdown definitivo: in realtà nessuno dei due può mollare, anche se volesse . La Germania è la posta decisiva: se ai russi riesce di impadronirsi della Germania, tutti i piani americani in Europa sono un castello di carta: se all 'America riesce ad impadronirsi della Germania, tutto il complesso edificio russo dell'Europa orientale avrebbe un valore reale poco superiore a quello della Piccola Intesa. Non resta quindi che la soluzione attuale delle due Germanie: l'uno e l'altro stanno facendo già parecchio per organizzare a modo proprio la loro zona, senza curarsi dell 'altro: non resta ormai praticamente che una piccola cosa da fare: la creazione di due Governi tedeschi: ma anche questo non è che questione di tempo, e forse di poco tempo.

Esiste dunque un pericolo di guerra immediato?

La Russia, secondo me, ha ancora paura della guerra. Quando si dice Russia si dice Stalin: ora Stalin, pur essendo, all'interno, un dittatore come Hitler e Mussolini non si sono mai sognati di esserlo, dal punto di vista persona , è un tipo assai differente. Non è un giuocatore, non ha panache, è prudentissimo, non ama giuocare che a colpo sicuro. È inoltre, per la sua formazione mentale, infinitamente cosciente dell'importanza del fattore produzione per la guerra: il suo ragionamento, ragionamento pubblico del resto, è molto semplice: la produzione russa è di 19 milioni di tonnellate di acciaio all'anno, la produzione americana è di 96 milioni: la guerra moderna essendo una guerra di produzione, alla fin dei conti, quali che siano i successi iniziali, 96 milioni di tonnellate finiscono per schiacciarne 19: ed il lasso di tempo che richiederebbe la preparazione americana per l'attacco alla fortezza Europa, in caso di successo iniziale russo , non sarebbe sufficiente per portare la produzione sovietica ad un livello di sostanziale minore inferiorità. Mi si dirà, e non lo nego, che ci sono dei russi, e soprattutto dei loro amici fuori di Russia che vedono la situazione con maggiore ottimismo: quello che nego è che il loro modo di ragionare abbia una influenza su Stalin per decisioni di questa portata.

Aggiungo a questo altre considerazioni: il popolo russo è stanco, mortalmente stanco: e Stalin lo sa. Tutti questi attacchi che vediamo nella stampa sovietica contro gli scrittori, gli intellettuali, gli scienziati o che so io: sono sintomatici: avremo di nuovo dei processi tipo '37? Non lo so: ma essi significano chiaramente che tutto non va bene in Russia: non che questo possa avere la minima influenza sulla stabilità del regime russo, in tempo di pace: ma sono sintomi di una situazione nella quale non è senza rischio il prendere l'iniziativa di una guerra.

E ancora, l'economia russa ha bisogno di ancora qualche anno per solo rimettersi dei colpi gravissimi subiti durante la guerra: la fusione delle economie della zona con l'economia russa è appena iniziata: non parlo nemmeno dello stato dei trasporti al di là della cortina di ferro: e tutti sappiamo l'importanza dei trasporti per una guerra.

Si potrebbero portare ancora tanti argomenti: riassumo il mio pensiero in questa forma: per molti anni ancora la Russia non è in grado di affrontare una guerra coll'America, e lo sa.

Mi si domanderà: come conciliare questa mia affermazione colla politica della Russia su tutti i fronti? Per me si tratta di una forma sui generis di difensiva e di difensiva disperata. I russi sono ben consci della loro debolezza, sanno che probabilmente gli americani anche loro ne sono consci: questa loro aggressività è diretta a mettere dei dubbi negli americani, a far loro pensare che i russi possano essere più forti di quello che loro pensano: a farli esitare all'attacco. Si noti del resto che questa aggressività russa , lasciamo da parte quella verbale, è in realtà, prudente, in quanto fatta per interposta persona. Quando il revirement dell'America nei riguardi della Russia ha comincia t o ad essere palese (e i russi se ne sono accorti prima degli altri) il loro primo gesto è stato un gesto di prudenza: hanno ritirate le loro truppe dall'Iran e dalla Manciuria: non hanno rinunciato alla loro politica in Iran e in Cina ma hanno continuato a farla per interposta persona: con il partito Tudeh in Persia e con i comunisti in Cina: se va bene, i russi incassano lo stesso: se va male, la Russia non è più esposta in prima persona.

E questa pruden za nell'aggressività continua. Fra le tante ragioni che si danno per l'improvvisa ratifica dei trattati mi azzardo ad avanzarne una di più: per i termini dell'accordo i russi debbono evacuare la Bulgaria: lo possono fare adesso perché la situazione interna è nelle mani sicure di Dimitroff. Ma per la politica estera , soprattutto per la politica greca, la presenza delle truppe russe può essere non solo un principio di corresponsabilità diretta, ma può domani coinvolgere la Russia in un conflitto. Che la Grecia possa dare origini a pasticci grossi lo temo: ma se si arriva al peggio gli Stati coinvolti sono due Stati sovrani , la Bulgaria e l'Albania: se dovesse accadere qualche cosa a loro, la Russia strillerà come una aquila, li aiuterà con tutti i mezzi a sua disposizione, ma non si muoverà in prima persona. È un po ' quello che è accaduto con i tedeschi : i russi hanno fatto il possibile per aiutare la Bulgaria e la Jugoslavia. ma quando i tedeschi si sono decisi i russi hanno brontolato, ma non si sono mossi.

Eguale prudenza vedo, oggi, nella ricostituzione ufficiale del Comintern: lo si costituisce a Belgrado e non a Mosca: se si dovessero avere dei grossi pasticci, Mosca non sarebbe direttamente chiamata in causa.

La conclusione a cui arrivo è quindi che se la terza guerra mondiale dovesse scoppiare per iniziativa della Russia essa non scoppierà, almeno tino a che la Russia non si sentirà sufficientemente preparata dal punto di vista produzione -il che richiede non meno di una quindicina d'anni a volere essere terribilmente ottimista --e fino a che Stalin sarà vivo: perché se è vero che la morte di Stalin può portare a delle lotte interne e quindi ad un indebolimento della Russia , essa può anche portare al potere dei gruppi meno prudenti di lui.

Se si ammette questo. molti rispondono, allora possiamo stare tranquilli perché una grande democrazia come l'americana non può fare una guerra d'aggressione. Mi permetto di avere qualche dubbio.

Quale è la politica americana? È molto di moda oggi il dire che la politica americana nei riguardi della Russia è riassunta nel noto articolo di X nel Foreign Affàirs. Conosco bene l'autore e posso dire che la sua idea è stata sempre quella di contenere la Russia su tutti i fronti in modo da non permetterle il minimo passo avanti. Se questa fosse realmente la politica americana, si potrebbe stare tranquilli perché la Russia si lascierà contenere; strillerà ma resterà, in realtà, nella sua posizione. Ma è la politica di Kennan realmente la politica americana? O piuttosto esiste realmente una politica americana?

Che ci siano degli americani che sono favorevoli ad una guerra preventiva co ntro l'U .R.S.S., questo, spero, non ci sarà negato da nessuno. E questi elementi sono anche facilmente identificabili: i militari la cui influenza sulla vita politica americana va , mi sembra, con mio grande dispiacere, crescendo: dietro di loro i petrolieri, la cui influenza sulla politica americana non è mai stata discussa da nessuno. Ora io temo che la loro in!luenza, o, piuttosto, le loro possibilità siano sottovalutate. Abbiamo avuto un esempio abbastanza recente: è indubbio che la grande massa americana, nonostante tutta la sua antipatia verso il nazismo ed il fascismo, aveva tanta voglia di fare la guerra quanta io di essere impiccato. Eppure Roosevelt è riuscito a fargliela fare: quello che è riuscito a Roosevelt è esso impossibile ad un gruppo sia pure piccolo , ma organizzato e che sa quello che vuole? Mi è stato detto da qualche americano bellicista: abbiamo bisogno di un Pearl Harbour. Ora un Pearl Harbour lo si può facilmente creare: alcune rivelazioni che stanno uscendo fuori in questo momento permettono di dubitare che Franklin Dclano fosse del tutto innocente nell'affare di Pearl Harbour: è un esempio da meditare.

Per mc, come si vedono le cose da Parigi , non c'è dubbio che l' America, o per lo meno alcuni americani , si stanno preparando alla guerra. Resto della mia opinione che il piano Marshall non è che un piano per l' organizzazione dell'industria bellica europea, centrato sulla Germania: lo scopo è evidente. Ma più evidente ancora è la politica americana nel Medio Oriente. I generali americani, a differenza di molti loro colleghi europei. studiano, e pian a no mi si perdoni la brutta parola ---in scala veramente super continentale. Gli americani hanno molto stud1ato la campagna di Hitler contro la Russia e sono convinti che il piano di Hitler nel 1942

paralizzare la Russia coll'occupazione del bacino petrolifero del Caucaso e col taglio dell 'arteria del Volga -era giustissimo; solo che Hitler ci si è preso the wrong IWI_l', volendo arrivarci a mezzo di una scorazzata di molte migliaia di chilometri attraverso tutta la Russia del Sud: mentre la via vera di arrivarci , con poca fatica , era partendo dalla Turchia e dall'Iran: ed è appunto questo che gli americani stanno prepa rando.

rl piano militare americano, come lo vedo io , è veramente gigantesco: organizzazione dell'Europa occidentale per poter attaccare l,a Russia ed obbligarla a concentrare la maggi or parte delle sue forze lungo la via di attacco tradizionale dall'Europa. Organizza zione del Giappone e della Corea per poter sferrare l'attacco anche dall'Estremo Oriente: non so se essi pensino anche alla Cina, forse meno. ma comunque anche questo è un fronte che i russi non possono sguarnire. Attacco aereo dall'Artico, per raggiungere i centri che la Russia ha creato in regioni poco accessibili dall'Europa o dall'Estremo Oriente: in ultimo offensiva militare, destinata a dare il colpo decisivo, dal Medio Oriente.

Mi si dirà che io mi lascio trascinare dall'immaginazione. Eppure se ella accetta questa mia idea come una ipotesi, si vedrà subito che tante piccole e grandi cose della politica americana -parlo soprattutto della politica militare -che si vedono un po' dappertutto, anche in Italia, tutte fìt in come in un puzzi e ben congegnato. I russi da parte loro, questo piano lo vedono, lo temono e questo spiega fra l'altro il loro nervosismo, la loro aggressività apparente, ma anche la loro prudenza.

In complesso però, anche se si accetta la mia ipotesi della preparazione americana, questo dovrebbe !asciarci un certo lasso di tempo . Per realizzare una preparazione di questo genere, anche con i mezzi americani, che non vengono poi così rapidamente, ci vogliono alcuni anni: ed in alcuni anni molte cose possono accadere. Quello che temo invece più di tutto, come un fattore che potrebbe accelerare i tempi, non sono tanto degli incidenti, anche grossi, quanto la crisi economica americana.

I russi ci sperano, come su di un elemento che possa mettere, per un certo tempo almeno, l'America fuori di causa: ma i russi, fra le molte altre loro qualità, hanno anche il dono di sbagliarsi sempre nelle loro previsioni sugli effetti dei fenomeni economici: questo, e qualche altro elemento, mi fanno temere che se domani ci dovesse essere una vera crisi americana, molti americani invece di cercare di risolverla con la dole o con un altro New Dea! potrebbero essere tentati a risolverla con una bella guerra alla Russia: e potrebbero anche riuscirei.

Riassumendo: salvo che per l'incognita della crisi americana o della morte di Stalin, non credo sia il caso di prevedere una guerra fra Russia ed America nei prossimi anni . Ma purtroppo non prevedo nemmeno la distensione fra i due avversari, e quindi non prevedo la pace per noi poveri disgraziati europei. Siamo, e senza possibilità di farci molto, gli oggetti, sul piano interno, della lotta fra i due colossi : e noi e i francesi , che siamo i due punti più nevralgici di questa lotta nella zona americana, potremo considerarci ben fortunati se questa lotta non ci trasformerà, per un tempo almeno, in una nuova Spagna od in una nuova Cina.

569

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U. , MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13699/1. NeH ' York, 8 ottobre 1947, ore 7,34 (per. ore 8,30 del 9) .

In breve visita Washington ho stabilito utilissimi contatti con ambasciatore, ambasciata e Dipartimento di Stato. Con ambasciata è stata concordata organizzazione lavoro in tutti settori che trattano con O .N .U ., secondo linea azione così efficacemente svolta in questo campo con Dipartimento di Stato. Ambasciatore mi ha munito lettere accreditamento e presentazione per delegazione americana.

Ho fatto ieri visita Trygve Lie il quale è stato largo aiuti per espletamento mio compito; egli ha tenuto a farmi sapere Stato autore di una risoluzione tendente fare ammettere tutti gli Stati che avevano presentato domanda e mi ha espresso suo rammarico per esito votazione Consiglio sicurezza. Concessomi inoltre documento che mi permetterà seguire tutti lavori Assemblea Consiglio e Comitato paragonandomi di fatto in tal modo a delegati Stati membri. Ottenuto infine documentazione in cinque copie di tutti lavori Nazioni Unite.

570

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13687 bis/684. Parigi, 8 ottobre 1947, ore 20,10 ( per. ore 8 del 9 ) .

Suo 516 1•

Interesse francese a limitare partecipazione Paesi considerati come «interessati» a questione nostre colonie è talmente forte che esso costituisce limite appoggio nostre tesi. Pur di escludere talune partecipazioni a loro ingrate, francesi sarebbero anche disposti a fare a meno della nostra, convinti come sono che loro presenza costituisca minor danno anche per noi .

Situazione secondo ultime informazioni da Londra pur non essendo ancora ben definita , incomincia a delinearsi. Istruzioni impartite a Massigli, tendono a riconfermare questo punto di vista facendo presente che mancato appoggio nostra piena partecipazione sia riunione di Londra, sia alla Commissione d 'inchiesta, è determinato dal pericolo di intrusioni di terzi.

In sostanza punto di vista francese collima con quello sovietico che, secondo qui si sa, vorrebbe riservare ai soli Quattro i poteri di eseguire l'inchiesta.

Francesi intendono inoltre limitarsi alla presentazione ··-per quanto possibile tardiva --· dei punti di vista degli altri quindici Governi considerati interessati in un memorandum e basta. Ci si consiglia intanto di presentare nostro punto di vista ai Quattro per via diplomatica assicurandoci , per quanto riguarda la Francia, appoggio sostanziale più completo.

Per quanto riguarda la partecipazione di un nostro perito ai lavori sul posto della Commissione d 'inchiesta, rappresentante francese chiederà che in via ufficiosa siano consultate uno o più persone competenti. Si pensa in tal modo di poter evitare presenza periti di altri Stati e si ritiene così che all'atto pratico periti francesi potranno svolgere efficace azione informazioni e contatti.

Tale è la situazione quale appare alla luce delle informazioni odierne.

Naturalmente non ho mancato di ribadire il nostro punto di vista, inteso ad essere ammessi sia a Londra, sia nei territori coloniali su un piede di parità. Ma la richiesta ha per ora soltanto valore di una affermazione di principio .


570 1 Con T. 14556/425 (Lo11dra) 516 (Parigi) del 6 ottobre Fransoni aveva comunicato: «Conferenza sostituti dovrà decidere in sede procedura quali Stati siano da considerarsi "interessati " a questio ne coloniale. È ovvio nostro interesse limitare il più possibile numero tali Stati. specie arabi, per quanto riguarda Libia e riten iamo tale interesse collimi con quello francese in relazione situazione Nord-Africa. Pregola pertanto cercare o ttenere da Quai d'Orsay invio istruzioni in tal senso a Massigli ».
571

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MlGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 13703/802 e 13702/804. Londra, 8 ottobre 194 7, ore 20, l O ( per. ore 9,30 del 9).

Cerulli ha avuto iersera conversazione con Charles. Questi gli ha confermato che nella sed uta pomeridiana Conferenza ha deciso, su proposta russa, che siano sentiti sulla questione <lttribuzione definitiva territori italiani Africa It a lia e tutti Paesi firmatari trattélto Parigi e in più Egitto. È stata respinta proposta brit<lnnica perché fosse accolta richiesta australiana e di « altri Paesi interessélti» per assistere sin d'ora come osservatori ai la vori dei Quattro; nonché altra proposta britannica per consultazione Iraq «unico Pa ese arabo che avesse dichiarato guerra all'Italia».

Charles ha precisato che inviti saranno diramati in modo che singo li Governi potranno scegliere se esporre punto di vista per iscritto o con esposizione verbale ai supplenti. Ciò è interessante per nostra eventuale azione nelle varie capitali. Ho già preso accordi con questo alto commi ssario aust raliano perché si incontri con Cerulli.

Non (dico non) è stato ancora deci so se e chi sarà sentito anche sulla questione procedura e cioè sulle istruzioni da dare esperti . Proposta britannica circa esperti è quella di assegnare loro un termine otto mesi in modo presentino conclusioni prossimo giugno . Cerulli ha fatto rilevare interesse a che invece questo periodo, che inevitabilmente sarà di agitazione con conseguenze probabili, al di là dei territori italiani, in molti Paesi Medio Oriente, sia il più breve possibile nell 'interesse genera le. Charles ha accennato a controproposta sovietica nominare almeno due commissioni invece di una, allo scopo accelerare lavoro, ma ha molto insistito sul concetto britannico che il lavoro fo ndamentale per preparare una decisione deve essere quello degli esperti. Egli si è poi detto personalmente non contrario a che, in rela zione nota nostra richiesta, funzionari ita liani si trovino sul posto, pur se nza quéllifica ufficiale. Mentre pertanto questa ambasciata provvede interessare Foreign Offtce nel senso istruzioni telegra mma di V.E. 423 1 , sembra opportuno decidere se ci convenga chiedere ufficialmente di essere sentiti anche sulla procedurél o per lo meno se esporre subito per iscritto ai Sostituti nostra domanda che Commissione esperti senta non solo italiani attualmente presenti in Africa ma anche i profughi Africa ora in Italia che sono parte integrante popolazione quei territori. In tal senso prego telegrafarmi urgentemente 2 .

Sulla sostan za questione territori africani Cerulli ha esposto Charles nostra tesi a partire dalla proposta Molotov-Bid a ult dello scorso anno.

Charles ha anzitutto obiettato ostilitù popolazioni al ritorno Italia e difficoltit situazione economica e finanziari a italiana che non consentirebbero onere amministrare territori oltremare. Su questo secondo punto Cerulli gli ha risposto che non si tratta ora inizia re opera va lorizzazione territori Africa ma di decidere se economia



2 Per la risposta vedi D. 605.

italiana deve anche subire colpo di essere privata dei frutti investimenti fatti in Africa negli ultimi cinquanta anni , tenendo conto anche che nel computo degli utili va considerato da parte italiana in prima linea quello che ad ogni aliquota di capitale investito corrisponde : possibilità per un certo numero di famiglie italiane permanere in quei territori o emigrarvi ex novo. Ciò a parte evidente connessione questione dal punto di vista economico col piano Marshall cui collaborazione non può essere intesa che nel complesso della unità economica Europa-Africa specialmente poi nella zona mediterranea. Circa ostilità popolazioni Cerulli si è riferito ovvia discordanza reciproche informazioni, che Charles ha ammesso aggiungendo che « non è intenzione del Governo britannico che l'Italia sia esclusa dall'Africa». Cerulli si è poi riferito risultati precedenti contatti ufficiosi dei mesi passati e Charles ha dichiarato «essere esatto che il Governo britannico consideri situazione Italia più facile in Somalia e Tripolitania». Cerulli ha allora richiamato sua attenzione su Eritrea connessa dal 1869 così strettamente alla storia italiana e cui sorte opinione pubblica e Governo sono necessariamente assai sensibili. Charles ba risposto che compredeva questo punto di vista e riservavasi studiare questione che però è «molto difficile in relazione non solo alle richieste Etiopia ma anche a quello dell'Egitto », le quali ultime, secondo Charles, hanno una loro importanza (che Scott Fox invece pareva non ammettere nei colloqui dello scorso maggio). Per Cirenaica Cbarles ha decisamente insistito interesse britannico quel territorio non tanto in relazione ai senussi (cui an zi si è riferito non senza humour) ma chiaramente in rapporto nota situazione Medio Oriente e Paesi arabi. Su questione contatti nostri con i senussi, dopo aver premesso che difficoltà potrebbero essere opposte dai senussi stessi che a lui risulta non desiderino parlare con noi , ha dichiarato che interesse inglese Cirenaica è prevalentemente politico e che perciò nella sua opinione può benissimo conciliarsi, quando il momento sarà venuto (quando tale prevalenza britannica sarà accettata) , con l'interesse italiano di popolare zone agricole Cirenaica purché ciò avvenga senza turbamento pace interna quel territorio. Ha concluso che il Governo britannico non fa una esclusiva politica araba ma deve tener conto desideri degli arabi.

Ad ogni buon fine mi permetto ricordare che conversazioni Cerulli hanno avuto carattere ufficioso e del tutto confidenziale.


572 .

lL MINISTRO A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13688/364. Vienna, 8 ottobre 1947, ore 21 ,05 (per. ore 8 de/9) .

Telegramma di V.E. 241 1• Ho comunicato questo direttore affari politici contenuto telegramma surriferito. Ministro Leitmeier, ringraziandomi predetta comunicazione, mi ha detto che pro


posta austriaca discutere oralmente questioni .relative progetto opzioni non doveva in alcun modo interpretarsi come intenzione rimettere in discussione intero progetto, bensì possibilmente superare divergenze tuttora esistenti più sollecitamente che con scambio memoriali . Egli mi ha espresso desiderio che conversazioni abbiano luogo Roma. Nomina delegati non è stata ancora esaminata da Gruber. Da conversazione odierna ritengo che delegati saranno presumibilmente lo stesso direttore affari politici e consigliere Kripp, ai quali saranno aggiunti codesto rappresentante austriaco e forse altri funzionari questo ministero esteri.

Leitmeier ha poi confidenzialmente aggiunto che non è escluso, ove egli non si sentisse in grado recarsi a Roma, che Gruber possa anche scegliere uomo politico.

Mi riservo pertanto ulteriori informazioni 2 .

57 1 1 D el 4 ottobre, con il quale Sforza aveva chies to di sondare il Foreign Officc sull'ipotesi di invia re in ogni territorio un funzionari o itali a no che si ponesse a disposizione della Commissione d'inchies ta e facilitasse il compito degli esperti. 572 l Vedi D. 565.
573

L' AMBASCIATORE A WASHlNGTON, TARCHlANl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N.D. 13704-13733/867-868-869. Washington, 8 ottobre 194 7, ore 22,19 (per. ore 19,45 del 9 ).

Telegramma di V.E. n. 602 1•

Circa suggerimenti Parodi non si mancò di comunicare 28 settembre scorso a uffici competenti politici Dipartimento di Stato (dai quali proveniva richiesta confidenziale di cui al mio telegramm a n. 832) 2 opinione di V.E., che fu pienamente apprezzata e condivisa. Risulta che ne fu data anche notizia , a titolo segreto, ai capi delegazioni americane O.N.U.

Senonché questa ambasciata britannica, su istruzioni Foreign Office, ha espresso altri uffici Dipartimento di Stato, che trattano affari inglesi, desiderio Governo Londra informare ufficialmente Governo italiano della proposta Parodi e chiederne parere, suggerendo che codeste rappresentanze Inghilterra e America procedessero passo a l riguardo. Predetti uffici , che non erano ancora al corrente della diretta richiesta a noi fatta, risposero affermativamente; né per ovvie ragioni Dipartimento di Stato ritenne successivamente opportuno informarci della richiesta già direttamente rivoltaci. Tuttavia telegramma istruzioni inviato a Dunn contiene vago accenno che questione era stata già trattata confidenzialmente con questa ambasciata.

Passo anglo-americano potrebbe aver già luogo domani .

Al Dipartimento di Stato si afferma non avere elementi per valutare eventuale buon volere jugoslavo di procedere con noi scelta governatore Trieste. Si teme però che jugoslavi possano, previa intesa con i russi , tentare di ottenere in tal modo nomina di persona ritenuta loro favorevole o ~mche soltanto inefficiente (come ad esempio sono qui considerati belga Buisseret, cileno Fernandez ed altri) soprat



~ Vedi D. 525.

tutto allo scopo accelerare evacuazione truppe anglo-americane che qui si è convinti, specie contingenze attuali, costituiscano la più efficace salvaguardia per Trieste. In realtà americani permangono opinione essere preferibile aspettare che possa conseguirsi nomina di un governatore che dia ogni possibile garanzia. Inglesi invece sarebbero ansiosi ritirare proprie truppe da Trieste per il loro noto programma economie il che potrebbe spiegare loro insistenze per passo costà.

Aggiungo infine che sono recentemente pervenute al Dipartimento di Stato notizie e voci di nostre trattative e contatti con Belgrado, che destano diffidenza. In conversazione odierna Dipartimento di Stato ha manifestato desiderio esserne tenuto al corrente.

Ad ogni buon fine riassumo alcune altre notizie circa discussioni avuto luogo in seduta segreta del 25 settembre di cui al mio telegramma n. 8243 .

Per nomina governatore Trieste Parodi, oltre noto suggerimento, propose anche che un governo neutrale (sembra con accenno a quello svedese) fosse incaricato scegliere e proporre uno o più nominativi. Altri contrapposero eventuale costituzione commissione di rappresentanti vari Stati neutrali. Inglesi si sono qui espressi successivamente contrari a tale seconda proposta francese. In predetta riunione Gromyko avrebbe continuamente insistito affinché scelta fosse limitata a tema candidati già proposti da delegazione sovietica, ossia oltre DeJean, svedese Bronting e norvegese Nolde. Non (dico non) si sarebbe espresso peraltro contro qualche altro candidato tra cui Stucki e Buisseret.

Tanto cileno Fernandez quanto svedese Sandstron avrebbero privatamente declinato candidatura. Per quanto concerne Brock, ex sindaco Narvick, proposto da inglesi nel desiderio sollecita scelta governatore, americani hanno fatto presente a Londra risultare che predetto sarebbe stato iscritto al partito comunista in passato4 .

572 2 Per la risposta vedi D. 583. 573 l Vedi D. 555.
574

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 13705-13707/870-871. Washington, 8 ottobre 1947, ore 23,21 (per. ore 12 del 9). Suo 14462 e mio 836 1•

Si è giorni scorsi mantenuto continuo contatto con Dipartimento di Stato circa lavori Supplenti per colonie. Riassumo intendimenti Dipartimento di Stato in relazione posizione assunta da altre tre Potenze:

1) Americani avevano incluso Italia in ristretta categoria tre Paesi aventi rivendicazioni territoriali, cui si voleva concedere trattamento preferenziale rispetto



4 Per la risposta vedi D. 584. 574 1 Vedi D. 554. Il T. 13163/836 del 26 settembre non è pubblicato.

a Stati solo genericamente interessati. Delegato americano ha pertanto istruzioni facilitare che a rappresentante Italia sia riconosciuta facoltà più larga possibile esporre nostro punto di vista a Comitato supplenti .

2) Stesso supplente ha inoltre incarico «appoggiare adozione procedura secondo cui Italia possa presentare proprie vedute e desideri (circa località da visitare, enti e persone da interrogare ecc.) alla Commissione di inchiesta tanto a Londra quanto in località da designarsi in ciascuna delle colonie»: in sostanza Dipartimento di Stato ha mantenuto adesione a nostra richiesta febbraio scorso (telegramma

n. 2383/c. del 13 febbraio )2 .

Nonostante nostre più vive insistenze sia precedenti che attuali è stato impossibile ottenere di più. Come del resto precedentemente segnalato, Dipartimento di Stato non ritiene potere, in attuale fase sostanzialmente procedurale, discostarsi da lettera artic€>1o 23 e allegato Il trattato di pace nella previsione anche resistenze altrui forse non superabili.

Dopo continuo ritardo scorsi mesi americani desiderano inoltre accelerare al massimo possibile costituzione e partenza Commissione d'inchiesta, ciò che ovviamente può renderli arrendevoli di fronte tenace insistenza altri supplenti, tanto più che, come ripetutamente riferito, tutte precedenti assicurazioni dateci erano sempre subordinate a necessaria unanime decisione comitato.

Peraltro potrebbe essere opportuno ai nostri fini: a) ove nòn già fatto, presentare nostra separata formale richiesta per quanto concerne Commissione d'inchiesta; b) procurare di assicurare almeno adesione francese a nostra richiesta in modo da evitare che americani, rimanendo isolati, si trovino di fronte precise resistenze degli altri.

573 3 Vedi D. 525, nota l.
575

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO AL CAIRO, FRACASSI

TELESPR. 1698 SEGR. POL. Roma, 8 ottobre 1947.

Telespresso di questo ministero n. 11/51218/c. del 6 corrente'.

Come comunicatole col telespresso citato in riferimento la Conferenza dei sostituti a Londra per la questione di cui è oggetto dovrà stabilire quali Governi debbano essere considerati interessati a norma dell'allegato XI del trattato di pace ad esporre il loro punto di vista in merito alla questione medesima.

Non è escluso, ed è anzi probabile che, ove codesto Governo avanzi una richiesta in tal senso, questa , per un complesso di circostanze venga appoggiata dal Governo britannico e che venga accolta.


Noi ci rendiamo conto dei motivi di ordine generale che possono spingere l'Egitto ad avanzare simile richiesta e siamo altresì convinti che in essa -per i motivi appunto che l'ispirano ---non è da ravvisarvi a lcun movente né alcun fine anti-italiano; ciò non pertanto è evidente che una drastica presa di posizione egtztana contraria --nella forma e nella sostanza -ai nostri interessi, non mancherebbe di provocare qui reazioni di opinione pubblica e di stampa che, nell'attuale fase di ripresa dei tradizionali rapporti fra i due Paesi, sarebbe preferibile evitare. Pur comprendendo pertanto l'interesse dell 'Egitto , quale Paese arabo, a prendere la parola per quanto si riferisce a taluni aspetti del problema libico , ci aspettiamo che la forma di tale intervento tenga conto delle amichevoli relazioni che esistono tra codesto Paese e l'Italia e di ciò che l'Italia può rappresentare e fare --anche nel futuro --per l'Egitto. E ciò tanto più in quanto nei punti di più specifico interesse egiziano, quali eventuali rettifiche di frontiera, non avremmo di massima a sollevare obiezioni di principio , mentre nella questione più generale della Libia, e nel complesso gioco degli interessi e contrasti tra i Quattro, scarso peso potrà avere una più o meno energica presa di posizione di singoli Governi. Per quanto poi si riferisce all 'Eritrea e alla Somalia ci attendiamo che codesto Paese mantenga atteggiamento di sinteressato, tanto più in quanto non si tratta di Paesi arabi e in quanto tanto le popolazioni somale, quanto la Lega musulmana dell'Eritrea auspicano il ritorno colà dell'amministrazione italiana.

La prego di voler prospettare costi tali considerazioni e lascio a V.E. di esaminare se non convenga prospettarle direttamente, in via di amichevole conversazione, anche a re Faruk.

574 1 Vedi serie decima, vol. V. 575 1 Non rinvenuto.
576

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCLATORE A PARIGL QUARONI

L. 5/2453 . Roma. 8 ottobre 194 7.

Ti allego per tua notizia copia di un appunto interno 1 preparato in merito alle note proposte Couve per le frontiere. Esso è attualmente all 'esame del ministro e bisognerà poi che in argomento si pronunci il Consiglio dci ministri.

Come vedrai esso conclude per una accettazione delle rettifiche offerteci e per un rifiuto della richiesta francese nella zona di Ventimiglia: su questa ultima non dovrebbe essere impossibile trovare modo di contentare ugualmente i francesi attraverso opportuni accordi tecnici che consentissero loro di assicurarsi l'acqua di cui hanno bisogno. D 'altra parte una cessione di territorio da parte nostra, anche se piccola, toglierebbe ogni valore politico e morale al gesto francese facendolo apparire come una permuta e no n come una generosa concessione.


Non possiamo naturalmente essere sicuri della decisione che sarà adottata, ma ritengo assai probabile che il Governo approverà la linea di condotta prospettata nel promemoria.

In argomento tu hai scritto anche lungamente nella tua lettera 10307/2724 dell'8 settembre2 e nel tuo telegramma per corriere n. 0142 del 25 settembre3 trattando della questione della revisione del trattato italiano.

Il punto di vista francese era abbastanza facilmente prevedibile, sia per la nota mentalità strettamente giuridica dei francesi, sia per la preoccupazione che essi hanno, e sempre crescente, per il trattato con la Germania. Sembra tuttavia che la realizzazione di questi «aggiustamenti minori» alla nostra frontiera potrebbe venire presentata quale un principio di revisione anche se rimane come un gesto unilaterale francese senza la nota quietan za da parte nostra.

Per i francesi vi sarebbe il vantaggio , soprattutto morale, di maggiormente valorizzare le concessioni fatteci e di dire a chi parla di revisione all'O.N.U. che loro ne danno già l'esempio.

Non vedrei quindi perché essi dovrebbero essere tanto ostili alla iniziativa argentina quando già si sono messi in questa via sia pure in proporzioni minime. Da parte nostra il vantaggio starebbe nel creare un precedente anche nel campo territoriale se pure assai ridotto! Gradirei un tuo pensiero al riguardo.

Per quanto concerne la possibilità di un intervento americano è da tener presente che in questi ultimi mesi abbiamo dovuto rivolgerei agli Stati Uniti con tante e più pressanti richieste di appoggio e di aiuti che non pare il caso di chiedere il loro intervento in questa questione. Tanto più, come tu ben dici , che l'eventuale intervento americano per essere effettivamente efficace e tale da indurre i francesi a dare alle loro concessioni un contenuto più sostanzioso, dovrebbe assumere quasi una forza perentoria, il che non è prevedibile possa venire ottenuto.

Ti terrò naturalmente al corrente il più frequentemente possibile e spero anzi di poterti comunicare, entro un tempo relativamente breve, la decisione che il Governo prenderà in merito alle proposte di Couve.


577 .

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13769/2. Ne1r York, 9 ottobre 1947, ore 8,30 (p er. ore 9 del 20 ) .

Ho veduto oggi senatore Austin primo delegato U .S.A. Anche egli espressomi suo vivo rammarico per votazione Consiglio sicurezza.

Circa azione futura mi ha assicurato che ogni possibile tentativo sarà fatto dalla delegazione americana ma che purtroppo allo stato delle cose prospettive non permettono giustificato ottimismo.


576 2 Non rinvenuta ma vedi D. 408. 3 Vedi D. 541 , nota l.

Su questo argomento riservomi telegrafare precisi dettagli procedurali che saranno stabiliti in questi giorni circa nuova mozione che sarà presentata al Comitato politico Assemblea per ottenere dopo votazione a maggioranza 2/3 (due terzi) nuova riconsiderazione da parte del Consiglio sicurezza nostra ammissione.

Senatore Austin , a mia richiesta. mi ha esposto suo pensiero circa ricostituzione Comintern.

In generale, egli mi ha detto, mossa sovietica ha creato maggiore senso preoccupazione in Europa che in America. Nelle Nazioni Unite invece determinerà tracciato linea demarcazione netto tra Stati membri facendo così superare alcune esitazioni constatate in questi tempi in diverse delegazioni .

Circa questione revisione senatore Austin ha detto che tanto votazioni nello steering committee quanto nell'Assemblea non (dico non) sono state soddisfacenti:

U .S.A. sono fermamente d 'opinione continuare azione iniziata ma pel momento non è prudente che argomento venga discusso in Comitato politico Assemblea subito dopo arroventati dibattiti odierni sulla questione greca e susseguenti, ritenuta altrettanto difficile, su Comitato permamente Assemblea (proposta Marshall) e sulla propaganda di guerra (mozione russa) . Egli ha aggiunto che è quindi raccomandabile posporre discussione a momento più favorevole.

Ritornando infine su questione ammissione, senatore Austin mi ha informato che in alcune delegazioni (belga, inglese) -in previsione nuovo probabile veto sovietico -si sta facendo strada idea di ricorrere alla Corte mondiale circa interpretazione articoli statuto su ammissione nuovi membri ed in particolar modo contro atteggiamento sovietico condizionare ammissione di alcuni Stati all'ammissione di altri. Delegazione americana non sarebbe contraria tale procedura la quale ha purtroppo inconveniente eccessiva lentezza che potrebbe però , a loro avviso, essere superata. Indagherò presso altre delegazioni effettiva possibilità accoglimento tale suggerimento.

Accoglienza e conversazione hanno avuto luogo atmosfera massima cordialità.

576 l Non pubblicato.
578

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGU ESTERI , SFORZA

T. 13722/53. Belgrado, 9 ottobre 1947, ore 11 ,30 ( per. ore 17,20).

In colloquio odierno vice ministro Velebit mi ha dichiarato mancare tuttora elementi circa due sconfinamenti di cui al telegramma di V .S. 43 1• Ha tuttavia riconosciuto che truppe jugoslave debbano tornare su posizioni tenute prima accordi Udine c mi ha dichiarato che, appena constatata violazione tali accordi , provvederù.


Relativamente telegramma ministeriale 392 abbiamo concordato che due rappresentanti per parte si incontreranno Gorizia verso 12 corrente. Prego comunicarmi nominativi nostri delegati 3 .

578 l Vedi D. 557.
579

L ' INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERJ. SFORZA

T. S.N .D . 13740/806. Londra, 9 ottobre 1947, ore 17,05 (pe r. ore 9 del 10) .

Mio telegramma n. 802 1•

Supplente americano (che con esperto che farà parte Commissione vedrà al più presto Cerulli) mi ha detto stamane che lavori dei Quattro si svolgono finora gravi intralci. È stata nominata ieri sottocommissione incaricata compilare istruzioni definitive per inchiesta sul posto in base rapporti britannico e russo che concordavano nella sostan za.

Permane disaccordo su opportunità nominare un a o due commissioni. Si è pure continuato a discutere se consultazioni Paesi interessati debbano aver luogo in questa prima fase ed anche in merito istruzio ni da da re alla Commissione, come sostenuto da americani e inglesi , o se tali consultazioni debbano aver luogo soltanto nel merito ed in un secondo tempo, come sostenuto dai russi. Supplente americano attribuisce a tteggiamento di questi ultimi al noto principio di prevalenza dci Quattro Grandi, costantemente sostenuto dali'U.R .S.S .2

580

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 13920/0130. /stanbul. 9 ottobre 1947 ( per. il 13 ).

Visita generale C hamberlain ad Ankara, oltre alle voci di costituzione di un organo comune fra gli Stati Maggio ri a merica no, greco, turco , su cui riferisco a


.1 Pe r la risposta v ed i D. 628. nota l.



2 Con T. 1385 1/817 dell ' Il ottobre Migonc aggi ungeva : « Confe renza supplenti ha de liberato sed uta ieri non (dico non ) interpellare alcu n a ltro Stato su questio ni proced ura. U rge perciò ra ppresentare pe r iscritto nostro punto di vista circa necessità ch e espe rti sentano p rofughi Afri ca italian a ora in Italia. Sarebbe opportuno no ta veni sse consegnata pross im a riuni o ne fi ssa ta ma rtedì pro ss imo . Prego telegra mmi al riguardo urgenti istruzio ni » .

parte, ha fatto riaffiorare anche quella di una federazione o blocco mediterraneo, di cui lo stesso Chamberlain si proporrebbe di occuparsi, non saprei precisamente a che titolo , anche a Roma, ove si dice sia o debba recarsi in questi giorni. Anche queste voci sono state smentite dall'Agenzia di Anatolia, che le qualifica come prive di fondamento , come certamente sono.

È certo d'altra parte noto a V.E. che anche Azzam Pascia, segretario generale della Lega araba, ha fatto or è qualche giorno brevi dichiarazioni in proposito ai giornalisti egiziani. Egli si sarebbe espresso --secondo quanto asserisce questa stampa -in termini favorevoli all'inclusione degli Stati arabi in una intesa mediterranea , che, a suo giudizio, costituirebbe certamente una solida unità e quasi un «tampone» fra le ideologie in contrasto e potrebbe dunque utilmente servire la pace.

Di questa idea mediterranea che corre ormai da qualche mese nel Medio Oriente e che ogni tanto rigalleggia ad ogni propizia e non propizia occasione, mi sembrano, tutto sommato, discernibili oggi qui due interpretazioni diverse.

Dovrebbe, secondo alcuni, codesto blocco comprendere sopra tutto Turchia, Grecia, Egitto, Palestina, e, quasi certamente, l' Italia. Secondo altri essere molto più vasto ed includere, oltre quegli Stati e l'Italia, anche la Francia e l'Inghilterra.

Mentre al primo aggruppamento sarebbero peraltro pressocché esclusivamente assegnati compiti ed obiettivi di bastione d'arresto all'espansionismo sovietico -ed è questa l'i nterpretazione della quasi totalità della stampa turca -e sarebbe quindi di marca e di iniziativa sopra tutto americana, dovrebbero invece al secondo essere principalmente attribuite fun zioni di mediatore fra Stati Uniti e Russia o di terzo fra i due contendenti, che abbia forza e mezzi sufficienti per, non direi imporre, ma far sentire anche la sua voce e far valere anche le sue particolari esigenze ed interessi . Nè dovrebbe dunque codesto secondo gruppo, per ragioni chiare, appoggiarsi o appoggiarsi troppo agli Stati Uniti.

Si obietta alla prima interpretazione che , sin che duri la situazione attuale, l'Egitto , ad esempio, molto difficilmente si indurrebbe ad aderire -come dimostrano i suoi interventi aii'O .N. U. --a un aggruppamento siffatto e a rinunziare con ciò ai vantaggi, veri o presunti, di una politica di indipendenza. Nè d'altra parte esiste oggi una Palestina che possa comunque agire internazionalmente.

Si obietta alla seconda interpretazione che sarebbe questa una pura e sem plice riedizione del blocco occidentale, sia pure in termini più particolarmente mediterranei , e come quello di ardua esecuzione sin che duri l'attuale subordinazione economica europea agli Sta ti Uniti, che impedirebbe certamente ai Paesi che ne fanno parte di svolgere ed attuare quella politica di effettiva indipendenza che sola potrebbe consentir loro di avere voce in capitolo ed indurre, insieme, i due contenenti a soluzioni medie e di compromesso.

Idee dunque confuse ed in molta parte contraddittorie e comunque immature.

È peraltro interessante nota re che, per un verso o per un altro, l' Italia figura in qualunque combinazione od aggruppamento, come elemento essenziale, di cui non è possibile né pensabile fare a meno e vada dunque sempre più ricuperando, nella valutazione internazionale, il suo posto ed il suo peso.

578 2 Vedi D. 538 . 579 1 Ved i D. 571.
581

IL MINISTRO DEGLI ESTER[, SFORZA, ALLE RAPPRESENTANZE A LONDRA, OTTAWA E PRETORIA

T ELESPR. ] 715 /c. SEGR. POL. Roma, 9 ottobre 1947.

Come risulta dal telegramma dell'ambasciata a Londra n. 802 dell'8 ottobre 1947 1 (qui unito in copia per le legazioni a Ottawa e Pretoria) i Dominions britannici , in quanto firmatari del trattato di pace con l'Italia , sa ranno ascoltati circa la questione del futuro destino della Libia, Eritrea e Somalia.

Si rende per tanto necessario ed urgente che l'ambasciata a Londra prenda contatto con quegli alti commissari dell 'Australia e della Nuova Zelanda, Paesi nei quali no n sono a ncora state ria perte le nostre rappresentanze, e che le legazioni ad Ottawa e Pretoria (quest'ultima a seguito di precedenti conversazioni) prendano contatto rispettivamente coi Governi canadese e sudafricano onde ottenere che le es posizioni che i loro rappresentanti faranno al Consiglio dei sostituti sulla questione in oggetto tengano il massimo conto possibile dei nostri desiderata. A tal fine l'ambasciata a Londra potrà va lersi del contenuto dell'appunto allegato al telespresso di questo Ministero n. 1639 del 30 settembre 2 , che qui allegato viene trasmesso anche alle legazioni ad Ottawa e Pretoria. In rela zione al contenuto di detto appunto occorrerà da parte nostra insistere affinché nell'affrontare l'esame della questione di cui trattasi si tenga conto soprattutto di considerazioni di ordine realistico e dell 'interesse comune anche ai D ominions brita nnici, specialmente di quelli situati nel Pacifico, di evitare che si creino nel Mediterraneo e nel Mar R osso dei «vuoti » nei qua li potrebbe non essere difficile l'inserimen to di interessi contrari a quelli dell'Europa e dello stesso Common wealth britannico . L 'attuale situazione del Medio Oriente, dove nonostante ogni migli ore int enzione inglese si sviluppano e si afferm ano notevoli movimenti politici anti-inglesi, merita di essere seguita con la più vigile attenzione, e curata e consolidata attraverso una costante solidarietà fra i Paesi europei, o comunque legati politicamen te, etnicamente ed economicamente all 'Europa, nella tutela dei rispetti vi e ormai comuni interessi. Sarebbe errore gra ve di voler rompere tale solidarietà nei confronti dell 'It alia a va ntaggio di Pa esi che, né attualmente, né pel futuro, possono offrire garanzie di comprensione e solidarietà fra i popoli di razza bianca, co me può o ffl·irne l'Italia.

Si a llegano per essere costì consegnate: l) copia di quattro album illustrativi dell'opera di civi ltà compiuta dall ' Ita lia 111 Tripolitana, Cirenaica, Eritrea e Somalia ; 2) copia di un opuscolo contenente informazioni sopra ttutto di carattere etnico sui quattro territo ri ; 3) copia di due memorie (memorandum e note aggiuntive) a suo tempo preparate per la Conferenza della pace a Parigi (converrà specificare questo particolare nel consegnarle); 4) copia di un memorandum di carattere economico e finanziario rela tivo ai nostri investimenti nei territori di cui trattasi 3 .



2 Ved i D. 540.

' Gli allegati non si pubblicano: per il memorandum e le note aggiuntivo.: sulle colonie vedi se rie decima. vol. IIL DD. A2a e A2h. Per la rispost a d a Lo ndra vedi DD. 615 e 63 3.

58 1 1 Ved i D. 57 1. primi tre capoversi.
582

L'OSSERVATORE PRESSO L'O .N.U ., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13804/4. Ncn· York, 10 ottobre 1947, ore 6 (per. ore 9 dell'li ) .

Ambasciatore Arce primo delegato argentino mi ha detto stamane aver intenzione, in occasione discussione nostra ammissione in Comitato politico sostenere che Assembl ea ha giuridicamente diritto ammettere nuovi membri malgrado «non raccomandazione» del Consiglio sicurezza.

Egli basa sua argomentazione su precisa dizione del rapporto alla seconda commissione dell'Assemblea generale del giugno 1945 il quale stabilisce che testo articolo relativo ammissione (che poi divenne articolo 4) secondo opinione Comitato giuristi non pregiudica diritti Assemblea accettare o rifiutare nuovi membri oppure esercitare predetto diritto malgrado raccomandazione Consiglio sicurezza non (dico non) accettare domanda ammissione di un dato Stato. (Vedi volume Atti Conferenza San Francisco pagina 495) .

Circa questione revisione ho trovato in Arce minore entusiasmo, malgrado mi abbia confermato istruzioni suo Governo battersi a fondo per questioni a noi interessa n ti.

In considerazione atteggiamento numerose delegazioni (vedi 19 astensioni in Assemblea generale) e soprattutto delegazioni inglese e francese sostanzialmente se non formalmente --contrarie, anche egli riterrebbe opportuno cercare ottenere rinvio discussione a ultimo numero ordine del giorno Comitato politico (vedi mio telegramma 3) 1•

583

IL MINISTRO DEGLI ESTERL SFORZA, AL MINISTRO A VIENNA, COPPINI

T. 14765/246. Roma , IO ouobre 1947. ore 13.15.

Suo 364 1•

Con riserva ulteriori comunicazioni facciamo sin da ora presente che non (dico non) riteniamo opportuna costituzione così larga delegazione del tutto sproporzionata questione. Trattasi di semplici consultazioni fra tecnici e non di trattative politiche. Da parte nostra prospettiamo incaricare Innocenti e V.S. Preferiamo Venezia 2 .



2 Con T. 13900/368 dell'Il ottobre. Coppi n i 1ispondeva di aver a vuto conrenmt dal direttore generale degli affari politici che la delegazione a ustriaca sarebbe stata composta dallo stesso Leitmeier, da Kripp e da Schwarzembcrg e che era suo personale desiderio che le conversazioni si svolgessero a Roma .

582 1 Del IO ottobre. con il quale Mascia aveva trasmesso l'ordine del giorno provvisorio del Comitato politico. Per la risposta di Fransoni vedi D. 599. 583 l Vedi D . 572.
584

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. SEGRETO URGENTE 14776/615 1 . Roma, 10 ottobre 1947, ore 19,45.

Passo di cui a suoi 867-868 2 ha avuto luogo ieri, per il momento soltanto da parte incaricato d'affari inglese. Promemoria consegnatoci non richiede però nostro parere limitandosi informarci «decisione Governo britannico appoggiare al Consiglio sicurezza proposta secondo cui Governi italiano e jugoslavo dovrebbero essere consultati circa governatore Trieste in conformità a rticolo l l allegato 6, nonché invitati a raggiungere accordo sul nome candidato da sottoporre Consiglio di sicurezza».

Dizione promemoria inglese appare poco chiara e comunque non precisa se eventualmente «consultazione Governi italiano e jugoslavo» verrà effettuata sottoponendo loro alcuni nominativi su uno dei quali verrebbero invitati a mettersi d'accordo o se invece non vi sarà alcuna indicazione di nome lasciando così la più ampia libertà ai Governi di Roma e di Belgrado. Pregola chiarire tale importante punto.

Nostra posizione su intiera questione rimane quella indicata nel telegramma 5843 che rispecchia ponderata convinzione in base elementi generali e particolari, e ci auguriamo che concordanza codesto Governo con tali vedute si estrinsechi nella forma ritenuta più opportuna nel corso future discussioni in seno Consiglio sicurezza. V.E. può ad ogni modo assicurare Dipartimento di Stato che notizie di nostre trattative separate con Belgrado in argomento sono destituite di qualsiasi fondamento.

Londra e Parigi informate4 .

585

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13820-13807-138211881-883-884. Washington, IO ottobre 194 7, ore 23 (per. ore 13,30 dell'l l).

Trasmetto seguenti telegrammi da on. Campilli :

«l. Questa mattina ha avuto luogo sotto presidenza Franks riunione gruppo rappresentanti comitato coordinamento.



2 Vedi D. 573.


3 Vedi D. 533.


4 Per la risposta vedi D. 592.

Alphand ha informato predetti dell'andamento delle conversazioni fra americani ed esperti Conferenza. Dette conversazioni rivelano intenzioni americane apportare considerevoli riduzioni al programma concertato Parigi, soprattutto in relazione a disponibilità materie prime e derrate accertate nel frattempo da Comitato Harriman.

Vari programmi verranno pertanto sottoposti a scrupoloso esame con probabilità tagli complessivi specialmente nei settori dell'agricoltura e dell'energia. Altro punto sul quale americani sembrano sollevare riserve riguardo cifra importazioni relative merci non programmate cui totale sembra troppo rilevante e non sufficientemente dettagliato.

Conversazioni rivelano in generale diposizioni favorevoli cui peraltro fanno riscontro notevoli difficoltà che occorrerà superare. Al termine della riunione Alphand e Franks hanno osservato che eventuali riduzioni apportate cifre Parigi renderebbero inevitabile prolungamento progràmma europeo oltre periodo previsto quattro anni.

È stato del pari esaminata probabilità che Governo e Congresso americano fissino precise condizioni per concedere richiesta assistenza».

«3. Governo americano ha predisposto per conversazioni su rapporto Parigi organizzazione comprendente Comitato centrale e Comitati tecnici corrispondenti quelli Conferenza Parigi. Comitato centrale è formato rappresentanti ministeri competenti: Commercio, Tesoro, Agricultura, Lavoro, Guerra e Marina. Comitati tecnici sono composti di funzionari , esperti , rappresentanti Congresso. Ovunque è assicurata rappresentanza Comitato Harriman, che a sua volta include rappresentanza C.I.O. Direzione generale è stata assunta da Dipartimento di Stato, d'intesa Harriman. Comitati tecnici si sono già riuniti a partire da 6 corrente con alcuni esperti componenti Comitati tecnici Parigi. Tutti i comitati hanno uno o più esperti ; inglesi e francesi sono rappresentati tre comitati, olandesi uno.

Ho espresso a Franks ed Alphand mio vivo disappunto per non essere stato informato tempestivamente intenzione americana discutere rapporto Parigi nei suoi vari aspetti tecnici e per omissione invito esperti italiani prendere parte conversazione. Ho ricevuto spiegazioni alquanto vaghe ed imbarazzate, ed assicurazioni che nostri esperti potranno partecipare lavori qualsiasi Comitato. In particolare mi si chiede convocazione nostro esperto manodopera, argomento per cui americani mostrano vivo interesse. Miss Acroyd, presidente Comitato tecnico siderurgia, ha chiesto presenza Yignuzzi.

Poichè, come riferisco in altro telegramma, lavori in corso riflettono possibilità modifiche sostanziali singoli programmi, ritengo indispensabile partenza immediata per Washington di un nostro tecnico per settori agricoltura, siderurgia, merci non programmate, confidando che insieme a Malagodi, Rossi-Ragazzi e Mattei, ciò costituisca complesso sufficiente garantire nostri interessi. Per alimentazione utilizzeremo Rogers di questa delegazione tecnica . Sarebbe anche utile urgente ritorno Ortona.

Nei prossimi giorni Comitato centrale si incontrerà con gruppo delegati Parigi».

«4. Conversazioni avute ed impressioni raccolte a Washington confermano convinzione che inglesi tentano forzare immediato esame e decisione complessivi aiuti piano Marshall attraverso cui risolvere loro particolare situazione.

Riunioni Washington da essi organizzate con criterio discrezionale e con non completa intesa rappresentanti francesi costituiscono ulteriore conferma. Aiuto immediato Italia e Francia viene pertanto considerato come contrastante tale proposito in quanto sollievo accordato Paesi più bisognosi verrebbe ad eliminare motivo pressante per pronta risoluzione aiuto globale.

Ho accentuato pertanto ad Alphand che pur considerandoci delegati del Comitato europeo non possiamo non tener presenti le urgenze dei nostri due Paesi che se non risolte possono pregiudicare intero programma generale. Ritenevo necessario procedere d'intesa perchè azioni contrastanti non compromettessero nostre esigenze . Alphand ha dichiarato intendimento procedere di pieno accordo. Che egli e Bidault nell 'esporre al Dipartimento di Stato l'urgenza di un aiuto immediato hanno sempre associato l'Italia alla Francia. Comunque convenendo pienamente su mie osservazioni mi ha proposto riunirei insieme ad ambasciatore Bonnet e Tarchiani per discutere situazione e' uniformare nostra azione».

584 l Trasmesso con T. 14775, stessa data, a nche a Londra (438) e Parigi (522).
586

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 13838-13862/885-886-887. Washington , 10 ouobre 1947, ore 20 (per. ore 7,10 del 12).

Seguito n. 869 1 .

Oggi si sono nuovamente riuniti New Y ork in seduta segreta rappresentanti cinque membri permanenti Consiglio sicurezza per ridiscutere scelta governatore Trieste.

Si sono rinnovate consuete opposizioni a rispettivi candidati.

Gromyko ha questa volta esclusa possibilità nomina Stucki affermando essere disposto accettare Buisseret cui anche francesi (e belgi) sono favorevoli. Invece Cadogan si è dichiarato subito contrario.

Nella impossibilità raggiungere soluzione sono ritornate sul tappeto note due precedenti proposte Parodi. I cinque hanno deciso di proporre in prossima seduta Consiglio (che avrebbe luogo domani o lunedì prossimo) che Consiglio stesso rivolga invito a Governi Roma e Belgrado consultarsi e mettersi d'accordo sulla nomina di candidati da sottoporre quindi Consiglio stesso.

Alcuni ambienti Segretariato O.N.U. da qualche settimana ritenevano molto probabile scelta Buisseret. Segretario generale aggiunto russo Sobolev incaricato trattazione affari politici ha recentemente provveduto nomina commissione funzionari incaricati coadiuvare amministrativamente Consiglio per questione Territorio Trieste. Commissione stessa è presieduta da un ucraino e ne fanno parte uno jugoslavo, un polacco ed un canadese: negli scorsi giorni è stato aggiunto un belga (signor Felde già impiegato Assicurazioni generali) sembra nella prospettiva nomina


Buisseret. Risulterebbe che detta Commissione avrebbe già ricevuto van esposti noto sloveno triestino Ciok.

Informazioni di cui sopra sono state oggi date a titolo confidenziale da Dipartimento di Stato tutto altro che entusiasta decisione Cinque approvante noto suggerimento Parodi circa invito Governi Roma e Belgrado per scelta candidato governatore da sottoporre Consiglio sicurezza.

Dipartimento di Stato intendeva impartire istruzioni delegato americano Consiglio pronunciarsi a favore anche secondo suggerimento Parodi modificato nel senso nomina commissione rappresentanti vari Stati neutrali incaricati proporre altri nominativi. Alla viva sorpresa dimostrata da parte nostra per adesione americana a prima proposta Parodi, Dipartimento di Stato, pur dichiarando nuovamente rendersi conto opinione V.E. di cui suo 584 2 , ha cercato giustificare odierna decisione sia con impegno di principio sfuggito rappresentante americano riunione Cinque nella stanchezza continue discussioni inconclusive sia con vive insistenze inglesi tentare tale via uscita da impasse.

Si è chiesto ad interlocutori americani se i Cinque avessero anche esaminato modalità circa scelta c~ndidati da parte Governi italiano e jugoslavo . Ci è stato risposto mancare ancora notizie precise su riunione odierna New Y ork. Si riteneva però che la questione sarebbe stata discussa nei dettagli in Consiglio sicurezza e si opinava che i due Governi avrebbero avuto ampia libertà di scelta. Al riguardo interlocutori hanno aggiunto che naturalmente Dipartimento di Stato sperava che nostra scelta non cadesse su candidati già respinti da Potenze occidentali. Ci è stato infine confidato che sarebbero stati americani ad indurre inglesi opporsi nomina Buisseret che qui ritiensi persona inefficiente ed insicura ed appunto per questo accettabile da russi e jugoslavi.

586 l Vedi D. 573.
587

L' AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGU ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 13922/0 132. l stanhu/, IO ottobre 1947 (p er. il 13 ).

Sembra oggi incontroverso che la dottrina Truman e il conseguente piano Marshall abbiano segnato una svolta decisiva della politica estera americana.

Se è possibile usare parole così impegnative quando si parli di cosa incerta e fluttuante quale è appunto la politica estera degli Stati Uniti , che era stata infatti sino allora impostata sulla fiducia del compromesso, conciliazione, soluzione media.

La recente costituzione di questa prima organizzazione internazionale dei partiti comunisti , dopo la dissoluzione nel '43 del Comintern , sembra una svolta altrettanto seria nella politica sovietica estera: la scomparsa ufficiale cioè di quella fiducia in una non ostile convivenza fra il mondo occidentale a quello sovietico che pur era


stata soltanto qualche mese prima dichiarata possibile dal generalissimo Stalin in persona in una notissima conversazione col signor Stassen. È dunque forse irrilevante discutere se l'organizzazione di Belgrado costituisca

o no una effettiva rinascita del Comintern. Quel che conta, agli effetti pratici, è constatare che sia Mosca che Washington sembrano egualmente persuase che la strada della conciliazione è oggi pressochè preclusa.

Nessuno potrebbe dire con sicurezza se su codesta persuasione americana si possa davvero contare per un pezzo , essendo, come ognuno sa, la costituzione degli Stati Uniti costr uita forse in modo da impedire a chicchesia d'aver poteri sufficienti per dare esecuzione alla sua volontà, che resta dunque alla mcrcè di sentimenti, tendenze, interessi contraddittori. Pare invece certo si possa éontarc su quella sovietica, i cui dirigenti hanno il controllo dell'intera macchin a politica del Paese e agiscono in conformità a principi precisi.

Partendo da queste premesse, si prevede dunque qui: che l'Europa orientale sarà !ungi nei prossimi me si dal restare sulla difensiva ; che i partiti comunisti , soprattutto in Francia ed in Italia, moltiplicheranno dappertutto una violenta controazione parallelamente all'azione nordamericana per fh concessione di crediti anticomunisti; che saranno soprattutto presi di mira i partiti socialisti europei, come i più prossimi alla classe operaia e dunque meno vulnerabili e più pericolosi.

È naturalmente difficile dire se da codesta coincidenza di sfiducie e di paure reciproche vorranno trarsi ancora ulteriori conseguenze sia alla conferenza dei Quattro nel novembre prossimo o all 'O .N .U. , col di stacco del gruppo slavo . Ma nessuno dubita qui che l'Europa abbia dinanzi a sé, nella migliore delle ipote si, un difficile tempo di pace progres sivamente più bellicosa .

586 2 Vedi D. 533.
588

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONJ , ALL' AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!

TELESPR. 1720 SEGR. POL. Roma , 10 ottobre 1947.

Telespresso di questo ministero n. 788/229 dell'8 maggio 1946 1•

Come risulta dalla comunicazione dell'ambasciata a Londra qui unita in copia 2 , la Conferenza dei sostituti riunitasi a Londra per riprendere l'esame della questione [coloniale] in oggetto, ha stabilito che, in me1ito alla questione stessa, saranno ascoltati tutti i Paesi firmatari del trattato di pace con l' Italia e quindi a nche il Brasile.

Gi à anteriormente alla Conferenza della pace (vedi telespresso sopra citato) , questo ministero , facendo assegnamento sulle favorevoli disposizioni di codesto Governo, aveva interessato codesta ambasciata a chiedere nel modo più opportuno al Ministero degli esteri bras iliano il suo appoggio nel tentativo allora da noi fatto di migliorare la dizione dell 'art. 23 (allora art. 17 del progetto) del trattato , e la


588 1 Non pubblicato. 2 Si tratta del T. 802 da Londra, per il quale vedi i primi tre ca poversi del D. 571.

delegazione brasiliana a Parigi propose a detto articolo un emendamento, di cui si allega ad ogni buon fine copia3 , col quale sostanzialmente veniva proposto il conferimento all 'Italia del trusteeship sulle sue colonie. Ciò è appunto quanto noi chiediamo, e ci attendiamo che il Governo brasiliano, riprendendo la proposta allora formulata, si impegni cira a fondo per sostenerla, cercando anche di esercitare la propria influenza preso gli altri firmatari del trattato a favore di questa tesi.

Si trasmettono qui uniti, per essere consegnati a codesto Governo, quattro album illustrativi dell'opera di civilizzazione compiuta dagli italiani nelle colonie, nonché copia delle due memorie (memorandum e note aggiuntive) già presentati alla Conferenza della pace, e quattro altre monografie sulla valorizzazione agricola della Tripolitania, Cirenaica, Eritrea e Somalia4 . Dal contenuto di dette pubblicazioni codesto Governo potrà trarre ogni utile elemento atto a suffragare, con dati di fatto e con la prova delle benemerenze acquisite dal lavoro italiano, la proposta di affidare all'Italia il mandato fiduciario singolo su quei territori. Non sono d'altra parte ignorate in codesto Paese, per diretta esperienza, le capacità creative del lavoro italiano, nè la necessità impellente per l'Italia di assicurare dei pacifici sbocchi alla sua esuberante forza di lavoro. Né è costì ignorato, pure per diretta esperienza, come il miglior modo di assicurare l'inserimento di Paesi nuovi nel mondo civile sia quello di promuovere in essi la costituzione e l'incremento di forti comunità europee le quali, raggiunto un certo grado di maturità, possono poi assurgere ad indipendenza e costituire nuove e pacifiche entità nazionali: questo processo, che già si è così felicemente svolto in codesto continente, noi auspichiamo per l'Africa, onde includerne sempre più le differenti sue parti nel consorzio dei popoli civili. Per questo riteniamo che la continuazione da parte dell'Italia dell'opera da essa intrapresa nelle sue quattro colonie (tre delle quali , Tripolitania, Cirenaica ed Eritrea, sono suscettibili di intenso popolamento bianco), sia un interesse generale.

V.E. vorrà valersi di questi , come di ogni altro opportuno argomento, per ottenere

che codesto Governo, quando sarà ascoltato, si esprima nei tennini a noi più favorevoli. Riferisca5 .

589

IL MINISTRO A VIENNA, COPPINI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. 10514. Vienna, 10 ottohre 1947.

Faccio seguito al mio telegramma n. 364 1• Leitmeier era perfettamente informato delle decisioni ministeriali, evidentemente attraverso comunicazioni di Schwarzenberg. Egli mi ha ripetuto la sua sorpresa per l'interpretazione data costì alla decisione austriaca, poiché non è mai stata intenzione di Leitmeier di rimettere in



4 Vedi D. 581, nota 3.

s Per la risposta vedi D. 685.


discussione l'intero progetto delle opzioni. La nota austriaca. del resto. dopo aver constatato che attraverso lo scambio dei memoriali si era raggiunta un'intesa su molte questioni, proponeva conversazioni dirette al solo scopo di risolvere possibil mente e sollecitamente le divergenze ancora esistenti.

Non scrivo però per parafrasare il mio tel egramma. Dal colloquio avuto con Leitmeier, e che è stato come al solito sempre aperto e cordiale, credo di capire che egli, se sarà chiamato, come sembra. a dirigere le conversazioni costì, non si illude sulla facilità del suo compito. Mi sembra che Leitmeier abbia rispetto a Gruber idee più ampie che potrebbero realmente facilitare l'accordo con noi. Lo deduco dalla frase che egli mi ha detto di non voler recarsi a Roma se egli non avrà facoltà di poter dire costì che realmente gli altoatesini ritornano in Italia come leali cittadini italiani. Questa sua idea non mi è nuova perchè, come tu sai, essa è il frutto delle nostre conversazioni del giugno scorso. Ho voluto riferire questo atteggiamento di Leitmeier poiché, se egli veramente venisse costà, mi sembra che dovrebbe essere possibile, manovrando forse su terreno politico, di arrivare a qualche conclusione. Ho l'impressione che Leitmeier desideri veramente un accordo. È inutile che ti aggiunga che politica interna e posizione personale di Gruber sono due preponderanti elementi che spingono questo ministro degli esteri ad un accordo con l'Italia.

Credo di ritenere che egli, Gruber, vorrebbe possibilmente vedere accolto il cento per cento delle sue richies te, soprattutto in materia dell'art. 5, e credo persino che sarà contento solo se otterrà tutto quello che vuole. Sta a noi di vedere se, facendogli pagare qualche concreto prezzo , non sia il caso di accontentarlo.

Leitmeier mi ha detto di preferire Roma come sede delle conversazioni per comodità della delegazione che troverà in codesta rappresentanza austriaca il materiale e l'a ppoggio tecnico necessario . Mi ha poi accennato alla possibilità che Gruber possa scegliere un uomo politico, oltre Kripp e Schwarzenberg, se egli, Leitmeier, non potesse venire costì . Ma non mi è stato possibile saperne neppure approssimativamente il nome, perché questa decisione è certo subordinata alle definitive intenzioni di Leitmeier2 .

588 3 Vedi D. 581, nota 3. 589 1 Vedi D. 572.
590

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . 13877/890. Washington , Il ottobre 1947, ore 20,35 ( per. ore 7,30 del 12 ).

Telegramma di V.E. 585 1 e precedente 2 . Dipartimento di Stato, col quale si è mantenuto stretto contatto per questione

I.T.O. (mio telegramma 809)3 e che era stato interessato in tempo utile per


589 Per la risposta ved i D. 609.


590 Vedi D. 509. nota 2.

Vedi D. 533.

Vedi D. 509.

prospettare intervento Assemblea O.N.U. , ha fatto ieri presente impossibilità pratica ottenere modifica no stro favore termini noto invito Consiglio economico-sociale O.N.U.: eventuale eccezione per Italia avrebbe infatti dovuto estendersi parecchi altri invitati non membri O.N.U. e che non avevano probabilità essere ammessi Nazioni Unite; ciò che complicava assai questione.

Nel ricordare massimo impegno U.S.A. per nostra ammissione quanto più sollecita Nazione Unite e azione progettata e in inizio esecuzione all 'Assemblea, Dipartimento di Stato ha espresso suo vivo desiderio e sua speranza che Italia possa far parte O .N .U . prima Conferenza Avana : ma ciò purtroppo non dipendeva soltanto da America.

Interlocutore ha quindi rilevato che Dipartimento di Stato confidava vivamente che Governo italiano, checché avvenisse all'O.N.U., avrebbe considerato possibile partecipare riunione Avana, la quale, pur promossa da Nazioni Unite, costituiva realizzazione iniziativa da lungo tempo perseguita da U .S.A. Ciò tanto più in quanto Conferenza aveva carattere costituente I.T.O. e scopo ne era discutere e approvare progetto statuto comprendente anche modalità per diventare membri nuovo organismo internazionale.

lnterlocutore ha ribadito che rappresentanti italiani parteciperebbero comunque discussioni con parità diritti salvo voto , avendo modo far valere e far tener conto proprie idee. Ha dato infine comunicazione dettagliato telegramma istruzioni inviato a Dunn affinché esponga V.E. desiderio Governo Washington per intervento italiano Conferenza.

591

L'INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N.D. l3871-13872-j821-822. Londra, 11 ottobre 1947, ore 20,40 ( per. ore 7,30 del 12 ) .

Circa sorte definitiva territori africani Saskin ha detto a Cerulli: «Voi conoscete atteggiamento sovietico manifesta tosi anno scorso con proposta Molotov: quale è oggi atteggiamento italiano?». Cerulli gli ha risposto che proposta Molotov è ancora il punto di riferimento sostanziale per tutta la questione. Tale proposta sovietica è del resto corroborata, secondo il punto di vista italiano , da funzione equilibrio che Italia ha storicamente avuto e può continuare utilmente ad avere nel Mediterraneo ed in Africa nell 'interesse di tutti. Cerulli ha poi richiamato attenzione Saskin su carattere particolare territori italiani Africa dal punto di vista sociale e cioè come per noi problema fondamentale non è, come per altri Stati, utilizzare territori per proficui investimenti capitali ma invece di far progredire quei Paesi investendovi lavoro nostri contadini , operai e tecnici. Saskin si è quindi intrattenuto sulla Cirenaica («che è la vera ditficoltà », ha detto), ponendo a Cerulli una serie di quesiti sulla Senussia, sulla organizzazione ed influenza quella confraternita, sulla sorte degli agricoltori italiani ecc.

Cerulli ha discusso con Saskin, consigliere questa ambasciata sovietica, questioni connesse con attuale riunione supplenti . Cerulli ha accennato nostra prossima richiesta siano sentiti dagli esperti anche profughi ora in Italia. Saskin si è fatto specificare varie cause attuale permanenza in Italia di tali profughi e quindi loro varie categorie in relazione agli eventuali ostacoli opposti al loro ritorno in Africa negli scorsi anni. Cerulli gli ha poi parlato dei termini di tempo da fissare per lavoro esperti e Saskin ha dichiarato che delegazione sovietica è talmente del parere di far presto che riteneva opportuno nominare più di una commissione, proposta non accettata dagli altri. Il punto fondamentale è che quei territori sono sotto amministrazione militare britannica sino alla decisione finale ed in tal senso Saskin ha chiesto tre chiarimenti:

l) se occupazione è mantenuta da Gran Bretagna con forze e mezzi militari considerevoli;

2) se Gran Bretagna ha altri mezzi e quali per premere su quelle popolazioni nei confronti opera Conferenza;

3) se e quale parte abbiano ancora funzionari italiani nella amministrazione locale.

Cerulli gli ha risposto non aver dati precisi sul primo punto; che agli effetti secondo quesito era da considerare soprattutto la pressione economica ; che infine numero funzionari italiani è stato gradualmente ridotto al minimo. Circa questione itinerario Saskin ha confermato che russi preferiscono cominciare dalla Libia che è «territorio più disputato». Esperto sovietico nella Commissione sarà Martinov già console in servizio ambasciata russa Roma, che sarà assistito da funzionari in arrivo da Mosca.


592 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO URGENTE 13897/891 . Washington, 11 otlo!Jre 1947, ore 22 ,50 (per. ore 14,45 del 12 ) .

Telegramma di V.E. 615 si è incrociato coi miei telegrammi 885-887 1•

Pur trovandoci ormai di fronte a decisione Cinque richiedere a Consiglio sicurezza approvazione nota proposta (Parodi), ho stamane, giorno festivo al Dipartimento di Stato, subito provveduto comunicare a competente funzionario sia quesito circa modalità scelta candidato da parte Governi di Roma e Belgrado sia considerazioni V.E. illustrandole dettagliamente, sia assicurazioni di cui parte finale telegramma.

Nel ripetere in sostanza notizie già date in conversazione di ieri predetto funzionario ha assicurato che avrebbe immediatamente informato di tutto delega


zione americana O .N .U . affinché ne fosse al corrente in previsione discussione al Consiglio sicurezza. Prevedeva tuttavia che maggioranza Consiglio avrebbe accolto molto favorevolmente proposta francese quale via uscita temporanea d a impossibilità raggiungere l' accordo dopo un semestre sterili tentativi . Si è riservato chiarimenti e precisazioni appena possibile.

Aggiungo , per quanto concerne contatti italo-jugoslavi , che sarebbero giunte Dipartimento di Stato scorsi giorni varie informazioni circa asserite trattative a Belgrado e ad Udine per questioni varie tra cui sorte Territorio Trieste.

592 1 Vedi DD. 584 e 586.
593

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA , AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T. 13882-13 883/6-7 . Nelt' York, Il ottobre 1947. ore 22,57 (per. ore 12 del 12).

Ho avuto ieri lunga conversazione ambasciatore Aranha capo delegazione brasiliana e presidente Assem blea generale.

Egli è mo lto preoccupato andamento generale di scuss ioni che, non portando ad alcun risultato aumentano tensione politica A ssemblea ed asperità dei diba ttiti. Durata Assemblea è prevista almeno fin o a ultima decade novembre ; molti ritengono potrà prolungarsi ulterio rmente . Aranha mi ha detto che, per tal motivo, riunirà lunedì mattina presidenti Commissioni per cercare il modo di sfoltire pesante ordine del giorno e pensava fosse prudente co nsigliare rin vio discussione questione revisione trattato di pace Italia a prossima Assemblea generale.

Gli ho subito obiettato che tale procedura , oltre che provocare penosa impressione in Itali a , avrebbe potuto significare insabbiamento iniziativa mentre varie delegazioni era no d 'avviso discuterla nell a presente sessione rinviandola soltanto ad epoca più favo revo le.

Ho pregato ambasciata intervenire subito presso Dipartimen to di Stato mentre da parte mi a interess o in giornata ambasciatore Arce fare ogni opposizione a sor prendente decisione Aranha.

Temo tuttavia che in discussione lunedì troverem o delegati francese e inglese, nonch é alcl1tli sud-ame rican i, fav orevoli tale procedura .

Ambasciatore Arce, che evidentem ente sta mane aveva av uto contatto con Araba, mi ha detto che timore di un esito sfavorevole su que stione revisio ne esito che indubbiamente avrebbe avuto ripercussione in Ita lia e avreb be danneggiato nostra ca usa ---lo ha spin to a chiedere telegraficamente a suo Governo rimandare parte discussione a prossima Assem blea generale . Poichè è da prevedersi ch e altri punti o rdine del giorno subiranno stessa sorte egli si ripromette propo rre rinvio a nno prossimo discu ssione sua mo zione «dal momento che in chiost ro della firma non è ancora asciutto» (come stato rilevato da varie delegazioni).

È finora dubbio che dibattimento in Commi ssione quanto in Assemblea provocherà forti e violen ti interventi da parte sovietica, jugos lava ecc. mentre troverà

numerose delegazioni indecise e non desiderose ingaggiare ba ttaglia su di un argomento in cui uno so lo dei Cinque Grandi è favorevole . Domani rivedrò Arce e cercherò persuaderlo chiedere soltanto rinvio discussione fine questa Assemblea.

Si potrà, tra scorse alcune settimane, giudicare se converrà affrontare o meno dibattito nelle a ttuali circostanze politiche. Qualora V.E. ritenga desiderabile che discussione avvenga in presente sessi one sa re bbe opportuno far fare utgenti passi Buenos Aires e Rio de Janeiro perchè facciano pressione su rispettive delegazioni.

594

L'AM BASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO D EGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTISSIMO 13888/89 5. Washington . l l ott obre 194 7, ore 24 (per. ore 15, 30 de/12).

Mascia ha informato stasera da New York aver avuto conversazioni con Arce. Questi gli aveva detto esse re sta to presentito da Aranha per rinvio fin da ora da parte del Comi ta to esecutivo (convocato forse lunedì) ad Assemblea 1948 questione revisione trattato. Arce vi era favorevole (e pareva lo avesse detto a Aranha) data nota opposizione vari Stati e numerose astensioni in votazione a Assemblea 23 settembre. Riteneva che nel 1948 revisione avrebbe incontrato più estesi consensi. Attendeva comunque istruzioni chieste telegraficamente a Buenos Aires.

Mi sono subito recato, nonostante ora tarda, da questo ambasciatore dell' Argentina al quale ho spiegato dettagliamente la situazione, affinché intervenga presso Arce per un indurlo a modificare suo atteggiamento ed anzi a svolgere possibile azione persuasiva con Aranha perchè desistesse, almeno per ora, dal suo intempestivo proposito. Gli ho detto come, dopo un anim e approvazione Parla mento argentin o, era difficile comprendere questa fretta sbarazzarsi della questione che oltre tutto non avrebbe potuto essere abbordata da competente Comitato politico Assemblea prima di alcune sett imane. Ho sottolinea to opportunità che questione rimanesse all'ordine del gio rn o anche spos tata a ll'ultimo posto, di modo che ovc Assemblea non avesse tempo di discutere prima sua chiusura avrebbe potuto anche passare alla cosidetta «piccola Assem~lea» che gli Stati U niti ritengono ve rrà mol to probabilmente costituita. D 'altronde tra alcun e settimane si sarebbe potuto meglio valutare situazione e parecchie posizioni potevano nel frattempo essere miglio rate: alcune precedenti astensioni poteva no diventa re voti fav orevo li. L ' ho informato appoggio assicurato da Dipartimento di Stato. Ambasciatore l vani ssevich ha promesso che avrebbe doma ni tel efonato ad Arce ed a Corominas per comunicare lo ro quanto precede e vedere di persuaderli. Dal conto suo Mascia proverà rivedere Arce 1 .


594 1 Per la risposta vedi D. 606.
595

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PER CORRIERE 14153/053. Londra, 11 ottobre 1947 (per. il 18).

t

Seguendo una pratica che sembra ormai stabilita quando si tratti di questioni che toccano troppo dappresso relazioni anglo-sovietiche, unico commento ufficioso alla creazione del Cominform !imitasi a fredda esposizione avvenimento e sua illustrazione attraverso riproduzione e commenti della stessa stampa sovietica.

Tali sono infatti corrispondenze diplomatiche di questi giorni sul Times dalle quali traspare duplice preoccupazione di non provocare denuncie di parzialità all'interno ed irritare Mosca ; ma è chiara altresì intenzione fornire ciò nondimeno all'opinione britannica elementi di giudizio su quella che appare ormai al grosso pubblico intrattabilità del Governo sovietico.

Unico gesto che corrisponda ad una presa di posizione della Gran Bretagna -ovvia del resto dopo diretti riferimenti del comunicato della Pravda -sono le frasi pronunciate avant'ieri a Bristol dal segretario del partito laburista Morgan Phillips che ritiene che scopo reale del nuovo Comintern è la guerra contro il socialismo europeo e sottolinea tragiche conseguenze tale atteggiamento per la frattura che esso rivela tra due campi rivali in Europa.

Sull'avvenimento ho potuto raccogliere al Foreign Office ed ambienti che ne sono vicini, i seguenti particolari:

l) Esisteva già a Belgrado, ora sede ufficiale del nuovo ente, una organizzazione analoga alle cui riunioni partecipavano regolarmente i capi del comunismo italiano e francese. Mi è stato fatto il nome dell'an. Togliatti e di Duclos.

2) La riunione che ha portato alla costituzione del Cominform non ha avuto luogo , come è stato annunciato, a Varsavia, ma nella Slesia e vi hanno partecipato Zhdanov e Malenkov. Non ne era peraltro al corrente il presidente del Consiglio polacco.

3) I comunisti britannici sapevano molto poco della intera questione. Si trovava peraltro a Praga il deputato laburista di sinistra Zilliacus (uno dei ribelli) che molto verosimilmente si recava in incognito al convegno.

4) La prima impressione prodotta a Londra è stata quella di una manovra per controbattere gli effetti dell 'iniziativa Marshall ed opporre un organo permanente comunista al Segretariato permanente della Conferenza di cooperazione economica europea, che, per ora in forma embrionale, è stato costituito presso il Quai d'Orsay. Se infatti organizzazione Cominform risale praticamente luglio scorso , annuncio ufficiale sua istituzione sembra invece essere stato calcolato in modo da suonare una specie di sfida ai negoziati economici di Parigi . Mentre per motivi di ordine costituzionale e di opinione pubblica gli aiuti americani all'Europa sarebbero ancora incerti e comunque di lenta attuazione, l' U.R.S.S. potrebbe per fini propagandistici assumersi rifornimenti più urgenti: si cita l'esempio delle forniture di grano l'anno scorso alla Francia, allorquando la situazione alimentare era forse peggiore in Russia .

5) L'inclusione dell'Italia e della Francia fra i Paesi rappresentati nel Comiform starebbe ad indicare anche nell'opinione del Cremlino la forza che avrebbero raggiunto i partiti comunisti dei due Paesi, la quale, sempre secondo quanto si ritiene qui, sarebbe d'altra parte un sintomo della instabilità dei rispettivi Governi . All'Italia e alla Francia si mirerebbe pertanto come campo d'azione più prossimo nel tempo e nello spazio. L'esclusione della Grecia viene attribuita alla necessità di evitare che accuse specifiche d'interferenza possano essere formulate in un momento così delicato: mentre quella della Gran Bretagna sarebbe dovuta alla scarsa importanza del partito comunista nel Regno Unito.

6) Gli attacchi aperti e violenti mossi ai capi laburisti ed ai socialisti temperati in Europa sono interpretati come calcolato desiderio di uscire dall'equivoco e fare il censimento delle proprie forze: tale politica corrisponderebbe in un certo senso a quella attualmente seguita all 'interno dall'Unione Sovietica con una forma di epurazione molto più temperata, per le mutate circostanze ed almeno finora, che non quella del periodo 1936-37, ma che già tocca ad un certo livello con le esortazioni rivolte, nello stile del luogo , ad artisti ed uomini di scienza perché si mantengano nell'ortodossia e non «striscino servilmente» dinanzi alla «putrida» cultura occidentale. Se viceversa si fosse creduto da Mosca di poter creare imbarazzi al Governo od essere di incoraggiamento agli elementi meno docili del partito laburista , si dovrà constatare quanto prima, si osserva da qui, il grossolano errore commesso. Si sarà anzi raggiunto il risultato di scoraggiare ogni tentativo di riavvicinamento che la presente tensione delle relazioni economico-finanziarie anglo-americane avrebbe potuto consigliare e che recenti voci di ripresa delle conversazioni commerciali tra Londra e Mosca avevano lasciato intravedere.

Si crede infine che l'istituzione del Cominform varrà a togliere molte illusioni in tutto il continente europeo sul carattere nazionale dei partiti comunisti e si cita a conferma una certa irrequietezza che si constaterebbe nei partiti di centro e tra gli aderenti ai Governi di fronte popolare anche al di là della «cortina d'acciaio».

596

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A N ANCHINO, FENOALTEA

TELESPR. 1726 SEGR. POL. Roma, l l ottobre 194 7.

Come risulta dalla unita comunicazione dell 'ambasciata a Londra 1 , tutti i Paesi firmatari del trattato di pace con l'Italia, e quindi anche la Cina, saranno interpellati in merito alla questione [coloniale] di cui è oggetto. Si rende pertanto necessario ed urgente che V.E. intrattenga codesto Governo sulla questione cercando di ottenere che esso non assuma posizione contraria ai nostri desiderata e ai nostri interessi.

Sappiamo che la Cina è per principio, e in relazione anche alle questioni indocinese e indonesiana, anti-colonialista. Anche noi siamo convinti che il periodo coloniale volge ormai al tuo termine e pertanto riteniamo che nessuna questione di principio ci separi dalla posizione generale adottata in materia dal Governo di Nanchino. Noi


riconosciamo pienamente le innovazioni sancite dagli articoli 77, 79, 81 dello statuto delle Nazioni Unite e soltanto chiediamo, dopo i molti sacrifici compiuti e dopo la cinquantennale esperienza acquisita, di vedere affidato all'Italia l'onore e l'onere di accompagnare all'indipendenza quelle popolazioni che l'Italia stessa ha, in un lungo periodo di fecondo lavoro iniziatosi molto prima del fascismo, educato e fatto progredire, attraverso una costante opera di civiltà svolta in Libia, Eritrea e Somalia. Chiediamo quindi al Governo cinese di non volersi oppore a tale aspirazione, tenendo conto dei meriti che l'Italia si è indubbiamente acquisita nell'opera da essa sinora intrapresa in quei Paesi e che ha illegittimo desiderio di voler portare a compimento. Tale opera regge il confronto --e sovente supera~-quella compiuta da altri Paesi in territori assai più ricchi di quelli rimasti aperti alla civilizzazione italiana e anche sotto questo aspetto riteniamo di possedere titoli per lo meno analoghi a quelli di altri Stati per appoggiare la nostra aspirazione. Converrà anche cercare di dimostrare a codesto Governo l'interesse, anche cinese, a mantenere ancora efficiente nel Mediterraneo e nel Mar Rosso, per cui passa la via che unisce la Cina all'Europa, quell'equilibrio politico che è comune garanzia di sicurezza e che potrebbe apparire compromesso qualora venissero a crearsi, al posto sin ora tenuto dall'Italia, dei pericolosi «vuoti».

D'altra parte l'aspirazione italiana non appare in contrasto con la tesi sostenuta dalla delegazione cinese alla Conferenza della pace nel corso della quale la delegazione stessa ebbe a presentare un emendamento all'art. 17 del progetto di trattato (divenuto poi art. 23 nel trattato definitivo) di cui si allega copia 2 . In esso, redatto in forma assai duttile, è pienamente prevista l'applicazione del mandato fiduciario ai territori italiani in Africa, ed è riconosciuto anche il diverso grado di civiltà cui essi sono pervenuti nell'attuale fase del loro sviluppo storico.

Si uniscono, per essere consegnati a codesto Governo, copia di un album contenente una documentazione statistica della opera svolta anche a favore degli indigeni nei territori di cui trattasi , copia di un memorandum sugli investimenti finanziari fatti dall'Italia in detti territori, e copia di un opuscolo contenente informazioni di carattere etnico circa le popolazioni che li abitano3

596 1 Si tratta del T. 802 da Londra, per il quale vedi i primi tre capoversi del D. 571.
597

IL MINISTRO A VIENNA, COPPINI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. S.N. Vienna, Il ottobre 1947.

Faccio seguito al mio telegramma odierno n. 368 1 .

Leitmeier mi ha pregato personalmente perché facessi presente costì il suo vivo desiderio di recarsi a Roma che egli non ha mai visto e che egli ritiene non aver modo più di visitare, data la sua età (si tratta di persona di sessantasette anni) e le sue mansioni che lo abbligano continuamente a Vienna. Se non vi sono altre


pregiudiziali per Venezia, che quella di far cosa gradita ad Innocenti, ti sarei grato di esporgli questo desiderio di Leitmeier e di scegliere Roma per le conversazioni.

Attendo le ulteriori istruzioni del ministero. Desidero farti presente che qui si aspetta naturalmente risposta scritta alla nota presentatami da Gruber2 . Ti sarei quindi grato di esaminare e di darmi relative istruzioni se nella nostra ri sposta ci si debba limitare ad una pura accettazione della proposta austriaca con indicazione di luogo e data della riunione oppure se si voglia fissare anche i nostri punti di vista come dal telegramma ministeriale 241 3 .

A proposito di queste conversazioni, qui a Vienna non si è mai pensato di dargli un carattere politico . Schwarzenberg ed il funzionario del ministero dell'interno, che poi non verrà, erano previsti a titolo di aiuto e specialmente il primo per la sua perfetta conoscenza della lingua italiana. Leitmeier ritiene infatti che Kripp non se la possa cavare nella traduzione dei termini tecnici.

Gli austriaci non hanno certamente nessun interesse ad uscire dallo stretto campo tecnico del regolamento delle opzioni e saranno ben felici se da parte nostra non chiederemo loro niente sul terreno politico. Naturalmente --ed esprimo un mio puro giudizio perso nale ~ non vedo bene a che cosa dovranno servire questi contatti, se non a ribadire i rispettivi punti di vista e senza ottenere nessun concreto e tangibile riavvicinamento . La verità è che gli austriaci invece si aspettano che noi gli vogliamo far pagare politicamente qualche eventuale concessione.

Circa la mia designazione, mentre ringrazio per la novella prova di fiducia, pregherei di dispensarmi. Avevo offerta la mia collaborazione perchè sapevo Cosmelli impedito a Zurigo e perché non volevo intralciare il corso delle cose. Cosmelli però mi ha telefonato ieri che sua moglie, grazie a Dio, sta meglio e va gradatamente migliorando, tanto che egli conta di venire presto a Roma. Martedì prossimo egli avrà il gradimento, cosicché è più che naturale che egli coadiuvi l'amico Innocenti nelle conversazioni.

Io posso così approfittare della pausa per continuare la mia cura che avrei dovuto già riprendere, d 'acco rdo con i medici, ai primi di ottobre. Conto anzi di lasciare il 20 Vienna e di rientrarvi per le visite di addio verso il lO novembre, in tempo per accogliere Cosmelli verso il 20, come d'intesa con lui 4 .

596 2 Non pubblicato. 3 Gli allegati non si pubblicano. Per la risposta vedi D. 684. 597 l Vedi D. 583 , nota 2.
598

IL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 13907/1 07-108. Beirut, 12 ottobre 1947, ore 21 (per. ore 9 de/13) .

Consiglio Lega Stati arabi, qui riunito in ottava sessione ordinaria presenti rispettivi presidenti Consiglio, ha posto all'ordine del giorno, oltre preminenti questioni palestinese ed egiziana , anche negoziati questione Libia.


-1 Vedi D. 565.


4 Per la risposta vedi D. 609.

Iniziativa iscrizione agenda problema nostre colonie è stata presa da Azzam Pascia unitamente a Saleh Giabr, primo ministro Iraq. Mentre atteggiamento Azzam era da prevedersi , date sue note idee e personali aspirazioni in materia, intervento presidente del Consiglio Iraq su fatti nuovi non può, dati rapporti anglo-iracheni , non essere collegato con recente atteggiamento Gran Bretagna nelle questioni palestinese ed araba in genere. Atteggiamento diretto a far sentire agli arabi che essa in fondo è con loro. Questione Libia offre infatti agli inglesi modo associare loro vedute ed interessi per sua futura sistemazione a mire e speranze degli arabi offrendo inoltre occasione distrarli, se possibile, e compensarli, se necessario , per loro disillusione su altre due, più importanti, questioni palestinese e egiziana.

Azzam Pascià ha pronunciato davanti Consiglio Lega lungo discorso «riservato». Per quanto si riferisce alla Libia temo che egli abbia annunziato invio Conferenza supplenti Londra di un memoriale ed abbia raccomandato ogni possibile sforzo per ottenere trusteeship Libia in favore di uno Stato arabo e possibilmente in favore dell'Egitto.

Invierò testo dichiarazione che sarà fatta da Consiglio nei riguardi questione coloniale italiana. Sono frattanto, molto riservatamente, intervenuto presso libanesi affinché ta le dichiarazione sia il meno ostile possibile nei riguardi nostri.

Per quanto concerne questione Palestina riferisco per corriere 1• Segnalo tuttavia fin da ora che decisioni finali Consiglio per intervento militare Stati arabi in Palestina in caso di decisione O.N.U. per spartizione ed in caso di evacuazione truppe britanniche, sembrano per ora essere benchè violente nella forma piuttosto prudenti nella sostanza.


599 .

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA

T. 14880/620/l. Roma. 13 ottobre 194 7, ore 16.

Suoi telegrammi n . 3 e 4 1•

In relazione anche istruzioni di massima impa rtitele confermo a V.E ., particolarmente dopo suo colloquio con ambasciatore Arce, opportunità che sia svolta tanto presso delegazione Governo argentino --al quale dobbiamo molto apprezzata iniziativa impostazione O .N .U. problema revisione nostro trattato --quanto anche presso altri rappresentanti di Governi a noi favorevoli o comprensivi attuate posizione italiana, cauta e discreta azione al fine evitare proceduralmente che eventuale connessione tra questione nostra ammissione O.N.U. e quella revisione possa in pa rte pregiudicare riconoscimento da parte Assemblea buon diritto nostra partecipazione codesta organizzazione internazionale.


Segnalazioni pervenute da più parti su preoccupazioni alcuni Governi circa revisione trattati confermano opportunità tale azione. Questa tuttavia, suggerita ora unicamente da ragioni tattiche e !imitantesi a terreno procedurale e fom1ale , in relazione attuale ordini lavori Assemblea, non (dico non) dovrà in alcun modo toccare principio revisione nostro trattato, ormai decisamente presentato opinione pubblica mondiale. Trattasi insomma seguire suggerimento stesso delegato argentino di cui a ultimo paragrafo suo telegramma n . 4 2 .

597 2 Vedi D. 502, allegato. 598 1 Non rinvenuto. 599 1 Vedi D. 582.
600

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13944/264. Buenos Aires, 13 ottobre 1947, ore 19,40 (pe r. ore 8 del 14) .

Mi riferisco al telegramma da ambasciata Washington 1170 1•

Dopo averne accennato anche al presidente Per6n in occasione firma accordi economici ho subito intrattenuto questo Ministero affari esteri questione eventuale rinvio anno 1948 revisione trattato.

Ministero aveva ricevuto telegramma Arce il quale, asserendo con assoluta certezza che non si sarebbe riusciti a riunire su mozione Argentina maggioranza due terzi, prospettava opportunità suo rinvio ed Assemblea anno 1948. Qui , di fronte pericolo insuccesso e sue conseguenze per Argentina ed anche --mi si è fatto rilevare ----per l'ltalia, si era disposti accedere richiesta .

Valendomi argomenti di cui si è servito anche Tarchiani, ho soprattutto sottolineato opportunità non precipitare decisione ed ho ottenuto che telegramma istruzioni fosse modificato nel senso che eventuale decisione circa rinvio all 'anno 1948 non sia presa se non in ultima istanza dopo aver esaurito ogni mezzo per ottenere approvazione nella presente Assemblea. Per mio suggerimento è stato altresì raccomandato ad Arce di mantenersi in continuo contatto con Mascia per essere di volta in volta al corrente nostri punti di vista e possibilmente uniformarvisi.

601

L'INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13939-13948/823-824. Londra, 13 ottobre 1947, ore 21,15 (per. ore 9,30 de/14) .

Cerulli ha discusso con Burin de Rozier, assistito dai due esperti francesi questioni in corso Conferenza supplenti. Circa nostra eventuale richiesta che esperti sentano profughi Africa de Rozier ha esposto obiezioni di carattere giuridico che



secondo lui potrebbero esserci fatte da altri, insistendo egli su nostro interesse a che nessun altro Governo abbia pretesto ad intervenire lavori esperti. Cerulli gli ha chiarito che nessun Governo può ragionevolmente eccepire di avere suoi nazionali profughi dall'Africa italiana e che comunque si tratta in questo caso non (dico non) di far sentire Governo italiano in rappresentanza profughi ma al contrario far sentire profughi direttamente. Su questo punto de Rozier si è riservato chiedere istruzioni esprimendo impressione personale che comunque converrebbe piuttosto. anziché includere Italia nell 'itinerario esperti, ottenere invece che rappresentanza profughi sia autorizzata recarsi apposta in ciascun territorio per esser colà sentita.

Circa durata missione esperti de Rozier, e più ancora suoi esperti, hanno insistito sul concetto che proposta britannica fissato termine prossimo giugno va intesa nel senso che esperti entro giugno debbano presentare loro conclusioni alla Conferenza e cioè comprendendo nel termine durata permanenza Africa e riunioni successive per formulazione singola o collettiva delle conclusioni.

Circa itinerario francesi insistono sulla precedenza Libia e hanno fatto notare incidentalmente che, secondo proposta americana, esperti arriverebbero in Libia dal Cairo. al ritorno Africa orientale. Esperto francese è colonnello De la Chapelle che è assistito da altro ufficiale superiore esercito.

Sulla questione decisione finale territori africani Cerulli ha avuto lunga discussione con de Rozier e suoi esperti. De Rozier ha premesso che egli considera interesse italiano che questione venga risolta dai Quattro, sia pure mediante compromesso . Italia, egli ha detto, non (dico non) ha nulla da guadagnare se questione è portata, per mancanza accordo , alla Assemblea Nazioni Unite dove problema diventerebbe oggetto discussione da parte tutti e sarebbe aperto interventi non desiderabili. Cerulli gli ha risposto che nostro desiderio è certamente quello che problema africano venga risolto equamente ed al più presto e che perciò un accordo ci sarebbe graditissimo, ma che d'altra parte chiara adesione, proprio per questo problema , ai principi Nazioni Unite non (dico non) ci faceva considerare con sfavore eventualità prevista dal trattato di un deferimento all'O.N.U., quando risultasse necessario.

De Rozier ha quindi chiesto se potevamo assicurare che Governo italiano, una volta ottenuto mandato su territori africani, non avrebbe usato di tale soluzione per chiedere revisione clausole militari trattato pace. Cerulli gli ha detto che non (dico non) gli pareva che questo fosse il caso , dato che Libia. Eritrea e Somalia erano tenute anche in passato con truppe locali e quindi questione apporti italiani permanenti concerne soltanto forze polizia centri europei e aliquota ufficiali per inquadrare truppe locali. De Rozier ha concluso che comunque questione militare sarebbe oggetto clausole mandato stesso , le quali cla usole anche per altri Stati sono sempre ba sate su difesa territorio mediante truppe reclutate in Africa.

Dopo un breve accenno alla inopportunità, secondo de Rozier, che soluzione per Tripolitania fissi sin d'ora un termine per passaggio da regime mandato ad indipendenza , e breve allusione Somalia, francesi hanno portato discussioni su Eritrea e Cirenaica. Circa Eritrea de Rozier e suoi esperti si sono espressi non (dico non) favorevoli eventuale cessione Assab all'Etiopia. accennando esplicitamente eventualità che Assab possa servire come porto arrivo di un tronco ferroviario che partendo dalla linea francese attraversi verso nord la piana dancala (ciò che isolerebbe del tutto Gibuti). Circa Cirenaica de Rozier ha chiesto se Yl fossero direzioni nelle quali cercare un compromesso tra interessi italiani e britannici. Egli ha quindi chiesto Cerulli dati specifici circa alcune di queste direzioni possibili e cioè:

l) tener conto partizione geografica tra Cirenaica e Marmarica;

2) dichiarazione zona strategica di alcuni settori o intero territorio;

3) rinvio questione ad un accordo a tre italo-britannico-senussita da presentare poi alla Conferenza.

4) rielaborazione proposta fatta da Brasile alla Conferenza Parigi di risolvere favorevolmente Italia questione altri tre territori rinviando di un altro anno soluzione questione Cirenaica.

De Rozier ha quindi accuratamente cercato sondare se noi avessimo già intese con qualche altro dei Quattro per proposte concrete accordo.

599 2 Nella stesso telegramma n. 620 destinato a Tarchiani si aggiungeva: <<V.E. vorrà nell o stesso senso adoperarsi presso il Dipa rtimento di Stato». 600 1 Dell ' Il ottobre, con il quale Ta rchiani aveva ritrasmesso a Buenos Aires il D. 594.
602

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A V ARSA VIA, DONINI, E AL MINISTRO A PRAGA, T A COLI

T ELESP R . 1731 SEGR. POL. Roma, 13 ottobre 1947.

In base alla decisione adottata dal Consiglio dei supplenti a Londra (vedi unito telegramma di quella ambasciata) 1 tutti i Paesi firmatari del nostro trattato di pace, e quindi anche la Polonia e la Cecoslovacchia, saranno chiamate a far valere la loro opinione in merito all'applicazione dell ' art. 23 e dell 'annesso XI di detto trattato .

La prego pertanto di prendere urgente contatto con codesto Governo e di voler manifestare la nostra fiducia che esso vorrà esprimersi in senso favorevole alla nostra richiesta di mandato fiduciario singolo sui quattro territori di cui trattasi.

Dalla documentazione allegata 2 (quattro album fotografici e un memorandum), che V.E. vorrà consegnare costì, risulta quale sia stata l'opera compiuta dai lavoratori e dai tecnici italiani per la valorizzazione di quei territori e per il progresso di quelle popolazioni. Né meno importante è il numero dei lavoratori italiani, specialmente agricoli, che vi si sono stabiliti e di quelli che, attualmente profughi in Patria attendono di farvi ritorno . Essi sono colà domicili a ti da vari decenni , e molti vi sono pure nati, e costituiscono ormai parte integrante della popolazione locale non solo, ma la parte qualitativamente più importante. Non sarebbe quindi giusto che costoro dovessero essere praticamente costretti ad abbandonare il frutto delle loro dure fatiche , o ad essere governati da una Amministrazione diversa da


602 l Si tratta del T. 802 da Londra, per il quale vedi i primi tre capoversi del D. 571. 2 Non si pubblica.

quella italiana. Quest'ultima d'altra parte per la lunga dimestichezza coi problemi propri di quei territori e di quelle popolazioni, italiane e indigene, appare la meglio indicata, sotto ogni aspetto , ad assicurare la continuità dell 'opera di civiltà ini ziata , e di condurla a compimento con la concessione -a momento venuto -dell'autogoverno come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite.

Si noti ancora che con la sua pacifica presenza in quei territori, e intenta esclusivamente al perfezionamento dell'opera di civiltà intrapresa, l'Italia assolve anche un compito di equilibrio politico e di neutralizzazione di latenti rivalità, che verrebbe ovviamente rotto qualora altri si sostituissero ad essa sia in Africa settentrionale che in Africa orientale. Infine nessun contrasto di interessi ci separa in tale questione dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia le quali possono pertanto valutare in piena imparzialità i termini della questione e la fondatezza delle nostre aspirazioni e rafforzare , col sostenere queste ultime, quei rapporti di amicizia che è nostro vivo desiderio consolidare sia col Governo di Varsavia che con quello di Praga. Considerazioni che abbiamo a suo tempo compreso, e che pure ci hanno procurato, più ancora che disappunto, dolore, hanno or non è molto indotto codesti Governi a sostenere le aspirazioni jugoslave nei nostri confronti circa la questione delle frontiere orientali. Considerazioni analoghe non esistono nel caso in esame per opporsi alle aspirazioni italiane le quali unicamente mirano a garantire la sicurezza e la continuità del lavoro a quelle decine di migliaia di italiani che hanno dedicato la loro vita a trasformare in Paesi civili dei territori da tutti abbandonati perchè poveri e deserti, e che soltanto oggi, resi produttivi del lavoro italiano, sono divenuti oggetto di tanto interesse3 .

603

IL MINISTRO A BUDAPEST, BENZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 4161/710. Budapest, 13 ottobre 1947 (per. il 20).

Nel ristrettissimo ambito della politica estera non del tutto «imposta» a questo Paese meritano qualche breve accenno i rapporti fra l'Ungheria e i vicini Stati «democratici» che sono poi quelli dell'ex Piccola Intesa.

Anzitutto i rapporti con la Jugoslavia. Non vi è qui uomo politico responsabile che esiti a definirli ottimi. A ciò ha contribuito naturalmente il desiderio ungherese di cattivarsi la fiduci a e la simpatia del Paese considerato tra i satelliti il beniamino di Mosca, ma occorre riconoscere che l'apporto decisivo è dovuto alla politica di Belgrado delineatasi sin dalla Conferenza di Lussemburgo, ove l'atteggiamento jugoslavo si distinse per minori ostilità anti-magiare. Sono venuti poi, e vanno qui ricordati come indizi rivelatori , la messa in sordina nella stampa jugoslava delle atrocità magi are nei territori occupati nel 1941 , il trattamento fatto alla minoranza

'


ungherese, la pronta ripresa delle relazioni diplomatiche, la moderazione con cui la Jugoslavia ha qui esercitato i suoi diritti alle riparazioni previsti dalle clausole armistiziali , la larga udienza ai piani economici ungheresi data nell'accordo commerciale, la comprensione, rivela tasi con una discreta offerta di buoni uffici, del punto di vista unghere se nella questione delle minoranze ungheresi in Slovacchia.

È vero che l'irredentismo magi aro nei riguardi della Jugoslavia, dopo il Trianon, sempre fu meno sentito di quello opposto agli altri due Stati vincitori, è evidente altresì che al riavvicinamento politico tra i due Paesi può essere assunta , come ca usa sufficiente, la volontà di Mosca ma va sottolineato , ripeto , il credito di Belgrado nel vincere ogni residua resistenza psicologica di questa opinione pubblica e nell'affrettare quella pro fonda evoluzione nei rapporti tra i due Paesi che ha permesso oggi, sotto il prete sto della firma di un accordo culturale che nessuno prende sul serio, il viaggio a Belgrado di questo presiden te del Consiglio con largo seguito di ministri, capi politici e alti fun zionari .

Il prossimo avvenire dirà se la visita e la restituzion e della visita da parte di Tito preannunziata secondo noti zie di stampa per i prossimi mesi , preludono a un formale allineamento politico tra i due Paesi in una « sotto-costellazione» balcanica, che a vrebbe per centro coordinatore e pro pulsore Belgrado.

Tutt'altra na tura hanno i rapporti ungaro-cecoslovacchi che persi stono ad essere cattivi se non addirittura pessimi.

La questione del tratta mento della compa tta minora nza ungherese alle fronti ere meridionali della Slovacchia non ha cambiato aspetto dopo gli aspri scontri che essa provocò tra i delegati cechi e ungh eresi alla Conferenza di Parigi in quanto sono rima sti immutati i termini veri della questione e l'animus delle due parti nell'affronta rla . Sembra infatti incontestabil e che Praga non muterà un jota nella sua durissima politica minoritaria quanto e fino a tanto che quest o le sembri il mezzo più adatto per attuare il suo progra mma di risolvere in modo radicale e un a volta per sempre lo spinoso problema. Progra mma che come noto consiste in una azione in tre tempi: scambio di popolazioni previsto dall a convenzione del '46 cui tende a dare la maggiore ampiezza possibile ; espulsione di 200 mila ungheresi che, oggetto di un emenda mento respinto dalla Conferenza di Lussemburgo, riappare implicitamente nell'art. 5 del tratt a to di pace un gherese ; rislovacchizzazione di tutti i restanti magiari cui remote ascendenze permetterebbero di imporre la nuova nazionalità .

Un'eguale e opposta radicale intransigenza anima i propositi di questo Governo che si prepara ad affrontare il téte à téte con Praga previsto dal succitato a rt. 5, con argomenti e proposte non di ssimili da quelle formulate a Pa rigi: ripristino in pieno della situazione minoritaria «ante M o naco » in base alla Carta atlantica, principi democratici ecc. ; niente accogliment o di espulsi se non medi an te co ngrua cession e di territorio ove sistemarli; tutt'al più, in cambio qualche piccola ret tifica in altre zone di frontiera a vantaggio della Slovacchia.

Se l' atteggiamento unghere se è determinato d all'intent o di non sop primere, con la soppressione per così dire fi sica della minoranza magiara in Slovacchia , la ragione stessa di possibilità irredentistiche avvenire più di quanto non la precl udano le clausole del tratta to , sembra altresì che questo G overno ritenga , non so se a torto o ragione, di incontra re oggi nella sua controversia con Praga qualche disposizione da parte dei Tre Grandi meno sfavorevole che a Parigi e che , più pa rticolarment e, le azioni cecoslovacche a Mosca sono discese di quel tanto che sono salite le proprie. Il processo di saldatura dell'Ungheria -cui sopra si è accennato --al blocco balcanico, in una con le relazioni poco cordiali fra Jugoslavia e la Cecoslovacchia, possono venire qui considerate come l'indizio di uno stato di cose favorevole e incentivo a profittarne.

Della Romania, con la quale non esistono tuttora rapporti diplomatici normali, si parla qui il meno possibile e ufficialmente quando proprio non se ne può fare a meno. Sotto la reticenza ufficiosa e di stampa si nascondono dubbi e perplessità sulla situazione politica interna, ancora fluida e, soprattutto, sulle future sorti di questo Paese, il più esposto alle mire espansionistiche sovietiche.

Si riconoscono i buoni propositi del Governo di Bucarest verso gli ungheresi di Transilvania, ma si ammette del pari la scarsa buona volontà delle autorità subalterne nel metterli in esecuzione.

Resta immutato il secolare disprezzo per i «molli e corrotti» vicini aggravato dai pessimi ricordi lasciati qui dalle truppe rumene che, incorporate nell'esercito liberatore russo, si distinsero per numerosi stupri e rapine ---e questo è molto dire -fra i russi stessi.

602 3 Per le risposte vedi DD. 719 e 655.
604

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 13992/9. Nell' York, 14 ottobre 194 7, ore 10,13 ( per. ore 9 del 15 ).

Ho veduto ieri sera ministro MacNeil capo delegazione britannica il quale mi ha detto:

l) Ammissione. Circa procedura studiata da delegazione americana (vedi mio telegramma 2) 1 -e che sarà probabilmente iniziata da Australia -egli ha espresso dubbi che sarà proceduralmente possibile in questa sessione ottenere che Consiglio sicurezza riconsideri nostra a mmissione. Circa intenzioni del Governo panamegno sollevare discussione su rapporto commissione del giugno 1945 egli , già a conoscenza del rapporto stesso, mi ha fatto rilevare che dal testo inglese non risulta chiara consistenza giuridica tesi Argentina. È vero, ha aggiunto, che egli non essendo giurista parlava a lume buon senso. Egli tuttavia mi ha assicurato aver avuto istruzioni dal ministro Bevin appoggiare ogni iniziativa a nostro favore. Richiesto da me se delegazione sarebbe stata favorevole -in caso nuovo veto sovietico in Consiglio sicurezza -·· ad una eventuale proposta incaricare Corte mondiale fornire interpretazione autentica articoli ammissione mi ha risposto essere personalmente favorevole a tale procedimento ed esser sicuro che ministro Bevin lo avrebbe autorizzato in tal senso. Ha soggiunto che, malgrado lentezza Corte mondiale proposta aveva indubbi vantaggi tener viva questione anche agli occhi opinione pubblica. Risulta delegazione sta studiando mozione a questo riguardo.


2) Revisione . MacNeil ha ricordato subito messaggio Bevin a V.E. 2 ed ha dichiarato che Governo inglese era di massima favorevole alla revisione però a tempo opportuno. Sua delegazione riteneva infatti fosse prematuro affrontare oggi problema soltanto a poche settimane di distanza dalla firma. Avendogli accennato a possibilità che ambasciatore Arce chieda rinvio discussione a momento più indicato mi ha risposto esser invece d'avviso che vi dovesse essere un dibattito regolarmente politico, permettendo così a molte delegazioni fare dichiarazioni a noi favorevoli . Pertanto era preferibile non (dico non) arrivare a voto possibilmente con ritiro risoluzione da parte Arce. Ho risposto che ritenevo difficile tale eventualità.

Ho messo stamane al corrente ambasciatore (di passaggio a New York) della mia conversazione con MacNeil. Anche egli ritiene che divisamento [Arce] rappresenta per noi manovra pericolosa. Discussione potrebbe essere non completamente soddisfacente, e suggerimento ritiro risoluzione Argentina avrebbe, di fatto, come risultato eliminare definitivamente questione dall'ordine del giorno.

Ho già chiesto ed ottenuto appuntamento con Raynor ed esaminerò con lui -e successivamente con Arce ··-·-modo come giungere a soluzione che, senza pregiudicare in alcun modo nostra domanda ammissione, lasci aperta ogni possibilità per questione revisione.

604 l Vedi D. 577.
605

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'INCARICATO D 'AFFARI A LONDRA, MIGONE

T. 14927/443 . Roma, 14 ottohre 1947, ore 15.30.

Suo 802 1•

Siamo d'accordo che sia attirata uftìcialmente attenzione Supplenti su necessità estendere inchiesta a profughi attualmente in Italia e che sono da considerarsi parte integrante popolazioni locali. Sarebbe anche certamente utile poter far presenti nostre considerazioni e proposte in merito procedura. È per altro nostro interesse evitare che richiesta ufficiale e suo eventuale accoglimento possa provocare analoghe richieste da parte altri Paesi a noi contrari. Lascio pertanto a V.E. esaminare in loco se e quando convenga a noi presentare simile richiesta; ciò non esclude tuttavia che su questioni procedura V.S. e Cerulli facciano ufficiosamente sapere quali siano nostri desiderata cercando farli prevalere attraverso azione delegazioni a noi più vicine 2 .


604 2 Vedi D . 459. 605 l Vedi D. 57 1. 2 Con T. 14013/834 del 15 ottobre Mi go ne riferiva che era stata presentata alla Conferen za dei supplenti la richi esta ufficiale dì estendere l'inchiesta ai profughi al momento in Italia.
606

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 14937/624. Roma, 14 ottobre 1947, ore 17.

Telegramma di codesta ambasciata n. 818 del 24 settembre e telegramma V.E.

n. 895 che approvo 1•

L'esito della votazione del 23 settembre scorso circa il nostro trattato di pace ha costituito una notevole affermazione di principio, che ci ha consentito, fra l'altro di apprezzare ancora una volta l'importanza dell'appoggio che ci prestano gli Stati Uniti e gli altri Paesi americani.

Considerazioni esposte nel nostro telegramma 620 2 hanno suggerito cercare ottenere per ragioni tattiche modifica ordine procedura ed anteporre esame questione nostra ammissione O.N.U. a quella revisione. È chiaro tuttavia che quest' ultima non dovrà essere intanto lasciata cadere e dovrà essere poi ripresa con vigorè dopo intervenuta discussione circa ammissione. Sarà quindi bene che nei prossimi contatti con Armour, di cui ci sono noti i personali sentimenti di amicizia, nonchè con le altre personalità che ella crederà di intrattenere al riguardo la questione sia fatta oggetto di ulteriore esame.

Circa impostazione converrà aver presenti considerazioni di cui alla lettera

n. 20/30123/353 del 25 settembre di questo ministero\ affinchè anche in caso rinvio questo lasci aperta effettiva possibilità ripresa esame questione .

È ovvio che non crediamo di poter avanzare al Dipartimento di Stato alcun suggerimento circa miglior metodo da seguire per giungere a tale risultato; solo ci pare di dover ribadire ancora una volta che tanti duri sacrifici compiuti per la vittoria delle Nazioni Unite e per il conseguimento di una pace durevole, ci pongono in una situazione morale e politica ben diversa da quella degli altri Paesi ex nemici.

Tale punto appare rilevante anche per dissipare la preoccupazione -che sussiste in taluni ambienti -di non creare precedenti revisionistici che possano essere poi invocati da altri ex nemici.

607

IL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

T. S.N.D. J3993 j J11-JJ2-JI3-JJ4. Beirut, 14 ottobre 1947 1•

Seguito miei telegrammi 107 e 1082 .

Lega araba ha deciso costituzione apposita commissione composta da sottosegratario egiziano affari esteri, Kamel Abdul Rahin , e da segretario generale Ministero degli affari esteri Libano, Fouad Ammoun, per esame questione colonie italiane.



2 Vedi D. 599.


3 Vedi D. 524.



2 Vedi D. 598.

Ho avuto con Ammoun lunga conversazione stamane. Egli mi ha detto che commissione preparerà nota relativa nostre colonie da inviarsi Quattro Grandi. Si richiamerà ad art. 23 trattato di pace con Italia (cessione da parte dell'Italia suoi diritti su colonie) e artt. 77 e 99 Carta Nazioni Unite (relativi consultazioni membri

O.N.U. circa possedimenti ex nemici).

Egli mi ha fatto intendere che Stati Lega araba ricorreranno all'O.N.U. se loro domanda esser consultati circa nostre colonie sarà ora respinta dai Quattro Grandi. Ha infine lasciato chiaramente capire che fine ultimo Lega è richiesta trusteeship di uno Stato arabo su Libia .

Ho lungamente esposto a Ammoun, per sua norma di linguaggio in seno alla Lega, argomenti a suo tempo fornitimi dalla Direzione affari politici codesto ministero insistendo su parte cui arabi sembrano esser più particolarmente sensibili:

l) necessità impedire spartizione Libia in tre o quattro parti (Cirenaica, Tobruk, Fezzan, Tripolitania), ove questione non sia risolta in senso da noi desiderato;

2) necessità altresì conservare piena collaborazione popolazione italiana senza la quale Libia non può vivere;

3) pericoli, sorprese e disillusioni che ricorso all'O.N.U. può riservare alla Lega, come già avvenuto per Egitto e Palestina;

4) necessità non appesantire questione con prese di posizioni troppo rigide della Lega in materia onde non escludere eventuali conversazioni dirette fra noi e Stati arabi.

Ho, naturalmente, detto che parlavo a titolo assolutamente personale.

Fouad Ammoun mi ha risposto che ricorso all 'O.N.U. sarà inevitabile se i Quattro Grandi negheranno immediata consultazione Stati arabi. Egli è certo che, per avvenire collettività italiana sarà certamente studiata una soluzione appropriata ma che prevede altresì (malgrado ogni desiderio Libano venirci incontro) che Lega si opporrà accanitamente ad ogni idea di trusteeship italiano battendosi a fondo per trusteeship arabi, singolo o collettivo. Ha comunque chiesto conoscere quali proposte Italia sarebbe eventualmente disposta fare e che siano tali da rappresentare un vantaggio di partenza per gli Stati arabi. Ho risposto che non deve esser dimenticato il Iato morale della questione, per cui ogni nostro proposito in materia non può non aver valore di fronte a opinione pubblica mondiale dati benefici da noi recati a popolazioni libiche.

Ammoun mi ha infine assicurato, pur rinnovando sue predette previsioni su decisioni finali Lega, che cercherà chiarire davanti Consiglio Lega ogni punto che possa essere considerato in nostro favore.

Segnalo che questo presidente Repubblica da me riservatamente interessato intervenire af(inché comunque, durante discussione Consiglio Lega ed in eventuale suoi comunicati, Italia non sia attaccata, onde non aggravare anche nelle forme la questione, mi ha fatto confidenzialmente comunicare che qualunque sia la decisione finale della Lega , nessuna espressione meno che rispettosa sarà usata nei riguardi nostri . Ciò mi è stato confermato anche da Ammoun3 .


606 1 Vedi DD. 514 e 594. 607 l Spedito il 15 ottobre alle ore 8 e pervenuto alle ore 12,30. 607 3 Per la risposta vedi D. 620.
608

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'INCARICATO D ' AFFARI A BRUXELLES, VENTURINI, E AL MINISTRO A L'AJA, BOMBIERI

TELESPR. 1745/C. SEGR. POL. Roma, 14 ottobre 1947.

Come risulta dall ' unita comumcaztone dell'ambasciata a Londra 1 codesto Paese, in quanto firmatario del trattato di pace con l'Italia, sarà ammesso ad esporre il proprio punto di vista in merito alla questione [coloniale] di cui è oggetto.

V.S. vorrà pertanto prendere urgente contatto con gli organi competenti di costì, manifestando la nostra aspettativa che da parte belga e olandese si vorrà appoggiare la nostra richiesta di trusteeeship singolo sui quattro territori africani ed esprimere opinione favorevole a questa richiesta. Da un punto di vista generale un atteggiamento favorevole del Belgio e dell'Olanda risponde a quella solidarietà che deve esistere fra Paesi che hanno da affrontare uguali o analoghi problemi e non dubitiamo quindi che tale solidarietà non sia sentita e compresa da Potenze coloniali , quali appunto il Belgio e l'Olanda. Né dubitiamo che non sia così compresa l'importanza del compito di equilibrio politico che l'Italia, con la sua presenza in Africa, può svolgere, come ha sempre svolto nel periodo prefascista, nel Mediterraneo e nel Mar Rosso, mari attraverso i quali passa quella via per l'Oriente di cui è comune interesse salvaguardare la sicurezza, mentre sarebbe errore grave crearvi dei «vuoti» nei quali potrebbero con facilità inserirsi interessi non rispondenti a quelli dei popoli europei.

Sono inoltre note costi le nostre esigenze di ordine demografico e lo spirito di adattamento e la capacità di lavoro coi quali i lavoratori italiani sanno, come hanno saputo, impiantarsi in territori anche di difficile valorizzazione, bonificarli e renderli produttivi.

Non mettiamo in dubbio che sia costì conosciuta anche l'opera da noi svolta a favore delle popolazioni native le quali dalla nostra cinquantennale attività hanno tratto benefizi considerevoli , nè riteniamo che sia ignora ta la trasformazione che la Libia , l' Eritrea e la Somalia, paesi assai poveri e deserti all'atto dell'occupazione italiana, hanno subito per merito del lavoro, della tecnica e del capitale italiano in essi investiti. Colonie assai più ricche di risorse naturali , e affidate a Paesi assai più ricchi dell'Italia (vedi ad esempio quelle portoghesi e talune di quelle francesi e la stessa Somalia britannica) sono ancora lontane dall 'aver raggiunto un uguale grado di sviluppo. Infine l'Italia, già provata da un trattato di pace di cui da molte parti si incomincia ormai a riconoscere la ingiusta durezza, si attende che appunto nella soluzione delle questioni rimaste in sospeso si dia prova di maggior spirito di comprensione delle sue esigenze politiche e morali e di una migliore valutazione dei compiti che essa è chiamata a svolgere nel quadro di una generale collaborazione europea anche fuori di questo continente.


La S.V . vorrà svolgere gli argomenti che precedono, e ogni altro che le apparirà più opportuno e consegnare a documentazione della sua esposizione le monografie qui allegate 2 e precisamente:

l) cinque album illustrativi dell'opera di valorizzazione compiuta dall 'Italia (uno per ogni territorio e il quinto di carattere statistico);

2) due memorie (memorandum e note aggiuntive) già presentate alla Conferenza della pace a Parigi (occorrerà specificare questo particolare dato che essi sono anteriori alle decisioni finali della Conferenza);

3) una monografia relativa agli investimenti italiani nelle quattro colonie e un'altra relativa alla composizione etnica dei territori in questione .

Le popolazioni indigene, che ricordano l'opera svolta dall'Italia in loro favore, non sono ostili in linea di principio alla tutela italiana nel quadro dei principi dell'O.N.U. e le notizie che ci pervengono confermano che in tutti e quattro i territori le simpatie per l'Italia sono in progressivo aumento, mentre soltanto alcuni capi mantengono atteggiamento ostile impedendo ai sentimenti delle masse di affiorare liberamente. Per questo è anche interesse nostro che l'inchiesta abbia possibilità investigative più larghe possibili e saremmo grati a codesto Governo se, potendolo, vorrà influire in tale senso.

La prego di riferire l'esito dei suoi colloquJ3.

608 1 Si tratta del T. 802 da Londra, per il quale vedi i primi tre capoversi del D. 571.
609

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL MINISTRO A VIENNA, COPPINI

L. URGENTE 1746 SEGR. POL. Roma, 14 ottobre 1947.

Rispondo, dopo conferito con Innocenti , alle tue lettere del 10 e dell' 11 ottobre con le quali hai commentato i tuoi telegrammi 364 e 368 1•

A parte l'evidente nostro interesse a mantenere le conversazioni nel quadro di una consultazione tecnica quale prevista dall'accordo di Parigi, nel voler limitare il numero dei delegati siamo stati indotti dalla risonanza che sia costì, quanto in Italia e all'estero, potrebbe avere la notizia della partenza di una grossa delegazione austriaca per l'Italia. È evidente che i giornalisti , anche in buona fede, commenterebbero questa notizia, che i commenti inesatti darebbero l'impressione di trattative, e che, se dovessero sorgere divergenze, verrebbe a crearsi una spiacevole situazione che i megafoni internazionali potrebbero, anche involontariamente, presentare come rottura di negoziati, ecc., con conseguenze deplorevoli per i rapporti fra i due Paesi.


.1 Per le rispos.te ved i DD. 689 e 708.


Anche per questa ragione piuttosto che vedere arrivare qui o a Venezia una grossa delegazione austriaca, avrei preferito venisse costì il nostro esperto che è Innocenti . Ma Innocenti si rifiuta di venire, a nche per non dare l'impressione che andiamo noi a Vienna a da re spiegazioni ; perciò avevo insistito per Venezia. Per fare cosa gradita al signor Leitmeier, non abbiamo difficoltà a che egli e Kripp vengano a Roma e che ad essi si unisca il rappresentante austriaco qui a Roma e un tecnico , se cred ono di portarselo. Si incontreranno con Innocenti e Sorrentino i quali , però, insistono per avere anche te.

Permetti a nche a noi di in sistere nello stesso se nso . Si tratta dell'ultima e speriamo conclusiva fase di una trattativa che tu ha i iniziato e condotto, e che nessuno meglio di te è in grado di portare a termine . Innocenti, avuto riguardo alle tue esigenze di cura, si rimette a te per la data della riunione e ha fatto anche sapere che un piccolo ritardo non gli dispiacerebbe, nell'attesa della sentenza della Corte di cassazione sulla nota questione che anche tu conosci. D 'altra parte, anche io mi assento dal 25 al 31, e così a nche il ministro per il viaggio a Londra.

Occorre in ogni caso chiarire, a scanso di equivoci, che non s'intende più rimettere in di sc ussione la ques tione relativa alla procedura per gli optanti naturalizzati tedeschi non trasfe ritisi in Germania.

Lasciamo a te di decid ere se sia il caso di rispondere per iscritto a lla nota di Gruber2 , fissando la data per l'incontro di Roma e precisando la nostra pregiudiziale, o se non sia preferibile, pur mettendo bene in chiaro questo punto, fare una comunicazione verbale 3 .

608 2 Vedi D. 58 1. nota 3 . 609 1 Vedi DD. 589. 597, 572 e 583 nota 2.
610

I L MINISTRO AD OTTAWA, F ECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLl ESTERI, SFORZA

T ELES PR. RISERVATO 6695 /966. Ottawa, 14 ottohre 1947 ( per. il 22 )

Ho presentato il giorno 10 corrente le lettere credenziali a Lord Alexander, governatore generale del Ca nada, con il cerimoni a le d'uso. Era presente alla cerimonia, molto semplice e priva di qualsia si a pparato esteriore, a nche il ministro degli esteri St. La urent.

Ho pronunzi ato il breve discorso, di cui ebbi ad inviare il testo italiano co n il mio telespresso n. 6103/811 dell' 11 settembre u.s ., in lingua inglese a cui Lord Alexander ha risposto con una breve a llocuzione di cui invio il testo qui allegato 1 .

V.E. potrà nota re come l'indirizzo di risposta sia improntato a particolare cordialità e amicizia.



3 Per la rispost a ved i D. 6 16.


Il ministro degli esteri St. Laurent ha tenuto poi subito dopo, ad esprimermi con calde parole l'augurio del Governo canadese affinché le relazioni tra l'Italia ed il Canada possano essere d'ora innanzi poste su solide basi di amicizia e mutua comprenswne.

Lord Alexander ha trattenuto me ed il personale della legazione a colazione. Egli si è detto molto lieto di questa felice ripresa ufficiale delle relazioni diplomatiche fra l'Italia e il Canada e ha espresso il vivo desiderio di potermi rivedere quanto prima per poter avere una lunga conversazione con me.

Come è noto a V.E. egli conosce bene l'Italia, i suoi uomini ed i suoi problemi e ama sempre, ogni qualvolta se ne presenti l'occasione. di informarsi minutamente delle nostre condizioni politiche ed economiche. Ha fiducia piena nella nostra rinascita ed ha stima ed ammirazione per le nostre truppe che hanno combattuto nel periodo della cobelligeranza ai suoi ordini.

Naturalmente la sua posizione ufficiale non gli consente in alcun modo di fare per noi alcunché di veramente concreto, ma le sue vere buone disposizioni e la stima per il nostro Paese potranno sempre rappresentare un punto di riferimento nelle sue conversazioni con gli uomini responsabili del Canada.

Bisogna che egli sia sempre molto guardingo e cauto in tutte le sue manifestazioni oratorie perché la costituzione non gli lascia che la libertà di rappresentare, onorificamente, il sovrano inglese.

Non mancherò di riferire ulteriormente, non appena avrò altra occasione di incontrarmi più a lungo con lui.

Allego per opportuna conoscenza dell' Ufficio del cerimoniale una copia della circolare di questo Ministero degli affari esteri relativa all'arrivo e presentazione delle lettere credenziali del capo di una missione straniera, nonché del «memorandum» diramato dallo stesso Ministero in occasione della presentazione delle mie credenziali. Allego intìne i ritagli delle notizie pubblicate al riguardo dai tre quotidiani di Ottawa Citizen, ](JUrna/ e Droit2.

609 2 Vedi D . 502, A llega to. 610 1 Non pu bblica ti .
611

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA , AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T. 14040/10. Nell' York , 15 ottobre 1947, ore 7 (per. ore 9,15 del 16 ).

Seguito mio 9 1 Suoi 620 e 6242 .

Abbiamo esaminato con Raynor problema precedurale complicato oggi da noto proponimento inglese. Varie possibilità rinvio anche con semplice spostamento nell'ordine del giorno implicano tuttavia discussioni in Commissione politica con




1 Vedi DD. 599 e 606.

susseguente eventualità che dibattito si allarghi o, per debolezza presidente Commissione, possa giungere a voto. Egli invece suggerisce seguente procedura -che però non è stata ancora adottata da delegazione americana -ma che è studiata con attenzione: iniziare regolare discussione al punto fissato nell'ordine del giorno; dopo breve esposizione del delegato Argentina, presentare proposta incaricare comitato per studio della questione dato che nulla può dirsi ancora su effettiva applicabilità trattato per sua recente entrata in vigore; comitato dovrebbe esaminare in un ragionevole periodo tempo effettive possibilità applicazione trattato tenendo soprattutto presente segnalazioni che verrebbero fatte da Governo italiano su clausole più gravose.

Compiuto questo studio al quale anche noi potremmo collaborare, comitato dovrebbe compilare rapporto da presentare a «piccola Assemblea » proposta da Marshall o Assemblea controllo economico. Problema sarebbe così tenuto vivo anche in modo costruttivo. Raynor si incarica di sondare altre delegazioni e soprattutto quella inglese, su possibilità varare tale progetto e mi da rà risposta tra qualche giorno mentre io avvicinerò Arce per conoscere suo punto di vista. Prego telegrafarmi se tale progetto incontra l'approvazione V.E. 3 .

Ho tuttavia vivamente insistito con Raynor, e insisterò con Arce, che ripresa discussione punto 1° ordine del giorno «ammissione nuovi membri » avvenga prima inizio discussione revisione.

610 2 Non pubblicati. 611 l Vedi D. 604.
612

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, TASSONI

TELESPR . 1753 SEGR. POL. Roma, 15 ottobre 194 7.

In base alla decisione adottata dal Consiglio dei sostituti (vedi unito telegramma dell'ambasciata a Londra) 1 la Jugoslavia, in quanto firmataria del trattato di pace con l'Italia , sarà ammessa a far va lere il proprio punto di vista in merito alla questione [coloniale] di cui è oggetto come «Stato interessato».

V.E. vorrà pertanto intrattenere codesto Governo sull'argomento ed esprimergli la nostra fiduci a che la Jugosl avia riconoscerà come proprio interesse il favorire l'accoglimento della nostra richiesta di mandato fiduciario singolo sulle quattro colonie. Nessuna ragione di contrasto esiste su tale questione fra Italia e Jugoslavia e anzi appare nello stesso interesse jugoslavo che al popolo italia no, così duramente provato in Europa, sia data la possibilità di continuare l'azione civilizzatrice intrapresa in Africa. Fra tutte le disposizioni del trattato di pace, non vi è dubbio che quelle imposteci a favore della Jugoslavia siano le maggior


mente risentite in Italia. È ozioso ora polemizzare sul maggiore o minore fondamento di tale risentimento: questo costituisce un dato di fatto di cui ogni politica realistica e avveduta deve tener conto, e cercare di superarlo, anziché abbandonarsi a sterili recriminazioni. Per la Jugoslavia si presenta quindi ora la possi bilità e l'occasione, in una questione nella quale essa non ha specifici interessi contrari ai nostri, di appoggiare il punto di vista italiano e di farlo proprio di fronte ai Supplenti . Confidiamo che ciò avverrà contribuendo a quel rinnovamento dei rapporti fra i due Paesi che da entrambe le parti viene sinceramente auspicato. Come noto la questione ha per noi un ovvio interesse morale e politico, ma presenta anche aspetti di ordine economico e demografico di notevole importanza. Dal punto di vista economico lo sviluppo da noi dato ai territori di cui trattasi, al prezzo di rilevanti investimenti , aveva creato in essi dei mercati di produzione e consumo sussidiari e utili alla economia nazionale: tanto è vero che, da quando essi so no stati avulsi dal complesso economico italiano e compresi nell 'area della sterlina, la loro situazione è andata rapidamente peggiorando, nessun altro Paese, neppure l'Inghilterra che li amministra, avendo trovato interesse ad assorbirne la produzione sia agricola che industriale. L'interruzione dell 'opera da noi iniziata significherebbe la perdita di tutti o quasi gli investimenti fatti con danno non soltanto per l'Italia e gli italiani ma per le stesse popolazioni locali e per l'economia di quei territori.

Dal punto di vista demografico sono ben note le nostre necessità emigratorie accresciute pel ritorno in Italia di tanti profughi dalla Grecia, dalla Tunisia e dalla stessa Venezia Giulia. Inoltre nei territori in di scussione si so no stabilite folte comunità italiane, che so no poi quelle che li hanno valorizza ti e che ne costituiscono l'ossatura economica: esse non possono essere lasciate senza tutela fino a quando le situazioni locali non saranno giunte a un punto di progresso tale da consentire, unitamente alle popolazioni indigen e, la partecipazione e la collaborazione al governo della cosa pubblica. L'Italia intende perseguire questo fine, continuando nell'opera di elevazione sociale e culturale delle masse indigene e di valorizzazione dei territori, nel quadro dei principi sanciti dalla Carta di San Francisco e non vede possano esservi fond a ti e dichiarati o dichiarabili motivi per opporsi. Anche le informazioni secondo cui le masse in digene -in taluni territori del tutto primitive -sarebbero contrarie al l'Italia, sono inesatte. Il popolo come tale ricorda e apprezza l'amministrazione italiana , specie dopo la disastrosa esperienza fatta in questi ultimi anni, e so lamente taluni capi insediati dalle amministrazioni militari occupanti e che dispongono di giornali e pulpiti eccitano a sentimenti antitaliani: sono indubbiamente elementi che svolgono opera attiva e per qu esto noi siamo favorevoli a che come proposto dal sostituto sovietico a Londra -la Commissione di inchiesta abbia ampia facoltà investigatrice ivi compreso il diritto di svolgere gli interrogatori dove e come crede, anziché limitarsi ad ascoltare i capi dei corpi organizzati, quasi sempre nominati direttamente o indirettamente dalle autorità di occupaziOne.

Vi è infine un elemento che non va trascurato ed è la funzione di equilibrio che la presenza dell'Italia sia in Africa orientale che in Africa settentrionale può svolgere fra contrastanti interessi, funzione che tanto meno difficilmente potrà

riuscire quanto più, anche sul continente europeo, potrà giungersi ad una concreta distensione e ad una attiva collaborazione italo-jugoslava . Si allegano, per essere così co nsegnati, quattro albums fotografici e sei monografie 2 .

611 3 Fransoni diede la sua approvazione con T. 15145/642 del 18 ottobre. 612 1 Si tratta del T. 802 da Londra, per il quale vedi i primi tre capoversi del 571.
613

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14105/906-907. Washington, 16 ottobre 1947, ore 11 ,53 ( p er. ore 9,45 del 17 ) .

Dipartimento di Stato conferma stasera che Comitato supplenti invierà fin e settimana lettera a diciannove Stati «interessati» questione colonie invitandoli rispondere entro quattordici giorni se desiderano essere uditi . Subito dopo comincerebbero hearings e primi ad essere consultati sarebbero tre Paesi aventi aspirazio ni territoriali : Italia, Etiopia, Egitto .

In relazione tale nostra prossima consultazione permettomi attirare l'attenzione di V.E. su seguenti argomentazioni contro nostro trusteeship singolo cui sono sensibili opinione pubblica americana ed anche a lcuni elementi dirigenti influenzati da considerazioni anticoloniali e ideologiche:

l) asseriti metodi colonialistici amministrazione fasci sta ed anche quella precedente circa a busi e mantenimento nativi in condizione permanente inferiorità (con speciale riguard o istruzione pubblica che si vorrebbe inesistente o trascuratissima ; preteso sistema lavoro forzato; ineguaglianza sa ncita anche da ordinamenti; condizioni inadeguate di vita; eccessiva severità repressi va, ecc.);

2) o biezioni di carattere finan ziario, secondo le quali Italia non potrebbe assumere oneri attualmente insopportabili che potrebbero pregiudicare ricostruzione territorio metropolitano. Mancanza mezzi adeguati si ripercuoterebbe sfavorevolmente tenore di vita popolazioni locali;

3) obiezioni carattere militare, giusta quali Italia , da to trattato di pace, non potrebbe efficacemente presidiare territori che sarebbero a lla mercè insurrezioni ritenute probabili specialmente in Libi a.

Occorrerebbe quindi studiarsi attentamente controbattere in pa rtenza punto per punto queste accuse ed obiezioni che, anche se non formulate contro di noi in consultazioni Londra, tuttavia esistono. Per quanto riguarda punto primo potrebbero giovare documentazioni condizioni analoghe territori circonvicini e pubblicazioni altri Paesi circa rispettivi sistemi colonia li.

Converrebbe inoltre presentare a Commissione d'inchiesta ampia documentazione circa località da visitare ed associazioni e persone da sentire.

Quanto precede corrisponde anche consigli amichevoli ricevuti.


6 12 2 Gli allega li non si pubblica no .
614

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14093/839. Londra, 16 ouobre 1947, ore 20,05 (per. ore 9 del 17 ) .

Conferenza supplenti seduta iersera ha deciso che inviti siano diramati a Potenze firmatarie trattato Parigi , Italia compresa, e ad Egitto per esprimere punto di vista su sorte definitiva colonie italiane. Stati aventi questioni territoriali e cioè Italia, Egitto ed Etiopia saranno invitati, se possibile, ad esporre tale punto di vista in questa fase Conferenza prima partenza esperti e cioè presumibilmente ultimi giorni ottobre. Procedura approvata è uguale quella seguita per Venezia Giulia quando noi e jugoslavi fummo appunto sentiti prima partenza esperti. Su questione itinerario avendo Charles insistito tesi riservare per ultimo Libia, nessun accordo raggiunto. Così per questione composizione commissione non avendo russi accettato riduzione loro proposta di dieci componenti. È stata approvata anche proposta britannica che esperti siano autorizzati a sentire anche «ogni sodalizio organizzato (organi:::ed body) interessato sviluppo economico territori, qualunque sia nazionalità dei dirigenti ».


615 .

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14095/841. Londra, 16 otwbre 1947, ore 20.05 (p er. ore 9 del 17 ; .

Telespresso ministeriale 1715/c. segr. poi. 1•

Come inteso, Cerulli ha incontrato Heydon supplente per affari esteri questo alto commissario Australia , a cui ha esposto nostra tesi. Heydon ha detto che Governo australiano non ha ancora deciso suo definitivo atteggiamento considerando , per quanto lo concerne, la questione ancora in fase informativa, in relazione compito affidato alla Commissione esperti. Ha poi chiesto dati specifici su singoli territori e nel corso tale esame ha molto insistito su Cirenaica esprimendo consueta impressione che situazione per Italia sia differente in Cirenaica da quella Tripolitania e che, nella ipotesi si voglia giungere alla indipendenza anche a termine «di uno dei territori italiani di Africa o di parte di esso», si presenta particolarmente favorevole il caso delle popolazioni Cirenaica , forse anche più evolute di quelle della Tripolitania e comunque di più facile organizzazione politica autonoma, essendo omogenee, anzi che quelle tripoline dove esistono minoranze etniche non arabe.


615 1 Vedi D. 581.
616

IL MINISTRO A VIENNA, COPPINI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

T. 14089/375. Vienna, 16 ottobre 1947, ore 21,15 (per. ore 8 del 17).

Tua lettera 1746 1•

Circa condizioni preliminari da farsi delegazione austriaca in merito a stato giuridico optanti non emigrati, di cui ad ultimo capoverso tua lettera, desiderio attirare tua attenzione su seguenti considerazioni:

l) o Cassazione annullerà sentenza Trento, ed allora eventuali argomenti austriaci in contrario non avranno valore e potranno essere ribattuti anche con motivazione sentenza Cassazione;

2) oppure Cassazione confermerà sentenza Trento ed allora, al di fuori punto di vista sostenuto memoriale, prevedo che ciascun optante interessato cercherà far valere dinanzi magistratura riconoscimento cittadinanza.

Mi sembrerebbe pertanto più opportuno astenersi adesso dal porre condizioni su accennate, prima della decisione Cassazione, che occorrerebbe tuttavia sollecitare. Si eviterebbe così impressione che Governo italiano intenda in ogni caso passare sopra sentenza suprema magistratura o comunque interferire su decisione predetta magistratura.

Prego telegrafarmi tuo avviso in merito. Prego altresì telegrafarmi se, in relazione richiesta contenuta in nota austriaca, possa comunicare nominativi Innocenti, Sorrentino e mio quali incaricati italiani svolgere conversazioni 2 .

617

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, MACCHI DI CELLERE

TELESPR. 1762 SEGR. POL. Roma, 16 ottobre 1947.

In base alla decisione adottata dal Consiglio dei supplenti (vedi unito telegramma dell'ambasciata a Londra) 1 , codesto Governo, in quanto firmatario del trattato di pace con l'Italia, sarà ammesso a far valere il proprio punto di vista in merito al futuro delle colonie italiane.

V.S. vorrà pertanto intrattenere codesto ministro degli affari esteri e fargli conoscere che noi contiamo sull'appoggio del Governo greco perchè la nostra richiesta di trusteeship singolo sui quattro territori venga da esso appoggiata.



2 Per la risposta vedi D. 621.


V.S. vorrà a tal fine far presente come sia interesse reciproco italiano e greco, nel rinnovato clima dei rapporti fra i due Paesi e in vista di quella collaborazione mediterranea più volte auspicata, il mantenere all'Italia quella funzione di equilibrio che essa ha sempre svolto con la sua presenza civilizzatrice in Africa e l'impedire che attraverso radicali mutamenti sulla opposta sponda mediterranea abbiamo prima o poi a verificarsi situazioni contrarie agli interessi comuni ai vari Paesi europei. Anche sotto l'aspetto demografico la S.V. vorrà illustrare le nostre impellenti necessità di emigrazione e l'interesse, non soltanto italiano ma generale europeo, a stabilire forti comunità europee sulla sponda meridionale del Mediterraneo e in Africa se si vuole mantenere il controllo dell'Europa sul continente africano così importante da ogni punto di vista. Altri argomenti di carattere più specificamente italiano quali l'opera di civilizzazione e colonizzazione da noi compiuta in territori che si presentano sprovvisti di ogni risorsa e che pure sono stati completamente trasformati dal lavoro italiano, il progresso che le popolazioni indigene hanno compiuto sotto l'amministrazione italiana, gli investimenti fatti nei singoli territori e l'immaturità attuale di questi ad una immediata e completa indipendenza, potranno essere desunti dalla allegata documentazione 2 che la S.V. è pregata di consegnare a codesto Governo e che si compone di quattro albums illustrati, dei due memorandum a suo tempo presentati dal Governo italiano alla Conferenza della pace, e di una monografia di carattere economico-finanziario 3 .

616 l Vedi D. 609. 617 l Si tratta del T. 802 da Londra, per il quale vedi i primi tre capoversi del D. 571.
618

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 918/3172. Parigi. 16 ottobre 1947 (per. il 23).

Con altri rapporti ho riferito alla S.V. circa il complesso delle riforme finanziarie e fiscali che sono state preannunciate da Ramadier nel suo ultimo discorso. Sarà mia cura di informare il Governo italiano, a mano a mano che esse, attraverso il Parlamento, prenderanno forme più concrete.

Quello su cui volevo attirare la sua attenzione-e quella del Governo italiano

è il fatto, che i circoli competenti francesi non negano, anche se non ammettano apertamente, che tutto questo complesso di riforme, a parte la loro necessità dal punto di vista interno, sono in buona parte destinate ad impressionare favorevolmente l'America in funzione del piano Marshall.

Il complesso delle misure preannunciate può essere ridotto a due gruppi: un taglio radicale al bilancio (circa 200 miliardi di nuove economie) ed una riforma dell'apparato fiscale che semplifichi il sistema tributario, semplifichi il complesso funzionamento dell'apparato amministrativo, e permetta di raggiungere un certo tipo di redditi che, fino ad ora, sfuggivano al controllo del fisco.


617 2 Vedi D. 581, nota 3. 3 Per la risposta vedi D. 652.

Ossia le principali obiezioni che gli americani facevano al bilancio ed al sistema tributario francese , ed a quello italiano.

L'accoglienza che a queste misure ha fatto l'opinione pubblica francese è, nel complesso, piuttosto sfavorevole; tutte le categorie toccate --e sono parecchie strillano; in più, in Francia, quasi nessuno ci crede: tutti sono convinti -ed anche io -che l'ondata degli scioperi, che i comunistri stanno scatenando per la Francia, farà presto ad assorbire tutte le possibili economie del bilancio. Tutto questo malcontento e scetticismo il Governo francese lo attendeva: se lo ha fatto , e proprio alla vigilia delle elezioni, il che non è favorevole alle sorti dei partiti socialista e cattolico che hanno la principale responsabilità del Governo, evidentemente è perchè ha ritenuto, in questo momento, più necessario pensare all'opinione pubblica americana che a quella francese .

Ho voluto attirare la sua attenzione su tutto questo perché interessa anche noi.

L'aiuto americano, che va sotto il nome di piano Marshall, verrà; non sarà così rapido né così abbondante come noi speriamo -e come avremmo bisogno -ma verrà. Però, come credo che le ho già detto varie volte, esso non verrà senza molte condizioni che noi saremo costretti ad accettare. Sulle condizioni di politica estera e di politica interna italiana, credo ormai pochi più abbiano delle illusioni : quello su cui mi permetto di attirare ancora una volta la sua attenzione sono le condizioni di controllo.

Come le è noto, nel rapporto dei Sedici, i Governi interessati hanno dovuto accettare una serie di impegni circa il loro risanamento finanziario e monetario, e circa certi aumenti di produzione. La formula è ancora vaga, ma si può essere sicuri che il Governo americano non se ne contenterà: le clausole dovranno essere precisate, e come. Ma, come che sia, la sostanza di queste clausole è una sola, ma importante. Il risanamento del bilancio e della moneta, una volta entrato in esecuzione il piano Marshall, non è più un impegno del Governo verso il Paese, ma diventa un impegno internazionale, il cui progresso e la cui esecuzione è, per questo stesso, sottoposto ad un controllo internazionale. Suppongo che molti da noi, confortati anche dalla recente esperienza del controllo anglo-americano derivato dall 'armistizio, pensino che si tratterà di uno di quegli impegni che si prendono sapendo di non doverli tenere, qualcosa come le riparazioni . Ora mi permetto di dire che quelli che la pensano così si sbagliano di grosso: gli americani su questo punto they m ea n business: il controllo ci sarà ed anche severo.

Dal controllo non si scappa, non c'è abilità di negoziatore che possa riuscire ad evitare questo dato di fatto: quello che si può ottenere, solamente, è che questo controllo sia poco appariscente, in maniera da non causare una completa perdita di faccia, all'interno, per il Governo italiano. Ottenere questo, ripeto , è possibile ; ma non lo si può ottenere per abilità di negoziato : lo si può ottenere solo per azione del Governo italiano .

Ho già riferito come le impressioni degli americani sull'Italia siano state estremamente negative: più negative di tutte è stata la recente missione del Congresso , il che è ancora pi ù grave.

Ripeto le principali impressioni negative: le idee del Governo italiano, in materia di moneta e di finanza, sono sane, in teoria, ma, in pratica, non ha la volontà di decidersi e non ha la forza politica di mantenersi alle sue decisioni. L'amministrazione finanziaria italiana è pessima, salvo che per qualche alto funzionario al centro : disordinata, caotica, corrotta. Tutto l'orientamento tributario italiano è antiquato e cattivo, ci sono larghissimi settori di reddito che non sono colpiti.

So le risposte che noi facciamo : la situazione del Governo è debole appunto perchè non avendo aiuti americani è ridotto alla mera lotta per la vita, e lo resterà fino a che non ci saranno gli aiuti. L'amministrazione italiana è stata sconquassata dalla guerra, dalla pace, dall'epurazione: ma si sta mettendo a posto; e questo lo mostra il colossale aumentare delle entrate negli ultimi mesi; questo stesso fatto mostra anche che il sistema tributario non è poi così cattivo. Ma le impressioni americane non sono immaginazione mia: molti degli americani che sono stati in Italia hanno parlato anche con me a Parigi: non ho ragione di ritenere che essi siano stati più franchi o più duri con me di quanto lo siano stati in Italia: dovrei , per lo meno, dedurne che anche in Italia tutte queste cose non le hanno mandate a dire.

Ora tutto quello che noi possiamo aver detto loro in Italia o altrove per giustificarci, non ha fatto su di loro il minimo effetto: come non fanno su di loro nessun effetto tutte le molte e giustificate ragioni di politica interna che noi avanziamo per dimostrare l'impossibilità in cui ci troviamo di fare tante cose. Gli americani restano dell'opinione che il male italiano è lì dove lo hanno individuato loro e che bisogna curarlo secondo le ricette loro, e non secondo le nostre. Non voglio dire che abbiamo torto o ragione: resta il fatto, grave, che quando un Paese, od una persona. si trova nelle condizioni di avere un padrone, anche le impuntature, anche gli errori del padrone sono dei dati di fatto di cui si deve tener conto se si vuole essere realisti.

Bisogna dunque che noi ci decidiamo a fare e a fare presto -ossia prima che sia stato convenuto il Congresso americano per il piano Marshall --qualche cosa che sia suscettibile di fare impressione sugli americani. I francesi, credo, in questo ci stanno dando un buon esempio: bisogna che facciamo anche noi un taglio radicale , di grande portata, effettivo, sul bilancio; bisogna che facciamo una legge di riforma della nostra amministrazione finanziaria: bisogna che facciamo una legge per la riforma del nostro apparato tributario .

Mi si dirà, facciamo -od abbiamo fatto ·-una commissione apposita: non basta; i francesi hanno fatto anche loro una commissione, ma questa commissione ha partorito, e molto presto, le riforme annunciate da Ramadier: bisogna che noi facciamo lo stesso.

Sarà una cosa che resterà per il 70% sulla carta, per ora, siamo d'accordo: ma vulgus --· e soprattutto vulgus americanus -vult decipi: si tratta, adesso, di fare un colpo d 'effetto. Se noi facciamo tutto questo, il piano Marshall, almeno per la parte che ci riguarda, andrà più presto , sarà forse meno scarso, ma soprattutto, il controllo straniero si limiterà ad imporci che noi rispettiamo una legge che abbiamo fatto noi e ne lascerà l'applicazione alla nostra amministrazione.

Se invece non lo faremo, il piano Marshall tarderà (ci sono molte ragioni intrinseche per giustificare tante lentezze americane, ma nessuno mi leverà dalla testa che c'è anche la convinzione che molti Governi europei non sono ancora maturi: e che quindi saggia politica /et them stew in their own juice fino a che non siano cotti a punto) ma quello che è peggio, al momento opportuno tutto questo insieme di leggi e di riforme verranno gli americani a farle --come stanno facendo in Grecia -e per quanto affrettate e cattive possano essere le nostre leggi saranno infinitamente migliori di quelle che ci verranno a fare gli americani: fast but no t

least, il controllo americano invece di essere solo centrale, sarà anche periferico e vorrà entrare in tutti i dettagli di esecuzione.

Si tratta di salvare la faccia, e in certa misura anche la sostanza: ma questo, lo ripeto, dipende non dai negoziati, ma solo dal Governo italiano e dalla sua azione. Abbiamo ancora un po' di tempo davanti a noi, ma non molto; bisogna agire ed agire subito.

Si tratta di una questione estremamente seria: ritengo sia mio dovere di attirare ancora una volta tutta l'attenzione del Governo italiano su questo punto fondamentale 1•

619

IL CANCELLIERE FEDERALE D'AUSTRIA, FIGL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

L. Vienna, 16 ottobre 1947.

Ich benutze die Gelegenheit einer Reise meines Parteifreundes Minister a.D. Dr. Pernter nach Rom, um lhnen dieses Schreiben durch den Genannten personlich uberbringen zu lassen.

Vor allem mochte ich Ihnen als Bundesparteiobmann der Osterreichischen Volkspartei meine und der Partei herzlichste GriiBe ubermitteln und Sie bei diesem Anlasse auch zu dem groBen Erfolg der christlich-demokratischen Partei bei den Gemeindewahlen begliickwunschen . Wir nehmen lebhaften Anteil an Ihrem so zah und erfolgreich gefiihrten politischen Kampf und Ihrem, unentwegten Streben, Ihr Vaterland Italien neu und stark auf der Grundlage christlicher Demokratie aufzubauen.

Da ich als Parteiobmann der Osterreichischen Volkspartei groBten Wert auf ein freundschaftliches Verhaltnis mit der von Ihnen gefiihrten christlich-demokratischen Partei lege, habe ich Minister Pernter, der auch Mitglied unseres Parteivorstandes ist , beauftragt, Ihrer Partei einen offiziellen Besuch als Vertreter der Osterreichischen Volkspartei abzustatten und unseren Gefi.ihlen der Freundschaft, sowie unserem Wunsche auf gute Zusammenarbeit Ausdruck zu geben. Wir haben es sehr bedauert, daB es den Vertretern lhrer Partei infolge von PaBschwierigkeiten nicht moglich war, zu unserem Parteitag im Aprii zu kommen, hoffen aber, daB wir sie im nachsten Jahr bei diesem AnlaB begruBen konnen.

Sie werden es, sehr verehrter Herr Ministerpriisident, verstehen, wenn ich in diesem Schreiben auch die sudtiroler Frage beruhre und Sie bitte, gutigst darauf hinzuwirken, daB die Autonomie-und Optantenfrage moglichst bald in einem beide Teile befriedigenden Sinne gelost wird. Minister Pernter wurde von mir uber unsere Meinung in dieser Frage informiert und wird Ihnen unseren Standpunkt darlegen. Es ist mein aufrichtiger Wunsch, dal3 durch eine gute Losung dieser Fragen der Weg zu einem wirklich freundschaftlichen Verhaltnis zwischen unseren Staaten freigemacht wird, was wir von Herzen herbeiwunschen.


Tch darf Sie. sehr verehrter Herr Ministerprasident, schliel3lich noch bitten, die von Minister Pernter als geschaftsfiihrenden Vizeprasident der Kinderhilfsaktion der osterreichischen Regierung, an deren Spitze ich als Prasident stehe , mit dem italienischen Roten Kreuz gefiihrten Verhandlungen wegen Einrichtung von Erholungsaktionen fiir osterreichische Kinder in Italien giitigst zu unterstlitzen.

Ich iibermittle lhnen, sehr verehrter Herr Ministerprasident, meine herzlichsten und aufrichtigsten Wiinsche fiir das Gedeihen Ihres Vaterla ndes und fiir einen reichen Erfolg Ihrer Arbeit und beniitze diese Gelegenheit, um lhnen die Versicherung meiner besonderen Ergebenheit zu erneuern 1 .

618 l Vedi D. 629.
620

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI

T. I 5 I 05174. Roma , 17 ottobre 1947, ore l 5,30.

Suoi III-II41•

In ulteriori contatti ella potrà esprimersi confidenzialmente nel senso istruzioni a suo tempo inviate Cairo (vedi telespresso di questo ministero 13932/13 del 3 maggio)2 sottolineando che concetto trusteeship non risponde a formula rigida , ma è ovviamente suscettibile applicazioni varie ed elastiche che possono andare dal tipo del mandato previsto nel Covenant Società Nazioni sino a form e che possono considerarsi di assistenza più che di tutela . È quindi interesse anche della Lega araba non chiudere le porte a questa possibilità onde evitare che, qualora come probabile amministrazione non venga concessa a Paesi arabi, si finisca con l'arrivare a spezzettamento territorio e a suo asservimento a interessi diversi da quelli sia nostri che arabi.

621

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A VIENNA, COPPINI

T. 15110/251. Roma, 17 ottobre 1947, ore 15.

Seguito nostro 246 1 . Fermo restando che delegazione austriaca sarà limitata a persone di cui al suo 368 2 , non abbiamo difficoltà che conversazioni si svolgano Roma dove


delegati austriaci saranno ospiti Governo italiano. Nostra delegazione composta da Innocenti, Sorrentino, V.S. e un segretario. Circa argomenti oggetto prossime conversazioni richiamo precisazioni contenute nel telegramma 241 3 . Circa data, a partire da fine mese, attendiamo conoscere suggerimenti di Y.S. anche in relazione a quanto comunicatole con lettera 1746 del 14 u.s. 4 . Presidente del Consiglio desidera comunque conferire con V.S. qualche giorno prima arrivo austriaci 5 .

619 1 Per la risposta vedi D. 657. 620 l Vedi D. 607. 2 Non pubblicato. 621 l Vedi D. 583. 2 Vedi D. 583, nota 2.
622

L 'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 14360/043. Atene, 17 ottobre 1947 (per. il 22 ) .

Mio telegramma filo n. 1721 .

Seduta mercoledì Commissione pieni poteri Camera ellenica ha ratificato unanimità trattato pace Italia. Precedentemente era stata votata mozione protesta di carattere prevalentemente territoriale contro ingiustizia trattati considerati da Grecia come imposti .

Nota dominante rapporti relatori e discorsi pronunciati Commissione è determinata da riconoscimento sincerità politica odierna Italia e necessità intrattenere con essa rapporti di amicizia e buon vicinato. Interesse greco tale senso è stato ammesso quale giustificazione ratifica anche da chi, come on. Stefanopoulo, ha particolarmente messo in rilievo esiguità riparazioni italiane.

Su tema amicizia italo-greca viene accentuato che questa è imposta situazione nuova Mediterraneo che obbliga popoli interessati fronteggiare pericoli comuni. Posizione Italia è ritenuta come già facente parte stesso blocco Grecia e Turchia.

Atmosfera e svolgimento discussioni , pur con le inevitabili critiche e riserve formula te da qualche deputato sebbene in modo pacato e discreto, rivelano la maturità cui è pervenuta nel Parlamento ellenico l'idea dell 'amicizia italo-greca. La manifestazione del desiderio concorde della Camera di dimenticare il passato per instaurare una nuova politica di collaborazione con l' Italia è inoltre ancora una dimostrazione della sincerità, dello sforzo e della buona volontà della Grecia per sviluppare e concludere i rapporti fra i due Paesi .

La stampa si è limitata in un primo tempo annunciare semplicemente la ratifica senza commenti; ieri quasi tutti i giornali riportavano con titoli in rilievo un telegramma da Roma in cui si fa risaltare la soddisfazione italiana per il nuovo periodo che si apre nei rapporti italo-greci.



4 Vedi D. 609.


5 Per la rispo sta vedi DD. 634 e 648.


621 3 Vedi D 565 . 622 1 Del 16 ottobre, non pubblicato .
623

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI,

ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA

TELESPR . RISERVATO URGENTE 32583/140. Roma, 18 ottobre 1947.

Telespresso di codesta ambasciata n . 2155/981 del 6 ottobre scorso 1•

Le dichiarazioni fattele da mons. Tardini acquistano un rilievo che eccede i limiti della recente iniziativa la tino-americana poiché vengono a confermare --per un tramite così autorevole e diretto -l'atteggiamento della Santa Sede nei riguardi del nostro trattato di pace . In particolar modo interessante appare l'assicurazione che lo stesso sommo pontefice considera la revisione di «alcune clausole del trattato» come «giusta e desiderabile ed anche doverosa». Tali manifestazioni , per la fonte da cui eman ano , ci offrono infatti un appoggio morale di grande portata poiché pongono in rilievo le basi di giustizia su cui la nostra causa riposa. Su tale appoggio facciamo quindi assegnamento. Ella vorrà pertanto esprimere alla Segreteria di Stato l'apprezzamento del Governo italiano per quanto la Santa Sede ha fatto e vorrà fare ancora in avvenire.

La situazione attuale della nota iniziativa dei Paesi latino-americani presso l'O.N.U. per la revisione del trattato di pace è la seguente:

Nelle votazioni preliminari che hanno già avuto luogo quasi tutti i Paesi americani si sono pronunciati in senso a noi favorevole. Vari Paesi europei --e fra questi l'Inghilterra e la Francia ----hanno preferito astenersi ed altri hanno dato voto contrario anche per non creare precedenti revisionistici a favore di altri Paesi ex nemici. Comunque, si è già avuto nel complesso uno schieramento soddisfacente. La questione avrà il suo ulteriore corso ed è in questa fase che l'azione della Santa Sede potrebbe esserci particolarmente utile.

Non crediamo ovviamente di poter fare al riguardo concreti suggerimenti ma, anche per venire incontro al desiderio espressole da mons. Tardini, segnaliamo che, per quanto concerne l'America, il Brasile è il Paese che ha mostrato maggiori esitazioni, il che appare tanto meno comprensibile dopo l'atteggiamento di deciso appoggio assunto dagli Stati Uniti.

Siamo stati anche informati che il Belgio avrebbe dato voto contrario, pur tenendo a precisare di essere ispirato soprattutto dal desiderio di non creare precedenti. Al riguardo è però facile rilevare come il caso dell'Italia non possa in avvenire essere invocato da altri Paesi ex nemici , data la posizione da noi assunta sin da ll 'ottobre 1943 e i sacrifici compiuti per la vittoria delle Nazioni Unite.

Si intende, comunque, che l'atteggiamento della Santa Sede, ove sia opportunamente fatto conoscere , può riuscirei utile non solo presso i due Governi citati ma in generale in tutti quei Paesi in cui la sua influenza può farsi più efficacemente sentire poiché esso varrà in ogni caso a rafforzare la posizione di quei Governi che si sono già schierati a nostro favore e a meglio orientare gli altri .


623 l Con esso Diana aveva riferito di un suo colloquio con mons. Tardini. il quale gli aveva assicurato che non avrebbe mancato di esprimere a i rappresentanti dipl o matici latino-americani l'approvazione e la simpa ti a della Sa nta Sede per l'ini ziati va argentina di revi sione del trattato di pace.
624

IL MINISTRO A VIENNA, COPPINI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. 10914. Vienna, 18 ottobre 1947 (per. il 29).

Ti rinnovo il mio ringraziamento per la cortese insistenza che hai fatto perché partecipassi alle conversazioni per le opzioni 1• Dopo le parole carine da te avute, mi sembrerebbe di cattivo gusto esitare, e ti ho telegrafato che sono pronto a venire a Roma quando le conversazioni si inizieranno.

È stato assai difficile poter fissare la data per le conversazioni. Tenendo presente i desideri di Innocenti e la nostra necessità in materia, ho cercato di spostare al 15 di novembre la data delle conversazioni facendo presente che dovevo in tutti i modi essere qui al 9 novembre per la partita di calcio Italia-Austria.

Leitmeier è stato contrario a questo spostamento di data, perché al 19 di novembre dovrà essere a Londra per la riunione dei ministri degli esteri ed ha detto che vincendo anche le pressioni di Gruber partirà m eco la sera del lO per Roma.

Tutto ciò però è in contrasto col telegramma 251 2 testé arrivato che mi invita ad essere a Roma alcuni giorni prima dei delegati austriaci per conferire col presidente del Consiglio. Sono imbarazzato di non poter arrivare prima, perché non saprei altrimenti giustificare nei confronti degli austriaci questo improvviso mutamento del programma, che ho esclusivamente fatto per tener conto dei suggerimenti di Innocenti. Ti pregherei quindi di dirgli che, per ovviare a questo inconveniente, si può organizzare qualche programma per gli ospiti austriaci, in modo da dar tempo al presidente del Consiglio di ricevermi, prima dell'inizio effettivo delle conversazioni.

Ti ringrazio anche di aver esaudito il desiderio di Leitmeier di vedere Roma. Non ho ben capito perché il mio telegramma 3643 abbia dato l'impressione che una grossa delegazione austriaca si apprestasse a venire costì. Forse questa impressione è sorta dal fatto che in sostituzione di Leitmeier era stata ventilata la proposta di inviare un uomo politico, ma questo non significa né un aumento di persone, né uno specifico carattere politico della delegazione, che gli austriaci stessi hanno tutto l'interesse a mantenere nei ristretti quadri tecnici. Quanto ti dicevo del resto nella mia lettera n. 105144 .

Ti ho telegrafato a parte5 in merito alle condizioni preliminari da porsi agli austriaci. Come ti ho informato altre volte, gli austriaci avrebbero voluto basare la loro opposizione alla procedura stabilita per gli optanti non emigrati sulla decisione della Corte d'appello di Trento. Ora l'escludere fin da adesso qualsiasi discussione


624 l Vedi D. 609. 2 Vedi D. 621. 3 Vedi D. 572. 4 Vedi D. 589. 5 Vedi D. 616.

in materia , potrebbe provocare un risentimento a nostro riguardo , che, in previsione di un eventuale insuccesso delle conversazioni di Roma, potrebbe essere largamente sfruttato sul terreno politico, accusando il Governo italiano di infischiarsi della autorità giudiziaria italiana, soprattutto se malauguratamente la Corte di cassazione desse torto alla nostra tesi.

L'importante invece, secondo il mio punto di vista, è quello di sollecitare la sentenza della Cassazione prima del 15 di novembre. Fin dall'inizio delle discussioni sarà così possibile opporre agli austriaci --naturalmente se la Cassazione annullerà la sentenza di Trento -che persino la suprema magistratura ha accettato la tesi del Governo italiano.

Una nostra formale diffida poi a trattare questa questione prima della sentenza della Cassazione, scoprirebbe, a mio avviso, le nostre posizioni, facendo crederequando, come sperabile, la sentenza fosse a noi favorevole -che il Governo italiano fosse intervenuto perché la sentenza avesse un contenuto nel senso da noi desiderato.

Vi è poi, come ti ho telegrafato oggi 6 , l'atteggiamento di Leitmeier, che, avendo evidentemente saputo del nostro rigido atteggiamento in proposito, è disposto ad accettare la procedura stabilita dal progetto di legge . Egli, confidando nella sentenza di Trento, ritiene ch e gli altoatesini interessati faranno valere dinanzi alla magistratura italiana la difesa dei propri diritti economici. Quello che più importa, a quanto ho capito, è esclusivamente la tutela degli interessi patrimo niali in Cecoslovacchia e in Polonia degli altoatesini , per cui esiste l'impegno nel memoriale di Innocenti.

Ti ho pregato comunque di telegrafarmi il tuo avviso perché entro lunedì, giorno della mia partenza per Monaco di Baviera, io possa presentare a lla Ballhaus la risposta che qui si desidera in scritto e nella quale indicherò:

l) che il Governo italiano accoglie la proposta austriaca di trattare oralmente argomenti relativi alla revisione delle opzioni ;

2) che a tale scopo il Governo au striaco è stato pregato di inviare a Roma dopo il lO novembre persone incaricate di svolgere le conversazioni suddette che saranno ospiti del Governo italiano ;

3) che si prega di far conoscere qua li siano i nomi delle persone che il Governo austriaco incaricherà di svolgere le conversazioni.

Col primo punto noi fissiamo così che si tratta di discussioni di argomenti e non di tutto il progetto, cosa del resto che non è mai stata intenzione degli austriaci, come risulta chiaramente dalla nota di Gruber. Non faccio i nomi dei nostri delegati , poiché Leitmeier ha detto che la richiesta di nome da parte loro era stata fatta solo nel caso che gli italiani fossero venuti a Vienna.

Sarò di ritorno dalla Germania il 6 novembre, in tempo per la partita e ripartirò il l O sera per essere il 12 mattina a Roma. Arrivederci a presto e buon viaggio a Londra7 .


624 6 T. 14~05/378. 11011 pubblicato. 7 Per la risposta vedi D. 638.

625

IL MINISTRO A TEHERAN, ROSSI LONGHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14223/59. Teheran, 19 ottobre 1947, ore 21,10 (per. ore 7,30 de/20 ) .

Mi riferisco al telegramma ministeriale 16 in data 20 settembre 1946 1•

Questo ministro affari esteri mi ha convocato stamane per dirmi che Governo iraniano avrebbe desiderato dare immediata esecuzione ad accordo di massima raggiunto nel settembre scorso anno con Governo italiano per elevazione ad ambasciata delle rispettive rappresentanze diplomatiche e che da parte sua era pronto ad emettere relativo comunicato.

Ministro , mentre mi ha ripetuto che questo Governo era mosso da vivo desiderio di manifestare anche in tal modo suoi sentimenti amicizia verso l'Italia, mi ha fatto osservare che oltre un anno era ormai trascorso dall'accordo intervenuto al riguardo fra i due Governi e che in seguito conclusione trattato di pace non vedeva motivo per ulteriore rinvio.

Gli ho risposto che a quanto mi risulta nulla è avvenuto a modificare consenso qui dato a suo tempo a nome Governo italiano dal mio predecessore (telegramma legazione 42 in data 13 settembre 1946)1 e che avrei subito riferito V .E . riservandomi di essergli più preciso non appena ne fossi stato in grado.

Ministro mi ha allora aggiunto che il comunicato del Governo iraniano , da emettersi come d'intesa contemporaneamente a quello italiano, avrebbe fatto cenno a vincoli cordiale amicizia due Paesi e reso noto che Pakrevan sarebbe rimasto titolare ambasciata Roma.

Mi risulta quest'ultimo è stato telegraficamente informato di quanto precede2 .

626

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14284/916. Washington, 20 ottobre 1947, ore 20 ( per. ore 8,30 del 21 ) .

Insieme on . Campilli ho oggi prospettato nuovamente ad acting segretario di Stato Lovett situazione politica ed econornica dell'Italia sottolineando necessità urgente finanziamento acquisti essenziali fino sperata applicazione piano Marshall. Gli ho rimesso un dettagliato memorandum e sulla base accurati calcoli predisposti dalla missione Campilli, in accordo con questa ambasciata e delegazione tecnica, ho fatto presente urgenza ottenere disponibilità somma 182 milioni dollari tenendo conto che in novembre e dicembre dovremmo ordinare e finanziare fabbisogno essenziale anche per quanto riguarda consegne gennaio e febbraio 1948.


On. Campilli ha illustrato documentazione assicurando che cifre erano state rigidamente calcolate e controllate e corrispondevano a quelle elaborate da ambasciata degli Stati Uniti a Roma.

Lovett ci ha nuovamente assicurato piena comprensione e buona volontà

U .S.A. per necessità italiane. In relazione mie pressanti raccomandazioni ha detto che Governo americano compirà ogni possibile sfo rzo in nostro favore: vi era stata questo pomeriggio lunga riunione all a Casa Bianca sotto la presidenza Truman per esaminare anche questione aiuti urgenti Europa.

In nostra presenza ha impartito istruzioni a competenti uffici politici ed economici affinché studino documentazione rimessa e riferiscano nel più breve tempo. Ha infine espresso fiducia aver presto notizie da comunicarci al riguardo.


627 .

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.O. 14282/847. Londra. 20 ottobre 194 7, ore 20,40 (per. ore 8,30 del 21 ) .

Mi riferisco lettera 1680 del 5 corrente diretta a Migone da Zoppi 1•

Foreign Office conferma oggi che questioni di cui ai quattro promemoria allegati al telespresso ministeriale 991 del 18 giugno u .s. 2 sono state attentamente esaminate dagli uffici competenti. Essi faranno conoscere proprio punto di vista nel corso di questa settimana.

Come noto (telegramma di questa ambasciata 541 )-' questioni stesse rientrano tra quelle che si riteneva qui preferibile trattare per normale via diplomatica , restando tuttavia inteso che avrebbero potuto anche essere risollevatc se necessario nel corso conversazioni conte Sforza.

625 l Non pubblicato. 2 Sforza rispose positivamente con T. 15280/37 del 21 otto bre. Il provvedimento ebbe effetto dal 22 no vembre.
628

L'INCARICATO D 'AFFARI A BELGRADO, TASSONl, AL MINISTRO DEGU ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 14486/012. Belgrado, 20 ottobre 1947 (per. il 24) .

Telecorriere ministeriale n. 14944 del 14 ottobre 1•


627 l Vedi D . 562 . 2 Vedi D. 69.

Vedi D. 109. 628 1 Non pubblicato: in esso Fransoni, rispo ndendo al D . 578, scriveva: «Si prende atto dichi a razioni del vice-ministro Velebit alla S.V . circa richiesta ritiro truppe jugoslave sconti nate su posizioni occupate

Ho interpellato Jaksic, capo prima direzione politica, circa soluzione sco nfinamenti jugoslavi del 25 e 30 settembre . A vendo vivamente insistito per precisa risposta e fatto rilevare eccessivo ritardo , mi è stata promessa sollecita comumcazwne.

Dalla conversazione con Jaksic e suoi collaboratori , ho avuto impressione che questo ministero esteri non fosse riuscito a procurarsi dati precisi da Stato Maggiore. Ho fatto ripetere da Jaksic promessa Velebit per ritiro truppe jugoslave qualora sconfinamenti fossero successivi alla prima riunione CappaPehacek.

Sembrerebbe che autorità militari facciano risalire uno degli sconfinamenti (non ho potuto avere precisazioni) al 16 settembre. Il che mi fa subordinatamente ritenere non conveniente trasformare questione «spazio» degli sconfinamenti in questione «tempo» con discussione sulla loro cronologia rispetto accordi Udine. Per evitare possibili «retrodatazioni», occorre, anche in sede commissione, impugnare anzitutto aspetto territoriale degli sconfinamenti, considerando come aggravante eventuale violazione accordi Udine.

A Jaksic ha esposto oggi nuovi fatti, di cui ai tre punti del telecorriere in riferimento, facendo seriamente presente loro portata negativa, anche ai fini atmosfera lavori per delimitazione definitiva. Gli invio anche lettera per ripetergli elementi di fatto e perchè essi vengano sottoposti a Velebit. Ho particolarmente richiamato attenzione questo ministero esteri sul fatto che incidenti sembrano in gran parte dovuti ad ingiustificata pretesa jugoslava disporre truppe su linee per noi tuttora contestate o semplicemente «raccomandate» dalla « Supervisory Commission ».

Da parte jugoslava si cerca, come ovvio, di minimizzare e, mi pare, di rimettere anche soluzione incidenti a Commissione mista che si riunisce il 23 ad Abbazia. Tale commissione non sembra, qui, più considerata come «preliminare», ma invece quale o rgano che debba affrontare sostanza lavoro.

Manca sinora notizia su ultima riunione Gorizia che sembra essersi ridotta -per cause che non sono riuscito a farmi qui spiegare -ad un solo incontro con rinvio dei lavori a riunione in territorio jugoslavo (Abbazia).

Gradirei conoscere se nella unica riunione del 15 a Gorizia siano stati presi accordi sul carattere della riunione di Abbazia ed avere copia di un comunicato che sarebbe stato diramato costì -pure in data 15 -circa as petto puramente preliminare degli incontri Gorizia.

Potrebbe in un certo senso convenirci corrispondere, fermamente negoziando, a questa fretta jugoslava evidentemente connessa al desiderio di fa re a meno dei «quattro ambasciatori»2 .

in precedenza. Sino ad oggi tuttavia non risulta sia intervenuta al.cuna modifica situazione». E, dopo aver indicato altri ca si di sconfinamento, concludeva: « Occorre pertanto che situazione venga urgentemente chiarita con accoglimento nostre richieste e con invio istruzi"o ni di codesto Governo a tutte le autorità interessate e soprattutto a qu ei Comand i militari che si co mportano come se non avessero mai avuto comunicazione degli accordi intervenuti».


2 Per la risposta vedi D . 653.

629

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

L. S.N. Roma, 20 ottobre 1947.

Attiro la tua attenzione sull'unito rapporto dell'ambasciatore Quaroni 1 ctrca l'opportunità di procedere a misure di applicazione interna dei deliberata della Conferenza dei Sedici.

Non v'ha dubbio che, per profittare della ottima impressione che l'atteggiamento italiano in seno della Conferenza ha fatto sul Governo americano, occorre ora dimostrare che vogliamo e possiamo tradurre in atto i nostri impegni , i quali coinvolgono la quasi totalità delle nostre Amministrazioni. Mi sembra quindi necessaria un'azione di propulsione e di coordinamento.

Per tradurla in atto, sottopongo alla tua attenzione la seguente proposta: -affidare la direzione di tutte le questioni concernenti tale applicazione all'interno da parte delle amministrazioni al vice presidente del Consiglio, tenuto conto oltre che della sua personalità, della sua qualità di ministro del bilancio: occorre, infatti, appoggiarsi tanto sulla autorevolezza della persona quanto sulla sua qualità di membro del Governo di fronte all ' Assemblea costituente; -porre a sua disposizione un ufficio apposito (come già venne fatto per le questioni derivanti da Bretton Woods) nel quale siano rappresenta te, da funzionari competenti appositamente incaricati, tutte le amministrazioni che saranno chiamate allo studio e all'applicazione delle misure da determinarsi.

In tal modo si perverrebbe, mi sembra, ad assicurare il coordinamento più rapido e più efficiente, evitando di dar vita ad organismi nuovi e estranei alle amministrazioni, ed avulsi, pertanto, della vita pratica di esse.

Se tu concordi su tale mio progetto, come spero, ti sarei grato, di voler impartire le istruzioni necessarie per una rapida esecuzione di esso, d'accordo col collega Einaudi al quale ho inviato copia di questa mia comunicazione.

630

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14330/851. Londra, 21 ottobre 1947, ore 21 ( per. ore 8 del 22).

Conferenza supplenti seduta ieri sera ha raggiunto accordo circa composizione delegazione nella Commissione esperti che prende nome ufficiale «Com


missione investigazione» e sarà formata trentasei membri di cui per ogni Potenza un capo delegazione, tre consiglieri, un segretario e quattro interpreti. È stato poi deliberato su proposta sovietica che abitanti singoli territori avranno facolt à esporre loro vedute anche sugli altri territori oggetto della investigazione oltre che su quello dove essi abitano. È stato ancora precisato su proposta britannica che frase dell 'allegato Xl del trattato di pace che accenna «esigenze pace e sicurezza» di cui devesi tener conto nell a soluzione va intesa come riferentesi « pace e sicurezza generale » e non in un senso locale ristretto. Questione itinerario rimasta in sospeso è stata deferita ad una sottocommissione. È stata quindi discussa nostra proposta sentire profughi Africa italiana ora in Italia. Delegato sovietico ha proposto rinvio discussione a quando Italia già invitata sarà sentita dalla Conferenza. Massigli si è associato proposta sovietica aggiungendo una generica riserva circa possibilità che nel caso richiesta italiana venga accolta possano essere sentite altre comunità («other communities»). Rinvio è stato approvato.

629 l Vedi D. 618.
631

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNTO . Roma, 2 l ottobre 194 7.

In previsione del viaggio di V.E. a Londra, ho convocato questa mattina gli addetti finan ziario e commerciale dell'ambasciata britannica. Salvo sua approvazione avremmo concordato sull'opportunità che nel comunicato che sarà dato alla stampa a conclusione dell'incontro di V.E. con il ministro Bevin sia accennato in qualche modo ai rapporti finanziari e commerciali che interessano i due Paesi.

D 'altra parte però abbiamo riconosciuto la difficoltà che nei pochi giorni precedenti l'incontro stesso sia possibile avviare trattative conclusive su una materia così vasta e complicata nei suoi molteplici aspetti tecnici. Mi permetterei quindi di proporre V.E. (e anche in ciò sono d'accordo con i rappresentanti di questa ambasciata britannica) che nel comunicato stampa sia eventualmente inserita una formul a press 'a poco del seguente tenore:

« l due ministri degli esteri, convinti della necessità di procedere ad un completo riesame della situazione dei rapporti finan ziari e commerciali fra i due Paesi, hanno convenuto che al più presto possibile si riuniscano a pposite delegazioni per negoziati al riguardo».

In questo modo prima di iniziare trattative ufficiali, sarà possibile di procedere a scambi di idee a titolo informativo fra gli organi tecnici dei due Paesi e i servizi commerciali e finanzia ri delle due ambasciate. È poi utile aggiungere che in realtà una discussione ufficiale in questo momento non potrebbe portare a risultati concreti data la particolare gravità dell'attuale situazione economica e valutaria della Gran Bretagna.

632

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14393/922. Wushington , 22 ouobre 1947, ore 20,07 (pe r. ore 8 del 23).

Trasmetto seguente telegramma on. Campilli:

«43. In seduta gruppo delegati e Steering Comrnittee su incarico presidente Franks ho riferito su iniziativa italo-francese. Rappresentanti Governo americano hanno esplicitamente affermato che Stati Uniti d' America guardano con simpatia a formazione, mediante unioni doganali , più vaste aeree economiche in Europa, sempre che scopo ultimo rimanga quello massima possibile espansione consumi mondiali. Consiglio mantenere favorevole disposizione prossime discussioni Parigi e tenermi informato».

633

L'AMBASCIATORE A LONDRA GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14385/855. Londra. 22 ottobre 1947, ore 20,25 (per. ore 7,30 del 23 ) .

A telespresso ministeriale 1715 del 9 corrente 1•

Cerulli ha esposto questo vice alto commissario Nuova Zelanda generale Stevens nostra tesi circa territori africani insistendo anche sulla funzione utile che, nel quadro principii Nazioni Unite, Italia può avere in Africa nell'interesse pace generale. Stevens gli ha detto che se, come egli personalmente desiderava , Governo Nuova Zelanda deciderà atteggiamento a noi favorevole nella questione. ciò potrà avvenire particolarmente per l'aspetto negativo dell 'argomento e cioè per la grave questione : «se non all'Italia, a chi?»; ciò che in fondo è ancora una prova, come Cerulli gli ha osservato, della funzione equilibrio Italia. Stevens ha poi detto che interesse Nuova Zelanda al problema dipende dalla questione delle comunicazioni imperiali in base alla diretta esperienza fatta nella guerra mondiale e che questa è a·nche la ragione per la quale, «se Dominions contano nelle decisioni politiche del Commonwealth, loro voce ha poi particolare valore proprio in questa questione ». Cerulli gli ha risposto che esperienza guerra provava come territori italiani Africa non potessero esistere che in quadro di collaborazione con la Potenza navalmente più forte tanto è vero che Mussolini li aveva perduti in realtà per lo stesso fatto della dichiarazione di guerra. Stcvcns poi ha dichiarato che Nuova Zelanda manifesterà suo interesse particolarmente Nord Africa, ritenendosi estranea questioni Eritrea c Somalia. Ha poi , come al solito, sottolineato distinzione tra Cirenaica e Tripolitania, ricordando impegno con i Senussi.


633 l Vedi D. 581.
634

IL MINISTRO A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14397/384. Vienna, 22 ottobre 1937, ore 21 (per. ore 8 del 23).

Telegramma di V.E. 25!1.

Ho consegnato Gruber nota che trasmetto per corriere2 . In questa, dopo aver dichiarato che Governo italiano è disposto svolgere conversazioni orali su alcuni argomenti relativi regolamento opzioni , comunico che Roma è designata a sede conversazioni predette e che delegati austriaci, di cui chiedo conoscere nomi , saranno ospiti Governo italiano. Ho indicato data posteriore 10 novembre.

Gruber ha accolto comunicazione con molto piacere. Mi risulta che Gruber ha definitivamente designato ministro Leitmeier e consigliere Kripp. Comunicazione ufficiale mi sarà fatta tra pochi giorni.

635

IL MINISTRO A LISBONA. GROSSARDI, AL MINISTRO DEGLi ESTERI , SFORZA

T. PER CORRIERE 14544/047. Lisbona, 22 ottobre 1947 ( per. i! 25 ).

Questo ministro degli affari esteri, parlandomi della visita della missione parlamentare americana che ha percorso l'Europa per svolgere la nota inchiesta politico-economica in relazione al piano Marshall, mi ha detto che i delegati hanno mostrato profonda preoccupazione per situazione Paesi sotto controllo russo esprimendo altresì allarme per attuali condizioni disordine morale e materiale Europa. Di qui loro manifestata convinzione urgenza provvedere invio soccorsi e aiuti a quella parte Europa che ritengono suscettibile di non cedere di fronte ai comunisti , includendo fra tali Paesi anche l'Italia.

Ministro de Mata. riferendosi poi a visita fatta da parlamentari americani alla Spagna. ha sottolineato che i delegati si erano detti bene impressionati dalla situazione politica interna di quel Paese cd hanno avuto espressioni favorevoli nei confronti del generalissimo Franco. Questi avrebbe risposto a delegati americani, che gli contestavano grande numero condannati per reati politici, che trattavasi clementi al servizio della Russia e di sentimenti russofili in contrasto con quelli che erano gli interessi sostanziali del popolo spagnuolo e che egli non avrebbe avuto dit1icoltà ad adottare misure di clemenza soltanto ove si fosse potuto convincere che persone contro cui era intervenuto rigore della legge avessero ormai compreso necessità anteporre interessi spagnuoli a interessi russi. E non sembra --sempre a quanto mi ha detto ministro de Mata -che i delegati americani si mostrassero alieni dall'accettare tale punto di vista.


634 l Vedi D. 621. 2 Non si pubblica, ma vedi D. 624.

636

IL MINISTRO A BUCAREST, SCAMMACCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 15019/023. Bucarest. 22 ottobre 1947 (per. il 5 novembre).

Seguito mio telegramma n. 86 in data odierna1 . Riassumo dichiarazioni questo ministro affari esteri m odierna pnma visita ufficiale:

«Per sua particolare situazione Romania deve adeguarsi alla realtà delle cose in politica interna ed estera. Domanda quindi comprensione tutti Paesi specialmente Potenze occidentali, come già fece presente a suo tempo a Byrnes in occasione della Conferenza di Parigi per le trattative della pace, e in epoca più recente a Bidault in relazione all'invito di aderire al piano Marshall. Ma sue strette relazioni con Russia non vogliono essere esclusive; Governo romeno intende anzi mantenere e sviluppare per quanto possibile buoni rapporti con altri Stati cui si ricollega anche per sue antiche tradizioni, razza e cultura, adoperandosi in senso moderatore e pacifico nel conflitto fra i due blocchi che oggi dividono il mondo».

Tatarescu non crede eventualità urto armato che sarebbe per tutti rovinoso; ha fiducia che prevarranno riflessione e comprensione realistiche mutui interessi, e che graduale equilibrio finirà, sia pur lentamente, per stabilirsi. È persuaso che riunione Londra prossimo novembre non sarà negativa e aprirà nuove prospettive e speranze. Malgrado sforzi degli estremisti romeni ed attuale travaglio, Romania non potrà diventare comunista perchè dottrina e metodi comunisti sono in assoluto contrasto con antiche tradizioni nazionali e forte individualismo romeno radicato nello spirito rurale del Paese.

Desidera vivamente sviluppo amicizia e rapporti con Italia cui Romania è particolarmente attratta da legami spirituali. Lodo Vienna fu episodio soltanto, imputabile caduto regime e ormai dimenticato.

Manda suo cordiale saluto al ministro Sforza di cui ha seguito, conosce ed apprezza opera politica e scritti e di cui condivide idee pacificazione e collaborazione fra nazioni Europa. Si augura avere un giorno occasione incontrarlo.

Tatarescu ha poi espresso desiderio promuovere ripresa commerciale fra Italia e Romania, anche se inizio sarà limitato e modesto: ha già disposto accertamento possibili merci romene scambio e ci prega porre allo studio questione.

Ho assicurato a mia volta il ministro degli esteri romeno degli intenti pacifici e dello spirito di larga cooperazione che guidano la politica italiana senza alcuna esclusione e, in particolare, dei sentimenti di amicizia e simpatia per la Romania.

Avrei informato il Governo di Roma del suo desiderio per la ripresa di scambi commerciali. Sul tema degli interessi concreti, ho attirato la sua attenzione sulla necessità di tutelare e difendere le notevoli attività italiane in Romania. Mi ha risposto che considerava ciò anche come un interesse romeno e che mi prometteva il suo appoggio e il suo interessamento.


Tatarescu ha dato al lungo colloquio carattere marcatamente cordiale e confidenziale. Intenzione di giustificare e chiarire situazione politica romena e sua personale era evidente; suoi propositi appaiono anche sinceri ; ma sulle reali possibilità di sue iniziative e sulla misura stessa della sua intluenza nel Governo si devono porre ovvie riserve.


637 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANT

T. 15330/665. R oma, 23 ottobre 1947, ore 15,30.

Anche da contatti avuti con membri Congresso qui in visita mi risulta che costì si giudica non si sarebbe da parte nostra dato sufficiente risalto presso codesta opinione pubblica a qua nto di positivo Italia ha presentato e apportato in sede Conferenza Parigi.

Mi sembra opportuno che approfittando sua presenza costì on. Campilli illustri stampa americana cospicuo apporto italiano per proposte campo unione doganali, energia elettrica, lavoro, ecc. Nessuno meglio di lui è in grado di documentare che Italia non si è limitata avanzare richieste ma ha ben compreso idee che stanno a base progetto Marshal\ di incrementare cioè produzioni e scambi europei per raggiungere se possi bile autosuftìcienza Europa diminuendo così sacrifici contribuenti americani.

Azione codesta ambasciata dovrebbe svolgersi nel senso predetto sulla base elementi che on. Campilli potrà pure fornire 1 .


638 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A VIENNA, COPPINI

T. 15362/260. Roma. 23 ottobre 194 7, ore 22.

Mi riferisco al suo telegramma n. 378 1•

Poiché secondo le dichiarazioni del ministro Leitm eier la condizione giuridica deg li optanti naturalizza ti germanici non emigrati non formerà oggetto delle prossime consultazioni orali, non si ha difficoltà ad esaminare co n la delegazione austriaca, nei limiti dell'impegno contenuto a pag. 14 della nostra nota diretta al Governo austriaco in data 18 agosto c.a. 2 , il problema relativo alla tutela del patrimonio situato all'estero dei naturalizzati stessi. Sta bene per il resto quanto proposto con lettera n. 10914 da V.S. 3 .




2 Vedi D. 436, Allegato.


3 Vedi D. 624.

636 1 Non pubblicato: anticipava in sintesi il contenuto del presente telegramma. 637 1 Per la risposta di Campilli vedi D . 642. 638 1 Vedi D. 624, no ta 6.
639

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14441/858. Londra, 23 ottobre 1947. ore 22,20 ( per. ore 8 del 24 ).

Conferenza supplenti seduta ieri ha approvato proposta americana cominciare lavori Commissione investigazione da Eritrea. Seguirà Somalia ed infine Libia. Contèrenza ha quindi deciso aggiornarsi in attesa che diciotto Governi invitati abbiano fatto conoscere se e come desiderano essere sentiti sulla questione. Partenza Commissione è quindi da prevedere avverrà nel termine fissato prima decade novembre.

A tale riguardo riferiscomi ancora telegramma 818 dell'li corrente di questa ambasciata 1 cui riscontro è necessario se vogliamo riprendere in tempo note pratiche col Foreign Office. Circa nostra risposta alla nota d 'invito, per mio conto vorrei sottolineare che, tenendo presente il tono polemico che verosimilmente avranno discorsi rappresentanti Egitto ed Etiopia e la opportunità che invece nostra partecipazione abbia un carattere di tanto maggiore serena elevatezza, ci conviene forse di fare in modo di parlare o prima dei due Stati che sono ufficialmente considerati i soli ad avere con noi richieste territoriali oppure distanziare nostra partecipazione in modo da evitare di essere costretti a non ignorare eventuali eccessi degli altri.

V.E. del resto avrà avuto notizie dal Cairo circa eventuale risposta che Governo egiziano si propone dare all'invito. Ricordo infine che termine per nostra risposta scade 3 novembre.

640

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T. 14443/859. Lo11dra. 23 ottobre 1947. ore 22.20 ( per. ore 8 del 24 ).

Sono stato ricevuto oggi dal sovrano al quale ho presentato le mie credenziali.

Nel corso della visita che è avvenuta in presenza di Sir Orme Sargent re Giorgio mi ha intrattenuto in personale e cordiale colloquio per circa venti minuti. Egli ha dimostrato di essere al corrente dei problemi italiani nonchè naturalmente della imminente visita V.E. Ha tenuto a sottolineare il proprio compiacimento che con questa occasione si apra una nuova pagina nei rapporti anglo-italiani e che la tradizionale amicizia tra i due Paesi possa essere ripresa nel ricordo del Risorgimento.

Al termine del colloquio mi ha pregato di presentargli singolarmente i membri di questa ambasciata.


639 l Con il quale Migone aveva se&'Tlalato l"opportunitù che i fun zionari designati per T ripoli. Asmara c Mogadiscio si tenessero pronti a partire, ritenendo si prossimo l"ini zio dei lavori della Commissione.
641

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

APPUNTO. Roma, 23 ottobre 1947.

È venuto a vedermi Ward e mi ha intrattenuto su varie questioni che riassumo .

l) Colonie. Ward ritiene che difficilmente il Governo britannico potrà indursi ad entrare in negoziati dettagliati con noi su tale questione «come sembra suggerito» nel documento da noi riservatamente dato al Foreign OfTice e a lui stesso qui a Roma 1• È una questione delicata che riguarda i Quattro e nella quale sono coinvolti molti interessi.

Ho precisato a Ward che quel documento non è da noi considerato un progetto di negoziato perchè conosciamo la posizione del Governo britannico al riguardo. Appunto perchè tale negozi a to sembra difficile per le ragioni di delicatezza più volte esposte dal Governo di Londra e da lui stesso ripetutemi, noi abbiamo creduto nostro dovere precisare al Foreign Office il nostro punto di vista. In tale documento abbiamo in sostanza cercato di dimostrare che una soluzione del problema coloniale conforme ai nostri desiderata non dovrebbe essere in contrasto né con gli interessi dell'Europa in generale. né con quelli inglesi in particolare e riteniamo di essere nel vero.

Ward ha deplorato il «modo» con cui la nostra stampa tratta la questione. «Si ha l'impressione leggendo i vostri giornali», ha detto, «che l'Inghilterra abbia aggredito l'Italia per strapparle le colonie» mentre la situazione è ben diversa. La ripercussione, sul Governo inglese e nell'opinione pubblica inglese, di questa impostazione non giova alla causa italiana.

Ho detto a Ward che mi rendo perfettamente conto di ciò, ma che non mi pareva il caso di esagerare la cosa: l'apparente «rabbiosità» di certi articoli è da considerarsi , quanto alla forma, una specie di reazione sentimentale. Il popolo italiano ha dato a quei territori per tanti anni lavoro, denaro e sincero entusiasmo. Tutti sanno come li aveva trasformati. Il vedere deperire tutto ciò che è stato ratto , l'impossibilità di porvi rimedio, il forzato soggiorno in Italia dci profughi che anelano a ritornare in Africa, tutto ciò crea uno stato d'animo poco favorevole ad una valutazione serena delle di!Ticoltà del problema. Si aggiunga che mentre da parte francese si danno frequenti interviste favorevoli alla richiesta italiana, c da parte sovietica e americana si mantiene atteggiamento riservato , sono gli articoli della stampa britannica, e sono talune iniziative uflìciali britanniche (ho citato la proposta di ascoltare l'Iraq), che appaiono a noi più sfavorevoli. Quanto alla sostanza della questione, l'atteggiamento della stampa italiana, anche se talvolta poco lodevole, è una riprova dell'importanza che vi si annette qui.

Ho ribadito che esistono tutte le premesse perchè l'Afì·ica e il Mediterraneo costituiscano un punto di convergenza di interessi italiani e britannici e non di contrasto.


2) Rapporti italo-jugoslavi. Da una segnalazione dell'ambasciata d'America a Belgrado, riportata al Foreign Office, quest'ultimo aveva tratto l'impressione che il ministro Martino si trovasse in situazione difficile colà. Il Foreign Office aveva chiesto all'ambasciata a Roma di sincerarsi su tale circostanza. Ho detto a Ward che non poteva che trattarsi di una impressione sbagliata. Mi risultava che Martino si era incontrato con Cavendish Cannon e si erano scambiate impressioni sulla situazione alla frontiera: ciò era avvenuto nel momento del passaggio dei poteri e dei noti tentativi di sconfinamento jugoslavi nel Territorio Libero; avevo il testo della conversazione e delle impressioni scambiate, ma nulla mi autorizzava a ritenere che da una parte o dall'altra si fosse manifestato allarmismo o depressione. Ho aggiunto che i nostri rapporti con la Jugoslavia stanno lentamente emergendo dalla difficile situazione in cui erano caduti: non ci si può attendere che il processo di chiarificazione, dopo quanto accaduto da una parte e dall'altra , sia facile e rapido, ma vi è in entrambi buona volontà di ricostruirli su basi migliori. Ho precisato che il ministro Martino, venuto in questi giorni a Roma, non si era affatto espresso con pessimismo, ma piuttosto in senso contrario.

3) Alto Adige . L'ambasciata e il Governo britannico ricevono spesso memorandum e reclami dall'Alto Adige: non vi danno importanza, ma Bevin , che si considera un poco come l'ispiratore dell 'accordo De Gasperi-Gruber, vorrebbe sapere a che punto sta l'applicazione di tale accordo.

Ho spiegato che per la questione della revisione delle opzioni le consultazioni col Governo austriaco fatte per iscritto hanno condotto al chiarimento dei rispettivi punti di vista. Alcune questioni , rimaste in sospeso, saranno discusse a metà novembre con i tecnici austriaci che veranno a Roma. Per l'autonomia ho chiarito che il relativo progetto è quasi a punto e verrà nei prossimi giorni presentato dalla Presidenza del consiglio alla Commissione della Costituente per le autonomie e alle rappresentanze qualificate delle popolazioni altoatesine.

N e ho approfittato per lamentare a mia volta l'atteggiamento irredentista che continuano a mantenere alcune autorità responsabili austriache come ne è stato prova il recente discorso del presidente Renner. Noi siamo disposti ad applicare lealmente fino in fondo l'accordo De Gasperi-Gruber, ma esigiamo che da parte austriaca si riconosca che gli altoatesini debbono essere dei leali cittadini italiani e che i privilegi ad essi riconosciuti non devono essere usati a fini opposti.

4) Aboli:::ion e « visti». Bevi n tiene particolarmente a questa abolizione e spera che essa potrà essere concordata durante la visita di V.E. a Londra.

Ho francamente fatto presente a Ward che siamo dispostissimi a venire incontro al desiderio personale di Bevin, che vi avevamo già pensato, e che le sole difficoltà derivano dal precedente che si creava e che non volevamo applicare a certi altri Paesi. sia per ragioni di ordine pubblico (rifugiati , ebrei, ecc.) sia per ragioni valutarie (in Svizzera tutte le spese delle nostre rappresentanze sono coperte dai proventi dei visti consolari). Ho suggerito che l'abolizione nei confronti della Gran Bretagna venga decisa in principio a Londra e se ne faccia men zione nel comunicato rinviando i particolari di attuazione all 'esame degli uffici. Se ne è dimostrato soddisfatto e mi ha detto che la nostra favorevole accoglienza a questa richiesta (che certamente Bevin farà a V.E.) servirà di buona introduzione alle conversazioni.

641 1 Vedi DD. 540 e 465.
642

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14518/928. Washington . 24 ottobre 1947, ore 6,50 ( per. ore 8,30 del 2 5).

Trasmetto seguente telegramma on. Campilli:

«47. Rispondo vostro telegramma riguardante rilievo da dare azione Parigi 1• Siamo ancora fase iniziale trattative. Discussioni svolgonsi su piano generale. Presidente ha insistito presso i delegati perchè evitino dichiarazioni e si considerino rappresentanti tutti sedici Paesi europei. Questo non impedisce ch e si svolga presso l'Amministrazione americana attiva azione per tutela nostri diretti interessi sia per aiuto immedi ato che per piano Marshall. Superata fase carattere generale avremo possibilità esporre particolare situazione e valorizzare pubblicamente nostro atteggiamento prima che si arrivi a fissare aiuto singolo. Prenderemo intanto contatti stampa locale per fare indirettamente quanto suggerito. Procederemo pieno accordo questa ambasciata».

643

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14536/20. New York , 24 ottobre 1947. ore 10,39 ( per. ore 8,50 del 25).

Seguito telegramma 1 O1•

Raynor mi ha comunicato esito sondaggi fatti per accertarsi altre delegazioni fossero più o meno favorevoli deferire studio revisione a Comitato speciale o eventualmente stessa «piccola Assemblea» (mio telegramma n. 14)2 . Purtroppo mi ha detto che sondaggio ha avuto esito negativo ; non si può contare in definitiva che su delegazioni latino-americane ed anche su queste non completamente; non è quindi consigliabile in tale situazione affrontare subito dibattito ma sarebbe opportuno ottenere rinvio a penultimo numero ordine del giorno (mio telegramma 3)3 . Arce dovrebbe tàrne richiesta che sarebbe appoggiata da delegazione americana la quale si incarica altresì interessarne opportunamente presidente commissione politica. Raynor non prevede in questo momento forti opposizioni davanti altre




2 Del 17 ottobre. non pubblicato.


3 Vedi D. 582. nota l.


797 delegazioni tutte propense (tranne forse quella inglese) evitare, per differenti motivi, discussione imbarazzante. Da parte americana si aggiunge quanto segue:

«l) È consigliabile evitare dibattito nella presente tesissima atmosfera (riferisco per corriere progressivo inasprimento discussioni che hanno raggiunto apice violenza nelrattuale dibattito sulla questione incitamenti alla guerra).

2) È difficile oggi ottenere creazione comitato speciale, mentre a fine sessione sarà possibile deferire studio revisione a «piccola Assemblea» che sarà appunto incaricata continuare lavori presente Assemblea. Ciò non potrebbe proporsi oggi perchè questione «piccola Assemblea» è tuttora allo studio.

3) In caso permanenza attuale ostilità si potrà ricorrere all ' ultimo momento --con scusa non protrarre oltre già lunghissima sessione-al rinvio ad Assemblea anno 1948».

Raynor è ben compreso della necessità politica non lasciare cadere questione e ha fatto ogni sforzo, purtroppo senza risultati , per indurre delegazione inglese ad aderire suo punto di vista.

Qualora V.E . vedesse possibilità , in occasione suo prossimo viaggio Londra, ottenere adesione Bevin a proponimento americano, e cioè far superare attuale difficoltà, ritengo che intervento Bevin potrebbe far cambiare atteggiamento inglese (e quello dei Dominions) oggi tendente a stroncare in presente Assemblea mozione svedese.

642 l Vedi D. 637 . 643 l Vedi D. 611.
644

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14496/862. Londra , 24 ottobre 1947, ore 13,30 (per. ore 16,45 ).

Cerulli ha discusso questione africana con questo incaricato affari America Gallman e con delegato americano Commissione investigazione Utter. Circa nostra richiesta che profughi siano ascoltati dalla Commissione, Utter ha osservato che difficoltà principale sarebbe quella di decidere come si potrebbero sentire migliaia di persone sparse dalle Alpi alla Sicilia e questo da parte di una numerosa commissione internazionale. Avendo Cerulli chiarito attuale situazione profughi, Gallman ha convenuto che visitare uno o due campi profughi e sentire i principali rappresentanti centrali e regionali delle associazioni sarebbe soluzione più pratica. Questo potrebbe essere fatto nel viaggio ritorno Commissione dall'Africa. Utter ha detto poi egli aver chiesto mesi fa a mezzo nostra ambasciata Washington lista persone da sentire e località da visitare che noi desiderassimo segnalare Commissione, e Gallman ha precisato che tale lista dovrebbe essere inviata da noi alla Conferenza in via ufficiale. A questo proposito e con riferimento a tutto il resto egli ha sottolineato il concetto che per meglio mostrarci amicizia nella fase conclusiva è necessario non dimostrarcela palesemente durante la procedura.

645

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14512/864. Londra, 24 ottobre 1947, ore 18,12 ( per. ore 22,30).

Ho fatto oggi prima visita ufficiale a Bevin. Egli mi ha subito espresso cordiale aspettativa per arrivo di V.E. ed ha formulato il voto che questo incontro segni inizio su basi concrete di progressivo sviluppo nuova era nei rapporti tra i due Paesi.

646

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14519/929-930. Washington. 24 ottobre 1947. ore 21.04 (per. ore 8,30 del 25 ) .

Mio telegramma 927 1

A seguito dichiarazioni ieri presidente Truman è stato reso noto studio effettuato da Dipartimento di Stato circa nostro fabbisogno lo ottobre-31 marzo. Dati presunti sono i seguenti: fabbisogno importazioni da U.S.A. e cereali pagabili dollari, fuorchè naturalmente Argentina, 512 milioni dollari (diminuibili però a 449 in caso che ammontare cereali calcolato in un milione 140 mila tonnellate per periodo predetto non sia in realtà reperibile). Partite attive 227 milioni c cioè esportazione e partite invisibili 113 milioni, ricavato sblocco beni negli U.S. A. lO milioni, varie 194 milioni (di cui 9 conto sospeso, 15 scrips prigionieri di guerra, 20 residuo Ausa, oltre 35 già utilizzati corso trimestre e 55 in corso utilizzazione quarto trimestre, 60 parte prestito Export Import Bank utilizzabile fino fine marzo). Deficit da coprire 512 meno 227 uguale a 285, cifra che è stata anche comunicata a stampa.

Tale studio è stato apprestato da Dipartimento di Stato per presidente Truman. Cifre predette potranno essere modificate per finale presentazione a Congresso.

Non manchiamo dimostrare impossibilità utilizzazione in così breve periodo 60 milioni prestito Export Import Bank. Ciò tanto più che Dipartimento di Stato non si nasconde che occorrerà certamente superare notevolissime difficoltà per far accettare cifre predette ad Ufficio bilancio e successivamente a Comitati parlamentari i quali tenderanno come sempre ad effettuare sensibili riduzioni .

Rapporti con rappresentanti Amministrazione condotti anche con esperti delegazione Campilli che prega informare C.I.R. Abbiamo fatto presente a Dipartimento difficoltà in cui ci troveremo a metà novembre per assoluta mancanza di fondi. e pericoli lentezze discussione problema


aiuti immediati in sessione speciale che potrà gmngere a conclusioni solo a fine dicembre. Dipartimento ha assicurato che è «pienamente consapevole urgenza nostro problema finanziamenti» e che tale preoccupazione è condivisa da presidente come può rilevarsi da sue dichiarazioni di ieri.

Dipartimento di Stato ha pertanto allo studio alcune possibilità su cui non può però ancora dare alcun affidamento ufficiale e cioè: -eventuale leggero aumento finanziamento Ausa;

-ricorso a Commodity Credit Corporation peraltro considerato molto problematico. Si penserebbe che tale corporazione potrebbe eventualmente versare anticipi rim borsabili poi con fondi che verranno votati ;

malgrado, dietro costanti, vive nostre pressioni, sia stato escluso in calcoli finora effettuati ricorso vendita nostro oro, Dipartimento di Stato in nessun caso nasconde che come «ultima ratio», dimostrandosi impossibili precedenti due alternative e in caso assoluta mancanza temporanea fondi dollari per acquisti essenziali, potremmo esser forse costretti attingere a tale fonte eventualmente attraverso forme anticipazione. Dipartimento di Stato ha assicurato però che cercherà con ogni mezzo evitarci tale sacrificio.

Dipartimento di Stato farà comunque conoscere prossimamente risultati sua azione circa suddetti mezzi finanziamento di immediata urgenza.

In conversazioni tenute oggi delegati Conferenza Sedici con sottosegretario di Stato Lovett ed esperti, Campilli ha nuovamente illustrato dati nostra precaria situazione come ha fatto delegato francese. Lovett ha nuovamente confermato affidamento richiamando Stati europei necessità concorrere sforzo ricostruzione con provvedimenti adeguati.

646 1 Del 23 ottobre. con il quale Tarchiani segnalava la convocazione di una sessione speciale del Congresso per la discussione dell 'assistenza da fornire urgentemente all 'Italia .
647

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14588-14589/933-934. Washington, 25 ottobre 1947, ore 18,40 (per. ore 8 del 26!.

Trasmetto seguente telegramma da on. CampiIli:

«49. Finita prima fase conversazioni carattere generale fra delegati europei e Steering Committee sono cominciate discussioni questioni base.

Giovedì sera delegati sono stati ospiti Harriman e componenti suo Comitato. È Iisultato che aiuti ameiicani dovrebbero avere tre diversi aspetti: alimentari e carbone, sotto forma aiuti; materie prime e parte macchinari, sotto forma prestito, ed attrezzatura lungo termine, mediante operazioni Banca ricostruzione. Inoltre controvalore valuta locale della quota prestito dovrebbe essere accantonato presso banche centrali nome Governo americano da impiegare comune accordo. Americani intenderebbero comunque utilizzare quota parte credito valuta locale per acquisto materie prime o prodotti fondamentali esistenti in loco da tenersi disposizione per loro eventuale fabbisogno. Delegati europei posto evidenza difficoltà ordine politico-economico accoglimento richiesta e suggerito concordare mediante accordi bilaterali impiego valuta locale accantonata nome singoli Governi. Riunione aveva carattere confidenziale ma sua importanza è data da personalità rappresentative intervenute.

Ieri venerdì Lovett riunito delegati europei. Franks avanzato domande circa prevedibile ammontare aiuti americani: se sotto forma merci oppure dollari e a quali condizioni. Lovett ha risposto che Congresso non potrà impegnarsi che per anno 1948 . Piano verrà esaminato linee generali e decisione sarà di larga massima. Nessuna garanzia per assistenza continuativa oltre anno 1948, deficienza numerose materie prime imporrà limitazione misure assistenza. Richiesta utilizzazione dollari Marshall per acquisti fuori mercati americani difficilmente accoglibile per sue conseguenze inflazionistiche. Lovett concluso invitando Paesi partecipanti ad assumere anche essi parte rischi compiendo sforzi per attestare effettiva volontà cooperazione rinunziando tradizionali preconcetti nazionali in corrispondenza sacrifici che America disposta compiere per Europa.

Considero senza preoccupazioni limitazione impegno anno 1948 perché andamento prezzi e vicende mercati internazionali rendono previsioni piano Parigi molto aleatorie. Accolto piano linea massima, aiuti potranno annualmente adeguarsi esigenze Paese e condizioni mercato. Importante e grave è richiesta accantonamento nome Governo americano quota parte controvalore lire. Faremo ogni sforzo per esimerci, ritengo però difficile risultato. Richiesta americana è motivata specialmente confronti Inghilterra Francia e Paesi aventi risorse materie prime e colonie. Richiamo Lovett a cooperazione convalida nostro atteggiamento Parigi . Delegazione inglese manifesta resistenza, delegazione francese è conciliante e invitatomi concordare azione comune prossima settimana riconoscendo nostra condotta più aderente realtà .

Richiamo vostra attenzione quanto esposto e attendo conoscere vostro pensiero. Prego dare comunicazione presidente e ministri interessati» 1•

648

L'INCARICATO D 'AFFARI A VIENNA, PIGNATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14576/391 P.R. Vienna , 25 ottobre 194 7. ore 21,10 ( p er. ore 8 del 26 ).

Rispondo al telegramma di V.E. n. 251 1•

Risulterebbe, da informazioni confidenziali, che in occasione della venuta prossima dei rappresentanti austriaci a Roma per le note conversazioni, questo Governo avrebbe intenzione di farli accompagnare da alcuni esperti provenienti da organizzazioni ed amministrazioni politiche e tecniche i quali non (dico non) prenderebbero parte alle conversazioni itala-austriache ma servirebbero a lato della delegazione austriaca quali consulenti. Ho fatto osservare a questo direttore generale


degli affari politici che l'eventuale aggiunta dei predetti esperti, a mia impressione, cambierebbe il convenuto carattere delle progettate conversazioni. Mi permetto di prospettare all'E. V. l'opportunità di intervenire, o ve sia ritenuto opportuno, anche presso codesto rappresentante austriaco nel senso indicato.

647 1 Per la risposta vedi D. 698. 648 l Vedi D. 621.
649

L 'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14572/23. New York. 25 otlObre 1947, ore 24 ( per. ore 8 del 26).

Blocco Stati arabi , in tutte questioni di non loro diretto interesse, hanno adottato tanto in Assemblea quanto in Commissione tattica astensione allo scopo marcare equidistanza tra due schieramenti antagonistici. Bensì avendo presente favorevoli assicurazioni a suo tempo dateci da Governi libanese e siriano prego V.E. tuttavia voler considerare convenienza ed eventualmente opportunità fare passi Beirut Damasco per ottenere conferma attuale buone disposizioni già comunicateci per questione ammissione e possibilmente passo analogo anche per questione revisione.

Sarebbe altresì opportuno fare interessare Governi Afghanistan, Arabia Saudita, Yemen , Iraq adottare analogo atteggia mento. Circa Egitto mi richiamo a telegramma nostra legazione al riguardo, e ritengo che ottenute assicurazioni favorevoli da m aggioranza gruppo arabo Egitto seguirebbe 1 .

650

IL CAPO DELLA MISSIONE ECONOMICA A TRIESTE, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 14654/2. Tries te, 25 ottobre 1947 (per. il 28).

Ho avuto una lunga conversazione con il generale Airey, comandante delle truppe inglesi nella zona A del Territorio Libero di Trieste. Per un accordo intervenuto due anni fa tra Inghilterra e Stati Uniti il generale inglese è al tempo stesso, ed automaticamente, comandante superiore del contingente anglo-americano . Maggior generale a quarantasei anni, Airey è considerato un ufficiale intelligente ed energico: il suo contegno deciso il 15 settembre lo ha reso popolare tra gli italiani di Trieste.

Parlando degli avvenimenti che hanno accompagnato la ratifica del trattato di pace, mi ha detto che la minaccia militare non è stata mai seria. Molto più grave, invece, è stata la manovra politica mediante la quale gli jugoslavi hanno tentato di sopprimere la barriera tra la zona A e la zona B del Territorio Libero. N el pome


riggio del 15 settembre gente del luogo, uomini e donne, e disarmati, ma evidentemente guidati da ordini superiori, hanno abbattuto i pali di confine dalla parte jugoslava ed hanno tentato di rimuovere quelli alleati che stavano di fronte. Impediti dalle poche sentinelle inglesi , gli slavi si sono allontanati minacciando però che sarebbero ritornati la sera stessa per dar fuoco ai segni del confine. Airey ha rinforzato nel giorno stesso le guardie alla frontiera, e la minaccia è stata sventata. Il proposito non è stato però abbandonato; ed il tentativo viene ora ripetuto in altra forma e con altra tattica. Sin dal primo giorno gli jugoslavi hanno sostenuto che la loro missione economica (parallela alla nostra) aveva il compito esclusivo di trattare gli affari riguardanti i rapporti tra Jugoslavia e Territorio Libero ; compito analogo, sebbene di proporzioni tanto minori, a quello che spetta alla nostra missione. Per i problemi tra zona e zona hanno chiesto di poter inviare una seconda missione, distinta dalla prima. Dalla lista degli argomenti proposti per la discussione, e sebbene tutti abbiano l'aria tecnica ed innocente, traspare ad ogni punto, mi ha detto il generale, il tentativo di disorganizzare o quanto meno di allentare il controllo della linea tra le due zone. Egli è risoluto ad opporvisi. Per questa ragione, ha aggiunto, la seconda missione è stata accettata con molte riserve, e «giorno per giorno»; cioè non sarà consentito ai delegati di rimanere a Trieste, ed ogni qualvolta non vi siano conferenze comuni, essi dovranno far ritorno nella loro zona.

È chiaro infatti che questa linea è la sola che può impedire efficacemente un'ulteriore infiltrazione slava in Trieste e in tutta la zona A. Se questa linea dovesse essere abbattuta prima che il futuro governatore abbia potuto prendere saldamente in mano la situazione e realizzare una certa unità di controllo e di sicurezza su tutto il Territorio, Trieste diventerebbe in breve una città balcanica. Attraverso il varco così aperto, mi ha detto il generale, entrerebbero gli slavi , uscirebbero disperdendosi i rifornimenti americani e italiani, e la nostra divisa. Egli considera perciò il suo principale compito fiduciario , nell 'attesa della nomina del governatore, quello di guardare la linea, e con ciò di salvaguardare il carattere italiano della città.

Nel darmi il benvenuto con parole molto cordiali il generale ha detto che riteneva necessaria la mia presenza, e contava sulla mia azione per «dare un tono» agli italiani di Trieste, incoraggiare la concordia e l'unità politica fra di loro, frenarne gli estremismi e le intemperan ze.

L'ho assicurato che le istruzioni che avevo ricevuto da V.E. coincidevano con questo disegno e miravano anzi ad una distenzione generale degli animi nella misura più larga possibile.

649 l Per la ri sposta vedi D. 66 1.
651

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 14910/0136. Jstanbul, 25 ottobre 1947 (per. il 3 novembre ) .

Anche il nuovo ministro della difesa nazionale ha toccato ier l'altro con l'ammiraglio Sestini, nel corso della prima visita di cortesia, l'argomento Mediterraneo.

Dopo avergli espresso il suo compiacimento per la rapida ripresa italiana, egli ha aggiunto che la Turchia attribuisce speciale valore e importanza alle buone relazioni con i Paesi mediterranei in generale, con l'Italia in particolare. Si augurava in conseguenza che tali relazioni possano, in un prossimo avvenire, rafforzarsi c consolidarsi, nell'interesse reciproco e della pace.

E non vi è dubbio che è questo , oggi , sentimento unanime di tutta opinione pubblica turca.

652

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 15041/044. A te ne. 25 ottobre I 947 ( per. il 5 novembre ) .

Riferimento telespresso di codesto ministero n. 1762 segr. poi. in data 16 ottobre corrente 1•

Nell'assenza del ministro Tsaldaris, tuttora all'Assemblea deli'O.N. U ., ho questa mattina intrattenuto il sottosegretario permanente degli affari esteri, Pipinelis, sul punto eli vista italiano in merito al futuro delle nostre colonie e gli ho illustrato il diritto dell'Italia di vedersi assegnata dall 'O.N.U. l'amministrazione fiduciaria dei quattro territori africani da noi acquisiti ben prima del periodo fascista. Non gli ho nascosto che l'opera di civilizzazione e di colonizzazione compiuta dall'Italia per oltre cinquant'anni in quei territori può essere presa a modello da qualsiasi altra Nazione.

Ho richiamato poi in particolare l'attenzione di Pipinelis sull'interesse specifico della Grecia, quale Paese mediterraneo, che l'Italia continui a svolgere in tale mare quella funzione d'equilibrio che ha impedito in passato l'acuirsi di situazioni contrarie agli stessi interessi europei. E ho aggiunto che l'appoggio del Governo greco alla nostra richiesta di trusteeship singolo sulle colonie italiane rientra appunto nel quadro di quella collaborazione mediterranea auspicata dai due Governi. Non ho mancato infine di mettere in luce l'interesse europeo che sul continente africano continuino a sussistere larghe comunità europee se si vuole che su di esso sia mantenuto il controllo dell'Europa stessa.

Pipinelis, dopo aver letto il promemoria che gli ho consegnato insieme ai quattro albums, ai due memorandum ed alla monografia, ed avermi ascoltato con evidente interesse, mi ha risposto che avrebbe immediatamente sottoposto la nostra richiesta all'attento esame del Governo. Teneva però fin d'ora a dichiararmi che tale nostra richiesta sarebbe stata esaminata «in uno spirito completamente nuovo». Ha aggiunto che si riservava di farmi avere al più presto delle comunicazioni in merito.


Nel corso della conversazione il sottosegretario permanente mi ha naturalmente accennato ai no ti interessi greci, quali il diritto di pesca delle spugne, il mantenim ento d egli interessi greci nelle nostre colonie, ecc.

Ho creduto potergli dare l'assicurazione che qualora, come è augurabile, l'a mministrazione fiduciaria dei quattro territori africani verrà attribuita all'Italia, il Governo dell a Repubblica sarà lieto di facilitare in futuro il co nsolidamento dei diritti e degli interessi acquisiti alla Grecia in detti territori.

652 l Vedi D. 617.
653

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'INCARICATO D ' A F FARI A BE LGRADO, TASSONI

T. 15491/59. Roma, 26 ottobre 1947, ore 15, 30.

Suo telecorriere O12 1• Pur prendendo atto ripetute assicurazioni jugoslave circa ritiro truppe sconfinate, confermo direttive di cui da ultimo a mio telecorriere 15307 del 22 corrente2 . In merito osservazioni S.V., prego tener presente quanto segue:

a) Questione «spazio» sconfinamenti ha sempre avuto e conserva valore per discussi oni in sede delimitazione difinitiva, ma per quelli inequivocabilmente avvenuti d opo gli accordi Cappa-Pehacek si aggiunge e prevale elemento «tempo» che può giocare, e di cui è nostro preciso diritto avvalerci , ancor prima mino lavori sul terreno.

h) Linea confine tracciata sul terreno a cura angloamericani in esecuzione raccomandazio ni Supervisory Commission rappresenta compromesso in tutti i settori in contestazione. Essa tuttavia era stata accolta --sia pure in linea assolutamente provviso ria -sia da parte italiana che da parte jugoslava come linea su cui dovevano attestarsi rispettive forze in attesa e durante lavori delimitazione definitiva. È appunto da tale linea che hanno avuto luogo sconfinamenti jugoslavi sia precedenti che successivi ad accordi Cappa-Pehacek.

c) Date sconfinamenti di cui da ul timo a mio telecorriere n. 15307 del 22 ottobre sono state comunica te da nostri organi militari dopo accurati accertamenti. Sconfinamenti stessi, del resto, non (dico non) figurano in elenco contestazioni consegnato a generale Pehacek da generale Cappa il 23 settembre e trasmesso a

V.S. con telespresso 9 corr. n. 5/24583


o. peggio. un r ifiuto ad accogliere le nost re richieste, per non vederci cost retti a so llevare ufficia lmente un a questione pregiudiziale ch e ritardere bbe l'ini zio dei lavori contrariamente ai nostri desideri ed a l comune interesse".

J Non pubblica to.

d) Delegazioni italiana e jugoslava incentratesi Gorizia ed Abbazia costituiscono nucleo Commissione delimitazione definitiva che comprenderà numeroso personale. Incontri avevano per scopo concordare organici, agenda lavori e dettagli tecnici inerenti lavori Commissione. In dette riunioni od in altre analoghe non (dico non) dovrebbero trovar posto discussioni e tanto meno decisioni circa sconfinamenti.

653 l Vedi D. 628. 2 Con esso Fran soni riassumeva la situazione degli sconfina men ti a ncora in atto e precisava nel secondo capoverso: << C i attendiamo ch e da parte jugoslava non vengan o oppos te ulteriori tergiversazioni
654

L'AMBASCIATORE A V ARSA VIA, DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14598-14807/169-170-171. Varsavia. 27 ottobre 1947, ore 1,30 (per. ore 14 del 31).

Perdura vtvtsstma impressione creata dalla fuga di Mikolajczyk, della sua segretaria e di tre dei suoi collaboratori più intimi della direzione del partito popolare polacco, i quali, secondo voci che circolano, si troverebbero attualmente in Francia in attesa proseguire verso altra destinazione. Sebbene scomparsa questi capi dell'opposizione e loro famiglie risalisse già a tre giorni fa. la notizia è stata data solo ieri sera da radio Varsavia e stamane da tutti i giornali governativi con identico comunicato.

Profonda sensazione ha provocato atteggiamento del quotidiano Gazeta Ludova , fino a ieri organo di Mikolajczyk. Predetto giornale chiama esplicitamente in causa «le forze straniere nemiche della Polonia», accusandole di «aver preso sotto la loro protezione Mikolajczyk e di averlo portato via dal Paese insieme con piccolo numero di amici lasciando intimiditi ed abbattuti i compagni di fede della direzione del partito». Riferendosi recenti tentativi dell 'ala sinistra del P.S.L. per convocare Consiglio supremo ed eliminare Mikolajczyk dalla direzione (telespresso 4335/1059 del 16 corr.) 1 , la Gazeta Ludova dichiara che «dopo essersi opposto con la intimidazione e con la violenza alla volontà dei colleghi che volevano portare il partito su altra strada», Mikolajczyk ha capito di avere «perduto nel proprio partito la stabilità che gli permetteva realizzare suoi fini reconditi ed ha fatto ricorso ai circoli reazionari nemici della Polonia» per evitare con la fuga di essere espulso dalla direzione.

Questo linguaggio sembra preludere presa possesso direzione P.S.L. dalla parte dell'ala sinistra meno allettata alla collaborazione col blocco governativo, decisa «abbandonare la falsa via sulla quale la politica di Mikolajczyk aveva condotto il partito». Viene annunciata a questo fine prossima convocazione Consiglio supremo P.S.L.

In alcuni circoli diplomatici anglo-americani circola la voce che il Governo non sarebbe stato estraneo o almeno non si sarebbe opposto fuga Mikolajczyk


allo scopo demolire definitivamente prestigio opposizione senza ricorrere ad arresti

o processi come in altri Paesi Europa orientale. Si parla già tuttavia di un imminente processo in cui verrebbero svelati intrighi dell'ex ambasciatore Lane con membri opposizione.

Col nuovo orientamento del partito popolare polacco dopo la fuga suo presidente uniche forme opposizione legalmente organizzate in Polonia resterebbero quelle vicine alla gerarchia cattolica che però non sono costituite in partito sul terreno politico e parlamentare.

654 1 Non pubblicato.
655

IL MINISTRO A PRAGA, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 14612/ 199. Praga, 27 ottobre 1947, ore 16 (per. ore 19 ).

Telespresso ministeriale n. I731 del 13 corrente 1•

Circa questione coloniale ho preso contatti 21 corrente con segretario generale presso ministero esteri il quale, avendo previsto che a quel momento Governo cecoslovacco non aveva ancora ricevuto invito di cui al telegramma in data 8 corrente nostra ambasciata Londra2 e ritenendo che risposta Stati firmatari sarebbe stata data dopo ultimati lavori Commissione inchiesta, mi propose tastare egli stesso terreno ambienti governativi prima mio passo presso Clementis (in assenza Masaryk).

Senonchè 25 corrente ho appreso che Cecoslovacchia aveva ricevuto urgentissimo invito far conoscere suo parere entro 3 novembre p.v. ed ho quindi veduto stamane Clementis senza attendere altro. Clementis ha ascoltato attentamente mie illustrazioni sulla documentazione ma ha lasciato chiaramente intendere che questo Governo potrà prendere una decisione solo quando sia a conoscenza atteggiamento Grandi che solo contano e altri Stati. Ha mostrato interesse a mio accenno che il Governo sovietico avrebbe potuto essere non (dico non) contrario nostra tesi e allora mi ha detto essere in attesa notizie tramite rappresentanze cecoslovacche varie capitali , circa atteggiamento probabile altre Potenze e mi ha chiesto se conoscevo tenore dichiarazione che sulla questione codesto ambasciatore dell'U.R.S.S. abbia fatto a V.E.

Poichè Consiglio dei ministri Cecoslovacchia tratterà argomento sua riunione prossimo 29 ottobre mi onoro prospettare opportunità che eventuali ulteriori comunicazioni da fare a Clementis mi possano pervenire tempestivamente.

Non ricevendo attese notizie su atteggiamento sovietico e altri Paesi è da ritenere che Cecoslovacchia darà risposta dilatoria riservandosi ulteriore esame.


655 l Vedi D . 602. 2 Vedi D. 571.

656

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGU ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 14852/055. Londra, 27 o/lobre 1947 ( per. il 1° novembre) .

Ho fatto oggi a questo ambasciatore sovietico mia prima visita che pensavo avrebbe mantenuto carattere strettamente protocollare ma che si è in realtà trasformata in un colloquio nel quale Zarubin ha mostrato il più attento interessamento per i vari problemi italiani. Ha incominciato col chiedermi quali fossero i motivi della grande popolarità goduta dagli Stati Uniti nel nostro Paese: gli ho risposto che spontanei legami affettivi e materiali tra l'Italia e gli Stati Uniti erano sorti e si erano ratTorzati non già per una politica del nostro Governo , di cui è nota l'aspirazione a mantenersi estraneo dal partecipare a qualsiasi forma di divisione politica del mondo, ma piuttosto per i tradizionali ed intimi contatti che i due popoli avevano stabilito sia con l'emigrazione italiana nel Nord America che con le recenti prove di comprensione americana per i problemi economici italiani, comprensione che gli Stati Uniti erano, forse soli fra le grandi Potenze, in grado di manifestare con tangibili aiuti.

Passando al problema delle colonie, Zarubin ha voluto sottolineare il tàvorevole atteggiamento assunto dal Governo sovietico alle nostre aspirazioni , accennando, non senza qualche ironia, che le proposte russe erano a suo tempo cadute per l'opposizione americana. Dopo aver brevemente richiamato la sua attenzione sui motivi di vario gnerere che rendono tale problema particolarmente sentito al popolo italiano, al punto che nessun governo e nessun partito avrebbero potuto trascurare la più energica difesa dei nostri interessi in Africa, ho creduto opportuno aggiungere che è questo un campo in cui l'appoggio o l'ostilità delle varie Potenze avrà in Italia profonde ripercussioni.

Pur senza dmmi alcuna precisa indicazione dì quello che potrà essere l'effettivo atteggiamento del suo Governo nelle future discussioni sulle colonie, Zarubin mi è sembrato volesse farmi capire, e proprio alla vigilia delle conversazioni del nostro ministro degli esteri con Bevin, che da parte sovietica si ha piena coscienza del valore che potrà avere anche nei riflessi della nostra politica interna l'atteggiamento di Mosca nei riguardi del problema coloniale.

657

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI,

AL CANCELLIERE FEDERALE D'AUSTRIA, FIGL

L. Roma, 27 ottobre 1947.

Fuer den freundlichen Brief, den Sie mir durch den Herrn Minister a.D.Dr. Pernter gesendet ha ben, spreche ich Jhnen meinen aufrichtigen Dank aus 1•


In bin Ihnen sehr dankbar fuer die herzlichen Glueckwuensche, die Sie die Liebenswiirdigkeit gehabt haben, an meine Person und an die Mitarbeiter meiner Partei zu richten. Die Freundschaft zwischen unseren beiden christlich orientierten Parteien bedeutet zweifellos eine Erstarkung der Demokratie und eine Zusammenarbeit fuer einen richtigen Frieden.

Wir nehmen die hofliche Einladung zu dem naechsten Parteitag der Oesterreichischen Volkspartei an wo unsere Vertreter die Gelegenheit ha ben werden die Freundschaft zw ischen den beiden Bewegungen zu unterstreichen .

Zur Loesung der suedtiroler Frage werden unsere Experten die Vorschlaege und Plaene fur die Autonomie auch den Parteien der Provinz Bozen baldmoeglichst untersetzen. Auch der Optantenfrage sc henken wir die groesste Aufmerksamkeit um dieselbe einer befriedigenden Loesu ng zuzufuehren.

Die Regierung und das Italienische Rote Kreuz werden den in Italien weilenden oesterreichischen Kindern die bestmoeglichste Unterstuetzung, in Rahmen der Kinderhilfsaktion, geben.

lch erwiedere Ihnen , Herr Bundeskanzler, meine beste und herzlichste Glueckwuensche fuer die Zukunft lhres Vaterlandes und die Versicherung meiner besonderen Ergebenheit.

657 1 Vedi D. 619.
658

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO

TELESPR. RISERVATO 43/33598/262. Roma, 27 ottobre 1947.

A seguito dei colloqui avuti con V.E. in occasione del suo recente soggiorno a Roma, questo ministero ha sottoposto, d'intesa con le altre amministrazioni interessate, ad un approfondito esame il problema dell a intensiticazione delle relazioni economiche italo-sovietiche e la possibilità di concludere con l'U.R.S.S. un accordo commerciale che permetta uno sviluppo dei traffici tra i due Paesi in modo rispondente all'importanza delle due economie.

Da tale esame è risultato che le merci russe che maggiormente interessano il mercato italiano e che dovrebbero essere eventualmente contemplate nell'accordo commerciale da stipularsi sono le seguenti : grano, semi oleosi, rottami di ferro , ghisa e acciaio, rame, piombo, manganese, nichelio , olii minerali greggi nonch é olii combustibili e residui della distillazione, carbon fossile , legname da opera, apatite e altri concimi fosfatici.

Tale elencazione ha carattere essenzialmente indica tivo e da parte italiana si sarà pronti ad esaminare qualsiasi proposta di fornitura di merci dalla Russia non comprese fra quelle sopraincate purché, naturalmente, presentino un adeguato interesse per l'economia nazionale.

Per quanto concerne le possibilità di esportazione dall'Italia verso l'U.R.S.S. , si ritiene opportuno trasmettere, in allegato, un dettagliato elenco 1 dei prodotti che il


nostro Paese è in grado e desidera fornire alla Russia in contropartita delle merci che verranno da questa esportate verso l'Italia. Anche tale elenco ha un carattere semplicemente indicativo ma che tuttavia dà un quadro sufficientemente esatto delle nostre possibilità produttive e di esportazione. Alla elencazione dei prodotti da esportarsi dall 'Italia si è dato volutamcnte un carattere analitico dato che non si conoscono esattamente le attuali esigenze e possibilità di assorbimento del mercato sovietico. D'altra parte è evidente l'interesse italiano di non limitare le nostre esportazioni verso la Russia a determinate forniture speciali ma di riattivare anche le correnti del passato intercambio fra i due Paesi e di riprendere e sviluppare l'esportazione delle merci di tipica produzione italiana quali gli agrumi, lo zolfo, il mercurio, i tessili, ecc., per le quali sussistono le maggiori possibilità di scambio e che costituiscono, di regola, i principali mezzi di pagamento delle importazioni italiane dall'estero.

Per quanto riguarda, poi , le forniture da parte italiana di prodotti dell 'industria meccanica e similare nonché di attrezzature ed impianti in genere, verso le quali si orienterà, presumibilmente, il maggiore interesse sovietico, occorre tenere presente fin d'ora che l'industria italiana è in grado di effettuare forniture del genere soltanto alla condizione che le venga assicurato il reintegro totale delle materie prime incorporate nei prodotti da fornire .

In merito al sistema dei pagamenti fra i due Paesi, non si ritiene per il momento opportuno formulare da parte nostra delle proposte; si ritiene, invece, preferibile che la questione venga esaminata in sede di trattativa e ciò allo scopo di attuare un sistema di pagamenti che, aderendo effettivamente alle situazioni economiche e valutarie dei due Paesi, assicuri fin dall'inizio un soddisfacente funzionamento degli scambi.

Sulla base degli elementi sopra indicati , V.E. vorrà avvicinare codesto Governo e fargli conoscere quanto noi desideriamo ini ziare con l'U.R.S.S. trattative commerciali fondate sui principi sopra esposti. Nel caso affermativo c riservando altri problemi onde rendere più prossimo l'accordo, questo ministero provvederà, di intesa con le altre amministrazioni interessate, alla designazione ed invio costà di una apposita delegazione commerciale.

Si resta in attesa di comunicazioni in proposito 2

658 1 Non pubblicato.
659

Il MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, E A W ASHINGTON, TARCHIANf

TELESPR. 16/33613/c . Roma, 27 ottobre 1947

Telespresso di questo ministero n. 1789/c. segr. po1. 1• Come noto a V.S. la minoranza alto-atesina, in seguito agli accordi De Gasperi-Gruber del 5 settembre 1946, è oggi l'unica minoranza di lingua tedesca fuori



dei naturali confini geografici del mondo germanico, alla quale sia stata concesso non solo il diritto di appartenere optimo jure ad uno Stato di lingua non germanica , ma anche quello di vedere tutelata la propria fisionomia etnica e l'autonomo sviluppo della propria cultura.

Mentre altri Paesi, tra quelli successori, nel 1918, dell'Impero austro-ungarico (e fra questi la stessa Ungheria) , hanno proceduto o procedono all'espulsione dei propri Volksdeutche, in gran parte storicamente pertinenti all'Austria, il Governo italiano, che ha già sancita ed applicata in Alto Adige la piena parità di diritto fra cittadini di lingua italiana e cittadini di lingua tedesca, si accinge a restituire la cittadinanza italiana alla maggior parte degli altoatesini, che, in seguito agli accordi Hitler-Mussolini del 23 giugno 1939, optarono per la Germania e a riammettere nel territorio italiano quanti, allora emigrati in Germania, desiderino ora fare ritorno in Alto Adige.

L'Italia, anche prima degli accordi De Gasperi-Gruber, aveva predisposto uno schema di legge per disciplinare il riacquisto della cittadinanza italiana ed il ritorno in Italia degli altoatesini optanti, la cui redazione aveva ottenuto la collaborazione e il consenso di esponenti del movimento altoatesino «Sudtiroler Volkspartei». In seguito agli accordi De Gasperi-Gruber il Governo italiano ha tenuto a consultarsi per tale schema col Governo austriaco conformandosi così all'impegno assunto al riguardo con gli accordi stessi.

Tale consultazione, condotta per via diplomatica e con scambio di deduzioni scritte, si è andata, peraltro, protraendo dal gennaio scorso ad oggi a causa delle insistenze del Governo austriaco per ottenere il riacquisto automatico della cittadinanza italiana da parte degli optanti non emigrati ed il rimpatrio in blocco degli optanti emigrati senza esclusioni, mentre è ovvio non solo il diritto ma anche il dovere etico-politico del Governo italiano di escludere dal riacquisto della cittadinanza italiana, come dal reingresso nel territorio italiano, non solo gli altoatesini naturalizzati cittadini germanici che si siano macchiati di crimini di guerra o di atti di vendetta o di persecuzione politica o che siano stati membri della Gestapo, delle

S.S. e del S.O., o che, comunque, abbiano dimostrato fanatismo e faziosità politica, ma anche gli altoatesini che si siano intimamente identificati con la Germania hitleriana, per la loro appartenenza ad enti od organi politico-amministrativi del regime nazionalsocialista.

Va rilevato a tale riguardo che i criteri restrittivi fissati dal Governo italiano per la delimitazione di quest' ultima categoria di altoatesini indesiderabili sono in ogni caso assai blandi in quanto stabiliscono l'esclusione solo di coloro che abbiano occupato, successivamente al 23 giugno 1939, importanti cariche in seno agli enti dipendenti dal «Volksdeutsche Mittelstelle» (di cui al n . 5 del «Contro! Council Law n. 2 providing for the Termination and Liquidazion of the Nazi Organisations») e dal «Reichskommissariat fur die Festigung deutschen Volkstums» e, successivamente all'8 settembre 1943, in seno agli organi dipendenti dal cosidetto «Commissariato supremo per la zona di operazione nelle Prealpi», istituito dalla Germania in Alto Adige durante l'occupazione germanica dell'ltalia seguita all'armistizio e alla cobelligeranza con gli Alleati (vedasi progetto allegato)2 .


Ora il Governo italiano crede di avere dimostrato negli scambi di vedute avuti al riguardo con il Governo austriaco il maggiore spirito di comprensione e di equità e di avere predisposto ogni garanzia giuridica per la revisione delle opzioni che verrà affidata a commissioni paritetiche, composte di tre altoatesini di lingua italiana e di tre altoatesini di lingua tedesca e presiedute da un magistrato. E, sempre a l fine di avvicinare le divergenze esistenti al riguardo tra il punto di vista italiano e quello autriaco, il Governo di Roma ha ora aderito di buon grado al desiderio del Governo di Vienna di un ulteriore scambio orale di vedute attraverso conversazioni dirette che avranno luogo prossimamente tra incaricati dei due Paesi.

Con queste conversazioni, che ci si augura conclusive, il Governo italiano riterrà di avere adempiuto all'impegno di consultazione assunto con gli accordi De Gasperi-Gruber e di poter procedere senza ulteriori indugi all'emanazione delle norme procedurali da tempo predisposte per la revisione delle opzioni.

Il Governo austriaco ha, peraltro, lasciato intendere che, ove non si ritenesse pienamente soddisfatto nelle proprie pretese circa la procedura stessa, penserebbe di risollevare tutta la questione dell'Alto Adige nel suo complesso.

Che possa essere intenzione del Governo austriaco di porre nuovamente sul tappeto la questione dell 'Alto Adige indurebbero a ritenerlo recenti dichiarazioni ufficiali austriache di netta intonazione irredentistica e per ultimo le dichiarazioni dello stesso presidente della Repubblica federale d'Austria Renner nel suo discorso di Innsbruck del 20 settembre.

Il Governo italiano, che non aveva annesso eccessiva importanza a precedenti analoghe dichiarazioni più o meno responsabili, ha ritenuto questa volta di dover protestare3 per le affermazioni del presidente Renner, facendo presente al Governo di Yienna come l'Italia abbia considerato la rinuncia austriaca a rivendicazioni territoriali in Alto Adige come la premessa logico-giuridica degli accordi Dc Gasperi-Gruber.

Ciò nonostante l'Italia intende rimanere aderente agli accordi stessi ma, in seguito al susseguirsi di siffatte dichiarazioni, si vede costretta ad esigere dal Governo austriaco l'assicurazione che gli altoatesini riammessi in Italia rientreranno a far parte della vita associata italiana quali leali cittadini italiani c che il Governo austriaco scoraggerà qualsiasi loro attività irrcdentistica, non essendo possibile ammettere che si tenti periodicamente di spostare il problema dell ' Alto Adige dal terreno etnico e culturale a quello politico e territoriale.

Solo così infatti potrà essere realizzata quella normalizzazione della vita dell'Alto Adige che è nei voti del Governo italiano anche perché essa appare una condizione essenziale per una completa chiarificazione dei rapporti italo-austriaci auspicabile oltre che per un beninteso reciproco interesse dei due Paesi anche per un interesse generale europeo. Ed è per questo che il Governo italiano desidera che di quanto precede siano resi edotti i Governi di Londra c di Washington.

La S.Y., senza far luogo ad un passo formale, saprà cogliere l'occasione più opportuna per tàr presente quanto sopra a codesto ministro degli esteri .

Tornerà utile conoscere, a suo tempo , l'esito che, a questo riguardo avrà avuto la conversazione nella quale la S.V avrà trovato modo di soffermarsi su questo argomento.


658 2 Per la risposta vedi D. 726. 659 1 Del 22 ottobre, con il quale Fransoni inform ava le ambasciate a Washington e Londra delle istruzi o ni inviate a Vicnna e della risposta di Coppini: vedi DD. 253 e 552. 659 2 N o n pubblicato. 659 l Vedi D. 532.
660

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI GRAN BRETAGNA, BEVTN

VERBALE 1 . Londra, 28 ottobre 1947, ore l l.

In welcoming Count Sforza the Secretary of Stat e said that he hoped that

• they would have a useful exchange of views. Count Sforza was arriving at a time of economie difficulties for this country, but the difficulties were temporary and would be s urmounted.

Count S.forza said that he was sure of this. In Italy there was no ground for

optimism but the economie position was less gloomy. The Government had suc

ceeded in beginning to reduce prices. In view of the tragic situation in which the

Fascist regime had left the country, there were no Fascis ts in ltaly, but he asked

the Secretary of State to bear in mind that, especially among the lower middle

classes, there was a recurring hunger for what he might cali psychological satisfac

tions. The inhcritance of the Roman Empire was Italy's greatest curse. This made

him ali the more anxious to create solid economie links betwcen ltaly and the

United Kingdom.

The Secretary of State recalled that he had told the Italian Prime Minister Iast

year in Paris 2 that as soon as the Treaty had bcen signed he would be ready to

es tabli sh an economie committee which would meet at regular intervals, fir st in

one country and then in the other; it should keep the economies of the two

countries under review and in particular might examine now to eliminate dollar

difficulties; it would have to bcgin slowly but could build up relations. H e assured

Count Sforza that he was stili willing to do that. The same thing had been donc

with France, and had led to concrete results . We must consider how to restare the

tourist traffic, and there were other problems with which such a joint commitee of

this sort could dea!.

Count Sforza assented. He said that nations werc like childrcn. They needed a

show of good things as well as the good thin gs themselves. Close relation s between

the two countries were even more necessary than before if -as he hoped would

not be the case --a pseudo-Fascim arose in France. With such a development,

and with Franco stili in power in Spain, the position for Italy would be difficult,

and friendship with England would be a rcmed y aga inst diseases of the sort. Generai

de Gaulle belicved that he had a mission , and people with that bclief were dange

rous to their own countrics. Count Sforza did not believe that he was a Fascist

now; he was like Louis Napoleon in 1849. But in bis later stages Louis Napoleon

had led France to disaster, and the outlook in Fra nce caused very grave concern.

The S ecretary of State agreed. Count Sforza said that this made a similarity of aims on the part of our two countries essential in spite of the difference in power between them.


The Secretary of State said that he refused to think in terms of power.

Cmmt Sforza said that as an Ita lia n he had to admit its existence. However, dose as Italy's connexions with the United States were -and be instanced tbe very large Italian colony in America -Italy did not wish to be involved in any bloc.

Tbe Secretary of State said that we too wished to avoid this. If the people of tbis country bad accepted with remarkable good spirit the new restrictions imposed on them, it was because they regarded them as necessary for tbe maintena11ce of the economie and political independence of tbe country. We were anxious for the closest cooperation on equa! terms with Italy . As a world-trading power we had to think of other countries, but he was very anxious that we should get back the cycle of Mediterranea n trade which had contributed so much in the past to peace and prosperity. Genoa used to mean a great deal to Cardiff, and it should be so again.

Courlt Sforza agreed. He said that Ita ly wanted good relations with Russia but that it might lead to surprises if she carne down into tbe Mediteranea n. Count Sforza went 011 to say tha t he ha d no official information 011 the subject, but that it was known tbat there was the idea in Yugoslav Communist circles that ftaly should be allowed to have Trieste if Yugoslavia received the rest of the Free Territory.

The Secretary of Stat e said that be bad hea rd of this too. He recalled tbat hints to the sa me effect ha d been dropped to him in New Y ork. H e ha d no t encouraged tbem because he had feared that this might lead , as things stood, to Trieste also going to Yugoslavia. The same story had reached him about a montb ago . He had never sa id that the two countries should not discuss their problems with each other. The difficulty, as he understood it, was that Yugoslavi a had wanted Gorizia.

Count Sforza emphasised th at the Italian Government had no official knowledge of an intended offer on the part of the Yugoslav Government. He sometimes wondered how far the Kremlin cared for Communist parties in the West. Nevertheless elections in lta ly were to be held next year. 1t would be awkward if Trieste were offered, not to the Italian Government, but to the Italian Communists.

The Secretary of State as ked whether Trieste could be ma de viable if included in Ital y. Count Sforza replied that this was a question of railwa y tariffs . lf satisfactory arrangcments co uld be made, Trieste could riva! Hamburg.

Tbc Secretary of State said that it had been sugge sted to him that if a settlement on thc lines suggested were made, the Yugoslavs might make things very difficult by infiltrating into Trieste.

Count Sfor::a said that it was no use talking about peace if one did not try to break through the curtain between oneself and one's neighbours. The Secretary of State agreed. He pointed out that we too were to have commerciai negotiati on s with Yugosl avia.

Count Sfor::a commented that Russia had as ked fo r economie negotiations with Italy . It was not easy to see what Russia could supply, and the Italian Embassy in Moscow had therefore been instructed to m ake enquiries on this point. If the an swer was satisfactory, a delegation would be sent to Moscow. It might consist of politica! personalities as well as officials , but it wo uld confine itself to economie talks.

The Secretary of State asked if Count Sforza wished to raise any other points.

Count Sforza said that there were two, both important from the point of view of pubblic opinion in Italy. The first was connected with the ex-Italian colonies. the age of colonies had gone, and he realised that His Majesty's Government could not in any case take decisions as reagards the disposal of the former Italian possessions, nor was the decision to be taken now. He claimed that great creative work had been done during the ltalian Administration and that it was not true that Arabs did not like the Italians. The only people who did not like them were those who had taken degrees in Paris or Cairo. The particular point that he wanted to raise was the position of some thousands of people from the colonies who were now in ltaly, in particular the children from Tripolitania and Cyrenaica who had been brought over by Mussolini to Italy for the summer and had been stranded there by the war. They were now in camps, without proper supervision, and were developing a criminal mentality . They ought to be allowed back t o their families , an d so should the people who had their homes in the former colonies. He asked this in the name of justice and in order to avoid bitterness. The British Embassy in Rome had sometimes complained of the hostile attitudc of the Ttalian press; it was human questions likc this which caused hostility. He understood that the British Military Authorities were afraid of trouble. Off the battlefield soldiers were too cautious.

The Secretary of Srate asked how many people wcre involved .

Count Sforza thought that it might not be neccssary to send back all the children; it might suffice if the ringleaders were sent back. He was reluctant to commi t himself to any precise figure but thought that the total might be some 2,000.

The Secrerary of State asked Sir Victor Mallet to examine the position and t o discuss it with Count Sforza 's staff. The Secretary of State then sai d that as emigration was being discussed, there was aspect of it that concerned His Majesty's Government: il!egal Jewish emigration to Palestine.

Count Sfor:a said that he could have been impeached for what he had clone to help over this. The result was that Jews had stopped trying to embark for Palestine from Italy. There was now only a small illegal traffic by air. In view of what Italy had done for refugee Jews , she had the right to ask Jews not to embarrass her in her relations with His Majesty's Government. Count Sforza then explained that the second point which he wished to take up was the British share of the Italian Navy. He had read the articlc in the Times indicating that it might be handcd back to the Italians. This was, he thought , thc just solution.

The Secretary ~~(State said that apart from tluee small vessels which we wish to keep for ourselves and from any ships which we might have to give to Holland in accordance with our pledge to that country, we were prepared to hand back ali the smaller ships. But the suggestion that we should hand back the battleship put him in a very difficult position. For our economie programme we needed one and a half million tons of scrap. Most of this would come from Germany but it was difficult for hirn to urge the Government to give any away to ltaly.

Counz Sfor:a agreed that the materia! factors were important. He was anxious, however, to avoid bitterness between the two countries.

The Secretary of State asked , emphasising that this was a tentati ve suggestion and not an offer, what would happen if Italy was allowed to keep the battleship, which of course shc would have to scrap, and let us havc the scrap.

Count Sforza explained that in the period of cobelligerency the ltalian Navy had suffered heavy losses in men and ships, of which he gave detailes. In these circumstances it seemed to the Italian people unjust that the Navy should be singled out for treatment in this way . He repeated that he was anxious to avoid sources of ili-feeling between the two countries. Fortunately Italy had not got a Generai de Gaulle, although they were a little concerned about Marshall Messe of whom the British military authorities had made tbe ftalians a present. But be did not want to take risks. As regards the Secretary of State's suggestion, be urged tbat His Majesty's Government sbould not seem to take away witb one band what it was giving witb another.

As Count Sforza said tbat be bad no otber points to raise, tbe Secretary of State returned to the question of economie relations between the two countries. He said ,

a) tbat His Majesty's Government wanted to start negotiations soon for a new Commerciai Treaty;

b) that if import restrictions in Italy were raised on certain categories of Britiscb goods, it migbt be possible to do something about continuing Britisb purchases of fruit; and,

c) that His Majesty's Government were hoping to be able to begin exporting coal again next year. He was pressing that Italy sbould have ber share of this coal, although he warned Count Sforza that to start with the quantities would inevitably be small .

Count Sforza welcomed these developments. He said that, if he migbt betray a secret, the ltalians would like to offer bospitality to British miners' children. This had been done in otber countries.

The Secretary of State sai d that such an offer would no doubt be very welcome. The Secretary of State then turned to the question of the South Tyrol. He said that experts could discuss details during Count Sforza's visit, but be reminded Count Sforza tbat he was very anxious to get the wbole business settled. Nothing that Italy could do would make a better impression in this country, and the Tyrol could be a meeting ground in Europe, like Switzerland. He explained that the Workers ' Travel Association, which he had helped to found and wbich was now a very big organisation , would be sending thousands of tourists abroad, mainly to Western Europe. They should find a healthy atmosphere in the South Tyrol.

Count Sjòrza expressed complete confidence on this question . He said that Signor De Gasperi was in direct touch with Herr Gruber, who was very friendly. Herr Renner had tried to make patriotic difficulties but Count Sforza said that tbe negotiations would succeed.

Finally , the S ecretary of State said that he would like to see visas abolisched between the two countries. This had been arranged with most of the countries in Western Europe and he would like to add Italy to the list.

Count Sjòrza. readily agreed. He had tried to make a similar arrangement after the last war witb Monsieur Briand . This had come to nothing, but he would bave his revenge on Monsieur Briand now. The agreement could be mentioned in the communiqué.


66 L.

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA

T. 15554/688/9. Roma, 28 ottobre 1947, ore 15,45.

Suo telegramma n. 23 1•

Sono state impartite istruzioni nel senso da V.S. suggerito, limitatamente questione ammissione Italia O.N.U., a rappresentanze italiane Beirut, Damasco, Gedda, Kabul, Sanaa nonché Teheran. Non essendo riaperta legazione d'Italia Baghdad prego V.S., d'accordo con ambasciata Washington , chiedere delegazione irachena conferma amichevoli assicurazioni da essa date nel settembre u.s. ad ambasciatore Tarchiani.

Prego inoltre far conoscere se V.S. ritenga opportuni analoghi passi presso Pakistan, che per altro sarebbe difficile poter svolgere tramite consolato generale Bombay2 .


662 .

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AI MINISTRI A BEIRUT, ALESSANDRINI, E A KABUL, CALISSE

T. S.N.D. 15555/77 (Beirut) 20 (Kabuf). Roma, 28 ottobre 1947, ore 18,20.

(Solo per Beirut) Telegramma V.S. 76 del 9 giugno u.s. 1•

(Solo per Kabul) Telespresso V.S. 204 del 18 luglio u.s. 2 .

(P er tutti) Nel corso presente Assemblea O.N.U. Stati musulmani manifestano tendenza marcare equidistanza tra due schieramenti antagonistici adottando tattica astensione su questioni che non li interessano direttamente.

Dato anche peso numerico tali Stati in votazioni Assemblea, che probabilmente deciderà prossimi giorni circa riconoscimento buon diritto Italia essere ammessa O.N.U., prego V.S. ringraziare codesto Governo per assicurazioni date e chiedere che vengano amichevolmente confermate sua delegazione Lake Success istruzioni a noi favorevoli 3 .



2 Con T. 15004/31 del 4 novembre Mascia rispondeva di aver avuto dal ministro Chamoun conferma dell'appoggio del Libano e dei Paesi del gruppo arabo all'ammissione detrltalia all'O.N.U. e di non aver ancora avuto modo di contattare il delegato pakistano. Per il seguito vedi D. 693.


s.n.d . 15557/9) e Damasco (T. s.n.d. 15558/4) c il 30 ottobre al Cairo con richiesta di sollecitare l'appoggio yemenita (T. urgente 15664/1 89). Da tutte le sedi tranne D a masco, la cui risposta non è stata rinvenuta, pervenivano assicurazioni circa l'appoggio alla richiesta italiana .

660 1 Questo verbale , compilato dal Foreign Office, fu invia to da Win speare a Zoppi , insieme ad a ltra documentazione, con L. 5227 del 4 novembre. 2 Vedi il verbale in serie decima, vol. IV, D. 159, dove però no n si fa cenno a ll'argo mento. 661 l Vedi D. 649. 662 l Vedi D. 78, no ta 2. 2 Con esso Calisse aveva da to ass icurazioni circa le favorevoli disposi zioni del G o verno afghano all'ammissione dell'Italia all'O.N.U. 3 Istruzioni analoghe veniva no inviate in pari data a Teheran (T. s.n.d. 15556/40), Gedda (T.
663

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GA_SPERI

T. S.N.D. RISERVATO 14665/869. L ondra, 28 ottobre 1947, ore 20 (per. ore 8 del 29 ).

Mia prima conversazione con Bevin 1 mi permette un relativo ottimismo che tuttavia è meglio conservare per noi . N aturalmente dillo a De Nicola cui pregati aggiungere che tutti i capi di Stato hanno già inviato i loro doni 2 e quindi sarebbe urgente l'invio del suo. Sarebbe bene che il mate riale scelto fosse inviato in un vecchio cofanetto o altro involucro artistico perché restasse quando il resto sarà usato .

664

RIUNIONE AL FOREIGN OFFICE

VERBALE 1 . Londra, 29 ottobre 1947, mattina.

C ONVE RSAZIO N I SU Q UEST IONI ECONOMICHE

Harvcy: È attualm ente in discussione da pa rte dei mini steri britannici lo schema di un nu ovo trattato commerci ale con l'Italia per sostituire il trattato del 1883 . Stevens: Si può prevedere che tale schema po trà essere sottoposto al Governo ita liano la primavera prossima.

Z oppi : Ne prende a tto. Dichiara che per quanto si riferisce ai rapporti economici e fin anziari italo-britannici si era pensato a Roma di proporre una sollecita riunione di apposite delegazioni it alo-inglesi per l'esame dei ra pporti stessi.

Harvey: È d'acco rdo. Esprime l'avviso che l'esistente commissione economica mista dovrebbe allargare i suoi scopi , seco ndo quanto è stato accennato ieri da Bevine Sforza, e riunirsi possibilmente prima della fine dell'anno in modo da poter tenere presenti le sue raccomandazioni nella formula zione dei piani commerciali inglesi per il 1948 .

Migonc: Aveva av uto l'impressione da quanto aveva detto il conte Sforza che i due ministri degli esteri intendessero creare un nuovo e più impo rtante comitato in aggiunta a quello economico già esistente.



2 Per il prossimo matrimonio della principessa Elisabetta.


R. B. Stevens (capo dell ' Economie Relations Dcpt. del Foreign Office), Mi ss Oppé (Treasury). Miss M. Orpen (Board o f Trade). Da parte italiana: mini stro Zoppi, ministro Migone, consigliere commerci ale Signorelli. rappresentante Banca d'Italia Zecchi, addetto commerci ale Cozzi, addett o del lavoro Spincll i)).

Harvey: Precisa che, aumentandone le funzioni, l'attuale comitato prenderà forma e importanza più simili a quelli dell'analogo comitato anglo-francese. Sarebbe opportuno si riunisse almeno ogni sei mesi e ogni qualvolta si presentino questioni da discutere . Sarebbe utile ora che si riunisca prima della fine dell 'anno, possibilmente a Londra ma, se necessario, anche a Roma.

Zoppi: Si dichiara in massima d'accordo. Si metterù in contatto con Grazzi a Parigi per esaminare se sia possibile comunicare sin d'ora che la riunione avrà luogo entro dicembre o in ogni caso al più presto possibile.

Harvey: Ricorda che sino al 12 settembre l'importazione in Gran Bretagna di prodotti ortofrutticoli italiani era ammessa con Generai Licence, sospesa in tale data e sostituita da un regime speciale, che dava al nostro Paese posizione preferenziale sugli altri esportatori . È stato ora deciso di devolvere una ulteriore assegnazione di valuta per continuare sino alla fine dell'anno l'importazione di pere, cipolle e mandarini.

Zoppi: Prende atto ringraziando ed esprimendo la speranza si possa migliorare ancora la situazione nel 1948.

Stevens: In via di massima la Gran Bretagna comprerà tutto quello che permetterà la sua posizione finan ziaria , in relazione anche a quanto l'Italia potrà comperare in Gra n Bretagna .

Zecchi: Ossia da quanto la Gran Bretagna potrà esportare verso l'Italia!

Harvey: Ricorda che Bevin ha parlato a Sforza anche del carbone. Come è noto la Gran Bretagna ha dichiarato a Parigi che potrà esportare nel 1948 sei milioni di tonnellate di carbone a partire da aprile. L'Italia sarà naturalmente compresa nella distribuzione di tale esportazione ed il suo fabbisogno è tenuto presente. L'esportazione di carbone dalla Gran Bretagna è considerata nel quadro del piano Marshall.

Mal/et: Bevin ha detto a Sforza che si spera poter raggiungere nel 1948 una esportazione di dieci e non di sei milioni di tonnellate.

Zoppi : Chiede se sia possibile dare all'opinione pubblica italiana informazioni circa le migliori possibilità dell'esportazione ortofrutticola verso la Gran Bretagna e carbonifera verso l'Italia per il prossimo anno.

Miss Orpen: Ritiene difficile parlarne sin da ora, ma si ritiene la questione possa essere ripresa della commissione economica. Migone: Sarebbe forse ora il momento di accennare alla questione dell'invio di minatori italiani in Inghilterra.

Spinelli: Riferisce, a richiesta di Migone, di avere parlato della cosa con Horner (capo della National Union of Mineworkers) e con il National Coal Board. Ambedue gli enti non sarebbero contrari all'impiego di minatori italiani da addestrare in Gran Bretagna e da impiegare quindi nelle miniere inglesi con contratti di uno o due anni. Tali contatti hanno avuto carattere ufficioso.

Harvey: Trova la cosa interessante e ritiene che si potrebbe parlarne ufficialmente. Prega fargli pervenire un promemoria al riguardo.

Zecchi : Analoghi accordi già esistono con altri Paesi, ad esempio il Belgio.

Harvey : Precisa che la questione può essere messa allo studio ma non menzionata nel comunicato sulla visita di Sforza.

Migone: Invita Zecchi ad esporre la richiesta italiana di utilizzo di quattro milioni di sterline dei nostri saldi attivi .in Gran Bretagna per acquisti in Belgio di carbone, prodotti siderurgici etc.

Zecchi: Chiarisce che si tratta di stabilire sin d'ora un piano d'acquisti in Belgio per l'anno 1948, per un totale di quattro milioni di sterline, ossia ad un ritmo mensile di circa 300 mila sterline che è quanto la Banca d'Inghilterra ha già autorizzato per i mesi di agosto e settembre di quest'anno. Il poter sapere in anticipo un programma per un anno dà enorme vantaggio sul sapere solo mese per mese la cifra disponibile.

Miss Oppé: Il Tesoro non è in grado di dare una risposta ma studierà la questione.

CONVERSAZIONI SU QUESTIO NI POLITICHE 2

Harvey : In vista dell'interesse col quale è seguita in Gran Bretagna la questione dell'Alto Adige, Bevin ne ha parlato a Sforza.

Zoppi: L'accordo De Gasperi-Gruber contempla due questioni principali: revisione delle opzioni del 1939 e autonomia regionale. In merito alla prima è stato già consultato, con scambio di promemoria, il Governo austriaco: si ora attende a Roma una delegazione austriaca per il 10 novembre prossimo e si spera potrà risolversi definitivamente i punti ancora controversi. È da tenere presente che la revisione delle opzioni ed il rimpatrio in Alto Adige sono questioni connesse con quella della denazificazione. Non possiamo dare in Italia trattamento più favorevole a quello che viene dato dagli stessi austriaci in Austria agli ex nazisti. Per quanto riguarda l'autonomia, il progetto relativo è ormai completo e si sono iniziate le consultazioni con le rappresentanze delle popolazioni locali.

Crosthll'aile: In Gran Bretagna si teme che prerogative legalmente concesse possano in pratica avere applicazione restrittiva.

Zoppi: Assicura che ciò non dovrebbe avvenire data la migliore buona volontà da pa rte italiana . Segnala a sua volta alcune recenti manifestazioni irredentistiche da parte austriaca (discorso Renner) che non facilitano il compito del Governo italiano e andrebbero scoraggiate.

Harvey: Da parte britannica si è sempre consigliata moderazione agli austriaci. Gruber non approva certo le manifestazioni lamentate da Zoppi. Chiede se sia il caso di citare nel comunicato l'interessamento inglese all a questione dell'Alto Adige.

Zoppi: Ritiene non sia il caso trattandosi di una questio ne interna italia na.

Harvey: Ricorda l'offerta inglese di lasci are in Italia missioni militari britanniche, nonché i motivi della risposta negativa italia na e la seco nda più recente proposta di accreditare , alle dipendenze dell'ambasciata britannica a Roma, delle «skeleton Missions » delle tre Armi, il cui costo andrebbe sostenuto dal Governo italiano in lire.

Zoppi: Ricorda i motivi di carattere politico generale per cui si ritenne sconsigliabile l'invio di vere e proprie missioni militari , e annuncia che il Ministero degli esteri è in principio d'accordo perché alcuni tecnici , addetti all'ambasciata, riman


gano per qualche tempo in Italia per addestramento nell'impiego di strumenti e armi alleate cedute ove ciò sia desiderato dalle Forze armate italiane. Dei dicasteri tecnici solo quello dell'Esercito ha già comunicato essere d'accordo.

Hurvey: Informerà il War Office.

Zoppi: Da parte inglese si è anche chiesto di lasciare in Italia, dopo i novanta giorni dall'entrata in vigore del Trattato di pace, un nucleo di militari per lo stralcio delle questioni pendenti. Da parte italiana si è d'accordo che tale nucleo-stralcio rimanga in Italia sino a febbraio 1948, alle dipendenze anch'esso dell'ambasciata.

Harvey: Si era parlato anche di una missione di polizia. Non si insiste per una missione inglese a Roma. Si sarebbe d'accordo di accettare la proposta italiana di inviare in Inghilterra un certo numero di funzionari di polizia italiani a studiare i metodi britannici. Ci manderanno una nota in argomento.

Haney: I due ministri hanno anche espresso il desiderio di vedere conclusa al più presto una convenzione culturale comprendente lo scambio di insegnanti, professionisti etc. tra i due Paesi . In tempo fascista era estremamente difficile a studiosi inglesi avere accesso ad archivi etc. Spera che la nuova convenzione comprenderà un articolo che garantisca libertà di accesso alle «sources of research» .

Zoppi: Non conosce le disposizioni della legge italiana in merito a tali questioni e attende di avere visione non appena possibile dello schema della convenzione.

Mal/et: Ricorda la richiesta del British Council di poter tornare a Villa Patrizi.

Zoppi: Il British Council è già a Villa Torlonia ma comunque si potrà riprendere la questione per le normali vie diplomatiche a Roma.

Harvey: Le autorità britanniche sono disposte a fare eccezione alle vigenti restrizioni sui viaggi all'estero nel caso di studenti che vogliono recarsi in Italia. Vi sono attualmente forse più studenti italiani in Gran Bretagna che inglesi in Italia. Dieci borse di studio sono a disposizione di studenti italiani in Inghilterra, e si spera che da parte italiana si consideri la possibilità di analoga offerta a studenti inglesi.

Zoppi: È d'accordo. Come ha già accennato a Ward a Roma, da parte nostra si sarebbe anche lieti di offrire le sedi delle nostre colonie estive marittime per uso durante l'inverno da parte di bambini inglesi. Noi offriremmo la sede, da parte inglese dovrebbero inviare bambini con full staffe full responsibility.

Harvey: Bevin e Sforza hanno parlato dell'a bolizione dei visti.

Mal/et: Sforza ha dichiarato che vuole portare la questione a termine.

Zoppi: Siamo da tempo favorevoli , ma ci trattenne il timore che anche altri Paesi possano domandare uguale trattamento e da parte del Tesoro si è un po' preoccupati della perdita in proventi consolari. In Svizzera copriamo coi proventi dei visti le spese di tutte quelle nostre rappresenta nze. Comunque la cosa nei confronti della Gran Bretagna è decisa favorevolmente e ne potranno essere fissati i dettagli per via diplomatica.

Crosthwaite: I dettagli della questione potrebbero essere esaminati con l'ambasciatore d'Italia a Londra, visto che a Londra vi sono tutti i precedenti degli analoghi accordi. Solleva la questione concernente cittadini britannici che incontrano difficoltà a risiedere in Italia.

Zoppi: Accenna alle difficoltà contingenti, in vista della presenza in Italia di un grande numero di rifugiati fuori campo e della necessità di un censimento di stranieri, circostanze che hanno alle volte danneggiato anche gli inglesi residenti a Firenze al pari dei francesi residenti a Milano. La questione sta ora migliorando.

Migonc: Sì potrebbe adottare un regime di favore per quegli inglesi che vogliono riprendere la stabile residenza che già avevano in Italia prima della guerra. Del resto, di etro le insistenze delrambasciata dì Londra, il Ministero dell'interno ha concesso permessi di soggiorno permanente ad alcuni inglesi che potevano dimostrare di ricevere dall'Inghilterra il loro reddito.

Mal/et: Tocca la questione dell 'immigrazione clandestina degli ebrei e della loro partenza dall'Italia per la Palestina . Gli risulta che vi sono tuttora delle navi sospette in allestimento in Italia.

Zoppi: Da parte italiana si fa il possibile per evitare la partenza per la Palestina e difatti negli ultimi tempi tali partenze avvengono più spesso dai Paesi balcanici o per via aerea. D'altra parte è spesse volte difficile impedire l'ingresso in Italia degli ebrei che trovano assistenza al di là della frontiera, specialmente nelle zone americana e francese dell'Austria. Un funzionario inglese del Ministero dell'interno (Ruck) ha avuto da Roma ogni agevolazione per studiare la questione in zone di frontiera, ma poi non si è fatto più vivo. Ricorda anche l'attività del Joint Distribution Cornmittee e il fatto che molti ebrei si recano all'imbarco su spiaggie italiane valendosi dì automezzi militari alleati. I rappresentanti inglesi nell 'I.R.O. etc. potrebbero facilitare l'espatrio legale degli ebrei verso destinazioni diverse della Palestina, quali il Sud America.

Harvey : Bevin è molto ansioso di vedere l'l.R.O. funzionare efficacemente tanto più che la Gran Bretagna è uno dei principali contribuenti. Zoppi: Esprime l'avviso che sarebbe molto opportuno che il personale dell'I. R.O. perdesse molti dei funzionari ex U.N.R.R.A. e la mentalità di tale ente.

Harvey : Il G o verno inglese spera si possa al più presto concludere un accordo anglo-italiano. su base di reciprocità, per l'aviazione civile. A tale scopo s'intenderebbe inviare a Roma una missione tecnica per le trattative.

Zoppi : D 'accordo. Sarà bene concordare l'epoca delle trattat ive stesse.

Mallet: Tra la collettività inglese in Italia vi è una certa agitazione per l'obbligo esteso agli stranieri di fare la prescritta denuncia per la nuova imposta patrimoniale. La sua applicazione agli inglesi non sembrerebbe compatibile col paragrafo 6 dell'art. 78 del trattato di pace. Comunque l'ambasciata inglese ha consigliato i sudditi britannici a compiere le prescritte denuncie , ma sarebbe opportuno che la questione venisse risolta d ' urgenza.

Zoppi: Non ha ben presente la questione ma gli sembra che il Ministero degli esteri si sia associato alle interpretazioni inglesi e che ha raccomandato una urgente decisione al Tesoro italiano.

Zoppi: Ricorda la richiesta che fu fatta alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti perché rinuncino per parte loro all'applicazione dell'art. 45 del trattato relativo ai criminali di guerra. Dà lettura della risposta americana favorevole e sollecita una uguale risposta britannica perché la questione è importante in vista di stabilire un precedente nei confronti della Jugoslavia.

Harvey: Promette di interessarsene subito favorevolmente.

Zoppi: Informa che l'osservatore italiano alle Nazioni Unite ha riferito che la delegazione inglese non si è ancora associata a quella americana e quelle latino-americane nell'approvare la proposta di posporre la discussione sulla revisione del trattato di pace a dopo che sia stata di scussa dall'A ssemblea la questione della nostra ammissione all'O.N.U . Fa presente che per ragioni tattiche ciò è molto importante.

Crosthwaite: Sol o gli impegni connessi alla VISita del conte Sforza ha nno imped ito che partisse un tel egramma d ' istruzioni, già pronto, a Sir Alexander Cadoga n aflinché si esprimesse in senso favorevole alla trasposizione dell'o rdine di precedenza delle questioni sottoposte all'esame dell'Assemblea . Assicura che istruzioni nel senso richiesto sarebbero partite in giornata.

663 l Vedi D. 660. 664 1 Trasmesso con L. 5227 di Winspeare a Zoppi del 4 nove mbn:. li verba le precisa che so no presenti : « Da parte inglese: Sir Olive r 1-larvey. Sir Vict or Malie! , Mr. P . M . Cro sthwai te (capo del Western Dept. del Foreign Office), M r. F. D. W. Brown (capo dell 'ufficio Ita lia del Foreign Oflìce), M r. 664 2 Il verbale precisa che a questa parte delle conve rsa zio ni son o prese nti: <<Da parte inglese : Sir Olivcr Harvey, Sir Vietar Mallet , Mr. P. M. Crosth wa ite. M r . F. D . W. Brown. D a pa rte ita lia na: ministro Zoppi, mini st ro Migone, dott. Winspea rc».
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L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14740/943. Washin g ton , 29 ottobre 1947, ore 21 ,13 (per. ore 11 dd 30 ) .

Trasmetto seguente telegramma da on. Campilli:

«57. Mio telegramma 49 1 . Ho avuto ieri colloquio con capi delegazione francese e inglese su argomenti discussi nelle riunioni H a rriman e Lovett.

Ho dichia rato sembrarmi necessa rio venire incontro aspettative americane su forme co ncrete cooperazione europea e su destin azione a determinati in ves timen ti produttivi controvalore in moneta nazionale assistenza Marshall : quanto precede per meglio sostenere nostra tesi: l) intestazione a Governo nazionale dei fondi a valuta locale da accantonarsi ; 2) prevalenza dell'aiuto in dollari su quelli in merci ; 3) entità aiuti non inferio re a mm ontare indica to Parigi. Tre argomenti che co ndiziona no reali zzazione programma Parigi.

Delegato fra ncese aveva predi sposto memorandum da inviarsi intanto per chiarire punto di vista delegazioni europee su argomento in questione. Detto memorandum conteneva in parte mie suesposte considerazioni .

Delegato inglese ha insistito perché nulla fos se aggiunto alle formule generiche contenute nel rapporto Parigi concernenti l'orma investimento, ammontare risultante da assistenza e progetti organismi cooperazione. « Siamo qui per dare spiegazioni e non per negoziare».

Stamanc memora ndum francese è stato discus so in riunione sette delegati Comitato coo perazione. Ho rinnovato mie osservazioni e rilievi. Memorandum approvato contiene esa uriente impostazione richieste europee senso suindica to ma circa rilievi Lovett e Harriman su invtstimenti mo nete nazion a li e progetto cooperazione europea !imitasi riconfermare, a seguito atteggiamento inglese, dichiarazioni generiche contenute rapporto Parigi.

Ho dichi arato aderire per solidarietà verso co lleghi ma confermato mio punto di vista circa inopportunità metodo evasivo verso richieste americane intese a faci litare accoglimento da parte Congresso e opinione pubblica aiuti M arsh all.

Mio timore è che se Paesi europei partecipanti non agevolano Governo americano nello escogitare forma presentazione e orga nizzazione assistenza, Congresso possa decidere su condizioni meno favorevoli per I'Europa»2 .


665 l Vedi D. 647. 2 Per la ri spost a vedi D. 698.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14736/945. Washington, 29 otto/ne 1947, ore 21,45 ( per. ore Il del 30 ) .

Miei telegrammi 905 1 e 906 2 .

Dipartimento di Stato ha quest'oggi reso noto che nonostante azione svolta da parte americana Consiglio sostituti ministri esteri non ha accolto nostra proposta relativa itinerario Commissione e nostra consultazione nelle singole colonie.

Handerson ha tuttavia informato che Commissione è stata incaricata di conferire con abitanti delle colonie indipendentemente dalla loro nazionalità e che a ciascuna parte della popolazione locale sarà data opportunità esprimere proprio punto di vista.

Handerson ha altresì informato che sostituti ministri esteri hanno già provveduto diramare inviti vari governi interessati e che hearin gs saranno fissati non appena giungeranno risposte.

Egli infine assicurato che dopo esame rapporto Commissione Governo italiano sarà ancora ammesso a sostenere proprio punto di vista per scritto o verbalmente innanzi Consiglio sostituti e eventualmente stesso Consiglio ministri esteri.

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RIUNIONE AL FORElGN OFFICE

VERBALE 1 . Londra, 30 ottobre 1947, ore 11.

QUESTIONI COLONIALI

Harv ey: Il ministro Bevin ha già detto al conte Sforza che non ritiene poter discutere ora il problema generale politico delle colonie italiane, visto che è ancora sub judice e deve essere deciso collegialmente dai Quattro : si desidera però esaminare tutte le questioni minori che da parte italiana s'intenda sollevare.

Malie t: Il conte Sforza ha intrattenuto Bevi n sulla questione dei «children» ai quali non è stato concesso di fare ritorno in Africa, ma non ha precisato il numero dei rifugiati ed il numero dei bambini.



2 Vedi D. 613.


Zoppi: Il numero dei rifugiati si può calcolare a circa 45 .000. Non dovrebbe essere difficile poter fare tornare nei territori africani non solo tutti i bambini ma anche i profughi adulti, che non hanno in Italia legami familiari o economici. Ricorda che l'attuale norma adottata da parte britannica di autorizzare il ritorno in colonia di un numero di persone uguale a quelle che vengono riportate in Italia dà, come risultato, che da parte italiana si possa rimandare in Africa solo bambini e vecchi, facendo invece ritornare individui in età e in condizione di lavorare proficuamente in quei territori.

Grey: Chiede sia chiarito il termine «children» ritenendo che quei bambini che all'inizio delle ostilità si trovarono bloccati in Italia non possono ora considerarsi tali, dovendo avere quasi raggiunto la maggiore età.

Zoppi: A prescindere dall'età dei cosidetti «children» (che da parte italiana sono ancora considerati tali dato che hanno lasciato in Africa le famiglie quando erano veramente molto giovani) si tratta di una questione di carattere umano e non politico e dovrebbe essere possibile risolverla all'infuori da qualsiasi concetto di scambio. Cita le cifre menzionate nel memorandum inglese del 25 ottobre che dichiara corrispondere alle cifre in possesso del Governo italiano . Insiste sul principio del rimpatrio dei bambini all 'infuori dello scambio.

Charles: Effettivamente non si vede ragione perché ciò non possa essere possibile.

Grey: Bisogna naturalmente tenere conto dei sentimenti della popolazione locale. Il Foreign Office è comunque in contatto con la B.M.A. e per parte sua intende fare il possibile per risolvere una volta per sempre questo problema che del resto è circoscritto.

Harvey: Assicura che non mancherà di «recommend» la cosa nei termini più vivi presso le autorità militari. Grey: Chiede di conoscere se da parte italiana si vogliono sollevare altri «compassionate cases».

Zoppi: Il concetto di ammettere la ricongiunzione delle famiglie ai rispettivi «bread-winners>> ha carattere troppo rigido e crea alle volte dei casi assurdi. Vi sono delle famiglie in Tripolitania che non possono raggiungere il « bread-winner>> che si trova in Italia perché questi è mantenuto dalla pubblica assistenza . Non sembra logico spostare la famiglia anziché il «bread-winner» in casi del genere?

Mallet: Il sottosegretario Brusasca mi ha accennato alla cosa in relazione principalmente agli ex prigionieri di guerra rimpatriati in Italia anziché in Tripolitania. Si rende conto che il principio di trasferire la famiglie presso il «bread-winner» senza permettere eccezioni che consentano di rimandare invece il «bread-winner» dove risiede la famiglia è alle volte contrario al comune interesse produttivo.

Grey: Bisognerebbe comunque che prima di autorizzare qualsiasi rimpatrio ci si assicurasse che il rimpatriante troverà lavoro e non graverà sull'assistenza.

Zoppi: Sarebbe facile, utile ed opportuno provvedere a un «joint investigation and screening» dei singoli casi. Nessuno mette in dubbio che tale inchiesta preliminare è fatta onestamente dalla B.M.A., ma i profughi stessi e l'opionione pubblica italiana sarebbero naturalmente più soddisfatti e non avrebbero motivi di recriminazione se sapessero che anche rappresentanti italiani prendono parte a tale inchiesta. Chiarisce che non si pretende da parte italiana organizzare un ritorno in massa dei profughi ma che sembrerebbe d'altra parte facile iniziare dei trasporti «par petits paquets» come accennato dal conte Sforza a Bevin.

Mallet: I profughi autorizzati a rientrare in Tripolitania con sistema attuale (head per head) sono tutti «screened» dalla B.M.A. Ammette che il sistema non copre tuttavia i casi speciali a cui si riferisce Zoppi. Il ministro Bevin aveva citato la cifra di 1500 casi extra.

Zoppi: Sono certamente di più ma è difficile precisarli dovendosi tenere presente i parecchi casi degli ex prigionieri. Charles: Potrebbe forse compilarsi una lista e farla pervenire alle autorità inglesi per tramite diplomatico.

Harvey: Bevin ha assicurato che si è da parte inglese disposti a venirvi incontro a questo punto ma è assolutamente indispensabile che si giudichi sulla possibilità di dare lavoro ai rimpatrianti. Non vi è alcun motivo di esportare disoccupazione dall 'Italia in Tripolitania. Suggerisce che si propongano da parte italiana i casi «bona fide».

Mal/et: Trova interessante la proposta della inchiesta anglo-italiana sui singoli casi anche perché se le eventuali decisioni negative fossero solamente inglesi si potrebbe credere in Italia a un partito preso, mentre se ad esse si associasse un rappresentante italiano, questi si accollerebbe se non altro parte responsabilità.

Zoppi: Della Croce, che è ben noto a Tripoli e che collabora con la B.M.A. , potrebbe essere di aiuto godendo la fiducia di ambo le parti. Bisognerebbe naturalmente mettere a disposizione qualcuno che lo possa aiutare.

Grey : Forse l'Associazione profughi d'Africa potrebbe nominare un suo rappresentante che aiuti Della Croce.

Zoppi: L'Associazione profughi d'Africa è troppo direttamente interessata e il suo intervento potrebbe non essere obbiettivo e risolversi in ultima analisi in contrasti.

Grey : Suggerisce che il nome del collaboratore di Della Croce sia scelto a Roma, d'accordo con Mallet.

Mal/et: Le nostre decisioni sul nuovo sistema per i rimpatri in Tripolitania resteranno senza effetto se l'ufficio visti della ambasciata britannica a Roma non riceverà istruzioni di maggiore liberalità. Al momento attuale, l'ufficio visti deve consultare di volta in volta le Autorità militari del Medio Orientale che sono , come è noto, molto avare nel dare l'autorizzazione.

Harvey: Assicura che sarà interessato il War Office a dare nuove istruzioni al Comando del Medio Oriente.

Grey: Il primo eventuale gruppo di profughi che ritornerà in Africa all 'infuori del sistema degli scambi dovrà essere accuratamente scelto per evitare che alcuni di essi possano «start trouble» in Tripolitania. Se da parte italiana si vuole convincere la B.M.A. che il nuovo sistema e buono, bisognerà cominciare con l'inviare i migliori elementi.

Mal/et: Ricorda che nell 'anno corrente 229 uomini d'affari italiani hanno a vuto permessi provvisori per recarsi in Africa settentrionale. Zoppi: Passa ad esaminare la situazione delle banche italiane in Tripolitama. Ritiene che la Banca di Tripoli, la cui apertura è stata recentemente auto

rizzata dagli inglesi, sia un tstttuto troppo piccolo per poter svolgere un utile lavoro. Sarebbe invece necessario autorizzare la riapertura del Banco di Roma che ha incominciato a funzionare in Africa settentrionale, Egitto e altri Paesi del Medio Oriente molto prima dell 'occupazione italiana della Libia.

Grey: Forse si potrebbero ampliare le attività della Banca di T'ripoli affidandole la gestione delle operazioni a suo tempo svolte dalle altre banche.

Zoppi: Non ritiene ciò possa risolvere il problema, dati gli scarsi mezzi della Banca di T'ripoli. Comunque voleva soprattutto segnala;-e la questione in attesa che si conoscano le conclusioni della missione italiana che è stata autorizzata a recarsi in Tripolitania a esaminare la posizione delle banche. Passa a parlare degli scambi commerciali lamentando l'assenza di una intesa tra autorità italiane e B.M.A. come era stato proposto.

Beli: Ricorda l'esistenza di recenti accordi tra il Consorzio agrario della Tripolitania e l'Istituto per il commercio estero.

Zoppi: Afferma che tale accordo è di portata molto limitata e pertanto insufficiente. Ci vorrebbe qualcosa di più ampio.

Bel! : Dalla comunicazione ricevuta dall 'ambasciata italiana a Londra si era avuta l'impressione che l'Italia desiderasse un «accordo» formale che il Governo inglese non può concludere con l'Italia in merito a territori il cui futuro non è ancora deciso .

Win speare: Ricorda che nei promemoria dell 'ambasciata si parlava di accordi o intese con la B.M.A. e non con il Governo inglese. Zoppi: Insiste che le intese dovrebbero coprire determinate categorie di merci per un plafond sufficientemente ampio. Be/l: Ritiene che la questione potrà essere ripresa in esame a Roma con l'ambasciata britannica.

Ma!let: Sir Quintin Hill è a conoscenza del problema, il suo ufficio è completamente attrezzato e ha il vantaggio di corrispondere direttamente con il Board of T rade.

Zoppi: È d'accordo che la questione sia risollevata a Roma. Somalia : prima delle ostilità risiedevano in Somalia 19 mila italiani ridotti ora a 3 mila . Tali cifre sono troppo eloquenti per richiedere commenti.

Grey: La B.M.A. della Somalia dubita che l'emigrazione italiana in quel territorio sia una «sound proposition ». Del resto le aziende agricole italiane erano sovvenzionate. Comunque nulla vieta che anche per la Somalia si esaminino i singoli casi segnalati, con gli stessi concetti concordati per la Tripolitania, ossia evitando di importare disoccupazione nel territorio. Si potrebbe incaricare anche in Somalia un rappresentante italiano di partecipare allo «screening».

Zoppi: Il rappresentante consolare italiano a Nairobi, Della Chiesa, risulta essere persona grata alle autorità britanniche della zona e potrebbe essere aturizzato a recarsi a Mogadiscio. Insiste intanto perché sia consentito il ritorno dei venti concessionari i cui nomi sono già stati dati al Foreign Oftlce.

Grey: In proncipio non crede vi siano difficoltà.

Zoppi: Eritrea. Ricorda che il Governo italiano ha già inviato due piroscafi per rimpatriare gli italiani in soprannumero in Eritrea , che erano per la maggior parte profughi dall'Etiopia. È in vista la partenza di altri scaglioni e con ciò da

parte nostra si è dimostrato la migliore buona volontà nei riguardi del problema dei rimpatri dall'Eritrea. D'altra parte, contro i 15-20 mila italiani dei quali la

B.M.A. ha chiesto il rimpatrio , noi vorremmo fare rientrare in Eritrea circa 4 o 5 mila italiani che vi hanno il centro dei loro interessi. Grey: Insiste sul principio dello scambio da uno a cinque proposto a suo tempo da l Governo britannico e che quello italiano ha voluto declinare.

Zoppi: Ritiene che non si possa accettare tale scambio come questione di principio, essendo preferibile considerare la questione nel suo aspetto umano e pratico. Anche il concetto di non ammettere il ritorno in Eritrea di quei coloni che vi si fossero stabiliti dopo il 1935 è assurdo per la sua rigidità perché permetterebbe il ritorno in Eritrea di un italiano che, pur essendovisi stabilito prima del 1935, non abbia colà alcun mezzo di sostentamento, mentre impedisce il ritorno di un emigrato più recente ma che abbia notevoli interessi produttivi.

Harvey: Il principio del 1935 era stato adottato non solo perché il carattere dell'emigrazione italiana dopo tale anno era in funzione della espansione italiana in Etiopia, ma anche per difendere gli interessi dei primi e veri colonizzatori.

Zoppi : Insiste sulla necessità di modificare tale principio sostituendolo con un sistema più pratico. Grey: Se il Governo italiano farà pervenire a quello inglese una lista delle persone il cui rimpatrio ritiene opportuno, tale lista sarà esaminata favorevolmente.

Zoppi : Cirenaica ... Harvey : Premette subito che qualsiasi questione riguardante la Cirenaica ha carattere del tutto particolare.

Zoppi : Sembra comunque assurdo che, visto che i beni degli italiani sono tuttora affidati al Custodian of Enemy Property , non si possano autorizzare brevi visite di quegli italiani che vogliono rendersi conto di cosa sia successo delle loro proprietà.

Hmwy: TI Foreign Office intratterrà della questione le competenti autorità, ma dubita si possa ottenere una favorevole risposta.

Zoppi: Per il tramite dell'ambasciata, il Governo italiano ha tempo addietro segnalato al Foreign Office l'opportunità di consentire che rappresentanti italiani si trovino nei quattro territori coloniali in occasione del sopraluogo della Commissione d'inchiesta inviata dai Supplenti.

Har vey: Se da parte inglese si accettasse tale proposta, ciò provocherebbe inevitabilmente analoghe richieste, ad esempio, dall'Egitto.

Migone : Chiarisce che non si tratta di rappresentanti ufficiali con missione pubblicamente riconosciuta; l'idea itali ana era di far sì che, nello stesso interesse della Commissione d'inchiesta , si trovassero sul posto delle persone al corrente dell 'amministrazione dei territori anche nel periodo pre-bellico, e che fossero in grado di fornire chi aramenti su questioni che solo chi abbia conoscenza approfondita delle circostanze e dei provvedimenti dell 'amministrazione coloniale italiana potrebbe esa urientemente illustrare.

Harvey: Conferma che da parte britannica la proposta non appare accettabile, a nche perché la Commissione ha il preciso mandato di investigare i desideri della popolazione locale e controllare i dati di fatto , ma non di sentire pareri o informazioni di governi, per quanto direttamente interessati, che avranno modo di esporre i loro punti di vista e le loro osservazioni direttamente ai Deputies a Londra.

GERMANIA2

Zoppi: La rappresentan::a italiana in Germania consisteva in un primo tempo di una missione militare a Francoforte che svolgeva anche la sua attività , ufficiosamente, nelle zone britannica e francese. Il Governo italiano ha recentemente ottenuto da quelli britannico e francese di poter nominare un rappresentante consolare a Bad Salzutlen nella zona inglese e un altro nella zona francese. Analoga richiesta è stata fatta alle autorità americane per quanto riguarda la loro zona. La missione di Francoforte potrebbe di conseguenza essere ritirata. Il Governo italiano desidererebbe però trasferirla a Berlino o inviarne una nuova da accreditare presso il Comitato interalleato al pari altre Nazioni . Sarà grato dell'eventuale appoggio inglese a tale richiesta.

Harvey : Il Governo britannico l'appoggerà sicuramente.

Zoppi: La missione a Berlino potrebbe essere sia civile che militare. &portazioni italiane in Germania. Quello tedesco era uno dei maggiori mercati per i prodotti ortofrutticoli italiani. Sinora non c'è stato concesso di riprendere tale esportazione, indispensabile sia per noi che per l'alimentazione del popolo tedesco .

Tit chener: l prezzi italiani sono eccessivivamente elevati. La zona ha pochi soldi e deve spenderli dove con essi può comperare la maggiore quantità di calorie. Persino i prodotti ortofrutticoli olandesi, considerati dalla zona troppo cari per poter essere importati, hanno prezzi inferiori a quelli italiani. Di conseguenza, se il Governo italiano vuole riprendere il mercato tedesco per tali suoi prodotti , dovrà ridurre i prezzi o sussidiare le esportazioni, oppure persuadere gli americani ad acquistare direttamente i nostri prodotti ortofrutticoli per tutta la Bizona, per venire incontro contemporaneamente alle necessità italiane e tedesche .

Zoppi: Si potrebbe scambiare i prodotti ortofrutticoli italiani contro merci anziché contro valuta.

Marjuribanks: Le merci della zona sono esportabili in dollari per cui darli in cambio di prodotti ortofrutticoli equivarrebbe a pagare quest 'ultimi con dollari.

Titchen er: Riassumendo, la zona inglese potrà comperare i prodotti ortofrutticoli italiani se gli americani saranno d'accordo e se i prezzi diminuiranno notevolmente.

Zoppi: Trattato di pace con la Germania. Durante la Conferenza di Mosca il conte Sforza ha inviato un messaggio telegrafico per ricordare che, essendo l'Itali a una delle Nazioni più interessate a tutto ciò che riguarda l'avvenire specie economico della Germania, riteneva fosse logico tener presente le opinioni italiane in sede di trattave per un trattato di pace con la Germania. È fuori discussione che l'Italia debba essere non solo sentita ma che le debba essere data, nell 'interesse di tutti , una adeguata rappresentanza nei comitati economici che di scuteranno la pace tedesca. La partecipazione italiana è sicuramente più interessante e più utile che non la partecipazione di Stati asiatici o sudamericani .

Harvey : La procedura e la forma della partecipazione dei vari Stati alle discussioni per la pace con la Germania non sono state decise . Il Governo inglese è dall'opinione che l'Italia debba essere sentita dal Consiglio dei ministri o dai loro


Supplenti nelle varie fasi delle trattative. Si è anche favorevoli a che un rappresentante italiano sia presente o sia ascoltato nei comitati e nei sottocomitati. Zoppi: Insiste che si dovrebbe prendere in considerazione una forma di collaborazione italiana più diretta e permanente.

Harvey : La questione è ancora «up in the air». Il Governo sovietico non ha sinora dato segno di modificare il suo punto di vista secondo il quale la diretta partecipazione alle discussioni per la pace con la Germania deve essere limitata ai Quattro Grandi. Il Governo inglese terrà comunque presente la richiesta italiana.

BOZZA DEL COMUNICATO FINALE 3

Prima dell 'inizio della discussione sul progetto di comunicato, Mr. R.B. Stevens (capo dell'Economie Relations Department del Foreign Office) ricorda, con riferimento alle conversazioni del 29 ottobre sulle questioni economiche 4 , che il 21 novembre di quest'anno si apre all'Avana la Conferenza mondiale del commercio, organizza ta dalle Nazioni Unite. Nonostante il diverso parere del delegato britannico, il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite ha deciso nell'agosto scorso che i Paesi non membri dell 'O.N.U. potranno partecipare alla Conferenza dell'Avana solo senza diritto di voto. D 'altra parte dalla Conferenza stessa nascerà lo statuto deiI'I.T.O. (International Trade Organiza tion) e il Governo inglese è d'opinione che, superando la riluttanza di principio a partecipare a una Conferenza senza diritto di voto , convenga al Governo italiano essere rappresentato all'Avana dove, più che con voto, il punto di vista dei vari Paesi potrà essere sentito e avere la sua importanza nei confronti dell'l.T.O. della quale faremo poi parte in piena parità con gli altri membri .

Zoppi: Non è al corrente dei dettagli. Ha sentito però a Roma che non è stato ancora deciso se partecipare o meno. Il principio di partecipare in posizione di inferiorità a riunioni internazionali è difficile da ammettere.

Stevens : Altri Paesi partecipano in tali condizioni compresa la Svizzera e, crede, a nche il Portogallo.

Zoppi: Prega gli sia fatto pervenire un appunto in base al quale riferirà a Roma.

666 1 D el 16 ottobre, non pubblicato. 667 l Il verbale precisa c he so no prese nti : « Da parte inglese : Sir Oli ver Ha rvey, Sir Vietar Mallet, Sir Noel Ch a rles , Mr. P.F. Grey (Uflìcio Egitt o -Africa Se ttentrionale), Mr. E.W. Beli (Ufficio Egitto Africa Settentrionale), Mr. F .D.W. Bro wn (capo UfTicio It alia -Foreign Office). Da parte ita llian a : ministro Zoppi. mini stro Migo ne. dr. Winspeare>>. 667 2 Il verbale precisa ch e a questa pa rte della riunione son o presenti : « Da parte inglese: Sir Oliver Harv.:y, Sir Victor Mallet, Mr. J.A. Matjoribanks (Uffici o Germania del Foreign Otlìce). Mr. J.L.B. Titchner (German T rade Depa rtment del Foreign Onice). Da parte italian a: ministro Zo ppi , mini stro Migone, dr. Winspeare».
668

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI 1

T. S.N.D. RISERVATO 14759/875. Londra, 30 ottobre 1947, ore 13,40 (per. ore 17,30 ) .

Ieri franca conversazione con Sargent, mio discorso all'Unione interparlamentare della Camera dei Comuni, poi pranzo da Bevin che pronunziò lungo brindisi caldissimo per Italia; Eden, che era fra gli invitati, parlò a sua volta aderendo



4 Vedi D. 664.


pienamente pensiero Bevin ed esprimendosi con anche troppa cortesia per me. Io risposi dichiarando che intesa fra i nostri due Paesi diveniva più che mai necessaria per la vita delle libere democrazie.

Nel colloquio con Sargent dissi esplicitamente che una soluzione accettabile per le navi ed una maggiore comprensione nostri interessi in Africa erano necessaria premessa della nuova politica . Sargent alluse ad una rinun zia britannica delle navi che noi smonteremmo passando poi i rottami all'Inghilterra che ne ha urgente bisogno per le sue industrie. Ricordando quanto temevamo, la soluzione è accettabile, ma io l'ho respinta adducendo che era meglio evitare un diretto legame e che mi pareva preferibile offrissimo differenti rottami o altri compensi. Mi promise studia re la cosa. Tutto si decide forse stamani giacché è stamani che Bevin ha conversazione decisiva con Ammiragliato. Occorre intanto continuare costì nostra serena ma silenziosa aspettativa.

Lo stesso Churchill, che scusandosi non poter intervenire per ragioni di salute al pranzo di ieri sera espresse desiderio avere un colloquio meco, mi assicurò a mia richiest a che parlerebbe presto alla Camera in fa vore intesa con noi. Riferendosi franca mente sue antiche accuse si espresse meco come meglio non potrei desiderare. Ma di ciò è meglio tacciamo perché vantarcene sarebbe contrario alla nostra dignità.

Ti prego leggere De Nicola aggiungendogli che alle differenti cerimonie in mio onore il brindisi tradizionale pel re è stato sempre seg uito da un egualmente solenne brindisi pel presidente dell a Repubblica 2 .


669 .

L 'I NCARICATO D 'AFFARI A BRUXELLES, VENTURINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14771/250. Bruxelles, 30 ottobre 194 7, ore l 5,40 (per. ore 24 ) .

Telegramma per corriere di questa ambasciata 056 del 24 corrente mese 1 e 012 del 19 febbraio scorso 2 .

Spaak, il quale desiderava precisare posizione Governo belga nei confronti questione nomina governatore Trieste, mi ha confermato che il senatore Buisseret è solo candidato presentato dal Belgio aii 'O.N. U. per tale posto, e che resta ugualmente candidato belga in questa nuova fase della questione.

Primo ministro ha accennato vantaggio che l'Italia potrebbe avere dalla sua nomina, dato che ex-ministro interno è ovviamente di formazione e mentalità occidentale. Ha concluso dicendo che, avendo poi Buisseret acquisito anche simpatie slave, è prova sua abile manovra, dato che non può dubitarsi in qual campo ideologico militi, essendo egli un esponente partito libera le.


Dal complesso conversazione ho riportato che Spaak terrebbe molto a che Buisseret fosse candidato prescelto dall ' Italia e Jugoslavia. Con telespresso 1666 del 25 corrente3 ho trasmesso curriculum vitae del predetto.

667 3 Questa parte della riunione ebbe inizio alle ore 15, 15. 668 1 Ed. , in un test o con molte va rianti , in L Z ENO. Ritralto di Carlo Sfòr:a. cit., pp. 477-478. 668 2 Con T. s. n.d. 15701/476 in pari data De G asperi rispondeva: «Ti seg uiamo con vivo interessamento lieti tuo personale successo e sicuri so luzio ni se non del tutto soddisfacenti certo accet ta bili. Cordiali auguri•>. 669 l Preannunciava il co lloquio con Spaak oggetto di questo telegramma. 2 Non pubblicato.
670

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 2640/493 . Mosca, 30 ottobre 1947 (per. il 5 novembre).

La brevità del tempo trascorso dal mio ritorno a Mosca non mi consente di commentare adeguatamente gli avvenimenti più salienti verificatisi durante la m ia assenza, con riferimento alla politica dell'Unione Sovietica.

Essi sono:

a) costituzione del Cominform e successive illustrazioni della PrcJVda nonché della relazione Zdanov; b) dichiarazioni Zilliacus sul colloquio con Stalin ; c) esito delle elezioni municipali a Romà e in Francia; d) rottura delle relazioni diplom atiche col Cile e col Brasile ; e) decisione dell'Assemblea dell'O.N .U . sul Comitato permanente ; .f) decisione dell 'Assemblea dell'O.N.U. sulla Grecia; g) decisione dell' Assemblea dell'O.N.U. sugli istiga tori di guerra; h) reazione russa alla deliberazione del Maglis iranico che rigetta l'accordo sul

petrolio.

Sul Cominform e sulla impressione che la sua costituzione ha suscitato nel corpo diplomatico di qui , nonché sul commento della Pravda, ha riferito in mia assenza il consigliere La Terza 1 . Vorrei soffermarmi specialmente sulla relazione Zdanov e sulle dichiarazioni Zilliacus, osservando che esse coincidono persino letteralmente su due punti essenziali, e cioè : sulla interpretazione da darsi alla costituzione del Comiform e sulla riaffermata volontà della Russia di ammettere e di favorire la collaborazione fra i due mondi, capitalista e socialista, malgrado quella costituzione. L'importanza di tale coincidenza non deve essere sottovalutata: è questo il punto di vista ufficiale dei massimi responsabili della politica sovietica.

È un punto di vista esclusivamente formale, destinato a deviare l'attenzione dell'opinione pubblica da minacciosi piani nascosti, o corrisponde alla effettiva volontà attuale del Governo deli'U .R.S.S.? Credo che la seconda ipotesi sia più esatta; la politica comunista in genere e sovietica in ispecie è assai più manifesta e meno ermetica di quel che abitualmente non si creda , e gli esempi storici si potreb


669 .l Non pubblicato. 670 1 Il suo rapporto non è stato rinvenuto .

bero facilmente indicare . La relazione Zdanov a questo riguardo è importante e va attentamente meditata: non tento di riassumerla perché questo occuperebbe parecchie pagine di questo rapporto, la dò per conosciuta. Non contiene nulla di assolutamente nuovo, ma svolge una formulazione riassuntiva e spesso chiarissima della visione sovietica della situazione mondiale.

Zdanov ammette molto chiaramente che esistono i due campi opposti, capitalista e democratico, imperialista e pacifico; ma aggiunge pure che «la politica estera sovietica parte dal fatto dell a coesistenza per un lungo periodo dei due sistemi, capitalista e socialista, e della possibilità di loro cooperazione sulla base del mutuo rispetto delle obbligazioni assunte». Analogamente ha ripetuto ancora una volta Stalin a Zilliacus: ossia il contrasto non è negato, ma si dichiara apertamente che in via transitoria (per lungo tempo, è una nozione elastica e relativa) esso si può e si deve comporre con accordi, col compromesso, colla pace. Ed una delle ragioni fondamentali (l'altra, quella dell'attuale debolezza militare ed economica del gruppo socialista, è naturalmente taciuta) è espressa molto esplicitamente: « lo Stato socialista sovietico, aggiunge altrove Zdanov, è interessato a stabilire le condizioni più favorevoli per il compimento della costruzione di una società comunista: la pace esterna è una di queste condizioni».

Questa verità, esposta in forma di principio teorico, corrisponde alla elementare verità pratica attuale, che la Russia sa di non poter fare la guera, c sa pure che in condizioni di democrazia libera, nei Paesi capitalistici, il meccanismo democratico di massa può darle una forza di penetrazione che le armi, almeno per ora, le negano. La guerra, oltreché contraria ai suoi principi , soprattutto non le serve: la pace democratica le serve purché, nelle zone da essa già acquisite, non si ritorni a discutere sul nuovo regime dopo che esso vi è instaurato.

Ed è qui appunto che appare, è naturale, il rovescio della medaglia: che gli Stati Uniti temano davvero una espansione imperialista russa, fondata sulla forza e sull'aggressione non è assolutamente da credere, perché dimostrerebbe troppa ignoranza da parte loro delle vere condizioni economiche e militari del mondo socialista. Ciò che gli Stati Uniti temono è la penetrazione politico-ideologica col metodo democratico abilmente sfruttato fondandosi sulle larghe masse di povera gente in tutti i Paesi, e della gente di colore ricca e povera nei Paesi coloniali o semi-coloniali. Agli americani sembra profondamente ingiusto ed illogico che, mentre nei Paesi occidentali i comunisti possono cercare la conquista del potere coi metodi democratici, nei Paesi socialisti e di nuova democrazia questo sia senz'altro precluso: i russi d'altra parte sanno che, se si lasciasse libertà nei territori occupati

o forse anche nel loro stesso Paese, il dominio comunista potrebbe correre serio pericolo. Lo sanno e pensano che ciò dipenda dalla giovinezza dei loro regimi, non ancora rassodati, e perciò è in situazione impari di fronte alla ricchezza del sistema capitalista: mentre i capitalisti ritengono che questa sia la inevitabile conseguenza del risultato negativo della depressione economica e politica che si verifica nei Paesi a economia panificata e a partito unico. Sia giusta l'una o l'altra ragione, sta in fatto che gli Stati Uniti reagiscono all'interno combattendo il comunismo e togliendogli quelle libertà che esso nega nel suo Paese di origine, ed all'esterno col peso della loro forza economica e della loro preparazione militare.

Che questo porti alla guerra presto o tardi, quanto tempo occorra ancora, e per quali motivi (di preparazione militare, economica, politica) perché una guerra cosiffatta si scateni, non toglie che le premesse ne esistono e sono essenzialmente ideologiche, ossia le più pericolose: fatte non già della paura dello Stato sovietico ma della paura del comunismo, e della illusione di arrestarlo con le armi.

Questo contrapposto di situazioni è riprodotto, dicevo, abbastanza chiaramente nelle formulazioni apparentemente teoriche di Zdanov: e consente di fissare questo punto : il Cominform ha funzione difensiva .

Non occorre molto a capire che i russi, se volevano coordinare l'attività dei partiti comunisti sotto la loro direzione, non avevano bisogno né di una organizzazione pubblica né di una dichiarazione solenne. I conservatori stessi dovrebbero ricordarlo, poiché quando si sciolse il Comintern sorrisero ironicamente sicuri che esso avrebbe egualmente funzionato; ed ora che nasce il Cominform gridano alla dichiarazione di guerra, quasi che ora avesse ripreso importanza miracolosa quella forma esterna, che prima (e non avevano torto) non ne aveva affatto. Ciò che vi è di nuovo nel Cominform è --· ed è stato già osservato la sua estenzione e limitazione insieme, verso Occidente, ai partiti comunisti francese ed italiano: esso è un pubblico atto di solidarietà ai due partiti e ai due Paesi che dal loro punto di vista i russi vedono più seriamente minacciati attualmente dall'espan sionismo americano , e che hanno ancora qualche speran za di salvare. Dice ancora Zdanov che la debolezza dei partiti dei lavoratori dei vari Paesi dipende spesso dal non valutare abbastanza le loro forze . Questo significa, in altri termini, una affermazione della persistente forza dei comunisti francesi ed italiani, un invito a resistere, la dichiarazione aperta dell 'appoggio a loro da parte dell'U.R.S.S. e degli altri Paesi della democrazia nuova. Dal punto di vista della politica estera un tale appoggio ha importanza per la speranza di ritornare anche in misura limitata al governo dei due Paesi , soprattutto per controllare, stando al governo, eventuali impegni ed eventuali avventure internazionali dci dirigenti capitalisti o socialisti di destra. Per i comunisti è estremamente importante, non bisogna dimenticarlo, sapere ciò che avviene al governo, evitare impegni segreti di gabinetto, o quanto meno portarli alla pubblica conoscenza e discussione. Se poi ciò non riuscisse, l'atto di Yarsavia avrebbe valore di un monito: e cioè, il monito della decisione della cla sse operaia di mantenere la pace ad ogni costo , della possibilità cioè di una guerra civile nel caso che, verificatosi un conflitto, i governi di destra si schierassero per l'America contro la Russia.

Dal punto di vista della politica interna, il Cominform è un mezzo per dare ai partiti comunisti, soprattutto di Francia e di Italia, l'appoggio politico, morale ed eventualmente anche materiale necessa rio per ra ffo rzare la loro posizion e elettorale e per impedire che si determini una situazi one politica di destra tale da paralizzare quella infiltrazione democratica, sulla quale i comunisti contano ancora per la loro espansione.

Non è dunque del tutto esatto quel che ritiene taluno qui, ossia che si tratti di un approfondimento del distacco dei due mondi: anzi, è un tentativo per evitarlo , un tentativo di conservare in Francia e in Italia una forza comunista che valga ad impedire una loro politica estera offensiva contro l'U.R.S.S. , o di conservarvi quanto meno una rispettabile minoran za comunista in grado di controllare e di frenare i governi di destra su quella via.

Questa mi pare la sola interpretazione concreta e logica, la quale sia in coerenza con le dichiarazioni autorevoli di Stalin e di Zdanov: fuori di questa, che riposa su tali basi solide, non rimane che la immaginazione, desunta da quel che non fu detto e da quel che non si sa.

Mi pare che gli altri fatti , avvenuti in questo frattempo, si inquadrino in questa interpretazione assai logicamente. Così dicasi del risultato delle elezioni francesi , e della interpretazione che ne hanno dato i sovietici qui, analoga a quella che delle elezioni di Roma diedero i comunisti in Italia. Ossia: i comunisti non sono affatto in declino, anzi in progresso. Come si sa , i sovietici hanno anche cercato di spiegare che la sconfitta è stata di de Gaulle, il quale avrebbe perso molti voti rispetto a certe percentuali che gli sarebbero, non si sa bene come, spettate nelle elezioni precedenti. Questa non è, in fondo , che una riaffermazione di volontà di lottare, un incoraggiamento: esprime insieme il senso del pericolo e la volontà di resistere e di infondere coraggio agli adepti comunisti francesi ed italiani , dando loro il senso della loro forza, secondo le parole di Zdanov.

La duplice rottura delle relazioni diplomatiche col Brasile e col Cile, ha scritto giustamente il marchese La Terza 2 , difficilmente si spiega unicamene coi motivi che direttamente hanno motivato tali atti. La stessa loro contemporaneità, la subitaneità e gravità degli atti dimostra un disegno più profondo : è, ragionevolmente, una risposta alla mossa del Cominform, ed una risposta offensiva, non difensiva.

Mentre i comunisti lottano per tenere sul piano della politica interna ed estera le preziose posizioni di Francia e di Italia, che si sentono sfuggire, gli americani rispondono con dure dimostrazioni di forza e di indifferenza alle mosse (in verità spesso assai malaccorte e grossolane) della diplomazia sovietica.

Vediamo le deliberazioni dell'O.N .U.: si è detto e si è ripetuto che gli Stati Uniti vorrebbero costringere i russi ad uscirne, e che i russi finirebbero col farlo . Ho già esposto a suo tempo le ragioni pro e contro, senza voler fare il profeta: il fatto è che finora tre deliberazioni importanti sono state prese su tre questioni fondamentali , e non si sa che cosa si aspetti a sbattere la porta, supposto che si voglia o andarsene o costringere ad uscire.

Il solo segno inquietante è il fatto che l'U.R.S.S. non ha accettato di far parte della sottocommissione nominata per l'esame della questione dello Standing Committee : ma di fronte alla gravità della deliberazione di principio, che ammette in sostanza la legittimità di quel comitato pennanente, la reazione russa avrebbe potuto essere assai più decisa.

Così pure, quanto alla Grecia, Vyshinsky ha continuato a parlare a lungo e violentemente, ma quando si è venuti ai voti e l' U.R.S.S. è stata messa in minoranza, tutto si è limitato, da parte della stampa russa. alla constatazione che in questo modo si è presa una deliberazione contraria alla collaborazione fra i popoli ed agli interessi della pace. È un po' poco. Può darsi che si voglia far scoppiare la bomba tutto a un tratto al momento più opportuno, certo però se questo è, deve riconoscersi che l'intenzione di farlo è abbastanza ben celata.

Quanto poi alla risoluzione sugli istigatori di guerra, la situazione è anche più singolare. Come risulta dai resoconti, si sono presentate alla discussione ed alla votazione due risoluzioni: l'una sovietica, con una modesta attenuazione polacca


che si limitava a togliere lo specifico, odioso riferimento nominativo agli Stati Uniti , alla Grecia e alla Turchia quali principali sedi dei provocatori di guerra, l'altra, concordata, a iniziativa mista franco-australiana-canadese, che modificava sostanzialmente la proposta russa, riducendo la condanna dei guerrafondai ad una innocua dichiarazione di principio, eliminando ogni impegno di sanzione penale, escludendo l'obbligo di una specifica propaganda contraria, eliminando ogni connessione fra la sconfessione dei warmongers ed il problema del disarmo.

La risoluzione russo-polacca fu regolarmente discussa, votata punto per punto e punto per punto respinta; mentre invece ad unanimità fu approvata la diluita ed in sostanza inconcludente risoluzione concordata, evidentemente gradita anche agli statunitensi.

Se i russi avessero davvero voluto, almeno a questo punto, forzare la mano e spingere le cose a fondo, non sarebbe certo mancata loro l'acutezza e la forza polemica per rilevare la sostanziale differenza fra i due testi, e per qualificare il testo a tre come un contentino derisorio, senza alcun preciso impegno e significato politico. Non l'hanno fatto: anzi , al contrario, i quotidiani moscoviti di ieri pubblicavano la notizia della decisione con titoli a grandi caratteri: «Vittoria della politica sovietica di pace. Il Comitato politico dell 'Assemblea generale approva alla unanimità la risoluzione che condanna i fomentatori di una nuova guerra», così, ugualmente, la Pravda e l'Is vetia. È chiaro che questo convertire in vittoria un mediocre accomodamento ha un puro valore di propaganda e di prestigio interno; e che, nello stesso tempo, accettando come un successo notevole una innocua proclamazione verbale, i russi si sono preclusi una delle più forti ragioni che potevano avere per sostenere la incompatibilità fra i loro principi e l'azione delle Nazioni Unite.

Tutto ciò è indice, mi pare, di una riluttanza a spingere le cose agli estremi (se non proprio di una posizione di prudente ripiegamento) che mi pare egualmente riconfermata dall'atteggiamento finora seguito dai sovietici nei riguardi della deliberazione del Maglis iraniano, che ha respinto l'approvazione dell"accordo russo-persiano sul petrolio. Naturalmente, la stampa russa ha polemizzato contro la deliberazione, sostenendone la profonda slealtà e dichiarando prive di ogni fondamento le ragioni addotte; ha pure intensificato la sua campagna contro i reazionari dominanti nell'Iran e contro il prevalere dell'influenza americana, ma non sembra che, finora almeno, voglia spingere le cose molto in là, neppure in quella direzione. Su questo argomento mi riservo di riferire, per la sua speciale importanza, più tardi quando gli avvenimenti si siano meglio delineati; ma fin da ora non pare azzardato trame un indizio in più fra i vari e assai concordanti, che ho già segnalato.

In conclusione, gli avvenimenti verificatisi in questo mese di ottobre, per quanto esteriormente sensazionali e suscettibili a prima vista di pessimistiche interpretazioni, non autorizzano, ad un esame più approfondito, ad una illazione eccessiva: anzi, possono essere intesi ragionevolmente nel quadro di quella politica russa di esasperazione a parole e di prudenza a fatti, di difensiva strategica e di penetrazione ideologica, che ho più volte segnalato.

Certo resta a vedere cosa si pensi veramente dall'altra parte; ma questo non è il mio diretto compito, e mi limiterò a segnalare alla S.V. in seguito le informazioni che al riguardo andrò raccogliendo qui in questi giorni, per quel che possono valere.

670 2 Telespresso 2579/479 del 22 ottobre 1947, non pubblica to.
671

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 9053/3135. Washington, 30 ottobre 194 7 (per. 1'11 novembre ) .

Con telespresso l6/32468/c. 1 mi è stato trasmesso un rapporto dell'ambasciatore Quaroni da Parigi sulla «situazione internazionale». L ' ho letto con piacere e vivo interesse. Questo non è fatto nuovo, ché molti altri rapporti dello stesso ambasciatore hanno sollevato generale interessamento , anche se non sempre intero consenso in ogni loro parte. Poiché lo scritto in questione si riferisce essenzialmente alle rela zioni tra Russia e Stati Uniti, e alle ipotesi di conflitto tra i sue sistemi facenti capo ai due protagonisti, credo utile far seguire qualche osservazione che mi suggerisce la nozione dei fatti quale qui risulta e delle opinioni correnti nelle loro linee maestre.

Non m' intrattengo particolarmente sulla concezione dei due blocchi e delle «quinte colonne» che ciascuno di essi cerca di organizzare nella zona dell'avversario. Rilevo soltanto che mentre l'U. R .S.S. ha il grande vantaggio di usufruire della piena libertà di organizzazione e di azione di cui godono i partiti comunisti nell 'Europa occidentale, gli Stati Uniti sono quasi paralizzati in ogni tentativo di contatti o di manovre al di là della «cortina di ferro» anche se vi trovano degli alleati naturali piuttosto passivi. I due avversari potranno «darsi fastidio» come scrive Quaroni, ma i rispettivi risultati saranno molto diversi in ampiezza e in intensità. Ho quindi, allo stato presente delle cose, serii dubbi sulla possibilità di « una forte quinta colonna americana in zona russa»; mentre è ben nota e manifesta l'esistenza d 'importanti formazioni comuniste in Occidente.

Convengo scnz'altro nel giudizio che «la situazione generale non accenna a migliorare» e confermo anche l'opionione che «alcuni americani» vorrebbero mettere fuori l'U.R.S .S. dall 'O.N.U., od obbligarla ad andarsene. È però convinzione molto diffusa qui , tra i delegati a Lake Success, americani e di quasi tutti gli altri Paesi, e tra gli osservatori giornalistici meglio informati , che l'America non intenda spingere le cose troppo oltre, nella discussione all 'O.N.U., da indurre l'U.R.S.S. ad uscirne , e che quest'ultima non abbia alcuna intenzione di abbandonare una piattaforma che le permette di propagandare e di agire al cospetto del mondo intero e d'impedire -·· con la sola arma inflessibile del veto ·-qualsiasi manovra o supposta manovra avversaria. D 'altronde, allo stato attuale delle cose, molti Paesi amici degli Stati Uniti vedrebbero con sgomento ed allarme l' uscita del gruppo russo dalle Nazione Unite.

È credenza diffusa, anche qui, che la prossima Conferenza di Londra «sarà un fiasco» perché le due tesi sulle sorti della Germania, e gli interessi dci due gruppi a quel proposito, sono agli antipodi, date le loro attuali concezioni e relazioni. È pure comune convinzione che le varie proposte, anche dall'aspetto


ragionevole o vantaggioso, possano nascondere insidie facilmente intuibili, e quindi essere causa di nuovi sospetti ed attriti anziché di cooperante fiducia . Ed un fallimento pieno, o comunque camuffato, della riunione dei Quattro, non può che rendere più facili gli strappi in una situazione già molto tesa, irrigidendo i protagonisti sulle loro attuali posizioni ed aprendo la via a possibili accordi separati fra Potenze occidentali ed ex nemici .

Quasi tutte le personalità da me interrogate o semplicemente udite, rappresentanti tutti i continenti e le più varie tendenze, mi hanno confermato nel pensiero che la Russia «ha ancora paura della guerra» per le numerose ragioni che l'ambasciatore Quaroni elenca ed illustra con la sua particolare competenza di cose sovietiche. Anche l'ipotesi di una aggressività di apparenza e di copertura è non solo verosimile, ma la più probabile. Però quell'aggressività, anche soltanto difensiva , di parole e di effetti psicologici, è assai pericolosa nel crescendo delle sue ripercussioni e con la diffusione delle frizioni su quasi tutti i punti di contatto. Anche con le migliori intenzioni segrete di non arrivare ai più gravi sviluppi , quell 'aggressività di frasi e di gesti crea necessariamente nervosismo generale, stato d'allarme, e può provocare, al di là delle linee prestabilite, imprevedibili eccessi di difesa o di offesa, e l'ineluttabilità di tali eccessi. Questo è uno dei pericoli della tensione artificiale di questo periodo.

È esatto che la Russia usa oculata «prudenza nell'aggressività», ma adopera, ad arte o meno, mascheramenti che sono talvolta anche troppo trasparenti. Servono, certo, a non coinvolgerla direttamente e immediatamente, ma non tranquillizzano gli osservatori ansiosi d 'ogni Paese e particolarmente americani.

In ogni modo è generale opinione qui che l'U.R.S.S. non sia in grado e non voglia attaccare almeno fino a quando non abbia a disposizione armi tali che le permettano di intravedere un immenso vantaggio iniziale in caso di una riuscita offensiva improvvisa scientificamente preordinata. Perciò è sentitissima ed universale la preoccupazione di un attacco (in momento e con forze imprevedibili) sui centri vitali americani a mezzo di bombe atomiche e simili. ·

V'è anche chi si rende conto del fatto che la divisione dell 'Europa in due tronconi naturalmente complementari, per la loro struttura economica e per adattamenti secolari, ed ora artificialmente separati, è una seria causa di malessere, di attrito ed eventualmente di conflitto. Perfino il piano Marshall, destinato, nelle linee che è venuto assumendo, a sostenere e ricostruire la sola zona occidentale dell'Europa, turba i sonni di coloro che riflettono sulle sue conseguenze politiche, dalle quali non si possono escludere relazioni di forza e tentazioni di attrarre o di respingere col gioco delle influenze, degli intrighi e ove si presentase il destro, dei colpi di mano. Neppure manca chi pensa che il piano Marshall, per quanto esteso, sia insufficiente a risolvere il problema economico europeo -con ripercussioni in tutto il resto del mondo -se la parte orientale del continente, appoggiata ad un sistema che ha vaste ramificazioni in Asia e tentacoli quasi dovunque, rimane estranea od ostile agli sforzi di cooperazione e di restaurazione che altrove si compiono. Tanto ad ogni proposito, i fattori politici ed economici --specie ai giorni nostri ---sono strettamente commisti e indissolubili.

Altra seria preoccupazione è quella di una profonda crisi economica in America, che invogli da una parte gli avversari degli Stati Uniti all'avventura , creando le condizioni per un aperto conflitto, e spinga, dall'altra, certe categorie influenti di americani a ricercare la soluzione delle difficoltà interne nell'azione internazionale mirante alla organizzazione unitaria del mondo con tutte le sue, almeno teoriche, promesse di tranquillità e di prosperità sotto una unica amministrazione democratica, tipo O.N.U., non dilaniata da duali smi inibitori e disgregatori .

Lanci ate tutte queste opionioni ed elencate alcune constatazioni di fatto, si viene poi ad esaminare l'ipotesi principale. L'ambasciatore Quaroni pensa che: «se la terza guerra mondiale dovesse scoppiare per iniziativa della Russia essa non scoppierà almeno ... per una quindicina d'anni ... e fino a che Stalin sarà vivo» . D 'altra parte ritiene che categorie importanti di americani, e tra esse in prima linea quelle dei militari e petrolieri, siano favorevoli alla «guerra preventiva>> contro l'U.R .S.S. e che eventualmente e facilmente possano «creare una Pearl Harbor».

Sempre sotto la influenza ossessionante della bomba atomica -considerata particolarmente efficace sui grandi agglomerati urbani e allo stesso tempo indu striali e commerciali, tipo New York, che caratterizzano gli Stati Uniti --· l'opinione americana stima generalmente più prossima di quindici anni la possibilità di un a crisi grave tra i due sistemi mondiali. La questione della scomparsa eventuale di Sta lin , pur essa considerata e soppesata, rientra tra gli imponderabili, e divide almeno in due ca mpi coloro che ne attendono maggior vigore offensivo ru sso-bolscevico, e coloro invece che presuppongono, specie per rivalità e complicazioni interne, un indebolimento dell 'U. R .S.S. e quindi una sua minore capacità di azione. Sembra, di qui , ben difficile prevedere le mosse russe -c soprattutto quelle che derivano da concatenazioni di avvenimenti non tutti calcolati e prestabiliti --tanto in ca so di lunga vita quanto in quello di scomparsa, anche subitanea, di Stalin.

Non mancano certamente qui «militari e petrolieri », ed anche altre categorie di persone influenti le quali stimano non solo probabile, ma inevitabile nel tempo, un urto violento tra i due sistemi ideologici, politici, economici e militari. Costoro, logicamente, debbono stimare -·-in vista di simile propettiva --· che convenga agli Stati Uniti scegliere le armi, il momento e il terreno della prova. È un fatto che gli Stati Maggiori lavorano qui assiduamente ed intensamente a preparare piani strategici e fors' a nche qualche dispositivo precauzionale ove ne abbiano la possibilità. Questo è il compito preciso cui sono destinati ed è ovvio che debbano assolverlo. Non è neppure stupefacente che la deformazione professionale li conduca a desiderare l'applicazione della loro preparazione teorica

o soltanto embrionale. È certo che nell'altro campo studii e piani simili ed opposti non mancano.

In America, anche contro l'eventualità di una «guerra preventiva » che non apparisse indispendabile come una operazione chirurgica sentenziata dai maggiori medici inevitabile e ri sanatrice, dovrebbe aspettarsi una forte opposizione degli elementi pacifisti, ed anche semplicemente salutisti , che abbondano nel popolo e nel Congresso . Il lavoro di preparazione su costoro dovrebbe essere assai lungo e molto bene congegnato. Non si può negare che una azione psicologica sia in marcia, ma appare alimentata piuttosto dagli errori degli avversari che non dai warmongers americani. Evidentemente, su questo terreno è f.acile entrare nel circolo vizioso e non riconoscere, presto, il principio e la fine , le cause e gli effetti.

Una Pearl Harbor (nelle sue infinite varietà) può sempre essere apparecchiata. Occorre però -come avvenne per i giapponesi -che l'avversario sia ben deciso a cascarci dentro; altrimenti la trappola non funziona.

A me pare che più che da una Pearl Harbor, fatali complicazioni possano scaturire dalla fluidità politica e militare che esiste in parecchie zone grigie -dalla Manciuria e la Cina, all ' Iran e ai Balcani, in Germania e in Austria, senza nominare altri punti dolenti --ove è già in corso, più o meno indistinto e indiretto, il conflitto tra due grandi interessi e tra due opposte ideologie. È lì che, purtroppo, potrebbero avvenire uno o più scontri tra i due maggiori protagonisti , qualora interventi troppo spinti e troppo palesi dell'uno, rendessero necessarie contromisure da parte dell 'altro. Finora una tale calamità è stata evitata, ma il perdurare e il moltiplicarsi delle guerriglie locali , o di caotiche operazioni militari in zone nevralgiche, può far nascere la deprecata grossa complicazione, perché si può arrivare a giudicare impossibili ulteriori compromessi e ritirate, senza perdere ogni titolo ad influire sul destino del mondo e quindi anche sul proprio.

La protezione gelosa, inevitabile dei satelliti, o alleati , ha condotto sempre nella storia i maggiori ad affrontarsi direttamente, e non è il caso di dimenticare che due spaventose guerre mondiali hanno avuto per movente diretto -anche se espressione di una più vasta situazione di contrasto -la Serbia e la Polonia. Quello ch'io temo non è quindi tanto la «trappola» appositamente preparata con tutti i suoi accessori , quanto il gorgo degli avvenimenti d'intensità progressiva, nel quale si entra riluttanti , quasi insensibilmente, e non se n'esce più se non attraverso la catastrofe.

Il maggior pericolo di questo grave momento e degli anni prossimi non consisterebbe, a mio avviso, tanto in quello che si prepara, quanto in quello che non si rimedia . E la scintilla potrebbe sfuggire più facilmente dall'attrito già in atto e che tende ad accrescersi in settori ben noti, piuttosto che da macchine predisposte che i due avversari potrebbero e dovrebbero esitare e mettere in moto o ad accelerare . Più che decisioni di guerra preventiva, temo perciò i giochi di furberia e di audacia, con speranza d'impunità basata su convinzioni od esperienze accumulate, erroneamente ottimistiche.

Tale pericolo tuttavia sembra tutt'altro che ineluttabile, dato che appare verosimile che l'U.R.S.S. possa finire per adattarsi ad una politica più prudente, e dato che non si vede come un sistema macchinoso e diffusamente volto all' umanitarismo, come quello americano, possa decidere, ad un certo momento, una guerra di attacco, con operazioni subitanee, a sangue freddo , se non di fronte ad una formidabile provocazione, che una lunga instancabile propaganda potrebbe far considerare alla massa del popolo --e dell'opinione internazionale -come insopportabile. Ma per questo occorre tuttavia che l'avversario, volontariamente o trascinato dagli eventi, crei il fatto determinante, o una apparenza molto vicina al fatto, e che possa essere presa per tale.

Quel che pare sicuro, allo stato attuale delle cose, e durante il periodo di questa Amministrazione che nel 1948 subirà una ardua prova elettorale, è che gli Stati Uniti reagirebbero energicamente, se una azione offensiva -diretta o indiretta -di minacciosa entità, fosse tentata in terreno dichiarato di vitale importanza per gli interessi americani e per la loro difesa nel mondo.

671 1 Vedi D. 568 . no ta l.
672

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI, ALL'ONOREVOLE CAMPTLLI, A WASHINGTON

T. 15687/699. Roma, 31 ottobre 1947, ore 2.

Mentre situazione interna gradualmente migliora come dimostra deciso orientamento ribasso prezzi e miglioramento continuo situazione finanziaria io personalmente e Governo sentitamente preoccupati per si tuazione valutaria aggravata ritardo auspicati aiuti urgenti.

Attualmene impegni inderogabili a brevissima scadenza superano intere disponibilità Cambital. Pregoti prospettare gravità situazione ovc aiuti urgenti non giungano tempestivi o adeguati.

Confido su tua personale opera stretta collaborazione nostro ambasciatore per prospettare realistiche esigenze nostro Paese . Confido altresì su cordiale spirito comprensione presidente Truman e su simpatia popolo americano 1•

673

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

FoN. s.N.D. 14793/878. Londra, 31 ottobre 1947, ore 11,45.

Inaspettatamente mentre era già fissato mio incontro con Bevin per stamani egli mi chiamò iersera per dirmi con qualche suo turbamento che Ammiragliato era contrario alla concessione per le navi . Me ne disse una serie di ragioni tecniche fra cui massima ma non formalmente espressa la paura di un governo comunista in Italia col rischio che quelle navi non sarebbero distrutte e servirebbero contro l nghi !terra .

Risposi a Bevin che col suo rifiuto l'Ammiragliato lavora per le eventualità che esso teme, Gli dissi perfino che, senza la concessione, la mia visita sarebbe molto più dannosa che utile e che egli doveva ciò sapere perché gli avevo mandato Carandini apposta. Molto altro gli dissi finché tornò a mezza via. Ma ciò a me non basta.

Lo rivedrò per una decisione finale a mezzogiorno.

Tutto il resto andrebbe bene.

Come vedi occorre tu faccia dire che io lavoro con fede, che Bevin capisce, ma che vi sono ostacoli che spero superare 1•


672 l Per la risposta vedi D. 687. 673 l Vedi D. 674.
674

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERI

FON. S.N.D. 14806/879. Londra, 31 ottobre 1947, ore 16,15.

Lieto dirti che dopo lotta nella quale Bevin fu lealissimo abbiamo raggiunto per le navi una formula soddisfacente. Bevin insiste ancora per silenzio sulle colonie nel comunicato ma insisterò vedendolo ancora stasera. Il resto è tutto bene.

675

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14818-14817/949-950. Washington , 31 ottobre 1947, ore 16,5 1 (per. ore 8 del 1" novembre).

Ho veduto stamani assistente segretario di Stato Armour cui ho fatto presente che Governo italiano, pur apprezzando pienamente inizi ative presidente Truman per convocazione sessione speciale Congresso, nutriva più serie preoccupazioni per assoluta mancanza di fondi dollari necessari per piazzare ordinazioni ed effettu are acquisti per prodotti essenziali necessari per inizio prossimo anno. Ho fatto rilevare ad Armour che nella prevedibile ipotesi che Congresso non concluda lavori che a tìne anno, mancanza immediata disponibilità fondi interromperebbe per settimane flusso importazioni proprio momento in cui Governo ha ingaggiato azione per ribasso prezzi. Gli ho osservato anche stesso presidente Truman in suo radio-discorso aveva riconosciuto necessità per l'Italia disporre 143 milioni dollari tra ora e fine dicembre. Ho suggerito nuovamente ad Armour « Commodity Credit Corporation» e ricorso a fondo di stabilizzazione Tesoreria che sa rebbe tanto più appropriato oggi in cui Governo italiano sta perseguendo politica assestamento prezzi .

Armour mi ha assicurato che Dipartimento di Stato era consapevole grave problema ed ha aggiunto essere previste tra oggi e prossima settimana varie riunioni dell'Amministrazione per trova re urgente e soddisfacente tran sitoria soluzione . Mi ha espresso speranza potere farmi qualch e comunicazione settimana ventura.

Ho colto l'occasione per prospettargli nuovamente urgenza corresponsione acconto per scrips prigionieri di guerra e aumento somma stanziata per A.U.S .A.

Continuerò con Campilli azione intrapresa .

Prego comunicare quanto precede a presidente del Consiglio anche in relazione telegra mma ministeriale 699 1 .


675 I Vedi D. 672.

Ho intrattenuto assistente segretario di Stato Armour sulla questione nostra ammissione O .N.U. e sulla importanza che riveste adeguata preparazione dell'azione all'Assemblea. Gli ho ricordato necessità che mozione relativa venga approvata dall'Assemblea a grandissima maggioranza, sia per influire su posizione russa, sia per ovvie ripercussioni in Italia.

Armour ha dimostrato rendersi pienamente conto importanza questione e mi ha assicurato che curerà personalmente redazione progetto risoluzione e messa a punto programma di azione all'Assemblea .

676

L'INCARICATO D 'AFFARI A VIENNA, PIGNATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14970/395. Vienna, 31 ottobre 1947, ore 18 (per. ore 12,30 del 4 novembre).

Mi riferisco al mio telegramma 384 1•

Pervenuta oggi nota di risposta Gruber, che trasmetterò con prossimo corriere, nella quale, dopo aver espresso soddisfazione Governo austriaco per essersi Governo italiano dimostrato disposto svolgere conversazioni, si prende atto che conversazioni stesse avranno luogo Roma e si comunica che delegazione austriaca sarà composta da ministro Leitmeier, consigliere Schwarzenberg e ministro Kripp.

Nota aggiunge poi testualmente : «si recheranno inoltre Roma tre persone di fiducia ( Vertrauenmèinner), non quali delegati partecipanti conversazioni ma bensì quali esperti e soltanto come consulenti della delegazione austriaca».

Nota termina dicendo che delegazione austriaca si troverà a Roma lOnovembre. Per quanto si riferisce ultimi due punti mi richiamo precedenti telegrammi 39P e 3933.

677

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DE GASPERT

FON. S.N.D. RISERVATO 14811/880. Londra , 31 ottobre 1947, ore 18,30.

Grazie tuo telegramma1 di cui ho sentito solidale senso. Ma so n lieto dirti che abbiamo dopo aspra lotta vinto per le navi e che anche il resto è più che accettabile. Il comunicato uscirà stanotte ore 0,45.

Ora occorre influire nostra stampa commenti in modo generoso. Possiamo essere alla vigilia di un a feconda collaborazione. Dillo loro.

Lascio domattina Londra per Roma.



2 Vedi D. 648.


3 Del 29 ottobre, non pubblicato.


676 l Vedi D. 634. 677 1 Vedi D. 668, nota 2.
678

L 'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, TASSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14874170. Belgrado, 3 l ottobre 1947, ore 22,55 (pe r. ore 19, 20 del l" novembre ) .

Seguito mio telegramma per corriere O12 1•

Dopo conversazione con Jaksic, gli ho inviato lettera riass umente situazione degli sconfinamenti a quella data e richiamante attenzione sua e di Velebit su serio aspetto e della cosa in sé e del ritardo a provvedere.

Mi sono recato ieri in assenza Velebit dal signor Latinovic, capo della Segreteria generale. Purtroppo Jaksic, che si occupava questione , è passato al protoco llo e successore Brilej non ha ancora assunto.

Nuovamente riferendomi nota promessa Velebit, ho dato al Latino vic un preci so memorandum sullo sconfinamento «Prepotto» (di cui al telegramma di

V.E. n. 56) 2 con richiesta ritiro reparti jugoslavi arrivati in tale settore.

Gli ho poi elencato -consegnandogli anche memorandum cronologico per mancate risposte -[casi sconfinamento] fermamente sottolineando perturbamento [da essi] provocato in atmosfera lavori commissione ed in tutte più generali questioni.

Nelle argomentazioni ho particolarmente tenuto conto del punto A e della precisazione B come da telegramma ministeriale 59 del 26 corrente3 . Monito (di cui secondo capoverso telecorriere ministeriale 15307)4 che ho opportunamente affacciato, sembrami aver colpito sensibile punto.

Latinovic --come sempre qui ---si è limitato ascoltare, promettendomi rapida risposta su tutto. Ho ritenuto opportuno fissare per lunedì 3 colloquio tra generale Velebit e ministro Martino5 che rientra stasera.

679

IL CONSOLE WINSPEARE AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

APPUNTO SEGRETO. Londra, 31 ottobre 1947.

Alle 13,30 del 31 ottobre il signor Crosthwaite, come d 'acco rdo, mi ha convocato al Foreign Office.



2 Del 20 o tt ob re, no n pubblicato.


3 Vedi D. 653.


4 Vedi D. 653 . nota 2.


5 Vedi D. 688.

Mi ha consegnato copia del progetto definitivo delle Note Bevin-Sforza in merito alla rinuncia britannica alle nostre navi, testo che corrispondeva a quello con noi concordato la mattina del giorno stesso.

Mi ha poi informato, pregando renderne edotto il conte Sforza, che il ministro Bevin non aveva potuto approvare, date le difficoltà opposte da altri dipartimenti (verosimilmente il Primo Sea Lord dell'Ammiragliato), la frase da noi proposta e già accettata da Mallet (da includere nell'ultimo capoverso del comunicato) che diceva «in recognition of the valuable services rendered by the ltalian Navy during the period of cobelligerency», accenno che avrebbe potuto sollevare polemiche nella stampa e forse anche in Parlamento in vista delle attività della nostra Marina nella prima fase della guerra. Crosthwaite ha insistito che il ministro Bevin avrebbe volentieri incluso tale frase, corrispondente del resto a quanto più volte affermato sia da lui che da Churchill, ma che d'altra parte non gli sembrava utile perdere del tempo in polemiche per farl a approvare dai suoi colleghi di Gabinetto.

Crosthwaite mi ha poi consegnato la bozza delle Note concernenti l'o!Terta italiana di 20 mila tonnellate di «scrap» alla Gran Bretagna. Avendogli fatto osservare che non si era mai parlato di questa offerta nelle conversazioni precedenti e che anche nel verbale della conversazione Bevi n-Sforza del 28 ottobre 1 la possibilità di cedere all'Inghilterra lo «scrap» era stata solo accennata da Bevin a titolo personale, Crosthwaite mi ha risposto che anch'egli non era al corrente della cosa ma che gli era stato detto da Bevin che il conte Sforza aveva in un secondo tempo formalmente offerto tale quantità di rottame, specificando che desiderava che l'offerta stessa fosse mantenuta assolutamente separata dalla rinuncia britannica alle navi.

678 l Vedi D . 62 8.
680

IL MINISTRO A PRETORIA, ROCHIRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. RISERV ATO 0794/528 . Pretoria, 31 ottobre 1947 1•

Telespresso di codesto ministero n. 1715 del 9 corrente 2 .

Faccio seguito al mio telegramma n. 57 in data odierna 3 .

Ieri ho avuto una lunga conversazione col maresciallo Smuts sulla questione delle nostre colonie; e gli ho opportunamente riassunto gli argomenti e le considerazioni contenute nel telespresso citato a riferimento. Nel parlare deU'Eritrea e della Somalia gli ho anche confermato -in conformità del telespresso ministeriale n. 15734 -· che se fossimo posti nell'alternativa di dover scegliere su quale delle due




2 Vedi D. 581.


3 Non pubblicato.


4 Vedi D. 476.

colonie (Eritrea o Somalia) conservare una più diretta ingerenza governativa italiana, la scelta cadrebbe sulla Somalia, e ne ho indicate le ragioni.

Ho messo tuttavia bene in evidenza che trattavasi di una risposta ad un quesito da lui postomi in una precedente conversazione; ma che noi manteniamo le nostre aspirazioni su entrambi quei territori e che in ogni caso in Eritrea avrebbe dovuto essere conservata la direzione tecnica italiana e facilitata l'ulteriore valorizzazione di quel territorio da parte dei nostri emigranti, in modo da evitare che essa ritornasse allo squallore che vi trovarono i primi nostri coloni.

Smuts, mentre io gli facevo la mia esposizione, ha fatto spesso segni di assenso, specialmente quando ho accennato all 'opportunità che, nell' interesse della civiltà bianca in Africa , siano mantenute e potenziate le folte comunità italiane stabilitesi nelle nostre colonie, e quando gli ho parlato della necessità di evitare che l'Eritrea ritorni al miserevole stato anteriore alla nostra presa di possesso. A tal proposito gli ho ricordato l'articolo dello Stockholm Tidningen, da me datogli in traduzione, dal quale risulta la rapida distruzione dell'opera di civiltà che in pochi anni gli italiani avevano compiuto (mio telespresso n. 469 del 24 settembre u.s.) 5 in Etiopia.

Smuts si è riferito alle varie conversazioni avute con me sull'argomento e mi ha confermato che egli è favorevolmente disposto verso l'Italia. «Ora --egli mi ha detto -il conte Sforza travasi a Londra ove sta trattando personalmente con Bevi n tali questioni; durante il mio soggiorno a Roma, il 17 novembre, avrò occasione di parlare diffusamente su tali argomenti col presidente De Gasperi e con Io stesso conte Sforza ; indi mi propongo di discutere la questione coloniale italiana a Londra. Io vi sosterrò; conosco ed apprezzo la bontà della popolazione italiana; l'Italia si è condotta male (misbehaved) sotto Mussolini; ma voi non avete avuto soltanto Mussolini , avete avuto anche Cavour e Mazzini ; l'Italia è la madre della civiltà. Io desidero sinceramente che l' Italia riacquisti presto il rispetto ed il prestigio fra le Nazioni nell 'interesse della civiltà occidentale. Non posso prevedere come si svolgerà la discussione al riguardo fra i quattro ministri degli esteri. Quale sarà l'atteggiamento della Russia? È un 'incognita. Potrà quindi darsi che non si raggiunga un accordo tra le quattro Potenze, ed in tal caso la questione, in base al trattato di pace, dovrà essere sottoposta all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ora, io voglio dirvi subito il mio pensiero al riguardo. Nel vostro interesse, è preferibile che un accordo per un 'equa soluzione sia raggiunto tra le quattro Poten ze, in modo da evitare che la questione venga in discussione nell'Assemblea dell'O.N.U.; in tal caso chi sa quale piega prenderebbero le cose».

Gli ho chiesto se egli avesse ragione di ritenere che la Russia appoggerà l'Etiopia nelle sue aspirazioni in Eritrea. Mi ha risposto di non saper nulla al riguardo, ma che tutto fa ritenere che la Russia voglia essere in qualche modo presente nel Mar Rosso, data l'importanza strategica di quel mare, mentre d 'altra parte essa si sta adoperando per avere influenza in Etiopia. Ho rilevato a tal proposito che la presenza del maresciallo Timoshenko in Etipia in qualità di console generale, non è senza significato; ed egli ha soggiunto: «Oh, certamente, la Russia fa sul serio -"They mean business " -. Per tutte queste ragioni non sarà facile un accordo fra i quattro ministri degli esteri. Può darsi che la Russia assuma


deliberatamente un atteggiamento tale da rendere impossibile una decisione, in modo da portare la questione all'Assemblea dell'O.N.U.». Ho fatto presente che in tal caso noi potevamo sperare nell'appoggio degli Stati Uniti, delle Repubbliche sudamericane e della Francia, e se fossimo anche sostenuti dall'Inghilterra e dai Dominions, la nostra posizione non sarebbe stata tanto cattiva. Ma egli ha obbiettato: «Credete a me: anche se avrete l'appoggio di alcune Repubbliche sudamericane, degli Stati Uniti, della Francia, della Gran Bretagna e dei Dominions, resta sempre il fatto che all'O.N.U. tutta la discussione si svolgerà in base ad alcune ideologie attualmente colà prevalenti , in favore degli indigeni ecc., e chi sa cosa verrebbe fuori. Conviene che venga ricerca ta un'equa soluzione fra le quattro Potenze».

Nel prendere congedo, ho accennato al suo prossimo viaggio, ed alla sua permanenza a Roma. Già alcuni giorni fa un comunicato ufficiale ha annunziato che il maresciallo , nel recarsi a Londra, si sarebbe fermato ad Atene ed a Roma. [eri il Rand Daily Mai/ ha dato la notizia che egli passerà un giorno ed una notte a Roma <<quale ospite del Governo italiano ». Smuts mi ha detto che è lieto dell'invito ricevuto, e che quantunque la sua permanenza sarà breve, avrà tutto il tempo necessa rio per utili scambi di vedute durante i colloqui , per i quali il generale Theron sta prendendo gli opportuni accordi .

679 l Vedi D. 660. 680 1 Nella copia conservata in Archivio manca l' indicazione della data di arrivo. 680 5 Non rinvenuto.
681

DIARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI SFORZA 1

Londra. 28-31 ottobre 1947.

Afartedì, 28 oltobre. mattina: Mio primo colloquio con Bevin2 . Argomenti trattati: sit ua zione politica generale; rapporti i taio-britannici in particolare ; colonie; flotta ; relazioni economiche italo-inglesi; rapporti italo-francesi (unione doganale) ; rapporti con la Jugoslavia (Trieste); rapporti con l'Austria (Alto Adige); questione abolizione visti.

Macoledì, 29 ottobre, martina: Miei colloqui con Sargent e Churchill 3 . Conversazioni al Foreign Office fra le due delegazioni4 . Argomenti trattati: ampliamento poteri Comitato misto italo-inglese estendendone competenze da questione commerciale a tutte questioni economiche e finan ziarie tra i due Paesi : turismo, regolamento conti etc.; ripresa esportazione carbone inglese in Italia ; esportazione ortofrutticola in Gran Bretagna; richieste britanniche d'informazioni dettagliate circa questione Alto Adige, rifugiati, uffici stralcio militari inglesi in Italia; attuazione pratica abolizione visti ; proposta inglese per conclusione di un nuovo trattato di amicizia, commercio e navigazione (trattative da iniziarsi a primavera) e per la



2 Vedi DD. 663 e 660.


3 Vedi D. 668.

Vedi D. 664.

conclusione di una convenzione aerea e di accordi culturali; richieste italiane di appoggio per le questioni che ci interessano e che sono pendenti all 'O.N.U. (questione nostra ammissione); richiesta italiana per facilitare il nostro inserimento nelle questioni specialmente economiche relative alla pace con la Germania e per lo stabilimento a Berlino di una nostra missione.

Sera: Brindisi di Bevin e di Eden .

Giovedì, 30 ottobre, mattina: Conversazioni al Foreign Office fra le due delegazioni5. Argomenti trattati: questioni coloniali: ottenuto affidamento pel ritorno in Libia di un residuo di duemila bambini senza contropartita; favorevole disposizione pel ritorno in Tripolitania, Eritrea, Somalia di un certo numero di profughi la cui possibilità di inserimento nella vita economica di quei Paesi potrà essere provata in seguito a indagini da svolgersi di comune accordo. Ottenuto promessa riesaminare con spirito liberale questione scambi commerciali tra Italia e colonie nonché questione riapertura nostre banche colà. Ottenuto promessa abolizione divieto rientro in Eritrea italiani stabilitisi colà dopo il 1935 qualora vi abbiano tuttora attività efficienti. Primo esame progetto comunicato.

Pomeriggio: Visita dell'ammiraglio Pecori Giraldi al Primo Lord del mare . Mia visita a Attlee. Mio secondo colloquio con Bevin (questione navi) 6 .

Venerdì, 31 ottobre, mattina: Riuni o ne delegazioni per definitiva redazione comunicato; stralcio questioni coloniali 7 .

Pomeriggio : Mia visita al re. Mio terzo colloquio conclusivo con Bevin.

Sera: Brindisi Attlee.

681 1 Questo breve d iario della visita a Lond ra è su fogli dattil oscritt i ed è iirmato da Sforza .
682

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 14903/883. Londra, 2 novembre 1947, ore 17,15 (per. ore 5,30 del 3 ) .

Stamane è stato comunicato a Cerulli, in via assolutamente confidenziale e con impegno non (dico non) farne stato, che Commissione nominata da Governo britannico per studiare atteggiamento da prendere nella questione territori italiani Africa ha presentato al Foreign Office sua relazione . Tale relazione conclude raccomandando mandato italiano su Tripolitania. Per Cirenaica Commissione esclude ogni e qualsiasi ingeren za italiana nella Marmarica ed afferma, con parole vivo elogio per opera svolta da noi nel campo agricolo, che problema emigrazione italiana, in quanto limitato geograficamente all ' altipiano cirenaica e in quanto considerato esclusivamente come una questione economica, può essere utilmente



6 Vedi D . 673.


7 Vedi D. 679.

oggetto di intese tra l'Italia e la Gran Bretagna. Si esclude anzi che v1 sra un concreto interesse degli arabi ad impedire tali intese per l'altipiano cirenaico, «che non ha legami col resto del continente africano, ma è piuttosto un pezzo di Grecia incollato all'Africa». È stato sottolineato a Cerulli che questa relazione non è definitivamente vincolativa per il Governo britannico, ma rappresenta le proposte della Commissione, proposte ora trasmesse a Charles «for consideration». Circa conclusioni per Africa orientale invece è stato oggi mantenuto più rigoroso riserbo. Soltanto alle insistenze di Cerulli gli è stato detto che si è ritenuto assurdo (« preposterous») ogni reclamo etiopico sulla Somalia e che, senza che ancora si possa dire quali conclusioni si siano raggiunte, per la Somalia continua l'impressione che la nostra posizione colà sia «più facile».

Prego vivamente V.E. di voler disporre che presente telegramma non venga assolutamente diramato per evidenti ragioni.

68 1 s Vedi D. 667.
683

IL MINISTRO A GEDDA, ZAPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14902/4. Gedda, 2 novembre 1947, ore 20 (pe r. ore 6,30 del 3).

Sottosegretario di Stato affari esteri Yusuf al quale ho comunicato richiesta contenuta nel vostro telegramma 9 1 mi ha detto che gli Stati membri della Lega araba seguiranno probabilmente eguale linea di condotta per quanto concerne ingresso Italia all'O.N.U. Egli ha telegrafato al re Jbn Saud per avere istruzioni in merito mia richiesta, ma mi ha fatto comprendere che il sovrano si rimetterà al parere del principe Faisal che trovasi Stati Uniti.

Martedì prossimo presenterò le credenziali al principe ereditario e la sera parteciperò pranzo ufficiale da lui offertomi ; mi riservo in quell'occasione di ritornare sull'argomento2 .

684

L'AMBASCIATORE A NANCHINO, FENOALTEA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. P ER CORRIERE 16063/015. Nanchino, 2 novembre 1947 (pe r. il 25).

Sono stato ricevuto ieri dal ministro affari esteri, rientrato tre giorni fa nella capitale.


683 l Vedi D. 662, nota 3. 2 Vedi D. 757.

Dr. Wang Shih Chieh inizia conversazione esprimendo suo rammarico per mancata ammissione Italia O.N.U.: considera tuttavia nostra ammissione ancora possibile nel corso questa sessione. Ritiene infatti che questione sarà verosimilmente sollevata in Assemblea: e sebbene non si nasconda che, da stretto punto vista giuridico, possa apparire singolare che Assemblea faccia una raccomandazione a Consiglio su questioni in cui è il Consiglio che deve fare raccomandazioni Assemblea, tuttavia non dubita che, se questione verrà posta, Italia avrà a suo favore maggioranza due terzi. Naturalmente in seno Consiglio potrà sempre esercitarsi veto sovietico: «tuttavia -ha aggiunto ministro -non bisogna credere che sovietici non cambino mai posizione presa: non si può escludere che, riportata questione al Consiglio dietro mozione Assemblea, sovietici recedano veto e non insistano ulteriormente su ammissione della Romania, Bulgaria, Ungheria come condizione per ammissione Italia».

Rievocando riunione nella quale fu discussa questione italiana sotto presidenza Gromyko, ministro tiene a dirmi che fu per facilitare ammissione Italia che Cina ha votato a favore Romania, oltre che Finlandia. Apparve tuttavia chiaro che anche se Romania avesse avuto i voti delle Potenze occidentali -ciò ai russi non sarebbe bastato.

Rispondo al ministro che primo obiettivo mia visita era appunto quello ringraziarlo per appoggio dato da Cina ad ammissione Italia O.N.U. Intrattengo quindi ministro su questione revisione in relazione a prossime discussioni all'O.N.U. Avendo in questi ultimi tempi, dai nostri contatti con uffici questo Ministero affari esteri, raccolto impressione che eccessiva nostra insistenza su problemi rispetto ai quali azione Cina in nostro favore ha limiti obbligati (come appunto revisione e colonie) avrebbe potuto essere sgradita, mantengo mie considerazioni su tono pura obiettività. Insisto su tema che nulla di quanto si faccia in favore Italia può costituire precedente a favore di altri, che non hanno a loro attivo Resistenza e cobelligeranza. Risponde il ministro: «Come le dissi molti mesi addietro, noi siamo e continuiamo ad essere consapevoli che l'Italia ha subito delle ingiustizie. Lo abbiamo detto e non mancheremo di ripeterlo. Tuttavia, le dico ciò in tutta franchezza e prescindendo dai problemi specifici che, come ella sa, si pongono in questo momento alla Cina, la nostra delegazione si consultò con quella francese e britannica a New Y ork e ne condivise impressione che impostare problema revisione a così breve scadenza da conclusione trattato di pace e prima della redazione dei trattati con Germania e con Giappone, possa essere prematuro». Da seguito conversazione traggo impressione che probabilmente delegazione cinese avrà istruzione fare in seno al Comitato od Assemblea affermazione di simpatia e di solidarietà con nostro Paese, ma che per motivi che ho altra volta indicati, si asterrà voto soprattutto se Francia ed Inghilterra si asterranno.

Ho poi accennato ministro esteri che terzo scopo mia visita era quello di richiamare sua attenzione su conversazioni attualmente in corso riguardo problema colonie. Ho naturalmente affermato che ci rendiamo ben conto di quella che è posizione Cina su problema coloniale, che del resto la tradizione italiana ci porta su terreno dei principi a posizione analoga e che non possiamo non vedere con simpatia affermarsi indipendenza delle Nazioni, in qualsiasi parte del mondo ciò avvenga. Una annessione delle colonie italiane da parte degli altri Paesi sarebbe la più stridente violazione di tali principi. Illustro gli argomenti che giustificano l'aspirazione dell'Italia ad ammtmstrare tali territori come fiduciaria dell'O.N .U. Ministro esteri, dopo aver ricordato che Cina ha anche recentemente ribadito

O.N.U. sua posizione contraria colonialismo, mi ha detto che punto di vista cinese, è, come già espresso in passato, indipendenza per Libia, trusteeship per le altre ex colonie ; trus teeship per un limitato periodo di tempo anche per Libia qualora ad essa non si accordi indipendenza. «Quanto all'amministrazione, alle sue condizioni ed ai suoi dettagli, è problema che dovrà essere deciso dagli organi dell'O.N.U. al momento opportuno. Nulla esclude nel pensiero del Governo cinese che Italia debba essere chiamata partecipare a tale amministrazione».

Tono conversazione è stato come sempre assai cordiale, e caloroso è stato accenno ad ingiustizie subite dall 'Italia. Colloquio -e insieme contatti avuti in questi ultimi tempi --conferma mia impressione azione internazionale questo Governo nei nostri confronti continuerà ad essere ispirata simpatia e sincero desiderio favorirci, nei limiti tuttavia consentitigli:

l) su problema revisione: da sua riluttanza a scontentare Francia ed Inghilterra su questioni specificatamente europee, oltre che da stato allarme questa opinione pubblica rispetto a problema pace con Giappone;

2) su problema colonie: da sua ben nota posizione di principio, oltre che dal fatto che per avere parte a controllo di alcuni possedimenti del Giappone la Cina potrà trovarsi a dover favorire forme di trusteeship collettivo.

685

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, MARTIN!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 14944/235. Rio de Janeiro, 3 novembre 194 7, ore 13,5 7 ( per. ore 8 del 4 ) .

Suo telespresso O1720 se gr. p o l. del l O corrente 1•

Non avevo mancato interessare questo Ministero degli affari esteri svolgendo argomento inteso appoggiare nostra richiesta prendere in considerazione questione colonie, nel quadro azione brasiliana Parigi e favorevoli disposizioni espressemi dallo stesso Fernandes sul colloquio che provocai anche in argomento aprile scorso (mio telegramma 126)2.

Mi è stato assicurato ora che in argomento posizione Brasile concretasi seguente punto di vista: dato che colonie africane Italia non possono ottenere subito indipendenza esse debbono essere sottoposte trusteeship Nazioni Unite conferendosene amministrazione all'Italia. Mi sembra sia quanto da noi desiderato.

Governo brasiliano, richiesto far conoscere suo modo di vedere ques tione, avrebbe già inviato istruzioni a sua rappresentanza Londra affinché faccia presente


685 t Vedi D . 588. 2 Vedi serie decima, vol. V.

per iscritto detto punto di vista alla Conferenza sostituti. Nessuna distinzione sarebbe fatta per la Cirenaica intendendosi essa compresa nella dizione «colonie africane dell'Italia».

Punto di vista Brasile si appoggerebbe, tra l'altro, oltre che sulle provate capacità colonizzatrici Nazione italia na, sulla sovrappopolazione nostro Paese, mancanza di materie prime, eccetera .

Ripromettomi insistere, affinchè Brasile segua con particolare attenzione questione, presso lo stesso Fernandes, che dovrò rivedere in questi giorni3 .

686

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL 'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. 15812/573. Roma, 3 novembre 1947, ore 17.

Per V.E . e per Grazzi . Condotta nostra delegazione a Bruxelles deve ispirarsi ai seguenti due principii:

l) mostrare viva simpati a verso idea di unione doganale europea pur osservando che siffatte costruzioni restano utopia se non si comincia poco a poco ;

2) dire invece chia ro ai francesi che se durante la prossima conferenza essi non riaffermassero desiderio cominciare con un ' unione franco-italiana aperta a tutti , ciò rischierebbe creare in Italia impressione che a Pa rigi si è ca mbiato pensiero e atteggiamento di fronte a un problema che dovrebbe stare ugualmente a cuore ai due Paesi.

687

L' AMBASCIATORE A W ASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI , SFORZA

T. URGENTE 14960/954. Washington , 3 novembre 1947, ore 20 ,40 (per. ore 10, 20 del 4) .

Trasmetto seguente telegramma on . Campilli:

«65. Seguito telegramma presidente 1 abbiamo avuto oggi con ambasciatore Tarchiani riunione presso Thorp per esaminare, presenti anche funzionari



Dipartimento di Stato, situazione italiana per aiuto immediato. Abbiamo esposto fabbisogno fino 1° gennaio suddiviso quindicinalmente ed illustrate necessità interne italiane che non consentono dilazioni. Discussione è stata lunga e dettagliata, improntata spirito amichevole comprensione. Prevedendo che discussione Congresso aiuto pre-Marshall concludasi fine dicembre sono state esaminate varie possibilità per procurare fondi senza ricorso Congresso. Sembra possibile utilizzare « Commodity Credit Corporation» per acquisti dicembre grano. Affacciata possibilità costituire ora in garanzia contro anticipazione dollari da parte Federai Riserve Bank da noi per altro contrastata. Altre varie proposte dirette rastrellare somme da fonti diverse saranno ancora considerate. Domani continueremo discussione con funzionari incaricati. Mi riservo con successivo dispaccio informarvi delle conversazioni personalmente avute con esponenti dell ' Amministrazione e del Congresso sia per aiuto immediato che per programma piano Marshall ».


688 .

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 14940/72. Belgrado , 3 novembre 1947, ore 21,15 (per. ore 8 del 4 ).

Conferito con Vele bit su questione sconfinamenti 1• Egli finalmente mi ha dato risposta nel senso che, secondo questo ministero interno, non vi sarebbero stati da parte jugoslava. Poiché Velebit ammette tuttora legittimità nostra richiesta eventuale sgombero, ha proposto comune indagine situazione di fatto.

Ha pure proposto, per rendere rapida ed agevole soluzione, che commissioni provvisorie già nominate si accordino per designare una persona per parte, incaricate di tali indagini. Poiché, data recisa insoddisfacente risposta non sarebbe rimasta altra via che quella di assumere atteggiamento rigidità, ho creduto di accettare proposta.

Resta inteso che nostra commissione può nominare persona anche estranea a commissione stessa e comunque precisare che accertamento sconfinamenti resta estraneo compiti commissione e che sui risultati indagini decideranno poi competenti organi politici.

Velebit ha dato istruzioni nel senso che precede a delegazione jugoslava2 .


688 l Vedi D. 678. 2 Vedi D. 770.

685 3 Con T. per corriere 15559/059 del 12 novembre Ma rtini aggiungeva : \dn colloquio con minis t ro Fernandes, ques ti mi ha rico nfermato suo deciso appoggio a proposta amministrazione italia na nostre colonie africane e che istru zioni sono state dat e a ra ppresentanza brasiliana ». 687 l Vedi D . 672.
689

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, DE NOBILI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR . 3610/1718 . Bruxelles, 3 novembre 1947 1•

Telespresso n. 1745/c. segr. poi., del 14 ottobre u.s. 2 .

Venturini ha rimesso al segretario generale di questo Ministero degli esteri un aide-mémoire in cui sono riportate le considerazioni contenute nel telespresso controdistinto nonchè le monografie trasmesse da codesto ministero.

Nel corso della conversazione che ne è seguita , l'ambasciatore de Gruben, pure dichiarando la massima comprensione per la nostra tesi , ha fatto chiaramente comprendere che la posizione del Belgio è alquanto delicata, dati i legami che lo uniscono all'Inghilterra.

Non mancherò di intrattenere personalmente il signor Spaak circa la nostra richiesta di trusteeship sulle quattro antiche colonie africane, occasione della visita che gli farò nel corso di questa settimana per riprendere contatto con lui di ritorno dal mio congedo.

Mentre mi riservo di riferire ulteriormente sull'argomento, accludo per documentazione, copia dell'aide-mémoire consegnato al barone de Gruben3 .

690

L'INCARICATO D'A FFARI A VIENNA, PIGNATTI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, ZOPPI

L. 11478. Vienna, 3 novembre 1947.

ln assenza del comm. Coppini , che sarà di ritorno a Vienna fra un giorno, e quindi non più in tempo per servirsi di questo corriere, mi voglia permettere di rivolgere direttamente a lei questa lettera , per esporle alcuni argomenti, che mi sarebbe meno facile trattare in un rapporto, a commento degli ultimi telegrammi:

l) gli austriaci si sono formalmente conformati ai nostri desideri di mantenere la loro delegazione entro limiti ristretti, e di sceglierne i membri fra persone tecniche, e non politiche; ma hanno poi aggiunto tre persone, da loro qualificate «persone di fiducia», che dovranno pure esse venire a Roma, con funzioni di esperti e di con sulenti . Secondo le ripetute affermazioni di Leitmaier, e secondo il tenore della nota di risposta di cui trasmetto copia con questo stesso corriere, tali persone non prenderanno in nes sun modo parte alle conversazioni, né entreranno in alcun contatto ufficiale con i delegati del Governo italiano. Dico «ufficiale », perchè,


~ Vedi D. 608.


1 Non pubblicato.

trattandosi di due rappresentanti di partiti e di uno dell 'Associazione degli optanti, sarà probabile, o almeno difficile da evitarsi, che essi si incontrino privatamente costì con corrispondenti persone italiane (a questo proposito mi permetto di ricordare che durante il congresso del partito socialista austriaco che ha avuto qui luogo la settimana scorsa sono intervenuti l'on. Matteotti ed il dott. Luzzatto e che specie quest'ultimo si è particolarmente interessato al problema, soprattutto con il noto deputato Pittermann) .

Ho fatto presente la nuova impostazione col telegramma 391 1 , suggerendo che, se lo si riteneva opportuno, sarebbe stato bene precisare subito agli austriaci il nostro parere al riguardo. Temo che questa aggiunta di persone rischi di complicare le cose perchè, almeno a quanto mi è dato di capire da qui, è destinata a far nascere sospetti da parte nostra. Inoltre essa crea l'impressione, data la sua composizione, che la parola decisiva austriaca nelle decisioni da prendere spetterà ad essa, più forse che alle tre persone che tratteranno ufficialmente.

Ad ogni modo, se le cose rimarranno in questi termini, toccherà a noi cercare di trarre il maggior profitto possibile dalla situazione, che può presentare anche qualche elemento favorevole. Un accordo raggiunto a Roma, e quindi con l'esplicito consenso degli « uomini di fiducia », potrà poi difficilmente essere impugnato qui in Austria: sarebbe possibile attaccare i delegati, funzionari governativi , ma non gli <<Uomini di fiducia ». È, una specie di controassicurazione che Gruber si è fatta dare dai circoli interessati: a questi, che gli chiedevano di prendere più o meno direttamente in mano le trattative, Gruber ha risposto (dovendo allo stesso tempo tener conto delle posizioni italiane) con tale soluzione, che mentre da un lato gli permette di manda re a Roma i suoi funziona ri, dall'altro impegna i predetti circoli e gli eviterà successive recriminazioni e attacchi. Questo, a quanto ho potuto apprendere, è stato il risultato di una riunione svoltasi poco tempo fa presso il ministro degli esteri. Quanto precede dovrebbe, a mio pa rere, portare a pensare che gli austriaci verranno a Roma disposti anche a cedere su qualche punto; è un'eventualità non molto probabile. ma altrimenti non sarebbe stato necessario prendere queste precauzioni. Lo stesso Leitmaier, che pur si rende conto degli inconvenienti degli esperti, ha accennato a questa probabilità.

Quanto ai nomi ed ai visti dei tre esperti predetti, riferisco per telegramma 2 .

2) Quanto alla da ta delle conversazioni, Leitmaier ha detto che Gruber era impaziente di iniziarle al più presto, in vista dci successivi impegni a Londra, e che quindi desiderava che i delegati austriaci si trovassero a Roma per il giorno lO novembre, data da noi indicata nella nota. A parte il nostro interesse a non affrettare le cose, lei sa, da quanto le ha scritto in precedenza il comm. Coppini , che egli si è fino ad ora fatto forte del fatto di dover essere ancora a Vienna il 9 novembre, per l'incontro di calcio l talia-Austria. Avvalendomi dello stesso pretesto (che poi è una necessità, avvalorata dalla visita, per l'occasione, dell'on . Andreotti), ho fatto presente che non era possibile entrare in conversazioni finchè uno dei tre delegati italiani era assente, e che quindi le conversazioni stesse non avrebbero potuto iniziarsi prima del 12 pomeriggio o I 3 novembre. Su questo punto, come


690 l Vedi D. 648. ~ Vedi D. 692.


855 del resto già comunicato con telegramma n. 3393 , Leitmaier si è dichiarato esplicitamente d'accordo. Ha però detto che preferiva partire ugualmente il 7, arrivando a Roma il 9, per non contrariare Gruber (la formula è un po' strana!), e allo stesso tempo per approfittare dell'intervallo per visitare la città, che non conosce, e per lasciare le carte a lei e ad Innocenti; su questo punto dovrebbe essere facile limitare i contatti alle pure e semplici «carte», ove si ritenesse meglio non andare più oltre.

Resta il fatto di una visita preliminare del comm. Coppini al presidente del Consiglio. Ma forse anche questo punto potrà essere risolto, fissandola per il giorno 12 (il comm. Coppini arriverà a Roma il 12 mattina) , e manovrando opportunamente con Schwarzenberg nello stabilire la data d'inizio delle conversazioni.

C'è un'ultima piccola questione, ma di carattere diverso: Leitmaier, nel ringraziare vivamente per l'ospitalità offertagli dal Governo italiano durante la sua permanenza a Roma, ha fatto presente al comm. Coppini che egli accetta riconoscente tale ospitalità per tutto il resto, ma che, ove non vi fosse nulla in contrario, preferirebbe andare ad alloggiare, in forma privata, presso il suo vecchio amico Kohlruss, ministro d'Austria presso la Santa Sede. Mi sembra che ciò possa senz'altro andare. Così le persone da ospitare da parte del Governo si ridurrebbero ad una sola, cioè al ministro Kripp. I tre esperti andranno naturalmente per conto loro.

689 l Manca l'indicazione della data di arri vo.
691

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETO 14995-14996/888-889. Londra, 4 novembre 1947, ore 21 ( per. ore 6,30 del5).

Cerulli ha visto Saskin col quale ha discusso ancora questione profughi Africa.

Saskin gli ha detto che punto di vista sovietico è che, in base accordi attuali tra Quattro Potenze , compito Commissione indagine deve svolgersi interamente in Africa; che perciò, per giustificare l'inclusione dell'Italia nell 'itinerario di ritorno della Commissione, occorre che noi facciamo ben valutare l'importanza anche numerica dei profughi ora in Italia in relazione alla popolazione italiana rimasta nei territori africani. In base a tale criterio delegazione sovietica da parte sua esaminerà nostra domanda nello spirito più favorevole possibile. Saskin ha chiesto quindi particolari su associazioni profughi e loro composizione e distribuzione. Per quanto concerne esposizione nostro punto di vista alla Conferenza egli ha confermato che ordine giorno seconda fa se Conferenza sarà discusso stasera, aggiungendo che nel concetto russo l'Italia, una volta invitata alla Conferenza , dovrebbe avere il privilegio di essere la prima a parlare. Saskin ha infine comunicato che, a modifica precedenti istruzioni, è stato nominato primo delegato sovietico nella Commissione indagine sig. Feodorov in arrivo da Mosca e che partenza Commissione subirà


ritardo di qualche giorno, a causa di questioni amministrative sorte per la ripartizione spese viaggio tra i vari Governi.

Saskin ha chiesto a Cerulli se e in qual modo Governo italiano intenda avvalersi facoltà presentare nuovi documenti alla Conferenza. Cerulli gli ha accennato prossima presentazione nostra nota su Eritrea di cui gli ha spiegato punti fondamentali concernenti Etiopia ed Egitto. Per l'Egitto egli ha detto che si chiedeva se richiesta Egitto circa Eritrea fosse fatta proprio per conto dell'Egitto stesso il quale non ha alcuna frontiera comune con l'Eritrea. Interpretazione logica della richiesta egiziana, ha aggiunto Saskin, porterebbe a crederla piuttosto fatta per conto del condominio anglo-egiziano del Sudan . Egitto ha qui alla Conferenza due domande . Questa sull 'Eritrea potrebbe anche rappresentare (altra ipotesi per spiegare il fatto) il desiderio di qualcuno di compensare altrove quelle ambizioni egiziane sulla Cirenaica che si ritengono sgradita concorrenza.


692 .

IL MINISTRO A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15044/401 P .R . Vienna , 5 novembre 194 7, ore 14,40 ( p er. ore 15,30 ) .

Mio n. 395 1•

Questo Ministero esteri con nota verbale ieri giunta chiede visto ingresso Italia seguenti nominativi «fiduciari esperti » che dovrebbero accompagnare delegazione austriaca :

l) professar Franz Gschnitzer, residente Innsbruck che ministro Kripp ha detto essere esponente Volkspartei;

2) dottor Karl K unst , pure residente Innsbruck , esponente socialista;

3) dottor Rudolf Schlesinger, giudice a riposo, optante altoatesino residente Kitzbuehl e rappresentante degli optanti altoatesini.

Già ho chiesto informazioni ad lnnsbruck. Pur tenendo conto giuste considerazioni di Pignatti (lettera 11478 del 3 corrente) 2 , osservo che tre inviati sono solo rappresentanti circoli tirolesi interessati e non personalità politiche austriache conosciute il cui invio avrebbe potuto dare impressione che, contrariamente a loro ripetute affermazioni, austriaci volessero modifisare carattere delegazione ed estendere discussione oltre quella relativa questione optanti.

Suggerirei, per quanto sopra, astenersi dal sollevare pa rticolari questioni di principio. A mio avviso, questa aggiunta rientrerebbe in modalità tecniche interne della delegazione austriaca che, come osserva giustamente Pignatti , può presentare determinati vantaggi.


692 1 Vedi D . 676. 2 Vedi D . 690.

Comunicherò tuttavia Leitmaier che. da parte nostra, non è possibile ammettere che delegazione austriaca si serva e copra optanti altoatesini nelle consultazioni che intercorrono solo tra Governo austriaco e quello italiano. Gli aggiungerò poi che, prescindendo dal fatto che visto potrebbe essere concesso solo se si tratta di pieno cittadino austriaco --ciò che del resto escluderebbe il riacquisto della cittadinanza italiana --designazione optante altoatesino quale delegato austriaco non mi sembra gesto corretto nei riguardi Governo italiano.

Pertanto, salvo ordine contrario V.E. che pregherei inviarmi telefonicamente, sabato 8 concederei visti primi due nominativi. Per quanto riguarda particolarmente signor Kunst visto era stato giù richiesto da Segreteria Parlamento austriaco quale accompagnatore deputato socialista Klein, in relazione conferenza con nostro partito socialista (mio telegramma n. 394 del 31 scorso mese)3 .

690 3 Del 29 ottobre. non pubblica to .
693

IL CAPO DEL SERVIZIO ISTITUTI INTERNAZIONALI, DE ASTIS, ALL'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA

T. 15916/712/11. Roma. 5 novembre 1947, ore 24.

Telegramma ministeriale 91• Governi Libano e Afghanistan hanno confermato rispettive delegazioni O.N .U. istruzioni dare voto favorevole nostra ammissione. Sottosegretario esteri Arabia Saudita ha lasciato comprendere che quel Governo si rimetterà al parere principe Faisal che travasi costì. Ambasciatore italiano Teheran ha rinnovato passi insistendo su urgenza questione2 .

694

L'AMBASCIATA A LONDRA AL CONSIGLIO DEI SUPPLENTI DEI MINISTRI DEGLI ESTERI

NOTA . Londra; 5 novembre 1947.

Il Governo italiano, nel momento in cui la Commissione di indagine nominata dalla Conferenza sta per partire per l'Eritrea, mentre si riferisce a tutta la documentazione precedentemente trasmessa su quel territorio e particolarmente al


692 .1 Non pubblicato. Per la risposta vedi D. 700. 693 l Vedi D. 661.


2 Con T. 160741725112 dell'8 no\'embre De Astis comunicava quanto segue : <U\mbasciaia d'Italia Teheran tdegrafa che delegazione iraniana O.N.U. ha nuovamente ricevuto is!J uzioni votare a favore ammissione Italia e. in linea di massima, tenere atteggiamento fa vorevole n~i nostri riguardi>> e successivamente, con T. 16365/753 del 14 novembre, Fransoni trasmetteva le seguenti informazioni: Mimstro Italia Gedda comunica che re lbn Saud ha impartito istruzioni a principe Faisal votare fa vore ammissione Italia O. N.U. d'accordo con altri delegati Stati Lega araba>>.

memorandum ultimamente inviato alla Conferenza stessa, ritiene di dover particolarmente richiamare l'attenzione sui seguenti punti:

l) L'applicazione dell'istituto del trusteeship all'Eritrea nella formula e nello spirito della Carta di San Francisco, sembra al Governo italiano la soluzione meglio corrispondente all'interesse delle popolazioni eritree. La popolazione dell'Eritrea ha una composizione così complessa dal punto di vista etnico, linguistico e religioso, che la sua evoluzione necessaria verso una organizzazione politica non può avvenire se non opportunamente assistita e sviluppando in un quadro più elevato la tradizione unitaria, nelle forme ormai consolidatesi da sessanta anni durante l'amministrazione italiana.

2) Dividere invece l'Eritrea in più unità, oltre ad essere praticamente impossibile data la già accennata complicatissima distribuzione delle popolazioni, non sarebbe cosa utile alla pace interna del territorio, né al suo sviluppo e progresso sociale, né alla sua ulteriore evoluzione politica.

3) Una divisione dell'Eritrea sarebbe anche un grave colpo allo sviluppo economico del territorio di cui la popolazione italiana costituisce, col suo lavoro e colle sue realizzazioni , una delle maggiori possibilità di incremento avvenire, come ha costituito in passato per la trasformazione dell 'Eritrea in un Paese modernamente utilizzato.

4) Data la completa esperienza acquisita dall'Amministrazione italiana nella lunga opera da essa compiuta per la pacificazione e l'organizzazione politica ed economica del territorio , dati i progressi in ogni campo che il territorio ha compiuto sotto tale Amministrazione, data la conoscenza che questa ha acquistato dei complessi problemi interessanti il Paese, data la presenza di una laboriosa e numerosa collettività italiana, e tenuto conto degli stessi riconoscimenti che l'opera compiuta dall'Amministrazione italiana ha presso le popolazioni indigene legate all'Italia da ormai lontani vincoli di storia, di collaborazione ed ora anche di lingua e di abitudini, il Governo italiano ritiene che la miglior soluzione per la questione dell'Eritrea sia quella di affidarne all'Italia il trusteeship secondo lo spirito e la lettera della sopraccennata Carta di San Francisco che l'Italia pienamente accetta.

5) L'Italia è naturalmente disposta , in tal caso, a promuovere al più presto in Eritrea, in collaborazione con le comunità locali , la formazione di sistemi di autogoverno il meglio adeguati all'attuale grado di sviluppo di quel Paese.

6) Il Governo italiano è animato dal desiderio di riprendere col Governo etiopico quelle relazioni cordiali che furono mantenute già negli ultimi decenni prima del fascismo nel reciproco interesse della collaborazione economica tra i due Paesi. In questo spirito di amichevole comprensione il Governo italiano esprime l'opinione che è equo considerare in questa occasione, compiutamente, quella domanda etiopica per uno sbocco al mare che già in passato era stata oggetto di intese ed accordi economici tra l'Italia e l'Etiopia come la Convenzione per la zona franca di Assab. Il Governo italiano, pur sottolineando ancora una volta il concetto su espresso della necessaria unità politica ed economica dell'Eritrea , è tuttavia fa vorevole acchè venga esaminato se non convenga procedere a taluni aggiustamenti delle linee di frontiera senza che vengano a nuocere ai preminenti interessi delle popolazioni indigene e per facilitare e risolvere situazioni locali che possono presentarsi.

7) Il Governo italiano è favorevole acchè l'Eritrea sviluppi la sua collaborazione economica col Sudan anglo-egiziano, secondo la tradizionale cooperazione di buon vicinato affermatasi già nel passato. In questo campo nei confronti del condominio anglo-egiziano come in ogni altro campo nei confronti del Governo egiziano direttamente, l'Italia tiene ad esprimere la sua sincera volontà di amicizia verso l'Egitto corrispondente ai tradizionali rapporti tra i due Paesi. Tali rapporti potranno così continuare ad affermarsi nel campo economico anche in Eritrea, dove nessun interesse politico sembra dividere l'Egitto dall'Italia, la cui sovranità sul litorale eritreo succedette nel 1885 a quella della Turchia in base ad intese cui anche l'Egitto partecipò.

8) Il Governo italiano vuole infine riaffermare che l'Italia, la quale si insediò in Eritrea d'intesa con le varie Potenze ed in base ad accordi liberamente negoziati ed ha esercitato così per un sessantennio in Eritrea una funzione utile per l'equilibrio di questo settore del continente africano , considera come l'attribuzione di un trusteeship sull'Eritrea da parte delle Nazioni Unite all'Italia stessa sia nell'interesse generale della pace. Perciò il Governo italiano considera con profonda comprensione la responsabilità che verso tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite l'esercizio di tale trusteeship implicherebbe ed è pronto ad assumere tutti gli impegni nel supremo interesse della civiltà.

695

IL MINISTRO A BUCAREST, SCAMMACCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15112/109-110. Bucarest. 6 novembre 1947, ore 18,30 (per. ore 7,30 del 7).

Mio telespresso n. 81 O ottobre 23 1 e mio telegramma n. 922 .

Da processo Maniu e da compromissioni che ne sono risultate di numerosi funzionari Ministero affari esteri, blocco sinistra ha prontamente colto occasione allo scopo di promuovere di sorpresa voto sfiducia ministro degli affari esteri accusato colpevole tolleranza verso diplomatici dissidenti e di dubbiosa fede politica adducendone a riprova noto suo memoriale maggio scorso 3 .

Votazione ebbe luogo iersera tarda ora. Tatarescu gravemente ammalato non poté assistere seduta Camera deputati né discolparsi. Parteciparono votazione soltanto 192 deputati in rapporto 378; notevole soprattutto che ministro degli affari esteri cui partito conta 72 mandati riscosse solo 5 voti favorevoli contro 187.

Repentina mossa apre crisi da tempo latente che investe posizioni liberali di sinistra nel blocco governativo e segna nuova tappa verso liquidazione residui elementi moderati cui partecipazione vita pubblica era stata fino ad ora tollerata a prezzo compromessi e graduale rinunzia programmatica. Aspre accuse vengono infatti rinnovate contro ministro delle finanze liberale Alessandrini cui si pretende


muta menti politici avvenuti nel Paese.


2 Del 30 ottobre, informava dell'inizio del processo a Maniu.

J Vedi D. 21.

addebitare responsabilità crisi economica. È stata aperta inchiesta funzionari carriera diplomatica che prelude nuove prossime epurazioni. Crisi segna ulteriore consolidamento predominio forza sinistra che detengono potere mentre posizione Corona ne risente ulteriore indebolimento .

695 l Non pubblica to: riferiva circa l'atteggiamento di alcuni diplomatici ro meni nei confronti dei
696

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL 'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T. S.N.D. PRECEDENZA ASSOLUTA 15993/583. Roma, 6 no vembre 1947, ore 20.

Mio 575 1•

Trasmetto a parte, ad evitare errori di interpretazione, resoconto pubblicato da stampa su esame fatto ieri da Consiglio ministri questione beni 2• Esso parmi possa esse re utilizzato da V.S. per commentare presso uomini di Stato francesi i leali intendimenti che animano Governo italiano a liquidare questione orientando opinione pubblica in senso favorevole all'accordo, anche se parte relativa beni espulsi Tunisia (di cui non poteva non farsi cenno) è molto meno sopportabile di quella relativa beni Francia e colonie. Termini del comunicato, se posti in rela zione con istruzioni mio 575, dovrebbero anche poter consentire di trattare con codeste Autorità quei possibili miglioramenti nell'una o nell 'altra parte dell 'accordo nella quale più sembri probabile un qu alche cedimento. Attendo di conoscere reazioni francesi a pa ssi V.S. e quali prospettive vi siano, in questa fase delicata dei negoziati , di vari azioni in meglio nel complesso dell 'accordo. Prego comunicare Grazzi 3•

697

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .D . 15157/747 . Parigi, 7 novembre 1947, ore 13,50 (per. ore 16).

Suo 583 1• Sono tornato a parlare con Bidault della questione dell a Tunisia attirando sua attenzione non so lo su difficoltà che questa può provocare per Governo, ma



2 T. 15994/584 del 6 novembre, non pubblicato.


3 Per la risposta vedi D. 697.



861 soprattutto su ripercussione che ciò può avere su opmwne pubblica italiana e conseguentemente su riavvicinamento franco-italiano che sta a cuore ai due Governi.

Bidault da parte sua mi ha accennato a difficoltà che incontra Governo francese in vista sua situazione estremamente precaria insistendo su amministrazione e su interessi privati francesi coinvolti . Mi ha promesso che avrebbe di nuovo studia ta la questione e mi avrebbe fatto conoscere qu ello che riteneva di poter fare avvertendomi che proba bilmente non avrebbe potuto fare altro che qualche cosa di simbolico.

T a nto Grazzi che io stiamo trattando su piani differenti per vedere di av ere qualche miglioramento accordo là dove si proverà po ssibile. Questo stadio dei nego ziati ella vorrà scusarci se non telegrafiamo dettagli trattative e ciò allo scopo di evitare indiscrezioni, sempre possibili, che potrebbero far molto danno.

V.E . può essere sicuro che da parte nostra si farà tutto il possibile: ritengo dovero so avvertire ancora una volta che non credo ci sia da sperare molto.

696 l Del 5 novembre. con il qu a le Sforza aveva inviato le seguenti ist ruzioni: « Il Governo co nta che ella profitterà di questo periodo per fare sentire non solo ai funzionari ma agli uomini di Stato che qui si temono reazioni al Parla mento che può rifiutare ap provazione dell'accordo, in vista della eccess iva durezza della liquidazione di fronte agli italiani in T uni sia. C iò potrebbe perfino significare una crisi es tremamente noci va per quell'in tesa che vorremmo profonda fra i nostri due Paesi, con ripe rcuss ione perfino ag li Stati Uniti e a l loro aiuto». 697 l Vedi D. 696.
698

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATA A WASHINGTON

T. URGENTE 16031/720. Roma, 7 novembre 1947, ore 15,30.

Per on. Campilli. Suoi telegrammi 49 e 57 1•

Questo ministero concorda line a condotta seguita V.S. , nella sua qu alità di membro e rappresent<mte Comitato cooperazione, nella riunione con delegati francese inglese per formulare risposta proposta Harriman.

Questo mini stero condivide inoltre sue considerazioni circa necessità venire incontro proposta americana oltre che per riflessi, messi giu stamente in luce da

V.S. , nei confronti Congresso ed opinione pubblica americana, anche perchè esperienza da noi fin qui fa tt a circa mecc a nismo aiuti ottenuti e che continuiamo ottenere in piena collaborazione Governo Stati uniti è stata particolarmente buona.

Ritengo pertanto opportuno ella continui azione intesa chiarire in codesti ambienti governativi nostra piena comprensione esigenza maggiore e più fattiva cooperazione europea al fine migliore utilizzazione aiuti stessi con conseguente diminuzione oneri Stati Uniti , nonchè nostri particolari punti di vista circa forma concreta aiuti.


Pregola intendersi con Tarchiani affinchè azione m tal senso s1a comune e parallela.

698 1 Vedi DD. 647 e 665.
699

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15199/967. Washington, 7 mn·embre 1947, ore 20,45 (per. ore 8.50 de/1'8) .

Da informazioni questi ambienti parlamentari risultami che principali esponenti Congresso anche repubblicani hanno aderito richiesta Truman perchè all'inizio sessione speciale venga esaminato progetto di legge interim-aid ad Italia e Francia che Truman presenterà con speciale messaggio. Progetto legge per piano Marshall sarebbe invece presentato verso metà sessione. Lunedì segretario di Stato illustrerà a riunione Comitati affari esteri Camera e Senato progetti legge predetti. Comitato Herter sta ponendo a punto rapporto su viaggio Europa che illustra con ampi dettagli necessità assi stenza raccomandando immediati provvedimenti.

700

lL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO A VIENNA, COPPINI

T. 16048/279. Roma, 7 novembre 1947, ore 22.

Suo 401 1• D 'accordo . Consigliere di Stato Innocenti precisa ancora una volta che argomenti conversazioni sono seguenti :

l) art. 5 nostro schema ;

2) procedura pel riacquisto cittadinanza italiana da parte naturalizzati emigrati ;

3) tutela patrimonio all'estero dei naturalizzati nei limiti dell'impegno di cui nostra nota del 18 agosto (pag. 14)2 .

È esclusa questione relativa condizione giuridica naturalizzati non emigrati quale è stata prevista nel nostro progetto di legge.


700 I Vedi D. 692. 2 Vedi D. 436, Allegato.

701

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 15277/0145 . Ankara, 7 novembre 1947 (per. il 10 ) .

Per la prima volta, dopo qualche anno, il presidente della Repubblica lnonii ha, nel discorso pronunciato il lo corrente dinanzi alla Grande Assemblea nazionale, inaugurandone la sessione, toccato specificamente dell'Italia.

«Noi constatiamo -egli ha detto -con compiacimento e piacere che la nuova Italia, con la quale desideriamo vivamente rafforzare i nostri vincoli di amicizia, ha ottenuto infine la pace e si avvia alacremente a rioccupare quel posto importante di cui è degna».

Questo ministro degli esteri mi dice che la specifica menzione all'Italia è stata decisamente voluta dal presidente Inonii contro il parere di alcuni pochi ministri che avrebbero preferito ometterla per meglio giustificare la mancata menzione di altre Potenze, di cui sembrò miglior cosa tacere.

Assistevo alla seduta. La frase del presidente al nostro indirizzo è stata accolta dagli applausi unanimi dell'Assemblea.

702

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N . D. PER CORRIERE 15287/0159. Parigi, 7 novembre 1947 (per. il 10).

Nell 'ultimo mio colloquio con Bidault 1 questi ha avuto occasione manifestarmi suo pensiero su esito prossima Conferenza Londra.

Bidault è convinto impossibilità arrivare accordo malgrado voci alquanto meno pessimistiche circolate ultimamente. Tali voci si ricollegano a linguaggio ambasciatori russi Parigi Londra e probabilmente Washington che vanno ripetendo U.R.S.S. presenterebbe Londra proposte particolarmente interessanti.

Se tali proposte fossero, come si ha motivo pensare, sgombero totale Germania da una parte e dall'altra, esse sarebbero, secondo Bidault, evidentemente destinate completo insuccesso. Tale sgombero non verrebbe certamente accettato dall' America. Per conto suo anche Francia sarebbe contraria.

Altrettanto votate insuccesso sembrano eventuali proposte americane per pervenire alla unità economica tedesca: accaparramento tutte attività economiche da


parte dei russi nella loro zona è tale che formazione unità economica non è pensabile; si verrebbe nella migliore ipotesi a creare situazione tipo Austria che americani non potrebbero tollerare.

Quanto a Francia essa non intende presentare nessuna nuova proposta a Londra: delegazione francese attenderà presa posizione altre delegazioni. Punti di vista francesi sono troppo noti per starli nuovamente a ripetere. Ho detto a Bevin, ha aggiunto Bidault, che se egli vorrà avanzare delle proposte conciliatrici che non risolvano nulla, potrà farlo senza che io gli metta ostacoli, ma 10 mi rifiuterei firmare accordo che non significhi nulla e lasci cose al punto di pnma.

All'insuccesso della Conferenza, ha detto Bidault, non potranno non seguire quelle conseguenze che sono logiche e che tutti si attendono. Adesione francese alla Bizona e riorganizzazione politica ed economica della Germania occidentale.

Anche per quel che riguarda problema austriaco Bidault non ha nessuna fiducia si raggiunga accordo; noto progetto Cherrière sembra essere sta t o accolto con qualche favore da Russia, ma non sarà certo elemento determinante atteggiamento U.R.S.S. Progetto potrà servire come utile base accordo solo se

U.R.S.S. av rà deciso per suo conto non essere più opportuno continuare sua intransigenza.

702 l Vedi D. 697.
703

IL MINISTRO A SOFIA. GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERL, SFORZA

T. 15247/167. Sofia, 8 nol'emhre /947, ore 14 (per. ore 7,30 del 9) .

Ho detto a questo ministro degli affari esteri che recente conclusione accordi commerciali italo-bulgari, indipendentemente dalla loro portata economica, va rilevata anche lato politico in quanto è una delle manifestazioni concrete della politica di pace e collaborazione internazionale seguita dall'Italia verso tutti i Paesi. compresi quelli al di là della così detta cortina di ferro. Accordi commerciali italo-bulgari. che fanno seguito a quelli italo-jugoslavi, non solo dimostrano volontà Italia mantenere e rafforzare legami che nel campo economico---come in quello culturale tradizionalmente la legano ai Paesi balcanici, ma rappresentano anche suo contributo diradare atmosfera tensione esistente fra i due campi antagonistici .

Questo ministro esteri ha concordato c aggiunto che Bulgaria ha già concluso accordi economici --oltre che con Paesi slavi ----anche con Francia Belgio Svezia ecc. Essa ha dovuto però constatare con rincrescimento che sovente tali accordi restano in pratica lettera morta; sperava che quelli testè conclusi con l'Italia saranno effettivamente applicati.

704

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR . RISERVATO 2674/495. Mosca, 8 novembre 1947 (p er. il 17) .

Poco dopo il mio ritorno a Mosca ho avuto occasione di parlare lungamente col generale Smith, che a sua volta era appena rientrato dal suo viaggio a Washington, c si fermerà qui poco tempo, dovendo poi partecipare alla Conferenza di Londra alla fine di novembre. Le impressioni raccolte, parlando con diplomatici statunitensi dell 'Europa centrale, mi hanno confermato il grande prestigio di cui gode l'ambasciatore americano a Mosca negli ambienti governativi del suo Paese; cosicchè ritengo valga la pena di riassumere i punti essenziali delle sue dichiarazioni.

Dopo aver toccato la situazione interna italiana, la conversazione si è anzitutto indugiata sulla interpretazione dell'ormai famoso Cominform. Non si tratta affatto di una riedizione del Comintern, mi ha detto il generale Smith, per la semplice ragione che il Comintern ha praticamente continuato ad esistere e a funzionare , malgrado la formale soppressione, con la sua brava organizzazione e i suoi uftici centrali qui a Mosca. Non aveva quindi bisogno di ricomparire ufficialmente, per svolgere il suo compito di penetrazione comunista internazionale. Il Cominform ha invece per caratteristica, appunto, la sua pubblicità, il che dimostra eh 'esso è diretto verso l'opinione pubblica mondiale, è un mezzo di propaganda internazionale diretto non tanto ai comunisti , quanto ad altri più vasti settori di opinione pubblica. Più precisamente, esso tende ad attirare, a co nvincere, ed anche a spaventare tutti gli spiriti incerti e disposti a sacrificare qualsiasi altro ideale o principio al desiderio di evita re la guerra: vorrebbe riavvicinare alla Russia sovietica, sbandierando il terrore della guerra , tutte le associazioni , gli enti, gli individui che non sanno decidersi nella lotta ideologica che chiede il mondo, c, per amore della pace, sono disposti a subire, più o meno , l'innuenza del mondo sovietico. In altri termini , il Cominform va connesso con le premesse di politica estera che lo hanno giustificato; è un elemento di più nella propaganda mondiale contro i fomentatori della guerra, che i sovietici hanno scatenato.

Questa interpretazione mi è parsa un pochino troppo nordamericana, un po' troppo, cioè, l'es pressione della diffidenza e della ostilità nordamericana verso tutti coloro, individui associazioni o Stati , che non sanno prendere decisa posizione nel conflitto ideologico dei due mondi.

Gli ho obiettato come conciliasse la asserita portata mondiale del Cominfonn colla sua limitazione organizzati va a soli nove partiti comunisti europei ; mi ha risposto , e mi è parsa risposta debole, perchè poggia su una nuda previsione, che l'organizzazione si sarebbe estesa probabilmente nel prossi mo futuro ad alt ri partiti comunisti e ad altri Paesi.

Gli ho domandato se non attribuiva un valore note vole al fatto ch e soltanto i partiti comunisti di Francia e di Italia, fra i Paesi non sa telliti , erano inclusi nel Cominform. Mi ha risposto, non escludendo affatto che, accanto ad uno scopo più generico e più lontano, esista per il Cominform il fine più immediato e più limitato di operare anzitutto al rafforzamento dei partiti comunisti francese ed italiano. A tale proposito mi ha affermato di credere ad un probabile mutamento di tattica dei comunisti in Francia. Essi a suo avviso tenderebbero ora ad abbandonare ogni politica di blocchi democratici ed anche l'alleanza coi socialisti di sinistra, per chiudersi in una maggiore intransigenza . A suo avviso, non sono mancate le critiche alla politica di Thorez, per avere fidato eccessivamente sulla forza delle alleanze democratiche e sulla fedeltà dei socialisti: i comunisti tenderebbero ora a porre ai socialisti di sinistra l'aut aut --o fondersi coi comunisti, o dichiararsi con Blum ·-preferendo avere forze più ridotte e più sicure, a nzichè averne di più larghe ed infide.

Altrettanto non potrebbe dirsi per il momento circa l'Italia, ove la situazione dei socialisti è diversa.

Non so se e fino a che punto Smith colga nel segno: certo è che le critiche alla politica di Thorez sono una realtà, e che il viaggio del leader comunista (insieme al ministro Casanova) a Mosca viene considerato non tanto come omaggio al trentennale della rivoluzione , quanto come l'occasione per una messa a punto della politica dei comunisti francesi .

A proposito del nostro Paese, ho portato volutamente il discorso sulle trattative economiche che speravo di iniziare presto a Mosca, aggiungendogli che non le ritenevo affatto in contrasto col piano Marshall, il cui presupposto era anzi precisa mente il massimo sforzo di autoricostruzione delle economie europee, anche a mezzo di una intensificazione di scambi coll'Est dell ' Europa. Mi ha risposto (naturalmente) di essere perfettamente d 'accordo, e mi ha aggiunto di non essersi affatto stupito che i russi cercassero di riprendere rapporti economici con noi, come con altri Paesi dell'Occidente europeo. A mio avviso persiste egli mi ha rileva to --la tendenza di certi ambienti governativi sovietici a non rompere i ponti col mondo occidentale, e il ministro Mikoyan sarebbe uno degli esponenti di tale tendenza. È da ritenere, egli ha aggiunto, che nelle sfere responsabili sovietiche qualcuno cominci a domandarsi se veramente la politica di netta intransigenza, impersonata in Molotov, renda effettivamente ora come ba reso in passato. La figura di Molotov, in sostanza, l'abbiamo fatta grandeggiare noi, con un paio d 'anni di politica remi ssiva; ora, cambiando le cose, potrebbe darsi che qualcuno in Russia si domandasse se la continuazione della medesima linea valga ancora lo sforzo e il rischio che costa. Non intendo affatto con questo dire che vi sia un vero e proprio conOitto di tendenze ben delineato, né che vi sia speranza di un futuro, né tantomeno prossimo, mutamento della lin ea attuale; intendo semplicemente dire che quel tanto di conservazione di rapporti politici ed economici che si vede, e di cui la ripresa delle trattative con l'Italia è un esempio, rientra in questa sentita necessità di tenere aperta una valvola di sicurezza contro la pressione e l'isolamento eccessivi.

Di qui si è passati a discorrere più in generale della politica estera della Russia, e dell'atteggiamento degli Stati Uniti nei suoi riguardi. Smith mi ha apertamente riconosciuto che la Russia non può e non vuole fare la guerra, ma ha pure aggiunto che, pure essendo strategicamente sulla difensiva, essa è e sarà sem pre ideologicamente sull 'offensiva . e non rinuncerà mai alla sua opera di penetrazione comunista nei Paesi stranieri. A tale proposito, ricordandomi il caso Mikolajczyk --che significa praticamente la totale eliminazione di ogni opposizione legale in Polonia -mi ha espresso la convinzione che a non lunga scadenza uguale sorte subirà la situazione politica interna della Cecoslovacchia. Come in Polonia -egli mi ha osservato -sono per 1'80% cattolici , agricoltori, non comunisti, e tuttavia hanno ceduto, così in Cecoslovacchia cederanno, pur non essendo più comunisti dei polacchi. In fin dei conti i cechi sono politicamente adattabili, assai più, ad esempio, dei finlandesi: hanno ingoiato il brusco forzato voltafaccia di fronte alla Conferenza di Parigi, sostengono pedissequamente all'O.N.U. delle tesi in cui non credono, e cercheranno così di adattarsi alla direzione comunista del loro Paese, come in sostanza si erano pure adattati alla dominazione nazista.

Non vi è dunque, gli ho domandato, da parte degli Stati Uniti alcuna intenzione di arrestare tale marcia e di riguadagnare terreno in Europa orientale, favorendovi il ristabilimento di regimi con molteplicità effettiva di partiti? Considerate dunque scontata definitivamente e senza possibilità di reazioni la perdita della Cecoslovacchia?

Senza dubbio, mi ha risposto Smith: quella è zona di influenza russa, i cechi ormai votano all'O.N.U. per i russi e hanno rifiutato il piano Marshall; a meno di grandi imprevidibili sorprese, quei territori sono ormai perduti per la nostra democrazia, e non abbiamo nessuna inten zione di rovesciare la situazione.

Si è passato di qui facilmente alle previsioni sulla Conferenza di Londra, alla quale, come dissi, Smith parteciperà. La risposta è stata esplicita: «Non credo che si raggiungerà alcun accordo, perchè non vedo su quali basi un accordo, nella situazione attuale, potrebbe ragionevolmente raggiungersi. D'altra parte Marshall è certamente riflessivo e paziente, ma nemmeno è uomo da tollerare troppo a lungo il prolungarsi di lunghe settimane di inutili discussioni: se vedrà che si perde tempo in discussioni senza possibilità di avvicinamento, se ne andrà. Non escludo che i russi si presentino a Londra con qualche proposta a sorpresa; lo ritengo anzi probabile, perchè è nel loro stile ; ma noi non ci lasceremo sorprendere. Se ad esempio i russi proponessero, come qualcuno ha accennato, il ritiro delle truppe dalla Germania, noi rifiuteremmo senz'altro, non solo perchè ciò rappresenterebbe per i russi soltanto un ripiegamento ai confini germano-polacchi , mentre significherebbe per noi l'abbandono di ogni occupazione dell'Europa, ma anche perchè questa occupazione è connessa per noi non solo a diritti, ma anche a doveri e responsabilità. Ci siamo impegnati a occupare la Germania fino a che in essa fosse assicurato un regime indipendente e democratico, e non possiamo venir meno a questo nostro dovere, esponendo il cuore dell'Europa al rischio del caos. Sappiamo bene d 'altra parte che i partiti comunisti si infiltrano non soltanto per la pura forza dell a ideologia, ma anche per il timore della vicinanza delle truppe sovietiche: vedete la Danimarca, dove essendo diminuita ora la paura dei sovieti, i comunisti hanno perduto alle elezioni il 50'% dei seggi». (Il ragionamento di Smith sul ritiro delle truppe corrispondeva esattamente a quello di Dulles all'O.N.U. nei riguardi dell'analoga proposta sovietica per la Corea).

«Dunque, ha concluso Smith, secondo ogni probabilità un accordo a Londra non si raggiungerà; resterà da vedere se si riuscirà a mascherare il disaccordo con una nuova formula di rinvio, o se si dovrà cessare senz'altro ogni conferenza dei quattro ministri , in vista della loro comprovata inutilità».

«Non pensa che questa seconda ipotesi sarebbe assai grave e potrebbe preparare il terreno per un conflitto più o meno lontano?».

«Non lo credo affatto, perchè non ritengo che per conservare la pace· sia indispensabile la ricostruzione di un solo mondo. Credo anzi che questo one world non si riformerà tanto presto: come vi saranno due mondi vi saranno due Germanie; e per intanto gli Stati Uniti terranno fermo, e provvederanno a rinsaldare economicamente il mondo loro, e particolarmente a risanare economicamente l'Europa occidentale. lo penso che possano coesistere i due mondi, e restare in pace mediante gli opportuni equilibrii e compromessi , anche con rapporti ed aiuti economici coi tedeschi; sperare di più è illusione. Naturalmente, contro questa possibilità stanno i rischi di avvenimenti imprevedibili, che trascinano alla guerra al di fuori e contro le previsioni e le volontà: supponga, ad esempio, che i due giovani ufficiali americani che stavano alla frontiera orientale italiana nei giorni degli sconfinamenti degli jugoslavi avessero perso la testa e avessero sparato. Che cosa sarebbe avvenuto? Una battaglia certo, una guerra forse. Ma è da augurare e da ritenere che ciò non avvenga».

Gli ho domandato allora che cosa pensava delle idee di Walter Lippmann, e della sua polemica con Kennan.

Mi ha risposto: «Lei sa che io non sono interamente d 'accordo con Kennan (già mi aveva accennato a suo tempo di non credere ad una trasformazione del regime sovietico nell'ipotesi di un ritiro o della morte di Stalin), ma sono assai più in contrasto con Lippmann, che ha scritto delle vere e proprie sciocchezze, come accade a chi, essendo fuori della responsabilità del governo , morde il freno e vorrebbe montare in cattedra e insegnare ai responsabili quel che dovrebbero fare». Ciò significa in altri te1mini che Smith non crede a quella politica di concentrazione d'ogni sforzo sull'Europa, in vista del ritiro delle truppe di occupazione, che Lippman ha suggerito, senza peraltro suggerire alcuna pratica ed accettabile soluzione del problema della Germania, ch 'egli riconosce come la premessa indispensabile di quel ritiro.

Ossia Smith è per la politica di Kennan di fermo e generale contenimento della Russia su ogni punto di espansione, in attesa che la coesistenza dei due mondi e Io sviluppo delle situazioni economiche e politiche offra le future soluzioni.

Ma quali soluzioni? In sostanza, una simile politica può essere interpretata benignamente o malignamente. Intesa ottimisticamente, significa che gli americani contano sulla forza della loro superiore economia e della loro superiore civiltà, e ritengono che l' una e l'altra alla lunga prevarranno, e che l'isolamento sarà alla lunga la condanna del sistema sovietico. Intesa pessimisticamente, significa che essi concepiscono questo isolamento come un accerchiamento, e che lasciano al tempo ed al senso di inferiorità e di soffocamento che ne conseguirà per i sovietici il compito di indurii ad eventuali errori, a provocazioni risolutive.

Naturalmente, non ho chiesto, né il generale Smith mi avrebbe dato, chiarimenti su questi fini ultimi e più o meno riposti della politica americana, i quali sono forse al di là di ogni intendimento e previsione soggettiva.

Mi è pa rso già abbastanza significativo rilevare che il generale Smith scontasse come certo l'insuccesso della prossima Conferenza di Londra, e come certa la separazione dei due mondi, disponendosi a prevedere su tali basi la ulteriore inflessibile resistenza del suo Paese, con tutte le incognite che ne conseguono , e che egli stesso non ignora.

705

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2694/511 . Mosca . 8 novembre 1947 (per. il 19) .

Il rapporto di Molotov alla seduta solenne del Soviet di Mosca, tenutasi il 6 novembre al Grande Teatro con l'usuale apparato e pubblicità, non ha rivelato nulla di sensazionale. Molti, anche nei più informati ambienti giornalistici stranieri, si attendevano un discorso di Stalin, e pensavano che esso non potesse scompagnarsi da una qualche comunicazione sugli sviluppi immediati della politica estera sovietica, specialmente in vista della Conferenza di Londra. La loro attesa è stata delusa .

Il discorso di Molotov si compone di tre parti: la prima di carattere storico riguarda il «significato della vittoria del socialismo nell'U.R.S.S.» e non contiene nulla di rilevabile; la seconda dedicata «all 'U.R.S.S. e la collaborazione internazionale» e la terza «l'Unione Sovietica e il comunismo», pur non contenendo, come ho detto, nulla di sostanzialmente nuovo meritano invece un cenno.

Circa la politica internazionale, le dichiarazioni di Molotov si sono imperniate sui due soliti tenti : da un lato affermazione della volontà di pace e di collaborazione internazionale dell'Unione Sovietica, dall'altra analisi e critica dell'imperialismo americano e, subordinatamente, britannico.

Sotto il primo aspetto , si deve riconoscere che la affermazione della volontà di pace dell'U.R.S.S. è stata esplicita e solenne. Molotov ha ripetuto ancora una volta che l'Unione Sovietica deve realizzare non solo l'attuale piano quinquennale , ma ancora «alcuni altri piani quinquennali» per raggiungere le mete di produzione industriale indicate da lungo tempo da Stalin: «cinquanta milioni di tonnellate di ghisa, sessanta di acciaio, cinquecento di carbone, sessanta di petrolio » ; di qui la sua necessità di pace. A tale riguardo Molotov non soltanto ha ricordato le ormai famose pa role di Stalin a Stassen circa la possibilità di collaborazione dei due differenti regimi sociali , ma ha aggiunto con molta energia, suscitando un caloroso applauso, che «tutti gli autentici amici della pace -i quali costituiscono la enorme maggioranza in ogni popolo del mondo --possono contare sul fatto che l' Unione Sovietica difenderà fino alla fine gli interessi del mondo intero».

Quanto alla critica dell'imperialismo anglosassone, essa ha toccato i soliti punti nevralgici: anzitutto le basi militari, poi la bomba atomica e gli armamenti, in terzo luogo la propaganda di guerra nei Paesi occidentali, in quarto luogo la Germania e la costituzione della Bizona , infine il rispetto dell ' U.R.S.S. per la sovranità di tutti i popoli e la sua politica di non intervento negli affari interni degli altri Stati. Questa critica si è poi conchiusa con una parte positiva , relativa alla fiducia dell'U.R.S.S. nelle forze democratiche che lottano in tutti gli altri Paesi, anche negli Stati Uniti, e nel valore dell'unione di tali forze democratiche internazionali per tenere in scacco l'imperialismo capitalista .

Su tali punti hanno suscitato particolare interesse le parole di Molotov, pure esse assai vivamente applaudite, relative alla bomba atomica : «nei circoli espansionisti degli Stati Uniti, come è noto, si è diffusa una nuova religione a propria immagine e somiglianza: non avendo fiducia nelle proprie forze interne essi credono nel segreto della bomba atomica, benchè tale segreto ormai da lungo tempo più non esista».

È un'affermazione più ad uso psicologico interno, che di obiettivo valore informativo: giacché tutti sanno che il valore della bomba atomica non sta nel segreto di una formula, ma nella potenza e nella ricchezza di una preparazione industriale, che non si acquista certo quando si possiede quel segreto.

Piuttosto, in questa seconda parte del discorso hanno maggiore importanza altre due dichiarazioni: l'una è quella relativa alle basi militari mondiali , che costituisce il motivo dominante di tutte le preoccupazioni sovietiche, e può dare il più dell e volte la chiave delle reazioni e atteggiamenti sovietici nei riguardi di molti Paesi. Non per nulla Molotov ha posto questo motivo quale primo e fond amentale nella sua dimostrazione della volontà imperialistica ed aggressiva del capitalismo nord-americano.

La seconda sta in una forte affermazione --essa pure accolta da grandi applausi ·--relativa alla unione delle forze democratiche. Dopo avere affermato energicamente la necessità di tale unione, ed avere aggiunto che la politica di avventure dell'imperialismo capitalista riuscirà fatale al capitalismo stesso, Molotov ha concluso: «Taluni deputati e senatori non possono comprendere questo. Ma se il campo anti-imperialista e democratico riunirà le sue forze e sfrutterà tutte le sue possibilità, esso obbligherà gli imperialisti ad essere ragionevoli ed a star più tranquilli . Occorre pensare che il capitalismo non può essere interessato all'acceleramento della propria rovina>>.

Vi è in questa afTennazione, profondamente sentita dai sovietici, la fede profonda nella azione delle forze storiche, economiche e sociali che dovranno fatalmente indebolire e far crollare il capitalismo, solo che i democratici tengano duro; sono convinto che questo popolo sente seriamente tale necessità ed è disposto ai necessari sacrifici di sopportazione, e che i suoi dirigenti sono in questo all'unisono con i sentimenti popolari.

Con ciò si passa alla terza parte del di scorso, che riguarda il cammino verso il comunismo (questo è il titolo) ma, soprattutto, il problema dell a creazione di una coscienza socialista stabile in questo Paese.

Le parole di Molotov riaffermano ancora una volta che la classe dirigente ha piena coscienza del valore decisivo di questo problema. Naturalmente, le parole di Molotov sono ottimiste, incitatrici, dirette a constatare gli sviluppi ed i successi in questa direzione. Ma il solo porre il problema , anche con accento ottimistico , ne rivela immediatamente la enorme difficoltà , che poi è la difficoltà fondamentale, non tanto per una attuazione di un comunismo astatale e del tutto utopistico, quanto per la semplice conservazione ed efficienza della attuale società socialista, fortemente organizzata e disciplinata da uno Stato autoritario.

Molotov pone l'accento su due fenomeni essenziali: la creazione di nuove generazioni permeate di spirito socialista, e lo sviluppo di una nuova forma di emulazione, con motivi non più individuali ma sociali.

«Il socialismo è penetrato profondamente in tutta la nostra vita -egli ha detto -···· nelle nuove condizioni del regime sovietico è cresciuta già una nuova generazione, che comincia a distendere le sue ali d 'aquila .. . oggi gli uomini sovietici non sono più quelli che erano trent'anni fa».

E d'altra parte, Molotov ha messo in rilievo i grandi successi della emulazione socialista , lo sviluppo di una nuova forma di incentivi e di gara in tutte le forme di lavoro, materiale, tecnico, spirituale : quest'anno, egli ha aggiunto, il risultato immediatamente tangibile di questa emulazione è stata la consegna di grano allo Stato in misura uguale a quella prebellica, pur non essendo affatto ristabilite le condizioni prebelliche, nè quanto alla estensione delle semine, nè quanto ai mezzi tecnici a disposizione.

Tutto questo, naturalmente, è stato accompagnato da Molotov con la solita polemica contro la civiltà occidentale, con la affermazione della esigenza e della volontà della intelligenza sovietica di liberarsi dal servilismo verso la cultura del mondo borghese.

In tutto ciò , ripeto, vi è la chiara coscienza di un grave compito, ma una coscienza che è malgrado tutto un pochino velata dall ' ottimismo preconcetto, dalla fede cioè aprioristica nella capacità del socialismo di trasformare non soltanto il sistema di produzione, ma anche la psicologia stessa dell'uomo . Si vogliono uomini nuovi, secondo la illusione dei giovani, che ritengono di essere sempre fondamentalmente differenti dai loro antenati; e si vogliono motivi radicalmente nuovi di concorrenza e di emulazione, senza pensare che essi non si possono stimolare se non con una propaganda quotidiana, assillante, snervante, e in definitiva non si sa per quanto tempo efficace e duratura. È qui che il nuovo regime è veramente alla prova : nel suo tentativo di trasformare non solo la società ma gli uomini , tentativo tanto più drammatico e incerto , in quanto realizzato su un popolo relativamente arretrato, pigro e passivamente individualista come il popolo slavo.

Verso la chiusa , Molotov ha accennato brevemente al Cominform: egli ne ha ripetuto la spiegazione ufficiale: «Talmente si è sviluppato il movimento comunista contemporaneo in molti Paesi, che ormai non è più necessa rio attuarne la direzione unitaria da un solo centro; è questo uno degli evidenti successi del comunismo. D'altra parte, si è vista la necessità di attuare un collegamento fra i principali partiti comunisti di Europa ai fini di uno scambio di vedute ed eventualmente di una unità di azione.

Il partito bolscevico saluta queste misure dei partiti comunisti ed augura loro ogm successo».

Anche qui non vi è alcuna notizia interessante: ma vi è una novità formale, ossia il primo esplicito riconoscimento ed approvazione del nuovo organo di collegamento, da parte di una autorità sovietica responsabile.

Nel complesso, il trentesimo anno della rivoluzione ha trovato il partito comunista e il Governo di questo Paese impegnati in una dura lotta dalla quale dipenderà la esistenza stessa del regime e l'avvenire dell'Unione Sovietica. Il discorso di Molotov esprime una perfetta coscienza di tutte le difficoltà, estere ed interne, che si frappongono sul cammino ascensionale dell'U.R.S.S. e dimostra che la classe dirigente sovietica è del tutto preparata ad affrontarle con fredda intransigenza; che poi abbia la forza di superare gli avversari esterni e le intime difficoltà psicologiche ed economiche del suo compito, è altra questione.

706

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15275/39. New York, 9 novembre 1947, ore 9,33 ( per. ore 9 dellO ).

Miei telegrammi 36 e 37 1•

Sebbene andamento discussioni non possa ancora fornire indicazioni precise tuttavia ritengo utile trasmettere prime impressioni tratte da due giornate di dibattiti. Malgrado slanciata combattività --che assume a volte carattere aggressivo --e instancabilità ambasciatore Arce tesi Argentina-Brasile-Cile trovato sempre maggiore opposizione per sua marcata ostilità verso Consiglio sicurezza. Deboli risoluzioni inglesi oggi ritirate. Proposta belga adire Corte mondiale non raccoglie consensi generali. Sino ad oggi maggiori adesioni vanno verso serie risoluzioni individuali Australia che nella forma attuale --· se non verrà ulteriormente modificata ~ rappresentano per noi migliore soluzione nella circostanze attuali . Delegazione americana, dopo un primo misurato intervento, si tiene in posizione riserva per intervenire al momento opportuno. Delineasi sforzo blocco sovietico ~ in seguito susseguirsi attacchi sempre più numerosi ed efficaci se paragonati al comportamento succube dell 'Assemblea 1946 ~ per giungere a negoziati a cinque al fine far prevalere almeno in parte propri deside rata. Allo stato delle cose è prematuro poter fare pronostici : tendenza generale è rinviare domande a riesame Consiglio. Segnalo emendamento fatto da delegato turco Sarper a risoluzioni Australia al fine ottenere riesame nella presente sessione Consiglio. Sarper ha dietro di sé gruppi arabi. È stato annunziato nuovo intervento russo in risposta alle forti critiche fatte dalla quasi totalità degli oratori. In ambienti bene informati ritienesi che davanti al numero imponente risoluzioni presentate (oltre venticinque, il che costituisce un record in questa Assemblea) e di fronte ai contrastanti punti di vista sul problema procedurale si finirà per formare sottocomitato onde giungere formulazione risoluzione di maggioranza ed esaminare a fondo singole domande.

Sono lieto segnalare V.E. che la nostra posizione in modo particolare incontra ogni giorno sempre maggiore consenso ~naturalmente escluso blocco slavo -e nostro caso come quello della Finlandia è costantemente citato come la più flagrante violazione della lettera e spirito Statuto.

Sono in continuo contatto con delegazioni amiche e soprattutto americana argentina inglese brasiliana turca svedese libanese cilena cercando di armonizzare per quanto è possibile differenti punti di vista ed indirizzare per il meglio nelle limitate possibilità che offre la situazione di fronte alla costante opposizione sovietica.


Ho espresso agli oratori intervenuti a nostro fa v ore ringraziamenti ufficiali e personali2 .


707 . .

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15225/751. Parigi, 9 nol'embre 1947, ore 13,05 (per. ore 16,30 ) .

Terminata seconda sessione in maniera estremamente soddisfacente. Lavori hanno compiuto notevole passo avanti e sia in processo verbale generale che nei verbali singole commissioni industria agricoltura finanze lavori trasporti ecc . abbiamo conseguito inserzione assai importanti affermazioni tanto ai fini rendere più probabile dichiarazione unione quanto ai fini stabilire punti fermi vantaggiosi quando si giunga ad unione. Segue rapporto 1•

Prego comunicare on. Campilli che me ne ha fatto richiesta. Inoltre ho scambiato note per regolare talune questioni traffici normali che ci interessavano particolarmente.


708 .

IL MINISTRO A L'AlA, BOMBIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SFORZA

T. PER CORRIERE 15551/043. L ' Afa , 9 nomnbre 1947 (per. il 15 ).

Ho rimesso a questo Ministero degli affari esteri la documentazione pervenutami con il telespresso di V.E. 14 ottobre us. n. l745/c. 1 ed ho dettagliatamente illustrato, a voce e per iscritto, gli argomenti a sostegno della nostra tesi, sui quali del resto mi ero già più volte intrattenuto con i funzionari di detto ministero. Mi è stato risposto in via confidenziale che il Governo olandese era in linea di massima favorevole alla tesi dell'amministrazione italiana in truste eship delle colonie prefasciste e che era deciso di comunicare tale punto di vista alla Conferenza dei sostituti di Londra ; non è stata però ancora decisa la forma da dare a tale comunicazione. Mi riservo di riferire ulteriormente al riguardo 2•





2 Vedi D. 761.

706 l Del 7 e 9 novembre, con i quali Mascia riferiva in merito alle di scussioni circa l'ammissione dell'Italia all 'O.N.U. 706 2 Per la rispo sta vedi D. 716. 707 l Vedi D. 752. 708 l Vedi D. 608 .
709

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANJ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15299-15312/970-971. Washington, 10 novembre 1947, ore 11,31 (per. ore 23,45).

Miei telegrammi 939 e 968 1•

Dipartimento di Stato, ove con Campilli abbiamo continuato svolgere più vive insistenze per ottenere finanziamento carbone dicembre, comunicami ora che è stato deciso includere tali spedizioni programma A.U.S.A. nel quale è stata stanziata per acquisto carbone e noli somma circa Il milioni.

Prego comunicare presidente del Consiglio, dato personale suo interessamento per finanziamenti transizionali e informare C.I.R.

D'accordo con Campilli informo che segretario di Stato proporrà stamane in riunione Comitato affari esteri Senato e Camera concessione all'Italia per «Stop-Gap» tra ora e il marzo prossimo 227 milioni dollari. Tale somma è naturalmente in aggiunta programma grant-in-aid generale (ivi comprese assegnazioni grano novembre dicembre per circa 34 milioni e Il milioni carbone dicembre suddetti).

Differenza tra cifra 285, originariamente proposta Dipartimento di Stato (vedi mio telegramma 929) 2 , e cifra attuale, dovuta a revisione effettuata da Bureau of Budget per presentazione a Congresso, è motivata da calcoli più restrittivi effettive possibilità reperimento prodotti principali.

710

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 16151167. Roma, IO novernbre 1947, ore 23 ,30.

Di fronte alle scorrette ed inesatte affermazioni di Bebler all'O.N.U. ho dovuto fare oggi alla stampa seguenti dichiarazioni:

«Le dichiarazioni di Bebler mi hanno colpito dolorosamente. Nella sola cosa veramente importante da lui citata egli ha accusato l'Italia di sabotare l'accordo italo-jugoslavo. Non è vero che gli jugoslavi parafarono l'accordo e noi no. Lo parafammo insieme il giorno 19 aprile scorso. Si convenne dopo di completarlo


709 l Del 28 ottobre e 7 novembre, non pubblicati. 2 Vedi D. 646.

con un protocollo per forniture speciali di rilevante portata da negoziarsi entro due mesi: data la complessità delle indagini da fare presso ditte interessate si è convenuto di comune accordo di prorogare il detto termine. Non sa dunque Bebler che per altri difficili accordi abbiamo avuto analoghi ritardi? Per esempio coll 'Argentina otto mesi. In questi giorni i delegati jugoslavi hanno fatto conoscere ai delegati italiani le loro risposte ai vari quesiti posti per la formulazione definitiva delle clausole del protocollo speciale, e i testi relativi verranno perciò esaminati al più presto dai ministeri competenti. Io mi auguro con tutto il cuore il più pieno successo perchè desidero al di sopra di tutto intesa e pace coi vicini. Italia e Jugoslavia sono economicamente due Paesi complementari e io non dimentico mai che abbiano ogni interesse ad una intesa. Lo dimentica invece Bebler quando insinua senza l'ombra di una prova che se l'accordo non è ancora giunto in porto ciò è accaduto per influenze straniere. Questa è una insinuazione non si sa se più ridicola o più insultante. È vano proclamarsi amici della pace quando si accentua l'andazzo di servirsi di menzogne o calunnie nei dibattiti internazionali ».

711

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, CON L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, FOUQUES-DUPARC

APPUNT01 . Roma. 10 novembre 1947.

Ricevuto ambasciatore di Francia che mi ha parlato della necessità pel suo Paese di chiedere le navi . Gli ho risposto:

a) che ho spiegato e spiegherò qui che il caso francese è differente dal britannico e dall'americano; b) che conviene alla Francia di accentuare che si tratta di restituzione; c) e di tener presenti anche i lati psicologici del problema.

Gli ho aggiunto che la Francia avrebbe tutto da guadagnare ammettendo più

o meno contemporaneamente un più generoso contegno per i beni in Tunisia. Mi ha promesso parlare in tal senso.


711 1 Trasmesso a Quaroni con la seguente lettera di Fransoni (L. segreta 3/417 dell' Il novembre): « Fouques-Duparc parte stasera per Parigi ove si tratterrà, pare, pochi giorni. L'ho visto giorni or sono e abbiam o riparlato della questione dei beni; ho tenuto che prima della sua partenza vedesse il conte Sforza. Ti accludo senz'altro l'a ppunto fatto dal ministro sul loro colloquio che ha avuto luogo ieri IO corrente».
712

IL MINISTRO A BUCAREST, SCAMMACCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. RISERVATISSIMO 1664/857. Bucarest, 10 novembre 1947 (per. il 21 ).

Rapporto del ministro d'Italia in Praga n. 1403/795 in data 4 settembre 19471 .

Telespresso ministeriale n. 16/29153/c. in data 16 settembre u.s. 2 .

Rispondo al quesito di codesto ministero.

Il rapporto del ministro Tacoli è assai interessante anche per la similarità, e talora per la identità, di taluni aspetti della situazione politica interna ed estera, e delle tendenze e stati d'animo che si riscontrano in Romania, come del resto in tutti i Paesi della fascia orientale dell'Europa posti ad immediato contatto con l'U.R.S.S. e sotto l'influenza di questa.

Qui, come a Praga, il motivo della «incondizionata fedeltà alla Russia» è predominante. Di «accompagnamento con amicizie e rapporti nei riguardi dell'Occidente» non si parla neppure, anche se quest'ultimo indirizzo -e vorrei dire anelito ---è quello che risponde in realtà alle occulte quanto impotenti aspirazioni della maggior parte della popolazione, e in special modo della vecchia classe dirigente oggi esautorata, perseguitata e ridotta al silenzio. Tali espressioni o parole --da un pezzo non si odono più neanche a Belgrado e a Sofia, né a Varsavia: le ha pronunciate di recente in Ungheria il presidente del Consiglio Dinnyes nella enunciazione del programma del suo nuovo Governo (vedi rapporto da Budapest dell'8 ottobre u.s. riportato nel telespresso ministeriale n. 15/33664/c. del 28 stesso mese)3 ma suonano a vuoto, e stanno tutt'al più a mostrare come il processo di infeudazione alla politica del Cremlino non sia ancora totalmente chiuso in taluno di questi Paesi (alludo alla Cecoslovacchia e all'Ungheria in particolare) dove i resti dei partiti medi cercano di opporre un certo argine e di ritardare il compimento degli eventi. Ma sull'esito tinale e rapido non può ragionevolmente coltivarsi alcuna illusione: le residue correnti di dissidenza, specialmente quelle dei partiti contadini che costituivano le forze politiche più attive della democrazia moderata, sono stroncate e travolte l'una dopo l'altra. Ben presto le audaci e disciplinate forze di sinistra che detengono il potere. e già prevalgono quasi ovunque, si assicureranno un domin io incontrastato in tutti i campi e con tutti i mezzi.

La tecnica e i metodi di tale azione politica si ripetono nei vari Stati di cui trattasi con una uniformità sistematica e si potrebbe dire monotona, anche nei minimi particolari ; talchè, come avviene per certe malattie, è facile prevedere gli sviluppi degli eventi al primo manifestarsi di un determinato sintomo caratteristico. Basti ad esempio ricordare le varie consultazioni elettorali, lo svolgimento, i capi d'accusa e i successivi sviluppi di compromissioni politiche «a catena» che si



2 Vedi D. 418, nota l.

.1 Non pubblicato.

sono avuti in occasione dei processi di Petkov in Bulgaria , di Maniu in Romania, di Mikolajczyk in Polonia , di Pleiffer in Ungheria; la «consecutio temporum» dei trattati di cultura, di commercio e finalmente di mutua assistenza che è già in atto, come pure il sistema dei «blocchi democratici governativi», basati sulle ibride alleanze con i partiti medi dissidenti pavidi e deboli (destinati a fare da paravento), che hanno dovunque portato le audaci minoranze comuniste al predominio nel governo. Altra caratteristica del sistema è sovente l'apparente rispetto della legalità, e financo la saggezza esteriore di taluni provvedimenti legislativi o normativi, salvo poi a vederne travisati completamente la lettera, lo spirito e gli scopi nella applicazione pratica, eseguita con criterii arbitrari e insindacabili a mezzo di commissioni speciali aventi carattere unicamente politico, e di stretta composizione comunista.

Con l'espediente di siffatte commissioni speciali munite di amplissime facoltà si scavalca praticamente il potere esecutivo, ove e quando occorra, anche in gravi materie di governo, e si raggiunge lo scopo di eludere financo le Carte costituzionali. Ne è un esempio , fra l'altre, la «Commissione ministeriale per il risanamento economico e la stabilizzazione monetaria in Romania)), che è divenuta il vero organo motore dello Stato.

Con siffatti metodi, condotti con fredda noncuranza nella scelta dei mezzi e senza riguardo alcuno di ordine giuridico, etico o psicologico, come pure senza preoccupazione delle naturali (anche se non palesi) reazioni popolari, e appoggiati su una ferrea bardatura giudiziaria e poliziesca si è creata ovunque un'atmosfera di intimidazione e di paura che agghiaccia le volontà e piega le coscienze e con ciò l'obiettivo perseguito da Mosca sarà, anzi può ormai dirsi pienamente raggiunto; e con esso la divisione dell'Europa. per non dire del mondo. in due campi opposti, già in atto, sarà resa del tutto ermetica.

La Russia si è in tal modo assicurata una fascia marginale, non solo come zo na di sicurezza lungo le sue frontiere occidentali ma anche (e forse soprattutto) come base di lancio per le sue forze militari in caso di guerra. Ma qui sorge spontanea la domanda: quale affidamento, in tale eventualità, può fare la Russia su tale zona di suo dominio e quali risorse militari ed economiche potrebbe trame?

Le possibilità e le capacità sono certamente diverse : se per taluni Paesi di maggiore affinità di razza , quali la Jugoslavia e la Bulgaria . le lecite previsioni posso no essere positive, almeno in notevole misura. non altrettanto forse potrebbe dirsi per la Polonia. per la Cecoslovacchia, per l' Ungheria e per la Romania. Per quanto nei primi due Stati anzidetti le dissidenze non manchino e non siano destinate a sopirsi in un breve volger di tempo, negli altri soprattutto esse sono vive e profonde anche se, per forza di cose o per indole di popoli, non hanno modo di manifestarsi. Non basta la forza per creare il consenso ; e i metodi che ho sopra illustrati non sono certo fatti per evitare rancori e semenze di odii c di vendette in questo tribolato mondo ove l'intolleranza politica e la mo rtificazione dei più elementari sensi dell'onore e della dignità umana sono, purtroppo, di venuti moneta corrente. È difficile che il tempo ne cancelli le tracce , a meno del trapasso di intere generazioni; e la memoria dei popoli , specie di quelli che furono adusati a lunghe esperienze di domini stranieri, è meno corta di quella degli individui.

Il disamore delle popolazioni, la rovina economica, il peso del sistema politico e del tenore morale e materiale di vita che esso impone, potranno costituire in determinate circostanze delle incognite gravi che imporranno all' U.R.S.S. precauzioni e cautele alle quali non sempre sarebbero bastevoli la forza delle armi e il rigore della polizia e che --· anche col favore di influssi esterni --· potrebbero crearle alle spalle non lievi imbarazzi. Ai quali si aggiungerebbero difficoltà di natura alimentare ed economica, specie se un evento bellico dovesse maturare in non lontana scadenza; giacchè l'immiserimento di queste contrade, causato certo in parte dalle conseguenze del recente conflitto, ma in maggior misura anche dalle esosità delle esazioni e dello sfruttamento da parte della grande vicina vittoriosa, non pare destinato a rapida ripresa, mentre d'altro canto l'attrezzatura industriale è ancora modesta e il sistema di chiusa economia nell'orbita russa non sembra adeguato a quelle necessità di sufficienza autonoma che le esigenze di una guerra, e di una lunga guerra, richiederebbero.

Di un conflitto armato fra i due blocchi vi sono certo tutte le premesse ideologiche c reali. Ma prevederne la esplosione è tutt'altra cosa, c ben ardua; ed è compito di profeti. Se la diplomazia ne avesse il dono soprannaturale, cesserebbe di essere tale. Per quanto riguarda questo Paese, nella loro disperazione molti romeni --· in confidenziali e sconfortati colloqui -··· la auspicano e la desiderano come l'unico mezzo di liberazione dei loro mali. Ma questa è tutt'altra cosa. e non è frutto di ragione. Tuttavia, per quanto è lecito giudicare, appare assai diftìcile che l'attuale gigantesco conflitto di interessi e di principi possa riuscire a trovare la via di uno stabile componimento pacifico. E nella ipotesi di così sciagurato e deprecabile evento vi è luogo veramente di chiedersi quali sforzi e quali mezzi si debbano porre in atto per tentare di impedirlo, o quanto meno per salvaguardare efficacemente quanto resta dell'Europa al di fuori, ma nella zona intermedia di urto. delle due opposte forze.

Il ministro Tacoli ha riferito l'opinione di taluni che attribuiscono alla Russia , nel caso di un conflitto, l'intenzione di forzare la marcia dei suoi eserciti attraverso la valle Padana per giungere rapidamente in Francia e prendere in tal modo a rovescio la linea anglo-americana in Germania ed accamparsi sul litorale atlantico. A dare per buona tale ipotesi. ma anche indipendentemente da essa. la miglior via ch e gli Stati dell'Europa occidentale possano seguire per esercitare un valido inHusso moderatore a sostegno della pace e per predisporre la difesa dei loro interessi vi tali ··-verso qualunque parte ·--in caso di guerra, è certo quella di stringere e rafforzare durevoli e solide intese. di unire le loro risorse e le loro ca pacità che sono ancora notevoli, e tali da rappresentare un fattore attivo e temibilc, superando i dissensi che ancora li di vidono sia nei loro particolari problemi sia nella visione e nell a soluzion e di talune maggiori e più delicate questioni dell'assetto dell'Europa centrale. Arduo e difficile compito, certo, ma non impossibile e tale da tentare l'ambizione generosa e il «patriottismo europeo» degli uomini di Stato. L'Europa ha conosciuto altre volte nella sua vecchia storia crisi gravi e profonde al pari di questa e, con rapporto ai tempi, forse anche più gravi. E ha sempre saputo trovare in se stessa la virtù di superarle. L'fnghilterra, la Francia e l'Italia sono certo chiamate a sostenere una grande parte in questo storico dramma.

712 1 Vedi D. 418.
713

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15353/908. Londra. il novembre 1947, ore 13,15 (per. ore 20 ).

In attesa che ministri esteri inizino 25 corrente discussioni su futuro Germania, non si attende qui alcun importante risultato dai lavori preliminari dei loro supplenti, che dal 6 corrente hanno luogo a Londra e dovrebbero limitarsi a questioni di procedura rimaste a suo tempo insolute a Mosca.

Da conversazioni al Foreign Office ho avuto impressione che, pur desiderandosi sinceramente lasciare porta aperta a un accordo sulla sostanza del problema tedesco, non si sia però disposti a mettersi sin da ora sulla via delle concessioni nel campo procedurale al solo scopo di convincere i russi di tale desiderio. Dalle prime discussioni dei supplenti non sembra ad ogni modo che intervallo di tempo tra Conferenza Mosca e quella attuale abbia fatto nascere spirito conciliativo in alcuna delle Quattro Potenze sia pure in questioni di dettaglio. Delegato sovietico appoggiato da francese richiede ancora inclusione Albania tra Paesi da consultare, cui si oppongono americano e inglese: americano propone conferenza consultiva dei cinquantacinque Paesi in guerra con la Germania, mentre sovietico insiste per preminenza Quattro Grandi e consultazione dei soli diciannove Stati confinanti con Germania o partecipanti attivamente alla guerra; americano, inglese e francese ritengono che Cina debba essere compresa tra Paesi che convocheranno eventuale conferenza, ma sovietico si oppone.

Unico elemento di rilievo è stato portato sabato scorso da proposta sovietica di consultare in merito al problema della Germania Governo centrale tedesco non appena possa essere costituito. Americani e inglesi si sono limitati a rispondere essere incauto impegnarsi a formare un Governo centrale prima ancora di avere concordato un trattato. La proposta è stata accolta con una certa ansietà essendo interpretata come tentativo introdurre anche nelle discussioni procedurali dei supplenti il tema controverso dell'organizzazione politica della Germania.

Nella riunione di iersera i supplenti hanno nuovamente esaminato senza giungere a conclusioni le altre questioni insolute a Mosca: proposta americana circa composizione comitati, valore da dare alle raccomandazioni della eventuale conferenza plenaria, opportunità di includere in una costituzione tedesca obbligo accettare trattato. Sono quindi passati a quello che dovrebbe essere loro principale compito ossia preparazione programma prossime discussioni ministri esteri. Delegato sovietico ha presentato suo progetto che mette all'ordine del giorno dei ministri, in ordine cronologico, seguenti argomenti: procedura per preparazione trattato; formazione amministrazione politica provvisoria Germania; esame rapporto Commissione controllo: questioni economiche e riparazioni; pace con l'Austria.

È da prevedere che da parte britannica si cercherà ancora una volta ottenere inversione tale ordine dei lavori, specialmente per quanto riguarda urgenza discutere questione austriaca.

714

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15404/257. Bruxelles, 12 novembre 194 7, ore 15,50 (per. ore 20,15 ) .

Seduta odierna Conferenza rappresenta netto successo nostra tesi. Stava delineandosi pericol o che affermazioni opportunità unione generale o conducessero a mere di chiarazioni accademiche che annegassero nostri noti intendimenti o ne facesse ro risaltare difficoltà nel quadro evidenti maggiori difficoltà di intese generali .

Approfittando talune dichiarazioni delegato inglese nonch é esplicita e soddisfacente allusione francese a nostri comuni lavori, ho insistito perchè venisse in un primo tempo prescelto metodo unio ni regionali da fondere eventualmente più tardi.

Per dare però sensazione che facevasi qualcosa subito sul piano generale, ho suggerito che gruppo studi, pure raccomandando detto metod o, inizi lavori per prepara re tecnica unifica zione tariffe doganali , a nche allo scopo di fornire elementi utili a Paesi che fin da ora studiano intese dirette. Delegazioni Grecia , Portogallo, Turchia, Irlanda e Scandinavia hanno appoggiato nostro punto di vista che ha così preval so.

In tal modo :

1) progetto unione italo-francese ha ricevuto nuovo e più preciso riconoscimento internaziona le compreso quello inglese;

2) desiderio americano di mirare anche a scopi di indole generale è stato accontentato;

3) po rtando lavori su piano precipuità tecnica si è evitato che rettifiche scivolassero eventualmente su terreno a noi sgradito 1 .

715

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15407/76. Belgrado , 12 novembre 194 7, ore 21, 15 ( p er. ore 8 del 13 ) .

In territori ceduti Jugoslavia a vranno luogo in data 30 corrente elezioni per integrazione Assemblea federale jugoslava . A votazione saranno chiamati anche italiani residenti territori vecchia Jugoslavia (Spalato, R agusa, Veglia ecc. ) i quali in grande maggi oranza hanno domicilio lega le in territori ceduti .


In vista predette elezioni autorità jugoslave diffondono seguent i istru zioni:

1) coloro che intendono optare per cittadinan za itali ana dovranno presentarsi seggio elettorale giorno elezioni e fare relativa dichiarazione;

2) coloro che si asterranno dalla \'Otazione sa ranno considerati cittadini jugoslavi (dico jugoslavi).

Risultami esistere profonda preoccupazione fra italiani in ta l modo costretti decidere opzione entro novembre, contrariamente termini trattato e prima stipulazione accordo per trasferimento beni. In caso opzione per l'Italia, essi temono anche rappresaglie o, quanto meno , immediata espulsione con diritto portare con sé solo cinquecento dinari , come prescritto da vigenti norme valutarie.

Prego darmi urgenti istruzioni per mio passo presso questo Governo, riferendomi anche telespressi di questa lega zione 498/212 del 29 ottobre e 514/225 del l Onovembre 1• Sarebbe, a mio avviso , indispensabile ed urgente diffondere ripetuta mento attraverso radio italiana indicazioni e consigli per connazionali sponda adriatica oggi pericolosamente isolati2 .

714 1 Con T. 15566/261 del 15 novembre Venturini comunicava: «Conferenza gruppo stud i unioni dogan a li chiusasi stase ra con no tevole successo anche pe rsonale nos tra delegazio ne. Circa tesi italiana necessità incl udere nel complesso eco nomico euro peo zo na a nglo-fra nco-a mericana Germania , è sta to a mmesso d overe essere. secondo logica , compete nte gru ppo studi che è convoca to per nuova seduta fi ne gennai o prossi mo. M in istro Grazzi, che ha avuto proficui incontri con signo r Spaak ed a ltri membri Governo, pa rtirà per Parigi dopo a ver risolto questioni economiche pendenti con Govern o belga».
716

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERi. FRANSONt ALL'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.lJ., MASCIA

T. 16261/745114. R oma. 12 novembre 1947, ore 21.30.

Suo telegramma 39 1 .

Oltre ringraziamenti da V.E. opportunamente espressi costà, appare conveniente far pervenire diretto cenno apprezzamento singoli Governi , cui delegati hanno particolannente a ppoggiato azione tendente nostro ingresso O.N.U.

A tal fine pregasi telegrafare se, oltre quelli indicati nel telegramma in riferimento. vi siano altri G ove rni da tenere in speciale considerazione 2 .

717

IL MINISTRO A BUCAREST, SCAMMACCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. SEGRETO l 702/866. Bucarest, 12 nm•emhre 194 7 ( per. il 21 ) .

La situazione del re di Romania diventa sempre più difficile, e ciò si avverte ad ogni momento nel rapido succedersi degli eventi politici che in queste ultime settimane hanno segnato un vero «crescendo».


Era già palese la singolarità, e forse meglio la contraddizione, della posizione della Corona dopo l'avvento del ministero Groza imposto dai russi nelle note circostanze e contro il volere di essa. Tale disagio si è accentuato, man mano che il Governo allargava e forzava la sua azione di «riforme democratiche» e di conquista del potere in ogni ordine dell 'amministrazione e della macchina dello Stato, senza riguardo ai limiti costituzionali e legali; è divenuto poi ancora più evidente dopo la soppressione o la esclusione non solo dei partiti di opposizione ma anche di quelle correnti moderate di sinistra e di borghesia liberale che pure avevano accettato di collaborare.

In una conversazione molto confidenziale, persona assai autorevole e bene informata ha detto in questi giorni al primo segretario Castronuovo che il re è divenuto ormai uno strumento passivo, e non è più in grado di esercitare le sue prerogative sebbene queste siano rimaste formalmente immutate. E aggiungeva che il sovrano se ne rende pienamente conto e, se dovesse ubbidire a preferenze personali e a motivi puramente egoistici, lascerebbe volentieri il Paese per andare a vivere, molto meno amaramente, altrove . Non lo fa esclusivamente per altissimo senso di dovere ed è ben deciso a rimanere in mezzo al suo popolo e a condividerne la sorte fino all'estremo limite che gli sia consentito.

Resta da vedere, però, se e fino a quando il Governo e l'U.R.S.S . vorranno saperne del re. Mi consta in modo sicuro che il 23 agosto scorso, terzo anniversario dell'armistizio romeno, il Governo del signor Groza avrebbe voluto dichiarare la decadenza della monarchia. Mosca non diede il suo assenso e rispose che non era ancora giunto il momento. I russi infatti non si mostrano ancora contrari alla «persona» del re e il generale Susaikov, già delegato dal maresciallo Tolbukin a presiedere la Commissione alleata di controllo per la Romania, avrebbe riferito in senso favorevole al sovrano.

Ma si tratta di un atteggiamento tattico edi comodo che ha giuocato e giuoca evidentemente a solo vantaggio della Russia e a tutto danno della Corona. La prima ha finora ottenuto dalla seconda quanto da essa si voleva, talora forzando anche duramente la mano (nel drammatico colloquio fra il re e Vyshinsky del marzo 1945 quest'ultimo , per imporre il ritiro del generale Radescu e la formazione del ministero Groza , non esitò a minacciare il sovrano alzando financo la voce e picchiando il pugno più volte sul tavolo) e inoltre tollerandone la esistenza formale, ha evitato di sfidare e di offendere troppo apertamente, mentre il nuovo sistema non era ancora del tutto consolidato, l'opinione pubblica che nel benamato Michele I si illude di vedere ancora un ultimo simbolo e un'estrema speranza delle tradizioni nazionali.

I pilastri che sostenevano la struttura del Paese erano due : il partito di Maniu e la Corona. Si è preferito di incominciare ad abbattere il primo, che era il più forte e il più temibile e la cui caduta avrebbe necessariamente indebolito anche l'altro; si demolirà il secondo non appena lo si reputerà necessario. Non mancano certo talvolta da parte del re atteggiamenti e gesti significativi di disapprovazione e di dissenso verso il Governo, come ad esempio la lunga recente assenza dalla capitale in occasione del processo Maniu e l'insistenza nella intenzione di recarsi a Londra ; ma si tratta solo di manifestazioni formali o di scarsa portata che sovente sfuggono alla comprensione del grosso pubblico e che contribuiscono solo a consentirgli di mantenere, in così difficile postura, quel contegno di grande dignità che tutti , anche gli avversari , gli riconoscono. Ma non c'è da dubitare su quello che avverrebbe qualora egli assumesse un atteggiamento di indipendenza. Come pure non è dubbio, specte m presenza dello sfaldamento già compiuto anche di quelle poche residue correnti politiche moderate che ancora tentavano di sopravvivere all'ormai completo controllo delle estreme sinistre nella cosa pubblica, che la liquidazione della monarchia è solo questione di tempo.

D a persona bene informata e degna di fede ho appreso a tale proposito che in seno al Comitato centrale comunista sarebbe stato anzi già predisposto il programma per giungere ad una rapida liquidazione della monarchia, obbligando il re ad abbandonare il potere. I comunisti romeni vorrebbero, secondo la detta fonte, affrettare i tempi di tale azione per concluderla prima della data del 15 dicembre che è quella sta bilita nel trattato di pace con la Romania per il «ritiro» (?) delle truppe russe che si trovano nel Paese in forza dell 'a rmi stizio .

La eventualità della caduta della monarchia, vivamente paventata e deprecata dai più, è in tutti presente (se ne è avuta la riprova in questi giorni a proposito della contrastata partenza di re Michele per Londra che molti hanno temuto e temono senza ritorno -mio telegramma n. 117 dell '8 corrente) 1 ed è oggetto di grandi apprensioni e delle più diverse ipotesi in quanto al futuro della Romania.

È opinione diffusa fra la gente, ma anche condivisa da persone di qualità , che, pa rtito il re, il Paese diventerebbe una Repubblica sovietica nel quadro federativo dell'U.R.S .S. a seguito di un «abile» plebiscito che la Russia si affretterebbe di riconoscere, magari abbellendo l'evento con una « reintegra zione» della Bessarabia. L'ipotesi non sembra pla usibile e non a ppare neppure politica mente comoda per gli interessi di Mosca, la quale non ha davvero bisogno di ricorrere a tali mezzi per dominare senza contrasto nel Paese e mantenerlo ligio ai suoi interessi pur con le necessarie elasticità apparenti specie nei riguardi dell'estero. La Russia persegue il suo noto programma di federazione dei Paesi balcanici, ed è in questo quadro che una Repubblica popolare di Romania troverebbe più verosimilmente il suo nuovo assetto politico.

715 1 Non pubblicati. 2 Per la risposta vedi D. 735. 716 l Vedi D. 706. 2 Per la risposta vedi D. 718.
718

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N .U., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15481/47. New York, 13 novembre 1947, ore 8, 36 (p er. ore 10,30 de/14; .

Telegramma di V.E. n. 14 1• Seguenti Stati hanno fatto calorose dichiarazioni in nostro favore: Argentina, Venezuela, Svezia, Uruguay, Messico, Equatore, Panama, Grecia. Seguenti hanno dichiarato in seduta che avrebbero votato in nostro favore: Norvegia, Filippine, Stati U niti.


Richiamo inoltre attenzione su seguenti punti:

l) atteggiamento decisamente favorevole delegato Argentina che ha tenacemente condotto discussione malgrado numerosi aspri attacchi anche personali;

2) opera svolta dal ministro degli affari esteri Evatt che con abile difesa ha fatto prevalere sue tesi e ha accettato di buon animo emendamenti Argentina che ha in ogni modo rafforzato sua risoluzione ;

3) azione del delegato belga nel proporre e far approvare richiesta parere Carta mondiale per nostro caso ;

4) emendamento presentato da delegato turco ambasciatore Sarper a seguito preoccupazioni da me confidategli che rinvio indeterminato a Consiglio sicurezza avrebbe potuto significare perdita molti mesi se non adirittura un anno.

A interlocutori che gli chiedavano perchè discriminazione del suo emendamento fosse a favore soltanto Italia e Transgiordania egli ha dichiarato che, oltre relazioni amichevoli e fiduciose intrattenute, questi due Paesi facevano parte complesso geo-politico Mediterraneo che stava particolarmente a cuore Turchia. Un personale cenno di apprezzamento sarebbe assai utile e opportuno.

Avverto infine che delegazione americana al termine discussione, ha tenuto farci conoscere che Stevenson non aveva fatto cenno particolarmente all'Italia nel suo discorso perchè aveva voluto limitare suo intervento illustrazione opposizione americana a Stati balcanici. Stevenson ha tuttavia dichiarato superfluo ripetere opinione suo Governo su Italia poichè era stata esaurientemente espressa in altre occasioni . Condotta generale della questione, scelta tempo discussione, indirizzo da dare alla soluzione sono stati opera della delegazione americana 2 .

717 l Non pubblicato. 718 l Vedi D. 716.
719

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15445/186. Varsavia , 13 novembre 1947, ore 9,30 (per. ore 16) .

Mio telegramma 179 1•

Ministro Modzelewski, cui ho consegnato nota sulle nostre richieste coloniali 2 illustrandole verbalmente, mi ha detto che Governo polacco, nelle osservazioni che presenterà a Londra entro questa settimana, pur non scendendo a dettagli data sua scarsa competenza ed esperienza problemi, appoggerà sostanzialmente nostre




2 Vedi D. 602.

tesi. Esso raccomanderà cioè mandato italiano su Tripolitania e Cirenaica, nonchè su quella parte Eritrea che rimarrà dopo avere assicurato ad Etiopia «sbocco al mare>>. Per Somalia questione è ancora oggi allo studio, ma è da sperarsi nostra tesi venga integralmente accolta. Prego farmi conoscere se sia esatto che Governo italiano si è dichiarato d'accordo per sbocco al mare Etiopia, come annunciato questa stampa.

718 2 C o n T. 16435/762 del 15 novembre diretto a Washington (n. 19 per Mascia) Sforza rispndeva: « M emre si provvede a ringraziare direttamente Governi di cui a suo telegramma n. 47, prego V.E. voler esprimere apprezzamento Governo italiano a delegato Australia, dove nostra rappresentanza non è ancora in funzione». 719 1 De l 3 novembre, preannunciava l' incontro con Modzelewski sul quale qui si riferisce.
720

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 16287/748. Roma, 13 novembre 1947. ore 15,30.

Mio telegramma n. 595 del 2 ottobre 1•

Prego V.E. voler esprimere Dipartimento di Stato vivo apprezzamento Governo italiano per azione svolta da delegazione americana a Lake Success in favore riesame questione nostra ammissione O.N.U.

Decisione raggiunta, il lO novembre, da Commissione politica Assemblea è, nella sua essenza, un preciso significativo riconoscimento buon diritto italiano, per il quale continuato solidale appoggio americano è stato indubbiamente uno dei fattori decisivi.

Nel partecipare nostri ringraziamenti V.E. vorrà prendere occasione per appurare quali siano intenzioni e suggerimenti Dipartimento di Stato stesso in relazione a quanto ha riferito Mascia , con suo telegramma n. 43 2 , circa opportunità o meno rinvio discussione mozione Assemblea in sede di Consiglio di sicurezza.

Prego informare Mascia di quanto sopra 3 .

721

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 15487-15492/917-918. Londra. 13 novembre 1947, ore 20,30 ( per. ore 7 del 14) .

Ho potuto ottenere testo integrale del memorandum etiopico ai supplenti ministri esteri e del discorso pronunciato ieri pomeriggio a Lancaster House da


720 ' Vedi D. 547.


2 No n pubblicato . ma vedi D. 736 .

:l Con T 15693/5 1 del 18 novembre Masc ia riferiva che il Dipartimento di Stato in te ndeva far so lle va re la questi o ne in sede t.!i Co nsiglio di sicurezza con lo scopo di vedere se l'atteggiamento dell e delegazioni fo sse rimasto immutato, ma, di fronte alla prevcdibile opposizione sovietica , avrebbe proposto un rinvio della quest ione alla sess io ne successiva .

vice ministro esteri Etiopia. Memorandum chiede «restituzione» Eritrea e Somalia affermando:

l) lmpero etiopico venne fondato da emigrazione camitica proveniente da Arabia attraverso Eritrea e Somalia; capitale etiopica fu in Eritrea per oltre mille anni; unità politica Eritrea-Etiopia continuò attraverso Medioevo fino era contemporanea culminando con difesa dell'Eritrea da parte Etiopia contro Egitto con vittorie militari 1875 e 1876; con trattato !ripartito del 1884 Gran Bretagna ed Egitto riconobbero sovranità etiopica.

2) Unitù lingua cultura religione tra Etiopia ed Eritrea ha sopravvissuto oppressione itali ana ; dialetto eritreo è anche parlato nel Tigrè di cui E ritrea non è che una parte; maggioranza popolazione è religione copta; educazione superiore è solo fornita da Governo etiopico e 1600 eritrei sono attualmente funzionari Governo stesso tra i quali persino mini stri e diplomatici.

3) Itaiia occupò Eritrea 1885 con aggressione ; popolazioni locali la odiano per sua oppressione e per aver trascurato loro benessere; regione ha servito da tra mpolino per tre invasioni dell ' Etiopia ma è sempre stata una passività per le finanze italiane; dipende escl usi,'amentc da retroterra etiopico per alimentazione e al tempo stesso ne impedisce accesso al mare.

Per quanto riguarda Somali a memorandum aggiunge semplicemente che per essa valgono stesse considerazioni esposte per Eritrea.

Riassume quindi memoranda etiopici del settembre 1945 a l Consiglio ministri esteri Londra. i due presentati settembre 1946 a Parigi e discorso delegato etio pico 2 1 settembre 1946 alla Conferenza pace, tutti relativi sola Eritrea.

Nel disco rso pronunziato ieri, che è durato oltre quaranta minuti, rappresentante etiopico lamenta anzitutto che, mentre Italia fu sentita autunno 1945 a Londra e primavera 1946 a Parigi , suo Governo fu consultato soltanto alla Conferenza della pace in occasione della qu::1le accett ò articolo n del trattato, c acconsenti ritirare proposta emendamento che stabiliva immediata restituzione Eritrea all'Etiopia. solo in base assicurazioni ricevute in tal senso da delegazi oni brita nnica, ci nese, canadese. indiana, jugoslava.

Conferma quindi richiesta «restituzione » Eritrea e Somalia ed espone in molto maggiore dettaglio argomenti già svolti nel memorandum parlando sempre solo dell' E ritrea . Cita un libro scritto nel 1937 da Maurizio Rava e sua prefazione di Badoglio per dimostrare che anche d a parte italiana Eritrea era considerata in se stessa un peso ed era solo utile in funzione economica d i accesso e sbocco et iopico. Afferma che sino al 1934 popolazione italiana non superava qu:1 ttromila e che ridare o ra Eritrea all 'Italia ---che si dice tanto povera d a non poter pagare riparazio ni e cui rinnovato imperi a lismo sulla regione non potrebbe che essere fin anziato da altre Potenze ·-equivarebbc peggiorare nostre finanze.

Respinge come nel memorandum pretese egiziane basate su breve passata occupazione militare del solo porto di Massaua c territorio di Bogos e ricorda che non esiste alcuna comunicazione diretta tra Sudan e Massaua.

Dichiara che trusteeship, a differenza della Libia nel cui caso ne esisterebbero i presupposti, è inapplicabile all'Eritrea essendo fuori questione possibilità futuro autogoverno o indipendenza previsti da tale sistema.

Accenna infine brevemente che medesimi argomenti valgono per Somalia 1•

722

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15478/989. Washington. 13 nov embre 1947, ore 22 ( per. ore 10,3 0 de/14).

Trasmetto seguente telegramma da on. Campilli:

«72. Comitato Herter composto parlamentari due partiti reduce visita Italia ha presentato stamane rapporto su aiuto immediato. Rapporto conclude con tabella riassuntiva contrapponendo osservazioni Comitato a conclusioni Amministrazione.

Sulla proposta del Dipartimento di Stato per 227 milioni, Comitato considera ancora suscettibile discussione per eventuale riduzione partite per 161 milioni. Punti controversi riguarda no principalmente:

a) eliminazione 15 milioni dollari per acquistare cotone sia perchè scorte sono notevoli sia perchè Ex-Import può eventualmente finanziare ;

b) riduzione di 87 milioni dollari su cifra fabbisogno grano ridotta da un milione 145 mila tonnellate a 618 mila causa presunte mancanze disponibilità americane e maggiori possibilità ammasso italiano;

c) possibilità elevare utilizzo prestito Ex-Import Bank entro marzo da 60 milioni previsti Dipartimento di Stato a 90 milioni ;

d) possibilità utilizzare almeno parte disponibilità dollari cambital e conti valutari stimati 42 milioni primi ottobre.

Seguono minori rilievi. Ho subito ini ziato azione chiarimento che conto sviluppare accordo Tarchiani.

Contatti avuti confermano che disposizioni sono favorevoli. Ritengo però necessario intervento ambasciata degli Stati Uniti che in concorso nostra azione qui confermerebbe gravi ripercussioni eventuali ulteriori riduzioni su cifra presentata da Dipartimento di Stato» 1•



(T. 1641 9/756): « Presidente insiste presso Dunn. Tu e Tarc hiani insistete che un efficace aiuto può essere prezioso mentre un o mediocre può esse re vano».


723 .

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI, CATTANI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA'

APPUNTO. Roma, 13 novembre 1947.

I testi diramati ai signori membri del Consiglio dei ministri completano l'insieme degli atti predisposti come «Accordi commerciali e di collaborazione economica» fra l'Italia e la Jugoslavia. Essi consistono:

a) Degli accordi di commercio e di pagamenti parafati a Belgrado dalla delegazione Mattioli il 19 aprile 1947 e che contemplano gli scambi ordinari fra i due Paesi ed il meccanismo per la loro effettuazione. I testi relativi sono già stati distribuiti a tutti i signori ministri. Dall'esame delle liste delle merci di cui è previsto lo scambio in questi accordi, va rilevato che, mentre noi offriamo alla Jugoslavia una buona gamma di prodotti di nostra tradizionale produzione, ci assicuriamo, d'altra parte, la fornitura da parte jugoslava di importanti quantitativi di merci di alto valore economico delle quali ci siamo sempre approvvigionati in quel Paese con deciso vantaggio per la nostra economia. Il volume degli scambi è valutabile all'incirca in 20 miliardi di lire per le importazioni dalla Jugoslavia ed in una cifra un po' inferiore per le esportazioni dall'Italia verso la Jugoslavia . La durata di questi accordi è prevista in cinque anni ed è altresì previsto che di anno in anno siano apportate quelle variazioni alle liste delle merci che l'esperienza possa opportunamente consigliare.

b) Di un protocollo speciale per la fornitura di macchinari industriali da parte dell'Italia alla Jugoslavia (forniture a lungo termine, comprendenti prodotti dell'industria elettrotecnica e meccanica, quali materiali di trazione e di installazione, telefoni, telegrafi e radio, forni e saldatrici, macchine motrici e loro organi, macchine utensili, impianti completi e grosse forniture, impianti dell'industria chimica), per un ammontare preventivato in 150 milioni di dollari di cui 100 milioni per i prodotti dell'industria elettrotecnica e meccanica e 50 milioni per i prodotti dell 'industria chimica, ripartiti nei cinque anni di validità dell'accordo. L'indicazione del valore in dollari è abituale in questo genere di contratti a lungo termine ed il modo di pagamento di esse è stato accuratamente elaborato e discusso, onde non derogare alla norma ormai costantemente da noi adottata e che è resa necessaria dalle attuali condizioni del nostro Paese, sia dal punto di vista valutario che dal punto di vista del rifornimento delle materie prime principali. L'accordo prevede infatti che il pagamento di dette forniture avvenga mediante la rifusione integrale delle materie prime, incorporate nel prodotto fornito, e l'erogazione supplementare di merci di essenziale valore per noi espressamente indicate (piombo, rame, antimonio, cromo, bauxite, ferro manganese e ferro silicio, carbone, legna, grassi, porci, grano, granoturco e fagioli) . Un quoziente che non ecceda il 25% di ogni fornitura, potrà anche essere pagato in lire prelevate dal conto A) dell'accordo di commercio del 19 aprile. Nessuna fornitura verrà consegnata se non interamente pagata.


c) Di un protocollo di firma (che ha assunto la forma di scambio di lettere), nel quale vengono apportate alcune modifiche e chiarimenti ai testi parafati il 19 aprile. Si è ottenuto con questo documento di correggere alcune clausole che erano apparse non pienamente rispondenti alla prassi degli accordi di tale natura e di limitare alcuni impegni di natura amministrativa che, date le differenze esistenti tra la Jugoslavia (monopolio del commercio estero) e l'Italia, non avrebbero potuto essere da noi presi. La negoziazione del protocollo speciale e del protocollo di firma ha richiesto un notevole sforzo di buona volontà da parte dei due Paesi , oltre che un lasso di tempo molto maggiore di quello originariamente previsto in due mesi. E ciò è chiaramente comprensibile ove si ponga mente al cospicuo ammontare delle forniture previste, ciò che ha richiesto una indagine accurata presso le imprese italiane produttrici , prima di prendere degli impegni di forniture che andavano armonizzati con il programma di costruzioni contrattate con altri Paesi.

Il far prevalere, poi. presso il Governo jugoslavo le nostre nonne inderogabili in materia di forniture speciali (rifusione di materie prime e fornitura di merci essenziali, accuratamente scelte), è l'argomento che ha necessitato lunghi mesi di esame di proposte e controproposte, fino a giungere alla formula inserita ora nel progetto di accordi .

Gli accordi nel loro complesso rappresentan o uno strumento di rilevante portata economica e politica.

Dal punto di vista economico , essi offrono la possibilità di riaprire pienamente gli scambi tra i due Paesi che hanno sempre avuto delle economie complementari ed assicurano all'Italia un posto preminente in un mercato di vitale interesse per noi. Non v'ha dubbio che un risanamento dell'economia produttiva italiana sarebbe gravemente compromesso se rimanessero chiusi i mercati tradizionali dell'Europa balcanica.

Dal punto di vista politico si è sempre considerato che la stipulazione di vasti accordi economici con la Jugoslavia potesse anche aprire la strada per la stipulazione di tutti quegli altri accordi che sono necessari fra due Paesi che hanno fronti ere comuni e interessi così delicati come quelli conseguenti al regolamento sopravvenuto con il trattato di pace.

Tutte le segnalazioni giunte dalla nostra rappresentanza a Belgrado ribadiscono il concetto che non è possibile per noi affrontare il regolamento dei nostri rapporti con la Jugoslavia se non attraverso la dimostra zione della nostra buona volontà e ---a parer loro -·-della nostra indipendenza politica dall'Occidente con la stipulazione degli accordi commerciali. L'interesse economico e politico consiglia dunque di seguire questa strada e di tentare questo esperimento.

Sul problema della pesca in Adriatico, che è uno, per quanto non il solo , degli altri importanti problemi da regolare con la Jugoslavia, si è cercato, come richiesto da vane parti, di agganciare il rego lamento o la promessa di regolamento, in occasione delle negoziazioni commerciali. Dopo serrata e intensa trattativa si è ottenuta una dichiarazione ufficiale jugoslava che q ucsto problema potrà essere discusso immediatamente dopo la firma degli acco rdi economici , così come ogni altro problema a nco ra aperto fra i due Paesi.

Possibilità di contropartite italiane non mancano per il rego lamento di questo importante problema che, come no to, interessa soltanto noi.

72 1 1 Per la risposta vedi D. 747. 722 1 Con successivo telegramma. in pari data (n. l 5479/990/73), Campi lli scriveva al presidente del Consiglio De Gas peri: «Necessita tua azione person a le presso codesta am basciata tendente dim os trare gravi ripe rcussioni nei mesi gennaio-marzo se preventivo già ridotto da Dipartimento di Stato per aiuti pre-Marshall dovesse sub ire da Congresso ulteriori falcidie ». li 15 novembre Sforza gli ri spose 723 1 In A.C.S. , Carre Sfòr::.a.
724

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2710/ 515. Mosca, 13 novemhre 1947 (per. il 17).

Fatta eccezione per la parentesi delle feste del trentennio, dedicata alle rievocazioni ed alle celebrazioni, l'attenzione del grande pubblico sovietico continua ancora oggi , dopo oltre quaranta giorni, a essere indirizzata verso i grandi dibattiti dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Tutti, senza distinzione , i discorsi e le dichiarazioni di Vyshinsky e di Gromyko, sia alla Assemblea generale, sia nei comitati, vengono integralmente riprodotti dalla stampa sovietica, insieme ad un riassunto degli altri discorsi, tendenzioso in se stesso, ed accompagnato per lo più da brevi spunti critici , quando si tratta di opinioni non gradite.

Siamo ormai quasi alla vigilia della Conferenza di Londra, la quale potrebbe rappresentare una svolta nel corso dei prossimi avvenimenti internazionali , ma finora almeno qui non se ne parla, e dello stesso problema della Germania si adombrano pochi accenni. Compaiono ogni tanto le solite critiche sulla mancata denazifica zione, sulla invadenza americana nella Bizona, si pubblicano le abituali deliberazioni e dichiarazioni di leaders del partito socialista unitario e dei sindacati della zona orientale che fanno appello alla unità della Germania, e basta. Negli ultimi giorni è comparsa qualche notizia (dichiarazioni di Schumacher, indiscrezioni della Commissione inglese di occupazione) relativa ad un progetto ormai deliberato di sistemazione statale della Bizona, che potrebbe forse dare luogo a qualche ulteriore presa di posi zione. Vedremo, ma per intanto non vi è altro, di Londra non si parla e tutta l'attenzione è ancora vistosamente concentrata su New York.

Ciò conferma che, salvo imprevisti, non si profila alcuna intenzione dell'U .R .S.S. di uscire dall'O.N.U.: i sovietici ci tengono a conservare di fronte ai simpatizzanti del mondo intero la figura di campioni della pace, e sanno che ben diftìcilmente potrebbero mantenerla uscendo dalla Organizzazione. Uguale linea di condotta essi avevano già assunta nell 'in tervallo fra le due guerre, ed anche allora non esitarono ad entrare nella Società delle Nazioni nel settembre 1934, quasi un anno dopo che la Germania hitleriana ne era uscita. Un procedimento inverso nel momento attuale apparirebbe certamente illogico ed imprevedibile.

Due so no gli argomenti principali di discussione sui quali vale la pena di soffermarsi analizzando l'azione dell'Unione Sovietica nella presente sessione dell'Assemblea dell'O.N .U.: l' uno è quello del cosidetto «Comita to intersessionale » o «Comitato permanente» o «piccola Assemblea», sul quale si riflette la linea di condotta generale dell'U.R.S.S. nei riguardi dell'O.N.U.; l'altro è quello della ammissione dei nuovi membri, che tocca particolarmente l'atteggiamento dell'U.R.S.S. nei riguardi dell ' Italia.

l) Sulla piccola Assemblea. Sono noti i lunghi discorsi di Vyshinsky a questo riguardo. ricchi di discussioni giuridiche, di battute polemiche, di analisi minuta e spesso pesante di tutte le argomentazioni contrarie. Fino a che punto essi siano stati convincenti , le votazioni lo dicono ; vi è il dubbio che troppo spesso Vyshinsky abbia avuto la mano troppo pesante, la battuta mordente ma troppo sferzante, tanto da indisporre, piuttosto che attirare, gli ascoltatori. «Ogni discorso di Vyshinsky è un punto per noi» , mi diceva ironicamente un diplomatico americano , e vi è certo del vero in questa affermazione. Ciò non toglie tuttavia che il fondamentale argomento, diluito inutilmente da Vyshinsky nei suoi interminabili discorsi, corrisponde ad una profonda convinzione, ed ha la sincera approvazione non solo dei cittadini sovietici, ma anche degli Stati satelliti o simpatizzanti , i quali ritengono di essere di fronte ad un attacco ingiusto, provocatore e sopraffattore insieme, degli Stati Uniti. L'argomento è questo: una delle due: o voi sostenete che il Comitato permanente sarà, come voi dite, un semplice organo ausiliario dell' Assemblea, e non sminuirà in alcun modo il prestigio e i poteri del Consiglio di sicurezza, ed allora ne potete fare a meno, perché le sue funzioni dovranno essere per necessità ridottissime; o invece l'avete concepito come un mezzo per controllare e svalutare il Consiglio di sicurezza, per eludere il diritto di veto, ed allora evidentemente esso costituisce una moditìcazione dello statuto, e non può essere ammesso senza il nostro consenso.

Gli angloamericani non possono ignorare che un simile ragionamento è assai serio , né possono na scondersi che la portata politica della piccola Assemblea è precisamente quella di sminuire il Consiglio di sicurezza e di aggirare il diritto di veto ; ciò appare da tutti i precedenti e svolgimenti della attuale Assemblea, e del resto corrisponde al più intuitivo buon senso , e fa sì che l'argomentazione sovietica poggi sulla realtà, e non sia priva di fondamento. In contrario, naturalmente, non rimane che l'argomento dell'abuso del diritto di veto da parte dei sovietici, e il senso generale di indignazione e di insoddisfazione che ha determinato, per la impotenza dell'O.N.U. nel risolvere i gravi e pericolosi conflitti che si vanno delineando.

«Ma -mi rilevava giorni sono un collega del gruppo di Stati amici della Russia -tutto il subbuglio relativamente all 'abuso del diritto di veto è fondato fino a un certo punto. La responsabilità vera del fatto dovete attribuirla non già all'U.R.S.S., ma alla situazione internazionale. Data una situazione internazionale tesa e di aspro conflitto fra le due principali grandi Potenze, ne discende inevitabilmente che l'O.N.U ., fondato sulla unanimità, non funziona, ed ogni questione di un qualche rilievo portata di fronte ad esso trova l'ostacolo del veto, perchè la grande Potenza che è in minoranza non vuole lascia rsi sopraffare. Se gli Stati Uniti non disponessero della maggioranza, agirebbero in modo del tutto uguale, e non so come si potrebbe parlare di abuso del loro diritto, quando si sa bene che persino nel diritto privato un simile concetto è molto discusso, perché implica , formalmente, una contraddizione in termini. È vero: molti piccoli Stati si sentono menomati e constatano con un senso di profonda disillusione la vanità delle loro opinioni e dei loro voti: ma è un atteggiamento, né giustificato, né comune a tutti . Non è giustificato, perchè cosi l'O.N.U. è stata creata, col consenso dei piccoli Stati, e col diritto di veto per consentire l'adesione dei Grandi. Non è comune a tutti, perché vedete, ad esempio , l'Egitto : come Stato minore dovrebbe combattere il diritto di veto, ma come Stato interessato invece lo invoca, perché la decisione della maggioranza non gli piace». Non si può negare la logica di un simile ragionamento, al quale non resterebbe che contrapporre il maggior senso di misura, di tolleranza, di rispetto della volontà di maggioranza, raggiunto dalla civiltà americana: argomento scottante, del quale naturalmente non si intende qui nemmeno sentir parlare.

Questo è, ripeto, giusto o cattivo che sia, il punto di vista profondamente sentito, sia dai governanti sovietici, sia da questa opinione pubblica, influenzata naturalmente dalla unilaterale propaganda alla quale è sottoposta .

Alla luce di tali convinzioni si intende meglio la presa di posizione sovietica di fronte alla deliberazione positiva dell ' Assemblea sul Comitato permanente: lo statuto è violato , è violato il diritto di veto; i sovietici non escono dalle Nazioni Unite, ma non partecipano all'organo illegale. A rigore , essi avrebbero potuto scegliere anche l'altra strada: partecipare alla piccola Assemblea, ed all 'occorrenza votare contro, per poi bloccare in Consiglio di sicurezza, coll'uso del diritto di veto, l'esecuzione della raccomandazione del nuovo organo. La loro situazione sarebbe stata politicamente più difficile, ed essi hanno preferito tagliare corto, disconoscendo a priori , colla loro non partecipazione, tutte quante le deliberazioni del Comitato intersessionale. È un modo un po' drastico di adottare, preventivamente e generalmente, il diritto di veto. È qualche cosa di più del suo normale esercizio, e molto di meno dell' uscita daii 'O.N. U . : una via di mezzo che sta più al di qua che al di là , è ancora entro l'O.N .U. , pur negandone un elemento.

Naturalmente, la situazione che ne nasce potrà essere politicamente delicata, e solo gli sviluppi avvenire potranno dire fino a che punto le parti vorranno portarla. È chiaro che una piccola Assemblea senza la Russia è a priori politicamente svalutata ; diventa un organo di fiducia degli Stati Uniti, al quale non si potrà seriamente portare alcuna controversia con la speranza di una decisione autorevole ed efficace.

Rimane da vedere se gli Stati Uniti accettaranno tacitamente tale situazione, lasciando che la piccola Assemblea abbia una vita puramente decorativa e muoia poi nel silenzio, di consunzione, oppure vorranno forzare la situazione, portando di fronte ad essa questioni importanti e obbligando poi l' U.R.S.S. a prendere posizione nuovamente contro le relative deliberazioni al Consiglio di sicurezza . In sostanza , l'U.R.S.S. sembra dimostri di voler rimanere nell'Organizzazione, malgrado il suo stato di inferiorità e gli smacchi subìti; e sembra che attenda se gli Stati Uniti vogliano realmente tentare di forzarla ad andarsene.

2) Ammissione dei nuovi membri. Il l O novembre, come è noto, il primo comitato dell 'Assemblea ha conchiuso la discussione sulla ammissione dei nuovi membri approvando la risoluzione australiana per l'ammissione dell' Italia, Eire, Portogallo, Transgiordania e Finlandia ; quella americana per l'ammissione dell'Australia; e quella belga per il deferimento alla Corte di giustizia internazionale della questione di applicabilità del diritto di veto alle ammissioni dei nuovi membri (articolo 4 n. 2 e art. 18 n. 2 dello statuto).

I sovietici, per bocca di Gromyko, hanno tenuto rigorosamente fermo il loro atteggiamento precedente: la Transgiordania non deve entrare perchè è uno stato-fantoccio, l'Irlanda e il Portogallo perchè profascisti e non democratici , l'Austria perchè non ha ancora firmato il trattato di pace, e infine l'Italia e la Finlandia perchè la loro sorte è legata a quella degli altri Stati ex nemici, secondo l'accordo di Potsdam (interpretato, a dire il vero un pò forzatamente, nel senso che esso obblighi e non soltanto autorizzi le grandi Potenze a sostenere l'ammissione di tutti gli Stati ex nemici, contempora neamente, all'O .N.U.).

Nei riguardi dell'Italia, la linea sovietica è rimasta in questi termini rigorosamente obiettivi e corretti. A suo tempo, avvertendo che era inutile sperare nell'appoggio sovietico all'Italia, separatamente dall 'ingresso degli altri ex nemici, avevo temuto che ciò potesse dare luogo, per ritorsione, a nuovi attacchi contro il nostro Paese: se gli angloamerica ni contrastavano la democrazia bulgara, rumena od ungherese, i sovietici avrebbero affermato il fascismo o semifascismo dell'Italia.

Ciò, direttamente. non è avvenuto e ritengo non sia privo di importanza. perchè risponde a una certa attenuazione della polemica contro la politica del nostro Paese, che in questi ultimi due mesi si è potuta osservare in linea generale nella stampa sovietica. Mettendo in rapporto questo, con la disposizione a ricevere (finalmente!) una nostra delegazione economico-commerciale a Mosca, se ne trae la impressione che i russi non amino in questo momento dimostrare una particolare ostilità contro di noi.

Intendiamoci bene: non è che essi abbiano mutato sostanzialmente il loro punto di vista sul Governo di De Gasperi e sulle sue supposte tendenze verso il blocco occidentale: ma poichè non vedono chiaro negli sviluppi ulteriori della politica interna italiana, non vogliono precludersi definitivamente le possi bilità di un riavvicinamento con quel governo, che uscirà dalle prossime elezioni, nè, sopratutto, alienarsi totalmente le simpatie della nostra opinione pubblica.

Ciò spiega perchè nessun rilievo sia stato dato qui ai punti della discussione sull'ammissione dei nuovi membri, che avrebbero potuto prestarsi ad una polemica nei riguardi della politica interna ed estera del nostro Paese. Ciò non toglie tuttavia che questi punti ci siano, ed è caratteristico il modo come tali punti, o meglio punte contro di noi, si sono prospettati in seno al Comitato politico.

Gromyko ha detto il 7 novembre: «Tutti i cinque Paesi sono in una situazione identica. Nei loro riguardi gli Stati alleati hanno assunto obblighi identici. La questione della loro ammissione alla Organizzazione è una questione sola. Per questa ragione noi risolutamente contrastiamo il gioco politico perseguito specialmente dal Governo degli Stati Uniti sulla questione della ammissione di nuovi membri . Credono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che alla Russi a piaccia, per esempio , tutto ciò che avviene in Italia? Indubbiamente il Governo degli Stati Uniti, non crede questo . Tuttavia, il Governo sovietico è disposto a sostenere «la richiesta italiana di ammissione all'O.N.U., insieme con le domande degli altri quattro Paesi, in conformità alle obbligazioni assunte>>.

Nel discorso conclusivo del IO novembre, lo stesso Gromyko ha poi aggiunto: «È stato suggerito che nell 'esame delle domande l'Italia dovrebbe essere distinta dagli altri Stati coi quali sono stati firmati i trattati di pace. Non risulta su quali basi una tale eccezione potrebbe essere fatta a favore dell 'Italia. Si è fatto cenno alla storia ed alla cultura italiana. Non vi è dubbio che il popolo sovietico conosceva la ricchezza della cultura italiana. Conosceva pure la storia italiana, e per di più , non soltanto la storia del vetusto passato, ma anche la storia moderna. Vi sono state truppe fasciste italiane sul territorio sovietico insieme alle orde naziste, ed hanno inferto gravi danni all'Unione Sovietica. Qualcosa si sarebbe anche potuto dire sullo stato attuale delle cose in Italia . Il Governo sovietico tuttavia era disposto ad appoggiare la domanda dell'Italia, purchè tutti gli altri Paesi che si trovano nella identica situazione fossero ammessi nella Organizzazione. Non vi può essere questione di eccezioni a favore dell' rtalia».

Gromyko ha avuto dunque le sue puntate contro di noi , ma misurate, e tali da non intaccare per nulla il principio di parità di trattamento che i russi hanno adottato; soprattutto, egli non ci ha rivolto alcun addebito di profascismo e di violazione del trattato.

Diverso è stato invece l'atteggiamento del delegato jugoslavo Bebler, riguardo al quale la stampa sovietica pubblica quanto segue: « Bebler citò un numero di fatti dimostranti che il Governo italiano non rispetta le condizioni del trattato di pace che obbligano l'Italia a garantire i diritti de!Ie minoranze nazionali, a sciogliere le organizzazioni fasciste , ed a garantire che coloro che combatterono il fascismo non saranno soggetti a persecuzioni».

Non risulta qui (è tuttavia supponibile) che i fatti citati da Bebler riguardino essenzialmente i problemi della Venezia Giulia : certo è, che mentre il delegato sovietico è rimasto riservato, quello jugoslavo è stato assai più esplicito e assai meno amiche vole. in quanto egli solo ha messo in dubbio la capacità giuridica dell'Italia ad essere ammessa all'O .N.U. La differenza non è casuale, e corrisponde ad una effettiva gradazione di atteggiamenti nei nostri riguardi , da parte dei due Pae~i: più freddo e più realisticamente sereno quello russo, più appassionato, perchè mosso da passioni e da interessi più immediati , quello jugoslavo.

Questa distinzione è da tenere presente, nel senso che noi possiamo attenderci da Mosca, poco a poco, una valutazione meno malevola e più serena della nostra situazione e dei rispettivi interessi, di quel che non sia quella jugoslava. Ma è questo che più importa, perchè, malgrado tutte le velleità di indipendenza di Tito, e malgrado l'apparente autonomia che la Russia finge di lasciargli, la strada per Belgrado , sui problemi decisivi, passa tuttavia da Mosca.

725

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15534/994. Washington, 14 novembre 1947, ore 21,49 (per. ore 14 del 15 ).

Trasmetto seguente telegramma on . CampiIli:

«77. Seguito telegramma 72 1• Conferito oggi lungamente con funzionari dirigenti Dipartimento di Stato su punti seguenti:

a) Per cotone abbiamo fornito nota dimostrando necessità comprenderne certo quantitativo minimo nei calcoli sino 31 marzo. Dipartimento di Stato sosterrà tale tesi e solo caso impossibilità farla trionfare ci consiglierà rivolgersi a Export Import Bank .

b) Per cereali abbiamo fornito tutti gli elementi per giustificare nostro fabbisogno.


c) Circa utilizzazione prestito Export Import Bank, Dipartimento di Stato sosterrà impossibilità superare 60 milioni. Dipartimento di Stato è anche pronto studiare con noi possibili modalità per avvicinare effettivo utilizzo a tale somma.

d) Chiariamo nuovamente impossibilità detrarre disponibilità Cambital e conti valutari da fabbisogno finanziario previsto. Dipartimento di Stato concorderà e manterrà tale tesi.

Infine ho esposto nostra critica situazione cassa qualora voto aiuto interim tardasse oltre 30 novembre.

Dipartimento di Stato, senza poterei ancora dare assicurazioni precise, prevede confidenzialmente possibilità seguenti: l) anticipo scrips prigionieri di guerra 9 milioni ; 2) finanziamento temporaneo grano «Commodity Credit Corporation » 15 milioni ; 3) saldo conti sospesi 2 milioni e mezzo. Inoltre Dipartimento di Stato informatoci via strettamente confidenziale che vista situazione esaminerà tra breve a nche possibilità domandare Congresso a utorizzazione, prima del voto definitivo, anticipo a valere su somma totale nonchè successivamente ottenere autorizzazione utilizzare parte somma per coprire fatture precedenti tipo nostri impegni prossima scadenza per petrolio .

Ho nuovamente sottolin eato importan za aiuti rapidi e sufficienti. Disposizioni Dipartimento di Stato sono nettamente a michevoli. Tuttavia confermo necessità passo codesta ambasciata America come richiestovi ieri onde rafforzare argomenti Dipartimento stesso potrà utilizzare in di scussione. Ho svolto azione presso presidenza Export Import Bank che interverrà dichia rando impossibilità utilizzare 90 milioni entro marzo prossimo come supposto rapporto Herter.

Ho conferito di nuovo lungamente su argomenti controversi con esperti Comitato Herter. Herter ha fatto questa mattina dichiarazioni dinanzi Commissione parlamentare che indicano attitudine meno rigida che quella segnalatavi ieri »2 .

725 l Vedi D. 722.
726

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15509-15537/334-335. Mosca, 14 novembre 194 7, ore 21,50 (per. ore 15 de/15).

A seguito ritardo aerei da Helsinki per maltempo e festività trentennio, corriere con telespresso V.S. del 27 scorso mese 43/33598 relativo a trattative economiche 1 giuntomi solo avant'ieri.

Oggi sono stato ricevuto da Malik al quale ho presentato ed illustrato nota contenente in sostanza quanto da V.S. comunicatomi con nostre richieste a questo


Governo e nostre offerte. Ad evitare ogni equivoco nota conteneva esplicito accenno a questione pagamenti con suo rin vio a trattative esperti come da istruzioni S.V. Essa precisava pure che nostra risposta voleva offrire una larga base di trattative ma non porre inderogabili condizioni.

Malik mi ha risposto che il Governo sovietico avrebbe immediatamente studiato le nostre proposte ed avrebbe risposto al più presto possibile. Non ha posto nessuna pregiudiziale di nessun genere. Richiesto se gli era possibile indicare almeno approssimativamente il tempo della risposta e del possibile invio della nostra delegazione mi ha detto che loro Mini stero co mmercio estero sta già studiando le basi delle no stre trattative e che egli sperava che tale studio sarebbe stato accelerato dal contributo degli elementi oggi da me recati ma che non poteva precisarmi un termine. Naturalmente mi sono dichia ra to a disposizione sua e del ministro Mikoyan per ogni eventuale chiarimento e Malik ringraziandomi si è riservato di valersene occorrendo.

A questo punto è chiaro che se da parte sovietica vi fosse intenzione, il che mi pare poco possibile, di porre condizioni politiche o pregiudiziali di quabiasi natura essi lo potrebbero fare in due modi: o ponendole esplicitamente nella loro risposta

o ritardando tale risposta in modo da dimostrare loro non gradimento a base trattative da noi suggerite. Comunque mi riservo riferire immediatamente ogni novità in proposito.

Nel colloquio di oggi ho pure avuto con Malik un'ampia discussione sulla questione nostra ambasciata e Villa Abamelek. In un primo tempo mi disse che non si preoccupava tanto delle pretese giudiziarie della principessa Abamelek, ritenendole infondatissime, quanto del fatto che i nostri decreti di trasferimento della villa al Governo sovietico avrebbero contenuto riserve e oscurità ta li da creare difficoltà ed offrire pretesto alle azioni della principessa .

Ne ho profittato per distinguere netta mente azione governativa da azione giudizia ria chiarendogli che a mia saputa non era mai stata questione di riserva o di oscuritù dei decreti m a solo di una lacuna nel primo decreto di espropriazione quanto alla individuazione dei beni espropriati. Mi ha risposto che proprio a questo si riferiva, il che mi rese facile replicare che la lacuna era ormai già colmata con decreto deliberato firmato e di imminente pubblicazione. Aggiunsi che di conseguenza con la pubblicazio ne del decreto il titolo giuridico sovietico doveva ritenersi perfetto e il processo intentato dalla principessa poteva avere il suo corso senza impedire che lo Stato sovietico fo sse ormai proprietario, e la condizione per la consegna dell'ambasciata a Mosca dovesse considerarsi avverata. A questo punto Malik rito rna ndo sul suo precedente punto di vista mi ha dichiarato che poco importava al G overno sovietico della ragione legale o giudiziale di impedimento ma che fino a quando esso Governo non fosse in pieno libero possesso dell a Villa Abamelek non avrebbe dato ambasciata. In sostanza Malik è più o meno a l corrente dei dettagli giuridici della questione ma parte dalla evidente c dichiarata convinzione che per ragioni non chiare a Roma si ostacoli definitivo e pieno trapasso Villa Abamelek ed è ben deciso a da re ambasciata qui solo quando ogni ostacolo di qualsiasi natura sia a Roma definitivamente superato. In queste condizioni ritengo mio dovere ripetere a V.S. che, data ca usa pendente e sequestro giudiziario, questa ambasciata rimarrà ancora in albergo qualche anno con serie conseguenza per dignità, efficienza lavoro e prestigio e mi permetto richiamare a V.S. mio telespresso 2638/491 del 30 ottobre2 e specialmente la proposta ivi contenuta e cioè di perfezionare anzitutto quanto possibile trapasso almeno formale di proprietà Villa Abamelek ai sovietici allo scopo di dare loro la soddisfazione che si aspettano e subito dopo superare attuali difficoltà giudiziarie offrendo loro in cambio edificio

o edifici equivalenti.

725 2 Per la ri spos ta vedi D. 739. 726 1 Vedi D. 658.
727

IL MINISTRO A BUCAREST, SCAMMACCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15525/126. Bucarest, l 4 novembre 1947, ore 22,10 ( per. ore 11,30 del l 5 ) .

Ho fatto oggi mia visita presentazione signora Pauker testé nominata ministro degli affari esteri. Essa ha tenuto scusare inopinato ritardo presentazione credenziali assicurando che ha già disposto perchè avvenga subito dopo ritorno del re. Ha avuto espressione simpatia per l'Italia manifestando desiderio collaborare per buone relazioni e per studio ripresa dei rapporti commerciali. Signora Pauker è persona di modi distinti e di intelligenza.

Dicastero esteri è stato interamente rinnovato nei quadri e nei servizi.

728

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR . 2565/ 1145. Roma, 14 nm·emhre 1947 (p er. il 19).

In Segreteria di Stato mi è stato rimesso stamane l'appunto che qui di seguito trascrivo:

«Fra il Governo italiano e quello austriaco saranno prossimamente iniziate delle consultazioni a proposito della questione della cittadinanza degli alto-atesini che, a suo tempo, optarono in favore della Germania.

Si esprime la fiducia che da tali consultazioni, condotte con largo spirito di reciproca comprensione, si possa giungere ad una soluzione del delicato problema soddisfacente e tale da favorire la pacificazione degli animi in quella regione ».

Nel consegnarmelo mons. Dell'Acqua ha tenuto a farmi rilevare che la Santa Sede è pienamente consapevole dell'estrema delicatezza della questione.

Essa è del resto a conoscenza delle esplicite dichiarazioni fatte in proposito dal Governo italiano, sulle quali ha richiamato l'attenzione della legazione d'Austria, a seguito delle cui premure è stato redatto l'appunto sopra trascritto.



729 .

L'AMBASCIATORE A V ARSAVIA, DONINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 4741/1156. Varsavia , 14 novembre 1947 (per. il 21).

Stamane alle 11 la Dieta costituente polacca ha approvato all'unanimità, in seconda e terza lettura, il progetto di legge di ratifica del trattato di pace con l'Italia. In questa occasione il deputato Lukrec, del partito democratico, parlando a nome della Commissione parlamentare degli affari esteri, ha tenuto un breve discorso, di cui ho l'onore di segnalare i punti salienti, riservandomi di trasmettere al più presto, dagli Atti parlamentari, la traduzione integrale.

Premetto che, avvertito solo all'ultimo momento dagli uffici di questo Cerimoniale, sono arrivato alla Dieta quando già i deputati stavano passando ad un altro punto dell'ordine del giorno. La ratifica del nostro trattato di pace non ha preso del resto più di una decina di minuti e non mi risulta che vi sia stata discussione di sorta. Evidentemente la ratifica da parte della Polonia non costituiva che una formalità, dal punto di vista della validità internazionale del trattato; ma questo Governo aveva per conto suo tenuto a mettere il rilievo l'importanza che attribuiva a tale atto, facendone per ben due volte, nel maggio e nel giugno scorso, rinviare la discussione alla Dieta sino a quando tutte le grandi Potenze non avessero proceduto alla ratifica definitiva. Il ministro Modzelewski aveva già cercato di convincermi precedentemente che tale rinvio non aveva nulla a che vedere con il trattato in sé, ma costituiva soltanto un gesto di deferenza verso le quattro Potenze che si sono assunta la maggior responsabilità della firma e un riconoscimento implicito della solennità della cosa.

Nella sua relazione al Sejm il deputato Lukrec ha dichiarato in sostanza che le decisioni del trattato tendono a stabilire in Italia un regime democratico , a liberare la vita italiana da ogni residuo del fascismo e a ridare la sovranità al popolo italiano, permettendogli di opporsi in modo efficace ad ogni forma di pressione economica c politica esterna. Egli ha ripetuto che il fascismo , e non il popolo italiano, era responsabile della guerra; ed ha ricordato che mentre Mussolini, nel settembre 1939, aveva salutato l'avanzata hitleriana verso la capitale della Polonia con il grido «la Polonia è finita », larghe masse popolari , nelle vie delle città italiane, avevano risposto con manifestazioni di solidarietà con la Nazione polacca e con il grido di «Evviva Varsavia ». Questo ---ha detto l'oratore -noi non lo dimenticheremo mai .

Nessun accenno , a quanto mi risulta, alle clausole territoriali del trattato. Il rappresentante della Commissione pa rlamentare degli affari esteri ha citato solo due punti specifici del documento: l'art. 17, che impegna l'Italia a rendere impossibile ogni rinascita del fascismo, e l'art. 89, in virtù del quale nessun Paese alleato può rivendicare alcun diritto o privilegio risultante dall ' applicazione delle clausole del trattato sino a che non abbia formalmente depositato gli strumenti di ratifica. Con la cessazione dello stato di guerra tra la Polonia e l'Italia avrebbe aggiunto il deputato Lukrec -« noi potremo incominciare a mettere in ordine tutte le questioni di carattere economico e finanziario ancora in sospeso tra i due Paesi ». Occorrerà avere il testo preciso di tale dichiarazione, per ora solo riassunta dalla stampa. Mi pare però sin d 'ora ch'essa possa preludere non soltanto all'eventuale applicazione dell'art. 79 (a l quale, ancora recentemente, mi era stato fatto sapere che questo Governo non intendeva rinunciare in linea di principio, pur essendo pronto ad entrare in tra ttative in proposito) e ad una nuova fà se nella discussio ne della vecchia controversia del Batory (che per la mancata venuta a Va rsavi a del capitano Cosulich continua a pesare nelle nostre relazioni con questo Governo e che ha provocato, essa e non altro, come da me ripetutamente segnal a to, il deprecato decreto del luglio scorso che sottoponeva ad amministrazione forzata tutti i beni italiani in Polonia); ma anche ad una discussione globale sulle indennità e sui compensi che ci spettano in virtù della legge sulla nazionalizzazione dei beni stranieri nel Paese. Tutti problemi che so no di competenza della Commissione intermini steriale da lei istituita, signor ministro, per l'applica zione delle clausole economiche del trattato di pace. Il presidente della nostra delegazione commerciale, attualmente a Varsavia, mi ha comunicato a questo proposito che il ministro Berio non sarebbe alieno , ove la cosa fosse giudicata necessaria, dal fare un salto in questa capitale per studiare ra pidamente da vicino tutta la situazione. Ritengo io pure, una volta condotte a termine le tratta tive commerciali attualmente appena all ' inizio , che tale visita del ministro Berio sarebbe estremamente utile, dato a nche che la nostra delegazione non sembra ave r ancora ricevuto le istruzioni da ella cortesemente preannunciatemi per telegramma alcuni giorni or sono.

La relazione del deputa to Lukrec alla Dieta si è conchiusa con alcune battute polemiche contro il «revisionismo» in generale e contro una revi sione affrettata, da parte dell 'O .N. U ., del tratta to di pace con l'Italia. È ben nota la posizione ufficiale di questo G overno, non dissimile in nulla del resto da quella sovietica, su una eventuale procedura di revisione delle clausole più dure del nostro trattato di pace: negoziati a due tra l'Italia e i vari Paesi firmatari, una volta ratificato il documento, ma nessun intervento dall'esterno per una revisione in blocco dinnanzi all'Organizzazione delle Nazioni Unite, dell a quale fanno parte numerosi Paesi che non sono stati in guerra con l'Italia e che non dovrebbero quindi avere alcuna voce in capitolo.

Ripetute vo lte, in occasione di miei colloqui con personalità dirigenti della politica di questo G overno , si è tenuto a farmi rilevare che una simile posizione da parte della Polonia, come pure l'atteggiamento negativo che il rappresentante polacco presso il Consiglio di sicurezza «ha dovuto» assumere recen tem ente sull 'ammissione dell'Italia all'O.N.U. , non implica no nessuna mancanza di comprensione e molto meno nessuna ostilità nei confronti del popolo italiano. Si tratta del gioco serrato che si svolge in questo momento nel mondo tra due diverse concezioni della politica internazionale. M a ogni volta che i rappresentanti della Polonia nei vari organismi internazionali potevano dare una prova concreta di amicizia verso il nostro Paese, appoggiando rivendica zion i del nostro G ove rno che non richiedessero un brusco rovesciamento di alcune linee di politica estera seguite da questi circoli dirigenti, essi lo hanno fatto senza esitazioni di sorta. Mi è stata cita ta , ad esempio, l'elezione dell'Ital ia a membro del Consiglio direttivo della Banca internazionale ; mi è stato ricontèrmato l'appoggio della Polonia alla nostra proposta di scegliere Roma come sede del Centro europeo della F .A.O.

(sebbene nessuna comunicazione ufficiale in proposito sia stata fatta sino a questo momento dalla direzione della F.A.O. al rappresentante polacco); e mi è stato soprattutto assicurato che questo Governo è favorevole in sostanza alla tesi italiana sull'amministrazione fiduciaria delle nostre colonie e che in tal senso si eprimerà entro questa settimana alla Commissione di Londra. Nella questione della revisione, invece, si tratta di un precedente di carattere pericoloso, non certo per quel che riguarda l'Italia, ma per la sua possibile estensione al futuro trattato di pace con la Germania, che coinvolge la stessa esistenza nazionale del Paese; e per quel che riguarda l'ammissione dell'Italia alle Nazioni Unite, sempre secondo l' interpretazione di questo Governo, la Polonia vi è tuttora favorevole , ma intende allo stesso tempo salvaguardare quello eh 'essa considera il buon diritto di altri Paesi amici che hanno posto contemporaneamente la propria candidatura. Non dimenticate d 'altra parte -mi ha detto il ministro degli esteri Modzelewski nel corso del colloquio che ho avuto con lui all'inizio di questa settimana --che «noi abbiamo dovuto assumere un atteggiamento negativo, per gli stessi motivi, anche nei confronti della Finalandia e della Bulgaria, il che esclude da parte nostra qualsiasi intenzione di discriminare, nel problema dell'ammissione all'O.N.U., a svantaggio della tesi italiana». Il ministro Modzelewski ha poi aggiunto che in occasione di una lunga conversazione avuta a Washington con un rappresentante della nostra ambasciata aveva già cercato di far comprendere il punto di vista polacco e di trasmetterlo al nostro Governo, nella fiducia ch 'esso venisse compreso nei suoi termini essenziali.

Ho voluto esporre oggettivamente, signor ministro, queste argomentazioni di parte polacca (alle quali dovrei aggiungere la ripetuta asserzione, di bocca del ministro degli esteri, del desiderio polacco di veder giungere a felice conclusione le trattative commerciali tra i nostri due Paesi attualmente in corso a Varsavia), per mettere nella loro luce reale i rapporti che esistono in questo momento tra Italia e Polonia e tra i rispettivi Governi.

La differenza di ideologia e di orientamento politico non sono visti qui come un ostacolo al consolidamento e allo sviluppo delle migliori relazioni tra la Polonia e l'Occidente in generale, tra la Polonia e l'Italia in particolare. Pochi governi sono oggi così aspramente criticati, in questi circoli responsabili, come quello di Ramadier, che viene accusato sulla stampa polacca di tutti i peccati capitali.

Ma ciò non toglie che proprio in questi giorni sia stato firmato tra Francia e Polonia, come da me già segnalato, un importante accordo, che garantisce al Governo di Parigi una soluzione favorevole (insperata negli stessi ambienti diplomatici francesi di questa capitale) delle richieste di indennità e di compensazioni per la vecchia e controversa questione dei beni di società francesi nazionalizzati dopo il 1945.

Le affinità ideologiche non sembrano dunque pesare sensibilmente sulla politica di rapporti economici e commerciali della Polonia con l'Occidente, anche a prescindere dalla particolare e profonda simpatia che ispira questa Nazione verso l'Italia e verso il nostro sforzo di ricostruzione dopo i duri anni della guerra. Il che mi sembra essere di buon auspicio per la soluzione di tutte le questioni che la ratifica del trattato di pace lascia tuttora sul tappeto e per il buon esito delle trattative condotte dalla nostra delegazione commerciale.

726 2 Non pubblicato.
730

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI

T. 16433/258. Roma, 15 novembre 1947, ore 19,30.

Atteggiamento costantemente mantenuto da delegazione Argentina nel corso recenti dibattiti Assemblea , in relazione possibile nostro ingresso O.N.U., e significativa iniziativa presa in sede Commissione politica sono stati qui seguiti con vivo interesse e sincero apprezzamento.

Nel rendersi interprete di questi nostri sentimenti V.E. vorrà personalmente ringraziare codesto Governo a nome Governo italiano 1•

731

L 'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTE 15587/998 . Washington , 15 novembre 1947, ore 20,28 ( per. ore 8 de/16) .

Trasmetto seguente telegramma on. Campilli:

«79. Tuo 756 1• Continuiamo svolgere intensa opera senso da te indicato. Ancora oggi svoltesi discussioni e presentate memorie confutando conclusioni noto Comitato. Particolarmente ampia è discussione fabbisogno grano. Confermo favorevole disposizione Dipartimento di Stato che sosterrà proposte presentate essendo consapevole necessità adeguato aiuto».

732

L'ONOREVOLE CAMPILLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 58/24. Washington , 15 novembre 1947 1•

Terminati i lavori collettivi delle delegazioni convenute a Washington ho creduto opportuno di promuovere un incontro personale con il capo della delegazione inglese allo scopo di chiarire ed illustrare il punto di vista italiano sostenuto a




Parigi ed a Washington sulla cooperazione inter-europea . Questo ho voluto fare anche in relazione alle istruzioni di V.E. perchè fosse data la giusta valutazione all'atteggiamento da noi assunto. La diversità della condotta italiana e inglese su alcune questioni di base non doveva lasciare ombre nè attenuare la cordialità dei rapporti e della collaborazione fra le due delegazioni.

Ho chiarito che la tesi italiana di una più intima ed effettiva cooperazione europea risponde ad un complesso di esigenze di carattere politico ed economico.

a) L'Italia è un Paese ad alto potenziale demografico . Le sue risorse in beni capitali ed in materie prime non sono sufficienti ad assorbire le sue forze lavoratrici che annualmente aumentano in misura da rendere sempre più sensibile la sproporzione fra capacità lavorativa e mezzi a disposizione. Inoltre la produzione italiana, fatta di prodotti agricoli e di manufatti di qualità, ha bisogno di aperti e vasti mercati di consumo . Quindi o il lavoro ed il prodotto italiano hanno la possibilità di espandersi pacificamente in più estese aeree economiche, o l'Italia sarà spinta verso una politica autarchica più rigorosa ancora di quella passata con conseguenze sul piano politico che possono compromettere la solidità di un regime di democrazia.

h) Lo spirito della proposta Marshall presuppone uno sforzo di cooperazione europea e perciò di organizzazione europea. Meglio essere noi a studiare la forma ed i limiti di questa organizzazione che doverla subire come imposta da terzi.

c) L'aiuto americano tende a che l' Europa attui dei programmi produttivi che assestino la sua economia entro un certo periodo di anni. Non si può sfuggire al fatto che l'utilizzo dell'aiuto e l'esecuzione dei programmi siano seguiti e controllati. Più forte ed effettivo sarà l' auto-controllo esercitato nei Sedici Paesi della loro organizzazione europea e meno diretto sarà il controllo americano . Esigenze di politica nazionale e necessità di autonomia europea esigono che questo controllo americano non interferisca nella politica e nella sovranità dei singoli Stati.

d) L'Italia ha una economia che ha trovato e trova la sua complementarietà nei Paesi del sud-est europeo. Deve perciò curare la ripresa e lo sviluppo dei suoi rapporti con gli Stati danubiani ed orientali. Una organizzazione europea che avesse capacità proprie c vita propria potrebbe avere maggiori possibilità di rapporti con

Paesi che sono per ora fuori dal gruppo Marshall.

Questi i punti principali della tesi italiana, dai quali è facile desumere che l'organizzazione europea ha importanza in funzione del piano Marshall ma ha ragione di essere e di svilupparsi anche indipendentemente dal piano.

Per quanto riguarda i rapporti fra l'organizzazione e la Commissione economica europea ho ribadito la tesi già sostenuta, e cioè che, pur restando nel quadro delle Nazioni Unite e in perfetto collegamento con queste, avremmo dovuto avere una necessaria autonomia , sia perchè l'organizzazione europea realizzi progetti concreti e positivi e non si impaludi in discussioni generiche e di principio, sia perchè la differente composizione della Commissione economica europea , in cui ci sono Paesi non facenti parte del gruppo Marshall ed altri, come il nostro, ne sono esclusi, non è l'ambiente più adatto per realizzare i progetti di cooperazione proposti nel rapporto di Parigi.

Aggiunsi, concludendo, che l'Italia vedeva con particolare favore non soltanto la partecipazione attiva dell'Inghilterra ad ogni forma di cooperazione europea, ma anche una sua funzione direttiva, così come è stato nei lavori della Conferenza di Parigi.

Il delegato inglese Franks, è stato molto lusingato della mia iniziativa e dichiarando di apprezzare la mia franca esposizione ha tenuto a rispondermi punto per punto ed ha dichiarato di rendersi perfettamente conto delle particolari esigenze della situazione italiana, riconoscendo che il lavoro e i prodotti italiani hanno bisogno di una più vasta zona in cui espandersi e affermarsi.

Egli è del pari d'accordo che convenga in modo assoluto di evitare che gli americani impongano all 'Europa un sistema di controlli che possa apparire come l'applicazione di una «politica del dollaro». In Gran Bretagna non ci sono notevoli forze comuniste ma tutte le classi della popolazione troverebbero un tale sistema assolutamente inaccettabile. Occorre pertanto prevenire tali controlli e questo può farsi, come io avevo osservato, soltanto attraverso una adeguata organizzazione europea.

La Gran Bretagna, secondo Franks, non potrà diventare un Paese esclusivamente europeo, cessando di essere un Paese extra-europeo. Troppi sono i fattori che si opporrebbero ad un simile mutamento. Franks ritiene che la Gran Bretagna, pur mantenendo le sue posizioni imperiali e perseguendo i suoi interessi fuori di Europa, può e deve prendere parte ad un'affettiva cooperazione europea, con piena parità di interesse con gli altri Paesi del continente e può anche assumere la responsabilità della leadership di questa cooperazione. Occorre per questo però che il Governo britannico sappia formulare delle direttive precise sulla sua politica continentale ed assumere precise responsabilità. Egli è così convinto di questa necessità che, tornato a Londra, si propone di farne particolare oggetto delle sue conversazioni con il ministro Bevin .

Infine egli si rende conto anche sia della difficile posizione in cui si trovano i Paesi partecipanti che non sono membri delle Nazioni Unite, sia dell'opportunità di limitare l'esame e l'attuazione di forme pratiche di cooperazione all'ambito dei Paesi direttamente interessati.

Senonché il Governo britannico ritiene che non convenga compiere nessun gesto che possa scoraggiare quei Paesi dell ' Europa orientale che come la Polonia e la Cecoslovacchia hanno mostrato, malgrado tutto, un sincero spirito di collaborazione europea nelle recenti riunioni dei Sottocomitati di Ginevra. La Polonia ha addirittura accettato di rispondere a dei questionari diramati dal Segretariato generale della Commissione economica europea analoghi a quelli formulati a suo tempo dal Comitato di cooperazione. Occorre attendere i risultati del prossimo incontro dei quattro ministri degli esteri. Secondo Franks non è detto che a Londra si debba necessariamente giungere ad una rottura definitiva fra l'Oriente e l'Occidente. Se questo fosse il caso, bisognerebbe incoraggiare il desiderio dei Paesi orientali a collaborare con l' Europa occidentale. l Paesi partecipanti hanno ovviamente tutto da guadagnare da uno sviluppo delle loro relazioni commerciali con l'Oriente europeo.

Occorre pertanto stabilire per l'organizzazione continuativa una competenza specifica, che non interferisca con quella della Commissione economica europea. Secondo Franks questo è possibile, lasciando alla Commissione economica europea l'esame delle questioni a lunga scadenza e riservando alla organizzazione continuativa quelle a breve scadenza e che necessitano un 'azione più immediata.

Si è dichiarato personalmente favorevole a che l'organizzazione europea non rimanga, come io avevo rilevato, strettamente legata al rapporto di Parigi, ma possa affrontare, attuare e risolvere man mano che si presentino, problemi e progetti interessanti l'Europa nel suo insieme. Prevede qualche difficoltà da parte soprattutto dei Paesi scandinavi , mentre invece la Svizzera sarebbe d'accordo. Sempre a titolo personale egli mi ha detto che considera con piena simpatia l'atteggiamento italiano volto verso un superamento delle forme tradizionali di sovranità nazionale sul campo economico; egli ravvede pienamente la fondatezza di tali aspirazioni e la necessità di ricostruire l'Europa su basi diverse.

Siamo quindi venuti a parlare della Germania, dell'importanza del mercato tedesco, dell'opportunità o meno di istituire un controllo internazionale per la Ruhr, dell'eventuale partecipazione degli Stati Uniti a questo controllo.

La Gran Bretagna considera che entro i limiti imposti dalla sicurezza e dal diritto di priorità dei Paesi devastati dalla guerra sui mezzi necessari per la loro ricostruzione, l'economia tedesca debba essere ricostituita nell'interesse di tutti , cd in particolare dei Paesi vicini alla Germania.

È questo un punto, egli ha osservato, in cui gli inglesi ed i francesi, hanno opinioni diverse. Quanto agli americani, essi considerano la Ruhr il miglior possibile investimento in Europa.

Ho osservato a proposito della Ruhr che questo problema potrebbe trovare una più facile soluzione se inquadrato nel piano di una organizzazione europea .

La Ruhr, come tutto il problema tedesco, dovrebbe costituire uno dei punti base della ricostruzione economica del continente, ricostruzione intesa in senso coordinato ed unitario. Se invece si resta in una Europa frazionata, la Ruhr e la Germania saranno elementi di aspra contesa e la Potenza che avrà il controllo della Germania e della Ruhr avrà di fatto il controllo dell'Europa.

Franks si è mostrato del tutto d 'accordo ed ha aggiunto che si dovrebbe operare in tal senso. Comunque se un progetto di internazionalizzazione e di controllo della Ruhr dovesse essere realizzato non si potrebbe evitare che di esso gli Stati Uniti facessero parte.

Mi ha chiesto dell'andamento delle conversazioni italo-francesi per l'unione doganale, ed ha osservato che il successo di questa iniziativa avrebbe un'influenza forse decisiva sul processo di integrazione economica del continente.

Abbiamo infine parlato dei futuri sviluppi del piano Marshall. Egli mi ha confermato quanto aveva detto nell'ultima riunione del gruppo dei delegati e cioè che secondo lui il Congresso discuterà durante la sessione speciale il piano Marshall nelle sue linee generali , ma che la discussione di merito non si avrà se non nella sessione ordinaria e cioè all 'inizio del nuovo anno. Egli ritiene che prima ancora delle decisioni finali del Congresso si debba:

l) riunire nuovamente la Conferenza dei Sedici , preferibilmente in Europa, per esaminare, sulla base dell'assistenza che effettivamente gli Stati Uniti sono disposti a concedere, quali programmi economici i Paesi partecipanti possono svolgere, e quali impegni siano disposti ad assumere;

2) entrare in negoziati bilaterali e collettivi con il Governo americano.

Franks partirà dagli Stati Uniti alla fine del mese, dopo aver tenuto a Harvard una conferenza sui lavori di Parigi. Egli mi ha vivamente ringraziato del colloquio che ha valso a consolidare, anche con la delegazione britannica, relazioni improntate ad amichevole, reciproca comprensione2 .

730 1 Per la risposta vedi D. 754, nota 2. In pari data Sforza telegrafava alle rappresentanze a Santiago, Rio de Janeiro, Caracas. Stoccolma , Montevideo , Messico, Quito, Panama , Atene, Osio e Manila le seguen ti istruzioni: « Prego V.E . (V.S.) voler ringraziare codesto Governo per amichevole atteggiame nto assunto da sua delegazione a Lake Success in relazione possibile ammissio ne Italia O.N.U. che è stato qui viva mente apprezzato». (T. per corriere 16447/c. ). 731 1 Vedi D. 722, nota l. 732 1 Sulla copia conservata in Archivio manca l'indicazione della data di arrivo.
733

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N.D. 15622/760-761-762. Parigi, 17 novembre 1947, ore 22.44 ( per. ore 8,25 del 18).

Suo 597 1•

Couve mi ha detto che non si era mai aspettato che Governo italiano avrebbe accettato modifica richiesta settore Mentone. Ha poi aggiunto che era sopravvenuta grave complicazione per concessione che Francia era disposta a farci per presa acqua di Airole: modifica comprendeva piccolo comune di Libri che in occasione plebiscito aveva votato l l Ocontro 60 in favore annessione Francia: questo metteva Governo francese in grave difficoltà: proponeva quindi che noi rinunciassimo a questa concessione mentre francesi avrebbero rinunciato loro richiesta zona Mentone. Ha aggiunto che era appunto per timore complicazione di questo genere che egli aveva tanto insistito perché si raggiungesse accordo circa frontiera prima chiusura ultima sessione parlamentare.

Ho detto a Couve che evidentemente i suoi continui contatti con russi gli avevano fatto adottare sistema sovietico rimangiarsi concessioni se esse non erano accettate sul momento. Mi ha detto che dovevamo capire difficoltà in cui si era venuto a trovare Governo francese a causa plebiscito, difficoltà non previste perché informazioni precedenti facevano invece prevedere che a Libri plebiscito sarebbe riuscito favorevole all'Italia. Ho risposto che rifacendo il plebiscito dopo cessione territorio a noi mi impegnavo ottenere votazione plebiscitaria a favore Italia solo che Governo francese ci prestasse per qualche giorno organizzatori plebiscito Tenda e Briga .

Nel corso conversazione che ha poi continuato in presenza ambasciatore di Francia a Roma ho detto che Governo italiano aveva fatto tutto il suo possibile per evitare grosse reazioni trasferimento territorio: era anche disposto fare possibile perché contrasto tra atteggiamento Francia ed Inghilterra ed America nella questione flotta non creasse paragoni troppo sfavorevoli Francia: ma che c'erano limiti



possibilità Governo italiano e se da parte francese si voleva continuare non fare niente poteva essere necessario per noi rivedere tutta politica riavvicinamento fra due Paesi.

Couve ha contrapposto a queste mie osservazioni argomento che Italia ritardando accettazione aveva creato essa stessa grosso pasticcio per Francia da cui Governo francese non sapeva come uscire .

Mossa francese , come ella sa , era prevista: resta a vedere fino a che punto trattas i realmente decisione Governo oppure manovra zelanti Quai d'Orsay ed elettricità di Francia.

Cercherò vedere Bidault per riparlargli della questione. Ma non mi attendo molto risultato da questo passo perché non c'è oggi e non ci sarà per qualche mese Governo france se che, anche volendolo, possa imporre sua volontà al Qua i d'Orsay. Quai d'Orsay a sua volta, già non particolarmente ben disposto, ha ora paura mostrarsi rinunciatario.

A parte questa dém arche comunque necessaria, nelle circostanze attuali sarei d'avviso sia il caso rispondere negativamente a proposta francese rinunciare Libri: c'è una chance che se noi diciamo che di fronte a questa evidente malafede noi respingiamo tutto l'accordo , e soprattutto se lasciamo comprendere che in questo caso renderemo di pubblica ragione come si sono svolte trattative, francesi ci pensino due volte prima di procedere. C'è evidentemente anche pericolo che con questo perdiamo anche altre piccole concessioni che ci vengono fatte : credo però sia venuto il momento di correre il rischio e comunque di far comprendere ai francesi che se vogliono il riavvicinamento fra i due Paesi debbono fare qualche cosa anche loro. Altra alternativa , che però non esclude la prima, sarebbe chiedere ai francesi qualche altra concessione invece di quella che essi adesso ci rifiutano: in questo caso mi sarebbero necessari suggerimenti da Governo italiano .

Prego comunque farmi conoscere al più presto pensiero Governo italiano in proposito tenendo presente che, come quanto è accaduto dimostra , qualora noi non preferiamo addirittura lasciare questione frontiera come essa è, quanto più noi tardiamo a rispondere tanto più sono probabili altre ritirate francesi 2 .

732 2 Per la risposta vedi D. 765. 733 1 Con T. 16380/597 del 14 novembre Fransoni aveva trasmesso il testo della formula adottata dai tecnici italiani e francesi riuniti a Roma per la questione del confine: «<l est entendu d'une part que les travaux actuels de bornage seront poursuivi par procédé technymétrique jusq 'à mise en piace des bornes dans !es délai s fixé s par le traité, la saison le permettant. Il est entendu d 'atllre part que ces travaux devront ètre ultérieurement complétés par la méme Commission au moyen d 'un répèrement géodétique des bornes». Fransoni comunicava, inoltre, che tale formula aveva già ricevuto l'assenso dagli organi respon sabili italiani.
734

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'OSSERVATORE PRESSO L'O .N.U., MASCIA, E ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 16513/769/21. Roma, 17 novemb re 1947, ore 23 ,30.

Nell 'eventualità venga ripreso nei prossimi giorni esame mozione argentina circa revisione, desidero richiamare sua attenzione su importanza che annettiamo a tale questione anche in vista suoi possibili sviluppi futuri. Mi riferisco a tale


proposito a miei precedenti telegrammi e sottolineo interesse a che questione non venga lasciata cadere. Ove, come non è da escludere, si propendesse per un rinvio, occorrerebbe fare in modo che mozione venisse rinviata a piccola Assemblea. Ciò in quanto interessa lasciare aperta possibilità esame mozione nei prossi mi mesi 1•

Prego ambasciata Washington volere nello stesso sen so interessare Dipartimento di Sta to 2 .

733 2 Per la rispos ta vedi D. 740.
735

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BE LGRADO, MARTINO

T. 16515/73. Roma , 17 no vembre 1947, ore 24.

Suo 76 1•

Sono state attentamente esaminate disposizioni di codesto Governo.

Circa punto l) obbligo presentarsi seggi elettorali, evidentemente fond asi su un a interpretazione dell'art. 19 che considera automatico l'acquisto cittadinanza jugoslava salvo diritto opzione, interpret azione che differi sce dalla nostra secondo la quale domiciliati italiani nei territori ceduti conservano nazionalità italian a fino a che sia scaduto termine per optare e non abbiano fatt o uso di tale facoltà.

Ma ciò che costituisce evidente violazione trattato è disposizione di cui al punto 2) che priva gli aventi diritto all'opzione di disporre del termine chiaramente fissato dall'art. 19, alinea 2, termine che scade entro il 16 settembre 1948.

Sembra a questo ministero che tale arbitaria misura venga adotta ta per escludere dall'opzione coloro che , pur essendo domiciliati nei territori ceduti, si sono rifugiati all'es tero e soprattutto in Ita lia e che, da informazioni attendibili , rappresenterebbero maggioranza. Rifiutandosi essi di presentarsi ai seggi elettorali, verrebbero in tal modo considerati degli jugoslavi emigrati e quindi pri va ti di quelle garan zie che si oppongono, ai termini del trattato stesso , all'eventuale sequestro e confisca dei loro beni .

Prego la S.V. di voler fare urgenti passi costì lasciando intendere che tali misure, qualora effettivamente applicate, rappresenterebbero palese violazione trattato.

Voglia altresì far presente costì che hanno diritto alla opzione nazionali ita liani domiciliati nei territori ceduti, ancorché residenti attualmente all'estero e che a giusto titolo chiediamo di conseguenza che venga consentito loro di presentare domanda di opzione nelle forme dovute ed entro il tennine fissato dal trattato, tra mite rappresentanze diplomatiche e consolari jugoslave coi Paesi di loro residenza 2•



2 Con T. 1574511011 del 19 no vembre Tarchia ni, mentre comunica va di aver ricev uto assicurazioni circa l'interessamento del Dipa rtimento di Stato nella ques tione. segnala va l'avvenuto ritiro della mozione argentina. Per un resoconto più ampio ved i D. 756.



2 Per la r isposta vedi D. 751.

734 1 Per la risposta vedi D. 744. 735 1 Vedi D . 7 15.
736

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI

T. URGENTISSIMO PERSONALE 16531/770. Roma, 18 novembre l 947, ore 16.

Confidiamo che, grazie appoggio numerosissime delegazioni ed efficace continuato interessamento Stati Uniti, Assemblea generale O.N.U. confermerà significative votazioni Comitato politico a favore ammissione Italia.

Da segnal azioni telegramma 43 di M ascia 1 parrebbe .peraltro che, nonostante noto emendamento turco, Consiglio di sicurezza potrebbe non riesaminare domanda italiana prima del prossimo gennaio od anche oltre. Qualora Dipartimento di Stato effettivamente ritenga che presente momento non sia il più favorevole per accogl imento domanda italiana da parte Consiglio, a llora gennaio o febbraio potrebbero essere molto indicati anche in relazione sviluppi nostra situazione politica . In tale ipotesi ed ove Consiglio votasse finalmente raccomandazione favorevole per nostra ammissione, ci troveremmo tuttavia di fronte ulteriore attesa fino nuova sessione Assemblea. Ciò a meno che Dipartimento di Stato non potesse provocare fin d'ora adozione opportuna procedura affinché nostra ammissione segua immediatamente.

Pur rendendoci conto da qui delle notevoli difficoltà, sarebbe molto opportuno che V.E. toccasse d'urgenza col Dipartimento eventuali vie da seguire, come ad esempio, una delle seguenti:

l) che mozione votata attualmente da Assemblea abbia sin d'ora valore di definitiva e preventiva convalida della futura eventuale raccomandazione Consiglio;

2) che si trovi modo a mezzo Assemblea generale di autorizzare sin d'ora la piccola Assemblea (qualora ciò non rientrasse nella sua normale competenza) a perfezionare ammissione Italia non appena Consiglio di sicurezza formuli favorevole raccomandazione.

Siamo persuasi che Governo Stati Uniti, che ha sempre dimostrato così vivo e fattivo interessamento nostra ammissione O .N.U. , si renderà pienamente conto importanza che questione ha attualmente p e r nostro Paese.


737 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATA A WASHINGTON

T. 16533/771. Roma, 18 novembre 194 7, ore 18,50.

Seguito 756 1• In ripetuti contatti di questo mmtstero e CIR con ambasciata americana è risultato che nostro fabbisogno calcolato da predetta rappresentanza e più volte


prospetta to Washington si aggira sui 220-230 milioni dollari. Dunn ha assicurato telegraferà nuovamente Dipartimento Stato facendo presente che aiuto immediato non dovrebbe essere inferiore 200 milioni.


738 .

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15685/1001. Washington , 18 novemb re 1947, ore 18,53 ( per. ore 8 del 19) .

Suo 748 1•

Fatta stamane comunicazione di cui al telegramma di V.E. Passo ha felicemente coinciso con coronamento azione Dipartimento Stato in seno Assemblea generale, avvenuto come è noto scorsa notte con larghissima approvazione mozione Commissione politica per riesame nostra domanda ammissione da parte Consiglio sicurezza.

Dipartimento di Stato riconfermata sua amichevole cooperazione prega fargli conoscere al più presto se a questo punto Governo italiano preferisca affrontare ora altro veto , che sembrerebbe inevitabile dopo dichiarazioni Vyshinsky scorsa notte, o procurare rinviare nuova deliberazione Consiglio sicurezza inizio 1948 2 .

736 1 Dell'l l novembre, non pubblicato. 737 1 Vedi D. 722, nota I.
739

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI ALL'AMBASClATA A WASHINGTON

T. 16553/773. Roma, 18 no vembre 194 7, ore 20.

Trasmettesi seguente telegramma da Ferrari Aggradi per on. Campilli:

«Ricevuto vostro 77 1• Esprimoti compiacimento azione svolta. Successivamente incontro conte Sforza con ambasciatore so no stato personalmente ricevuto e ho avuto conferma ulteriori interventi senso desiderato su seguenti basi concordate:

l) 20 milioni cotone rappresentano fabbisogno ridotto tenendo conto esigenza massa rotazione due mesi.

2) Per cereali è indispensabile considerare oltre che possibili rifornimenti da

U.S.A. tutti possibili acquisti su altri mercati come sottolineato in precedente rapporto ambasciata a State Dcpartment.


3) Quanto Eximbank verrà sottolineata impossibilità materiale utilizzo, anche 60 milioni precedentemente contemplati considerando fino ad oggi non ancora utilizzato un dollaro. Molto opportuna comunque dichiarazione presidente Eximbank.

4) Per eventuali osservazioni su gettito noli potete comunicare e m corso emanazione provvedimento per ridurre quota noli lasciata disponibile armatori. Dovrebbesi comunque segnalare modesto peso valutario tali gettiti. Ambasciata farà analoga segnalazione.

5) Circa punte passive clearings contemplate per circa 2,5 milioni mese dovrebbe sottolinearsi è possibile evitarle come tentiamo fare trasformando accordi commerciali su base affari reciprocità.

Tale orientamento però cui siamo indotti da necessità rappresenta notevole regresso rispetto tendenza liberalizzazione scambi internazionali. Ambasciata sostiene opportunità non sopravalutare interrogativi Comitato Herter ampiamente superati da argomentazioni in mano Dipartimento Stato».

738 l Ved i D 720. 2 Per la risposta vedi D. 750. 739 l Vedi D. 725.
740

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI

T . S.N .D. 16566/605. Roma, 18 novernbre 1947, ore 20.

A telegrammi 760. 761 , 762 1 .

Governo italiano è rimasto dolorosamente sorpreso per ritirata Governo francese e soprattutto per motivazione che ad essa viene data. Approvo pienamente risposte da lei date a Couve anche perché tale modo di procedere mal si concilia con linea che stiamo seguendo nella politica generale con la Francia (unione doganale, accordi emigrazione e commerciali ecc.).

Prego pertanto la S.V. di voler insistere perché Governo francese mantenga proposte originariamen te formulate. Dica pure che parlarci di risultati di plebisciti non è serio. Solo come transazione poco desiderata Governo italiano sarebbe disposto. in cambio rinuncia zona Libri, accettare seguenti alternative che indico in ordine di precedenza:

l) Altopiano del Moncenisio, almeno sino ad una linea che lascia in Italia la parte sud del lago con le dighe, le opere di presa e le centrali;

2) Valle Stretta ove si dovrebbe tornare antico confine.

Contemporaneamente linea di cresta per quei tratti nuova frontiera in cui testo art. 2 trattato esplicitamente indica linea spartiacque che viene invece violata nella


descrizione dettagliata dell'annesso 2° e nelle carte dell'annesso l 0 In aggiunta a tale

• seconda alternativa interesserebbe anche ottenere possibilmente a Clavières restante zona a sud della rotabile (ove possibile questa compresa) fino al vecchio confine.

740 l Vedi D. 733.
741

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. URGENTISSIMO 15695/ ) 008. Washington , 18 novembre 1947.ore 23,30 (per. ore 9,40 del 19).

Telegramma di V .E. n. 770 e mio telegramma n. l001 1•

Effettuati stasera stessa sondaggi disposti da V .E. In considerazione nuove dichiarazioni Vyshinsky Dipartimento di Stato conviene opportunità rinviare deliberazione Consiglio sicurezza di alcuni mesi. Ha espresso alcuni dubbi su attuabilità soluzioni proposte per assicurare che nostra ammissione segua immediatamente raccomandazione Consiglio.

Esso ritiene tuttavia che rinvio di alcuni mesi decisione Consiglio non debba ritardare di un anno nostra ammissione , data probabilità convocazione prossima primavera di una Assemblea straordinaria, la quale potrebbe eventualmente votare nostra ammissione, come fece per Siam Assemblea straordinaria scorso maggio. Ci è stato altresì osservato che piccola Assemblea con delegati permanenti potrà ogni volta che occorre trasformarsi in Assemblea straordinaria2 .

742

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. RISER VATO 2764/532. Mosca, 18 novembre 1947 (pe r. il 12 dicembre).

Questa stampa ha dato ai recenti e dolorosi avvenimenti italiani una notevole pubblicità. I grandi quotidiani dei giorni 15 e 16 hanno dato ampie notizie della campagna di scioperi e di agitazioni sviluppatasi nel Paese, e degli incidenti che ne sono conseguiti, in seguito all'intervento (qui si usa la parola immischiarsi in senso critico) della polizia. Fu pure dato un largo riassunto delle dichiarazioni di Togliatti al plenum della direzione del Partito comunista.

Ieri, mentre le notizie della radio inglese comunicavano che la campagna si andava smorzando, anche la stampa russa si limitava a riportare il dibattito che sull'incidente


741 1 Vedi DD. 736 e 738. 2 Per la risposta vedi D. 750.

si era svolto all'Assemblea costituente. Oggi 18 novembre invece si torna a parlare largamente di incidenti e di scioperi, specialmente nelle Puglie, e viene pubblicata quasi integralmente la deliberazione del plenum del Comitato del partito comunista.

Evidentemente gli avvenimenti sono seguiti qui col massimo interesse, e si attribuisce loro una notevole importanza; parallelamente, si segue pure con attenzione la situazione interna francese , che in questo momento si polarizza particolarmente sul grande sciopero di Marsiglia.

Che gli sviluppi della situazione in Francia e in Italia siano collegati nel pensiero di questi circoli politici , perseguendo obiettivi di analoga natura, è reso più evidente da un commento del Trud dal titolo significativo «Marsiglia-Milano».

Per quel che riguarda Marsiglia, il Trud rileva che lo sciopero generale è stato detenninato dalla violenta aggressione della polizia e di bande di degollisti armati contro una pacifica dimostrazione di lavoratori; tale aggressione sarebbe stata voluta dal sindaco, fascista e membro dell'R.P.F., ed avrebbe costituito il pretesto per una violenta campagna anticomunista della stampa francese. Alla radice di questa azione del sindaco di Marsiglia il Trud pone due moventi ed una complicità. l moventi sono da un lato la campagna iniziata da de Gaulle contro la Confederation Generai du Travail, da lui considerata feudale , per sostituirvi nuovi tipi di organizzazioni del lavoro, che i sovietici disprezzano col titolo di corporative; dall'altro la volontà di mostrare forza e ferma autorità contro i comunisti per compiacere i padroni americani alla vigilia della discussione del piano Marshall avanti al Congresso. La complicità è quella dei socialisti di destra, i quali per bocca di Blum a parole deplorano la marea crescente del degollismo, ma nei fatti si sono alleati coi degollisti proprio a Marsiglia, e proprio per l'elezione del sindaco fascista.

Quanto all'Italia, Trud attribuisce naturalmente la intera responsabilità dei disordini alle provocazioni fasciste appoggiate dai democristiani, e non esita a dichiarare, specialmente su dichiarazioni del colonnello Valerio, che il Governo in genere e il Ministero della guerra in specie hanno dato ai fascisti armi e autocarri; quella dei lavoratori è una normale, legittima reazione, che ha per scopo di ottenere la liquidazione delle organizzazioni e delle pubblicazioni fasciste.

Insomma, conclude il Trud, gli avvenimenti di Marsiglia e di Milano sono anelli della stessa catena: il campo imperialista aiutato dai suoi agenti sta cercando di sopprimere la resistenza della classe operaia in Francia ed in Italia per renderla acquiescente alla schiavitù del dollaro . I lavoratori italiani e francesi rispondono a tali provocazioni con decisa resistenza.

In sostanza, gli av~enimenti svoltisi e il modo in cui sono considerati in questo Paese non possono fare a meno di collegarne strettamente la origine alla dichiarazione di Varsavia e al Comitato di Belgrado: non a torto questi sono stati considerati specialmente nella loro funzione di elementi di sostegno dei movimenti comunisti francese ed italiano in momenti difficili .

Che poi questa azione debba considerarsi offensiva o difensiva, è questione di punti di vista. Offensiva la riterranno le destre in Francia ed in Italia, perché vedono i comunisti tesi in un tentativo di ritornare al potere, svolgendo una energica azione concomitante dentro e fuori i rispettivi Parlamenti.

Difensiva la considerano qui, dove considerano invece che precisamente la estromissione dei comunisti dai Governi dei due Paesi non corrisponda alla reale situazione della opinione pubblica e costituisca una offensiva reazionaria sostenuta dall'imperialismo americano, di fronte alla quale ogni reazione avrebbe carattere esclusivamente difensivo. Si tratta, in sostanza di valutazioni del tutto relative.

Più importante sarebbe intendere, sempre dal punto di vista di Mosca, quali scopi vengono attribuiti alle azioni contemporanee che in Stati differenti, e con grande coordinazione di agitazioni in ogni parte del nostro Paese, si vanno svolgendo.

Due rilievi colpiscono e sono messi in evidenza dalla stampa sovietica nella risoluzione del Comitato centrale del partito comunista italiano: l'uno, di politica interna, riguarda la lotta aperta e dichiarata non solo al Govenro De Gasperi, ma addirittura alla Costituzione deliberata dalla Costituente, che dovrebbe svolgersi non solo in Parlamento, ma anche nel Paese. L'altro, di politica internazionale, riguarda l'espresso invito a schierarsi decisamente nel blocco dei Paesi amanti della pace, ossia nel blocco antiamericano. Con la prima si minaccia di scendere dal Parlamento alla piazza, con la seconda sembra venga rigettata ogni politica di equilibrio e di neutralità per richiedere un deciso schieramento internazionale ad oriente.

Direi tuttavia, secondo le impressioni che qui si possono raccogliere, che non bisogna sopravalutare tali obiettivi né pensare che i comunisti si illudano oltre misura sulla situazione italiana, al punto da ritenere possibile il rovesciamento violento del Governo attuale, e l'instaurazione di un governo di fronte nazionale indirizzato verso la democrazia progressiva e verso una piena solidarietà coi Paesi <<amanti della pace».

Altro sono le parole d'ordine, altro gli scopi immediati ed effettivi che si propongono all'azione. Ciò che più interesserebbe ai sovietici sarebbe evidentemente un ritorno dei comunisti al governo: sia per garantirsi da un temuto controllo democristiano delle prossime elezioni, sia e soprattutto per assicurarsi, come ho già avuto occasione di rilevare, contro un indirizzo di politica internazionale incontrollabile e pericoloso. Quest'ultimo è probabilmente il motivo dominante, che spinge forse i sovietici a compiacersi di una tattica dei comunisti italiani non so quanto conforme ai fini da raggiungere, né quanto idonea ad attirare loro le simpatie dell'opinione pubblica e dell'elettorato italiani.

743

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 1574711017. Washington, 19 novembre 1947, ore 9,53 (per. ore 7,30 del 20 ).

Mio telegramma l 009 1•

Comitato affari esteri Senato oggi approvato progetto di legge presentato Dipartimento di Stato per interim aid senza decurtare cifra totale 597 milioni, inserendo solo seguenti clausole:

l) assegnazione somma non impegna fornire più di quanto sarà possibile in prodotti di cui havvi scarsezza;


2) Amministrazione americana autorizzata comprare fuori U.S.A. fino 25'Y(, somme stanziate per non aggravare mercato americano con richiesta prodotti scarsi;

3) circa prodotti petroliferi Amministrazione dovrà acquistare più possibile fuori U.S .A. anche al di sopra percentuale predetta.

Primo stadio progetto di legge così superato felicemente. Da informazioni Dipartimento di Stato risultami che Vandenberg, cui influenza tra repubblicani è molto importante, mostra piena comprensione urgenza problema e ripromettesi iniziare discussione plenaria Senato lunedì prossimo. Tale atteggiamento Vandenberg dovrebbe neutralizzare portata richieste Bridges segnalate con telegrammi l 009 e l O12 1• Rimangono da superare vari stadi procedura parlamentare per cui continuiamo intensa azione in circoli competenti.

743 l Del 19 novembre, non pubblicato.
744

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15753/52. New York , 19 novembre 194 7, ore 11 ,49 ( p er. ore 10,30 del 20 ) .

Telegramma di V.E. 21 1•

Già da giorni si erano iniziati contatti tra varie delegazioni, e da informazioni raccolte si era potuta constatare sempre maggiore ostilità alla questione revisione. Situazione è stata seguita e studiata attentamente da delegazione americana in

contatto con ambasciatore Arce:

l) Rinvio a piccola Assemblea. Per accertata opposizione Inghilterra, Cina, Francia, Filippine, Cile altri Stati Sud-America e incertezza gruppo arabo è apparso evidente non potersi ottenere maggioranza in votazione che sarebbe stata indubbiamente richiesta da blocco slavo .

2) Rinvio assemblea 1948. Presidenza ha fatto conoscere che tale procedura non poteva essere seguita perché ogni membro ha diritto , dopo chiusura presente Assemblea , reiscrivere qualsiasi questione ordine del giorno I 948.

Cadute queste due possibilità non rimaneva altro che affrontare dibattito oppure ritirare risoluzione.

Delegazione americana mi ha fatto rilevare che, malgrado giustezza nostre argomentazioni, non conveniva affrontare discussione in questa atmosfera di ostilità e freddezza che avrebbe dato ai nostri nemici opportunità fare processo pubblico alla nostra politica estera e di guerra come già tentato giorni scorsi. Risultava loro che Gromyko aveva già pronto discorso venti pagine e Bebler lo avrebbe seguito con altrettanta e forse maggiore violenza. Italia, senza possibilità difendersi , sarebbe


stata bersaglio di attacchi clamorosi che avrebbero offuscato unanimità consensi e simpatie ottenuti in votazioni scorse. Pertanto ritenevano consigliabile ritirare mozione. Forse a tale conclusione sono giunti anche in considerazione delle prossime difficili trattative di pace con Germania e Austria.

Arce, condividendo opinione americana, sentendosi quasi isolato e convinto inevitabilità discussione ostile e voto sfavorevole, ha preferito ritirare sua mozione.

Austin ha tenuto tuttavia dichiarare in commissione che ritiro non pregiudicava ripresentazione mozione prossima Assemblea .

Con telegramma in chiaro trasmetto brevi dichiarazioni fatte in seduta.

744 l Vedi D. 734.
745

L' AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15739/931. Londra, 19 novenzbre l 947, ore 2 l ,20 (per. ore 7,30 del 20).

Alla seduta odierna Conferenza supplenti ho letto traduzione inglese dichiarazione Governo italiano. Discorso è stato attentamente seguito tanto che, contrariamente solita procedura, ambasciatore sovietico e quello francese hanno rinunziato lettura traduzione nelle loro lingue. Successivamente si è iniziata discussione che ha avuto, nel complesso, tono molto sereno e cordiale. Presiedeva Massigli.

Ambasciatore americano ha chiesto se e fino a che punto Libia Eritrea e Somalia costituivano aggravio per Italia. Cerulli gli ha risposto sviluppando considerazioni su situazione economica contenute già nella dichiarazione e precisando coi dati bilancio situazione finanziaria singoli territori i quali erano già tutti in condizione di far fronte con le proprie entrate a spese amministrazione civile, restando a carico madre-patria spese militari e spese straordinarie per lavori pubblici maggiori; situazione che nuova situazione politica e giuridica dovrebbe ancora migliorare.

Ambasciatore americano ha quindi chiesto se economicamente, prescindendo cioè dai bilanci statali, sia lecito attendersi già dagli impianti fatti dagli italiani in Africa un utile per nostro Paese e quale o se sia necessario, nel caso nostro ritorno, fare nuovi impianti per giungere a valorizzazione quei territori. Cerulli gli ha risposto che noi consideriamo conclusa la prima fase almeno degli impianti di attrezzatura di quei territori , fase ovviamente più costosa. Ora si tratta appunto di manutenzione di quella attrezzatura (porti, strade, ferrovie) e di esercizio degli impianti industriali e agricoli già fatti . Una successiva fase di ulteriori impianti ex novo non sembra prevedibile nell'attuale situazione economica mondiale ed in ogni modo ad essa non si potrebbe passare che con prudenza, quando rendimento impianti già fatti risultasse, per progresso ulteriore dei territori, utilmente ampliabile. Intanto dai calcoli fatti il solo naturale reddito impianti agricoli esistenti, ad esempio, in Tripolitania consente far fronte necessità anche di una popolazione (italiana e araba) aumentata di una percentuale 25'%.

Ambasciatore sovietico si è allora riservato di proporre alla Conferenza che venga successivamente chiesta alla delegazione italiana una documentazione su alcune specifiche questioni economiche che egli ulteriormente preciserà. Ambasciatore sovietico ha poi domandato, evidentemente in relazione questione profughi , quale parte popolazione italiana sia ancora presente in Libia Eritrea e Somalia e quale invece trovisi oggi in Italia, dati che hanno così messo in chiaro ragioni nostra richiesta.

Charles ha quindi chiesto se delegazione italiana ab bia studiato il problema di un limite di tempo che potrebbe essere posto al trusteesh ip. Cerulli gli ha risposto che delegazione italian a in questa fase Conferenza aveva posto il problema politico generale, riservandosi i punti partico lari ad ulteriore successivo esame.

Massigli ha quindi chiesto, data nostra riserva di presentare ulteriori documenti per Libia e Somalia, se potevamo int an to precisare epoca per la quale saremmo pronti presentazione documento per Somalia in relazione lavori Commissione indagine. Abbiamo proposto data primi gennaio, che coincide presso a poco con arrivo Commissione a Mogadiscio.

Mi sono infine congedato in forma assai amich evole da Massigli e dagli altri. Insisto , in conclusione , nel sottolineare che nostra partecipaz ione ha avuto formalmente carattere cordiale collaborazione ai lavori.

ALLEGATO

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, Al SOSTITUTI D El MINISTRI DEGLI ESTERI

DISCORSO. Londra, /9 novembre 194 7.

L'Italia è stata invitata , come gli altri Stati firmatari del trattato di Parigi, ad esporre il suo punto di vista sulla questione dei territori italiani d'Africa in questa fase della Conferenza dei supplenti. Perciò il Governo italiano , mentre per le questioni concernenti i singoli territori si richiam a a lla documentazione già presentata ed a quella che ulteriormente si riserva di presentare , vuole oggi esporre verbalmente a lla Conferenza stessa qual e sia il suo atteggiamento politico nella questione in generale e come tale atteggia mento sia motivato.

I Paesi la cui sorte definitiva sarà esaminata da questa Conferenza . e cioè la Libia, l'Eritrea e la Somalia, so no stati per decenni e decenni territori di sovranità italiana. per legittimi titoli di acqui sto inte rnazionalm ente riconosciuti come tali . L'esercizio di questa legittima sov ranità , dall' acq uisto (che per alcu ne regi o ni coi ncide con lo stesso periodo di formazione dell' unità italiana) sino ai nostri giorni. ha av uto come indubbia conseguenza , non men o generalmente riconosciuta, una profonda trasformazione di quei territori. che hanno avuto per la prim a volta una organizzazione ed una attrezzatura civile. L'opera dell'Italia in Africa è stata quindi benetica per quei Paesi e per i popoli che vi abitano, assicura ndo lo ro le stesse basi della loro vita economica e quindi del loro progresso civile.

Tuttav ia il trattato di Pa rigi ha di sposto la rinuncia da parte dell'Italia alla sua sovranità sulla Libi a, Eri trea e Somalia. L 'Italia , conoscendo le circostanze ed i limiti giuridici entro i quali la Confe renza svolge ora i suoi lavori , accetta di discutere il problema in quelle circostanze ed entro quei lim iti. Questo vuo i dire che noi a nostra volta confermiamo oggi le dichiarazioni giù fatte alla Conferenza di Parigi e. dopo, a l Pa rlamento italiano , e ripetiamo ancora in questa sede esplicitam ente che l'Italia , per qua nto la concerne , considera che la sua opera in Africa va ora ripresa in una fase e con lineamenti giuridici e politici totalmente nuovi. Qu a nto è stato fatto finora in Libia. Eritrea e Somalia: sono state preparate dal lavoro sino ad oggi compiut o da noi ad ulteriori più eleva te forme di ordinamento politico.

L'Italia che, in conformità delle sue secolari tradi zioni di amichevole collaborazione con i popoli dell'Oriente, accetta totalmente i principi del problema, che l'applicazione del trattato di Parigi demanda alla competenza della Conferenza dei quattro mini stri degli esteri, si è ispira ta proprio alle stesse generose e giuste idee cui si ispira la Orga ni zzazione delle Nazioni Unite. Perciò l'atteggiamento del Governo italiano si compendia oggi nella formul a: trusteeship sulla Libia, Eritrea e Somalia all'Italia nel quadro della Carta delle Nazioni Unite ed in applicazione della procedura prevista dal Trattato di Parigi.

II

I quattro territ ori, sui quali si porta il vostro esame, evidentemente non si trovano in circostanze del tutto identiche. Anzi. come la Commissione di indagine sicuramente accerterà, sono in situazioni etniche , politiche, economiche, notevolmente differenti ed hanno anche dive rse possibilità di sv iluppo. Ma per tutti vale lo spirito di libertà, nel quale, come si è ora dett o, il Governo italiano vede la soluzione del problema, in quanto quel concetto politico corrisponde, nelle vedute del Governo italiano, non già a singole situazioni locali, ma ad un a nuova idea regola trice dei rapporti internazionali nel mondo. Le di!Terenze locali dei territori sono in vece importanti per un altro verso: e cioè perché, entro il concetto generale del lrusteeship sin go lo. ve nga no ricercate per ciascun Paese le migliori e più conven ienti forme di applicazione di quell'istitut o adatte a garantire il benessere di quei particolari territori ed a risolvere i singoli problemi politici che per ciascun Paese si pongo no. Questa p a rte, che più specificatamente dipende dagli studi della Commissio ne di indagine, farà oggetto di singole part icolareggiate comunicazioni speciali, come é stato preliminarmente fatto già per l'Eritrea.

III

Qui si vuole inta nto richiamare l'attenzione della Conferenza su di un altro punto di politica generale. L'opera dell'Italia in Africa ha una sua propria caratteristica che la differenzia nettamente dall'azione che a ltri Stati hanno, con efficienti risultati di altro genere , svo lto nello stesso cont inente. L'Italia non ha cercato in Libia , Eritrea e Somalia un fruttifero impiego di capitali, né l'attuazione di gra ndiose imprese industria li con l'utilizzazione raziona le di ricche ma ter ie prime già esistenti sul posto . Sarebbe stato fuo ri di luogo fare ciò in quei tre Paesi , che furono assegn a ti dagli accordi internazionali all'Italia e che, quando lo fu rono, erano tra i meno favorevoli dell'Africa e politicamente ed economicamente. Sarebbe stata. d'altra parte, contraria alla stessa struttura econo mica dell'Italia , una politica africana di va lorizzazione solta nt o per grandi capitali . L ' Italia è stata in Africa, e vuole o ra tornarci , per co ncorrere alla evoluzione politica, economica e civile di quei territori col suo lavoro.

Questa caratteristica del problema africano ita liano ha una importante conseguenza che qui vog liamo sottolineare. Il problema dei territori italiani in Africa è una questione che tocca direttamente i lavoratori italia ni: agricoltori, operai e tecnici , la cui opera è stata necessaria alla Libia , Eritrea e Somalia e che non può essere esclusa da quei territori se nza comprometterne le possibilità di fut uro progresso. Il Governo ita liano , quando chiede come fa oggi --·· il lruste eship su quei territori , non esprime perciò vuo te formule di una sedicente politica di prestigio, né si propone di riacquistare a presunti gruppi finanziari ed imp rese un proficu o campo di espansione e di alTari , ma pone essenzialmente il problema dd lavoro italiano che nella situazione attuale dell 'Italia costituisce la base essenziale di tutto il sistema di ricostruzione politica ed economica della vita italiana. L' atti vità dell' ftalia , dal 1869 ad oggi, nei suoi territori africani ha avuto co me con seg uenza la costi tu zio ne in Li bia, Eritrea e Somalia eli forti gruppi di popol azione italiana. Questa popolazione italiana emigrata colà, in alcuni casi, da parecchie generazion i e che comunque ha stabilito in Africa tutti i suoi inte ressi ed il centro stesso della propria vita, deve considerarsi ormai, a tutti gli effetti , come una delle popolazioni stabilì di quei territori. Essi non sono ormai più soltanto cittadini italiani : ma molti sono italiani d 'Africa, cittadini della Libia, Eritrea e Somalia come gli Afrìcanders lo sono del Sud Africa.

Si intende che gli italiani in Libia , Eritrea e Somalia , per questa loro particolare situazione. e per il fatto che le attività da essi create con il loro lavoro costituiscono il necessario punto di partenza per l'economia di quei Paesi . sono strettamente legati da ogni loro interesse alle altre popolazioni libiche, eritree e somale, che con loro convivono in quei territori. Gli italiani di Africa come gli altri libici, eritrei e somali, hanno tutti il comune interesse ad una rapida evoluziom~ civile di quei Paesi verso un futuro dì prosperità. Questa solidarietà tra italia ni d'Africa e libici, eritrei e somali è un nuovo decisivo elemento perché il Governo italiano non possa seguire in Libia , Eritrea e Somalia altro che una politica che garanìisca il comune interesse di queste varie frazioni della popolazione, di cui si è detto l' unico comune obiettivo finale.

Sviluppare e consolidare questa solidarietà tra gli italiani d 'Africa c le altre popolazioni loca.li, tra sportandola dal campo economico nel campo degli ordinamenti politici , è un

o bietti vo che si presenta naturale al Governo italiano e ad esso soltanto, in quanto l'Italia sola ha i suoi propri nazio nali in quei territori; e l'Italia solo tutelando colà gli interessi dei suoi nazionali tutela anche insieme quelli delle altre popolazioni. che coincidono in tutto con l'interesse degli italiani d ' Africa ad elevare quei territori a forme civili dì libertà politica e di benessere economico.

Da quest o punto di vista. la presenza di nuclei di popolazio ne italiana in Libi a . Eritrea e Somalia costituisce, se ancora necessario, una garanzia supplementare degli scopi che l'Italia si prefigge chied endo alla Conferenza il trusteeslzip sulla Libia , Eritrea e Somalia.

IV

Converrà anche esaminare, acca nto alla questione politica, le questioni concernenti la situ az ione econ omica dell a Libi a, Eritrea e Somalia.

Le attuali co nd izioni di quei territo ri. visti dopo sei anni di incertezza politica e di conseguente a mmini strazi one provvisori a , e, soprattutto visti in relazione alle condizioni di altri Paesi afri cani assai più ricchi di m<Jterìe prime e di possibilità. possono persino dare, ad un osservatore s uperficial e, l' impressione che l'affidare il tru sreeshtiJ su di essi all ' Italia costitui sca un aggravio della situazione economica italiana di o ggi. Un esa me. sia pure ;,ommario, delle <.:ircostanze di fa tto prova facilmente quanto tale obiezione sia va na .

An zitutto conviene precisare questo. La richiesta italiana di trust ecship sulla Libia , Erit rea e So ma lia no n significa politicamente che il problema dei rapporti tra quei territori e l'It alia si pone oggi pe r la prim a volt<L Non si tra tta infatti in questa sede di decidere se ì'Jtalia debba, oggi. iniziare una su<J atti vità a fricana ed in quali territori convenga che essa la ini zi. Questa questione fu dibattuta, in varie forme. tra le Potenze interessate e l' ltalia, nell a seconda metà dello scorso secol o : cd il risultato di t<di negoziati è stato appunto la costituzione dell a Libia , Eritrea e Somalia come territori aperti all'attività italian a.

Oggi, politicamente come economica mente. il problema che si presenta alle vostre decisioni è, invece, del tutto diverso. Si tratta di stabilire, rimanendo nel campo economico, se convenga che l' Italia sia privata dei bcnifici e degli utili che essa ha il diritto di attendersi dal vasto e g.:: neroso impiego di lavoro fatto per cinquanta anni. Questo lavoro ed i suoi frutti . superate le inevita bili difficoltà dei primi periodi di valorizza zione dei Paesi nu ov i, debbono, oggi, essere tolti ai la vo rat ori italiani infli ggendo così un nuovo colpo all'economia italiana già tanto duramente provata? In termini dì economia, questo è oggi il significato del problema che dovete risolvere nell'accogliere o rifiutare la richiesta italiana di rrusteeshtjJ su quei Pa esi.

Ma vi è di più. All'impiego del lav o ro italiano in quei territori corrispondono evidentemente utili , che sono e verosimilmente sarann o a ncora di più in avvenire apprezzabili visibilmente nei lo ro immediati risultati . Non è equo che il beneficio economico co rrisponda al la voro ita liano , sul quale ha nno gravato gli oneri del primo impia nto? Ed il patrimonio di prima esperienza acquisito così d all ' Italia e da l lavoro italiano dovrà andare disperso e reso vano , con danno insieme della economia italiana, cui quelle esperienze costano decenni di sacrifici , e dell'econ omia dei territori stessi , cui quelle esperienze in definitiva giovano essen zialmente?

Sempre d al punto di vista economico un'altra questione ha notevole impo rtanza. La Libia, l'Eritrea e la Somalia hanno un a situazione economica, per quanto si riferisce alla produzione ed al commercio, formatasi nei decenni e decenni per !"opera italiana, in relazione quindi a lle correnti di traffico esistenti tra quei Paesi e l'Italia. Tale produzi o ne agricola ed industri a le e tali correnti di traffico formano , nel loro complesso, le ca ratteristiche di quei territori dal punto di vista economico. Modificare profondamente la produzione e i commerci di quei Paes i adattandoli a nuove diverse esigenze è pressoché impossibile ed in ogni caso non si può fare senza nuocere direttamente alla prosperità di quei territori e rischierebbe di rendere definitivo quel loro decadimento econ omico , che è sta to una inevitabile conseguenza della situazione degli ultimi anni e della interruzione dei contatti economici con l'Italia .

Questo dann o sa rà evitato so ltanto se Libia, Eritrea e Soma lia venga no aftìdate al trusteeship italiano riprendendo, così, a nche dal punto di vista economico, quella coopera zione con l'Italia che è essenzia le per la loro vita e per il loro avvenire.

Per co ncludere questo esame della situazione economica sembra infine o pportun o riassumere quanto si è dett o sopra in un a formula ancora più semplice: l'Italia, paese povero di capitale, ma ricco di lavoro, ha impiegato in Libia , Eritrea e Soma lia soprattutto lavo ro. I risult ati conseguiti si compendiano, come si è anche detto sopra, nella prim a solida e moderna struttura civile ed economica di quei territori. Quei Paesi, che era no poco più che un deserto, possono ora, sia pure in grado diverso , as pirare a più elevate fonne di organizzazione politica e hanno oggi un loro valore economico. Tutti debbo no riconoscere che quest o nuo vo valore di quei territori si compendi a nell'opera dei lavo ratori italiani in totale collaborazione di interessi col la vo ro dell e altre popolazi oni locali.

È quindi non soltanto nell'interesse it aliano, ma nell'interesse di tutte le popolazioni di quei territori, delle quali si è elevato il tenore di vita, che l'opera dell' Italia ha av uto questi concreti risultati, ed è nello stesso int eresse di tutte le popolazioni che sia l'Italia a proseguire ta le sua opera in nu ova forma seco ndo i principi posti dalla Carta di San F ranci sco.

v

Mi sia co ncesso ora , prima di co ncludere, di sollevare succintamente un a questione procedurale. Il Governo ita liano rinno va formalmente in questa occasione la sua richiesta perché la Commissione di in vestigazio ne , prima di presentare le sue raccomandazioni , senta a nch e gli italiani profughi dali"Africa ove mo lti di essi sono nati e che considerano quei territori la loro vera patria e nella quale as pirano a fa r ritorno.

Signor presiden te, Signori , il G overn o italiano confida che la soluzio ne che voi raccomanderete sia conforme agli interessi di quei territo ri e di tutte le loro popolazioni e che serva la pace mondiale costituendo una nu ova pratica affermazione dei soli ideali che debbono ormai guid are i popoli nella loro collaborazione in ogni contin ente. L'Italia, che ta le colla borazione co nsidera principio essenzial e della sua politica in Africa, chiede che in questa sede di applicazione del trattato di Pa rigi e seco ndo la procedura prevista da quel trattato e dagli ordinamenti delle Nazioni U nite, le venga attribuito il trusteeship sulla Libia, Eritrea e Somalia.

746

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, VANNI D'ARCHIRAFI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 16342/042. Madrid, 19 novembre 1947 (per. i l l" dicembre ).

Le vicende della discussione del «caso spagnolo» all'O.N.U. hanno qui prodotto, dopo una fase preliminare di affettato disinteresse per qualsiasi decisione dell'organismo internazionale, delle prime reazioni prudenti e riservate. Ciò non ha tuttavia impedito che già in questa prima fase si manifestasse viva soddisfazione per il rigetto della proposta polacca, che importava l'adozione delle sanzioni economiche, di quella belga-olandese per una censura all'Argentina e di quella di alcune Repubbliche sud-americane che, oltre alla predetta censura, riaffermava esplicitamente la mozione del 12 dicembre dell 'anno scorso.

La votazione con la quale la Commissione politica ha approvato la proposta del sottocomitato della Commissione stessa -che come noto rinviava la questione spagnola al Consiglio di sicurezza sostituendo il «periodo di tempo ragionevole» con una formula più vaga («la fiducia che il Consiglio di sicurezza eserciterà la sua missione ai termini della Carta non appena esso ritenga che la situazione in Spagna Io esiga») -ha dato modo di porre in risalto con compiacimento, oltre ai sei voti contrari alla mozione da parte di altrettante Repubbliche sud-americane, le astensioni di alcuni Dominions, quella di vari Paesi islamici e soprattutto quella degli U.S.A., ciò che ha impresso alle considerazioni suno svolgimento dei lavori un aspetto più francamente ottimistico.

Il Consiglio dei ministri, riunitosi nell'intervallo fra la predetta votazione e l'esame della questione da parte dell'Assemblea, si è limitato a far diramare in un comunicato «che erano stati esaminati gli atteggiamenti delle varie delegazioni».

L'ottimismo e l'euforia si sono invece manifestati senza alcuna sordina dopo la seconda fase della discussione, durante la quale, come è noto, è stato respinto dall'Assemblea, per non essersi riuniti i due terzi dei voti, il secondo paragrafo della mozione del sottocomitato, già approvata dalla Commissione politica, nel quale si riaffermava la raccomandazione dell'Assemblea del 12 dicembre 1946, raccomandazione in virtù della quale si chiedeva a tutti i membri il ritiro dei capi missione da Madrid.

Nel mettere in rilievo che delle proposte del sottocomitato è rimasto ormai solamente l'impegno (la cui menzione specifica era in fondo superflua) di agire secondo la Carta, nel caso sorgesse in Spagna un pericolo per la pace, i circoli politici spagnoli marcano il ruolo svolto dagli U .S.A., ai quali è attribuita la iniziativa di far respingere il citato secondo paragrafo, per dedurne che il caso spagnolo « relegato nel frigorifero del Consiglio di sicurezza» è sostanzialmente liquidato , e per scontare addirittura l'ammissione della Spagna al piano Marshall ed un prossimo ritorno dei capi missione a Madrid.

747

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALLE AMBASCIATE A LONDRA, MOSCA, PARIGI E WASHlNGTON

TELESPR. 1941 /C. SEGR. POL. 1 . Roma, 19 novembre 1947.

Per opportuno orientamento dell'E.V./S.V. in conversazioni costì si ritiene utile formulare alcune considerazioni in merito al contenuto dell'esposizione fatta dal Governo etiopico al Consiglio dei supplenti il 12 u.s. e qui a llegata in riassunto2 . Tale esposizione è per la massima parte basata su singolari errori di fatto facilmente rettifìcabili. Nella parte storica si afferma ad esempio che l'Eritrea è stata legata all'Etiopia per millenni. In realtà l'Impero etiopico , paese di montanari, no n si è esteso mai oltre l'Altopiano, i cui margini stessi furono sempre piuttosto «no man's land» non controllati dai ras. L'Impero etiopico non ha quindi mai compreso entro i suoi confini che limitati distretti dell'attuale Eritrea, i quali tuttavia hanno sempre goduto -anche nei rispetti del Governo centrale abissino -di una loro totale autonomia e non furono mai considerati come parte integrante dell'Impero tanto che lo stesso Menelik, fondatore della unità etiopica nell 'epoca contemporanea, li cedette all'Italia con accordi liberamente stipulati in tempi di pacifici e cordiali rapporti italo-etiopici nel 1889 e nel 190 l.

A questi soli distretti vanno comunque riferite le considerazioni contenute nel memorandum etiopico e relative alla comunanza di lingua e religione. tenendosi tuttavia presente che il linguaggio parlato in quella ristretta zona eritrea non è l'amarico, lingua ufficiale dell'Etiopia, ma un particolare dialetto della lingua tigrina, parlata anche al di là del confine eritreo soltanto nella finitim a regione del Tigré tradizionalmente aspirante a rendersi autonoma nei confronti di Addis Abeba. La comunanza di religione cristiana (confessione monofisita) professata in Etiopia e nei predetti limitati di stretti eritrei , ha ancor più scarso valore politico ove si pensi che tale comunanza si verifica anche coi copti d'Egitto e coi giacoliti della Siria e del Libano, popolazioni che il memorandum etiopico evidentemente non rivendica!

Il resto dell ' Eritrea, e cioè la massima parte di essa , era di sovranità turca cui succedette l'Italia.

Per quanto si riferisce al « benessere» delle popolazioni che l'Italia avrebbe trascurato. parlano eloquentemente opere compiute dall'Italia in ogni campo che hanno trasformato l'Eritrea e gli eritrei in un territorio e in una popolazione assai più progredita dell'Etiopia e degli etiopici ; anche nel campo educativo l'azione svolta dall'Italia è stata tale per cui lo stesso memorandum, apertamente contraddicendosi. ammette che numerosi funzionari delle amministrazioni etiopiche, c. si


potrebbe aggiungere, gli unici efficienti , sono di ongme eritrea: questi sono stati istruiti in Eritrea e in Italia e non, come inesattamente riferito, in scuole superiori etiopiche che non esistono.

L'asserzione infine che il trusteeship è inapplicabile all'Eritrea perché quivi non esistono i presupposti per un autogoverno e per la futura indipendenza, è del tutto gratuita.

Il breve accenno del memorandum alla Somalia è nella sua stessa brevità sintomatico della mancanza di qualsiasi fondamento etnico, economico, giuridico, storico, per una pretesa etiopica su quel territorio, non avendo l'Etiopia mai esercitato il menomo potere sulla Somalia, Paese totalmente musulmano, la cui struttura da ogni punto di vista è interamente collegata con i Paesi dell 'Oceano Indiano e non con l'acrocoro abissino.

747 l il telespresso era indirizzato anche a lle amba~ciate a Bruxelles, Nanchino , Rio dc .Jan eiro c Varsav ia c alle lega zio ni ad Atene, Belgrado. Tl Cairo, l.' Aja, Ottawa. Praga e Prctoria. 2 Vedi D. 721.
748

L 'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2628/1169. Roma, 19 novembre 194 7 ( per. il 20).

Telespresso ministeriale n. 32583/140 del 18 ottobre 1•

Ho avuto con mons. Tardini una lunga ed amichevole conversazione a riguardo degli sviluppi dell'iniziativa argentina per la revisione del nostro trattato di pace, e delle esitazioni che in contrasto con l'atteggia mento favorevole degli altri Stati latino-americani sono state invece manifestate dal Brasile. Mons. Tardini mi ha detto che dalle frequenti conversazioni avute con questi rappresentanti diplomatici sud-americani aveva rilevato che tanto essi personalmente, quanto i rispettivi Governi e l'opinione pubblica nei loro Paesi, erano pressoché unanimi nel ritenere opportuna ed a nche necessaria la revisione di alcune clausole, specialmente di quelle finanziarie ; tuttavia da più di uno gli erano stati manifestati dei dubbi circa la tempestività dell 'iniziativa argentina, assunta appena poche settimane dopo la ratifica del trattato. L'Argentina, che non ha preso parte alla guerra, può facilmente presentarsi come il campione della giustizia e dell'idealismo, ma la sua proposta può anche apparire come in un certo senso critica e disapprovazione all'operato delle Grandi Potenze che hanno dettato le condizioni di pace e ne hanno assunto la responsabilità.

La posizione del Brasile è in un certo senso analoga a quella delle Grandi Potenze perché anche esso ha partecipato alle operazioni belliche ed ha collaborato alla redazione del Diktat. e si spiega come il suo atteggiamento debba essere più riservato di quello delle altre Potenze minori. che, non avendo responsabilità politica


né interessi particolari da difendere, hanno potuto più facilmente associarsi alla proposta argentina e tributarci di buon grado una platonica dimostrazione di simpatia. Qualche dubbio è stato anche manifestato circa l'opportunità che la proposta di revisione sia stata presentata dall'Argentina, da quello Stato cioè che per ragioni ben note non sembra godere in seno all'O.N.U. di particolare prestigio ed essere in grado di esercitarvi speciale influenza. Anche nello stesso continente sud-americano la Repubblica argentina ha una situazione particolare e svolge di sovente una politica di maggiore autonomia, mentre sono note le antiche rivalità di prestigio fra l'Argentina ed il Brasile, i due Stati che si contendono il primato nel Sud America, e la semplice circostanza che si tratti di una iniziativa di Buenos Aires potrebbe essere sufficiente per spiegare lo scarso entusiasmo di Rio.

Ho osservato che non eravamo stati noi a scegliere l'Argentina per la presentazione della proposta di revisione, si trattava di un 'amichevole spontanea iniziativa di quel Governo, che rappresentava del resto in seno all'O.N.U. la maggiore fra le Potenze rimaste estranee alla guerra e poteva con più autorevolezza assumere l'iniziativa per la revisione ; né potevo condividere i dubbi espressi da taluni miei colleghi circa la tempestività della iniziativa: la questione della revisione del Diktat era per noi di importanza primordiale che bisognava mantenere sempre desta dinanzi all'opinione pubblica internazionale, e del resto essa era stata da noi esplicitamente sollevata al momento stesso di apporre la firma al trattato: e che non si tratti di iniziativa intempestiva viene inoltre dimostrato dai favorevoli risultati di recente raggiunti con gli Stati Uniti e con la Gran Bretagna a riguardo della flotta e di talune clausole finanziarie; tali risultati già costituiscono una prima revisione del trattato. Circa l'atteggiamento del Brasile condividevo di certo le acute considerazioni e supposizioni che egli mi aveva esposto , ma non è plausibile che la linea politica di un grande Stato come il Brasile possa essere influenzata da meschine considerazioni di suscettibilità e di rivalità di prestigio, mentre esso aveva sempre dimostrato tanto senso di equilibrio e di responsabilità e ci aveva dato tante prove dei suoi amichevoli sentimenti, che dovevamo ritenere avrebbe di certo superato le sue attuali esitazioni. Ad affrettare l'attesa evoluzione poteva certamente contribuire l'amichevole atteggiamento del Vaticano, manifestato a mezzo dei suoi autorevoli rappresentanti fra i quali ho indicato il nunzio mons. Chiarlo, che mi risulta prelato di buoni sentimenti italiani e persona grata al presidente Dutra, e che a mio avviso avrebbe potuto svolgere azione più efficace di quella di questo ambasciatore Nabuco, che mi sembrava uomo scettico ed indolente. Mons. Tardini mi ha detto che tuttavia Nabuco è animato da buoni sentimenti e si è dichiarato ben disposto sempre che potesse essere utile. Monsignore mi ha poi chiesto se avessimo informazioni circa le attuali disposizioni del ministro degli esteri , Acciolj , il quale, se ben ricordava, durante il periodo che fu ambasciatore presso la Santa Sede non sembrava nutrire sentimenti particolarmente favorevoli nei nostri riguardi.

Circa la questione dell'atteggiamento brasiliano, ho avuto occasione di parlare anche con il cardinale Aloisi Masella che. per essere stato per diciotto anni nunzio a Rio , mantiene continui contatti con questi ambienti brasiliani ed è in frequenti relazioni epistolari con numerose personalità del Paese. Sua Eminenza mi ha promesso che non avrebbe mancato di cogliere ogni opportuna occasione per esprimersi nel senso da noi desiderato.

Quanto all'atteggiamento del Belgio, mons . Tardini ha osservato che presso di esso la parola del Vaticano ha un peso molto modesto, mentre è evidente che nelle questioni europee quello Stato, per la comunanza di interessi politico-finanziari , debba seguire le direttive della politica francese. Nuoce all' autorità della Santa Sede presso il Governo di Brusselle la circostanza che i cattolici sono fra i più convinti fautori del ritorno di re Leopoldo e la Santa Sede sospettata di appoggiarne le aspirazioni. Con l'occasione monsignore mi ha accennato al se nso di rancore e di diffidenza che perdurerebbe ancora nei nostri confronti in molti ambienti belgi , sentimenti che egli aveva rilevato esistere anche in seno alle organizzazioni cattoliche. Ho prontamente ribattuto che non riuscivo a comprendere i motivi dì tali sentimenti, probabilmente fomentati da influenze reazionarie o da informazioni sbagliate; e se la pa rola del Vaticano aveva, come egli mi diceva, peso modesto presso i circoli governativi, ne aveva invece moltissimo di certo presso gli ambienti cattolici e perciò molto lo pregavo di adoperarsi opportunamente in quella direzione per dissipare lo spirito di incomprensione di cui mi aveva parlato. Sapevo che il partito cattolico rappresentava una forte corrente dell'opinione pubblica nel Belgio ed a noi molto interessava avere favorevole l'opinione pubblica che a sua volta avrebbe favorevolmente influito sulla linea di condotta politica del Governo. Intanto potevo dirgli che molto ben disposto verso di noi era l'ambasciatore, principe di Croy, vecchio funzionario desideroso di svolgere attività e molto sensibile ed attento ai des iderata della Santa Sede; sarebbe bastato che monsignore gli face sse un breve acce nno alla revisione del trattato, ed al desiderio ed interesse della Santa Sede di facilitare la normalizzazione e la ripresa in Italia perché l'ambasciatore si fosse subito, nei limiti delle sue possibilità , volenterosamente adoperato.

748 1 Vedi D. 623.
749

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, T ARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15788/1019. Washington, 20 novembre 1947, ore 12,45 ( per. ore 24 ).

Annunziata assegnazione grano gennaio Italia 152 mila tonnellate. Tale assegnazione, che rappresenta notevole aumento su precedente e supera quella altri Paesi compresa quella francese di 129 mila, è ri sultato vivissime pressio ni Dipartimento di Stato che mi risulta aver insistito per quantità superiore urtando tuttavia contro insormontabili difficoltà effettive disponibilità. Ritengo pertanto molto difficile ottenere provvedimento eccezionale per ulteriore aumento per quanto continuo adoperarmi a tale fine 1•


749 1 Con T. 15969/1030 del 22 novembre T archiani com unicava inoltre: « Seguito nuove pressioni svolte s u Dipart imento compe tente è stata concessa oggi assegnazi o ne s upplementare grano dicembre 12 mil a 500 ton nellate» .
750

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A WASHlNGTON, TARCHIANI

T. 16647/779. Roma. 20 novembre 1947, ore 16.

Suoi telegrammi l 00 l e 1008 1 . Concordo su parere espresso da codesto Dipartimento di Stato circa rinvio deliberazione Consiglio sicurezza. Come già fatto presente con telegramma 7702 , mesi gennaio febbraio apparirebbero i più adatti per nuovo esame da parte Consiglio.

Soluzioni prospettate nella seconda parte mio telegramma 770 avevano carattere puramente indicativo, interessandoci soltanto trovare, d'accordo con Dipartimento di Stato, soluzione procedurale che non ritardasse ulteriormente nostra ammissione. In tale ordine di idee converrà che V.E. mantenga viva questione presso Dipartimento di Stato in vista predisporre, per quanto possibile, procedura che dia serie garanzie nel senso desiderato.

751

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15817/86. Belgrado. 20 novembre 194 7. ore 21 (per. ore 11.45 del 21).

Mio telegramma n. 76 e telegramma ministeriale 73 1•

Jncontratomi oggi con vice ministro esteri. Egli mi ha assicurato ferma volontà Governo jugoslavo di rispettare volontà e termini opzione ; secondo Velebit, nessuna norma o disposizione legislativa jugoslava può frustrare diritti nascenti trattato e qualunque obbligo facoltà o adempimento, relativi a domiciliati territori ceduti, non può pregiudicare per conseguenza opzione.

Ho fatto presente a Velebit risultarmi che, in qualche località, autorità locale ha ammonito abitanti che, non votando nelle prossime elezioni, essi diventerebbero definitivamente jugoslavi e che per conservare cittadinanza italiana dovrebbero fare relativa dichiarazione al momento delle elezioni. Velebit ha naturalmente contestato tale comportamento autorità ma ha esplicitamente riconosciuto che dichiarazioni del genere sarebbero contro volontà Governo jugoslavo, contro trattato e contro libertà minoranze. Pertanto egli ha precisato che abitanti territori ceduti possono, senza alcun pregiudizio di sorta, iscriversi o non iscriversi alle liste elettorali, votare

o non votare.


Riterrei opportuno diffondere --ad uso degli interessati -queste assicurazioni per radio. Aggiungo che norme per opzione di cui all'articolo 19 trattato, per quanto approvato da questo Consiglio dei ministri, non sono state ancora approvate da Assemblea legislativa.

750 1 Vedi DD. 738 e 741. 2 Vedi D. 736. 751 1 Vedi DD. 715 e 735.
752

IL DIRETTORE GENERALE DEGU AFFARI ECONOMICI, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA1

APPUNTO. Roma, 20 norembre 1947.

La Conferenza di Brusselle per l' unione doganale europea si è chiusa con un successo delle nostre tesi. Era da temere che i francesi, approfittando della preveclibile opposizione inglese ad una organizzazione generale europea, e insieme del desiderio americano che si compia subito in Europa.. qualche cosa di estendibile a tutte le nazioni , cercassero di sottrarsi ad impegni preci si e diretti, per mascherare le trattative con noi dietro il comodo paravento delle difficoltà ad una intesa generale.

Inoltre non era da escludere qualche presa eli posizione britannica che formasse ostacolo alle nostre intese con la Francia.

Non solo questi pericoli sono stati evitati, ma si è giunti anzi ad affermazioni per noi favorevoli . Infatti , la delegazione francese per la prima ha fatto espresso richiamo alle intese coll'Italia affermando che qualsiasi ostacolo, pur grave che sia, può essere sormontato con la volontà. Prendendo spunto da ciò, ho dichiarato che il Governo italiano, favorevole ad una organizzazione generale dell'Europa, pensava che, per affrettare i tempi, occorresse spingere avanti intese regionali fra quei Paesi che vi si dichiarassero interessati. Essendosi le delegazioni scandinava, portoghese e greca dichiarate d'accordo, alla Conferenza non è rimasto che prendere atto dei nostri acco rdi con la Francia, i quali hanno così avuto un crisma internazionale di primo p1ano .

È rimasto parimenti acquisito, dietro mio intervento, che il reinserimento della struttura economica della Germania è necessario al benessere europeo. Frattanto, la Conferenza, per dare soddisfazione agli americani , ha dato vita ad un comitato tecnico per la unificazione delle tariffe doganali: iniziativa di carattere accademico, non suscettibile di turbare in alcun modo i nostri piani ; e tornerà a riunirsi in seconda sessione il 26 di gennaio , per esaminare le risposte che le varie amministrazioni invieranno e procedere ad ulteriori decisioni.

In tale occasione è probabile che si definirà l'atteggiamento inglese. Il quale -debbo sottolineare -è evidentemente contrario a qualsiasi intesa europea. Dalla udienza datami dal primo ministro Spaak, e dai miei colloqui con i ministri belgi dell'economia nazionale, del commercio estero e delle finanze, oltreché nelle


conversazioni coll'olandese Spierenburg, presidente della Conferenza, ho tratto le seguenti impressioni:

l) Il Belgio in maniera particolare è interessato alla nostra unione colla Francia, ammettendo , una volta che essa sia dichiarata, di esaminare la possibilità di aderirvi ;

2) l'Olanda non è in principio contraria: ma esclude qualsiasi possibilità di marciare con noi se non vi è il consenso inglese;

3) una organizzazione economica dell 'Ovest europeo sotto l'egida francese non conviene né al Belgio né all'Olanda. Per ciò , l'ideale per detti Paesi sarebbe che la Gran Bretagna non solo non si opponesse, ma assumesse in un certo senso la direzione del gruppo economico che eventualmente si formasse fra noi, la Francia e il Benelux.

A prima vista può sembrare che una tale soluzione non sarebbe a noi favorevole. A parte il fatto che l'Italia verrebbe ad essere l'ultima ruota del carro, è da temere, specialmente se le zone anglo-franco-americana della Germania si unissero al gruppo, che tutta l'economia del gruppo verrebbe a gravitare verso il nord , verso i porti di Anversa e Rotterdam , attraverso la vallata del Reno, riproducendosi cioè in piccolo quanto ebbe ad avvenire ai danni delle Repubbliche italiane quando, con la scoperta dell'America, l'Atlantico prese il posto del Mediterraneo.

Comunque, queste questioni sono così gravi, e forse anche così lontane, da esulare dal campo della nostra immediata visuale. Quello che invece dovrà interessarci, e per il quale dovremmo probabilmente dare battaglia è il lato negativo della questione: evitare cioè la prevedibile opposizione inglese, la quale oltreché essere determinante sull'atteggiamento del Benelux, potrebbe anche disturbare quello della Francia.

752 l In A.C.S., Carte Sfòrza.
753

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 15970/938. Londra, 22 novembre 1947, ore 14 (per. ore 22).

Seduta ieri Conferenza supplenti ha sentito delegazione egiziana. Questo ambasciatore Egitto ha letto dichiarazione suo Governo che può così riassumersi:

l) Governo egiziano conferma richiesta piccole rettifiche frontiera con Cirenaica e ritiene essenziale unità politica Libia e perciò si oppone soluzioni che eventualmente implichino separazione Tripolitania da Cirenaica. Libia, nell 'opinione Governo egiziano, può acquistare subito completa indipendenza o, nel caso che ciò non sia possibile, essere affidata trusteeship uno Stato arabo.

2) Governo egiziano considera Eritrea come una regione distaccata del Sudan col quale essa è collegata etnicamente e storicamente. Propone quindi che intiera Eritrea nei suoi confini del 1935 sia riunita al Sudan.

3) Governo egiziano è sensibile solidarietà Paesi arabi per Somalia, già legata da vincoli storici con Egitto, ed esprime opinione che popolazioni somale siano lasciate libere scegliere regime politico che più desiderano.

Ambasciatore America ha chiesto a quale titolo Egitto si interessi alla Somalia. Delegato egiziano ha risposto accennando solidarietà musulmana e presenza forte popolazione araba in Somalia.

Charles ha chiesto come Egitto consideri domanda etiopica accesso al mare in relazione richiesta egiziana per Eritrea. Delegato egiziano ha risposto che Etiopia ha già in Gibuti suo naturale sbocco al mare e che comunque Egitto è pronto concedere facilitazioni al commercio etiopico nel porto di Massaua, nel caso Eritrea venga unita al Sudan.

Questa esposizione è stata successivamente complicata da modificazioni apportate all'ultimo momento al punto di vista egiziano. Infatti comunicazioni alla stampa sono state fatte con grandissimo ritardo, a richiesta dell'ambasciatore Egitto; e nel comunicato si è omesso accenno al mandato Stato arabo sulla Libia, rimanendo solo tesi indipendenza, e si è adottata formula assai vaga per Eritrea lasciando incerto se Egitto la chiede per sè o pel Sudan, è stata cancellata allusione a legami storici tra Somalia ed Egitto, che era una svista riguardando tali legami non già Somalia italiana ma Zeila e Berbera . Nel complesso, e salvo quanto possa riferire legazione Cairo su tale atteggiamento egiziano, quanto è accaduto in questa fase Conferenza è nuova prova opportunità atteggiamento da noi assunto nel mantenere difesa nostri diritti in un tono calmo di superiore dignità.

754

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI

T. 16795/ 265 1 . Roma, 24 novembre 1947, ore 13.

Durante attuale sessione O.N.U. abbiamo seguito col più vivo interesse attività svolta da codesto Governo per un 'equa revisione del trattato di pace.

Iniziativa Argentina, che ha trovato autorevoli e numerosi consensi ed appoggi da parte altri Stati amici, ha raggiunto in complesso primo ragguardevole obbiettivo far presente supremo consesso internazionale ed opinione pubblica mondiale necessità migliorare situazione creataci da trattato di pace. Problema così impostato non resterà privo, ne siamo convinti, ulteriori sviluppi.

Comprendiamo circostanze contingenti che hanno suggerito ritiro mozione; non dubitiamo peraltro che Argentina vorrà proseguire in avvenire opera intrapresa, che contribuirà non solo a sviluppare nostri fraterni rapporti ma anche a consolidare pace.


Voglia esprimere tali concetti codesto Governo. Ulteriore attività codesta ambasciata dovrà essere diretta mantener viva un 'iniziativa che ha già dimostrato di poter rendere utili servizi alla nostra causa 2 .

754 1 Telegramma analogo venne inviato, per quanto di loro competenza , alle ambasciate a Rio de Janeiro e a Città del Messico e alle legazioni a L'Avana, Ciudad Trujillo (Santo Domingo), Panama, Assunzione, Montevideo, La Paz, Quito e Guatemala , con l'istruzione per quest'ultima di conformarsi ad esso anche nei riguardi dei Governi di Honduras , Costa Rica e San Salvador (T. 16798/c. in pari data).
755

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI,

T. 16796/ 791. Roma, 24 novembre 1947. ore 13,15.

Suo 1011 1•

Ritiro mozione per reviSione trattato pace causato qui dolorosa sorpresa, tanto più che avevamo dimostrato recentemente nostra piena comprensione difficoltà incombenti attuale Assemblea O.N .U. proponendo rinvio questione a piccola Assemblea.

Voglia esprimere costà tale stato d'animo , facendo presente altresì che Governo italiano, convinto giustizia sua causa, confida sempre appoggio Stati Uniti.

Mentre si procede riesame questione pregola intanto accertare quali specifiche possibilità esistano a giudizio Dipartimento Stato circa ripresentazione mozione a prossima Assemblea e quale possa essere procedura più opportuna al riguardo.

Voglia infine esprimere nostra viva gratitudine per opera svolta da Dipartimento Stato e da delegazione americana O.N .U ., a cui energico intervento dobbiamo in gran parte notevoli risultati parziali finora raggiunti 2 .

756

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 10605/3325. Washington, 24 novembre 1947 (per. il 6 dicembre ) .

Miei telegrammi nn. 1011 e 1025 1 .

A integrazione di quanto riferito telegraficamente ritengo opportuno ricostruire brevemente, sulla base dei contatti avuti con il Dipartimento di Stato e dei dati fornitimi da questo, le ultime fasi avute alle Nazioni Unite dalla questione della revisione del nostro trattato di pace.




2 Per la risposta vedi D . 756.


La sera del 17 novembre il Dipartimento, col quale si aveva cura di tenerci in stretto contatto, ci informava che, dato il ritmo assunto dai lavori al Comitato politico dell ' Assemblea, era prevedi bile che la mozione argentina sarebbe stata discussa verso la fine della settimana. D'altra parte comunicava che, in considerazione delle sfavorevoli disposizioni manifestate da molte importanti delegazioni, sembrava prudente predisporre una formula di rinvio che lasciasse aperta la questione per epoca più propizia. Che pertanto interessava conoscere le intenzioni del Governo italiano, ed in particolar modo se esso preferiva che la questione venisse rinviata alla cosiddetta piccola Assemblea o alla prossima Assemblea generale.

Nel frattempo giungevano al riguardo le istruzioni di V.E . di cui al telegramma

n. 7692•

Lo stesso 18 novembre, sulla base di tali istruzioni, si provvedeva a sottolineare al Dipartimento di Stato nei termini più pressanti la necessità che ad ogni modo la questione non venisse lasciata cadere, e il nostro vivo interesse a che fosse almeno lasciata aperta la possibilità di discutere la mozione argentina nei prossimi mesi alla piccola Assemblea , e si chiedeva di conseguenza che la delegazione americana venisse incaricata di secondare efficacemente il ministro Mascia nel compito di promuovere il rinvio della mozione alla piccola Assemblea .

Come riferito telegraficamente il Dipartimento prometteva il proprio interessamento, assicurando che esso condivideva pienamente il nostro interesse per la sorte della mozione e che avrebbe impartito subito adeguate istruzioni alla propria delegazione. Sono note a V.E. le vicende seguite. Ne riferisco comunque la versione datami dal Dipartimento di Stato.

Con anticipazione di un paio di giorni sul previsto, il Comitato politico dell'Assemblea generale chiudeva la discussione della questione del veto e passava all'esame della questione della revisione del nostro trattato di pace nel pomeriggio del 19 novembre.

Senonché, quando la questione giungeva all'esame del Comitato in parola , si erano precisate due circostanze a noi sfavorevoli:

l) la ferma intenzione del delegato cileno di prendere apertamente posizione contro la mozione, e ciò per le note preoccupazioni di principio nutrite dal Governo cileno contro la revisione dei trattati. A nulla, a quanto pare, avrebbero approdato i tentativi svolti dai delegati americano e argentino per dissuadere il delegato cileno dal dar seguito a tale proposito;

2) l'intenzione manifestata dai delegati sovietico e jugoslavo di approfittare dell'occasione per attaccare violentemente l'Italia, la politica estera fascista e la nostra partecipazione alla guerra .

Siffatte iniziative avrebbero indubbiamente avuto per conseguenza di rendere impossibile la limitazione della discussione al semplice aspetto procedurale del rinvio alla piccola Assemblea, e di portare il dibattito sul merito della questione.

E qualora pure fosse stato possibile di circoscrivere le decisioni del Comitato al rinvio, nella atmosfera di freddezza e di tensione che sarebbe stata creata da tali



931 manifestazioni era comunque da prevedersi che le delegazioni le quali , anche so tto l'influenza dell'azione svolta dal Governo americano, avevano votato a favore o si erano astenute quando si era trattato soltanto dell' iscrizione della mozio ne all'ordine del giorno, sarebbero state fatalmente indotte a dare al rinvio della questione alla piccola Assemblea, anziché un semplice valore procedurale, il significato di una adesione di principio alla revisione.

Del resto, a quanto ci è stato fatto conoscere dal Dipartimento, poco prima della seduta le delegazioni britannica e francese e quelle dei Dominii avevano dato chia ramente a intendere alla delegazione americana che non ritenevano possibile votare per il rinvio.

La proposta del rinvio avrebbe in tale situazione provocato con tutta probabilità il voto contrario, oltre che degli Sta ti che già avevano preso posizione contro l'iscrizione dell 'argomento all'ordine del giorno dell 'Assemblea , anche di molti dei diciannove Stati che in settembre si erano astenuti dal votare, e l'astensione di alcuni dei ventidue che avevano votato a favore. Era infatti, per ese mpio , prevedibile che fra gli Stati latino-americani, che avevano allora nella quasi totalità votato a favore , alcuni avrebbero risentito dell'atteggiamento assunto da l Cile, e della posizione, pure contraria, benché per altre ragioni, del Brasile, e si sa rebbero di conseguenza astenuti. Secondo i calcoli del Dipartimento il numero dei voti favorevoli si sarebbe in tal modo ridotto ad una cifra sensibilmente inferiore a quella dei voti a suo tempo raccolti a favore dell'iscrizione della mozione all'ordine del giorno, ed il numero dei voti contrari si sarebbe accresciuto in tal misura da portare al respingimento della mozione.

In presenza di tale situazione la delegazione argentina ha deciso di ritirare la pro pria mozione traendo pretesto dalla mancanza del tempo necessario per discutere un argomento così importante, e la delegazione americana, ri tenuto ch e sarebbe stato superiore a lle proprie possibilità di impegnarsi con probabilità di successo , ha preferito acconsentire al ritiro, dichiarando peraltro una volta di più che il trattato con l'Italia doveva essere riveduto perché conteneva parecchi elementi insoddi sfacenti e che il ritiro della mozione per la revisione non pregiudicava la possibilità di ripresentare una analoga proposta alla prossima Assemblea generale.

Anche in ottemperanza alle istruzioni impartite da V.E. col telegramma 791 3 , non ho mancato di esprimere al Dipartimento di Stato la nostra dolorosa sorpresa per l'avvenuto. Mi è stato espresso vivo rincrescimento per il fatto che non sia stato p ossibile, nelle circostanze, trovare una soluzione migliore, e mi è stato riconfermato il proposito di prestarci ogni ass istenza per riprendere al momento opportuno l'iniziativa .

Il Dipartim ento ha ten uto in tale occasione a sottolineare che la soluzione adottata , mentre ha dato la possibilità di evitare sia le annunciate incresciose manifestazioni ostili all'It alia che fino ad ora ci erano state fortunatamente risparmiate, sia un voto sfavorevole che avrebbe compromessa la questione nell'ambito delle N azioni Unite, forse per diversi anni, presenta il vantaggio di conservare impregiudicato il risultato raggiunto nello scorso settembre con l'approvazione dell 'iscrizione della qu est ione della revisione della nostra pace all'ordine del giorno


dell'Assemblea generale, e di lasciare aperta la possibilità di riprendere l'inizi ativa in qualsiasi momento più favorevole . La questione, malgrado il ritiro della mozione dalla presente sessione dell 'Assemblea, rimane in sostanza impostata dinanzi alle Nazioni Unite ed alla opinione pubblica mondiale.

Il Dipartim ento ha inoltre preso nota dei quesiti proposti da V. E. circa le specifiche possibilità e le modalità più opportune per la ripresentazione della questione, riservandosi di dare una ris posta appena possibile.

Mi si è fatto comunque sin d'ora qualche accenno sulla opportunità che l'iniziativa venga affidata alla delegazione di un Governo che riscuota larghe simpatie negli ambienti delle Nazioni Unite, e che la formula rel ativa venga preparata con maggiore cura, e si è espressa la speranza che la nostra ammissione alle Nazioni Unite abbia luogo in tempo per darci la possibilità di dedicarci direttamente alla preparazione dell ' ambiente prima della prossima sessione ordinaria dell'Assemblea generale.

754 2 Con T. 16236/303 del 28 novembre Arpesani comunicava di ave r consegnato a Bramuglia una nota in cui si esprimeva l'apprezzamento italiano per l'azione svolta dall'Argentina in sede O.N . U. e di averne avuto assicurazione che l'Argentina non avrebbe interrotto l'opera intrapresa. 755 l Vedi D. 734, nota 2. 756 1 Vedi D. 734, nota 2. Il T . 15877/1025 del 21 novembre non è pubblicato. 756 2 Vedi D. 734. 756 3 Vedi D . 755.
757

IL MINISTRO A GEDDA, ZAPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R. 63A l. Gedda, 24 novem bre 1947 ( p er. il 12 gennaio 1948).

Sono giunto a Gedda l'Il ottobre dopo una sosta di sedici giorni al Cairo dovuta all 'epidemia scoppiata in Egitto e, contrariamente alle assicurazioni avute all'atto della partenza, sono stato subito condotto all'Isola dei Pellegrini per trascorrervi il prescritto periodo di quarantena. I cinque giorni di permanenza all ' Isola in compagnia di centinaia di musulmani provenienti dalle zone infette e le difficoltà di alloggio e di vitto, meriterebbero una particolareggiata descrizione se tutto ciò costituisse materia di interesse per codesto ministero . Per mia fortuna il disagio patito è stato cameratescamente condiviso dal ministro di Francia e dal console britannico a Gedda ch e, provenienti dal Cairo , hanno subìto la stessa mia sorte.

Terminata la quarantena mi sono subito recato all a casa che il prof. Curotti, autori zzato da codesto mini stero , ha preso in affitto per la nostra sede a Gedda. La costruzione tipicamente araba con i muri fuori piombo, le imposte fuori squadro ed i pavimenti a sghimbescio , sorge fortunatamente su di un ampio terreno prospiciente il mare, ma non dispone ancora degli impianti elettrico, idrico e sanitario. La mobilia della vecchia legazione trovavasi accatastata in un groviglio di rottami dai quali non sarà facile tra rre qualche mobile intero. Con rapporto a parte segnalerò il disinteressamento della locale legazione turca per quanto le venne affidato in custodia nel 1942 all 'a tto della rottura dei rapporti diplomatici con l'A rabia saudita .

Vista l'impossibilità di prendere alloggio nella nuova sede e constatato che i pochi ed indecenti alberghi della città erano affollati di pellegrini , non mi rimaneva che cercare l'ospitalità di qualche perso na gentile. Fortunatamente un abissino amico dell'Italia, mosso forse a pietà della mia difficile situazione, ha offerto la sua casa sita a circa tre chilometri dalla città in un luogo dove non sorgono che miseri tukul. La casa non era molto accogliente, ma non mi rimaneva che accettare l'offerta e fare buon viso alle insuperabili difficoltà di sistemazione mia e della famiglia.

Non posso fare a meno di accennare che la vista della vecchia sede della nostra legazione, dove oggi travasi comodamente installato il ministro di Siria, ha riempito il mio cuore di amarezza.

2) Il 4 novembre ho presentato le credenziali al principe ereditario perché Sua Maestà il Re, per la terza volta durante il suo lungo regno, non ha quest'anno partecipato al pellegrinaggio e non è sceso a Gedda per intrattenersi, come d ' uso, con il Corpo diplomatico. L'assenza del sovrano è stata variamente commentata in questi ambienti diplomatici. La voce ch'egli fosse indisposto ha trovato meno credito dell'altra secondo la quale Ibn Saud avrebbe voluto evitare quest'anno di pronunciare il consueto discorso ai pellegrini e soprattutto sottrarsi alle domande di natura politica che usano rivolgergli durante il ricevimento ch'egli offre alla Mecca. Quasi certamente per questa ragione e non per altre il sovrano ha preferito farsi rappresentare dal figlio emiro Saud. L'emiro si è limitato, secondo quanto mi viene riferito dai miei colleghi musulmani , a parlare dell 'importanza della Lega araba e dell'opportunità di dimenticare i contrasti esistenti fra i Paesi arabi per raggiungere quell ' unità e solidarietà indispensabili a superare le difficoltà dell'attuale momento politico. Questa chiara allusione del principe a dimenticare i vecchi rancori fra i quali, come è noto, predominano proprio quelli saudiano-hascemiti, è certamente importante, ma non ha il valore che avrebbe potuto avere se fatta dal re in persona.

Terminato il pellegrinaggio l'emiro Saud è sceso a Gedda per ricevere le lettere credenziali del ministro d'Italia e di quello dell'Iraq.

La cerimonia della presentazione delle mie credenziali ha avuto luogo a Palazzo reale e nel corso di essa io ho letto all'emiro l'indirizzo che qui unisco in copia 1• Il principe ha risposto dicendosi particolarmente lieto della ripresa dei rapporti diplomatici con l' Italia dopo un periodo di interruzione dovuto a particolari circostanze. Egli mi ha detto che Sua Maestà il Re ha avuto particolare piacere nell'accordarmi il suo gradimento e che avrebbe atteso la prima favorevole occasione per fare la mia conoscenza. Egli ha assicurato l'appoggio del sovrano e del Governo saudiano alla mia missione nella certezza che questa servirà a consolidare i tradizionali rapporti d'amicizia esistenti fra i due Paesi.

Contrariamente all'uso il principe ereditario non ha ricevuto il Corpo diplomatico ma ha offerto un pranzo in onore dei ministri d'Italia e dell'Iraq. Assistevano al pranzo quattro principi reali e una sessantina di notabili della Mecca, di Medina e di Gedda. L'accoglienza fattami è stata particolarmente cordiale ed era evidente la curiosità di tutti di incontrarsi con il rappresentante della nuova Italia.

Ho notato che la conversazione dei principi con il ministro dell'Iraq è stata scarsa e formale, e credo che ciò debba attribuirsi ai vecchi rancori esistenti fra le dinastie dei due Paesi, nonostante l'appello alla concordia fatto pochi giorni prima alla Mecca dal principe ereditario.


3) Più interessanti sono stati i miei colloqui con Yussuf Yassin, sottosegretario di Stato agli esteri, grande amico personale di Azzam Pascià e ardente sostenitore della Lega araba. Quando io gli ho parlato a proposito del voto dell 'Arabia Saudita in favore dell'ammissione dell'Italia all'O.N.U., egli mi ha subito detto che la questione era di competenza della Lega araba e che ogni decisione in merito doveva essere presa dal principe Faisal d'accordo con i delegati degli Stati della Lega a Lake Success. Poiché la risposta mi parve un poco secca e chiaramente tendente a portare la mia domanda all'esame delle delegazioni arabe in America e non del Governo saudiano, ho subito detto a Yussuf che la mia domanda era rivolta, per il suo gentile tramite, a Sua Maestà il Re affinché il sovrano volesse accogliere il desiderio espresso dal Governo italiano. Dopo aver pensato alla mia proposta Yussuf, che non poteva tàre altrimenti, mi assicurò che avrebbe in proposito telegrafato a Tbn Saud.

Dieci giorni dopo Yussuf mi ha chiamato al ministero per comunicarmi che il sovrano aveva dato istruzioni al principe Faisal nel senso da me desiderato (mio telegramma n. 7 del c.m.) 2 . In quest'occasione Yussuf mi ha trattenuto a lungo nel suo ufficio per parlarmi delle aspirazioni dei popoli arabi e dell'importanza della Lega araba. La conversazione fino allora svoltasi in lingua inglese continuò in arabo per il tramite dell'interprete di questa legazione comm. Dafer che, come è noto, è tripolino. Yussuf ha detto che i Paesi arabi seguono attentamente la politica delle Potenze occidentali e che, pur essendo sensibilissimi alle dimostrazioni di amicizia che vengono loro fatte, essi guardano soprattutto alla sostanza delle cose. Egli crede pertanto di poter affermare che l'amicizia delle Potenze occidentali per i Paesi arabi non potrà considerarsi piena e totale fino a quando la Gran Bretagna rimarrà in Egitto, Palestina e Transgiordania; fino a quando la Francia resterà nell 'Africa settentrionale; fino a quando gli Stati Uniti d'America patrocineranno la creazione di uno Stato ebraico in Palestina.

Premessomi ch'egli parla francamente, ha continuato dicendo che l'amicizia dci popoli arabi per l'Italia dipenderà dall'atteggiamento di questa nella questione tripolina (ha sempre parlato della Tripolitania e mai della Cirenaica, ma il mio interprete ritiene che Yussuf comprenda nella Tripolitania anche la Cirenaica). Se l'Italia dovesse ritornare in Tripolitania, egli ha continuato, con una qualsiasi forma di amministrazione fiduciaria, ciò significherebbe ch'essa intende continuare nei riguardi dei popoli arabi la politica dei suoi passati governi; politica ch'egli considera pericolosa in vista del crescente nazionalismo arabo. Egli ha soggiunto che i Paesi arabi non sono ancora in grado di opporsi alle decisioni delle grandi Potenze, ma che il loro rapido progresso nel campo economico e la solidarietà che li unisce alla Lega araba, fanno ritenere per certo che il popolo arabo sarà prossimamente in grado di difendere efficacemente i propri diritti. Ha concluso dicendomi che il Governo saudiano si opporrà al ritorno dell'Italia in Tripolitania qualunque sia la forma di amministrazione fiduciaria che le sarà affidata in quella regione.

Ho ringraziato Yussuf per le sue franche parole e poiché mi è noto che il Governo italiano farà di tutto per ottenere la restituzione delle sue vecchie colonie, mi è parso inopportuno, in quel momento, accennargli alla incapacità dei libici ad autogovernarsi ed alle necessità emigratorie dell'Italia .


757 1 Non pubblicato. 757 2 Anticipava le notizie qui contenute.
758

L'OSSERVATORE PRESSO L'O.N.U., MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 96. New York, 24 novembre 1947 (per. il 2 dicembre ).

Mio telgramma n. 52 del l 9 novembre u.s. 1 e mio telespresso n. 95 in data odierna2 . La questione della revisione è venuta in discussione all'ultima seduta della Commissione politica. Con telegramma n. 52 ho esposto in riassunto le ragioni che hanno determinato la delegazione argentina a ritirare la sua mozione.

Prima di entrare in un esame dettagliato dei motivi specifici che hanno influito sulle decisioni prese è bene considerare anche l'atmosera che si era creata, in modo speciale, nella Commissione politica.

L'ambasciatore Arce, come è noto, nella questione dell'ammissione dei nuovi membri , aveva preso sin dall'inizio una posizione di battaglia. Ciò gli era avvalso aspri attacchi da parte del blocco sla vo e critiche e dissensi aperti da parte di molte altre delegazioni. Egli poté ripiegare, all'ultimo momento, sulla risoluzione australiana riuscendo abilmente a farvi includere importanti modifiche. L'Argentina fu di nuovo alla ribalta per la questione spagnola. Le accuse che le si rivolgevano furono particolarmente veementi (una risoluzione di biasimo era stata presentata dalla Jugoslavia per non aver interrotto le relazioni diplomatiche con la Spagna) e dopo alcuni giorni di accalorate discussioni l'ambasciatore Arce riuscì a far votare una risoluzione molto anodina.

La questione del veto seguì subito dopo; ed anche in questa circostanza la delegazione argentina assunse un ardito atteggiamento proponendo addirittura la convocazione di una conferenza generale per discutere l'abolizione totale del veto.

L'ambasciatore Arce, come è facile immaginarlo, fu l'oggetto di violenti attacchi personali specialmente da parte dell'ambasciatore Gromyko e dell'ambasciatore Bebler.

Egli quindi arrivò moralmente scosso e stanco alla discussione sulla revisione. Dirò di più: ho avuto sin dal primo momento l'impressione che la sua delegazione non avesse l'intenzione di affrontare il problema a fondo. Infatti, da quello che ho potuto constatare, non mi è risultato che essa avesse effettuato una seria preparazione della questione; e, mentre per la nostra ammissione erano stati fatti a Buenos Aires accurati studi preparatori, per la revisione non mi fu chiesto nessun dato preciso o nessun chiarimento sui nostri desiderata e gli elementi da me forniti , specialmente di carattere economico (memoriale Grazzi), furono accolti distrattamente con l'evidente disposizione di chi non ritiene aver bisogno di avvalersene. Ciò forse era stato determinato dalle difficoltà sorte in Comitato generale in occasione dell'iscrizione dell'argomento all 'ordine del giorno e la


758 l Vedi D. 744. 2 Non pubblicato.

votazione in quella sede diede subito la sensazione degli umori prevalenti in Assemblea. Da quel momento forse la decisione del rinvio era stata presa (vedasi mio telegramma n. 4) 3 .

Infine il problema è venuto in discussione nell'ultima seduta di una Assemblea frettolosa di chiudere i lavori e di sopire le diatribe che si erano susseguite per circa due mesi.

La delegazione americana, d'altra parte, aveva affrontato durissime lotte -e vivacissime polemiche personali -per far trionfare quello che la stampa ha chiamato il «programma Marshall» e cioè: la questione greca, palestinese, coreana e quella della <<piccola Assemblea ».

Il nostro problema , malgrado la cura con la quale è stato studiato e seguito dalla delegazione americana, era considerato come un problema da risolversi in via procedurale, seguendo in ciò le disposizioni della maggioranza delle altre delegazioni -vedasi l'atteggiamento dell'ambasciatore Aranha e del ministro MacNeil (miei telegrammi nn. 6 e 9)4 -le quali lo consideravano come politicamente poco maturo.

Infine -e ciò non va dimenticato --si chiedeva all'Assemblea di discutere la revisione del primo trattato di pace, appena entrato in vigore (si è ripetuto più volte che l'inchiostro della firma non era ancora asciutto) mentre le delegazioni delle cinque Grandi Potenze stavano per riunirsi a Londra per negoziare le basi di nuovi trattati di pace. L'arma era troppo favorevole perché gli oppositori non se ne fossero avvalsi.

Questo era il quadro generale che si presentava all'inizio della discussione sulla reVISIOne.

Come ho riferito con il mio telegramma sopracitato, alcuni giorni prima del dibattito vi erano stati numerosi sondaggi fatti dagli americani e dagli argentini per verificare gli atteggiamenti delle varie delegazioni:

l) Il gruppo inglese (Gran Bretagna e Dominions) aveva fatto conoscere alla delegazione americana che, malgrado ogni buona volontà, non avrebbe potuto appoggiare il suggerimento, proposto a suo tempo, di rinviare la questione alla «piccola Assemblea». E la ragione che la delegazione inglese ha dato spiega in un certo modo la discordanza che si potrebbe constatare tra gli affidamenti dati a

V.E. a Londra e il loro presente atteggiamento: allorquando vennero fatti i primi sondaggi preliminari, la «piccola Assemblea» non era stata ancora creata e soprattutto non si conosceva ancora la decisione sovietica di «boicottare» questo nuovo organismo col non intervenire alle sedute. Quindi, come era possile -si è fatto osservare -devolvere lo studio di eventuali misure di revisione ad un Comitato ove due dei principali interessati e cioè l'U.R.S.S. e la Jugoslavia non erano rappresentati? Il lavoro sarebbe stato, da un punto di vista pratico, del tutto inutile mentre si sarebbe acutizzata una situazione considerevolmente tesa a tutto svantaggio del prestigio e del funzionamento delle Nazioni Unite. Tale ragionamento fece facilmente breccia sulla delegazione francese -già prevenuta contro la revisione -e su molte delegazioni dell'Europa occidentale. Gli Stati nordici , Olanda,


758 3 Vedi D. 582. 4 Vedi DD. 593 e 604.

Belgio, Grecia e Turchia erano tutti propensi ad evitare di complicare le loro già delicate relazioni con l'Unione Sovietica.

2) Il delegato permanente cileno ambasciatore Santa-Cruz ha fatto conoscere ad Arce che, in questa circostanza, non poteva seguire la delegazione argentina nel proporre il rinvio alla «piccola Assemblea». Fece sapere altresì aver pronto un discorso che intendeva pronunciare all 'inizio della discussione con il quale, d'ordine del suo Governo, avrebbe sostenuto che la questione non poteva essere nemmeno giuridicamente discussa in seno alle Nazioni Unite . La delegazione cilena inoltre -che si era tenacemente opposta a San Francisco a qualsiasi accenno nello statuto al problema della revisione-aveva avuto l'ordine di fare una dichiarazione solenne sulla «sa ntità dei trattati ». Nei miei primi contatti con l'ambasciatore Santa-Cruz avevo cercato di fargli comprendere che il punto di vista del suo Governo sulla «santità dei trattati» non solo era condiviso in pieno dal Governo italiano -l'Italia disarmata ed economicamente indebolita vedeva nel rispetto degli impegni internazionali l'unico baluardo per la propria sicurezza -ma era anche compatibile con la questione della revisione del nostro trattato di pace . Infatti questo non poteva e non doveva considerarsi come un trattato liberamente negoziato e concordato ma invece rappresentava la negazione della stessa teoria sostenuta dal Governo cileno. Che cosa era, se non imposizione unilaterale, un atto che, per la sua effettiva entrata in vigore, non richiedeva nemmeno la ratifica di una delle parti contraenti? Santa Cruz mi parve allora convinto; purtroppo istruzioni pervenutegli successivamente gli hanno fatto cambiare atteggiamento. L'ambasciatore A ree ha chiesto, all'ultimo momento, anche l'aiuto americano per cercar di convincere il delegato del Cile: ma anche questo intervento ha avuto esito negativo. L'atteggiamento cileno aveva purtroppo portato il dissenso tra le Nazioni sud-americane.

3) Il gruppo arabo infine, che fino a pochi giorni fa si riteneva avrebbe secondato l'iniziativa argentina, anch'esso all'ultimo momento cambiò opinione. E ciò per una malintesa forma di rappresaglia verso l'Argentina che, da un a posizione favorevole alle tesi arabe, per ordine del Governo di Buenos Aires, aveva ritenuto opportuno assumere un atteggiamento più riservato passando nel campo degli astensionisti.

La delegazione americana, prima di prendere una decisione fin ale, fece rapidamente un calcolo sommario dei voti che la risoluzione argentina avrebbe potuto raccogliere in seduta, ed arrivò alla conclusione che, nella migliore delle ipotesi, avrebbe avuto ventidue voti favorevoli , diciannove contrari e sedici astenuti. Votazione del tutto insufficiente per i 2/3 di maggioranza richiesta in Assemblea.

Come ho informato V.E. con il mio telegramma sopracitato anche la possibilità di un rinvio alla prossima Assemblea, all 'ultimo momento , venne preclusa dalla Presiden za poiché si fece conoscere che tale procedura non poteva essere ammessa perché ogni Stato membro aveva sempre il diritto di ripresentare la stessa mozione per l'iscrizione all'ordine del giorno provvisorio dell'Assemblea 1948, subito dopo la chiusura della presente sessione.

Il giorno della discussione si poneva quindi il dilemma: o affrontare la discussiOne o ritirare la mozione.

Affrontare la discussione con l'ambasciatore Arce, completamente impreparato (non aveva nemmeno la bozza di un eventuale discorso), con pochi e deboli -se si esclude la delegazione americana -oratori di rincalzo e con gli oppositori documentatissimi -come sempre sono stati --sarebbe stato andare incontro ad una sconfitta sicura che avrebbe pregiudicato per molto tempo la questione in questa sede.

Ho riferito per telegramma gli argomenti politici che consigliarono ad Arce e alla delegazione americana di preferire il ritiro della mozione. Aggiungo ora una riflessione che mi è stata fatta da un membro della delegazione americana: l'Italia era uscita «illesa» dalle accanite discussioni sull'ammissione, gli stra li del blocco slavo si erano appuntati specialmente contro il Portogallo e l'Irlanda, e, tranne il discorso violento del delegato jugoslavo Bebler ed alcune osservazioni sovietiche, noi fummo, in definitiva, risparmiati. La nostra posizione di fronte alle Nazioni Unite era stata quindi rafforzata con l'ottima votazione avuta; sarebbe stato davvero un peccato pregiudicarla con le incresciose polemiche sul passato che sarebbero inevitabilmente emerse da una discussione sulla revisione .

L'ambasciatore Arce, subito dopo la seduta, mi ha detto che era giunto a malincuore a tale determinazione: essa era stata imposta dallo stato d'animo prevalente in Commissione e soprattutto dalla preoccupazione di evitare un danno reale alla nostra causa. Egli conta partire per l'Argentina tra giorni e sarà in Buenos Aires verso la fine del corrente mese. Sarà felice di incontrarsi colà con il nostro ambasciatore e, d'accordo con lui, iniziare nuovamente lo studio del problema, che, a suo avviso , non può essere favorevolmente affrontato se non quando si disponga dell'appoggio inglese e francese , oltre a quelli di cui attualmente disponiamo.

La dichiarazione finale americana (vedi mio telespresso n. 95 del 24 novembre corrente) non chiude le porte per il futuro, anzi lo ha preparato ed, in un certo senso, ha preannunciato una ripresentazione della questione all'Assemblea del 1948. Tutto dipenderà dalla situazione politica che esisterà a tale data; si potrà allora giudicare se tale problema potrà essere nuovamemente affrontato e utilmente discusso.

L'importante è che la questione oggi esiste davanti alla coscienza politica mondiale ed è questa la forza più efficace che abbiamo a nostro favore. L'ho potuto constatare in tutte le conversazioni in cui si è toccato il fondo del problema. Una discussione pubblica in questo ambiente --a meno che non sia fatta in nostra presenza e con l'intervento di un 'eminente personalità politica italiana --non farebbe che risvegliare tutte le timidezze e tutti i sospetti che i nostri oppositori non mancherebbero di suscitare e sfruttare al momento opportuno.

Domando venia aii ' E.V . di essermi dilungato nel riferire quanto è accaduto in questi giorni a Lake Success, però il mutamento repentino di una situazione, che sembrava pacifica, mi ha spinto a comunicare a V.E. tutti quegli elementi che sono stati determinanti in questa occasione e che potranno fornire utili suggerimenti per la preparazione della questione per una sua futura ripresentazione.

Concludo con una piccola notizia di cronaca: un alto funzionario del Segretariato -nell'informare la stampa della rinnovazione dell'affitto dell'edificio di Flushing Meadow ove si tengono le sedute plenarie dell'Assemblea -'--ha dichiarato essere «quasi certo» che nel corso di quest'inverno, o al principio della primavera, si avrà una sessione straordinaria poiché importanti questioni come quelle della Palestina, dei Balcani, della Corea ed altre renderanno inevitabile una riunione di emergenza.

759

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16068/342. Mosca, 25 novembre 1947, ore 13,45 (per. ore 16).

Oggi giornali sovietici pubblicano un ampio comunicato «Tass» sulla chiusura dei lavori dei Sostituti a Londra. Il comunicato espone obiettivamente le tesi delle varie Potenze rilevando il loro pieno disaccordo sia sulla procedura del trattato di pace, sia sulla necessità della firma e ratifica di un governo tedesco, sia sulla organizzazione politica temporanea della Germania, sia infine, e soprattutto, sull'ordine del giorno della imminente Conferenza. A questo ultimo riguardo il comunicato rileva che i ministri stessi saranno costretti fin dal primo giorno a decidere essi la questione dell'ordine del giorno. A conclusione il comunicato commenta: i risultati dei lavori dei Sostituti mostrano che le delegazioni inglese e francese su tutta la serie delle questioni hanno abbandonato le posizioni che prima avevano difeso ed hanno accettato quelle americane. La delegazione americana non solo non si è sforzata di raggiungere un accordo su una qualsiasi questione, ma ha fatto di tutto per impedire la presentazione al Consiglio dei ministri di un unico ordine del giorno promanante da tutte le quattro delegazioni. Salta agli occhi che la delegazione inglese la segue quasi automaticamente. Per ciò che riguarda la delegazione francese, questa alla prima pressione del rappresentante americano si fece premura di rinunziare a tutte le proposte che talora aveva tentato d'introdurre nel corso della riunione dei Sostituti. La conclusione del comunicato conferma quale è atteggiamento iniziale sovietico di fronte alla Conferenza, quello cioè di fare apparire americani preventivamente decisi al disaccordo ed i franco-britannici umilmente al seguito degli americani.

760

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N .D . 16095/944. Londra, 25 novembre 1947, ore 21 (per. ore 8,30 del 26).

Harvey mi ha oggi convocato a nome Bevin e mi ha dichiarato che voleva informarmi dello spirito col quale da parte inglese si inizia partecipazione lavori quattro ministri esteri su Austria e Germania. Ha aggiunto era desiderio del Governo britannico tenerci al corrente, nel quadro della nostra amicizia, del suo atteggiamento in tali questioni fondamentali per avvenire Europa. Egli era pertanto a mia disposizione per ogni delucidazione che si fosse resa necessaria durante Conferenza.

Mi ha confermato che non vi è ancora accordo sull'ordine nel quale verranno trattate quattro questioni principali in agenda (trattato con Austria, riassetto economico germanico, organizzazione politica Germania, proposta americana patto a quattro), ma che è ferma intenzione inglese abbordare sia discussioni procedurali che di sostanza con massima «flessibilità» esaminando argomenti, nell'ordine che sarà concordato, ma evitando arenare lavori su specifici punti controversi. Si vorrebbe insomma spostare discussione ad un argomento nuovo quando si manifesti disaccordo su quello precedente. Harvey tenuto quindi a precisare che anche in caso mancato accordo non s'intende giungere ad una rottura ma solo ad aggiornamento di qualche mese e che si vuole dare specialmente alla delegazione sovietica impressione che non vi è alcuna preordinata intesa tra i tre alleati occidentali che possa avere aria di blocco ostile.

Più volte nel corso dell colloquio Harvey ha ripetuto che Bevin si accingeva alla discussione con animo libero da prevenzioni , con massima buona volontà di trovare punti di accordi e con fiducia nei risultati.

Da questo colloquio, come da quelli che ho avuto nei giorni passati, ho tratto sensazione di un certo disorientamento da parte britannica. Dopo avere per mesi, sino dal fallimento riunione Mosca, fatto dipendere ogni futura azione politica dal risultato discussioni su Germania e Austria e dopo aver insistito, anche in dichiarazioni ufficiali , sulla necessità di lasciare la porta aperta ad un accordo ma di non mostrare arrendevolezza in questioni sostanziali, questo Governo sembra ora esitante di fronte allo spettro di decisioni irrimediabili.

Nonostante sfavorevoli sintomi rappresentati da disturbi e processi politici nel continente e dai recenti violenti attacchi da Sokolovsky ed altri dirigenti sovietici, che farebbero presumere atteggiamento rigidamente negativo da parte delegazione sovietica ed intenzione di Mosca mirare soprattutto al fallimento piano Marshall, non si vuole escludere qui che Molotov, valutata situazione, non abbia a riservare colpo di scena o per lo meno concessioni di valore forse più apparente che reale ma tali da fare presa sull'opinione pubblica. Personalità del Foreign Office mi ha detto non nutrire speranza che tali concessioni possano riguardare Austria, in considerazione note riluttanze sovietiche modificare equilibrio strategico sino a soluzione questione tedesca. D'altra parte presenza ministro esteri austriaco ed annunciato imminente arrivo delegazione jugoslava farebbero pensare che non si sia rinunciato affrontare problema austriaco.

Pericolo che flessibilità di cui mi parlava Harvey sia spinta troppo oltre preoccupa d'altra parte delegazione americana che, a quanto mi ha fatto capire un suo membro, è invece decisa mantenere il più fermo atteggiamento.

Sembrano minori che nel passato preoccupazioni anglo-americane per eventuale ripetersi iniziative francesi per soluzioni di compromesso a qualunque costo giacché nuovo Governo francese, con evoluzione della situazione in Francia, dovrebbe essere in grado mostrarsi più deciso di fronte ai russi, salvo minore arrendevolezza verso anglo-americani nelle questioni della Ruhr e della potenzialità economica della Germania.

761

IL MINISTRO A L'AJA , BOMBIERI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16096/1 o1. L'Aja, 25 novembre 1947, ore 21 (per. ore 8,30 del 26).

Sciogliendo la riserva contenuta nel mio telegramma per corriere 43 del 9 corrente 1 informo che questo ministro degli affari esteri mi ha oggi assicurato che il Governo olandese ha risposto al Consiglio dei sostituti circa le colonie italiane nei seguenti termini:

l) che ritiene stato popolazione di quei territori non maturo per un governo autonomo ma sia necessaria una amministrazione fiduciaria ;

2) che tale amministrazione debba essere affidata all'Italia la quale ha dimostrato, sia di sapere dare efficace impulso allo sviluppo economico di quelle terre, sia di contribuire al progresso sociale e civile degli abitanti , come pure anche in considerazione dei coloni italiani colà stabiliti;

3) che solo per la Cirenaica in vista degli impegni inglesi suggerisce una amministrazione fiduciaria collettiva salvo a determinare quali saranno i Paesi cui dovrebbe essere affidata.

In via confidenziale mi è stato poi soggiunto che l'Olanda non deve esser sentita oralmente, perché, pur essendo interessata nell'evitare cambiamenti nel bacino del Mediterraneo e del Mar Rosso, ritiene, nelle presenti circostanze della sua situazione internazionale a causa della questione indonesiana, di doversi imporre un certo riserbo e di non potere, suo malgrado , assumere in questa materia un più deciso atteggiamento.

762

IL SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, ANDREOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

NOTA RISERVATA 128761/3643 S. Roma, 25 novembre 1947.

Con riferimento a precedente corrispondenza si invia in originale il verbale col quale so no state chiuse le consultazioni dell a delegazione austriaca con quella itali ana in merito al noto problema della revi sion e delle opzioni.

Si allegano pure cinque esemplari del progetto di legge 1 sul quale si sono trovate d'accordo le due delegazioni attraverso le varie consultazioni sia scritte che orali.


Questa Presidenza sta provvedendo alla stampa del testo definitivo del progetto di legge quale, peraltro, può desumersi dal confronto fra il testo originario e successive modificazioni riportate a fianco del primo negli uniti esemplari. Ad ogni modo, appena in possesso del testo definitivo ne sarà pure inviato un congruo numero di copie , non senza avvertire che esso dovrà essere oggetto di esame anche da parte della competente Commissione della Costituente presso la quale uno dei componenti la delegazione italiana darà le necessarie delucidazioni in modo da evitare modificazioni che potrebbero avere conseguenze pregiudizievoli alle intese già concluse.

Si prega accusare ricevuta della presente e degli allegati 2•

ALLEGATO

VERBALE

DELLE CONVERSAZIONI INTERCORSE TRA LA DEL EGAZIONE AUSTRIACA

E LA DELEGAZIONE ITALIANA CIRCA IL PROBLEMA DELLA REVISIONE

DELLE OPZIONI IN ALTO ADIGE

Le Delegazioni austriaca ed italiana, costituite rispettivamente dai Ministri Leitmeier, Schwarzenberg e Kripp e dai Dottori .Innocenti, Sorrentino e Coppini, si sono riunite nei giorni 13-22 novembre 1947 per proseguire e concludere, d'incarico dei loro Governi, le consultazioni previste dall'accordo itala-austriaco di Parigi del settembre 1946 in merito al problema della revisione delle opzioni, avvenute in base alla legge 21 agosto 1939, n. 1241.

Le due Delegazioni si sono trovate d'accordo nel ritenere che il testo del provvedimento legislativo italiano, nei termini in cui è redatto secondo l'allegato, costituisce una soddisfacente ed equa soluzione del problema.

A chiarimento di talune disposizioni del progetto, la Delegazione italian a, di incarico del suo Governo , ritiene di poter dare alla Delegazione austriaca le precisazioni e le assicurazioni che seguono:

Sull'art. 5.

L'appartenenza ad uno degli organi, delle istituzioni, degli uffici e dei corpi ivi previsti , sarà giudicata suHa base delle leggi che hanno regolato l'organo, l'istituzione, l'ufficio ed il corpo. In mancanza di una legge si terrà presente la legge austriaca del 17 febbraio 1947 e le relative ordinanze di esecuzione.

Sull'art. 6.

Nella scelta dei nomi delle persone chiamate a comporre la Commissione, il Governo italiano si ispirerà a criteri di assoluta obbiettività ed equanimità, in maniera da assicurare , da parte della Commissione stessa, il giudizio più sereno.

A tale proposito la Delegazione austriaca ha dichiarato di avere la convinzione che il Governo italiano si atterrà a questi criteri .

L'elenco dei componenti la Commissione sarà pubblicato contemporaneamente al provvedimento legislativo, salva la facoltà del Governo italiano di nominare nuovi componenti per nuove sezioni , qualora l'entità del lavoro lo consigli.


Sull'art. Il.

l. L'esclusione dal riacquisto della cittadinanza italiana, ai sensi dell'articolo stesso, avverrà soltanto nei casi dell'art. 5 e nei casi in cui il Ministero dell'Interno , in base ad indagini eseguite sul comportamento all'estero degli optanti, lo ritenga necessario. Tali indagini riguardano:

a) i precedenti penali; b) l'attività politica antidemocratica eventualmente svolta ed i fatti che incidono sulla onorabilità civica.

L'attività svolta a favore del diritto di auto-decisione e di salvaguardia dei diritti delle minoranze sarà considerata motivo di esclusione solo se spiegata in modo ostile per l'Italia.

2. -Per le persone contemplate in questo articolo, rientrate in Italia clandestinamente fino al 17 marzo 1947, le questioni relative al riacquisto della cittadinanza saranno esaminate con precedenza e fino alla decisione di esse nessun provvedimento sarà adottato a carico di dette persone. 3. -Il Governo italiano farà di tutto perché sulle domande di riacquisto della cittadinanza italiana, presentate dalle persone contemplate in questo articolo, il decreto del Ministero dell'Interno intervenga entro un anno dalla data in cui il parere della Commissione sarà trasmesso a detto Ministero.

Sull 'art. 15.

L'espressione «servizio obbligatorio del lavoro» adoperata in questo articolo sarà interpretata nel senso che comprenda qualsiasi specie di servizio obbligatorio del lavoro.

* * *

La Delegazione italiana chiarisce ed assicura che gli optanti che non riacquisteranno la cittadinanza italiana ai sensi della legge in parola saranno trattati alla stregua di tutti gli altri stranieri.

lnoltre la posizione degli optanti per la Germania, già impiegati dello Stato italiano, emigrati in virtù degli accordi del 1939 e degli anni successivi, i quali successivamente siano rientrati in Italia ed abbiano assunto servizio alle dipendenze dell'Amministrazione statale italiana, sarà esaminata benevolmente nel quadro delle leggi vigenti in Italia, qualora riacquistino la cittadinanza italiana.

Per i predetti impiegati che, ammessi al riacquisto della cittadinanza italiana, rientreranno successivamente in Italia, nessun impedimento sarà posto dal Governo italiano a che essi, sempre nell'ambito delle leggi vigenti, possano essere assunti alle dipendenze dell' Amministrazione statale italiana.

Da parte italiana si assicura, infine, che, in ossequio allo spirito amichevole che ha animato finora le trattative, il Governo austriaco sarà consultato anche sulle norme che si rendessero necessarie per disciplinare le questioni conseguenziali alla applicazione di questa legge.

La Delegazione italiana dichiara che, fermo restando il principio accolto nell'art. 24, saranno date istruzioni all'Ente Nazionale per le Tre Venezie, quale rilevatario dei beni ceduti dagli optanti ai sensi degli accordi italo-tedeschi del 1939 e degli anni successivi , affinché venga concesso il diritto di prelazione dei beni già di proprietà di optanti, di cui l' Ente sia ancora proprietario, a favore degli antichi proprietari che ai sensi della legge sulla revisione delle opzioni riacquistino la cittadinanza italiana, sempreché si tratti di beni attualmente detenuti legittimamente da parte delle stesse persone. Per quanto riguarda i beni di proprietà della D.A.T., da parte italiana si esaminerà benevolmente la possibilità di cederli a giusto prezzo ai loro antichi proprietari che riacquistino ai sensi della legge in parola la cittadinanza italiana, sempreché a norma della legge non sussistano ostacoli a questa alienazione.

La Delegazione austriaca si dichiara soddisfatta di quanto sopra e dà formale assicurazione che il Governo austriaco farà la seguente pubblica dichiarazione, non appena il provvedimento legislativo suindicato sarà approvato dagli organi legislativi italiani:

«Sono lieto di potervi dichiarare che le consultazioni intercorse fra il Governo italiano ed il nostro in merito alla revisione delle opzioni e condotte da ambo le parti con la massima lealtà, sono state coronate da successo; per cui gli optanti naturalizzati potranno beneficiare di norme eque e liberali per decidere liberamente della loro sorte.

È risolta così felicemente una delle questioni più importanti dell'Alto Adige, in quanto la sua risoluzione è il presupposto indispensabile per la definizione di gravi problemi politici, economici e sociali. La comprensione dimostrata dal Governo italiano in queste consultazioni rende legittima la fiducia che anche l'azione degli organi chiamati a dare esecuzione a così delicate norme sarà improntata allo steso senso di equità e liberalità.

Il Governo austriaco considera così assicurato uno dei più importanti elementi per una collaborazione amichevole e duratura con l'Italia e riconosce giusta l'affermazione fatta da parte italiana che detta collaborazione sarebbe turbata se gli alto-atesini che riacquistano la cittadinanza italiana, non assumessero e non conservassero un atteggiamento sincero e leale nei confronti dell'Italia. Il Governo austriaco è pronto in questo senso a fare quanto è in suo potere per influire sugli optanti ed assicurare questo loro comportamento verso l'Italia.

Il Governo austriaco è convinto che il benessere e lo sviluppo del gruppo alto-atesino di lingua tedesca corrisponde al preciso desiderio ed interesse italiano, come ritiene altresì che con l'esecuzione dell'accordo di Parigi saranno rimaste soddisfatte le esigenze fondamentali dì questo gruppo. Ciò premesso, io credo di poter dichiarare che qualsiasi attività od atteggiamento degli alto-atesini che non corrisponda al senso di lealtà suaccennato e che sia invece diretto alla modificazione dello stato delle cose in Alto Adige, sul quale si fonda l'accordo di Parigi, porterebbe un grave pregiudizio all'amicizia tra i due Paesi e non potrebbe che essere biasimata anche dallo stesso Governo austriaco».

Redatto e sottoscritto in Roma, in duplice esemplare, addì 22 novembre 1947

Fto. [NNOCENTI SILVIO LEITMEIER ANTONIO SoRRENTINO J. SCHWARZENBERG MAURILIO COPPINI J. KRIPP
76 1 l Vedi D. 708. 762 l Non rinvenuto. 762 2 Dell'intesa sulle opzioni fu data comunicazione a Londra e Wa shington con Tclespr. 16/37521/c. del 28 novembre.
763

IL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI ALL'AMBASCIATA DEGLI STATI UNITI A ROMA

NOTA VERBALE 3/37487/290. Roma, 26 novembre 1947.

Come è certamente noto anche all'ambasciata degli Stati Uniti d'America in Roma, sin dal momento del crollo del Giappone il Governo italiano ebbe a compie.re passi presso il Dipartimento di Stato a Washington per ottenere che l'Italia --la quale aveva dichiarato guerra a quel Paese -potesse figurare fra le Potenze nei confronti delle quali subentrava allo status di guerra con l'Impero nipponico, lo status di armistizio. I primi affidamenti favorevoli a suo tempo dati in tal senso all'ambasciata d ' Italia a Washington non ebbero però pratica applicazione nella realtà, giacché l'atto di armistizio concluso a quel tempo dal generale Mc Arthur impegnava da un lato il Giappone e dall'altro esclusivamente le «Nazioni Unite» già in guerra con quell'Impero, l'Italia non essendo una delle Nazioni Unite, rimase pertanto in stato giuridico di guerra col Giappone e in tale situazione si trova tuttora.

Alle prime osservazioni formulate per rilevare J'incongruenza di tale situazione, che ha per effetto conseguenze anche di ordine giuridico interno oltre che internazionale, fu risposto che la situazione stessa avrebbe potuto rapidamente venire sanata, a posteriori, con l'entrata dell'Italia nell 'O.N.U. Tuttavia quest o evento non si è sino ad ora verificato, né si sa quando potrà verificarsi.

Si rende quindi necessario provvedere altrimenti a sanare tale situazione tanto più ora che, con la conclusione e la ratifica del trattato di pace, ogni motivo di discriminazione giuridica fra l'Italia e altri Stati è venuto meno. A parere del Governo italiano potrebbe essere sufficiente a tal fine una comunicazione del generale Mac Arthur, diretta al Governo di Tokio, nella quale venisse precisato che l'atto di armistizio del 2 settembre 1945 si intenda esteso anche all'Italia.

Il Ministero degli affari esteri sarà molto grato all'ambasciata degli Stati Uniti se vorrà interessare a tale questione il Governo di Washington e rimane in attesa di conoscere l'opinione che esso vorrà esprimere e che vivamente si augura sia favorevole.

764

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2842/ 561. Mosca , 26 novembre 1947 l

Richiamando il telespresso n. 2764/532 del 18 novembrc 2• ritengo opportuno aggiungere qualche notizia e considerazioni sulla eco locale delle agitazioni in Francia e in Italia , sia in rapporto ai punti di vista sovietici, sia in rapporto a certi commenti e valutazioni degli ambienti diplomatici di Mosca, che credo valga la pena di riferire e valutare.

Entrambe le situazioni hanno avuto e continuano ad avere notevole risonanza sulla stampa sovietica, larga di notizie e di ampi commenti.

Per ciò che riguarda la Francia, si segue qui con grande attenzione da un lato l'ondata di scioperi che continua, dall 'a ltro l'esito della crisi ministeriale che ha portato al potere Robert Schuman.

L'ondata di scioperi è ritenuta non soltanto come una reazione a talune violenze della polizia ed a provocazioni più o meno fasciste (in ciò i fatti di Francia si


764 1 Manca l'indicazione della data di arrivo. 2 Vedi D. 742 .

avvicinano, secondo i russi, a quelli d'Italia) ma anche e soprattutto una conseguenza della grave crisi economica e finanziaria e della situazione intollerabile dei lavoratori, che è considerata causa essenziale, determinante della sollevazione delle masse popolari. Ancora oggi, a questa ondata di scioperi si dà grande risalto (si parla di un milione e 200 mila scioperanti) come ad un moto dilagante ed irrefrenabile.

Quanto alla crisi governativa, in sostanza i sovietici non nascondono la loro soddisfazione per il fallimento di Blum. Si verifica in questo caso il classico palleggiamento di responsabilità fra i democratici di centro-sinistra ed i comunisti; i primi rimproverano ai secondi di aver favorito l'avvento di un governo maggiormente a destra negando l'appoggio a Blum, i secondi rinfacciano ai centristi di essere i responsabili veri della soluzione antidemocratica, per avere rifiutato ogni accordo con i comunisti. Delle due logiche, parlamentarmente è corretta soltanto quest' ultima, perché era davvero un po' eccessiva la pretesa di Blum di volere i voti dei comunisti pur dichiarando di essere ugualmente contro di loro e contro de Gaulle.

Fatto è che i comunisti, mentre denunciano il tradimento dei socialisti che ha condotto al potere Schuman con l'appoggio dei degollisti, fra le righe si rallegrano del risultato, che smaschera più chiaramente la natura reazionaria del Governo e consente agli amici dei sovieti un bersaglio più chiaro.

La tesi delle terz a for::.a sostenuta da Blum non ha trovato insomma presso i comunisti, come era prevedibile, la minima comprensione. La posizione di centro (ha scritto, fra gli altri , E. Rubinin su Trud del 20 novembre) è una pura ipocrisia , e significa in realtà l'alleanza dei socialisti di destra con la reazione: i cattolici sono il trait d'union fra tali socialisti traditori e i degollisti, e tutti e tre insieme formano in Francia il partito am ericano che asservisce la Francia al capitalismo degli Stati Uniti.

Naturalmente, il Governo Schuman appena formato viene violentemente attaccato, come risultanza del connubio coi degollisti da una parte e coi socialisti dall'altra: e si fanno i nomi dei ministri Coste-Floret, René Mayer e Maroselli quali rappresentanti occulti di de Gaulle nel ministero, costituenti il cavallo di Troia di de Gaulle nella formazione Schuman.

Per ciò che riguarda l'Italia , non mancano certo gli attacchi contro la politica del Governo De Gasperi , ed i due articoli principali che esaminano la situazione nostra nel suo insieme sono quelli della Pravda del 22 novembre e della Flotta Rossa del 26 novembre.

Per ciò che riguarda il nostro Paese si mette anzitutto in luce il movente delle agitazioni popolari, come reazione alle provocazioni fasciste ed alla tolleranza del Governo nei loro riguardi , e si notano due particolarità, che sono proprie della situazione italiana. Anzitutto si è dato considerevole rilievo alla approvazione della legge per la difesa della Repubblica, contro il fascismo e contro i complotti monarchici, qualificandola una netta vittoria delle forze democratiche e un serio passo verso la costruzione di un Italia democratica. In secondo luogo si mette in evidenza la particolare situazione di forza che in Italia deriva ai partiti di sinistra dalla unione delle forze comuniste e socialiste, che non si verifica (lo si sottolinea ripetutamente) in nessun altro Paese dell'Europa occidentale. In Italia, si aggiunge, le forze popolari contano per loro i sei milioni di iscritti alla Confederazione del lavoro, ed il partito comunista ha due milioni e 200 mila aderenti: per poco che gli intellettuali e le altre forze democratiche si raggruppino dietro la guida dei comunisti, non dovrebbe mancare -si conclude --la caduta del governo attuale e la istaurazione di un governo veramente democratico e pacifico.

Della istaurazione di un governo veramente democratico, autentico rappresentante delle masse popolari , nel quale i comunisti abbiano finalmente la parte direttiva, si è parlato pure a proposito della Francia , ripetendo le parole di Thorez , di fresco ritornato da lla visita di omaggio (e di consultazione) a Mosca.

Cosicché, rispetto ad entrambi i Paesi, si è posto qui negli ambienti diplomatici il quesito, quale sia il fine vero che i comunisti si propongono attualmente sia in Francia sia in Italia , se cioè la dichiarata volontà di rovesciare i rispettivi governi e di instaurare governi democratici non significhi veramente la determinazione di arrivare ormai ad ogni costo ad un regime di democrazia progressiva.

Debbo dire che qui, specialmente fra i francesi e gli americani, tale ipotesi è fortemente sostenuta. Dicono chiaramente questi diplomatici che tutti gli indizi concorrono a far ritenere che i sovietici vedono ormai matura in Francia ed in Italia una situazione rivoluzionaria; aggiungono che la rottura con i socialisti di destra, è, secondo i canoni del leninismo-stalinismo , precisamente tipica dei momenti cruciali, in cui bisogna gettare la zavorra e non avere traditori fra le file. Sono fortemente impressionati da quella specie di inventario delle imponenti forze socialcomuniste di cui ho fatto cenno sopra nei riguardi dell'Italia; sostengono che la catena degli scioperi politici , accompagnata dalla dichiarata volontà di rovesciare il governo per sostituirvi un governo a prevalenza comunista equivale al proposito di mutare il regime.

È bensì vero, essi aggiungono , che un simile rivolgimento in Francia o in Italia potrebbe essere cagione di reazione degli Stati Uniti , e detenninare un pericolo di guerra: ma è proprio per questo che i russi temono tanto la guerra e prendono ogni precauzione in vista di un eventuale conflitto: il timore della guerra conferma, non esclude, la loro volontà di andare a fondo nel mutare la situazione interna della Francia e dell ' Italia.

Nel mio precedente telespresso mi ero già posto analogo quesito risolvendolo nel senso che, data la situazione, i sovietici non si aspettano dagli avvenimenti d'Italia e di Francia, come massimo, più di un loro ritorno al governo a qualsiasi condizione; può darsi pure , aggiungo, che essi si contentino allo stato attuale anche di meno, ossia di galvanizzare le loro forze , spaventare chi volesse arrestarli con la violenza, e creare un'atmosfera più favorevole per le prossime elezioni.

Il ragionamento dei pessimisti va a mio avviso rovesciato, ed in tale senso si sono espressi con me altri diplomatici meno decisamente anticomunisti: è proprio perché i russi non vogliono guerre, che evitano di determinare situazioni tali da provocarle. Se essi non fanno questo in Grecia, ove avrebbero molte possibilità derivanti dalla situazione geografica e dalla maggiore debolezza di quel Paese, non si vede perché dovrebbero farlo in Francia e in Italia . Per rimanere al caso del nostro Paese, essi non griderebbero certo alla vittoria, come fanno, per alcune concessioni strappate in Puglia, e per la votazione della legge di difesa della Repubblica, se realmente volessero e sperassero andare molto oltre. Il tema dell ' ultimo articolo di Stella Rossa è tutto imperniato ancora sulla difesa contro gli attacchi fascisti, e sembra considerare questa fase della lotta come conchiusa, con la dimostrazione che le masse popolari non si lascia no impaurire, e col conseguimento della legge di condanna del fascismo. I sovietici, è vero, fanno il bilancio delle forze di sinistra in Italia e le considerano maggiori che in ogni altro Paese di Europa; attribuiscono alla alleanza comunista-socialista, ed al fallimento del tentativo di scissione di Saragat, una grande importanza, e questa loro valutazione non può non essere attentamente meditata. Ma tutto ciò non significa ch'essi vogliano e sperino che i comunisti d'Italia e di Francia possano imporre ora dalla piazza un loro governo, tanto meno in Italia dove le elezioni prossime darebbero loro in ogni caso il mezzo di un'ultima prova sul terreno legale. L'essenziale, per essi, mi pare sia di non arrivare a quelle elezioni in stato di intimidazione, di netta inferiorità tecnica e morale.

Ho creduto opportuno riferire sulle voci assai diffuse qui in senso allarmistico, anche per dare un 'idea della contraddittorietà, e spesso della eccessiva sensibilità con cui si valutano qui le intenzioni e le mosse del Governo sovietico.

Oltre tutto poi, il ragionamento degli allarmisti ha un vizio fondamentale: quello di supporre un automatico collegamento ed un sovrannaturale potere di influenza fra i comunisti sovietici e quelli dei nostri Paesi. II Cominform ha certo un qualche rapporto colla coordinata azione offensiva dei comunisti europei, ma non ha quell'effetto meccanico che taluno suppone, né può creare dal nulla le ragioni sostanziali di reale malcontento, che sono di quelle azioni l'indispensabile presupposto . Il disordine economico e politico in Francia, una certa rinascita fascista in Italia unita al dissesto finanziario , costituiscono le ragioni vere su cui si innestano la propaganda e l'azione agitatoria dei comunisti. Se, come ogni italiano deve augurarsi, la politica economica del vice-presidente Einaudi riuscirà efficace, e se effettivamente si porrà fine ad ogni tentativo di disordine, da qualunque parte venga, il Cominform troverà ben scarsa materia di azione in Italia. Molte volte sembra che tutti i fili siano mossi da Mosca , quando invece si tratta soprattutto di riallacciare i fili che debbono agire a Parigi od a Roma.

765

TL MlNlSTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATA A WASHJNGTON

T. PER CORRIERE 16969. Roma, 27 novembre 1947.

Per on. Campilli. Ringrazio V.S. delle interessanti segnalazioni fattemi col suo

n. 58/24 del 15 novembre 1• Al riguardo, per sua opportuna norma di linguaggio, specie nei riguardi del collega britannico, credo utile segnalarle taluni elementi ed informazioni:

l) Durante il mio soggiorno a Londra ebbi occasione di sviluppare col signor Bevin il concetto non convenire alla Gran Bretagna di estraniarsi dalle auspicate intese europee, appunto perché essa avrebbe potuto prendere il «leadership» di una tale organizzazione. Il signor Bevin si dichiarò interessatissimo di questa suggestione.


2) Alla Conferenza per l'unione doganale di Bruxelles, il delegato britannico ha replicatamente insistito per salvaguardare il regime preferenziale del «Commonwealth» dichiarando essere questa una condizione «sine qua non» per qualsiasi interessamento britannico ad intese europee. Quanto a queste ultime, grazie all'atteggiamento della nostra delegazione e di quella francese, egli ha dovuto associarsi alle considerazioni finali della Conferenza: che cioè l'unione doganale generale era uno scopo cui si deve tendere, sviluppando tìn da ora le intese dirette e regionali fra Paesi più interessati. da raggruppare eventualmente in unioni più vaste e forse generali . Da notare, che la delegazione greca e quelle scandinave si erano su questo punto calorosamente associate al punto di vista sostenuto dalla nostra delegazione .

3) Da conversazioni avute dal presidente di questa col signor Spaak e con altre personalità belghe ed olandesi, si è potuto trarre l'impressione che il Benelux vede con grande favore l'intesa italo-francese, ed è sorpreso dei favorevoli sviluppi che essa sta assumendo. Esso anzi non esclude, in un secondo momento, di entrare in contatto con l'unione, ma facendo però sin da ora espressa riserva circa l'atteggiamento britannico che è ritenuto determinante circa l'ulteriore possibile sviluppo di tutte le iniziative del genere2 .

765 1 Vedi D. 732.
766

L' AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 16255/954. Londra, 28 novembre 1947, ore 21 (per. ore 8 del 29 ) .

ln via assolutamente confidenziale è stato detto a Cerulli che situazione Eritrea continua ad essere qui considerata difficile nei nostri confronti. Esiste in Eritrea, secondo opinione qui accolta, una piccola minoranza favorevole unione all'Etiopia, minoranza qui considerata artificialmente formata e senza reale seguito. Esiste anche un'altra minoranza favorevole ritorno Italia. Ma, volendo apprezzare veri sentimenti popolazione Eritrea, si dovrebbe pensare piuttosto ad un trusteeship affidato ad un Paese che non sia l'Italia né l'Etiopia. È stata perciò espressa qui l'idea se in tale situazione un invito all 'America di assumere tale mandato sull' Eritrea, non lontana dalle concessioni americane in Saudia, non sarebbe in fondo soluzione accettabile anche da noi . Nessul1'sondaggio è stato però ancora fatto in tal senso a Washington. Cerulli ha risposto che a prima vista tale soluzione appariva immaginosa perché fra l'altro avrebbe aggravato obbiezioni russe e perché del resto non pareva verosimile che America volesse assumersi dirette responsabilità governo in Africa e per giunta in territori sottratti all'Italia. È stato allora detto a Cerulli che, fermo restando che dal punto divista britannico nostra posizione è più facile in Tripolitania ed in Somalia


dove nostra opera «può essere citata come un modello», noi però davamo l'impressione di essere poco accomodanti (helpjit!) per il resto. Cerulli ha risposto che nelle circostanze attuali il nostro atteggiamento era il solo possibile nell'interesse di tutti perché il giorno in cui noi ci dichiarassimo disposti a cedere alcuni di quei territori. tale nostra dichiarazione basterebbe a silurare la Conferenza. Ora invece il successo della Conferenza è particolarmente nell'interesse dell'Italia, che ha sempre visto il problema territori Africa in funzione pace generale. È stato allora risposto a Cerulli che egualmente da parte britannica si ritiene essenziale successo Conferenza. Tuttavia è naturale preoccuparsi sin d'ora se, oltre due vie indicate dal trattato e cioè Conferenza dei Quattro e ricorso all'O.N.U., esista, anche in questa questione, «una terza via». Cerulli ha detto che non vedeva per il momento altra via che quella dell'accordo provvisorio di cui si era già parlato a Parigi nel senso cioè che Gran Bretagna, in pendenza decisioni definitive, passi a noi amministrazione quei territori, per i quali non risulta vi siano obbiezioni particolari, allo stesso titolo provvisorio pel quale essa ora li occupa. È stato risposto a Cernili che questo progetto sembra ora da considerare con attenzione e che sarebbe stato studiato, tenendo presente in quanto applicabile il precedente dell'accordo anglo-ellenico per il Dodecanneso dello scorso anno.

765 2 Con success ivo telegramm a del 28 novem bre (n. 17024/802 ) Sfo rza agg iunse: <<Non solo approvo co nversa zio ne con Franks ma prego dirgli ho appreso co n so ddisfazi o ne sue o sservazi oni e ch e mia inten zion e è conservare stretto contatto co n Londra su tutti i problemi toccati compreso quello d ell 'unio ne doganale di cui a nch e in Fra ncia si riconosce vicppiù o pportunità>>.
767

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, A PARIGI, QUARONI, A MOSCA, BROSIO, E A WASHINGTON, TARCHIANI

T . 17043/c. Roma, 28 novembre 1947, ore 22,30.

Ho inviato oggi ai quattro ambasciatori (art. 86 trattato di pace) lettera urgente per informarli che da parte Marina sono state prese tutte disposizioni necessarie per affondamento entro 15 dicembre trentuno scafi sommergibili come stabilito da art. 58, paragrafo l 0 , comma c) del trattato, ma che prima procedere tale atto rivolgiamo appello alle quattro Potenze affiché confermino o meno necessità dar corso tale ingiustificata perdita prezioso materiale. Trattasi diecimila tonnellate acciaio di cui è, come ben noto, risentita grave penuria e che potrebbero (previa rapida demolizione scafi ormai smantellati) essere impiegate in opera ricostruzione. Mia lettera, mentre rinnova nostra ferma decisione dare esecuzione leale art. 58 ove non si decida altrimenti, conclude pregando quattro Potenze esaminare questione proposta.

Pregola svolgere anche costì opportuni passi illustrando suesposti motivi che hanno ispirato nostra richiesta e favorevole reazione che suo accoglimento avrebbe presso opinione pubblica. Ella potrà anche fare rilevare che rapida e totale demolizione scafi potrebbe essere facilmente osservata e seguita da quattro ambasciatori a Roma 1•


T. 162941348 del 29 novembre, T. 16552/785 del 5 dicembre e T. 16370/1042 del l" dicembre.

767 1 Gallarati Scotti Brosi,J. Quaroni e Tarchiani risposero di aver eseguito le istruzioni ricevute rispettivamente con i seguenti telegrammi. non pubblicati: T. per corriere 16673/065 del 2 dicembre,
768

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 17049/88. Roma, 28 novembre 1947, ore 22,30.

Nel discorso da me pronunciato stamane al momento della firma accordi economici 1 ho toccato problema pesca in Adriatico nei seguenti termini:

«Secondo gli impegni passati fra di noi inizieremo subito i negoziati per una intesa circa la pesca dell 'Adriatico. Noi dobbiamo , signor ministro, arrivare presto a creare una intesa la quale permetta che dai due lati si arrivi a considerare l'Adriatico come un lago che ci unisce , non come un mare che ci divide».

V.S. vorrà far conoscere codesto Governo che ci proponiamo inviare quanto prima delegazione Belgrado per trattare detto argomento e che rimaniamo in attesa ci sia comunicata data conveniente costì in cui negoziati potrebbero iniziarsi.

È stato poi fatto presente al ministro di Jugoslavia che, in attesa tali trattative possano essere effettuate e giungano a favorevole soluzione, sarebbe molto apprezzato da Governo italiano se autorità jugoslave mostrassero atteggiamento più tollerante per pescatori italiani che svolgono loro attività in prossimità coste jugoslave.

769

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BRUSASCA, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE

TELESPR. 37448/ C. Roma, 28 no vembre 1947.

È utile che codesta rappresentanza sia tenuta al corrente circa l'atteggiamento e gli sforzi compiuti dal Governo italiano sul piano internazionale, ai fini di una migliore organizzazione economica dell ' Europa.

Come ella ricorda, dal rapporto finale della Conferenza dei Sedici a Parigi emerge che i Paesi partecipanti ritengono augurabile una unione doganale generale, convenendo a tale uopo che un apposito Comitato di studio si riunisca sotto l'egida del Benelux. Al lato di questa dichiarazione generale, le delegazioni italiana e francese diedero vita ad una dichiarazione simultanea nella quale veniva affermato il divisamento dei due Governi di procedere alla costituzione di una Commissione mista italo-francese incaricata di redigere un rapporto , da presentare ai due Governi entro il 31 dicembre p.v., circa la possibilità e la convenienza o meno di addivenire ad una unione doganale diretta fra Italia e Francia , anche al di fuori di qualsiasi analoga intesa generale.


In base a ciò, la Commissione mista si è riunita in una prima sessione a Roma alla fine di settembre, ed in una seconda sessione a Parigi nell'ottobre-novembre 1947, rimanendo inteso che una terza e ultima sessione debba aver luogo a Roma a partire dall ' 8 dicembre, per la redazione del rapporto finale comune.

I lavori compiuti fino ad oggi dalla Commissione mista possono definirsi realmente considerevoli. Stabiliti infatti in un primo tempo i questionari ai quali i vari sottocomitati (dogane, agricoltura, industria, finanze, commercio estero, lavoro, trasporti ecc.) avrebbero dovuto rispondere, giusta un piano organico che abbraccia lo svolgimento dell'economia dei due Paesi esaminata negli anni normali fino al 1938, ed ipotizzata all'anno 1952, sia perché si suppone che tale anno possa rappresentare il ritorno alla normalità, sia perché si è voluto tener conto dei dati forniti in relazione al piano Marshall, sono state scambiate nel corso della seconda sessione, le risposte ai questionari stessi, divenendo in tal maniera possibile sbozzare fin d' ora talune osservazioni di carattere generale .

Nella terza sessione verranno tratte tutte le possibili conclusioni, e in particolar modo esaminate a fondo il problema del commercio estero, cioè della influenza che le esportazioni di un Paese avranno nei riguardi dell'altro , nonché le ripercussioni che la somma degli eccedenti esportabili dei due territori avranno nei riguardi della necessità di sbocco in terzi Paesi.

Naturalmente sarebbe erroneo credere che i confronti sin qui effettuati fra le due economie autorizzino a trarre le conclusioni che l'unione doganale non incontri ostacoli o non disturbi interessi precostituiti . Nei settori agricoli dei vini e delle primizie, nei settori industriali delle macchine utensili, dei tessili, della siderurgia, a titolo di esempio, le interferenze sono considerevoli e non facilmente aggiustabili. Nel campo legislativo e amministrativo, la unificazione del sistema doganale tenuto conto che la Francia ha già una nuova tariffa adeguata alla situazione attuale, convenzionata ormai, sulla base delle raccomandazioni ginevrine, con altri Paesi ---darà luogo a problemi estremamente seri perché dovremo adattarci ad una situazione già costituita e non modificabile. Nel settore finanziario l'adeguamento economico delle due monete sulla base del loro effettivo valore economico, determinabile solo sulla base di una approfondita indagine dei prezzi , indagine che le presenti circostanze rendono estremamente difficile , è un elemento indispensabile ma tutt'altro che semplice per l'aggiustamento reale delle due economie.

Tutto ciò dimostra quanto serio e profondo sia l'insieme dei problemi che dobbiamo fronteggiare e dimostra altresì che un rivolgimento di tale importanza storica va considerato essenzialmente sotto un angolo politico, nel senso che difficoltà, che possono sembrare determinanti, non possono essere superate che con decisioni di natura politica, dopo che si siano tentate adeguate intese dirette fra le categorie interessate, proiettando dunque i vantaggi dell'unione verso un avvenire più lontanto che non quello immediato.

Ne consegue che misure non complete rischierebbero di turbare gli scopi che ci proponiamo nei rispetti del risollevamento europeo e pertanto del minor contributo americano. Si è perciò pervenuti alla constatazione che invece che ad una unione doganale, intesa nel senso storico della parola, si dovrebbe mirare piuttosto ad una unione economica, la quale parta dal presupposto di un progressivo e totale movimento libero di capitali, di merci e di lavoro, venendo cioè il territorio dei due Stati a costituirsi, in un certo numero di anni, come un tutto unico di fronte ai terzi Paesi.

Per quanto non sia lecito oggi antivedere quale sarà il contenuto del rapporto finale , e meno ancora quale saranno per essere le decisioni dei due Governi, le quali dovranno senza dubbio essere confortate da previe discussioni parlamentari, non sfuggirà certo a V.E. la serietà di intendimento e la profondità del lavoro compiuto dall'Italia in nome di una solidarietà europea che i fatti concreti dimostrano non rappresentare per noi oggi una vacua parola.

A sua volta la Conferenza di Bruxelles si è risolta con una affermazione della tesi italiana inspirata anch'essa allo spirito europeo che pervade la nuova democratica Italia. In tale occasione era da temere che la gravità del compito che incombeva alla Conferenza fosse tale da scoraggiare i Governi dall'affrontarlo seriamente: e che da parte di talune delegazioni interessate, per un complesso di motivi che è appena il caso di rammentare, a che intese europee non disturbassero lo svolgimento di secolari rapporti non soltanto economici, emergesse qualche atteggiamento che avrebbe necessariamente turbato la indispensabile volontà di sacrificio degli altri Paesi partecipanti.

La delegazione italiana ha sostenuto che l'unione generale europea non poteva che essere favorevolmente considerata alla base di quella volontà collaborazionistica che deve ormai guidare i Governi amanti della pace e desiderosi del benessere dei popoli; ma che, data l'urgenza di apportare dei rimedi estremi a mali così gravi, non si poteva subordinare la soluzione di questi al raggiungimento di intese che per la loro vastità e difficoltà si sarebbero inevitabilmente prolungate in maniera indeterminata nel tempo. Per contro, approfittando della favorevole disposizione che taluni Paesi mostravano di voler limitare la propria sovranità economica a vantaggio dell 'interesse di tutti e di ciascuno, occorreva insistere nella strada che Francia e Italia avevano già additato, pervenendo cioè, se possibile, ed al più presto, ad intese dirette tra Stati singoli, le quali, pur avendo carattere regionale, cioè più ristretto, avrebbero potuto man mano fondersi con altre analoghe in maniera da giungere progressivamente e se possibile ad intese multilaterali e generali. Questi concetti sono stati condivisi dalla delegazione francese , la quale ha insistito sulla necessità di giocare d'audacia per risolvere le difficoltà estreme del momento presente e affermato «che non vi sono barriere che non possano essere superate ove non faccia difetto la volontà necessaria»; nonché dalla delegazione greca, da quella portoghese, c da quella danese , a nome delle delegazioni scandinave. Tali Governi si sono schierati al lato dell'atteggiamento italiano, dichiarandosi in pieno favorevoli allo studio di intese dirette con i Paesi viciniori , alla stregua di quanto già praticato dal Benelux e soprattutto dai Governi francese ed italiano.

Nel rapporto finale della Conferenza, steso , si noti, dal delegato britannico quale relatore, questi concetti hanno ricevuto una adeguata consacrazione. La Conferenza infatti prende nota con compiacimento di questi contatti diretti fra determinati Paesi , auspica il loro s uccesso e chiede di venir periodicamente informata circa i loro sviluppi. Nel frattempo la Conferenza si dedicherà, a mezzo di apposite riunioni di esperti, ad esaminare in qual maniera e con quali metodi si possa raggiungere la formulazione di una tariffa doganale comune per tutti gli Stati , sulla base della nomenclatura a suo tempo adottata a Ginevra, allo scopo cioè da fornire agli Stati che ne facciano domanda quelle armi tecniche che sono indispensabili a facilitare il raggiungimento tanto delle intese dirette quanto di quelle generali.

Una seconda sessione della Conferenza sarà tenuta a Bruxelles il 26 gennaio per esaminare le risposte ai questionari tecnici sulla unificazione doganale e per proseguire verso ulteriori tappe della unificazione generale economica europea. In tale occasione sarà possibile, forse, raggiungere più concreti risultati e soprattutto respingere quelle eventuali resistenze che il progredire verso l'intesa generale potrebbe suscitare presso taluni Governi.

Infine deve essere osservato che nei colloqui avuti dalla nostra delegazione con il primo ministro Spaak e con esponenti del mondo politico belga ed olandese, il Benelux si è dichiarato interessato ai risultati delle conversazioni itala-francesi e non ha esclusa la possibilità di scambi di vedute tra l'eventuale unione itala-francese, non appena dichiarata, ed il Benclux stesso, pur non nascondendo che l'atteggiamento della Gran Bretagna non poteva non essere dichiarato determinante ai fini degli sviluppi futuri di qualsiasi riavvicinamento interstatale europeo.

768 1 Testo completo in «Relazioni internazionali ». 1947. p. 774.
770

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI, AL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO

T. 17108/89. Roma, 30 novembre 1947, ore 15.

Suo 85 1•

Esito incontro Gloria-Zorkova assolutamente negativo. Delegato jugoslavo !imitatosi rifiutare riconoscere avvenuti sconfinamenti aggiungendo che se anche fossero avvenuti sarebbero stati giustificati da atteggiamento italiano in zona frontiera.

Riservo ulteriori notizie non appena pervenuto dettagliato rapporto generale Gloria.

771

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PERSONALE 16324/1041. Washington, 30 novembre 194 7, ore 22,50 (per. ore 7, 15 del l o dicembre) .

Iersera Lovett in conversazione privata !asciatomi intendere che ritiro truppe americane poteva essere ritardato almeno fino al 15 dicembre. In altro momento dissemi ritenere situazione italiana «confusa» . Esposigli ogni utile argomento per


rassicurarlo e parvemi accettare miei giudizi e previsioni. Ritiene naturalmente posizione nostra influenzata da quella francese qui considerata a ssai incresciosa e pericolosa. Nonostante domenica ho raggiunto stamane alto funzionario Dipartimento di Stato che assicurami non vi sarà qui alcun comunicato ufficiale su decisione rinvio .

Ufficiosamente motivo ritardo imbarco sa rebbe attribuito a impedimenti tecnici . D 'altronde si conta che il fatto possa avere qualche effetto su fomentatori dei lamentati o minacciati disordini.

Mi si è lasciato capire che Dipartimento di Stato intende in tutta questa materia procedere stretto accordo Governo italia no.

770 1 Del 20 novembre con il quale Ma rtino aveva comumcalo che , a seguito di quanto co nvenuto nel D . 688 , il Governo jugoslavo a veva designato il sig. Petr Zorkova, mini stro a ggiunto per l'interno della Repubblica slovena. Da parte italiana era stato nominato il gene rale di br.iga ta Mario Gloria .
772

L' AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. P ERSONALE 16375/1043. Washington, l" dicembre 194 7, ore 22 ( per. ore 8 del 2 ).

In conversazione odierna con Armour ho rilevato preoccupazio ne american a per linee comunicazione con Austria e Germania meridionale in caso aggravarsi minaccia ti disordini in Nord Italia : rinvio ritiro truppe da Livorno rientra quadro tali preoccupazioni che potrebbero mantenersi vive o estendersi .

773

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 167 16/0166. Ankara, l" dicembre 194 7 (per. il 9 ) .

È stato già probabilmente segnalat o alrE.V. che il segretari o di Stato ad interim Love tt ha voluto esprimere al Governo greco le sue felicitazioni in occa sione della recente ratifica ellenica del trattato di pace italiano, che ha commentato in questi termini : «Spero che a pa rtire da questa data una nuova era di cooperazione possa in augurarsi fr a i Paesi del Mediterraneo orientale e una fase permanente di pace e di sicurezza possa essere organizzata in ques ta zo na importante».

Parole che so no interpretate qui come un inco raggiamento e quasi un crisma nordamericano ai progetti di intesa mediterranea . Né mi pa r dubbio che gli Stati Uniti puntino verso questa direzione.

774

IL MINISTRO A DUBLINO, BABUSCIO RIZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 16593/045. Dublino, 2 dicembre 1947 ( per. il 6).

Cronaca soggiorno vice-presidente Lemass e personalità irlandesi Roma è ampiamente riportata con eccezionale rilievo e con numerose fotografie da tutta questa stampa.

Al suo arrivo a Dublino vice-presidente Consiglio Lemass tenuto riconfermare pubblicamente suoi sentimenti gratitudine per accoglienza ricevuta in Italia e per elevate parole saluto rivolte da V.E. durante colazione ufficiale al Governo ed al popolo irlandese.

Tanto l'ufficioso Irish Press quanto gli organi indipendenti e di opposizione pubblicano poi in grassetto e con apposita inquadratura dichiarazioni del ministro Lemass sui colloqui da lui avuti con V.E. e con ministro commercio estero. In esse viene esplicitamente detto che sono state poste le basi per prossimi negoziati di natura commerciale intesi conseguimento accordo profittevole per ambedue i Paesi. Lemass ha inoltre affermato testualmente che sua visita a Roma rappresenta una pietra miliare nella sua vita.

L'importanza del mercato italiano come nuovo mercato di assorbimento della produzione irlandese è dovunque sottolineato traendone auspici per equilibrio del reciproco intercambio, mentre si fa assegnamento sull'alta capacità produttiva dell'Ita lia per quelle forniture industriali di cui l'Irlanda ha bisogno.

L'avvenimento è qui visto in sostanza prevalentemente nel suo significato politico di manifestazione amicizia tra le due Nazioni e quale inizio di una promettente collaborazione economica. Onoromi anche assicurare che mi sono fatto premura far giungere subito a De Valera ringraziamenti V.E. per saluto personale del quale ero stato incaricato, aggiungendogli che anche da parte di V.E. veniva condiviso cordiale ricordo recente incontro di Parigi e augurio avere occasione incentrarlo ancora.

775

IL MINISTRO A QUITO, PERRONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE l 7 348/0 l7. Quito, 2 dicembre 1947 (per. il 19).

Telegramma ministeriale 16798/c. del 24 novembre u.s. 1•

Il nuovo ministro degli affari esteri mi ha assicurato che l'Italia nel problema della eventuale revisione del trattato di pace può assolutamente contare, anche per l'avvenire, sull'amichevole atteggiamento deli'Equatore2 .



2 Perrone si era reca to a visitare Ibarra Velasco per esp rimergli « i sensi della più viva gratitudine del Governo e del popolo italiano per il favorevole atteggiamento tenuto dai suoi delegati a Lake Success in occasione della proposta di ammissione dell'Italia all 'O.N.U.» (T. per corriere 17349/018 del 2 dicembre).

A conferma , dei suoi personali sentimenti al riguardo, mi ha poi detto che allorché era ministro dell ' Equatore a Parigi, egli aveva già presentato ai Quattro Grandi un memoriale a nostro favore. Egli ha però aggiunto che sarebbe a suo avviso desiderabile che non solo Palazzo Chigi ma anche l'intero popolo italiano fosse informato dell'azione ripetutamente svolta dall'Equatore in nostro favore.

Alla mia obiezione che l'amichevole atteggiamento equatoriano era ben conosciuto da tutti in Italia, egli mi replicò di aver potuto personalmente constatare, quando era a Parigi, come, al contrario, persone amiche di entrambi i Paesi e che avrebbero avuto motivo di essere al corrente dei fatti (come ad esempio il nunzio apostolico presso il Governo francese, il console equatoriano a Napoli, che è nostro concittadino, e persino diplomatici italiani) ignoravano completamente i passi compiuti dal Governo equatoriano.

Il dott. Ibarra Velasco ha molto insistito su questo argomento, poiché egli considera essenziale, per il rafforzamento dei vincoli di solidarietà latina da lui auspicato, che nostri due popoli siano reciprocamente tenuti al corrente delle manifestazioni di fattiva amicizia compiute dall'altro.

Dato quanto precede ed in considerazione dell'estrema sensibilità sempre dimostrata da questo Paese e circa la quale ho più volte riferito, riterrei molto opportuno che venisse possibilmente pubblicato su qualche importante giornale italiano un articolo che esprima il gradimento del popolo italiano per le amichevoli iniziative prese dall'Equatore nei nostri confronti.

775 l Vedi D. 754 , nola l.
776

IL CONSOLE GENERALE A GERUSALEMME, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. RISERVATO 2511/282. Gerusalemme, 3 dicembre 1947 (per. il 15).

Ho l'onore di riferirmi alla lettera di S.E. il segretario generale n. 19925/12 in data 24 giugno u.s. 1 relativa all'argomento in oggetto. Essa mi è stata di grande utilità per mantenere i contatti con il Governo transgiordanico, essere ricevuto dal sovrano ed intensificare le buone relazioni già stabilite nel Paese. Mi feci un dovere di darne personale comunicazione al primo ministro e ministro degli affari esteri Samir AI Rifa'i Pascià, sottolineando le cordiali disposizioni ed il desiderio del Governo italiano di stabilire, non appena possibile, regolari rapporti con la Transgiordania.

Samir Pascià mi espresse subito il suo accordo sul contenuto della lettera confermando la viva cordialità dei sentimenti del sovrano e del Governo di Transgiordania verso l'Italia. Alcune settimane dopo ricevetti la risposta che allego in copia , tradotta dall'arabo. Nelle periodiche, successive visite ad Amman, che non poterono essere più frequenti data la presenza in Gerusalemme della Commissione d'inchiesta dell'O.N.U., iniziai le prime conversazioni per la restituzione dei beni italiani sequestrati in Transgiordania e detenuti da uno speciale «custode», funzionario inglese al servizio del Governo della Transgiordania.


Tali beni consistono in due ospedali dell 'Associazione nazionale dei missionari (Amman e Kerak) una casa ed un terreno. Conviene porre in rilievo che gli ospedali hanno sempre funzionato durante il periodo della guerra per merito delle nostre magnifiche suore della Nigrizia e con pessimi medici inglesi. Dal 1946 ne ha ripreso la direzione l'ottimo dott. Tesio, richiamato dall'Australia ove era internato, per desiderio di re Abdullah che lo tiene in particolare considerazione.

Da parte del sovrano, che interessai personalmente, e del suo Governo mi furono dimostrate le migliori disposizioni ed il sincero desiderio di restituire i beni suddetti. Ma sono ben note le tenaci resistenze dei «custodi» prima di cedere amministrazioni per loro redditizie. Si tratta nel caso presente di un giudice britannico, consigliere giuridico presso il Governo di Amman, il quale ha sostenuto presso Samir Pascià la tesi seguente: non avendo la Transgiordania firmato il trattato con l'Italia, non esiste fra i due Paesi uno stato di pace giuridicamente sanzionato. D'altra parte l'Italia non ha ancora ufficialmente riconosciuto il nuovo Regno hashemita e non è possibile quindi stabilire normali rapporti politici senza aver prima concluso uno speciale trattato onde nom1alizzare la situazione. La restituzione dei beni deve venire in seguito.

Ho dovuto riprendere gli argomenti già sviluppati nei primi colloqui cioè a dire che l'Italia non si è mai ritenuta in stato di guerra con i Paesi già sottoposti a mandato e che a stretto rigore -~ secondo il nostro punto di vista -~ la Potenze mandatarie non avrebbero avuto il diritto di sequestrare i beni italiani nei territori soggetti alla loro amministrazione. Con garbo e pazienza --come è necessario in questi Paesi -ho cercato di far comprendere a Samir Pascià che le obiezioni suggerite dal consigliere giuridico e ... custode dei beni, non avevano solide basi e che la Transgiordania, ottenuta l' indipendenza, aveva bene il diritto di valersi degli attributi della sua sovranità per prendere iniziative come questa. Trattandosi poi di istituzioni filantropiche e di pubblico interesse, grandemente apprezzate in Transgiordania, la spontanea restituzione degli ospedali avrebbe costituito un nobile gesto ed una testimonianza di simpatia verso l'Italia.

Nei vari colloqui successivi , Samir Pascià ha finito per mostrarsi convinto ddle mie argomentazioni, ma mi ha fatto chiaramente capire che : l) egli non poteva come è comprensibile --non tener conto di alcune obiezioni del consigliere giuridico britannico; 2) che non gli riusciva facile precedere, con la sua iniziativa, la non ancora avvenuta restituzione dei beni italiani in Palestina, beni posti sotto custodia contemporaneamente a quelli di Transgiordania ; 3) che tali ostacoli sarebbero stati rimossi ove l'Italia avesse riconosciuto ufficialmente il Regno di Transgiordania e con esso stabilito regolari rapporti. Fra un colloquio e l'altro ad Amman, che talvolta erano distanziati da settimane essendo Samir Pascià spesso assente, ebbi cura naturalmente di render visita al ministro plenipotenziario britannico, Sir Alan Seath Kirkbride, già residente britannico nel Paese prima dell'indipendenza, e di usare cortesie ai suoi collaboratori . Al ministro Kirkbride ho illustrato il punto di vista italiano cercando renderlo comprensivo e consenziente alla nostra tesi , semplice ed onesta. Il che mi sembra sia stato raggiunto poiché nell'ultimo colloquio avuto con Samir Pascià, ho potuto constatare che le argomentazioni del consigliere giuridico erano ormai superate. Rimaneva però nel primo ministro il desiderio di servirsi di questo pegno per insistere sulla questione del riconoscimento, e la istituzione di rapporti ufficiali .

Samir Pascià ha così riassunto il suo pensiero pregandomi di esserne il fedele e cordiale interprete presso il Governo italiano. Il sovrano di Transgiordania, il suo Governo ed il suo popolo nutrono per l'Italia nobili sentimenti e profonda simpatia. Sarebbe apprezzato, al massimo grado, da parte del Governo italiano, un gesto amichevole inteso a definire la posizione giuridica fra i due Paesi. Personalmente Samir Pascià gradirebbe -nella sua qualità di primo ministro e ministro degli affari esteri -una lettera di S.E. il ministro degli affari esteri d'Italia nella quale, riconoscendosi il Regno hashemita di Transgiordania quale Stato indipendente e sovrano, viene espresso il desiderio di stabilire con esso rapporti di amicizia e conseguentemente relazioni diplomatiche e consolari, con riserva di procedere, non appena possibile, alla nomina dei rispettivi rappresentanti. A questa lettera verrebbe subito risposto in forma positiva e deferente. Senza attendere la nomina del ministro d'Italia, sulla base di questo scambio di lettere, considerato come costituente un accordo fra i due Paesi su tale materia, il Governo transgiordanico emanerebbe un decreto per la restituzione dei beni italiani.

Ho chiesto allora a Samir P a scià se uno scambio di note, anziché di lettere, non sarebbe stato sufficiente. Samir Pascià, anziché muovere obiezioni, ha posto l'accento sulla opportunità e praticità dello scambio di lettere, la qual cosa sembra tornare assai gradita alla sua sensibilità ed al suo prestigio di primo ministro e ministro degli affari esteri .

Egli ha poi testualmente aggiunto: «La Transgiordania è un piccolo Paese che ha aspirazioni e rivendicazioni le quali a suo tempo troveranno giusta soddisfazione. Noi ricorderemo con gratitudine i Paesi che per primi ci hanno testimoniato la loro amicizia. Un gesto fatto a noi è fatto anche al mondo arabo. Siamo un Paese che ha notevoli ricchezze potenziali e che si trova in una posizione geografica e strategica di notevole importanza. L' Italia che non ha reconditi fini, né mire imperialistiche, può avere una parte importante nello sviluppo tecnico e nel progresso economico del nostro e dei Paesi arabi vicini». Samir Pascià ha concluso pregandomi di porgere al Governo della Repubblica le sue felicitazioni per la rapida, laboriosa ripresa dell'Italia, insieme all'espressione dei suoi migliori sentimenti per

S.E. il ministro degli affari esteri conte Sforza.

Circa lo stato delle relazioni della Transgiordania con i Paesi stranieri e le rappresentanze già istituite, mi onoro riferire con successivo rapporto.

776 1 Vedi D. 90.
777

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16564/966. Londra, 5 dicembre 1947, ore 17,40 (per. ore 8,15 del 6 ) .

Mio 959 1 . Continuando discussioni procedurali quattro ministri hanno esaminato negli ultimi giorni questione partecipazione altri Stati alla formulazione trattato tedesco.


Unici punti fermi sinora concordati sono: consueta prevalenza Quattro Grandi nella reda zione definitiva; loro obbligo prendere in considerazione raccomandazioni adottate a maggioranza di due terzi da più ampia conferenza ; formazione commissioni e sottocommissioni.

Circa composizione Conferenza e commissioni punto di vista britannico e fì·ancese si è avvicinato a quello sovietico nella seguente fommla proposta da Bevin: Conferenza composta da Grandi e da Paesi alleati confinanti con Germania o che hanno partecipato alla guerra con forze armate (cioè complessivamente Australia , Belgio, Bielorussia, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Grecia, India, Jugoslavia , Lussemburgo, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Pakistan, Polonia, Stati Uniti, Sud Africa, Ucraina, U.R.S.S., restando per ora in discussione inclusione Albania); possibilità che predetti , con voto maggioranza semplice, invitino a partecipare a lavori, anche delle commissioni, altri Paesi alleati interessati o quelli ex nemici che hanno contribuito alla seconda fase della guerra contro la Germania con forze armate proprie.

Tale proposta è stata in principio accettate dai francesi e non respinta da Molotov, mentre Marshall ha insistito su formula più ampia che permetta immediata partecipazione anche di quegli Stati che, essendo in guerra con Germania, hanno dato contributi economici od altri servigi senza poter fornire forze armate.

Questione, assieme agli altri punti procedurali, è stata poi deferita al riesame dei supplenti.

In vista di quanto precede ho ritenuto opportuno avvicinare subito Sargent per esporgli ancora una volta i motivi per i quali Governo italiano ritiene sia nell 'interesse comune che Italia prenda parte attiva nell'elaborazionne del trattato con la Germania e nelle discussioni per il riassetto specie economico di quel Paese.

Sargent mi ha fatto presente che questione di chi parteciperà e in che forma, alla Conferenza e alle commissioni , è tuttora allo stadio accademico e mi ha assicurato che nella sostanza Governo britannico ha bene in mente nostra posizione e nostri propri interessi. Insistendo nella sua proposta di non escludere ex nemici. che del resto non ha ancora riscosso unanimità, Bevin aveva appunto pensato principalmente a noi anche se tale definizione è nei nostri riguardi da considerare superata2 .

777 l Del 30 novembre, riferiva sull'andamento dei lavori della Conferenza dei ministri degli esteri.
778

L' AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16561/354. Mosca, 5 dicembre 1947, ore 22,35 (per. ore 24).

Per doverosa informazione ritengo opportuno segnalare che stampa sovietica in questi ultimi giorni ha dato ripetuta notizia sia di un ritardo nella partenza delle


truppe americane dall'Italia, mettendolo in relazione con la situazione interna italiana, sia su un ballon d'essai di certa stampa americana circa una possibile richiesta italiana per istituzione nel nostro Paese di una commissione militare americana tipo Grecia.

777 2 Per la risposta vedi D. 785.
779

IL MINISTRO A BUCAREST, SCAMMACCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 16828/033. Bucarest, 5 dicembre 1947 ( per. l'Il).

L'iniziativa ormai condotta a termine dal maresciallo Tito, con la recente firma del trattato di amicizia e di mutua assistenza fra la Bulgaria e la Jugoslavia, ha aperto la terza fase --dopo quella degli accordi di commercio e culturali -nella organizzazione a carattere uniforme ed univoco degli Stati dell'Europa danubiano-balcanica.

È già stata ufficialmente dichiarata qui la prossima apertura di negoziati per un simile accordo magiaro-romeno (vedi mio telespresso n. 1870/952 del 2 corrente) 1 , è di questi giorni l'annunzio della visita di una delegazione ufficiale jugoslava che quasi sicuramente verrà per concludere un patto della stessa natura. È già noto che simile proposta venne fatta poco tempo fa da Belgrado a Budapest. Ben presto quindi avremo un sistema completo di accordi solidali politico-militari a catena: bulgaro-jugoslavo, romeno-jugoslavo, jugosl a vo-magiaro, magiaro-romeno, bulgaro-romeno ecc. nel quale si deve comprendere anche l'Albania già strettamente legata con la Jugoslavia e che in queste ultime settimane è stata sovente ricordata, in manifestazioni ufficiali e sindacali e nella stampa, come uno dei Paesi più strettamente legati alla «nuova comune politica democratica dell'Europa orientale sotto la guida protettrice dell'U.R .S.S.».

Tutto ciò era previsto e scontato: l'unica novità che può rivelarsi al riguardo è la celerità, e quasi direi la fretta , di concludere: il che non è certo senza ragione e senza significato.

Sotto tale profilo si deve annoverare: l'interesse di Mosca a sfruttare rapidamente il vantaggio che le deriva dai suoi rapporti di rottura con gli ex alleati per assicurarsi posizioni quanto più solide possibili di controllo assoluto in questa parte d ' Europa; la necessità di costituire le premesse economiche ed amministrative per porre le basi di una comune organizzazione di armamenti, ad immagine c somiglianza di quelli dell ' U.R.S .S., in tutti questi Paesi; il consolidamento dell 'ormai annunziato <<blocco democratico anti imperialista» in contrapposto al «blocco imperialista anti-democratico» ; l'intento di appoggiare con dimostrazioni di forza i varii aspetti e le varie attività della politica di Mosca nei confronti di Washington e di Londra (sia per via diplomatica sia per via interna --specie in Grecia, in Francia, in Italia, in Cecoslo


vacchia -mediante le organizzazioni comuniste di partito e sindacali). Che tali siano gli intenti e o i progetti della politica espansionista di Mosca sembra fuori di dubbio anche se ciò non implichi necessariamente -almeno per ora --una intenzione o una premeditazione aggressiva nel senso proprio della parola e, allo stato attuale delle cose, possa considerarsi piuttosto in funzione di precauzione, di pressione e di intimidazione . Si può anche aggiungere, per completare il quadro, che in alcuni dei Paesi interessati si notano perplessità e riluttanze (mi richiamo anche a recenti rapporti dei ministri a Budapest e Sofia). Ma questo è un altro aspetto della questione, cui si ricollegano le riserve circa i « punti deboli» del sistema da me esposte nel rapporto riservato n. 1664/857 del l O novembre u.s. 2; e non sono certo tali considerazioni che arresteranno o modificheranno l'esecuzione dei piani del Cremlino.

779 1 Non pubblica to.
780

L'INCARICATO D ' AFFARI A MADRID, VANNI D 'ARCHIRAFI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 17104/044. Madrid, 5 dicembre 194 7 (per. il 16).

Telegramma per corriere di questa ambasciata n . 042 1 e 043 2 .

Questo ministro degli affari esteri, commentando a Barcellona l'annunzio dato dopo l'ultimo Consiglio dei ministri di concessione del placet a «vari capi di missioni estere», ha dichiarato ai giornalisti di non poter fare, per motivi di cortesia, i nomi dei rappresentanti diplomatici ed ha aggiunto che «tenninato il blocco politico contro la Spagna in conseguenza della deliberazione presa dall'Assemblea generale dell'O .N.U., era naturale che tornassero a normalizzarsi le relazioni diplomatiche con altri Paesi ».

Finora è stato annunziato ufficialmente soltanto l'accreditamento di un ministro di Bolivia, nella persona del sig. Lazcano che trovasi in Spagna da alcuni mesi e che sarebbe deputato e capo del partito socialista boliviano. Sembra poi che questo Governo speri di ottenere l'accreditamento di un mini stro del Paraguay e di altro della Transgiordani a. Ricordo al riguardo che le relazioni con la Bolivia vennero riprese nello scorso giugno in seguito ad allettanti operazioni commerciali offerte dalla Spagna e quelle con la Transgiordania vennero stabilite nello scorso aprile con l'accreditamento ad Amman del console generale di Spagna a Gerusalemme.

Il collega britannico mi ha confermato che l'atteggiamento del suo Governo rimaneva immutato ed in senso analogo si è espresso l' incaricato d'affari degli Stati Uniti d'America, per quanto alcuni dei numerosi ufficiali facenti parte di quest'ultima rappresentanza diano l'impresssione di non esserne convinti.




2 T. 16343/043 del 22 novembre, con il qual e Vanni D'Archirafi riportava stJ·alci del comunicato del Consiglio dci ministri tenutosi il 21 nove mbre che affermava tra l'altro: «è da credere che derogato dalla nuova risoluzione dell'O.N.U. l'accordo precedente per il ritiro dci capi missione, la maggior parte dei. Governi riallacci con piena normalità le proprie re lazio ni diplomatiche con la Spagna, conformeme n te a quan to essi senza dubbio già desideravano>>.

779 2 Vedi D. 712. 780 l Vedi D. 746.
781

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

R . RISERVATISSIMO 2391/940. Atene, 5 dicembre 1947 (per. i/12) .

Rapporto n. 1613/624 del 1° settembre1 e mio telegramma stampa n. 213 del 2 dicembre corrente2 .

Il ministro degli atiari es teri ha concesso al corrispondente in Grecia del Nnv York Times un a lunga intervista sulla posizione della Grecia in rapporto ai più importanti problemi internazionali e in particolare circa le relazioni che intercorrono tra il Paese e quelli balcanici e mediterranei.

Nel trasmettere il testo integrale dell'intervista. le cui risposte, secondo quanto anche mi con sta personalmente, sono state evidentemente compilate dagli uffici competen ti del Ministero degli esteri, ritengo opportuno di esporre all 'E. V. alcune considerazioni.

È questa la prima volta che personalità rappresenta tiva del Governo, e in particolare il ministro degli affa ri es teri , tra tta in forma così precisa dei rapporti con l'Italia. Nello stesso tempo si può notare come le dichia razioni siano ben diverse da quelle fatte dal sig. Tsa ldaris al suo ritorno in Grecia. Tanto quelle erano avventate e se ntiment a li, tanto queste sono misurate e fredde. È a nche vero che le prime costituivano una espressione de l tutto personale del mini stro, alla ricerca tra l'altro di un succe sso pe rso nale, mentre le presenti sono frutto d'una ela borazione del Ministero degli esteri e vi si sente la personale impronta del sottosegretario Pipinelis.

Al riguardo, mi sembra di potere ril evare come uno dei punti centrali della dichiarazione sia quello relati vo a l «riavv icinamen to amichevole per gradi ». È questa la tesi italiana, che è stata qui compresa dopo gli inevitabili colpi di fren o che ha subito l'immaginazione del sig. Tsa ldaris e tra i quali, il più decisivo, è da ricordare la smentita di codesto ministero a lle fantasie internazi onali che l'incontro di Roma e più ancora le dichi a razioni del ministro a l suo ritorno ad Atene avevano fatto nascere.

La dichiarazione ministeriale prende così l'occasi one per accusare ricevuta della riserva da noi adottata rispetto ad intempestive aspi razioni elleniche.

Accettata la formula « per gradi>>, il ministro lascia però intendere che ciò che più con ta e cioè il ri avvicinamento amichevole -· nel pensiero governativo greco, qualcosa di più di quan to la formula stessa non esprima pienamente -ha tutti i motivi e le condizioni per essere realizzato. Si ricordano a ta le fin e i «comuni interessi e le comuni responsabilità per il mantenimento dell'ordine e della pace in questa parte del Medi terraneo». Il periodo successivo amplifica poi e concretizza la porta ta di tale affermazione. Si parla infatti «dell'evoluzione delle relazioni » tra i due Paesi in luogo del « ria vvicinamento amichevo le per gradi ». Inoltre questa è


781 l Vedi D. 402 . 2 Non pubblica to.

«determinata», che è quanto dire imposta , dalla «nuova realtà politica europea», punto di riferimento cioè ben più la rgo di quello precedente relativo soltanto al Mediterraneo.

Si tiene per di più a rafforzare il desiderio greco dello sviluppo delle relazioni con il punto di vista americano in merito. Questo è stato espresso il 22 novembre con un comunicato, una parte del cui contenuto è stata qui interpretata nel senso di un riconoscimento delle richieste greche sull'Epiro del Nord. Nell'intervista viene invece utilizzata la parte che riguarda le rel azioni it alo-greche.

Si dichiara infine che la Grecia conta, «collaborando con l'Italia nuova e gli altri Stati democratici , di contribuire a qual siasi sforzo tendente ad escludere qualunque manifestazione di spirito di conquista in Europa». Si parla cioè nuovamente dell'Europa, riprendendo quanto detto più sopra e andando al di là della stessa dichiarazione americana.

Concludendo, tre sono i concetti dell a dichiarazione per quanto riguarda rapporti i tal o-greci:

a) accetta re la tesi italiana del riavvicinamento amichevole per gradi;

b) riaffermare il desiderio di giungere ad una intesa più larga e profonda. Il carattere di questa sembra risulta re chiaro dall 'espressione «collaborando con l'Italia ... escludere qualsiasi manifestazione di spirito di conquista in Europa»;

c) rinforzare tale esigenza locale facendo riferimento alla speranza del Governo degli Stati Uniti che «la ratifica del trattato con l'Italia marcherà una nuova fase di collaborazione tra i due Paesi del Mediterraneo orient ale e costituirà una base di pace e di sicurezza stabile in questa regione ... ».

Se si tiene presente il primo punto, è lecito ritenere ch e la Grecia, pur non trascurando occasione per la reali zzazione del suo programma , difficilmente assumerà da parte sua nuove iniziative. La situazione come si è venuta determinando presenta perciò il grave rischio di una cristallizzazione. Con la conseguenza che il «riavvicinamento» e la «collaborazione italo-greca» diventino vuote formul e verbali che più tardi , passato il momento psicologico favorevole e cambiata la situazione locale, riescirebbe difficile riempire di un contenuto concreto e vivificante. In altri termini si ripresenta con dati, mi sembra, più precisi e, direi quasi , di una certa urgenza, il problema già posto da Guidotti con il rapporto precitato. Egli scriveva : « mentre sembra inopportuno e irrileva nte ricercare un'intesa soltanto con la Grecia, altrettanto futile sarebbe cercare di stabilire un'intesa mediterranea senza la Grecia», e sviluppando il suo pensiero precisa va: «considerazioni di politica genera le posso no suggerirei un atteggiamento di ri serbo verso il problema mediterraneo in generale, quello greco in particolare. Ma mi sembra evidente che in ogni caso sia nostro grande interesse di tenerci aperta questa strada che in una situazione nuova, nella quale fo ssero superati gli attuali contrasti tra le grandi Potenze, o questi fossero entrati in una nuova fase, ci potrebbe sembrare

o più facile a percorrere o ineluttabile » .

Se il pensiero greco rispetto ai rapporti con l'Italia è divenuto, e la dichiarazione ne è una prova, più concreto e sicuro, e in questo è da vedersi un risultato della nostra azione, non oserei, per un insieme di elementi la cui elencazione riuscirebbe troppo lunga, dire che l'atmosfera o meglio il momento psicologico non abbiano subito, rispetto al maximum dell 'estate scorsa, un arresto o piuttosto un raffreddamento. E da ciò dobbiamo certamente guardarci, dato il carattere di questo popolo dalle cui reazioni non si può prescindere neanche per quanto riguardi le azioni più fredde quali quelle della politica internazionale. L' atmosfera e il momento che sono stati e restano comunque tuttora a noi favorevoli debbono pertanto continuare ad essere tali se intendiamo attuare il principio di !asciarci aperta una strada che ci consenta di riprendere o sviluppare, al momento opportuno , una politica, in questo settore, di più vasto respiro .

A tal fine non vi è, a mio avviso, che un mezzo: dare cioè un inizio di concretizzazione alla collaborazione italo-ellenica. Sviluppati ulteriormente i rapporti commerciali , istituendo linee di navigazione aeree e marittime, si dovrebbero ricercare, al di fuori dello stretto campo degli scambi, più ampie intese economiche , sia nel quadro di iniziative internazionali come il piano Marshall e sia in accordi diretti tra Paese e Paese o meglio ancora tra complessi economico-industriali dei due Paesi.

Occorrerebbe contemporaneamente studiare le possibilità, da parte nostra, per arrivare alla formulazione di concrete proposte per un accordo culturale che realizzi legami e scambi spirituali ed intellettuali tra i due Paesi oltre il ristretto campo archeologico. Opportuno sembra anche di assicurare una continua cordiale collaborazione tra i rappresentanti italiani e greci che hanno occasione di incontrarsi in riunioni , congressi o conferenze interna zionali.

Necessario infine disporre di mezzi per far luogo a una appropriata azione di stampa che permetta di far meglio conoscere, che non attraverso deformazioni di agenzie, come spesso avviene attualmente, le condizioni del nostro Paese e i comuni interessi italo-greci .

Mi è sembrato doveroso precisare, per quell a ulteriore valutazione della situazione generale che l'E.V. vorrà fare, il punto in cui si trovano attualmente, visti qui , i rapporti italo-greci. Ciò affinché, posto solidamente come è stato fatto il problema della collaborazione su un terreno concreto e in termini misurati , una nostra ulteriore riserva non dia luogo a false interpretazioni, che potrebbero toglierei quelle possibilità di iniziativa per il futuro, alcune delle quali sarebbe forse bene utilizzare fin da questo momento.

782

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16622/968 . Londra, 6 dicembre 1947, ore 14,35 (p er. ore 18,30).

È venuto iersera a trovanni Leitmeier che ha trattato a Roma questione opzioni Alto Adige ed è ora Londra al seguito di Gruber.

Dopo avermi manifestato piena soddisfazione e gratitudine Governo austriaco per risultato conversazioni costì (anche Gruber si è espresso nello stesso senso in una conferenza stampa), Leitmeier mi ha detto che il suo ministro degli esteri aveva in questi giorni ncevuto telegramma col quale Volkspartei invoca suo personale interessamento affinché Governo italiano tenga in considerazione aspirazioni degli alto-atesini di lingua tedesca nella elaborazione misure autonomia regionale. Telegramma non conterrebbe alcuna indicazione dei punti specifici sui quali Volkspartei vorrebbe essere ulteriormente ascoltato. Leitmeier ha insistito su carattere personale conversazione facendomi capire che Gruber si rendeva conto che questione autonomia non poteva essere oggetto di un passo formale sia diretto che per tramite Governi alleati.

Ho ringraziato per l'informazione aggiungendo che ero lieto che Gruber avesse deciso farla pervenire al Governo italiano in tale forma personale, essendo difficile da parte nostra poter ammettere interventi esterni in un problema che anche accordi settembre 1946 riconoscono essere esclusivamente italiano. Avrei trasmesso messaggio a Roma ed ero convinto che tutti alto-atesini di buona fede sarebbero stati soddisfatti dei provvedimenti del Governo per loro regione.

Vedrò in questi giorni Gruber e sarei grato a V.E. se mi volesse mettere in grado di potergli dire anche a suo nome qualche buona parola, il che è quanto, nelle attuali circostanze, egli sembra desiderare.


783 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, A PARIGI, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI

T. S.N.D. 17390jc. 1 . Roma, 6 dicembre 1947, ore /8.

(Per tutti) Mi consta che ambasciatore sovietico va proponendo suoi tre colleghi un passo richiamante Governo della Repubblica al suo dovere di sopprimere organizzazioni fasciste.

Prego V. E. assicurare immediatamente codesto Governo che tale è nostro assoluto dovere e anche nostro interesse, ma che un passo quale previsto da Mosca può avere effetti opposti a quelli che si afferma desiderare. Infatti tale passo può indebolire un governo che lotta con uguale tenacia contro qualsiasi illegalismo e può spiacere anche alla immensa maggioranza antifascista ma non comunista.

(Per Washington) Voglia aggiungere che ogni sorta di aiuti e consensi che ci permettano per esempio di aumentare arma dei Carabinieri sarebbero molto più utili. Non solo passi del genere progettati a Mosca sono nocivi, ma possono divenire nocivi anche certi irresponsabili accenni americani a mantenimento di truppe proprio sul suolo italiano oltre i termini del trattato.

Ben più larghe posizioni sarebbe desiderabile che le forze militari americane prendessero nell'interesse generale 2•


783 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta vedi DD. 788, 787 e 786.

784

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PER CORRIERE 16669/0179. Parigi, 6 dicembre 1947 ( per. /'8 ) .

Circa questione nostre colonie ho trovato Chauvel piuttosto pessimista. Delegazione francese è riuscita ad ottenere che Commissione inchiesta non si limiti accertare desideri popolazione, ma che esamini anche capacità possibilità popolazioni locali essere rapidamente indirizzate verso autonomia: dato che inchiesta di questo genere non può avere che risultati negativi, francesi intenderebbero servirsene come di elemento per combattere tendenza inglese verso forme più o meno aperte indipendenza. Impressione francese è, in linea di massima, che inglesi abbiano sempre meno voglia di mollare. Sia primi rappot1i delegati francesi su atteggiamento autorità locali, sia loro informazioni circa istigazione indiretta inglese intemperanze sia Lega araba che Egitto , sia soprattutto convinzione che ex colonie italiane siano parte importantissima nuova riorganizzazione sistema difesa imperiale, fanno ritenere qui che battaglia per rimuovere inglesi da loro atteggiamento negativo nei nostri riguardi sarà assai difficile. Ad impressione francese vera opposizione a soluzione a noi favorevole non viene né da Foreign Office né da Colonia! Office, ma dallo Stato Maggiore imperiale.

Francesi non hanno ancora nessuna idea di quello che siano reali intenzioni americane al riguardo: temono però che ci siano intese militari, anche se non del tutto ufficiali , fra inglesi e americani per eventuale difesa Medio Oriente, le quali prevedono sistema combinato anglo-americano appoggiato da parte inglese su una serie posizioni interne da Gibilterra a Cipro e che comprenderebbe anche Cirenaica ed Eritrea e da parte americana principalmente su Arabia Saudiana e Liberia. Aggiungo incidentalmente che informazione praticamente identica mi è stata data di recente da giornalista americano solitamente molto bene informato.

Egualmente all'oscuro sono francesi per quello che riguarda intenzioni russe: alcuni sintomi fanno loro pensare non sia esclusa possibilità che russi finiscano per appoggiare tesi Etiopia e soprattutto Egitto ai fini controbilanciare reazioni Paesi arabi ed attitudine sovietica questione Palestina.

Chauvel mi h;:t ripetuto che punto di vista francese resta immutato e che esso non è suscettibile cambiare, anzi, per eventuali cambiamenti di governo in Francia. Mi ha chiesto se sulla questione delle colonie avevamo avuti noi contatti precisi con americani : gli ho risposto che non mi risultava . Parlando a titolo personale, mi ha detto che sarebbe forse giunto il momento per noi di cominciare a sondare il terreno a Washington. Se le impressioni francesi circa la preminenza delle considerazioni militari anglo-americane erano esatte, avremmo potuto esamin.<;:~re opportunità di inserire noi stessi nel sistema anglo-americano, il che avrebbe senza dubbio facilitato soluzione a noi più favorevole. Gli ho detto che Governo italiano e opinione pubblica italiana essendo costituzionalmente ostili a guerre che non fossero difensive, la questione di inserirei in un sistema militare che avrebbe in fin dei conti costituito un impegno preciso non era una di quelle idee che sarebbe stata da noi accolta molto favorevolmente; Chauvel mi ha detto che comprendeva nostra esitazione, ma tenendo conto d'altra parte che fatalmente un gwrno ci saremmo trovati coinvolti nel sistema difensivo americano tanto valeva cercare ottenerne qualche vantaggio concreto. Chauvel ha aggiunto che, comunque, avevamo del tempo, a suo avviso, davanti a noi per lavorare e per decidere. Risultato Commissione inchiesta sarebbe stato in definitiva quello di raccogliere materiali che permettessero ai quattro interessati sostenere ognuno loro tesi: questione verrà realmente sul tappeto verso mese giugno ed è per quell'epoca che nostra azione diplomatica dovrebbe avere portato qualche risultato. Mi ha detto che Governo francese sarà grato se vorremo tenerlo al corrente di quello che facciamo per potere ove possibile o necessario affiancare sua azione alla nostra ed è sempre pronto consultarsi con noi circa opportunità questa o quella azione.

Pregherei comunque farmi conoscere per mia norma personale e riservata pensiero Governo italiano su quanto dettomi da Chauvel.

785

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI

T. 17458/545. Roma, 7 dicembre 1947, ore 15.

Suo 966 1•

Proposta franco-britannica relativa ammiSSione vari Paesi trattato pace con Germania sembra possa considerarsi ulteriore sviluppo decisioni Mosca in senso per noi soddisfacente, in quanto dischiude la via a nostra partecipazione lavori comitati tecnici. Pregola tuttavia, anche in relazione mio telespresso n. 16/37934/c. del 2 dicembre2 , continuare tener viva questione intrattenendone sia il Foreign Office sia altre delegazioni e riferirmi in modo continuativo su questo problema per noi essenziale.

786

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 1669511059. Washington, 8 dicembre 1947, ore 19,42 (per. ore 7,30 del 9).

Telegramma ministeriale 17390 1• Dipartimento di Stato informato da sabato iniziativa Kostylev. Armour datami naturalmente assicurazione che U .S.A. non appoggeranno passo russo . Ripetutomi


intenzione ferma ritirare truppe entro 15 salvo avvenimenti eccezionali a ttua lmente non valutabili. Occasione partenza definitiva truppe, dichiarazio ne americana sottolineerebbe genericamente dovere ciasc un Paese europeo mantenere libertà e garanzie democratiche.

785 l Ved 1 D. 777. 2 Non rinvenuto. 786 1 Ved i D. 783.
787

L'AMBASCIATORE A PARIGI, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETISSIMO 16737/795. Parigi, 9 dicembre 194 7, ure 20,45 ( per. ore 8 del IO ) .

Suo telegramma 17390/c. 1•

Ministro esteri ad interim, cui ho dato alcune spiegazioni su delicatezza situazione, mi ha detto che Governo italiano in cui ììgurano nomi De Gasperi e suo è per il Governo francese garanzia ampiamente sufficiente per escludere qualsiasi possibilità incoraggiamento fasci sta.

Governo francese , che segue con particolare interesse azione che Governo italiano svolge in condizioni analoghe Governo francese per salvaguardare ad un tempo ordine e democrazia , ritiene suo precipuo interesse non fare nulla che possa intralciare operato Governo ital iano e possa anche minimamente apparire come tentativo intervento nostri affari interni .

Mi ha assicurato che avrebbe oggi stesso inviato precise istruzioni ambasciatore di Franci a a Roma di opporre netto rifiuto a qualsiasi invito gli potesse essere fatto in tal senso da ambasciatore dell'U.R.S.S.

Minist ro Marie (norninalmente mini stro giustizia) mi ha insistentemente pregato farle pervenire suo amichevole saluto.

788

L ' AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. SEGRETISSIMO 16735/978. Londra, 9 dice1nbre 1947, ore 21,28 (per. ore 8 del IO ) .

Suo 17390/c. I.

Secondo le istruzioni V.E. fatta oggi comunicazione a Sargent. Egli mi disse non aver avuto alcuna segnalazione in proposito da ambasciatore d'Inghilterra in Roma ma che avrebbe, nel caso gli giungessero notizie in proposito , tenuto presente


punto di vista Governo italiano. Mi lasciò comprendere che d a parte F oreign OfTice invito a passo collettivo non sarebbe nemmeno stato considerato e che in ogni modo pericoli per nuovi motivi turbamento nostra politica intern a erano evidenti e sarebbero tenuti in massimo conto.

787 l Vedi D. 783. 788 1 Vedi D . 783.
789

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, ALL'A MBAS C IATORE A MOSCA, BROSIO

T. 17573/155 . R oma, 9 dicembre 1947. ore 23.

Alla prima favorevole occasione, che ove necessario ell a stessa vorrà opportunamente sollecitare, converrà V.E. sottolinei costì nostro desiderio conoscere a l più presto possibile pen siero Governo sovietico circa proposte da noi formulate per negoziati commerci al i, e interes se che annettiamo a questi ultimi anche dal punto di vi sta politico. Nello stesso senso mi sono espresso io ieri con questo ambasciatore sovietico 1•

790

L' AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATT SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER C ORRIERE 16973/068 . Londra, 9 dicembre 1947 (per. il 13 ) .

Mio 975 1• Ho controllato stamane con delegazione americana informazioni rese pubbliche

o da me raccolte al Foreign Office e presso miei colleghi su andamento lavori Consiglio ministri esteri . Posso riassumerle come seg ue:

Non avendo raggiunto alcun accordo, neanche su lla forma in cui far constare il disacco rdo né sull'ordine dell'agenda, i supplenti hanno consegnato il 25 novembre ai ministri esteri, senza modifiche di sostanza, i tre documenti di cui al telespresso ministeri ale 18183/c. del IO giugno u .s. 2 , riferendosi così alla situazione esistente al termine delle riunioni dì Mosca.

Nell'atmosfera cauta dei primi giorni , era possibile concordare un certo piano di lavoro comprendente: Austria, procedura trattato tedesco e frontiere,




2 Non pubblicato. Per la docu mentazion e sulla Confere nza di Mosca vedi serie decim a, vol. V.

questioni economiche, governo tedesco, patto a quattro, garanzia sicurezza. Di tali punti sono stati sinora discussi i primi due e iniziato esame del terzo con seguenti risultati:

l) Austria. Rinviato subito ai supplenti per l'esame del noto progetto francese sui beni tedeschi in Austria. Non avendo i supplenti compiuto alcun progresso la questione è per ora archiviata. Americani ed inglesi considerano il progetto francese come possibile fase di compromesso ed anche gli austriaci (Gruber) hanno fatto dichiarazioni pubbliche in tal senso. Americani sono sempre più convinti che nessuna concessione persuaderebbe i russi a definire il problema austriaco prima di quello tedesco e ritengono quindi inutile impegnarsi a concessioni di sorta. La cosa è pertanto lasciata per ora cadere.

2) Procedura per il trattato tedesco. È stata anche essa rinviata ai supplenti che, in realtà, non si sono ancora riuniti per esaminarla. Gli austriaci ritengono ozioso riprendere in esame questioni quali la partecipazione di altri Stati alla elaborazione del trattato prima di aver raggiunto un qualche accordo su questioni di sostanza. In mancanza di ciò , è quindi da prevedere che attuazione rimarrà come descritta nel mio 966 3 dovendosi aggiungere che Cina è compresa tra i membri eventuale conferenza mentre l'U.R.S.S. si opporrebbe a che sia considerata Paese invitato. Americani, inglesi e francesi confermano che, in principio, la nostra partecipazione sarebbe assicurata.

3) Frontiere, Saar e Ruhr. Esposizione fatta da Bidault delle note aspirazioni francesi e della tesi contraria ad ulteriori trasferimenti di popolazioni tedesche non ha avuto altro seguito che il rinvio della discussione. È stata notata preoccupazione francese per il pericolo di un eventuale aumento della densità della popolazione tedesca.

4) Questioni economiche. L'inizio del loro esame è stato reso possibile dal consenso sovietico a trattarle prima delle questioni politiche, dopo che gli altri tre avevano moderato la loro posizione polemica in relazione al problema di un governo centrale tedesco che essi sarebbero ora pronti a mettere in discussione. Prima di ciò Molotov aveva, il 3 corrente, chiesto praticamente un aggiornamento con la proposta, lasciata poi cadere, di invitare i quattro Governi a sottoporre entro due mesi i loro progetti, «per un trattato di pace basato sugli accordi di Yalta e di Potsdam».

Comunque non appena abbordata in termini generali la questione di come dovesse discutersi il problema economico, si è manifestato il primo serio arresto dei lavori col rifiuto di Molotov di associarsi agli altri tre nell'accettare come base il noto progetto inglese presentato a suo tempo a Mosca (copia integrale era allegata al telespresso di questa ambasciata n. 2856/1476 del 22 luglio u.s.) 4 .

Marshall, Bevin e Bidault hanno allora lasciato che iniziativa offrire compromesso o rompere restasse ai sovietici e da parte americana si è voluto persino dare impressione che la delegazione si accingeva a fare i bagagli .


790 3 Vedi D. 777. 4 Non pubblicato.

Ieri Molotov è uscito dalla impasse acconsentendo all'esame dei paragrafi dal 16 al 31 del predetto documento britannico a condizione che fosse considerato con massima riserva ed assieme ad un nuovo documento sovietico che, mentre riconosce necessità direttiva economica unica per Germania e riabilitazione finanziaria ed industriale del Paese proponendo anche l'aumento della produzione d'acciaio a dodici milioni di tonnellate annue, chiede controllo quadripartito sulla Ruhr, revoca dei provvedimenti di fusione delle zone inglese ed americana, la fissazione delle riparazioni all' U.R.S.S. (ed alla Polonia) alla solita cifra di dieci miliardi di dollari da trarsi con la cessione di impianti industriali entro il 1948 e dalla produzione corrente, dai beni tedeschi all'estero e da servizi vari entro venti anni. I lavori riprendono pertanto su tali due documenti.

Nonostante sia stato superato questo primo scoglio, alla delegazione americana ed al Foreign Oftice si è tutt'altro che ottimisti sulla possibilità di condurre a termine i lavori. Secondo gli americani, Marshall sarebbe deciso a non cedere sui seguenti punti: controllo quadripartito sulla Ruhr, cifra delle riparazioni, concetto delle riparazioni da produzione corrente. In caso di interruzione dei lavori, gli americani procederebbero senz'altro alla riorganizzazione, nel quadro dell'economia europea, della Germania occidentale e, nella forma, aderirebbero al concetto britannico di mascherare la rottura con un aggiornamento sine die del Consiglio dei ministri degli esteri. Da parte inglese si è più prudenti nel parlare dell'avvenire del Consiglio e dei provvedimenti unilaterali per la Germania occidentale, ed è da prevedere non si sia rinunciato ad ulteriori tentativi di compromesso.

D 'altra parte questo mio collega polacco, che ha conferito ieri con Molotov, mi ha detto oggi da parte sovietica si considera già un successo essere riusciti ad evitare che, per iniziativa di Marshall, la Conferenza sia chiusa prima del 5 corrente. Sarebbe nelle previsioni sovietiche che le discussioni si trascineranno senza concreti risultati per tutto il 1948 e sino alle elezioni negli Stati Uniti: l'America avrà allora minore necessità di tener conto di esigenze elettorali che si riflettono anche nel campo internazionale e si potrà, a parere di Mosca, giungere a una soluzione equa anche per la Germania.

789 1 Per la risposta vedi D. 793. 790 l Dcll '8 d icembre, con il quale Galla rati Scolli riferiva del pessimismo degli a mbienti brita nnici e sta tun itensi circa l'esito positivo dell a Confer enza di Londra e delle prevision i di rottura tra Stati Unit i e Unio ne Sovietica.
791

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, ARPESANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. RISERVATO 4954/1363. Buenos Aires. 9 dicembre 1947 ( per. il 13 ) .

Come comunicato con mio telegra mma n. 308 del 6 corrente', il 5 sera ho dato un pranzo in ambasciata in onore del presidente della Repubblica argentina gen. Peron e della sua consorte. Il pranzo ha avuto un carattere intimo per desiderio dello stesso presidente: di tale desiderio a v evo avvertito il ministro degli esteri Bramuglia che in un primo momento avevo pure pregato di partecipare al pranzo.


Il ministro mi aveva però detto di non preoccuparmi della sua partecipazione e di secondare il desiderio del presidente, tanto più che il ministro stesso era stato mio ospite pochi giorni prima all'ambasciata intervenendo con la signora, col sottosegretario agli esteri Desmaras e a ltri funzionari degli Esteri ad un pranzo dato in suo onore e svoltosi in un'atmosfera della migliore cordialità.

Anche il pranzo col presidente, al quale avevo invitato tutti i funzionari dell'ambasciata, ha avuto un 'impronta di calda cordialità.

Ho avuto modo di avere una conversazione personale di oltre un'ora col presidente che mi ha permesso di prospettargli vari problemi che interessano la situazione italiana in Argentina, problemi dei quali il presidente mi ha promesso di secondare la soluzione nel senso da me desiderato.

Precisamente ho ottenuto una sua adesione di massima alta richiesta, che intendo proporre in via ufficiale al Ministero dell 'istruzione, di reinserire la obbligatorietà della lingua italiana nelle scuole, su di un piano di parità con le lingue francese ed inglese. Inoltre egli ha aderito ad a ppoggiare il coordinamento e l'allacciamento della legislazione sociale argentina e italiana per quanto riguarda la previdenza dei lavoratori che emigreranno in Argentina, in modo da ottenere il riconoscimento dei diritti maturati attraverso le annualità di contributi versati in Italia dai lavoratori stessi. Il presidente mi ha inoltre assicurato di interessarsi per ottenere che venga no rilasciati con maggiore facilità i permessi di importazione dall'Italia in relazione coi patti commerciali firmati in ottobre ed in considerazione del fatto che da parte italiana si procede ad un largo acquisto di prodotti sul mercato argentino.

Ampia è stata la conversazione anche sugli aspetti della situazione politica generale europea, che il presidente Peron giudica ora con un certo maggiore ottimismo; egli ritiene che il lento miglioramento della situzione economica aiuti la possibilità di un riassestamento che allontani il pericolo di una guerra che l'Argentina depreca e intende concorrere ad evitare colla propria azione politica strettamente connessa alla politica generale americana ed orientata in Europa soprattutto verso l'Italia. la Spagna e la Francia.

Il presidente ha ripetuto le espressioni di maggiore cordialità verso il nostro Paese, confermando di voler secondare un sempre più intimo collegamento fra Argentina e Italia sia sul piano economico come su quello culturale e politico.

791 1 Non pubblicato.
792

IL MINISTRO A VIENNA, COPPINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 13393/1792. Vienna, 9 dic embre 1947 (per. il 15).

Telegramma di questa rappresentanza n. 424 del 30 novembre u.s. 1 .


A seguito del telegramma indicato in riferimento, si trasmette in allegato un ritaglio stampa del quotidiano viennesc Wiener Z eitung del 29 novembre u.s. contenente il testo ufficiale del comunicato diffuso dai competenti uffici austriaci a conclusione dell'incontro avvenuto a Roma tra la delegazione italiana e la delegazione a ustriaca per la regolamentazione del problema della revisione opzioni. Trasmetto inoltre una traduzione del suddetto comunicato.

ALLEGATO

LA LEGGE SUGLI OPTANTI È STATA APPRONTATA

È stato qui ieri ufficialmente diramato seguente comunicato: «L'accordo austro-italiano di Parigi , del 5 settembre 1946, relativo all'Alto Adige, prevedeva , come si ricorderà, al punto 3 a). che l' Italia avrebbe riveduto, con spirito di equità e di generosità, e previa co nsultazio ne con l'Austria, le opzioni svoltesi in base all 'accordo Hitler-Mussolini dell'anno 1939, in seguito alle quali la maggior parte dell a popolazione tedesca si era espressa in favore dell a Germania.

Tali consultazioni, in un primo tempo si sono svolte nel corso degli ultimi mesi , medi an te trattative scritte per la normale via diplomatica. Esse sono state continuate con conversazioni orali che si sono svolte a Roma fra una delegazione austriaca ed una italiana e sono terminate il 22 novembre u.s. con reciproco accordo.

Le conversnioni sono state condotte nello spirito di una reciproca, amichevole comprensione ed hanno avuto come oggetto di stabilire la formulazione del testo della legge da emanarsi da parte italiana circa la questione degli optanti. Fu possibile ottenere che tale testo tenesse conto delle principali esigenze degli optanti alto-a tesini. Esso incontrò quindi anche l'approvazione della delegazione au striaca , la quale durante l'intero periodo delle trattative e al momento della decisione circa la sua accettazione è stata sempre in stretto contatto con gli esperti che l'a vevano accompagnata.

Sarebbe prematuro dare informazioni sui particolari delle di sposi zioni della legge, finché il progetto della legge per gli optanti non avrà avuto l'approvazione degli organi legisl a tivi italiani. Tuttavia sì può sin da ora accennare che il progetto di legge rende possibile il riacquisto della cittadinanza italiana all a maggior parte degli optanti che avevano ottenuto la cittadi nanza tedesca , sia per quelli che erano rimasti in Alto Adige sia per gli emigrati, c quindi il rientro in Alto Adige degli emigrati stessi, sempreché essi con libera espressione di volontà rinuncino alla opzione a suo tempo data a favore della Germania.

L'opini one pubblica austriaca può pertanto salutare l'accordo raggiunto a Roma sulla questione degli optanti, come la soluzione di uno dei più importanti problemi alto-atesini e come un ulteriore passo verso un'amichevole collaborazione con l' Italia. Le amichevoli parole con le quali autorevoli uomini di Stato italiani hanno manifestato alla delegazione austriaca la loro sollecitudine per una tale collaborazione, sono un favorevole auspicio per l'avvenire.

È comprensibile che i vantaggi derivanti dall'accordo raggiunto fra l'Austri a e l'Italia in tale problema , impon ga no agli optanti che rientreranno nell ' Alto Adige l'obbligo di adempiere lealmente ai loro doveri di cittadini».

792 1 Non pubblicat o.
793

L'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16787/364. Mosca, 10 dicembre 1947, ore 15.30 (per. il 17,15).

Telegramma di V.E. 155 1 .

Già settimana scorsa avevo avuto occasione sollecitare in forma opportuna presso questo Ministero esteri risposta circa trattative economiche sottolineando nostro vivo interesse a che esse si aprano al più presto possibile. Mi venne detto che questione era allo studio presso Ministero commercio estero e che nostro desiderio sarebbe stato fatto presente.

Oggi in un colloquio che ho avuto col vice ministro Gusev gli ho accennato al colloquio di V.E. con Kostylev esprimendogli nuovamente nostro desiderio affrettare inizio negoziati anche per loro valore politico che gli ho illustrato richiamandomi fra l'altro recente firma accordo italo-jugoslavo. Gusev mi ha ripetuto che questione è sempre allo studio Ministero competente e mi ha assicurato avrebbe fatto presente a Mikoyan quanto gli avevo comunicato.

Naturalmente continuerò seguire da vicino col massimo interesse tale questione .


794 .

IL MINISTRO A BEIRUT, ALESSANDRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. PER CORRIERE 17053/018. Beirut, 10 dicembre 1947 ( per. il 15 ) .

Questo presidente della Repubblica mi ha di sua iniziativa e riservatamente intra ttenuto in merito al progetto di un patto mediterraneo. Egli ha premesso di aver molto apprezzato il fatto che V.E. abbia voluto esporre le proprie concezioni al riguardo tanto al ministro Chamoun qu anto al ministro Frangiè in occasione della loro visita a Roma e di esser grato a V.E. per la considerazione che ha in tal modo voluto testimonia re verso il Libano . Ha assicurato che il Governo libanese considera l'amicizia italiana come uno degli elementi più costruttivi per l'avvenire di questo Paese e che pertanto il Libano è sempre pronto, come ha già d 'altronde dimostrato in occasione della nostra candidatura all 'O.N .U. e ad altre organizzazioni internazionali, ad avere con noi contatti , scambi di informazioni confidenziali e, possibilmente, reciproci aiuti.

Per quanto si riferisce specificamente ai progetti per eventuali intese mediterranee, il presidente ha aggiunto che il Libano , come tale, è pronto ad entrare nell 'ordine di idee che sembra informare tali progetti ed eventualmente ad aderirvi, dopo averli opportunamente valutati, ma ad una condizione: che ad essi aderisca almeno uno degli Stati mediterranei della Lega araba e possibilmente l'Egitto. Egli ritiene che non sia necessaria, né facile né forse consigliabile, l'adesione ad un eventuale patto


mediterraneo di tutti gli Stati della Lega araba, ma ritiene indispensabile per la adesione del Libano, data la nota situazione in cui si trova questo Paese e dati i legami da cui esso non può prescindere, che sia assicurata anche quella dell'Egitto.

Il presidente mi ha, a tal proposito, accennato alle difficoltà che forse incontreremo con l'Egitto a causa della questione coloniale italiana, ed ha ricordato il suo personale intervento nell'ottobre scorso per evitare che il nostro Paese fosse direttamente messo in causa durante la sessione della Lega quando furono decise le richieste relative alla Libia. Il Libano -egli ha detto -si considera in certo qual modo il più occidentale degli Stati arabi e cercherà sempre di rappresentare, nei limiti del possibile. in seno alla Lega, la necessità di avere buone relazioni con l'Italia. Ha concluso dicendo di sperare che la reciproca buona volontà dell'Italia e dell'Egitto permetterà loro di realizzare in avvenire relazioni effettivamente buone e tali appunto da consentire al Libano di dare quella adesione a future intese mediterranee che esso desidera e che non sono condizionate che dalla necessità per il Governo libanese di essere associato in tali iniziative a qualche altro influente Stato della Lega araba.

Mi sono limitato ad ascoltare e a dare quelle ovvie e generiche risposte che il discorso comportava assicurandolo che non avrei mancato di riferire a V.E. al riguardo.

793 l Vedi D. 789 .
795

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 17170/0171. Ankara, l O dicembre 1947 (per. il 17) .

Avvenimenti balcanici mi par consentano alcune C<:Jnclusioni sommarie.

l) Continua con gli accordi di Varna del 27 novembre fra Jugoslavia e Bulgaria, il processo se non verso una federazione, certo verso una comunità degli slavi del sud . Occorre dire che fra le molte cose artificiali e artificiose che avvengono oggi nei Balcani, è forse questa la più aderente alla realtà e la più vitale. Che codesta unità o federazione sia voluta -e sarà probabilmente a più o meno breve scadenza attuata --da due comunisti, Dimitrov e Tito, mentre la grande massa dei bulgari e dei serbi è ancor oggi, come io credo, tutt'altro che comunista, non è buona ragione per ritenere che quell'obbiettivo non risponda ad esigenze molto serie. L' unione degli slavi meridionali mi par cioè in certo senso fatale, e, agendo in quella direzione, Dimitrov e Tito mi par dunque interpretino fedelmente sentimenti e esigenze, non alquanto coscientemente, ma certo diffusamente risentiti nei due Paesi. Altri si sarebbero posti probabilmente sulla stessa strada, anche se non comunisti, se non fossero stati tolti di mezzo con la violenza. Naturalmente molte difficoltà residue tuttora permangono per raggiungere quell 'obiettivo, ma non vi è dubbio che da una parte e dall'altra vi è il reciproco proposito di superarle con pazienza.

2) Con gli accordi tra Belgrado e Budapest di ieri e fra Belgrado e Bucarest fra breve, è spinto innanzi un parallelo processo verso una intesa balcanica più larga , che comprenda anche i due Paesi non slavi, Romania e Ungheria, ma di cui gli slavi si attribuiscono la direzione e la guida. È questo un processo più artificioso nei confronti del primo e pressocché imposto dall'alto, anche perché non poggiato sulla piattaforma di una comune famigli a razziale , ma che, a::che questo, risponde a una legittima esigenza di pacificazione e di collaborazione e quasi di antibalcanizzazione dell'Europa danubiana: che si pone cioè come rimedio a quello che fu uno dei mali più noti della vecchia Europa.

3) Non mi sentirei di sottoscrivere oggi senz'altro all 'opinione di coloro, e sono certamente i più, che sostengono che i tentativi di coordinamento eco nomico. condotti contemporaneamente con rapidità ed energia dalla Russia e dai suoi sa telliti nell'Europa orientale, siano di necessità destin ati a restare effi meri e che debbano invece in definitiva prevalere le tradizioni, che, co m 'è noto, orientavano in modo decisivo quei mercati , sino a un recente passato, verso quelli occidentali. Può anche da rsi che sia così , ma è comunque certo che è in corso di esecuzione un progetto (la cui paternità spirituale si fa risalire a torto o a ragione a Molotov) per la creazione di una vastissima zona economica più o meno autarchica nell'Europa danubiana e centro-orientale. Dunque: da una parte un piano economico per l'Europa occidentale, sostenuto da lla formidabile impalcatura dell'eco nomia americana ma tutto ra incerto e contrastato. da ll'altra un sistema di rappo rti politici ed economici, sostenuto dalla impa lcatura sovietica molto più debole. ma meno esposta. animato da una volontà unica e posto in essere con decisio ne.

Vorrei per concludere. aggiungere che se è perfettamente legittimo sostenere che codesta creazione dell ' unità balcanica oggi in atto presenta degli aspetti senza dubbio benefici , in quanto, sopra tutto, si contrappone felicemente ai vecchi programmi delle grandi Potenze di mantenere i Balcani « balcanizzati », è tuttavia altrettanto ragionevole accertare ed accertarsi da quale etTettivo spirito codesta unità sia animata, se cioè essa sia per avventura concepita come strumento di cooperazione o non, piuttosto, di resistenza attiva ed ostile. Ed il meno che si possa dire a questo proposito ed in questo momento è _:___ mi pare ---che l'atteggiamento assunto direttamente nei confronti greci e indirettamente nei confronti turchi, da coloro che presiedono all 'attuale tentativo fusionista balcanico e l'influenza sovietica da cui sono tutti impregnati e quasi saturati, dovrebbero, sin che durino. a Londra od altrove, le circostanze attuali, porre l'accento piuttosto sulla seconda che sulla prima ipotesi.


796 .

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AL MINISTRO A BELGRADO. MARTINO

T. 17599/103 . Roma, 11 dicembre 1947, ore l 1,30.

Mio 88 1• Federazione lavo ratori del mare mi ha nuovamente prospetta to co ndi zioni gravissime in cui trovansi pescatori Adriatico in conseguenza nota situazione e in


796 t Vedi D. 768.

particolare per quanto concerne pesca acque Pelagosa , situazione resa più acuta da recenti misure sanzione prese in dette acque da codesto Governo.

V.E. sa che mesi invernali sono i più proprizi per la pesca e può anche valutare come ripercussioni morali di tale stato di disagio siano ancor più risentite per approssimarsi delle tradizionali festività.

Mentre approvo azione svolta da V.S. riferita con telespresso 571/250 del 24 novembre2 prego farmi conoscere se e quale esito abbiano avuto suoi passi in base a istruzioni mio 88 per richiedere atteggiamento più tollerante da parte autorità jugoslave.

Comunque tenga presente che l'ottenimento di un modus vivendi provvisorio è di assoluta urgenza e in tal senso pregola far ogni possibile premura perché nello spirito degli accordi da noi firmati ci si venga costì incontro, pur lasciando impregiudicate posizioni sostenute da jugoslavi.

Tenga conto infine che per pesca acque Pelagosa , nostri pescatori sono disposti accettare, da oggi fino all'epoca conclusione accordo, corresponsione equa quota pescato a favore jugoslavi.

V.E. si valga ogni opportuno argomento al fine di raggiungere desiderato modus vivendi che, ove potesse intervenire prima prossime feste, avrebbe ripercussioni di ordine morale grandissimo, cui costì non si dovrebbe essere insensibili 3 .

797

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA. GALLARATI SCOTTI, A MOSCA, BROSIO, A PARIGI, QUARONI, E A WASHINGTON, TARCHIANI

T. 17605/c. Roma, 11 dicembre 1947, ore 17.

(Per tutti) Con lettera in data 10 dicembre questa ambasciata sovietica ha comunicato che, «secondo parere Governo sovietico», nostra richiesta 1 circa sommergibili «pone il problema della revisione di uno dei postulati del trattato di pace con l'Italia, e pertanto non può essere accolta».

(Solo per Mosca) Pregola prendere contatto con codesto Governo e cercare ottenere che questione venga riesaminata tenendo presente anche ripercussione che diniego sovietico avrebbe su nostra opinione pubblica e interesse favorire fra nostri due Paesi stabilimento fiduciosi amichevoli rapporti. Dal punto di vista giuridico non sembra poi questione ponga problema revisione, trattandosi solo diversa modalità (demolizione anziché affondamento) tendente stesso fine. Dal punto di vista pratico tale variante raggiungerebbe scopo evitare inutile sperpero acciaio di cui vi è ovunque penuria e che saremmo anche disposti cedere in parte a U.R.S.S. con modalità da convenirsi d'accordo con altri tre Governi interessati.


Per parte nostra saremmo pronti sollecitarli in tal senso. Occorrerebbe tuttavia, nel frattempo, che scadenza 15 p.v. venisse regionevolmente dilazionata2 .

796 2 Non pubblicato. 3 Per la risposta vedi D. 808. 797 l Vedi D. 767.
798

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16884/1071. Washington , 11 dic ernbre 1947, ore 19,39 (per. ore 8,45 del 12 ) .

Camera rappresentanti ha approvato oggi legge interim aid. Ammontare 590 milioni, includente 60 milioni per Cina. Riunione congiunta Comitato Camera e Senato avrebbe luogo domani per fissazione definitiva somma e testo legge. In tale riunione Cina potrebbe essere ancora esclusa da legge, il che faciliterebbe possibilità fissare somma non troppo lontano da quella proposta da Amministrazione a favore dei tre Paesi europei. Seduta plenaria per approvazione finale legge prevista per inizio prossima settimana. Procedono attivamente lavori Comitato stanziamento Senato e Camera. Dipartimento di Stato assicura che finO"!"a non si sono incontrate eccessive difficoltà. Non è escluso quindi che anche provvedimento per stanziamento sia votato prima della fine sessione speciale.

799

L' AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

TELESPR. 2978/592. Mosca, 11 dic embre 1947 ( per. il 18 ) .

Sintetizzare la politica estera sovietica è impresa un po' presuntuosa perché significa praticamente esporre, vista da uno dei lati, l'intera politica internazionale, della quale oggi Stati Uniti e Unione Sovietica sono i protagonisti; è facile quindi cadere in note e vuote generalità od arrischiare azzardate profezie. Ad ogni modo, non sarà del tutto inutile, anche per uniformarsi alla circolare n. 40 del 25 settembre u.s. di codesto Ministero, ricapitolare , coordinare, ed anche, in quanto occorra, onestamente rettificare quanto man mano mi è occorso di osservare in precedenti rapporti.

La politica sovietica nel periodo successivo alla Conferenza di Mosca può condiderarsi tutta polarizzata ad un fine: lotta contro il piano Marshall; e teorizzata in un principale documento: il rapporto Zdanov alla Conferenza di Varsavia del


settembre 1947 . Si tratta precisamente di chiarire nel modo più semplice e più preciso possibile quale è il senso preciso della lotta, e di tale documento , alla luce dei fatti che lo hanno preceduto e susseguito.

l. Il rapporto Zdanov è insieme un riepilogo di posizioni già assunte e un programma, piuttosto vago e cauto, di azioni da svolgere: alla luce degli avvenimenti successivi esso può essere meglio inteso, ed anche talune interpretazioni iniziali che ne furono date possono essere completate e messe a fuoco.

Pare a me senza alcun dubbio essenziale in quel rapporto la valuta zione delle forze colla quale si inizia, l'affermazione cioè che, dopo la seconda guerra mondiale, il capitalismo ha perduto terreno e il socialismo ha guadagnato forza. Da un lato, dice Zdanov, alcuni Stati capitalisti sono spariti come grandi Potenze (Germania, Giappone, Italia); altri sono fortemente indeboliti (Gran Bretagna, Francia); gli imperi coloniali sono in sfacelo, i popoli di colore affermano le loro esigenze di indipendenza nazionale; sono rimasti soli, sia pure rinforzati ed invadenti, gli Stati Uniti. Nel campo socialista invece, l'U.R.S.S. è uscita dalla guerra ricca di forze militari e di prestigio morale, e circondata da una catena di Stati democratici fedeli, avviati verso il soci alismo; si sono estese le simpatie dei lavoratori e dei democratici di tutto il mondo per lei, ed a lei guardano con fiducia i popoli oppressi che aspirano a liberarsi dal giogo coloniale. Questo è il bilancio, volutamente ottimista, del documento di Zdanov, inteso non solo a valutare la situazione, ma a infondere coraggio nei marxisti e nei democratici progressivi di ogni Paese. Per valutario esattamente occorre rifarsi alla situazione preesistente alla seconda guerra mondiale, e alla valutazione che gli stessi comunisti ne facevano.

Come è noto, è sempre stato un canone fondamentale della teoria e della strategia comunista quello di sfruttare le contraddizioni ed i conflitti inevitabili nel mondo capitalista. La esistenza di tali contrasti, con le loro conseguenze di crisi e di guerra, era un articolo di fede per i marxisti, così come lo sfruttarli con ogni mezzo, era per essi un dovere. «È possibile -scrive Lenin (La malattia infantile del comunismo di sinistra) --vincere il nemico più potente soltanto esercitando lo sforzo più estremo, e traendo vantaggio necessariamente, completamente, accuratamente, attentamente, abilmente di ogni incrinatura, per quanto piccola , nelle file dei nostri nemici , di ogni antagonismo di interessi fra la borghesia dei vari Paesi e fra i vari gruppi e tipi di borghesia entro un medesimo Paese; traendo vantaggio di ogni occasione, per quanto piccola, di guadagnare un alleato fra le masse, anche se questo alleato appaia temporaneo, vacillante, instabile, infido e condizionato. Coloro che non capiscono questo non capiscono nemmeno un briciolo di marxismo e di moderno socialismo scientifico generale». Un tale principio Lenin potè vantarsi di avere applicato praticamente, quando ricordò che «di fronte alla resistenza dell'imperialismo tedesco, noi, facendo uso dei contrasti degli imperialisti fra di loro , potemmo riuscire a sostenerci, anche quando l'Armata Rossa non esisteva ancora». E Stalin non mancò di rifarsi alle stesse convinzioni, quando al settimo Plenum del partito comunista ricordò: « Appunto per la ragione che i Paesi più arretrati accelerano il loro sviluppo e raggiungono il livello dei Paesi avanzati, appunto per questo la lotta di supremazia fra i vari Paesi diviene più aspra, sorge la possibilità per taluni di essi di sorpassare gli altri e di eliminarli dai mercati, creando in tal modo i presupposti di conflitti armati, per l'indebolimento del fronte mondiale del capitalismo e per la rottura di questo fronte da parte dei proletari dei vari Paesi capitalisti ». Questi prinCipn non furono dimenticati, anzi furono esplicitamente ricordati da Ercoli (Palmiro Togliatti) allorché il 13 agosto 1935 svolse il suo rapporto al settimo congresso della Internazionale comunista a Mosca, analizzando la situazione internazionale, prevedendo la immancabile guerra e tracciando le linee della politica, che fu sintetizzata nella risoluzione del 20 agosto 1935. Le linee direttive essenziali allora deliberate erano assai analoghe ai principi i che oggi l'Unio ne Sovietica riafferma: difesa della pace, lotta contro il fascismo , solidarietà con tutte le forze democratiche e pacifiste del mondo intero , ma lo scopo sostanziale che con tali fonnule si voleva raggiungere era uno solo: evitare il più possibile la formazione di un blocco capitalistico contro l'U. R.S .S., sfr uttare in ogni modo le divergen ze fra gli stessi Paesi capitalisti. «Segue pure da tutto questo -~ disse Ercoli -che gli antagonismi fra le grandi Potenze imperialiste si sviluppano in modo tale da poter formare a un certo momento, e sotto certe condizioni, un ostacolo alla creazione di un nuovo blocco delle Potenze per un a guerra contro l'Unione Sovi etica . Ciò apre grandi possibilità alla politica sovietica di pace». Ed ancora: «La posizione dei bolscevichi è assolutamente chiara. Senza violare i principii della politica sovietica, anzi mettendoli in atto, essi fanno tutto quel che occorre per non avere contro di loro un blocco consolidato di potenze capitalistiche». l comunisti dichiararon o quindi e svolsero allora una coerente ed effettiva politica di pace, non ispirata , diceva Togliatti , ad alcun «rugiad oso tolstoismo» ma indirizza ta a pratici fini politici che si possono ria ssumere così : a) anzitutto, se possi bile , ev itare o almeno ritardare la guerra in generale, per consentire nel frattempo l' ulteriore rafforzamento dell'Unio ne Sovietica; b) in seco ndo luogo, nella migliore delle ipotesi, rimanere fuori della guerra scoppiata fra i Paes i capitalisti c profitta rne per volgerla più tardi a fini rivoluzionari; c) in terzo luogo, nel caso di attacco da parte di Paesi capitalisti, a vere almeno alleati a sé alcuni di tali Paesi; d) e infine, in ogni caso, attirare le simpatie dei lavoratori, dei democratici, degli intellettuali e dei pacifisti di tutto il mondo. Quando Ercoli parlava, i comunisti erano sotto l'impressione di non potere evitare la guerra, temevano anzi che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti sc.:'lgliassero contro di loro la Germania e il Giappone, e si accontentano di pensa re ad allea ti quali la Francia e la Cecoslovacchia. Più tardi , quando fu chiaro che la guerra fra Germania e Gran Bretagna era inevitabile, i sovietici poterono spera re a un certo momento di resta re fuori del conflitto lasc iando i capitalisti ad esaurirsi combattendo fra di loro (patto germano-sovietico del 1939). Nell'uno e nell 'altro caso, tutta la loro politica era dominata da una preoccupazio ne e da un principio : evitare il blocco capitalista antisovietico, valersi degli antagonisti capitalistici per evitare, o almeno per sostenere la guerra; e questo scopo allora fu raggiunto, perché dapprima l'U.R.S.S. riuscì addirittura a lasciare che i capitalisti si azzuffassero, e in un seco ndo tempo ebbe almeno in taluni di loro dei potenti alleati.

Tutto ciò aiuta meglio ad intendere ed a valutare l'attual e bilancio di Zdanov, ed a precisare fino a che punto esso sia obietti vo. e fino a qual punto intriso di eccessivo o ttimismo. È vero: l'U.R.S.S . si è ora rafforzata, ha degli alleati fedeli , specula sulle sollevazioni dei popoli di colore, e tutto ciò la rafforza; ma , d 'altra parte, è proprio vero che la sconfitta della Germania e del Giappone, l' indebolimento degli altri Stati capitalistici, il predominio degli Stati Uniti, soli padroni del campo capitalista, a vvantaggino soltanto l'Unione Sovietica? Sembra piuttosto vero proprio il contrario: oggi l'U.R.S.S. ha perduto o minaccia di perdere proprio quell'arma fondamentale di lotta, di cui si preoccupava secondo i principi marxisti e secondo la situazione dell'anteguerra, e di cui dovrà sempre preoccuparsi: ossia la possibilità di :;fruttare i conflitti fra gli stessi Stati capitalistici. Si verifica oggi una situazione per cui, precisamente perché i nuovi Stati capitalistici aspiranti a prendere il posto dei vecchi sono stati ridotti all'impotenza, ed altri sono in declino, il mondo capitalistico tende attualmente a raggrupparsi attorno ad una sola fo rza, e non vi è più alcuna ragionevole possibilità di un a sua interna divisione. Questa è la ragione principale di debolezza dell' Unione Sovietica nel dopoguerra. Vi è chi dice che, eliminando la Germania, il mondo capitalista si è scavata la fossa, privandosi dal suo più formidabile baluardo. Il giudizio può essere rovesciato, osservando che l'Unione Sovietica, concorrendo a di struggere la potenza della Germania e del Giappone, ha tolto di mezzo le sole forze capitalistiche capaci di creare un serio conflitto di potenza e di interessi nel campo del capitalismo medesimo. II bilancio di Zdanov è almeno bifronte: afferma una forza, ma rivela insieme una correlativa debolezza.

II. !l blocco imperialista c il blocco democrati co. Oltre alla valut azione delle forze ed in intima relazione con essa, vi è nel rapporto Zdanov la ammissione assai importante della formazione ormai avvenuta di due grandi blocchi mo ndia li contrapposti, l'uno imperialist a ed antidemocratico, l'altro anti-imperialista e democratico. Nel primo stanno gli Stati U niti. la Gran Bretagna , la Francia, il Belgio , l'Ola nda, la Turchia e la Grecia, gli Stati del Medio Oriente, e d ell'America latina e la Cina. Nel secondo, l' U nio ne Sovietica, i Paesi della nuova democrazia , la Ruma nia l'Ungheria e la Finlandia, l'Indonesia e il Viet Nam, e, quali simpatizzanti, India, Egitto e Siria. D ell'Italia non si parla. Questa ammissione e, quasi, accettazione della divisione del mondo in due campi riconferma da un lato il riconoscimento della impossibilità di rompere il campo capitalista sfruttandone i contrasti interni, secondo l'insegnamento di Lenin e di Stalin, dall 'altro e nello stesso tempo l'affermazione che questa formazione del blocco capitalista non implica tuttavia più, nelle condizioni attuali, l'isolamento e l'accerchiamento dell ' Unione Sovietica. Fino a che questa era sola, come nel 19 18-1 920, ed anche negli anni seguenti, questo isolamento od accerchiamento potevano avvenire: oggi, affermano i sovietici, non vi è più un blocco che circonda e stringe un solo Stato socialista , ma vi sono due mondi in contrasto, di forza almeno eguale. Fino a che punto i sovietici credano a questo equilibrio di forze, o siano nel vero, è altra questione; certo è che essi lo affermano con sicu rezza, e in tal modo considerano definitivamente superata sia la fase dell a guerra bianca anticomunista contro la Russia isolata. sia la fase della politica zarista, intesa come politica limitata di una Russia che cercava fat icosamente la sua sicurezza territoriale ed i suoi sbocchi al mare, là dove essa invece si po ne

o rmai sul piano di grande protagonista di una lotta mondiale.

Questa situazione è stata delineata, come da Zdanov, e così nello stesso modo da Malenkov nel suo disco rso alla medesima riunione di Varsavia , recentemente pubblicato, ma con una formula diversa: «Poiché le classi antagonistiche sono state liquidate nell'U .R.S.S . -egli ha detto -l'intera linea di divisione della lotta di classe si è trasferita sull'aren a internazionale». È quest o un altro modo di riconoscere che il fronte capitalista è ormai compatto e non si spera più, almeno per il momento, che sì rompa con la gu erra fra gli Stati borghesi: si ammette cosi che il fronte capitalistico può essere soltanto, o intì·anto con la guerra, o intaccato abbat

tendo dall'interno i regimi capitalistici nei singoli Paesi che lo costituiscono. Ciò equivale, ancora, alla confessione che la politica sovietica non è riuscita a sfruttare gli antagonismi potenzialmente esistenti tuttora fra le grandi Potenze, specialmente fra Stati Uniti e Gran Bretagna , fra Gran Bretagna e Francia. È questa una realtà, che indubbiamente deve essere valutata nel tirare le somme della politica estera sovietica di questi ultimi anni. Molti hanno pensato negli anni scorsi che i sovietici , nel loro realismo, non avrebbero nulla trascurato per tirare i britannici dalla loro parte, precisamente perché vedevano chiaro che la loro potenza si andava sgretolando a vantaggio , in notevole misura , della giovanile potenza nordamericana. Qui esistevano veramente tutte le premesse obiettive di un contrasto intercapitalistico: ma per sfruttarlo occorreva una condotta senza confronti più duttile e più sensibile di quella, che, bisogna riconoscerlo, ha dimostrato e dimostra di saper svolgere l'U.R.S.S. Occorreva sfruttare le simpatie dei laburisti per l'eroismo sovietico e per il socialismo, apprezzare e valorizzare i tentativi socialisti ch 'essi andavano svolgendo nel loro Paese, sostenere in una certa misura la difesa del pericolante impero, moderare la propria politica per avvicinarla maggiormente alla tradizione occidentale della democrazia. Tutto ciò i sovietici non potevano forse fare: glielo impedivano una incompatibilità ideologica e le qualità naturali che la loro storia ad ogni pagina rivela, e che imprimono alla loro politica una pesante e angolosa sistematicità; in ogni caso, non lo hanno fatto. La realtà è, che essi si trovano ora di fronte a questa contrapposizione con un mondo capitalistico che minaccia di diventare saldamente compatto, e pur volendola rivestire di una marxistica fatalità , pur volendosi mettere dalla parte del mondo che sorge e che infallibilmente dovrà sopravvivere all'altro che tramonta, non possono disconoscere la gravità della situazione politica che per loro si è creata in conseguenza di una simile situazione.

III. Il piano Marshall. È stato detto da parecchi che il rapporto Zdanov, e il Cominform che vi è collegato, è una dichiarazione di guerra al piano Marshall e questa esatta osservazione riceve, credo, più concreto valore in rapporto a quel che precede. Certo è difficile sopra valutare il peso delle parole di Zdanov : «Il piano Marshall è diretto contro la industrializzazione dei Paesi democratici di Europa, e, quindi , contro le basi della loro indipendenza. E se il piano Dawes per l'Europa fu a suo tempo destinato al fallimento in un periodo in cui le forze di resistenza al piano Dawes erano considerevolmente più piccole di oggi, vi sono ora in Europa forze del tutto sufficienti, a prescindere dall'Unione Sovietica, per sovvertire questo piano di a sservimento, purché dimostrino volontà e risoluzione. Ciò che è in questione è la volontà e la disposizione alla resistenza dei popoli di Europa. Quanto all' U.R.S.S. , essa farà tutti gli sforzi affinché questo piano non venga realizzato».

Il blocco antidemocratico ed imperialista, secondo i sovietici, esiste, ma è ancora in molti luoghi e sotto molti aspetti una associazione di debolezze, non un fascio di reali forze: cioè è vero per l'Estremo Oriente, dove la Cina è in piena guerra civile e il Giappone è ancora da rimettere in piedi , ed è vero specialmente per l'Europa, ove la Germania è ancora nel caos e la Gran Bretagna , la Francia e l'Italia sono tuttora deboli e in preda a gravi difficoltà. Questa debolezza economica dei Paesi europei, mentre toglie al blocco imperialista la sua piena forza attuale , lo insidia , minacciando di sfaldarlo se taluno dei Paesi europei muta regime e cambia politica. Di qui il pericolo grave del piano Marshall e la necessità di sabotarlo: esso significa, nel pensiero dei sovietici, il consolidamento economico e quindi politico del blocco antisovietico nella sua parte europea. Non solo, riuscendo, impedirà l'estendersi della democrazia progressiva verso l'Ovest, ma costituirà una pericolosa attrazione per i Paesi dell'Europa orientale. Quella superiorità che Zdanov ha visto nel campo socialista dopo la guerra, intanto potrebbe davvero realizzarsi in quanto Francia, Italia, Germania non potessero rafforzarsi rimanendo nel campo capitalista; di qui l'importanza vitale della lotta contro il piano Marshall. Anche qui non è detto che la visione sovietica sia politicamente felice, e non sia dominata da presupposti teorici troppo rigidi: forse una politica più flessibile e di più lunga portata avrebbe potuto indurre i sovietici ad accompagnare la rinascita dei Paesi europei coll'aiuto americano, deviandone i frutti a loro favore, perché non è detto affatto che i partiti socialisti fioriscano solo con la miseria, anzi la storia dei movimenti socialisti nel secolo scorso dimostra piuttosto il contrario. Ma anche qui è un fatto che i sovietici hanno preferito accettare come assioma il concetto che i Paesi europei ricostruiti coll'aiuto americano siano definitivamente,

o per un lungo periodo, perduti per la democrazia marxista; hanno così concorso con la loro rigidezza a consolidare quel fantasma iniziale del piano Marshall, contro il quale sono ora protesi a combattere.

IV. La politica di pace dell'Unione Sovietica. Se si guarda, ora, ai mezzi che l'Unione Sovietica intende adottare per realizzare questa guerra al piano Marshall, non sembrerà un paradosso rispondere con la risposta che ormai moltissime volte ho dato a questo quesito, e cioè, che l'Unione Sovietica vuole la pace. Come nel 1935, così oggi, con le medesime formule i sovietici si dichiarano per la pace, contro gli armamenti, per la cooperazione internazionale, contro i fomentatori di guerra ecc. ecc., e in fondo a tutto questo vi è un profondo e reale interesse dell'Unione Sovietica, in quanto Stato socialista, alla pace, almeno per un lungo periodo. Le ragioni di questa politica sono già state dette infinite volte, e se questo non fosse un riassunto, non sarebbe nemmeno il caso di ripeterle: in sostanza, l'U.R.S.S. non intende affrontare ora la guerra perché non si sente sufficientemente forte, industrialmente e quindi militarmente, per sostenere il confronto degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Le occorrono anzitutto almeno i famosi cinquanta milioni di tonnellate di ghisa, sessanta di acciaio, sessanta di petrolio, cinquecento di carbone annui. che potrà raggiungere con tre piani quinquennali, secondo le ben note e continuamente citate dichiarazioni di Stalin. A parte ciò, essa ha bisogno di tempo avanti a sé anche per modificare a proprio favore lo schieramento politico, che per il momento, così come i due blocchi si delineano, non le è troppo favorevole; ed in ogni caso, non può gettarsi in una guerra offensiva, né predicare una politica di guerra, senza perdere le simpatie di quelle masse lavoratrici, pacifiste e democratiche, su cui conta come sui suoi più preziosi alleati in campo avversario. Si dice abitualmente che gli Stati Uniti non possono facilmente scatenare una guerra cui il loro popolo non sia trascinato per una impellente necessità difensiva, ed è in gran parte vero; ma non è men vero che l'Unione Sovietica non può a sua volta imbarcarsi in una guerra che non appaia luminosamente dettata da necessità di difesa, senza perdere quell'appoggio delle masse dei Paesi nemici, su cui essa, a torto o a ragione, conta come su un elemento prezioso di successo. «In caso di guerra contro l'Unione Sovietica ---ha detto Ercoli nel 1935 ---lo slogan della fraternizzazione deve cedere

il posto allo slogan della diserzione a favore della Armata Rossa». Ora è chiaro che non si può contare su tale elemento, se non si sono convinte profondamente le masse nemiche della necessità difensiva della guerra sovietica. Cosicché in sostanza, quando Zdanov nel suo rapporto scrive che la volontà di pace «discende dalla essenza dello Stato socialista sovietico, che è profondamente alieno da ogni motivo aggressivo ed è interessato a stabilire le più favorevoli condizioni per il compimento della costruzione di una società comunista: la pace esterna è una di tali condizioni» condensa in forma teorica vari reali motivi di pace dell'Unione Sovietica.

Naturalmente, questa volontà di pace non è senza limitazioni e senza qualificazioni: essa significa, semplicemente, che l'Unione Sovietica non ha, per un ampio periodo almeno, interesse ad alcuna guerra di aggressione. Il che importa più precisamente che essa farebbe la guerra, non soltanto se fosse essa stessa attaccata, ma anche nel caso che si tentasse di ristabilire un regime capitalista od antisovietico nei Paesi di sua influenza. Evidentemente il concetto difensivo sovietico si estende fino a quei limiti, e Malenkov nel suo discorso non lo ha nascosto: <<Riguardo ai Paesi che sono autentici amici realmente leali alleati dello Stato sovietico --i Paesi della nuova democrazia l'U.R.S.S. è sempre pronta a intervenire a loro difesa, dando loro larga assistenza e difendendo fermamente i loro interessi». In sostanza, null'altro che questa volontà di pace, questo atteggiamento difensivo significano le affermazioni di Stalin a Stassen, più volte richiamate, e ripetute ancora da Zdanov e da Malenkov, nel senso che «la politica sovietica parte dal fatto della coesistenza per un lungo periodo dei due sistemi, il capitalismo e il socialismo». Non si tratta affatto di una ammissione teorica della compatibilità permanente dei due sistemi: si tratta semplicemente del riconoscimento contingente della necessità di convivere pacificamente col mondo capitalista, in attesa che questo lentamente o rapidamente crolli, e in attesa che il mondo socialista sia sufficientemente forte per imporsi, alle buone o alle cattive. Sembrerebbe vi fosse contraddizione, ma non vi è, fra tale affermazione e l'altra, circa il riconoscimento dei due blocchi, democratico e imperialista: questo riconoscimento, che è in sostanza una ammissione a malincuore di una realtà innegabile, non toglie che si desideri effettivamente un prolungato compromesso, e non già la guerra guerreggiata, fra i due campi.

V. Sovranità degli Stati, autarchia e l'O.N.U. Tuttavia, poiché i due campi esistono e lottano fra di loro per estendere le rispettive sfere di inf1uenza, è innegabile che l'Unione Sovietica, ben conscia di questa lotta, impiega per svolgerla i mezzi che ritiene adeguati, pur cercando nella misura del possibile di evitare il conflitto armato. Fra tali mezzi è da segnalare anzitutto la politica di difesa della indipendenza e sovranità dei popoli e degli Stati, che è veramente uno dei motivi tipici della politica, non solo della propaganda sovietica. Si può dire in linea generale, che i comunisti hanno ereditato ed esasperato, a fini di lotta internazionale e di politica interna rivoluzionaria, tutti i principali motivi delle rivoluzioni borghesi. In politica interna essi hanno ereditato la riforma agraria antifeudale, che è stata una delle grandi leve della rivoluzione borghese dell'89; difendono a spada tratta e portano all'eccesso (in casa altrui) i diritti individuali civili e politici, il diritto di sciopero, di associazione sindacale ecc.; propugnano quelle forme sindacalistiche di produzione, quei consigli di gestione e di fabbrica, che hanno molto spesso una funzione più distruttiva che costruttiva, e che essi stessi hanno rapidamente soppresso dopo il successo della rivoluzione bolscevica, e così via. Altrettanto dicasi del principio di nazionalità e di sovranità degli Stati, che evidentemente diverrebbe inammissibile e sarebbe senza dubbio rigidamente evitato in una società internazionale di Stati comunisti; questa, composta di molteplici economie pianificate, non potrebbe a sua volta non essere pianificata nel suo insieme, con una rigida limitazione delle sovranità nazionali, senza portare all'isolamento ed alla miseria. Accanto a l principio di sovranità sta il principio della industrializzazione ad ogni costo, e della precedenza , in ogni Paese, alla creazione di grandi industrie per lavorazione di beni strumentali, di fronte alla produzione dei beni di consumo: il che significa, in altri termini, autarchia· e pianificazione. I sovietici difendono così, con palese contraddizione, principii estremamente liberali in politica ed estremamente protezionisti ed a utarchici in economia. l primi diretti a co nsentire libertà di azione alle forze popolari, i secondi diretti a sfaldare sempre più gli imperi coloniali, a promuovere il nazionalismo dei popoli di colore, ed a favorire il formarsi ovunque di masse di la voratori industriali con simpatie socialiste.

Tutto questo non è episodico, ma deve considerarsi come un dato permanente e caratteristico della fase di attacco (non armato) del comunismo: e mentre dà un valore almeno formale di piena attendibilità alle affermazioni di rispetto della indipend enza e sovranità dei popoli e della libertà degli individui, che i sovietici professano, chiarisce anche abbastanza bene come l'O.N.U. non possa avere per i sovietici altro che un valo re di strumento. Infatti, l'O. N.U. come qualsiasi organizzazione internazionale, o comprime le sovranità singole sottopo nendole alla legge (certamente discutibile) della maggioranza fra Stati enormente disuguali, o non può avere altra funzione che quell a di una palestra di discussi oni, e di una ammortizzatrice di urti. Data I'O.N.U ., e fermo il diritto di veto, è d a sperare che la guerra a rrivi col rallentatore, ecco tutto, per quel che riguarda, almeno, i grossi problemi. L'Unione Sovietica non potrà mai ammettere il principio della maggioranza, non solo perché non le conviene, ma anche perché non risponde a quel geloso rispetto delle sovranità, che essa deve coltivare per alimentare ovunque le resistenze dei piccoli Stati nascenti contro i grandi Stati capitalistici.

VI. li Cominform e le agitazioni in Francia e in Italia. L'altro e più importante mezzo che i sovietici contano di impiega re nella guerra fredda dei due campi, quell o più connaturale alla lo ro dottrina e a l loro temperamento, più rispondente alla loro intima fede, è l'azione per linee interne, la pressione delle forze popolari che nei modi più opportuni, legali o illegali, progressivi o violenti sfruttano le contraddizioni interne della società capitalistica. A questi mezzi i comunisti, e perciò i sovietici. non rinunceranno mai in ness un caso e in ness un momento, per quanto moderate e concilianti possano essere le loro tattiche in un momento e in un luogo determina ti. « Noi non dobbiamo mai perdere di vista il fatto ---scrisse uno di loro --che un a delle essenziali qualità di un bolscevico è di riunire la più grande lealtà ai principi con la più grande capacità di manovrare e la più grande flessibilità».

Per stare a ciò che interessa attualmente, si deve riconoscere che quanto è avvenuto dopo la costituzione del Cominform getta una più chiara luce sui suo i reali o biettivi e consente di intenderne abbastanza plausibilmente la effettiva portata. Effettivamente vi è una differenza fra il Comintern e il Cominform, nel senso che dato lo sviluppo dei partiti comunisti no n russ1, l'autorità e la fed eltà dei loro capi, le cariche anche governative ch'essi rivestono nei loro Paesi, il collegamento fra i vari partiti non poteva più essere effettuato nella forma di un organismo troppo evidentemente centralizzato a Mosca e da Mosca diretto. Ma non è questo che conta. Rimane vera, a mio avviso, l'interpretazione che nei suoi fini immediati il Cominform era rivolto essenzialmente ai partiti comunisti francese ed italiano, e diretto ad imprimere loro una confidenza di sé, un coraggio, e un ritmo di azione, differenti da quelli dimostrati nel passato. Occorre però aggiungere che questa finalità deve considerarsi intimamente connessa nel pensiero dei suoi creatori, con l'attacco al piano Marshall e con la esigenza di rompere i ponti con i partiti social-democratici di destra, che il piano Marshall, con maggiori o minori riserve, avevano accettato. Così inteso il Cominform acquista tutta la sua importanza come anello nella catena degli atti della politica internazionale sovietica, tutta intesa a sfaldare, facendo fallire il piano Marshall, il temuto blocco capitalistico.

Rileggendo attentamente il rapporto di Zdanov ed il discorso di Malenkov; ricordando un discorso di Tito e vedendo ora il rapporto di Kardelj e di Gomulka a Varsavia sull'attività dei partiti comunisti jugoslavo e polacco, si ha la ragionevole conferma che l'azione dei partiti comunisti francese ed italiano è stata colà soggetta a critica e spronata verso una maggiore energia. Ognuno ricorda che il primo ad accennare una critica ai partiti comunisti dell 'Europa occidentale fu il maresciallo Tito in un suo discorso. Un monito ed una velata critica si trovano pure nel rapporto Zdanov: «La esigenza di una consultazione e di una volontaria coordinazione di attività fra i vari partiti è maturata specialmente ora , posto che la continua disassociazione può portare ad un indebolimento della mutua comprensione, e talvolta persino a seri errori... Uno speciale compito spetta coi fratelli partiti comunisti di Francia, d'Italia, di Gran Bretagna e di altri Paesi. Essi debbono levare la bandiera della difesa della indipendenza nazionale e della sovranità dei loro Paesi. Se i partiti stanno fermi sulle loro posizioni , se essi non consentono d'essere intimiditi e ricattati, se rimangono gagliardamente a guardia di una stabile pace e della democrazia popolare, a guardia della sovranità nazionale della libertà e dell 'indipendenza dei loro Paesi , se nella loro lotta contro i tentativi di asservire politicamente ed economicamente i loro Paesi, essi riusciranno a guidare tutte le forze disposte a difendere l'onore e l'indipendenza nazionali, allora nessun piano di assoggettamento dell 'Europa potrà essere reali zzato». Vi è in queste parole un chiaro accenno a ciò che doveva essere fatto e non fu; ed anche Malenkov lamenta che «l 'assenza di legami fra i partiti comunisti li ha privati della possibilità di coordinare le loro attività nei vari Paesi per respingere i piani degli imperialisti. ora che il capitale monopolistico americano sta organizzando una campagna contro il comunismo e la democrazia ». D'altra parte, il rapporto di Kardelj è una specie di lezione sul modo in cui il partito comunista jugoslavo seppe sfruttare il movimento di liberazione da esso eroicamente diretto, per conquistare il potere e rinnovare l'apparato statale attraverso la rete dei comitati di liberazione e grazie al controllo del fronte nazionale democratico; con una critica implicita ma evidente a coloro che non seppero fare altrettanto. Gomulka è più esplicito : « Questo periodo (della liberazione) fu molto importante e decisivo in tutti i Paesi per la creazione di un nuovo apparato di autorità statale. Benché in Polonia ed in altri Paesi liberati dall'Armata Rossa, i partiti democratici rivoluzionari avessero senza dubbio più favorevoli condizioni per organizzare la loro macchina statale che non avessero i partiti dei lavoratori dei Paesi ove arrivarono le truppe anglo-americane, tuttavia vi erano pure in questi ultimi Paesi grandi possibilità di realizzare mutamenti vitali nel rinnovato apparato statale. Queste possibilità furono specialmente favorevoli dove i partiti dei lavoratori organizzarono una larga lotta di liberazione nazionale, ed avevano distaccamenti di partigiani armati a loro disposizione ... ». Thorez, nel suo discorso di autocritica di alcun tempo fa , riconobbe di aver compiuto l'errore di allearsi ai partiti di sinistra ed ai loro capi più o meno moderati, anziché allea rsi invece, trascinandole, a lle masse di sinistra, sia pure non comuniste ; e non è da escludere che uguali critiche ed uguali riconoscimenti si siano avuti nei riguardi del partito comunista italiano , che adottò eguali alleanze.

Fatto è che alla costituzione del Cominform seguirono contemporanee le agitazioni operaie in Francia ed in Italia, le quali avevano indubbiamente la loro radice in situazioni obiettive di malcontento e di minaccia neo-fascista o reazionaria , ma non erano mai state sfruttate sino ad allora con tanta ri solutezza. La illazione, che esse corrispondano a linee direttive concordate fra i partiti comunisti del Cominform, non è certamente arbitraria. Il fatto ch'esse furono impostate sul tema della difesa della indipendenza nazionale contro l'asservimento agli americani, e della ostilità più netta ai partiti socialisti moderati, oltreché sulla difesa delle condizioni economiche dei lavoratori , confermerebbe la fonte comune della loro ispirazione. Dove questa energica azione più o meno illegale, certo extraparlamentare, voglia e debba condurre secondo le intenzioni dei partiti comunisti ispirati certamente dalle direttive di Zdanov e di Malenkov, è difficile dire: certo essa è qualificata dalla sua intransigenza antisocialdemocratica, si appunto contro il piano Marshall , ed ha per obiettivi primi la Francia e l'Italia. Quanto alla tattica, ai mezzi e ai fini immediati, essi naturalmente saranno dettati dalla situazione e dalle necessità. In Francia, ad esempio, le agitazioni sono state assai più estese e più profonde che in Italia, ma non è detto affatto ch'esse siano finite né nell'uno né nell 'altro Paese, malgrado che, per il momento, sembrino entrambe in fase di netto regresso. Certo è che qui in Russia, non soltanto la stampa ma l'opinione pubblica ha seguito gli avvenimenti dei due Paesi con estremo interesse, direi più esattamente con una vera e propria tensione. attendendosi da un momento all'altro , specialmente dalla Francia, novità sensazionali.

Due ragioni, ed entrambe assai logiche e forti , si opponevano e si oppongono ad ammettere la possibilità che i comunisti volessero e sperassero veramente, nell' uno

o nell'altro Paese, rovesciare violentemente la situazione, costringendo i rispettivi Governi alle dimissioni, ed imponendo una nuova coalizione fortemente guidata dai comunisti. Da un lato, né in Francia né tantomeno in Italia sussiste probabilmente una situazione rivoluzionaria, esiste invece, se mai , una situazione di stanchezza e di disgusto per le lotte politiche, che può più facilmente condurre alla vittoria dei movimenti di destra, di tipo degollista; questo è almeno, il giudizio di coloro che vedono la situazione senza le lenti del militante comunista. Lo sciopero generale politico è in sostanza una misura rivoluzionaria, e per di più estremamente pericolosa ed impopolare: come poteva Thorez farsi convincere ad adottare una linea di condotta tanto arrischiata nella situazione a lui conosciuta? Era logico pensare che i partiti comunisti di Francia e d'Italia si limitassero ad una azione più limitata, tendente a riprendere posto nel governo per controllarne l'azione interna ed internazionale. Così , almeno per la Francia , non è stato; e d'altra parte, al punto in cui siamo, la tensione fra i partiti principali è tale che più non si intende la possibilità di un governo di coalizione; mentre poi la linea di condotta anti-piano Marshall adottata dai comunisti di Mosca pare renda incompatibile di per sé la coesistenza al governo di quelli che difendono e di quelli che combattono il piano. L'obiezione cade quindi di fronte ai fatti, almeno relativamente alla esperienza francese, dove, non essendovi elezioni prossime, manca ogni opportunità di non pregiudicare la popolarità del partito di fronte all'elettorato; vi sarà stato forse un grave errore di valutazione, ma di deve ammettere che dallo scambio di idee del Cominform è scaturita una linea di condotta del partito comunista francese estremamente arrischiata.

L'altra obiezione derivava dal pericolo di guerra: posto che i sovietici non vogliono la guerra, come possono essi pensare a un rovesciamento di situazione interna in Francia e in Italia, che rischierebbe di provocarla? A questo dubbio si deve rispondere, secondo la valutazione dei nuovi elementi di fatto che secondo ogni possibilità i sovietici, in questi ultimi tempi almeno, non temono più come in passato un attacco americano , e comunque non ritengono che esso potrebbe essere provocato da un semplice mutamento di situazione interna in un Paese dell 'Europa occidentale. Tutto fa ritenere che i sovietici, come non sono intervenuti direttamente a sostenere i comunisti , dopo averli mandati allo sbaraglio ed averli fatti schiacciare in Grecia dalle truppe inglesi, così non interverrebbero attivamente in Francia o in Italia , se ivi, per reazione a movimenti più o meno rivoluzionari, si assistesse alla eliminazione dei rispettivi partiti comunisti. Sarebbe questa una guerra offensiva che i sovietici oggi non vogliono e non possono affrontare (salvo appoggiare indirettamente una eventuale guerra civile, quod Deus avertat). Ma ugualmente, essi non pensano che gli americani possano o vogliano intervenire per ristabilire la situazione interna d'Europa: ritengono che essi non ne avrebbero né le giustificazioni, né i mezzi, né la volontà . Più in generale ancora, i sovietici ritengono che il pericolo di una guerra aggressiva americana per qualsiasi motivo sia forse più nelle parole di qualche acceso anticomunista americano che nella realtà. Al riguardo ritengo che non siano semplicemente propagandistiche ma rispondano ad una effettiva valutazione sovietica della situazione le parole, significativamente analoghe, di Zdanov e di Malenkov a Varsavia. Zdanov: «Bisogna tenere a mente che vi è una formidabile differenza fra il desiderio degli imperialisti di scatenare una nuova guerra e la possibilità di organizzare una guerra simile. I popoli del mondo non vogliono una guerra. Le forze che stanno per ìa pace sono tanto considerevoli e grandi che se tali forze sono solide e ferme nella loro difesa della pace, se esse manifestano resistenza e fermezza , i piani degli aggressori falliranno totalmente. Non bisogna dimenticare che il baccano degli agenti imperialisti circa il pericolo di guerra è diretto a intimidire i deboli di nervi e gli instabili , ed a fruttare concessioni all'aggressore per mezzo del ricatto». Malenkov: «Va da sé che deve essere fatta una distinzione fra il desiderio dei nuovi pretendenti alla aggressione di combattere e la possibilità di scatenare una guerra. A imitazione dei nazisti , i nuovi aggressori usano ricatto ed estorsione come una delle armi fondamentali per influenzare i deboli di nervi e gli instabili». Occorre infine pensare che la conquista del potere non è detto sia lo scopo unico dei movimenti francesi: subordinatamente, i comunisti possono proporsi semplicemente di rendere più difficile, in conseguenza della instabilità economica e politica, la realizzazione del piano Mashall; e subordinatamente ancora, se ridotti alla difensiva, di concentrare almeno le loro forze in una élite realmente disposta a lottare e capace di combattere.

Da un lato dunque il valore essenziale dell'obiettivo da colpire secondo i comunisti -il rinsaldarsi del blocco capitalista grazie al piano Marshall -dall'altro un po· di illusione sulle forze reali del movimento operaio e il diminuito timore di compromettere la pace possono spiegare la portata e l'azione del Cominform, più radicale e più energica di quel che non si pensasse. Cosicché tutto sommato, i recenti avvenimenti credo abbiano confermato la formula in cui cercasi di condensare l'attuale politica sovietica: difensiva strategica, offensiva ideologica-politica.

VII. La pace germanica . L'enorme importanza che i sovietici attribuiscono al fallimento del piano Marshall spiega la serietà del loro desiderio di arrivare ad una pace che assicuri, con l'unità della Germania, un controllo comune della Ruhr, e sottragga la Germania occidentale all'esclusivo dominio degli anglo-franco-americani . Qui effettivamente gli sforzi di Molotov, benché evidentemente diretti a precostituirc una buona piattaforma polemica per il caso più probabile di un insuccesso, corrispondono ad una effettiva aspirazione. Ma temo che sia destinata a rimanere tale, perché, a prescindere da ogni supposizione machiavellica su una decisione già presa ed irremovibile degli Alleati di dividere la Germania (al che i sovietici indubbiamente credono), esi stono due posizioni degli stessi sovietici tali da rendere estremamente difficile, per non dire impossibile, la realizzazione di un accordo sulla unità della Germania. L' una è la loro richiesta dì riparazioni, sulla quale non si vede come possa addivenirsi ad un accordo; l'altra la loro resistenza ad una effettiva unificazione politica delle zone, nel senso di consentire anche nella Germania orientale una situazione politica tale da rovesciare, eventualmente, il regime ora instaurato dai sovietici.

Tutta la linea di condotta dei sovietici nei Paesi occupati e nei Paesi di loro influenza sembra dominata da una legge, finora apparsa costante, di irreversibilità ; le riforme realizzate, l'apparato statale istituito, la pianificazione instaurata, non si eliminano : non si torna indietro. Tenere ferme le conquiste realizzate, e progredire per conseguirne nelle zone non ancora controllate: questa è la direttiva inflessibile che i sovietici hanno finora seguito. Non per nulla essi , malgrado le precise richieste di Bevin, pur ammettendo di realizzare una unità economica della Gern1ania (cautamente condizionata alla formazione di un governo economico centrale ed alla garanzia delle riparazioni), non hanno mai parlato esplicitamente di libero movimento di persone, di informazioni , di idee. Può darsi che avvenga il miracolo; ma questo presupporrebbe da parte dci sovietici un coraggio, una elasticità , una fiducia nella adesione spontanea delle masse al loro regime, che finora non hanno dimostrato di possedere. Di modo che tutto tà credere, che gli Alleati, se davvero hanno anche soltanto un poco di desiderio di tenersi la Germania occidentale per un tempo indefinito, potranno trovare nella linea di condotta russa molti motivi per realizzare il disaccordo.

VIII. I sovietici e l'Italia . Come è già stato da me e da altri rilevato, il rapporto Zdanov, pur elencando in modo abbastanza completo i partecipanti ed i simpatizzanti del campo imperialistico e del campo democratico, non fa cenno dell'Italia né a proposito dell'uno. né a proposito dell'altro. Dell'Italia parla soltanto quando enumera le località ove gli Stati Uniti avrebbero o vorrebbero le loro basi militari: non

quindi per definire una nostra posizione politica, ma solo per indicare un obiettivo di pretese americane. In un momento tanto importante, ed in un elenco ove si tiene conto della Turchia e della Grecia, della Siria e dell'Egitto , l'omissione non può non essere significativa , come lo è indubbiamente anche quella della Svezia e della Norvegia. Evidentemente, non si vuole ancora considerare la posizione dell' Italia come definitivamente pregiudicata; forse si ha ancora speranza nell'esito delle prossime elezioni, che consentano ad un nuovo governo di sinistra di rigettare il piano .Marshall e di schierarsi nel campo anti-imperialista.

Certo è che difficilmente si può pensare ormai ad un atteggiamento benevolo dell'U .R.S.S. di fronte ad una politica di neutralità dell'Italia. Ho già avuto occasione di riferire che più il tempo passa più l'U.R.S.S. si sente forte: forte economicamente perché il raccolto è andato bene e il piano cammina, forte politicamente perché il pericolo di un'aggressione americana le appare meno serio di quello che non potesse in passato sembrare. Certe dichiarazioni sulla bomba atomica significano almeno questo: che l' U.R.S.S., se pure non è in grado di fabbricarla , lo sarà fra non molto, e comunque non se ne lascia intimidire. Man mano che questo senso di sicurezza aumenta, la tolleranza per un atteggiamento di neutralità scompare: ad esempio qui non solo i neutralisti bulgari sono gentilmente qualificati quali rinnegati e traditori , ma non si esita neppure a considerare alla stessa stregua, nei riguardi della Norvegia, una posizione di neutralità ed una posizione di blocco occidentale. Così è: i potenti, in generale, a malincuore si adattano a rispettare i neutri quando si sentono in posizione di relativa debolezza e di forzata difensiva nei riguardi dei loro più diretti rivali; non appena riprendono vigore e coraggio, rispunta la formula: «o con noi o contro di noi», che spesso è comune ad entrambi i contendenti e tende a schiacciare il debole, che, malcapitato, si trova fra loro . Questo è probabilmente oggi l'atteggiamento dell 'U.R.S.S. nei riguardi di una possibile neutralità italiana: ammessi e definiti i due campi di contendenti, tacere dell 'Italia non significa voler ammettere la neutralità , soltanto concedere un po' di tempo per la scelta .

Per il resto, la posizione nei nostri riguardi è immutata: ostilità nei riguardi del Governo attuale, che si considera pro-americano e reazionario, prudente attesa di un mutamento elettorale o extra-elettorale. Che i sovietici -e così pure, probabilmente, gli Stati Uniti --non amino la nostra neutralità, questo non significa tuttavia che tale non possa e non debba essere la nostra politica . Sono anch'io d 'avviso che la cosiddetta «malattia dei ponti» debba essere curata, se per essa si intende la illusione del debole , di voler mettere d ' accordo i forti. È chiaro che fra l'elefante e la balena, né la foca né l'asino possono illudersi di mettere pace, se non ci pensa il mare a tenerli distanti. Ma ben diversa è la politica di neutralità. I deboli che si trovano tra i forti non hanno mai avuto, ch 'io sappia, altre vie se non quelle o di servire, o di tradire, o di unirsi, o di cercare di tenersi in disparte. Quest' ultima è una via difficile e che esige molte qualità di prudenza, di abilità, e molta volontà di difendersi e spirito di sacrificio ; così è sempre stata, e sarà, la politica di neutralità, che non può essere certo la politica dello struzzo. Ma per chi non voglia né servire né tradire , non rimane che tenersi in disparte , in attesa che i deboli trovino il modo, unendosi , di diventare forti. Aggiungo questo a semplice titolo di riserva per una mia idea che non è affatto tramontata e che mi pare più che mai degna di discussione ; ma mio compito qui non era discutere la politica dell'Italia, ma di riassumere gli aspetti che mi paiono più rilevanti di quella sovietica.

797 2 Vedi D. 806.
800

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16968/1078. Washington , 12 dicembre 1947, ore 20.44 ( per. ore 8 del 13 ) .

Dipartimento di Stato va ultimando testo accordo da firmare per interim aid con Governi beneficiari. Viene redatto conciliando progetti di legge Camera e Senato oltre a emendamenti successivamente approvati.

Progetti di legge recati costà da Campilli contengono condizioni che verranno incorporate in accordo simile in gran parte a quello A.U.S.A. Versione definitiva uscirà da riunione congiunta Camera Senato. Senza firma accordo da parte nostra utilizzazione fondo non potrà essere iniziata .

Prego se del caso telegrafarmi osservazioni circa condizioni contenute in testi legge . Informerò comunque telegraficamente punti maggiore interesse accordo non appena Dipartimento di Stato me ne darà comunicazione. Firma potrebbe avvenire anche qui se ciò contribuisse affrettare tempi.

801

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 16970/1081. Washington, 12 dicembre 1947, ore 21,21 (per. ore 8 del 13) .

Mio telegramma 1071 1•

In riunione mista Comitati Camera Senato per testo finale progetto interùn aid concordata inserzione clausola che permette anticipare 150 milioni da parte della « Ricostruction Finance Corporation» in attesa stanziamenti. Non ancora fissato ammontare complessivo, insistendo Camera sua cifra. Rappresentanti Dipartimento di Stato che parteciperanno riunione domani mi assicurano insisteranno per aumento.

Fatto loro presente opportunità rivedere cifre ottimistiche contenute nelle proposte Dipartimento di Stato al Congresso e relative: utilizzazione Export Import Bank, scrips prigionieri di guerra (che date note difficoltà sosteniamo doversi calcolare circa cinque milioni per periodo esame), liquidazione beni bloccati (anche per essi analogamente sosteniamo cinque milioni), gettito esportazioni (che sosteniamo debbasi ridurre di almeno quindici milioni).


801 l Vedi D. 798.
802

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, FRANSONI,

AL CONSOLE GENERALE A BOMBAY, ORSINI RATTO

T. 17672/49. Roma, 13 dicembre 1947, ore 15.

Mio 48 1 .

Per sua opportuna norma:

È stato comunicato all'alto commissario India Londra che Governo italiano è favorevole annunziare prossimamente ripresa relazioni e istituire ambasciata, diretta in primo tempo consigliere Carrobio quale incaricato affari . A quell'alto commissario Pakistan sarà a suo tempo indicato Assettati quale rappresentante italiano nel Dominion.

803

L'AMBASCIATORE A WASHTNGTON , TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 17003/1085. Washington, 13 dicembre 1947, ore 18,40 {per. ore 8 del 14).

Mio 1081 1• Terminata riunione congiunta Comitato Camera Senato con seguenti principali risultati:

a) Ammontare 597 milioni con inclusione noti 60 milioni per Cina ma con condizione che se Congresso disporrà, come non sembra escludersi, altri fondi per Cina , 60 milioni potranno essere devoluti tra Paesi europei . Legge non prevede cifre specifiche per singolo Paese, intendendo Dipartimento mantenere flessibilità.

b Circa proventi moneta locale adottata versione progetto legge Senato che prevede accordo tra due Governi per uso tali proventi e saldi eventualmente esistenti al 30 giugno 1948.

c) Soppresso emendamento di cui punto 3 mio 10652 circa divieto distribuzione ad opera organizzazioni o persone comuniste.

d) Emendamento di cui punto 4 stesso telegramma (divieto invio soccorsi a «Comunist Dominated» Countries) modificato seguito nostri passi nel senso che presidente potrà interrompere aiuti riscontrando che «a causa di mutate condizioni, aiuti non sarebbero più consoni interessi nazionali Stati Uniti».




2 Del IO dicembre, non pubblicato.

e) Confermato anticipo 150 milioni R.F.C.

f) Circa data inizio programma previsto finanziamento per ognt prodotto «delivered» dopo entrata data in vigore legge.

Confido ottenere in riunione domani, o al più tardi lunedì, bozza completa testo accordo. Ritelegraferò.

802 1 D el 19 no vembre, con il quale era sta to comunicato a Ors ini Ratto, il suo richiam o al minis tero . 803 l Vedi D. 801.
804

IL MINISTRO AD ATENE, PRINA RICOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S.N.D. 17006/226. Atene, 13 dicembre 1947, ore 20 (per. ore 8 del 14 ).

Ho effettuato stamane visite cortesia e presentazione ministro affari esteri e sottosegretario permanente.

Tanto ministro che sottosegretario mi hanno accolto molto cordialmente, ripetutamente dichiarandosi entrambi animati dal miglior desiderio aiutare ogni iniziativa per sviluppare già avvenuto riavvicinamento italo-greco, specie sul terreno economico.

Con sottosegretario abbiamo toccato molti altri soggetti sui quali mi riservo riferire non appena con ulteriori contatti abbia potuto approfondire diversi argomenti.

Nel colloquio che è stato lungo e cordialissimo fra l'altro mi ha accennato una questione sulla quale mi ha detto che si proponeva compiere a Roma passo ufficiale e che perciò stimo doveroso segnalare a V.E.

Mi ha cioè prospettato grave situazione greca perché ribelli , per la prima volta in possesso artiglieria, occupano fruttuosamente alture appoggiati sul sistema del Grammos lungo confine albanese formando sacche dalle quali irradiano verso interno in minacciose scorribande che tormentano territorio e allargano penetrazione. Alture di base, mi ha precisato, riescono difficilmente attaccabili sia per la ristrettezza fra monti e confine sia per mancanza quasi totale di adatta artiglieria leggera da montagna. Le sacche restano perciò al Nord in abituale pericoloso contatto esterno. Sottosegretario ha tenuto farmi presente impressione favorevolissima che produrrebbe in Grecia un gesto italiano che consistesse nel rintracciare tutto il materiale di artiglieria greco trasportata in Italia e tuttora in nostro possesso, facilmente individuabile perché materiale del tipo Creuzot: esigenza del resto , ha concluso il sottosegretario, rientrante nelle garanzie del trattato.

Gli ho risposto assicurandolo che non sarebbe certo mancata da parte nostra buona e diligente volontà, che però sembrami difficile la realizzazione pratica di tale domanda dati gli avvenimenti 8 settembre e le susseguenti asportazioni dei tedeschi.

805

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, TARCHIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. S. N .D. 17025/1089. Washington, 13 dicembre 1947, ore 22,10 (per. ore 10 del 14).

Come segnalato con telegramma n. 1059 1 , Dipartimento di Stato aveva messo al corrente questa ambasciata dell'intenzione di emanare, in occasione dell 'evacuazione delle truppe americane dall'Italia, una dichiarazione destinata mettere in chiaro interesse Stati Uniti per preservazione indipendenza italiana da minacce esterne.

In sede di redazione si erano delineate al Dipartimento di Stato due tendenze, delle quali l' una sosteneva una formulazione maggiormente esposta ad accuse di ingerenza, l'altra ne proponeva una piuttosto generica. Vi era altresì una terza corrente contraria a qualsiasi dichiarazione.

A seguito del diretto intervento del segretario di Stato da Londra, questa mattina è stato deciso nuovo testo che ho comunicato con telegramma 1084 2 . Ci è stato rimesso dal Dipartimento di Stato questo pomeriggio e verrà domani comunicato V.E. dall 'ambasciatore Dunn e diramato alla stampa.

In testo prescelto preoccupazioni per probabili accuse ingerenza hanno evidentemente indotto basare interesse Stati Uniti per indipenden za Italia su trattato di pace e appartenenza America alle Nazioni Unite.

Nessuna preoccupazione si sarebbe invece avuta per questa opinione pubblica ritenuta senz'altro favorevole a manifestazioni del genere. A richiesta chiarimenti da parte stampa, Dipartimento di Stato si propone rispondere di non avere commenti in proposito da fare, dato che testo parla da sè.

806

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, A MOSCA, BROSJO, A PARIGI, QUARONI, E A W ASHINGTON, TARCHIANI

T. 17728/c. Roma, 13 dicembre 1947. ore 24.

(Per tutti) Questa ambasciata di Gran Bretagna, con lettera in data ordierna, comunica che suo Governo è d'accordo perché noti sottomarini vengano



2 In pari data. Il testo trasmesso era il seguente: <<Although the United States is withdrawin g its troops from ltaly in fulfilment of its obligatio ns under the treaty of peace, this Country continues its intercst in the prcservation of a free and indipendent Italy. lf, in the course of cvents, it becomes apparent that the freedom and indipendence of Italy upon which the peace scttlement is ba scd is being threatened directly or indirectly, the Uni ted States, as a signatory of the peace trea ty and as a member of the United Na tio ns. w ili be obliged to consider what measures would be appropriate for the maintenan ce of peace and security».

demoliti anziché affondati pu rché Governo italiano sta in grado assicurarsi adesione degli altri Governi.

(Solo per Mosca) Avendo, come già comunicatole, Governo americano e francese dato risposta nello stesso senso, è urgente che codesto Governo precisi suo definitivo punto di vista. Intervengo oggi stesso in questo senso anche presso Kostylev con una nota uftìciale e una lettera autografa confidenziale 1•

805 l Vedi D. 786.
807

IL MINISTRO AD ATENE, PRINA RICOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T . PER CORRIERE 17046/050. Atene, 13 dicembre 1947 (per. il 15) .

M io telegramma n. 226 1• Tsaldaris ha oggi restituita la visita trattenendosi in legazione per circa un'ora in cordiale colloquio.

A proposito delle dichiarazioni fate da S.E. il presidente De Nicola a Capsalis in occasione della presentazione delle credenziali mi ha chiesto se ero d'accordo a che fosse pubblicato in Atene il seguente comunicato:

«A l'occasion de la remise de ses lettres de créances au président de la· République d'ltalie le nouveau ministre de Gréce à Rome M . Capsalis a eu un entretien long et cordial avec le président.

Pendant cct entretien E. De Nicola a qualifié l'aggression italenne contre la Grèce comme une folie, qui, déclare-t-il, a été un épisode triste aux relations des deux Pays.

Il a ajoutè que maintenant les deux peuples doivent rétablir leur avenir d'un commun effort, en laissant de còté les tristes souvenirs du passé et que cela correspond non seulement au programme du Gouvenement italien mais aux désirs du peuple d'Italie ».

Gli ho naturalmente risposto in senso affermativo dichiarandogli che mi auguravo tale comunicato potesse maggiormente chiarire all 'opinione pubblica greca i reali sentimenti dell 'Italia e dei suoi dirigenti.

T sa ldaris mi ha anche accennato alla questione della sede più decorosa che essi desiderano per la legazione di Grecia a Roma. Delle mie suggestioni ha mostrato preferire la nuova casa che il defunto Morgagni si fece costruire da Brasini in via Nibby. Questa casa ritengo debba essere un bene soggetto alla legge sui profitti di regime. Mi ha lasciato intendere che una rapida soluzione di questo problema sarebbe apprezzata e giustamente considerata come gesto amichevole.


Tsaldaris mi ha detto che il re è ormai entrato in convalescenza e, pur non avendo ripreso le udienze, sperava fra qualche giorno potermi indicare la data precisa di presentazione delle credenziali che ritengo potrà avvenire nella terza decade del mese insieme all'ambasciatore di Cina ormai ad Atene da circa due settimane.

806 1 Quaroni rispose con T. s.n.d. 17060/379 del 15 di cembre. per il quale ved i serie decima. vo l. VII. 807 l Vedi D. 804.
808

IL MINISTRO A BELGRADO, MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. PER CORRIERE 17165/034. Belgrado , 13 dic embre 1947 (per. il 17 ).

Telegrammi ministeriali n . 88 del 28 novembre u .s. e n. l03 dell'li dicembre ultimo scorso 1•

Ho parlato con il ministro Simic, finalmente ritornato dall ' America, circa il nostro desiderio di stipulare un accordo provvisorio ed iniziare conversazioni per un accordo definitivo sulla pesca . Simic si è riservato di esaminare la mia proposta ma mi ha sottolineato che, secondo sua promessa, la trattazione della questione della pesca dopo la firma degli accordi commerciali era legata a trattazioni di altre questioni di interesse per la Jugoslavia. Ho osservato che restiamo in attesa che vengano avanzate istanze da parte jugoslava, ma che comunque la questione della pesca doveva essere trattata da una commissione di specializzati i quali evidentemente non avrebbero potuto occuparsi di altre questioni per le quali potevano essere invece nominate altre commissioni. Simic mi ha accennato alle questioni delle restituzioni e delle riparazioni sulle quali sembra essere molto scettico per quanto riguarda la nostra buona volontà di esecuzione. Purtroppo mi ha parlato ancora della questione dei criminali di guerra di cui alla lista approvata dalla commissione interalleata e nell'occasione mi ha detto di considerare una provocazione ed una sfida la nomina a segretario generale del Ministero della difesa del generale Orlando il quale da parte jugoslava è considerato un criminale di guerra.

La questione dei criminali di guerra è considerata da Simic un grave ostacolo nelle relazioni dei due Paesi. Tale questione è divenuta a tal punto un «chiodo fisso» che, dopo aver raccomandato da parte mia una pronta risposta sulla questione della pesca, nel congedarmi e mettendomi amichevolmente un braccio sulla spalla Simic mi ha detto: «Dateci i criminali e vi daremo i nostri pesci» . Al che ho risposto sempre sorridendo che si trattava di due entità eterogenee e non scambiabili.

Sono pertanto in attesa della risposta di Simic che non mancherò di sollecitare. Penso che tuttavia sarà indispensabile presentare una nota ed iniziare così la seconda fase della lotta che già in miei precedenti rapporti prevedevo non facile e combattuta con molta pazienza. D'altra parte, firmato ormai l'accordo commerciale è indispen sabile accentrare tutti gli sforzi.


808 1 Vedi DD. 768 e 796.
809

L'AMBASCIATORE A LONDRA, GALLARATI SCOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 17035/987. Londra, 14 dicembre 1947, ore 16 (per. ore 7 del 15).

Seguito 975 1•

Ulteriori sviluppi Conferenza ministri esteri confermano irreconciliabilità due tesi contrastanti che provocato ieri brevissime taglienti risposte di Marshall il quale attribuisce alle dichiarazioni di Molotov carattere esclusivamente propagandistico nei confronti della Germania.

Rottura fino ad oggi evitata perché americani non vogliono si possa attribuire loro responsabilità; mentre delegazione sovietica, oltre ad avere medesima preoccupazione, si renderebbe conto che fallimento definitivo Conferenza rimuoverebbe ostacoli dei più gravi ad attuazione piano Marshall che essa combatte come fine principale.

Autorevole membro della delegazione francese riconosceva che Bidault si è allontanato da politica di intermediario assunta a Mosca ed attribuisce cambiamento ad un certo chiarimento nella politica interna della Francia cui sviluppi risentono degli aiuti americani promessi ed in vista.

Sembra potersi ritenere che in ultima analisi atteggiamento più conciliante sarà quello della Gran Bretagna che cercherà si lasci qualche via aperta almeno attraverso rinvio sine die: a ciò spinta non tanto dall'idea di una possibilità di intesa nella quale dubito fortemente che Bevin -a parte imponderabili -possa riporre ancora delle speranze, quanto da motivi di carattere contingente, non ultimo prospettiva di favorevole accordo commerciale che sembra delinearsi dalle discussioni in corso a Mosca.

Tanto da fonte francese che americana si considera probabile chiusura entro 19 corrente.

810

L 'AMBASCIATORE A MOSCA, BROSIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SFORZA

T. 17028/377. Mosca, 14 dicembre 1947, ore 16,40 (per. ore 18,20).

Dando notizia della cessazione sciopero generale Roma questa stampa con ampi titoli tende a farlo apparire come vittoria degli scioperanti . Affermano i giornali che tale vittoria consisterebbe nell'aver ottenuto sette miliardi circa di lavori per disoccupati nonché sussiti natalizi. Aggiungono ancora che il Governo avrebbe


ceduto di fronte alla minaccia di estendere secondo un p1ano precostituito lo sciopero a tutti i più vitali servizi pubblici . Il notevole schieramento di forza pubblica è natura lmente presentato qui come un tentativo di provocazi one non raccolta dagli scioperanti . Evidentemente questa stampa si preoccupa di evitare che questa opinione pubblica riceva sensazione di insuccesso speci almente dopo grande sband ieramen to e magro risultato scioperi francesi.

809 l Vedi D. 790, nota l.

APPENDICI

APPENDICE I

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI (31 maggio -14 dicembre 1947)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

SFORZA Carlo, deputato all'Assemblea costituente.

SOTTOSEGRETARI

LUPIS Giuseppe, deputato all'Assemblea costituente, fino all' 11 novembre; REALE Eugenio, deputato all'Assemblea costituente, fino al 6 luglio; BRUSASCA Giuseppe, deputato all'Assemblea costituente, dal 4 giugno.

GABINETTO DEL MINISTRO

Capo del Gabinetto: PAVERI FoNTANA Alberto, primo segretario di legazione di la classe, fino al l O ottobre.

Vice capo del Gabinetto: MALFATTI DI MoNTETRETTO Francesco, console di 3a classe, fino all'Il settembre; PRUNAS Pasquale, console di 2a classe.

Segretari: MARINUCCI DE REGUARDATI Costanzo, console di 3a classe, fino al 15 agosto; MACCAFERRI Frank, console di 3a classe, fino al 22 settembre; GuAZZARONI Cesidio, console di 3a classe, fino al 17 settembre; NATALE Antonio, segretario per i servizi tecnici, fino al 2 luglio; MATACOTTA Dante, console di 2a classe, dal 3 giugno; MaNDELLO Mario, console di 2a classe; CoRNAGGIA MEDICI Gherardo, console di 3• classe, dal 3 settembre.

SEGRETERIA GENERALE

Segretario generale: FRANSONI Francesco, ambasciatore.

UFFICIO COORDINAMENTO

Capo ufficio: DE PAous Pietro, consigliere di legazione, dal 15 settembre inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2" classe.

Segretari: DE REGE THESAURO Giuseppe, SIOTTO PINTOR Aureliano, DAINELU Luca, consoli di 2• classe; VoLPE Arrigo, console di 3• classe, dal 28 giugno; FABBRICOTTI Fabrizio, console di 3" classe , dal 18 novembre.

COMMISSIONE CONFINI

Capo della segreteria: CASARDI Alberico, consigliere di legazione.

Segretario: CARROBIO DI CARROBIO Renzo, primo segretario di legazione di l a classe.

UFFICIO DEL CERIMONIALE

Capo ufficio : TAUANI DE MARCH IO Francesco Maria , ambasciatore.

Vice capo del Cerimoniale: MACCHI DI CELLERE Pio, primo segretario di legazione di l a classe.

Segretari: CLEMENTI Raffaele, primo segretario di legazione di 2• classe; SALLIER DE LA TouR Paolo, consigliere di legazione; MALASPINA Falchetto, primo segretario di legazione di l • classe; SCHININÀ Emanuele, console generale di 2" classe ; D'AQUINO Alfonso, console di l" classe, fino al 9 settembre ; FARACE Ruggero , primo segretario di lega zione di 2" classe.

UFFICIO STAMPA ESTERA

Capo ufficio: BouNous Franco, primo segretario di legazione di 2" classe.

Segretari: GHENZI Giovanni, console di 2" classe, fino al 2 giugno; VINCI Piero, console di 2• classe, dal 13 dicembre; ROMANELU Renzo Luigi , console di 3" classe , fino al 12 dicembre; CAREGA Giorgio , interprete.

UFFICIO STUDI , DOCUMENTAZIONE, ARCHIVIO STORICO E BIBLIOTECA

Capo ufficio: RuFFO DI CALABRIA Francesco, console di 2" classe, fino all'8 settembre; SCARPA Gino, console generale di 2• classe, dal l o luglio.

Consulente storico: ToscANO Mario, professore ordinario di Storia dei trattati e politica internazionale all'Università di Cagliari.

Segretari: VAGNETTI Leonida, ispettore superiore per i servizi tecnici, dal lo dicembre ispettore generale per i servizi tecnici, dal 2 settembre; FLAMINI Pietro, SAVINA Paolo, vice ispettori per i servizi tecnici, dal l o luglio.

Archivio Storico

Incaricato della direzione: MoscATI Ruggero, direttore di 1• classe negli Archivi di Stato.

Biblioteca

Bibliotecario: PIRONE Raffaele.

UFFICIO TRATTATI E Arn

Capo ufficio : TELESIO Giuseppe, consigliere di legazione.

Segretario: GENTILE Benedetto, console di 2a classe.

SERVIZIO ECONOMICO TRATTATI

Capo del servizio: BERlO Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

Addetto al servizio: SANFELICE DI MONFORTE Antonio, primo segretario di legazione di 2• classe.

UFFICIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Capo ufficio: PERASSI Tommaso, professore ordinario di Diritto internazionale all ' Università di Roma.

Segretari: MARESCA Antonio, console di 2" classe; RAFFAELLI Pietro, ispettore per i servizi tecnici; DE RoSSI Michele Gaetano, consulente tecnico.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

Direttore generale: ZOPPI Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di l a classe.

Vice direttore generale: JANNELU Pasquale, consigliere di legazione, dal 15 settembre inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

Segretario: CoTTAFAVI Antonio, consigliere di legazione.

UFFICIO l

Gran Bretagna, Dominion s, colonie britanniche, A-fedio Orient e

Capo ufficio: LANZA Michele, primo segretario di legazione di 2• classe, fino a l 14 novembre.

Segretari: BETTELONI Giovanni, console di 2" classe, fino al 4 giugno; CoRNAGGIA MEDICI Gherardo, console di 3• classe, fino al 2 settembre, MARIENI Alessandro, primo segretario di legazione di 2• classe, dal 15 giugno.

UFFICIO Il

Francia, Spagna, Portogallo, Andorra, colonie francesi, spagnole e ponoglzesi

Capo ufficio: D ' AcuNzo Benedetto, console generale di 2" classe.

Segretari: EMo CAPODILISTA Gabriele, primo segretario di legazione di 2• classe; REGARD Cesare, console di 2• classe, fino al 29 giugno; CoNTARINI Giuseppe, console di 2• classe, fino a l 14 dicembre ; SENSI Federico, console di 2• classe.

UFFICIO III

Stati del Continente americano (esc luso il Canadà )

Capo ufficio: DANEO Silvio, consigliere di legazione ; SCAGLIONE Roberto, consigliere di legazione, dal 20 giugno.

Segretario: ScADUTO MENDOLA Antonio, console di t• classe, fino al 21 luglio.

UFFICIO IV

U.R.S.S., Europa danubiana e balcanica, Turchia

Capo ufficio: CoNTI Mario, consigliere di legazione.

Segretari: CIRAOLO Giorgio, primo segretario di legazione di 2• classe; MARIENI Alessandro, primo segretario di legazione di 2• classe, fino al 14 giugno; DE SANTO Demetrio, commissario tecnico per l'Oriente di J• classe; VINCI Piero, console di 2a classe, fino al 12 dicembre; RAMONDINO Ferruccio, commissario tecnico per l'Oriente di 2• classe ; ROMANELLI Renzo Luigi, console di 3• classe, dal 13 dicembre ; BAVAJ Amor, addetto stampa.

UFFICIO V

Austria, Belgio, Cecoslovacchia, Danimarca, Finlandia, Germania, islanda, Lussemburgo, Norvegia , Paesi Bassi, Polonia, San Marino , s~·ezia, Svizzera

Capo ufficio: M AZIO Aldo Maria, primo segretario di legazione di l a classe, dal 15 luglio.

Segretario: FALCHI Silvio , console di 2• classe.

UFFICIO VI

Cina, Giappone , Siam, Filippine

Capo ufficio: ....

Segretario: MELKAY Almo, commissario tecnico per l'Oriente di 4• classe, dal l" luglio.

UFFICIO VII

Santa Sede

Capo ufficio : DE VERA n 'ARAGONA Carlo Alberto, consigliere di legazione, dal l" dicembre inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2" classe, dal 9 luglio.

Segretario: LONI Aldo, console di 2• classe.

UFFICIO VIII

Prigionieri di guerra, internati civili, rifìtgiati, questioni varie

Capo ufficio: ZAMBONI Guelfo, primo segretario di legazione di l a classe.

Segretari: CHIAVARI Gian Girolamo, MARTINA Gian Luigi, consoli di la classe; CASTELLANI Germano, console di 2a classe; CERULLI lRELLI Giuseppe, console di 2• classe, dal 14 giugno; CusANI Giovanni, vice ispettore per i servizi tecnici .

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI ECONOMICI

Direttore generale: GRAZZI Umberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di la classe.

Vice direttore generale: CATTANI Attilio, consigliere di legazione.

Segretari: TOFFOLO Giovanni Battista, consigliere di la classe; MILESI FERRETTI Gian Luigi , console di 2• classe, dal 1° settembre; BEHMANN Norberto, console di 3• classe, dal 2 agosto.

UFFICIO I

Questioni di carattere gene rale. Stati trunsoceanici e del Bacino mediterraneo

Capo ufficio: 8RUGNOLI Alberto, console di 2• classe.

Segretario: PIOPPA Roberto, assistente addetto commerciale di l a classe.

UFFICIO II

Stati dell'Europa occidentale

Capo ufficio: PAULUCCI Mario Alessandro, primo segretario di legazione, fino al 6 ottobre; PRATO Eugenio, primo segretario di legazione di l a classe, dal 13 settembre.

Segretari: D E BoSDARI Girolamo, primo segretario di legazione di 2• classe, fino all'8 settembre; MARINUCCI Costanzo, console di 3• classe, fino al 15 agosto; MoRABITO Ugo, addetto commerciale di 2• classe.

UFFICIO III

Stati dell'Europa orientale

Capo ufficio: NATALI Umberto, console generale di l " classe, fino al 16 settembre; NOTARANGELI Tommaso, consigliere commerciale di 2" classe, dal 4 giugno.

Segretari: GtANCOLA Raffaello, addetto commerciale di 2• classe; FRANZÌ Mario, console di 3• classe, dal 31 ottobre.

UFFICIO IV

Questioni eco nomico-finan ziarie derivanti dalle clausole dell 'a rmistizio, quest ioni attinenti al trattato di pace

Capo ufficio: COLONNA Guido, primo segretario di legazione di 2• classe; DE LuiGI Pier Giuliano, console di 2• classe, dal 12 settembre.

Segretari : CERULLI IRELLI Giuseppe, console di 2" classe, fino al 13 giugno ; StMONIS Giuseppe Casimiro, console di 3• classe; TRINCHIERI Alfredo, console di 3• classe, dal 1° luglio; LIBOHOVA Ali Neki, vice console di l " classe.

DIREZIONE GENERALE DELL'EMIGRAZIONE

Direttore generale: ....

Vice direttore generale: GIUSTI DEL GIARDINO Justo, console generale di 2• classe.

Segretari: RosTAGNO Domenico, ispettore generale per i servizi tecnici ; OLIVERI Umberto, ispettore superiore per i servizi tecnici ; VALLE Antonio, vice ispettore per i servizi tecnici.

UFFICIO l

Emigrazione e collettività in Gran Bretagna, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia , Principato di Monaco, Spagna, Portogallo, Gibilterra, Africa, Palestina, Siria, Libano, Iraq, Transgiordania, Arabia Saudita , Yemen , Aden, Malta, Cipro

Capo ufficio : MANSI Stefano, console di 2" classe, dal 6 ottobre.

Segretari: VATTANI Mario, console di l" classe ; GIURATO Giovanni, console di 1• classe, fino al 31 agosto; TEDESCO Pietro Paolo, ispettore capo per i servizi tecnici; CoRDERO DI MONTEZEMOLO Giulio, segretario per i se rvizi tecnici, dal lo dicembre vice ispettore, dal 6 dicembre.

UFFICIO II

Emigrazione e collettività in tutta l'Europa non di competenza dell' Uf(icio I, in Turchia e nelle regioni asiatiche dell'U.R.S.S.

Capo ufficio: ....

Segretario: SoRo Diego, vice console di l a classe.

UFFICIO III

Emigrazione e collettività nel Centro e Sud America

Capo ufficio: FERRERO Andrea, primo segretario di legazione di la classe, dal l o luglio al 21 settembre; TucCIMEI Tito, ispettore superiore per i servizi tecnici, dal 13 settembre.

Segretari: MARCHIONI Pietro, MANCA Elio, ispettori superiori per i servizi tecnici; BIFULCO Vittorio, PIRODDI Mario, RENGANESCHI Vittorio, ispettori capo per i servizi tecnici; CoRSI Fernando, ispettore capo per i servizi tecnici, fino al 9 settembre; T ALLI Roberto, segretario per i servizi tecnici.

UFFICIO IV

Emigrazione e collettività negli Stati Uniti, Canadà, Alaska, Nuova Zelanda, Australia, Isole del Pac((ico, e regioni dell'Asia non di competenza di altri uffici

Capo ufficio: VAGNETTI Leonida, ispettore superiore per i servizi tecnici , dal lo dicembre ispettore generale per i servizi tecnici, dal lo luglio al lo settembre.

Segretari: ....

DIREZIONE GENERALE DELLE RELAZIONI CULTURALI

Direttore generale: TALAMO ATENOLFI BRANCACCIO Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di l a classe, dal 15 novembre.

Personale alle dirette dipendenze del direttore generale: DI GIURA Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe, dal 5 luglio.

Vice direttore generale: GoBBI Giovanni, console generale di la classe, dal l0 luglio.

UFFICIO I

Affari generali

Capo ufficio: 0RLANDINI Gustavo, console generale di 2• classe, dal l o luglio. Segretario: CORSI Fernando, ispettore capo per i servizi tecnici, dal IO settembre.

UFFICIO Il

Istituti di cultura

Capo ufficio: CiPPI CO TRISTRAM Alvise, consigliere di legazione.

Segretario: BELLIA Franco, primo segretario di legazione di 2• classe, fino al 30 novembre .

UFFICIO III

Scuole

Capo ufficio: BIANCONI Alberto, console generale di 2• classe, dal l0 luglio. Segretari : ....

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E AFFARI GENERALI

Direttore generale: BALDONI Corrado, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe, dal 16 luglio.

Vice direttore generale: LANZARA Giuseppe, console generale di l a classe.

Segretari: MAJOLI Mario, primo segretario di legazione di t• classe, con funzioni di console aggiunto, fino al 6 luglio; EMILIANI Luigi, commissario consolare di l a classe.

UFFICIO I

Personale di gruppo A

Capo ufficio: LUCIOLLI Mario, console generale di 2• classe.

Segretari : FIGAROLO DI GROPELLO Adalberto, console di 2• classe, fino al 26 settembre; FRAGNITO Giorgio, PROFILI Giacomo, POMPEI Gianfranco, consoli di

2a classe; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, console di 2a classe, d al 16 agosto; PAOLINI Ennio, ispettore dei commissari consolari.

UFFICIO II

Person ale di gruppo B e C, avventizio. locale, subalterno e salariato

Capo ufficio : NICOLA! Lorenzo, console generale di 2a classe.

Segretari: MENGARINI Bruno, SIMONE Nicola, consoli di 1• classe ; VACCHELLI Alessandro, ispettore per i servizi tecnici .

UFFICIO III

Sedi demaniali e intendenza

l0

Capo ufficio : SPALAZZI Giorgio, consigliere di legazione, dal luglio ; M oNTESI Giuseppe, console generale di l a classe, dall ' 8 ottobre.

Segreta ri: SPALAZZI Giorgio, consigliere di legazione, fino al 30 giugno; FoSSATI Mario, ispettore per i servizi tecnici.

UFFICIO IV

Questioni amministrati ve

Capo ufficio : BADOGLIO M a rio, consigliere di legazione; T u RCATO Ugo, console generale di l a classe, dal 16 ottobre.

Segretari : CERACCHI Giuseppe, commissario consolare di l" classe ; LEONINI PIGNOTTI Augusto, commissa rio consolare di 2a classe ; PISANI Salvatore, commissario consolare di 4a classe; BLANDI Silvio , ispettore capo dei servizi tecnici, dal l o dicembre ispettore superiore; BARILLARI Michele, ispettore per i servizi tecnici; SPATAFORA Gaetano, commissario consolare di 3a classe, dal 16 agosto.

UFFICIO V

Corriere e corrispondenza

Capo ufficio: FERRETTI Raffaele, consigliere; N A T ALI Umberto, console genera le di la classe, d al 17 settembre.

Segretario: ROTA Armando, ispettore per i servizi tecnici.

UFFICIO VI

Cifra e serviz io crittografico

Capo ufficio : OTTAVIANI Luigi, consigliere di legazione, dal 15 settembre inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2" classe.

Segretari: CAMPANELLA Francesco Paolo, console di 3• classe; SALLIER DE LA TouR Carlo, ispettore per i servizi tecnici; CoRTESE Federico, vice ispettore per i servizi tecnici , dal l o dicembre ispettore ; POLLICI Dante, vice commissario tecnico per l'Oriente di l • classe, dal l o luglio commissario tecnico per l'Oriente di 4" classe.

SERVIZIO ISTITUTI INTERNAZIONALI

Capo servizio : MASCIA Luciano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di l a classe, dal l o luglio al 29 settembre ; DE Asns Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2" classe.

UFFICIO I

Na z ioni Unite

Capo ufficio: ScoLA CAMERINI Giovanni, consigliere di legazione, dal lo luglio; LANZA D'AJETA Blasco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe, dal 23 settembre.

Segretari : N A VARRINI Guido, primo segretario di legazione di l a classe, fino al 21 settembre ; MANFREDI Vittoriano, console di 2• classe ; MILESI FERRETTI Gian Luigi, console di 2• classe, fino al 31 agosto .

UFFICIO II

Istituti internazionali, congressi e conferenze

Capo ufficio: PINTO Pasquale, console di l • classe, dal l o luglio.

Segretari: .. ..

SERVIZIO AFFARI PRIVATI

Capo servizio : PER VAN Edoardo, console generale di l" classe.

UFFICIO l

Cittadinanza, serviz io militare e stato civile

Capo ufficio: WIEL Ferdinando, console generale di 2• classe; VALERIANI Valerio, console generale di 2• classe.

Segretari: BIONDI MoRRA DI LAURIANO G~ffredo, console di 3• classe, fino all ' l l luglio; GRANDINETTI Eugenio, ispettore superiore per i servizi tecnici.

UFFICIO II

Informazioni ricerche e questioni di carattere valutario concernenti privati

Capo ufficio: NOBILI VITELLESCHI Pietro, console generale di 2• classe, fino al 31 luglio; GIURATO Giovanni, console di 1• classe, dal 1° settembre.

UFFICIO III

Diritti di famiglia, atti tra VIVI, successioni, assistenza giudiziaria. danni di guerra, pensioni, assicurazioni sociali, legalizzazioni

Capo ufficio : MAURO Sestino, console di 1• classe.

APPENDICE II

AMBASCIATE E LEGAZIONI DELLA REPUBBLICA ITALIANA ALL'ESTERO

(31 maggio-14 dicembre 1947)

AFGHANISTAN

Kahul -CALISSE Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario .

ARABIA SAUDITA

Gedda -ZAPPI Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 15 ottobre.

ARGENTINA

Buenos Aires -ARPESANI Giustino, ambasciatore; FoRNARI Giovanni, consigliere; THEODOLI Livio, primo segretario; PLAJA Eugenio, secondo segretario; DE LuciA Fernando, segretario commerciale, dal 15 settembre.

AUSTRIA

Vienna -CoPPINI Maurilio, rappresentante politico, dal 5 ottobre inviato straordinario e ministro plenipotenziario ; GAJA Roberto, primo segretario; PtGNATTI MORANO DI CUSTOZA Girolamo, secondo segretario, dal 3 ottobre; SEBASTIANI Lucio , terzo segretario ; DE SANTI Manlio, segretario commerciale.

BELGIO

Bruxelles -D E NoBILI m VEZZANO Rino, ambasciatore; YENTURINI Antonio, consigliere; ALOISI DE LARDEREL DI ALLUMIERE Folco, primo segretario; TOSCANI MILLO Antonio, secondo segretario, fino al l O ottobre.

BOLIVIA

La Pa z -GIARDINI Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 28 luglio .

BRASILE

Rio de Janeiro-MARTIN! Mario Augusto, ambasciatore; BORGA Guido, consigliere; BOMBASSE! FRASCANI DE VETTOR Giorgio, primo segretario; MACCOTTA Giuseppe Walter, secondo segretario; BALLERINI Elisio, consigliere commerciale.

BULGARIA

Sofia -GuARNASCHELLI Giovan Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SOLARI Pietro, primo segretario; TERRUZZI Giulio, secondo segretario.

CANADA

Ottawa-FECIA DI CosSATO Carlo, console generale con funzioni di rappresentante politico, dal 10 ottobre inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CECOSLOVACCHIA

Praga-TACOLI Alfonso, invia to straordinario e ministro plenipotenziario; FRANCO Fabrizio, primo segretario.

CILE

Santiago -PERSICO Giovanni, ambasciatore; RICCIO Luigi , consigliere ; VENTURINI Roberto, primo segretario.

CINA

Nanchino -FENOALTEA Sergio, ambasciatore; MIZZAN Ezio, pnmo segreta rio; FARACE Alessandro, secondo segretario.

COLOMBIA

Bogotà -CASSINIS Angiolo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

COSTARICA

Costarica -SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario 1•

CUBA

Avana -SCADUTO MENDOLA Gioacchino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE FERRARI Giovanni Paolo, primo segretario.

DANIMARCA

Copenaghen-CARISSIMO Agostino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PESCATORI Federico, primo segretario.

ECUADOR

Quito -PERRONE DI SAN MARTINO Ettore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BACCINETTI Renato, cancelliere di 3a classe.

EGITTO

Il Cairo -DE Asns Giovanni, capo della missione straordinaria, fino al 7 giugno; FRACASSI RATTI MENTONE Cristoforo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 18 giugno; ARCHI Pio Antonio, primo segretario; DE STROBEL DI FRATTA Maurizio, secondo segretario; BIONDI MoRRA Goffredo, terzo segretario, dal 12 luglio.

EL SALVADOR

San Salvador -SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario 1 .

FILIPPINE

Mani/a -STRIGARI Vittorio, incaricato d'affari ad interim.

Residente a Guatemala.

FRANCIA

Parigi -QuARONI Pietro, ambasciatore; GIUSTINIANI Raimondo, consigliere; CAVALLETTI Francesco, primo segretario; PIERANTONI Aldo, secondo segretario; STADERINI Ettore, terzo segretario, fino al 30 settembre; lEZZI Alberto, quarto segretario.

GIAPPONE

Tokio -REVEDIN Giovanni, rappresentante politico presso il Comando supremo alleato.

GRAN BRETAGNA

Londra -CARANDINI Niccolò, rappresentante politico, fino al 9 agosto; GALLARATI Sc oTTI Tommaso, ambasciatore, dal 16 ottobre; MIGONE Bartolomeo, consigliere; ROBERTI Guerino, primo segretario; PAVERI FoNTANA Alberto, primo segretario, dall ' Il ottobre; MoNTANARI Franco, secondo segretario, dal 22 giugno ; WINSPEARE GUICCIARDI Vittorio, terzo segretario; MANASSEI Alessandro, quarto segretario; AILLAUD Enrico, quinto segretario.

GRECIA

Atene -GUIDOTTI Gastone, rappresentante politico; PRINA RICOTTI Sidney, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 10 dicembre; MACCHI DI CELLERE Francesco, primo segretario; TRABALZA Folco, secondo segretario.

GUATEMALA

Guatemala -SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GUADAGNINI Piero, primo segretario, fino al 17 giugno ; CAPECE MINUTOLO Alessandro, primo segretario, dal lo giugno.

HAITI

Port au Prim·e -SCADUTO MENDOLA Gioacchino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario 1 .


1 Residente a L'Avana.

HONDURAS

Tegucigalpa -SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario 1•

IRAN

Teheran -PORTA Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 5 settembre; Rossi LoNGHI Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 19 settembre; GUASTONE BELCREDI Enrico, primo segretario; PENNACCHIO Luigi, commissario tecnico per l'Oriente.

IRLANDA

Dublino -BABUSCIO Rizzo Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PAULUCCI Mario, primo segretario, dal 7 ottobre.

ISLANDA

Reykiavik -RuLLI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario 2 .

JUGOSLAVIA

Belgrado -MARTINO Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 18 luglio; T ASSONI EsTENSE Alessandro, primo segretario, dal 28 luglio; MoscA Ugo, terzo segretario, dal 5 agosto.

LIBANO

Beirut -ALESSANDRINI Adolfo, inviato straordinario e mn11Stro plenipotenziario;

MARCHIORI Carlo, primo segretario, commissario tecnico per l'Oriente. dal 6 settembre; SPERANZA Vincenzo, 1 " Residente a Guatemala. Residente a Osio. 1019

LUSSEMBURGO

Lussemburgo-FoRMENTINI Omero, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal l O settembre.

MESSICO

Città del Messico -PETRUCCI Luigi, ambasciatore; DE FERRARIIS SALZANO Carlo, primo segretario.

NICARAGUA Managua -SILENZI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario 1 .

NORVEGIA

Osio-RULLI Guglielmo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GAETANI Massimo, primo segretario.

PAESI BASSI

L'Aja-BoMBIERI Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CASTELLANI PASTORIS Vittorio, primo segretario.

PANAMA Panama -MARIANI Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PARAGUAY

Assunzione -FERRANTE DI RuFFANO Agostino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 9 luglio.

Residente a Guatemala. 1020

PERÙ

Lima-CiccoNARDI Vincenzo, ambasciatore; Lo FARO Francesco, primo segretario.

POLONIA

Varsavia -DONINI Ambrogio, ambasciatore; SoARDI DI SANT'ANTONINO Carlo Andrea, consigliere, fino al 31 luglio; Ducci Roberto, primo segretario; TORTORICI Pietro Quirino, secondo segretario.

PORTOGALLO

Lisbona -GROSSARDI Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario ; MAZIO Aldo Maria, primo segretario, fino al 14 luglio; DE CLEMENTI Alberto, primo segretario, dal 15 luglio; SABETTA Luigi, secondo segretario.

REPUBBLICA DOMINICANA

Ciudad Trujillo -Rossi LONGHI Gastone, inviato straordinario e ministro plenipotenziario .

ROMANIA

Bucarest -SCAMMACCA Michele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 17 ottobre; CASTRONuovo Manlio, primo segretario; REGARD Cesare, secondo segretario , dal 30 giugno.

SANTA SEDE

Roma -DIANA Pasquale, ambasciatore; DEL BALZO Giulio, consigliere; ANTINORI Orazio, primo segretario; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, secondo segretario, fino al 15 agosto.

SIRIA

Damasco -CORTESE Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 27 settembre; FIGAROLO DI GROPELLO Adalberto, primo segretario, dal 27 settembre.

SPAGNA

Madrid-VANNI n'ARCHIRAFI Francesco Paolo, consigliere, dal lo dicembre inviato straordinario e ministro plenipotenziario, incaricato d 'affari ad interim; CAPOMAZZA DI CAMPOLATTARO Benedetto, primo segretario; GASPARINI Carlo, secondo segretario; FABBRICOTTI Fabrizio, terzo segretario, fino al 17 novembre.

STATI UNITI

Washington -TARCHIANI Alberto, ambasciatore; MASCIA Luciano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario con funzioni di osservatore presso l'O.N.U., dal 30 settembre; Dr STEFANO Mario, consigliere; SILVESTRELLI Luigi, primo segretario; ORTONA Egidio, primo segretario, dal l o dicembre; GABRICI Tristano, secondo segretario, dal 17 settembre; PANSA Paolo, terzo segretario; GUAZZARONI Cesidio, quarto segretario, dal 18 settembre.

SUD AFRICA

Pretoria -RocHIRA Ubaldo, rappresentante politico; GRILLO Remigio Danilo, primo segretario.

SVEZIA

Stoccolma -BELLARDI Rrccr Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CITTADINI CESI Gian Gaspare, primo segretario.

SVIZZERA

Berna -REALE Egidio , inviato straordinario e mm1stro plenipotenziario; PLETTI Mario, primo segretario; CEPPELLINI Augusto, consigliere per l'emigrazione; G!GLIOLI Carlo Enrico, secondo segretario ; Nun Giampiero, terzo segretario.

TURCHIA

Ankara -PRUNAS Renato, ambasciatore; CoRRIAS Angelino, consigliere; DE NoVELLIS Gennaro, primo segretario; PAscuccr RIGHI Giulio, secondo segretario.

UNGHERIA

Budapes t -BENZONI Giorgio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 25 luglio ; AssETTATI Augusto, consigliere; FABIANI Oberto, secondo segretario; DI FRANCO Oscarre, commissario tecnico per l'Oriente.

U.R.S.S.

Mosca -BROSIO Manlio, ambasciatore; LA TERZA Pierluigi, consigliere, dal 1° dicembre ministro plenipotenziario; PRATO Eugenio, primo segretario, fino al 4 settembre; NAVARRINI Guido, primo segretario, dal 22 settembre.

URUGUAY

Montevideo -ERRERA Alfonso, inviato straordinario e ministro plenipotenziario ; MosCATO Niccolò, primo segretario.

VENEZUELA

Caracas -SEcco SUARDO Dino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SAVORGNAN Alessandro , primo segretario.

APPENDICE ll1

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA (31 maggio -14 dicembre 1947)

Aj'ghanistan -Mohammed AKRAM, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Mohammed IBRAHIM, primo segretario.

Argentina -Rafael 0 CAMPO GIMENEZ, ambasciatore; Rogelio R. TRISTANY, Lucio

E. ScELSO, consiglieri; Guido CoMOLLI, consigliere commerciale; Luis CASTELLS, primo segretario; Julio NEGRE, secondo segretario; Maria Elena ZAMBRUNO, secondo segretario, dal 5 luglio; Josè Maria ALVAREZ DE TOLEDO, terzo segretario.

Austria -Adrian RoTTER, rappresentante politico; Johannes E. SCHWARZENBERG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 2 dicembre; Eugen BuRESCH, segretario; Karl HARTL, segretario, dal 7 novembre.

Belgio -André MaTTE, ambasciatore; Frédéric DE RIDDER, consigliere; Robert CHAIDRON, consigliere commerciale; Charles PIGAULT DE BEAUPRÉ, segretario.

Bolivia -José SAAVEDRA SUAREZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 28 luglio; Eduardo QuiNTANJLLA, primo segretario, dal 16 ottobre.

Brasile -Pedro DE MORAES BARROS, ambasciatore; Antonio XAVIER DA Roc HA, consigliere commerciale; Jorge LATOUR, Octavio DE SÀ NEVES DA RocHA, primi segretari; Mozart GuRGEL VALENTE, secondo segretario; Victorino VIANNA DE CARVALHO, terzo segretario.

Bulgaria -Dimitr BRATANOFF, inviato straordinario e m1mstro plenipotenziario; Stefan MOKREV, consigliere per gli affari culturali ; Stoiko IVANOV, consigliere, dal 7 luglio; Stoian BAEV, consigliere commerciale; Dragomir N. NENOFF, secondo segretario, dal 7 luglio; Ivan BELTCHEFF, terzo segretario; Valery PETROV-MEVORACH, terzo segretario, addetto stampa.

Canada -Jean DESY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 13 ottobre; Thomas LE MESURIER CARTER, secondo segretario, dal 14 novembre; James P. MANION, segretario commerciale.

Cecoslovacchia-Jan PAULINY-TOTH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; lvan LAICHTER, consigliere ; Karel HoYER, Josef PELNAR, Josef RuPRICH, primi segretari; Emi! BARTOVSKY, primo segretario, addetto per gli affari economici.

Cile -Miguel RIOSECO ESPINOZA, consigliere, incaricato d'affari ad interim; José MARIÒ, primo segretario; Guillermo RossEL BASCUNAN, secondo segretario.

Cina-Yu TsuNE-CHI, ambasciatore; Sm KwANG-TSIEN, ministro plenipotenziario; KAO SHANG-CHUNG, primo segretario; CHANG CHIA-YUNG, secondo segretario; YEN YooNG SoN, secondo segretario, dal 5 novembre; Kr TcHE-JEN, terzo segretario, dal 5 novembre; T c Hou YrN, consigliere giuridico.

Colombia -Jorge ZALAMEA BoRDA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 12 ottobre; Absalon FERNANDEZ DE Som, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 13 ottobre; Guillermo CAMACHO MONTOYA, primo segretario; Alberto CARDONA JARAMJLLO, secondo segretario.

Cuba -Miguel Angel ESPINOSA, segretario , incaricato d 'affari ad interim.

Danimarca -Otto Cari MoHR , inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 12 giugno; Tage BULL, consigliere; Tage FROM, segretario.

Ecuador-Rodrigo JACOME, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Carlos Alberto ARTETA, consigliere.

Egitto -Abdul Rahman HAKKY, bey, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dall'Il dicembre; Ali HASSAN DARWICHE, primo segretario, incaricato d 'affari, dal 30 settembre; Amin FAHIM, terzo segretario, dal 27 settembre; Mahmoud RACHID, terzo segretario, dal 18 novembre.

Finlandia -Harri HOLMA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 10 novembre; Lauri AHTILOUTO, segretario, dal IO novembre.

Francia -Jacques FouQUES-DUPARC, ambasciatore, dal 20 ottobre; Georges BALAY, ministro plenipotenziario, incaricato d'affari ad interim fino al 19 ottobre; Jean DE SEGUIN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal26 novembre; Geoffroy DE CouRCEL, primo consigliere, dal 14 ottobre; Pierre SEBJLLEAU, secondo consigliere; Charles ToRRES, primo segretario; Henry BAYLE, secondo segretario, fino al 22 luglio ; M . FoURIER-RUELLE, secondo segretario, dal 23 luglio; Louis GABRIEL, Jean HuGUES, consiglieri commerciali; René VrEILLEFOND, consigliere culturale.

Gran Bretagna -Noel CHARLES, rappresentante politico; Victor A. L. MALLET, ambasciatore, dal20 ottobre; T. ST. Quintin HILL, ministro, consulente economico ;

J .G. WARD, consigliere; S. SIMMONDS, consigliere commerciale ; W.H. BRAINE, consigliere e addetto sociale; A.N. HANCOCK, consigliere, consulente economico aggiunto; A.C.E. MALCOM, D. CAMERON, J.P. REEVES, H .A.A. HANKEY, J.O. MAY, M.S. WILLIAMS, M.C. ADAMS, G.G. HANNAFORD, K.C. BENTON, F.W. TOOBY, J.H. BONHAM-CARTER, primi segretari ; M.N.F. STEWART, primo segretario e addetto stampa; A.R. MOORE, J.G. BOYD, C.L. SILVERWOOD-COPE, E.B.C. HOWARD, C.H. HENDERSON, W.B. NEVILLE-TERRY, W.N.R. MAXWELL, D.H. VERSCHOYLE, O.J. TATE, A .D . TROUNSON, Enid LAPTHORNE, secondi segretari; D .V. BENDALL, E. OLIVER, T.W. GLOVER, P.M. LEE, terzi segretari; D.E. JONES, terzo segretario, fino all '8 dicembre; Edward Bruce DAWSON-MORAY, terzo segretario, dal 9 dicembre.

Grecia -Constantin VATIKIOTTY, consigliere, incaricato d'affari ad interim, fino al 10 dicembre; Demetr CAPSALIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dall'Il dicembre; Alexandre C. ARGYROPOULO, Constantin HIMARIOS, primi segretari.

Guatemala-Jorge Luis ARRIOLA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 2 dicembre.

Iran-Fathoullah PAKREVAN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 1° novembre ambasciatore; Abdol AHAD DARA, consigliere; Morteza ADLE TABATABAI, segretario, dal 4 agosto.

Irlanda -Michael MACWHITE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Frank BIGGAR, segretario.

Jugoslavia -Mladen lvEKOVIC, inviato straordinario e mm1stro plenipotenziario, dal 28 luglio ; Rudolf JANHUBA, consigliere; Milos JovANOVIC, consigliere, dal 21 luglio ; Josip DEFRANCESKI, consigliere stampa; Veljko Vuc iNIC, primo segretario, dal 21 luglio; Nikola MANDIC, Cedomil VELJACIC, Vaso JOVANOVIC, segretari; Vaso RADMILOVIC, segretario, dal 15 ottobre; I va n ANTUNAC, consigliere economico; Bruno MIHALJEVIC, segretario economico.

Messico-Mariano ARMENDARIZ DEL CASTILLO, ambasciatore; Mario GARZA RAMOS, primo segretario; José Luis LARIS CASILLAS, terzo segretario, dal 14 luglio .

Monaco -Roger MAUGRAS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 2 dicembre.

N orvegia -Hans FAY, inviato straordinario e mm1stro plenipotenziario, dal 17 luglio; Sigurd BENTZON, mini stro plenipotenziario, consigliere; Fredrik ORVIN, primo segretario.

Paesi Bassi -Willem DE BYLANDT, inviato straordinario e ministro plenipotenziario;

C.W.A. VAN HAERSOLTE, consigliere, dal 21 luglio; R.B. DE LYNDEN, primo segretario, dal 24 ottobre; B.J. SLINGENBERG, secondo segretario; H.W.R. DE WAAL, segretario commerciale.

Panama -Miguel AMADO BuRGOS, ministro plenipotenziario, incaricato d'affari, fino al 16 luglio ; Ernesto BRIN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 17 luglio ; Rogelio DIAZ, primo segretario.

Paraguay -Juan E. O' LEARY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dall'Il dicembre.

Perù -Ricardo RIVERA ScHREIBER, ambasciatore; Luis F. LANATA CouDY, ministro plenipotenziario, consigliere; Francisco VEGAS SEMINARIO, primo segretario ; Palmiro MACHIAVELLO, ministro plenipotenziario, addetto speciale per l'emigrazione.

Polonia -Stanislaw KoT, ambasciatore; Witold WYSZYNSKI, consigliere; Jan GuTOWSKI, consigliere commerciale; Boleslaw BARSZCZ, Mieczyslaw PRusZYNSKI, primi segretari; lgnacy BURKACKI, Tadeusz MARTYNOWICZ, secondi segretari.

Portogallo -Francisco DE CALHEIROS E MENEZES, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Luiz Jorge DA CosTA, primo segretario, tino al 31 agosto; Eduardo Alberto BACELAR MACHADO, primo segretario, dal ]0 settembre.

Repubblica Dominicana -Porfirio HERRERA BAEZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziar io, fino all ' Il giugno; Cesar PINA BARINAS, inviato straordin a rio e ministro plenipotenziario, dal 12 giugno; José HENRIQUEZ ALMANZAR, primo segretario.

Romania -Mihai CAMARACEsco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, incaricato d'affari, fino al 14 luglio ; Mircea MoscHUNA-SION, consigliere, incaricato d 'affari ad interim , dal 15 luglio al lO novembre; Basile SERBAN, consigliere, incaricato d'affari , dall'Il novembre ; Demetre NICOLAU, primo segretario; Mihai POPESCO, secondo segretario; Eugen PoRN, consigliere tecnico agricolo, dal l o ottobre.

Santa Sede -Francesco BoRGONGINI DucA, arcivescovo titolare di Eraclea, nunzio apostolico; Giuseppe PAUPINI, monsignore , uditore; Egano RIGHI LAMBERTINI, monsignore, uditore , dal l o dicembre ; Gaetano ALIBRANDI, monsignore , uditore.

Spagna -José Antonio DE SANGRONIZ Y CASTRO, ambasciatore; Eduardo GARCIA COMIN, Juan Felipe DE RANERO Y RODRJGUEZ, ministri plenipotenzi ari , consiglieri; José Felipe ALCOVER Y SUREDA , Ramon SAENZ DE HEREDIA y DE MANZANOS, Mario PoNCE DE LEON, primi segretari; José Carlos GoNZALES CAMPO DAL RE, secondo segretario.

Stati Uniti -James Clement OUNN, ambascia tore; Homer M . BYINGTON jr., consigliere; W alter N. WALMSLEY jr., consigliere per gli affari economici ; John F. HUDDLESTON, J. Wesley JONES, Edward PAGE jr., Howard R. COTTAM, primi segretari; B. Miles HAMMOND, H . Gardner AINSWORTH, Byron B. SNYDER, Frederic

C. FORNES jr. , Harold H. RHODES, Joseph N. GREENE jr., secondi segretari; John Gordon MEIN, William G . GmsoN, secondi segretari, dal IO luglio ; William S. CALDWELL, William A. Mc FADDEN , Robert A. BRAND, terzi segretari.

Sud Africa -François-Henri THERON, rappresentante politico, dal 10 novembre inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Robert KIRSTEN, primo segretario, dal !0 settembre; R.H. CoATON, secondo segretario; I.F.A. DE VILLIERS, terzo segretario.

Svezia -Christian GùNTHER, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Adolf CRONEBORG, consigliere, fino all'li settembre; Tage Holm Fredrik GRONWALL, consigliere, dal 12 settembre; Gunnar FAGRAEUS, segretario.

Svizzera -René DE WECK, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Pau!

G. RITTER, consigliere; André PARODI, consigliere, addetto commerciale; Robert SuLZER, Antonino JANNER, secondi segretari.

Turchia-Selim SARPER, ambasciatore, fino al 27 luglio; Feridun C. ERKIN, ambasciatore, dal 28 luglio; Adnan KuRAL, consigliere, fino al l O agosto; Mennan TEBELEN, consigliere, dall'Il agosto; Semih GDNVER, primo segretario, incaricato per gli affari consolari; N amik YoLGA, primo segretario, dal 19 luglio; Enver OzALP, secondo segretario; Turan TuLUY, terzo segretario, dal 19 luglio; Hakki MAHIR DuRUKAN, consigliere commerciale.

Ungheria -Laszlo VEucs, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 13 ottobre; Almos PAPP, segretario, incaricato d'affari ad interim fino al 12 ottobre; Ladislao PonoR, consigliere; Guido FoRBATH, segretario; Andrea EsTERHAZY, segretario.

U.R.S.S. -Mikhail KosTYLEV, ambasciatore; Vassili KAMENSKII, rappresentante commerciale; lvan MARTYNOV, consigliere; Nicolai GoRCHKOV, Gaik DouLIAN, primi segretari; Petr PRIVALOV, secondo segretario; Lorents PIROJNIKOV, secondo segretario, dal 13 giugno; Victor CHOUNINE, terzo segretario.

Uruguay -Gilberto CAETANO-FABREGAT, incaricato d'affari ad interim; Oracio HERRERA MENDEZ, segretario, dal 28 novembre.

Venezuela -Luis Emilio MoNSANTO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Rafael Gallegos MEDINA, consigliere; Ramon CARMONA, consigliere commerciale; Juan Vincente LECUNA, terzo segretario; Manuel VILLANUEVA, segretario.